RESOCONTO STENOGRAFICO SEDUTA N. 32

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO D'ALEMA








Pag. 1201


La seduta comincia alle 16.15.


(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Seguito dell'esame dei progetti di legge di revisione della parte seconda della Costituzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame dei progetti di legge di revisione della parte seconda della Costituzione.
Nella seduta odierna dobbiamo deliberare l'adozione dei testi base che costituiranno il fondamento del lavoro successivo della Commissione, cioè quello della presentazione, della discussione e dell'approvazione degli articoli e degli emendamenti di riforma costituzionale.
Come tutti sapete, giungiamo a questa seduta sulla base del lavoro svolto dai Comitati e dai relatori, i quali hanno presentato alcune bozze, che sono state discusse dalla Commissione plenaria la scorsa settimana. Alcuni fra i relatori hanno ritenuto, rispetto alle bozze iniziali, di apportare talune correzioni sulla base della discussione, dei suggerimenti e delle proposte avanzate dai diversi colleghi. Questi testi sono a vostra disposizione (v. allegato) e non credo sia necessario darne ora lettura, così come non credo, a meno che non vi siano specifiche richieste di chiarimento, che i relatori debbano nuovamente illustrare il contenuto delle loro proposte.
L'oggetto della seduta odierna è quello di discutere e votare. Propongo, pertanto, che i testi base vengano adottati con un voto, essendo posti in votazione nell'ordine in cui sono pervenuti. È evidente che qualora venissero rigettati i testi proposti dai relatori dovrei porre all'esame della Commissione, perché siano esaminati, discussi e poi votati, testi alternativi, che sono pervenuti da parte di diversi colleghi e su varie questioni (v. allegato). È stata presentata una proposta di testo base alternativo sulla forma di Stato del collega Rotelli; vi sono due proposte di testi alternativi sulla forma di governo, uno presentato dai colleghi del gruppo di rifondazione comunista ed uno del collega Rotelli. Vi sono, poi, un testo alternativo - non so se sia stato ritirato - sul Parlamento e fonti normative, sempre del collega Rotelli, ed un testo alternativo per il sistema delle garanzie, presentato dalla collega Parenti. Come è naturale, l'esame e l'eventuale approvazione di questi testi avverrebbe successivamente rispetto al voto sui testi presentati dai relatori, i quali hanno diritto di precedenza, non soltanto per una ragione cronologica, ma anche per il fatto di essere stati da noi incaricati, con voto unanime, di predisporre la relazione e i testi articolati.
Propongo altresì che la decisione di assunzione dei testi base avvenga partitamente per ciascuna delle questioni, prima sulla forma di Stato, successivamente sul Parlamento e le fonti normative, sulle proposte di riforma relative all'adesione dell'Italia all'Unione europea, sulla forma di governo ed infine sul sistema delle garanzie.
La Commissione è convocata in sede referente, una sede informale; tuttavia, dato il valore che assume la decisione, ritengo giusto sia data facoltà, qualora lo si ritenga, di fare brevi dichiarazioni di voto. Si tratterà di dichiarazioni di voto di


Pag. 1202

ciascun gruppo e, se ve ne sia motivo, anche di brevi dichiarazioni di voto in dissenso da parte dei commissari che ritenessero di pronunciarsi in modo diverso dai rispettivi gruppi di appartenenza. Il termine per la dichiarazione di voto dei gruppi sarà di dieci minuti e per quelle in dissenso di cinque minuti. La facoltà di dichiarare il proprio voto mi sembra debba essere concessa in una occasione così importante.
La procedura normale di adozione dei testi base prevede che essi siano sottoposti all'approvazione dei commissari, ovviamente consentendo a ciascuno di votare a favore, contro o astenersi. Relativamente all'attività del Comitato forma di governo, si pone una questione di natura particolare, poiché abbiamo incaricato il relatore di presentare due ipotesi e il senatore Salvi ha presentato alla Commissione due schemi diversi: l'uno sviluppante l'ipotesi del premierato, l'altro del semipresidenzialismo. A questo proposito, l'ufficio di presidenza si è interrogato circa il modo in cui si potesse votare per dirimere questa alternativa. Io stesso nella riunione di ieri avevo prospettato, tra le altre, l'ipotesi che vi fosse innanzitutto un voto da parte della Commissione, qualora fosse stato richiesto, per rigettare l'insieme del lavoro del relatore. Dobbiamo, infatti, prevedere l'ipotesi che una maggioranza voglia respingere tutti e due gli schemi elaborati dal relatore. Nel caso in cui l'ipotesi di reiezione non fosse prevalsa, avevo prospettato la possibilità che si potesse poi votare in modo alternativo per l'uno o l'altro testo (chi vota per lo schema A e chi per lo schema B), esprimendo un voto alternativo positivo a favore dell'una o dell'altra soluzione. Tuttavia, nel corso della riunione dell'ufficio di presidenza, sono emerse difficoltà serie: poiché questa proposta procedurale, peraltro non prevista, è singolare, dovrebbe essere adottata con ampio accordo, direi con un'intesa unanime; soprattutto è difficile che essa possa essere adottata qualora venissero confermate in questa sede obiezioni assai rilevanti, quali quelle avanzate da singoli commissari i quali ritengano che la tale procedura sia lesiva del diritto a pronunciarsi su ciascuna proposta partitamente e non in modo alternativo. È infatti evidente che il voto alternativo è limitativo rispetto alla possibilità di potersi pronunciare pienamente su ciascuna proposta con un voto contrario, favorevole o di astensione. Quindi, da questo punto di vista, ho ripiegato sulla procedura più normale, ossia porre in votazione i testi del relatore nell'ordine in cui sono stati presentati (il testo A poi il testo B) ed eventualmente, qualora fossero respinti, i testi alternativi nell'ordine in cui sono pervenuti: innanzitutto il testo che ha come primo firmatario l'onorevole Cossutta, poi quello del senatore Rotelli.
Possiamo adottare l'una o l'altra procedura, poiché in ufficio di presidenza non si è - ripeto - raggiunta un'intesa. Tuttavia come presidente ritengo di dover garantire quei commissari i quali dovessero ritenere che una certa procedura di voto sia lesiva di un loro diritto di parlamentari, perché questo è un punto molto delicato ed importante.
Vorrei aggiungere alcune considerazioni di carattere generale, perché credo sia utile, all'inizio di questa seduta, cercare di dare a tutti, anche a chi ci ascolta fuori di questa sede, il senso delle decisioni che stiamo assumendo. Noi non stiamo votando il testo della riforma costituzionale. Non stiamo adottando decisioni irrevocabili. Siamo semplicemente in una fase della procedura nella quale necessariamente, per poter procedere alla definizione delle scelte precise di riforma costituzionale, dobbiamo adottare dei testi base che forniranno la materia del nostro lavoro. In questo senso le decisioni che vengono assunte oggi non tolgono dal campo opzioni di riforma costituzionale che non dovessero prevalere in partenza.
A questo proposito alcuni colleghi hanno osservato, non solo sulla stampa ma anche nella discussione svoltasi in seno all'ufficio di presidenza, che, ad esempio, prima di decidere in materia di forma di governo, per un modello o per l'altro, bisognerebbe avere un'idea più approfondita del modo in cui verranno

Pag. 1203

risolti alcuni problemi relativi al funzionamento del semipresidenzialismo o del premierato. In particolare, diversi colleghi hanno osservato esservi una connessione fra i principi fondamentali della legge elettorale e l'uno o l'altro modello di forma di governo.
Queste osservazioni sono giuste e sarebbe non solo improprio ma totalmente assurdo pretendere un voto di approvazione senza aver affrontato in modo approfondito questi diversi aspetti. Però, in questa sede non approviamo in via definitiva un modello o l'altro, anzi l'adozione di un testo base sarà poi propedeutica ad affrontare, attraverso la discussione dei singoli articoli e l'esame degli emendamenti - nero su bianco -, proprio quei quesiti che molti ritengono debbano essere sciolti. La mia opinione è che la via maestra per sciogliere i quesiti sia non quella di prolungare con ulteriori discussioni il tempo dell'attesa, ma quella della procedura parlamentare ordinaria, con un testo base, emendamenti scritti, che comportano una chiara assunzione di responsabilità da parte dei gruppi o dei singoli parlamentari che li propongono, votazioni che ci fanno capire se determinate soluzioni diventano proposte di riforma costituzionale o restano nell'ambito delle ipotesi di cui si discute.
Questo fornirà a tutti noi materia di valutazione più approfondita, essendo chiaro che in qualsiasi momento del procedimento di riforma costituzionale anche ipotesi per ora accantonate, ma non escluse, possono tornare in campo, come è del tutto evidente. Di fronte al modo in cui concretamente verranno sciolti quesiti che oggi si ritiene non lo siano, con maggiore forza di argomentazione si potrà sostenere che è giusto tornare a votare sulla soluzione che sembrava migliore e più convincente. Dico ciò perché questa è l'ovvietà della procedura referente nella quale siamo impegnati, che non conosce decisioni ultime se non quelle che la Commissione assumerà votando sugli emendamenti che verranno proposti dopo la conclusione del lavoro (anche a quel punto la decisione ultima sarà comunque una proposta rimessa al Parlamento). Lo dico però anche per sdrammatizzare la portata delle decisioni - che, in qualsiasi direzione dovessero essere assunte, non hanno un carattere né definitivo né esclusivo nei confronti di ipotesi che, a mio giudizio, fino all'ultimo resteranno in campo in una ponderazione fra modelli e soluzioni diverse - la quale diventerà tanto più stringente quanto più entreremo nel concreto delle soluzioni sui punti più controversi e, per quanto riguarda la legge elettorale, quanto più noi, pur non essendo nostro compito scrivere una nuova legge elettorale, porteremo avanti un confronto, che è inevitabile si sviluppi, anche sui principi ispiratori della legge elettorale.
Finora ho fatto considerazioni di carattere procedurale; ho voluto ricordare solo per memoria che l'adozione di un testo base non è il voto su un testo di riforma, ma è un'operazione assolutamente preliminare, non conclusiva e semplicemente atta a passare ad una fase più matura della nostra procedura legislativa. Detto questo, vorrei fare una considerazione politica che viene a rafforzare il significato delle considerazioni di carattere procedurale.
Sul tema della forma di governo la Commissione è divisa al limite dell'incertezza dell'esito di una decisione anche soltanto in sede di assunzione di un testo base. È del tutto evidente che il punto di approdo dovrà necessariamente essere quello di una più larga condivisione, altrimenti il risultato conclusivo sarà nullo. Sono convinto che una riforma costituzionale di questa portata non si affronta nelle aule della Camera e del Senato sulla base di una maggioranza risicata ed incerta come quella che allo stato si potrebbe delineare sull'una o sull'altra soluzione. È quindi chiaro che alla fine dei nostri lavori il successo della Commissione - non di una parte - si giocherà non sull'incertezza di un voto ma sulla possibilità di costruire un più ampio consenso sul modello che alla fine sarà prescelto, cosa possibile soltanto se si terrà conto delle preoccupazioni degli uni

Pag. 1204

e degli altri. In questo dato politico vi è anche la migliore garanzia del fatto che il voto di oggi si colloca nell'evoluzione del processo legislativo come un passaggio necessario per giungere ad una fase più stringente di decisioni e confronti su testi scritti - come tante volte ci ha detto l'onorevole Rebuffa - anche per quanto riguarda emendamenti rafforzativi o chiarificatori in materia di funzionamento del premierato o del semipresidenzialismo.
Ciò detto, senza la pretesa di avere in questo modo persuaso nessuno, ma perché queste considerazioni corrispondono a un mio profondo convincimento e anche alla realtà delle cose in termini politici e procedurali, chiedo se, poiché è rimasto aperto un problema di procedura (l'ipotesi di votare successivamente sui testi è la procedura normale, ma vi era l'ipotesi di un voto alternativo), vorrei che la questione, se si intende farlo, venga proposta ora per arrivare ad una decisione.

GIANFRANCO FINI. Prima di dare l'assenso del mio gruppo alla procedura che ci ha testé illustrato, ho necessità di un chiarimento - che spero mi voglia cortesemente dare - non relativo alla parte finale del suo intervento, cioè al significato politico del voto che ci accingiamo ad esprimere. Condivido quanto detto, perché effettivamente si tratta di un voto che rappresenta un passaggio e non l'epilogo della Commissione bicamerale, essendo evidente a tutti che essa deve essere posta nella condizione di lavorare con ordine e quindi deve deliberare - uso le sue parole - per adottare dei testi base. Nella normale dialettica parlamentare e democratica, va da sé che una volta adottati i testi base occorrerà dar corso alla presentazione, all'esame e alla votazione degli emendamenti.
Ciò premesso ho necessità di un chiarimento, in quanto non ho ben compreso la procedura che ci propone relativamente all'unico passaggio che può dar vita a qualche inquietante dato politico qualora non venga ben specificato o, se preferisce, ben compreso. Mi riferisco, come è ovvio, all'ipotesi di voto per l'unico testo base che presenta al suo interno due opzioni. Mentre non vedo come si possa dissentire sulla procedura presentata per quello che riguarda l'adozione del testo base relativo ai tre Comitati che si sono occupati di forma dello Stato, di garanzie e di bicameralismo, per quanto concerne il testo base sulla forma di governo, come tutti i colleghi sanno e come il presidente ha ricordato, il relatore, senatore Salvi, ha presentato due ipotesi. Il presidente D'Alema ha testé ricordato di avere espresso ieri una preferenza - se ho ben compreso - per un voto che ha chiamato «alternativo positivo», il quale, a mio modo di vedere, è quello più idoneo alla necessità di scegliere un testo base. Ha altresì ricordato che alcune obiezioni, che gli sono parse rilevanti dal punto di vista politico, qualora fossero riproposte in questa sede potrebbero indurlo a non prendere in considerazione l'ipotesi del voto alternativo.
Il quesito che pongo, però, è relativo non a questo aspetto, bensì all'ipotesi di un voto che non sia quello alternativo positivo ma quello - qui è il punto che non ho ben compreso, presidente D'Alema - relativo al testo A e successivamente al testo B.

PRESIDENTE. Vorrei chiarire questo punto, perché forse mi sono espresso in un modo che può avere indotto degli equivoci. È evidente che le votazioni successive relative a questo punto, ma anche agli altri punti sui quali vi sono testi alternativi, avvengono in quanto non venga approvato un testo. Il regolamento della Camera da questo punto di vista è molto chiaro: l'approvazione di un testo ha effetto preclusivo, nel senso che non possiamo approvare testi diversi e contrastanti sulla medesima materia. Ciò significa che vi è una successione di votazioni, che continua fino a quando non venga approvato un testo, il quale viene adottato e non può essere immediatamente affiancato da un testo diverso, altrimenti non si saprebbe su cosa presentare gli emendamenti.


Pag. 1205


Per votare i due testi contemporaneamente, avevo studiato l'ipotesi di un voto alternativo.

GIANFRANCO FINI. La ringrazio per il chiarimento ma - ahimè - avevo capito bene. Le faccio notare che, qualora non venga presa in considerazione l'ipotesi del voto alternativo positivo, non potremo accedere all'idea di votare unicamente il testo A e, preso atto della consistenza numerica del consenso su di esso, non procedere alla votazione del testo B, a meno che, secondo la logica elementare di una democrazia parlamentare, sul testo A non vi sia la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Credo che tutti i colleghi abbiano compreso che il mio non è un cavillo procedurale ma è un problema squisitamente politico. Il testo A è quello del cosiddetto governo del premier; è prevedibile che esso riscontri, nel momento in cui è posto in votazione, un consistente consenso. È politicamente per noi insopprimibile l'esigenza di porre successivamente in votazione il testo B, relativo al semipresidenzialismo, per verificare se su di esso il consenso della Commissione sia inferiore o superiore a quello registrato sul testo A. Faccio altresì notare al presidente che si tratta non di testi alternativi, ma di ipotesi contenute all'interno dello stesso testo. Il testo alternativo è sicuramente quello presentato, come il presidente ha prima ricordato, da alcuni colleghi che contestano in radice la relazione dei Comitati; non è però il caso dei testi alternativi quello che lo stesso relatore Salvi ha dovuto giocoforza, in ragione dell'equilibrio in Commissione, inserire all'interno della relazione.
Penso di essere stato chiaro nell'esposizione di una questione procedurale che ha però un esplicito significato politico; la invito pertanto sommessamente a riflettere sulla richiesta che avanziamo: quella di prendere in considerazione il voto alternativo positivo, pur rendendoci conto delle obiezioni che possono essere avanzate, o in subordine di porre in votazione prima il testo A e successivamente il testo B, onde registrare il consenso che i due testi hanno in questa Commissione.

PRESIDENTE. Prendo la parola, prima che si apra un dibattito sulla questione, per avanzare una proposta; devo tuttavia premettere una precisazione che non è di natura politica, ma di natura regolamentare e procedurale. Nel caso in cui si adottasse la procedura che prevede la votazione successiva, e non alternativa, di testi, non potrei porre in votazione nulla dopo l'approvazione di un testo, per la ragione che altrimenti violeremmo in modo palese una norma regolamentare. Costituiremmo inoltre un precedente insostenibile, per il quale la Camera potrebbe deliberare sulla stessa materia con decisioni difformi tra loro, il che evidentemente non è possibile. Si tratta non di una ragione politica ma di un impedimento, direi, dirimente.
Né d'altro canto il criterio che ella ha suggerito, di cui capisco tutto il valore politico (d'altronde io stesso ho detto che chiaramente una maggioranza che non fosse neppure assoluta, ancorché risicata, è appunto una questione politica), supera un problema: ai fini dell'approvazione di un testo ci dobbiamo rimettere al regolamento della Camera che, a differenza di quello del Senato (la legge istitutiva ci vincola al regolamento della Camera), non prevede il criterio della maggioranza assoluta dei votanti, cioè alla Camera i voti astenuti non vengono considerati come contrari e non entrano nel computo ai fini della decisione. Il nostro regolamento, cioè, prescrive che si misurino voti favorevoli e voti contrari: siccome questo è un vincolo stabilito dalla legge costituzionale, neppure il presidente può sottrarsi ad esso.
Quello che il presidente poteva fare, ed ha fatto, è stato proporre una procedura di natura straordinaria, cioè innanzitutto sottoporre a votazione l'intera relazione, perché ovviamente bisogna consentire ai commissari che lo ritengano di rigettare ambedue le ipotesi; nel caso in cui questa soluzione non prevalga, e quindi la Commissione decida di adottare la relazione


Pag. 1206

Salvi, riservandosi poi di optare al suo interno, sottoporre le due ipotesi A e B ad un voto alternativo positivo.
Questo marchingegno l'ho studiato e l'ho proposto io, perché si tratta di un modo politico di affrontare la questione che lei ha posto, evitando tuttavia una soluzione che suonasse palese violazione del regolamento della Camera e costituisse un precedente non sostenibile. D'altro canto la legge ci consente di adottare procedure particolari nel nostro lavoro. Torno dunque a ribadirle che la soluzione del problema politico che lei pone sta esattamente nell'ipotesi che ho richiamato qui: il voto alternativo. Francamente ritengo che quello da lei ha posto sia un problema politico molto importante, in quanto riguarda la possibilità che, avendo la Commissione deciso che il relatore lavorasse su due ipotesi alternative, alla fine la stessa Commissione si pronunci con un voto positivo sull'una o sull'altra, sciogliendo in qualche modo, con una sorta di voto di indirizzo (anche se non più relativo soltanto ad un indirizzo ma a testi già scritti, sia pure non ancora compiutamente definiti). La Commissione, quindi, potrebbe votare nel modo che lei ha detto.
Dato che la questione si porrà concretamente alla nostra attenzione tra qualche ora, e si tratta di questione delicata, che investe problemi di coscienza e politici, potremmo cominciare a discutere e a votare, affidando tale tema alla considerazione di ciascuno. Non ho alcuna obiezione alla procedura che lei propone, e che io stesso avevo proposto, se non un problema: questa procedura, nella sua natura particolare, impedisce ai commissari, se non in forma sommaria, di votare partitamente sull'una e sull'altra, per cui potrebbe essere considerata lesiva. In questo caso vi sarebbe un problema di rispetto di diritti, che mi toccherebbe in modo particolare, perché in questa sede sono garante del diritto di tutti. Possiamo anche aprire un grande dibattito ma ritengo che potremmo cominciare a lavorare, lasciando che nel frattempo i colleghi riflettano su questo punto per potersi poi pronunciare più serenamente: credo infatti che la questione sia chiaramente posta.

GIANFRANCO FINI. Non ho alcuna intenzione di farle nuove obiezioni procedurali, anche perché quelle che lei ha fatto a me hanno una loro consistenza; le faccio presente il punto politico, che del resto lei ha colto perfettamente. Nulla osta da parte mia a cominciare a votare su ciò che non crea problemi, però con altrettanta sincerità e schiettezza il nodo politico intrecciato va sciolto, e deve essere sciolto con tutta la fantasia ed il rispetto delle procedure di cui saremo capaci in modo tale da consentire (in questo caso posso dirlo a nome del Polo) di verificare se esiste o meno una maggioranza a sostegno del progetto A. E l'unico modo che esiste per verificare una maggioranza a sostegno del progetto A è che venga posto in votazione anche il progetto B.
Se i colleghi saranno concordi nell'accettare il voto alternativo e positivo, non saremo certo noi ad obiettare, ma la prego di attenzionare le mie parole su questo passaggio: il nodo è politico e non è di procedure. Il Polo non può prendere in considerazione l'ipotesi che con una deliberazione, per quanto solo di passaggio ma politicamente di grande rilievo, si passi dopo il voto sul premierato alla discussione del medesimo senza che venga posta in votazione anche l'ipotesi del semipresidenzialismo.

PRESIDENTE. Vede, onorevole Fini, per completare il mio pensiero, temo intanto le considerazioni con le quali si sostiene che la questione è politica e non riguarda le procedure, perché la democrazia ha molto a che fare con le procedure.

GIANFRANCO FINI. Scusi se la interrompo, non vi è ombra di dubbio che con le procedure si può anche uccidere la bicamerale, anche se si salva la democrazia. Credo che questo aspetto lo abbia ben compreso...


Pag. 1207


PRESIDENTE. Se dovessi scegliere tra la bicamerale e la democrazia, non avrei dubbi, onorevole Fini!

GIANFRANCO FINI. Nemmeno io, a favore della democrazia: allora la inviterei a rispettare in quest'aula la democrazia. Non è pensabile che si possa votare solo su un testo senza la controprova sull'altro testo!

PRESIDENTE. Il rispetto della democrazia è il rispetto delle procedure.
Per quanto riguarda la possibilità di un voto alternativo positivo, l'ho proposta io in una riunione tempestosa dell'ufficio di presidenza, nel corso della quale mi sono sentito dire cose che le risparmio. Chiusa questa parentesi, peraltro nota, torno sulla questione: un voto sul testo base, che preferirei fare nella forma alternativa positiva, non dipende solo dalla mia volontà, perché vi è l'esigenza di rispettare i diritti di tutti in quest'aula, ed io ne sono garante. Tuttavia anche l'eventualità di una procedura normale non preclude affatto che venga posta in votazione l'ipotesi semipresidenziale, perché, come è del tutto evidente, la procedura normale consente a chiunque, anche ad un singolo commissario, di proporre il semipresidenzialismo, nella forma dello schema Salvi o in qualsiasi altra forma, come emendamento interamente sostitutivo del testo del relatore per poi discuterlo e votarlo in questa sede.
Non vi è il minimo dubbio, quindi, che nessuno può impedire - ci mancherebbe altro - di discutere e votare alcuna proposta di riforma costituzionale. Il problema non è questo; è semplicemente quello di utilizzare una procedura per l'adozione di testi base, rispetto ai quali successivamente ognuno potrà poi proporre una soluzione totalmente alternativa, che in quanto proposta verrà sottoposta al voto e potrà quindi prevalere, in tal caso in un confronto diretto con l'altra soluzione. Da questo punto di vista, tengo a precisare che le procedure consentono, in qualsiasi momento, di mettere in votazione l'ipotesi semipresidenziale: si tratta di vedere se anche questa sera (oltre che in tutte le altre volte in cui ciò sarà possibile) lo vogliamo fare con la procedura di natura particolare che è stata chiaramente proposta. Lasciamo ora alla riflessione dei colleghi la questione: se si ritiene di accettare questa soluzione politica (che auspico venga accolta senza che vengano sollevate questioni di libertà dei parlamentari), potremo procedere nel modo che lei ha detto.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor presidente, intervengo perché vorrei tentare di dare un contributo ben preciso finalizzato a superare un'impasse che è di natura non solo procedurale ma anche fortemente politica. La settimana scorsa, la Commissione ha incaricato il relatore sulla forma di governo, senatore Salvi, di predisporre due ipotesi per due testi base: questa procedura è del tutto anomala e credo non sia mai verificata in base al regolamento della Camera. Tale procedura è stata adottata all'unanimità nella seduta plenaria della settimana scorsa; è stata adottata sulla base del regolamento della Camera, che nella sede referente consente un considerevole grado di informalità; è stata adottata, però, anche con la copertura della legge costituzionale istitutiva della Commissione bicamerale (l'articolo 2, comma 1, secondo periodo, recita infatti: «La Commissione può adottare a maggioranza assoluta dei componenti» - quindi non all'unanimità - «ulteriori norme per il proprio funzionamento e per lo svolgimento dei lavori»).
Questa è la situazione in base alla quale abbiamo dato incarico al relatore Salvi di predisporre due ipotesi. Ricordo allora solo sommariamente quella che a noi sembrava, e sembrerebbe - l'ha esposta in qualche modo ieri il collega Nania ed oggi l'ho riproposta io nell'ufficio di presidenza -, la procedura più adatta, idonea, opportuna, sdrammatizzante, meno traumatica. Quale procedura? Quella di seguire la strada che abbiamo già intrapreso. Il relatore Salvi ha avuto mandato di predisporre due testi ed è stata posta da più parti l'esigenza che,


Pag. 1208

non solo sul premierato ma anche sul semipresidenzialismo, sia definita meglio una serie di questioni essenziali per capire come funzionano esattamente questi modelli. Bene, l'ipotesi che abbiamo avanzato non era quella di rinviare: non abbiamo chiesto rinvio di sorta ed anzi chiediamo al limite un'accelerazione dei lavori, con la presentazione degli emendamenti su entrambi i modelli ed il voto sugli emendamenti in tempi brevissimi su entrambi i testi (innanzitutto il primo, successivamente il secondo). Dopo l'ultimo voto sugli emendamenti, vi potrà essere la scelta sui due modelli così definiti e compiuti; in tal modo, ciascuno potrà scegliere il testo da mandare in aula, senza ulteriori passaggi, essendo definiti i due modelli sulla base della votazione degli emendamenti.
Questa - ripeto - è la proposta che abbiamo avanzato in ufficio di presidenza e che qui in qualche modo risottoponiamo all'attenzione di tutti. Se si ritenesse questa procedura la più opportuna, senza perdite di tempo essa ci consentirebbe di votare oggi il testo Salvi nel suo complesso, come gli altri testi degli altri relatori, e poi, con tempi brevi per la presentazione degli emendamenti, di procedere alla definizione di tutti gli elementi che mancano, compresi quelli essenziali della legge elettorale che possono - non devono - anche costituire oggetto di norme costituzionali.
Se questa procedura - che, ripetiamo, ci sembra la più opportuna, la più adeguata, la più normale e la più politicamente in grado di risolvere molti dei nostri problemi - non dovesse essere accolta, voglio far presente che la scelta delle procedure di voto è un passaggio delicatissimo. Noi insistiamo affinché ci possa essere il voto alternativo che consente, anche dal punto di vista politico, di far sì che ogni commissario si pronunci per un modello e non contro un modello e che quindi non si crei neanche un minimo di contrapposizione possibile, consentendo - qualunque sia il testo che passa - di poter lavorare tutti sul modello che è prevalso nella votazione.
Insistiamo quindi per questa procedura di votazione dei testi. Mi pare che l'obiezione che i colleghi di rifondazione comunista hanno sollevato sia stata poi da essi risolta: se ipotizzano di votare in un certo modo, potrei dire che il problema da essi posto non esiste neanche; ma a parte questo, è legittimo che essi scelgano qualunque tipo di comportamento, decidendo all'ultimo minuto, e bisogna difendere i diritti di tutti. Non vogliamo certamente essere noi in alcun modo a conculcare le modalità di espressione di qualunque commissario.
Tuttavia, a livello procedurale, presidente, dobbiamo prendere in considerazione il fatto che l'ipotesi del voto alternativo può essere da noi adottata come abbiamo fatto per la decisione di affidare al relatore Salvi il compito di redigere due testi. Possiamo anche decidere - mi auguro all'unanimità, altrimenti a maggioranza assoluta, in base alla legge costituzionale - una procedura ad hoc, il che - ripeto - ci è consentito dalla legge costituzionale, all'articolo 2, comma 1.
Qual è la procedura che suggerisco e che il collega onorevole Fini ha già esposto? Se non si può votare, come lei stesso aveva proposto ieri, prima il testo Salvi nel suo complesso (con favorevoli, contrari, astenuti) e poi con un voto alternativo sulle due ipotesi (a favore del premierato, a favore del semipresidenzialismo, astensione), allora - se non si potesse seguire questa procedura - facciamo attenzione, perché in alcuni ordinamenti è prevista - sulla base di un'esperienza secolare di procedure democratiche - la possibilità, garantendo il rispetto assoluto della volontà di ciascuno, di consentire un voto alternativo. Quest'ultimo dovrebbe avvenire attraverso i seguenti passaggi: si vota il testo A (con favorevoli, contrari e astenuti), si vota il testo B (con favorevoli, contrari e astenuti); se entrambi i testi hanno una maggioranza, si va al voto alternativo. È l'articolo 121-bis della Costituzione svizzera, cioè di un ordinamento nel quale si è molto riflettuto, da alcuni secoli, sulla democrazia e sul voto alternativo delle

Pag. 1209

proposte. È la procedura, tra l'altro, che, senza riferimento all'articolo che ho citato, il collega Fini ha proposto prima. Essa consente a ciascun componente della Commissione di potersi pronunciare su ciascun testo nella pienezza delle modalità di espressione del voto (favorevole, contrario, astenuto); qualora entrambi i testi abbiano la maggioranza relativa dei voti, si procede al voto alternativo direttamente sul testo A e sul testo B.
Quindi, o si adotta la procedura «semplificata» esattamente mutuata dall'articolo 121-bis della Costituzione svizzera e che lei ha proposto ieri (senza saperlo lei ha ripreso quella procedura), oppure - anziché adottarla in modo sintetico - si può svilupparla compiutamente. Come vede, a livello tecnico, ci sono le possibilità di rispettare totalmente i diritti, le prerogative, le modalità di espressione di chiunque e di consentire anche una scelta tra testi alternativi in modo compiuto, risolvendo i problemi politici che il collega Fini ha ricordato non solo a lei, ma a tutta la Commissione.

PRESIDENTE. Mi pare di capire che prevalga la tesi di avviare una discussione generale su questo punto, sul quale molti hanno chiesto di parlare.

PAOLO ARMAROLI. Signor presidente, la proposta formulata a nome del Polo dall'onorevole Fini non ha trovato lei - se ho ben capito - pregiudizialmente contrario; ella ha opposto ragioni di carattere regolamentare.
Non seguirò allora il collega Calderisi e non andrò, con passaporto o senza, in Svizzera: desidero restare in Italia. La proposta formulata dall'onorevole Fini è perfettamente conforme al regolamento della Camera; si tratta dell'articolo 53, comma 1, del nostro regolamento, che leggo per me stesso: «Il voto per alzata di mano in Assemblea è soggetto a controprova mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi se ne viene fatta richiesta prima della proclamazione».
Questo comma 1 dell'articolo 53 calza a pennello perché in questo modo si contemperano, se mi è consentito, capra e cavoli. La votazione sarebbe sostanzialmente una; con la controprova noi accerteremmo se tutti coloro che sono favorevoli al semipresidenzialismo sono contrari al premierato e viceversa. Quindi la votazione sarebbe unica ma le modalità di voto sarebbero due, perché la seconda è la controprova.
Ciò è perfettamente conforme al regolamento della Camera. È un punto molto importante proprio perché ella, signor presidente, si richiamava alle nostre regole interne.
Assodato che così è (Commenti del deputato De Mita), non per l'autorità di chi parla ma per la viva voce del regolamento della Camera, il secondo argomento è quale sia la priorità dei due testi: si chiamano A e B ma tutto è reversibile; comunque, non faccio questioni di lana caprina, perché una volta atteso che l'articolo 53, comma 1, ci dà la possibilità della controprova, tutto torna a posto.
Una postilla, signor presidente: essa riguarda la decisione (non ho capito bene se sua personale o dell'ufficio di presidenza a maggioranza) di procedere oggi stesso secondo le modalità che ella ha ricordato un momento fa. La decisione dell'ufficio di presidenza adottata a maggioranza di procedere immediatamente al voto sulla forma di governo darà vita (ed oltre ai giornalisti c'è l'intero paese che ci guarda) ad una sorta di pochade degna di Feydeau: settanta uomini chiusi in una stanza buia che abbracciano o una donna bruna o una donna bionda ma nessuno può appurare se la donna abbracciata sia o no l'oggetto dei suoi desideri. Dico questo, signor presidente (mi si passi la metafora), perché, quale che sia l'ipotesi abbracciata oggi, votiamo completamente al buio.
Reitero quindi anche la proposta del collega Calderisi, per cui, con un semplice approfondimento di tre giorni al massimo potremmo - grazie alla pazienza del senatore Salvi - avere le idee chiare, cioè figurini con contorni più precisi, sull'uno e sull'altro modello; allora, a quel punto, potremo votare ex informata conscientia.


Pag. 1210


CESARE SALVI. Intervengo sull'ordine dei lavori perché, se non ho inteso male quanto detto dal presidente (e credo di non aver inteso male), egli non si è espresso nel senso di dichiarare ammissibili o inammissibili determinate ipotesi di votazione; ha suggerito di rinviare la decisione sulla procedura da adottare al momento nel quale dovrà essere affrontato il tema della forma di governo, che è il terzo. Credo che questo sia giusto anche per la ragione che effettivamente la richiesta che in termini politicamente così pressanti abbiamo ascoltato formulare questo pomeriggio da parte dei colleghi del Polo di adottare una procedura in luogo di un'altra è arrivata all'ultimo momento. Non c'è naturalmente niente di male né di strano, ma tutto ciò crea un passaggio delicato per le questioni regolamentari che sono state sollevate e per i profili che riguardano le valutazioni che i gruppi e i singoli devono compiere anche rispetto al tema, pure sollevato, della possibilità di esprimere con la massima libertà l'effettiva articolazione delle posizioni. Quindi, si suggerisce l'opportunità di un momento di riflessione da parte di tutti.
Tale momento potrà essere utilizzato anche per scambi di idee fra i gruppi. Mi permetto quindi di formalizzare questa proposta, nel senso di decidere sulla procedura da adottare nel momento in cui si passerà all'esame del tema della forma di governo, iniziando invece subito l'esame dell'argomento relativo alla forma di Stato. Ciò ci consentirà, lasciando immutate le posizioni su cui ciascuno si è collocato, di effettuare un momento di riflessione e di consultazione che potrà essere utile: iniziare, su un tema così delicato, con un dissenso non solo sul merito ma addirittura sulla procedura con cui dirimere quest'ultimo rappresenta un fatto negativo.
Uno spazio di riflessione e di consultazione può quindi essere utile per evitare - come credo sia opportuno - che ciò accada.

PRESIDENTE. Il senatore Salvi ha fatto una proposta sull'ordine dei lavori su cui si deve decidere: procediamo sulla forma di Stato oppure pronunciamoci sulla forma di governo. Ripeto, occorre decidere sulla proposta Salvi.

MARCO BOATO. Se qualcuno non si pronuncia contro, la consideriamo approvata!

DOMENICO NANIA. Noi cogliamo lo spirito costruttivo della proposta Salvi e chiediamo a questo proposito una sospensione di mezz'ora per consentire che si decida.

PRESIDENTE. La proposta Salvi è diversa; comunque vorrei evitare che ci impuntassimo sulla questione perché mi sembra che essa sia chiara. Il presidente ha avanzato ieri un'ipotesi di votazione alternativa. La questione è stata poi accantonata perché si è obiettato che quel sistema di votazione fosse lesivo della libertà dei singoli parlamentari e volto a precostituire il risultato della votazione medesima. Di fronte a rilievi così pesanti, ho ritenuto di accantonare quell'ipotesi.
Essa è invece ritornata come ipotesi principale, ritenuta addirittura dirimente dal punto di vista democratico. Non posso essere contrario all'ipotesi principale che ho affacciato nella riunione dell'ufficio di presidenza di ieri.
Tuttavia, poiché furono espresse ragioni contrarie così rilevanti - ed ora abbiamo ascoltato come l'onorevole Fini ha riproposto la questione - invito a riflettere; se poi sarà necessario, prima di arrivare al voto, si potrà anche fare una pausa; sinceramente penso, nel frattempo, si potrebbe avviare il lavoro normalmente. Siccome sono previste dichiarazioni di voto su molte questioni, potremmo esaminare la materia a partire dalle proposte del relatore sulla forma di Stato e nel frattempo può darsi che la questione venga sciolta. Se così non accadrà faremmo un'interruzione quando si dovrà passare alla relazione sulla forma di governo: lo dico per comodità dei nostri lavori.


Pag. 1211


GIORGIO REBUFFA. Poiché non ho sentito quali obiezioni rilevanti siano state sollevate alla proposta numero 1, sarebbe il caso di ascoltarle. Lo dico perché finora non sono emerse.

PRESIDENTE. È stato proposto di procedere. Voi invece chiedete che si decida prima; obiettate alla proposta del senatore Salvi ritenendo che la questione delle modalità di votazione sulla forma di governo sia preliminare rispetto all'inizio del lavoro complessivo della Commissione.

GIORGIO REBUFFA. Sono due cose diverse, presidente. Ho chiesto di conoscere le obiezioni, che lei ha definito rilevanti, sollevate al voto alternativo positivo. Le vorrei conoscere; lei o chi le ha sollevate in ufficio di presidenza può esporle? Vi è una proposta dell'onorevole Fini di votare in un certo modo: sentiamo quali sono le obiezioni che sono state sollevate.

FRANCO MARINI. Vorrei ritornare alla proposta Salvi che mi sembra di estrema saggezza, specie nel punto in cui siamo.
La riflessione a cui ci chiama il presidente - cominciando a votare nel merito i documenti - sul problema posto dall'onorevole Fini può servire, dato che l'onorevole Fini pone un problema vero. Il presidente sostiene di aver formulato egli stesso una soluzione del genere di quella indicata, propone di proseguire nel ragionamento iniziato senza sospendere i nostri lavori e riservandoci di farlo allorché arriveremo al punto controverso. Personalmente non mi sento di respingere a priori le considerazioni dell'onorevole Fini, propongo però di proseguire, senza drammatizzare un dato procedurale che, probabilmente, con una riflessione ulteriore potrà essere risolto positivamente. Riterrei un errore un impasse su questo punto che merita una riflessione ulteriore da parte nostra.

PRESIDENTE. Il senatore Salvi ha avanzato una proposta: avviare il nostro lavoro, nel frattempo riflettendo sul punto proposto e successivamente.

GIANFRANCO FINI. Mi dispiace dover interloquire ancora. Sono disponibilissimo a riflettere, ma vorrei capire su che cosa devo riflettere. Non conosco le obiezioni avanzate alla sua proposta di voto alternativo positivo.

PRESIDENTE. Onorevole Fini, ho ricordato io le obiezioni avanzate.

GIANFRANCO FINI. Lei ha soltanto detto che si tratta di un diritto - nientemeno! - di libertà del parlamentare. Credo che la proposta Salvi abbia una sua saggezza, per riprendere le parole dell'onorevole Marini: si avvia la discussione e la votazione su ciò che non è politicamente controverso e, nel frattempo, si riflette sulle obiezioni avanzate alla sua proposta di voto alternativo positivo.
Ma per riflettere, in modo sereno ed obiettivo, ho necessità di conoscere le obiezioni, di conoscerle in viva voce da coloro che le hanno formulate e con la trasparenza politica che devono avere. Non credo che sia saggio politicamente riflettere facendoci raccontare nei corridoi della bicamerale ciò che è stato espressamente annunciato, in sede di ufficio di presidenza della medesima, circa la contrarietà all'adozione del voto alternativo positivo. Siccome è stato detto giustamente che la trasparenza in questa fase è essenza politica e ritengo che al termine di questa giornata ognuno debba assumersi le proprie responsabilità, non credo di porre una questione né ostruzionistica, né tanto meno politicamente inopportuna.

PRESIDENTE. Credo di dover dare la parola all'onorevole Cossutta, riservandomi di aggiungere qualcosa a scopo di compiuto chiarimento della questione.

ARMANDO COSSUTTA. A me pare di aver sentito dalle parole del presidente, nella sua introduzione, una motivazione, o comunque un chiarimento circa le ragioni per le quali la Commissione dovrebbe


Pag. 1212

seguire la procedura, che è stata definita, di votare successivamente i diversi testi.
La collega Salvati, il collega Marchetti, il collega Bertinotti ed io abbiamo posto la questione e la riproponiamo; riteniamo che la questione da noi posta, al di là delle valutazioni politiche di cui comprendiamo il valore ed il significato, abbia una tale valenza pregnante sul piano regolamentare e dei diritti del parlamentare da non poter essere elusa. Mi spiego: se si dovesse arrivare alla votazione cosiddetta alternativa - «chi vota il testo A alzi la mano» e si conta; «chi vota il testo B alzi la mano» e si conta, e a seconda della maggioranza prevale il testo A o il B - si riterrebbe di fare cosa chiara, ma sarebbe chiara fino ad un certo punto. Ogni deputato infatti - è sancito dai regolamenti in modo inequivocabile - ha il diritto e il dovere di esprimere pienamente il proprio punto di vista su qualunque proposta venga posta all'ordine del giorno. Non esiste il criterio del ballottaggio nell'approvazione di leggi, di disposizioni analoghe alla legge, di articolati o di voti di indirizzo; non esiste il criterio del ballottaggio nel nostro ordinamento e nel nostro regolamento. Per esempio, per essere esplicito, se chi vi parla ha intenzione di votare contro il presidenzialismo - e tutti sanno che questa è la mia opinione -, voterà contro quella che attualmente è definita ipotesi B. Se per caso avessi qualche perplessità, e ce l'ho, nei confronti dell'ipotesi A, quella del cosiddetto premierato forte, come potrei esprimere questa mia preoccupazione attraverso un voto di astensione? Alla Camera è previsto il voto di astensione, come è previsto il voto a favore e quello contro; sarei privato del mio diritto, sarei privato della mia libertà, sarei privato di quello che è non un privilegio ma una condizione essenziale del mio essere parlamentare in questa assemblea.
Ecco perché abbiamo insistito, per ragioni di principio. Oggi una norma come quella proposta dall'onorevole Fini o da altri, potrebbe essere considerata utile a certi fini politici, ma domani potrebbe essere utilizzata su un altro tema, in un'altra circostanza, per opinioni, ragioni od obiettivi opposti: i regolamenti non si possono stiracchiare a seconda delle opportunità o delle convenienze!
Voglio aggiungere, rivolgendomi all'onorevole Calderisi, che è verissimo che per quanto riguarda la presentazione della relazione di Salvi - che tutti abbiamo apprezzato e ringraziato - si presenta una situazione anomala, che non è prevista da nessun nostro regolamento, cioè che il testo base sia binario - non so se sia la definizione esatta - perché comprende due ipotesi fra di loro diverse e per molti aspetti contrapposte. Ma si è convenuto su questa procedura malgrado - e i colleghi lo sanno - fosse stata avanzata obiezione da parte del nostro gruppo nell'ufficio di presidenza; su richiesta, su sollecitazione del presidente, ai fini di un migliore svolgimento dei lavori abbiamo ritirato la nostra obiezione e quando in Commissione è stato proposto il nome del relatore Salvi abbiamo votato insieme con tutti gli altri colleghi. Una disposizione anomala o diversa rispetto ai nostri regolamenti poteva e potrebbe essere adottata solo all'inizio dei nostri lavori, non nel corso, non nel pieno, non nello svolgimento conclusivo degli stessi: è norma, peraltro elementare, per ogni partita, non soltanto per una partita politica o giuridica che stiamo conducendo. Ecco perché abbiamo formulato queste obiezioni; le ripresentiamo nuovamente e chiediamo che di esse si tenga conto nel modo di procedere.

PRESIDENTE. Essendo stati chiariti questi aspetti, torno a sottoporre alla vostra attenzione la proposta Salvi. La questione ha una sua delicatezza: mentre lavoriamo, diamoci un tempo per riflettere sulla questione, che non mi pare siamo in grado di delibare adesso.
Le ragioni sono state esposte con chiarezza dall'onorvole Cossutta: è evidente che il sistema di voto alternativo impone a chi non condivide un'ipotesi di votare l'altra per contrastarla. (Commenti dell'onorevole Calderisi).


Pag. 1213


Poiché si sostiene che possano esistere sistemi diversi sulla base della Costituzione svizzera o neozelandese, possiamo riflettere; nel frattempo avvierei il lavoro della Commissione; siamo di fronte ad un problema serio rispetto al quale, se ci riflettiamo lavorando, si può trovare una soluzione. Se precipitiamo la scelta in questo momento, tra ragioni politiche comprensibili e ragioni di principio altrettanto comprensibili, rischiamo di non trovare una soluzione convincente. Se invece dobbiamo continuare a discutere, discutiamo; ma allora devo seguire l'ordine delle iscrizioni, dando la parola al senatore Pieroni.

MAURIZIO PIERONI. Presidente, volevo soltanto pregarla di dar seguito alla proposta Salvi. Pur comprendendo la delicatezza del problema, non tutti i commissari condividono il fatto che la questione forma di governo abbia un valore gerarchico tale da interporsi alla serena valutazione delle altre.

PRESIDENTE. Di fronte ad una proposta sull'ordine dei lavori, il regolamento impone di decidere. A favore si sono pronunciati diversi colleghi; se c'è qualcuno che è contro tale proposta, può prendere la parola.

FRANCESCO SERVELLO. Chiedo un chiarimento preventivo. Poiché lei ha giustamente stabilito una gerarchia di proposte - partendo dalla forma di Stato -, mi permetto di dire che nell'ultima riunione svolta, nel corso della quale sono stati discussi «in lungo e in largo» la relazione e il testo della proposta D'Onofrio, siamo rimasti d'accordo che il relatore avrebbe elaborato un nuovo testo. Mi sono industriato fino a tutto venerdì per conoscere questo testo che mi è stato recapitato solo pochi minuti fa. Avendo preparato una serie di emendamenti a quello precedente, oggi mi trovo a dover discutere il nuovo testo senza averlo neanche letto, perché mi è stato recapitato durante questa tornata dalla Commissione. Mi troverei in difficoltà ad esprimere un voto di indirizzo.
Lei mi permetterà una sola parentesi: il voto di indirizzo è una innovazione assoluta nell'ordinamento, nei regolamenti.

PRESIDENTE. Infatti non stiamo per esprimere un voto di indirizzo, stiamo adottando un testo base. Per preparare gli emendamenti avrà molti giorni.

FRANCESCO SERVELLO. L'adozione di un testo base normalmente avviene in Commissione o nelle sottocommissioni.

PRESIDENTE. Infatti siamo in Commissione.

FRANCESCO SERVELLO. A prescindere dalla novità, chiedo formalmente di avere il tempo necessario per proporre all'attenzione del relatore talune valutazioni in ordine al nuovo testo ed anche per regolarmi sul voto. Diversamente voterei quasi al buio.

ETTORE ANTONIO ROTELLI. L'accettazione della proposta Salvi implica una riflessione e conseguentemente è necessario avere tutti gli elementi utili alla riflessione stessa. Ce n'è uno sfiorato dal collega Armaroli, ma non affrontato.
Nessuna delle osservazioni che ha fatto l'onorevole Cossutta può essere opposta all'ipotesi che prima si voti quello che casualmente è il testo B. Non c'è nessuna ragione. Faccio anzi presente che da un punto di vista politico vi sono fondate ragioni per farlo. Qui c'è un intero schieramento che ha inserito nel suo programma il semipresidenzialismo. Questo è stato il tema più dibattuto. Tutti i sondaggi della pubblica opinione dicono che si preferisce eleggere il Presidente della Repubblica piuttosto che eleggere il Presidente del Consiglio. L'ultimo di questi sondaggi è stato presentato ieri sera.
Allora non è possibile, presidente, che per una ragione procedurale, per dare soddisfazione al gruppo di rifondazione comunista, il quale comunque non vuole né l'una né l'altra delle due ipotesi formulate


Pag. 1214

dal senatore Salvi, si impedisca a noi di pronunciarci sul semipresidenzialismo mettendo in prima posizione il voto sull'ipotesi A, quando le ragioni per le quali il senatore Salvi ha posto l'ipotesi A prima dell'ipotesi B sono - voglio sperare e credere - assolutamente casuali.
Quindi, tutti i problemi sarebbero risolti se in primo luogo si votasse l'ipotesi semipresidenziale. Quand'anche si registrasse infatti la sconfitta dell'ipotesi del semipresidenzialismo, ciò ci consentirebbe.

PRESIDENTE. La prego, senatore Rotelli! Adesso dobbiamo prendere una decisione procedurale. Per quanto riguarda i sondaggi, sinceramente io stenderei un velo. L'ipotesi che si adottino delle procedure sulla base dei sondaggi è una novità assoluta per la vita del Parlamento: neppure in Svizzera mi pare sia prevista!
Chiedo quindi se vi sia qualcuno che intenda pronunciarsi sulla proposta formulata dal senatore Salvi, cioè quella di accantonare la questione che è stata posta, per affrontarla al momento in cui dovremo discutere della forma di governo, procedendo nel frattempo nel nostro lavoro.

GIUSEPPE CALDERISI. Mi scusi, presidente. Interverrò molto brevemente dal momento che ho già parlato e non voglio sottrarre altro tempo. Vorrei semplicemente rispondere all'onorevole Cossutta che la questione da lui posta è risolvibile a livello tecnico. La procedura completa consente infatti...

PRESIDENTE. Ho capito, onorevole Calderisi, ma su questo...

GIUSEPPE CALDERISI. Può darsi che lei abbia capito, presidente, ma volevo rispondere all'onorevole Cossutta...

PRESIDENTE. Glielo potrà spiegare. Ma qui è stato proposto che nel frattempo la Commissione avvii il suo lavoro.

GIUSEPPE CALDERISI. Siccome però l'onorevole Cossutta ha detto che, qualora si adottasse la procedura del voto alternativo, quella procedura impedirebbe a chi volesse votare in un determinato modo sul primo testo e in un altro modo sul secondo testo di farlo, volevo ribadire che ciò non è vero qualora si adotti la procedura completa prevista per votare testi alternativi. Ciò consentirebbe di votare innanzitutto il primo testo con la possibilità di dichiararsi favorevole, contrario o astenuto e quindi il secondo testo con la possibilità anche qui di dichiararsi favorevole, contrario o astenuto, e poi...

PRESIDENTE. Abbiamo capito! Credo che l'onorevole Cossutta abbia capito: ci rifletterà. Adesso si tratta di vedere se possiamo procedere nei nostri lavori. Quando arriveremo al punto, sulla base di tutte le ipotesi avanzate dirimeremo la questione.
Ritengo pertanto si possa mettere in votazione la proposta di procedere...

PAOLO ARMAROLI. Vorrei porre una domanda, presidente. Non capisco una cosa, riguardo alla proposta Salvi: visto che il problema procedurale è poi meno intricato di quello che sembra, perché non facciamo subito chiarezza al riguardo per poi procedere oltre, anziché giocare a mosca cieca?

PRESIDENTE. Non stiamo giocando a mosca cieca!

PAOLO ARMAROLI. Signor presidente, lo dico ovviamente con tutto il rispetto per l'organo e per la presidenza.

PRESIDENTE. Qui è stato posto un problema relativo alla procedura di votazione sulla forma di governo...

PAOLO ARMAROLI. Certo.

PRESIDENTE. ...che tuttavia è, allo stato delle cose, il quarto punto che dovremmo affrontare tra alcune ore. Siccome la questione presenta aspetti delicati


Pag. 1215

e i termini sono stati prospettati, il senatore Salvi propone di avviare il nostro lavoro, dando così modo nel frattempo di riflettere sugli aspetti politici e procedurali della questione, per scioglierla poi nel momento in cui dovremo decidere sul punto. Non si capisce perché dobbiamo bloccarci su questo punto. La proposta di Salvi è chiarissima: non pretende di dirimere la questione da lei sollevata. Il senatore Salvi in sostanza dice: diamoci un tempo di riflessione e intanto avviamo il lavoro della Commissione; siccome questo problema concretamente si porrà tra diverse ore, riflettiamo nel frattempo sulle diverse ipotesi che sono state affacciate: di votazione alternativa, di votazione sulle due proposte salvo poi l'eventualità di un ballottaggio tra i due testi ove tutte e due ottenessero la maggioranza, di controprova, come ha proposto lei, onorevole Armaroli.
Adesso, anziché pretendere di dirimere subito questa complessa questione, riflettiamoci un momento sopra e nel frattempo facciamo il nostro dovere, cioè discutiamo delle altre questioni che dobbiamo decidere prima. Mi pare che sia una proposta di buon senso.
Quindi, se non vi sono obiezioni, si intende approvata la proposta avanzata dal senatore Salvi.


(Così rimane stabilito).


Cari colleghi, si intende allora approvata la proposta di procedere nella discussione del testo base in materia di forma di Stato (salvo una risposta che devo al senatore Servello), fermo restando che il problema che è stato posto lo dirimeremo al momento opportuno. Abbiamo tutti presenti le proposte che sono state avanzate: al momento di decidere dirimeremo la questione e discuteremo, perché non escludo che si possa anche votare su questioni procedurali. Per ora, quindi, accantoniamo un problema che non è immediato e cerchiamo di dare avvio al nostro lavoro.
Per quanto riguarda le osservazioni del senatore Servello, vorrei precisare che il testo D'Onofrio non è stato depositato pochi minuti fa, ma era a disposizione dei commissari già dalle ore 14 di venerdì.

FRANCESCO SERVELLO. Mi permetto di dire che venerdì ne ho chiesto notizia direttamente al relatore che non era ancora in grado di fornirmi chiarimenti al riguardo. Ho appreso poi dalla stampa (Commenti del senatore D'Onofrio).

PRESIDENTE. Il relatore la smentisce.

FRANCESCO SERVELLO. Venerdì mi sono rivolto direttamente a te, D'Onofrio: ti ho telefonato da Milano! (Interruzione del senatore D'Onofrio) ... Come no!

PRESIDENTE. Il testo era a disposizione da venerdì ed io ne sono testimone perché, essendo qui...

FRANCESCO SERVELLO. Mi scusi, presidente, se la interrompo ancora. Siccome proprio stamattina, in una riunione del Polo, si è detto che dovevamo prendere una decisione sulla questione della forma di Stato e non abbiamo pertanto potuto valutare la nuova edizione della relazione, penso che sia necessaria una sospensione per consentire almeno una consultazione fra di noi in modo da poter arrivare al voto.

PRESIDENTE. Senatore Servello, capisco tutto, ma il testo era a disposizione dei commissari qui alla Camera dei deputati, da venerdì.

FRANCESCO SERVELLO. Non è vero!

PRESIDENTE. Come, non è vero? Ci mancherebbe altro! È verissimo: ci sono i verbali di deposito. Non può pensare che io le racconti una cosa per un'altra, anche per un minimo di civiltà dei rapporti Il relatore è qui presente. Fa parte del Polo. Lei può interrogarlo. Il testo è stato consegnato venerdì. Ieri è stato distribuito ai membri dell'ufficio di presidenza che non avessero già provveduto a ritirarlo. Quindi il testo non è stato messo a disposizione alcuni minuti fa.


Pag. 1216


Per quanto riguarda gli emendamenti, sarà stabilito un termine. Non vanno presentati oggi, c'è tempo. Non ci sono quindi ragioni per cui adesso non si possa discutere e adottare il testo base.
Le chiedo scusa, ma le cose stanno così. A me dispiace se per qualche ragione, che però non dipende dal relatore né dagli uffici competenti, lei non è venuto in possesso del testo se non poco tempo fa. È una cosa di cui mi dispiaccio, ma - le ripeto - il testo era a disposizione di chi volesse prenderne visione da alcuni giorni.
Passiamo pertanto alle dichiarazioni di voto sulla proposta di testo base presentata dal relatore D'Onofrio.

ERSILIA SALVATO. Intendo annunciare a nome del gruppo di rifondazione comunista il voto contrario al testo presentato dal relatore D'Onofrio. Avendo preso visione anche dell'ultima stesura di questo testo, ritengo che le critiche che noi abbiamo già svolte qui in Commissione nelle scorse sedute restino tutte quante nella loro interezza. Il relatore D'Onofrio ha corretto alcuni aspetti della sua proposta, in particolare accogliendo delle osservazioni fatte da diversi colleghi e anche da noi rispetto alle materie affidate alla legislazione nazionale. Ma più in generale, su due punti delicati non soltanto non vi è alcuna correzione ma vi è invece la riconferma di un'asse che è per noi inaccettabile innanzitutto sul terreno culturale oltreché sul terreno politico e giuridico.
Il primo di questi due aspetti riguarda la definizione stessa dello Stato. Il relatore D'Onofrio ha mantenuto la sua dizione, una dizione che a nostro avviso è foriera di rischi molto seri perché in realtà porta ad una disgregazione dello Stato nazionale, confondendo lo Stato comunità con lo Stato autonomia. In realtà noi abbiamo davanti un'ipotesi per cui lo Stato repubblicano nei fatti non esiste più. Questo è il primo punto su cui vi è un nostro netto disaccordo.
Allo stesso modo siamo in netto disaccordo sulla costituzionalizzazione degli statuti. Anche questo è un punto non secondario (che anzi nella proposta del relatore D'Onofrio è molto importante) che però a nostro avviso ci fa correre il rischio di costituzionalizzare la disgregazione del nostro paese. Qui in Commissione si è continuato a ragionare di una sorta di federalismo che ha non soltanto tempi diversi ma che soprattutto può avere contenuti diversi. Ogni regione pertanto può scegliere i suoi contenuti. Certo, gli statuti vanno poi approvati con legge costituzionale, ma possiamo trovarci di fronte a rischi molto seri di divaricazione ancora più forte tra regione e regione (da una parte il disagio del nord, dall'altra parte il disagio del Mezzogiorno) ed anche a rischi di conflitto molto destabilizzanti nel momento in cui la legge costituzionale dovesse per ipotesi bocciare le proposte regionali.
Per questi motivi noi dichiariamo la nostra netta contrarietà.
Abbiamo elaborato un testo alternativo che è stato messo a disposizione della Commissione e di cui i colleghi potranno quindi prendere visione. È un testo mutuato in larga misura dalla Costituzione della Germania, uno Stato in cui il federalismo è presente ormai da anni con una formula sperimentata che a mio avviso ha soprattutto un dato interessante: quell'attenzione costante ad un equilibrio reale rispetto alle condizioni di vita dei cittadini con un'azione che è portata a trovare le misure tra Stato nazionale, regioni e autonomie locali veramente innovativa. D'altra parte, nel nostro testo, soprattutto per quanto riguarda le autonomie locali, poniamo delle questioni che sono a mio avviso molto interessanti.
Presidente, noi voteremo pertanto contro la proposta di testo base presentata dal relatore D'Onofrio. Io chiedo che il testo da noi proposto non solo sia a disposizione dei colleghi, come già è, ma venga pubblicato e messo agli atti. Ci riserveremo infatti, nel momento in cui dovesse passare il testo proposto dal relatore D'Onofrio, non soltanto di presentare


Pag. 1217

emendamenti sulle singole parti, ma così come hanno già annunciato altri colleghi di presentare il nostro testo come interamente sostitutivo del testo D'Onofrio perché si possa avere un voto anche sulla nostra proposta.

PRESIDENTE. Senatrice Salvato, per quanto riguarda le proposte alternative voglio precisare che, nell'eventualità che esse non fossero poste in votazione nel caso in cui venga approvato il testo base proposto dal relatore, esse saranno comunque pubblicate in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna e faranno parte a pieno titolo dei resoconti dei lavori della nostra Commissione, oltre naturalmente a fornire la base per le proposte emendative che poi saranno oggetto dell'esame della Commissione.

MAURIZIO PIERONI. Presidente, proprio alla luce dei chiarimenti che lei ha ribadito anche adesso (tra l'altro per l'ennesima volta), preannuncio il voto favorevole del gruppo dei verdi al testo base proposto dal relatore, voto favorevole che non significa acritica adesione a un modello. Non lo è in questo caso così come non lo sarà negli altri casi. Significa semplicemente accettare il testo per svolgere poi un lavoro di emendamento che anche noi ci proponiamo di fare con particolare riferimento alla questione della costituzionalizzazione degli statuti, che ci lascia notevolmente perplessi. Ci pare tuttavia di poter concludere che il testo si presta per poter svolgere questo lavoro di correzione e quindi annuncio il voto favorevole.

GUIDO DONDEYNAZ. Signor presidente, ho seguito con grande attenzione i lavori del Comitato forma di Stato e del Comitato Parlamento. I testi corrispondenti, che vengono proposti per essere utilizzati quali testi base, presentano indirizzi e contenuti che non mi consentono di dare un voto positivo per assumerli come testi base.
Le principali motivazioni riguardano, in sintesi, la prospettiva degli statuti delle regioni a statuto speciale. Viene infatti cancellato l'articolo 116 e non è fatta traccia di alcuna norma di salvaguardia delle situazioni in atto, con l'esclusiva definizione della procedura di modifica degli statuti. Rimane esclusivamente l'orizzonte tracciato dall'articolo 4, dove le competenze legislative spettanti allo Stato sono state ampiamente irrobustite. Viene proposto all'articolo 4 un modello di ripartizione finanziaria in radicale conflitto con quello previsto ed utilizzato da tempo a livello regionale. Da ultimo, devo evidenziare che il modello federale imperniato sulle regioni e i comuni non consente di realizzare uno degli elementi fondanti di ogni sistema federale, che vede nell'individuazione territoriale uno dei cardini fondamentali.
Il mio voto contrario vuole significare forte preoccupazione, condivisa anche dalla struttura regionale della Valle d'Aosta.

CESARE SALVI. Il gruppo della sinistra democratica accetta come testo base quello presentato dal collega D'Onofrio. Ciò non toglie naturalmente che da parte nostra vi saranno diverse proposte emendative, lungo le linee già annunciate nel corso della discussione generale dai colleghi che sono intervenuti e con particolare riferimento alla questione della costituzionalizzazione delle procedure concernenti gli statuti, ma anche ad altri punti contenuti in questa bozza. Riteniamo però che la discussione possa più proficuamente svolgersi sulla base di proposte emendative, partendo dal testo predisposto dal relatore.

GIANCLAUDIO BRESSA. Come già detto in discussione, il nostro gruppo esprime parere favorevole e pertanto considera valido come testo base quello proposto dal senatore D'Onofrio, riconfermando le valutazioni che abbiamo svolto in sede di discussione generale e dando atto al relatore di onestà intellettuale, quando ha detto che la sua proposta era una delle forme possibili di federalismo, con particolare riferimento a quanto con


Pag. 1218

tenuto nell'articolo 3, in modo particolare sugli statuti costituzionalizzati.
Così come riteniamo sia in qualche modo da prendere in considerazione una diversa, più puntuale ed articolata ridefinizione del ruolo e delle funzioni del sistema delle autonomie locali; ma anche questo è possibile farlo attraverso emendamenti che provvederemo a presentare.
Pertanto il nostro voto è favorevole all'adozione della proposta del senatore D'Onofrio come testo base per la discussione futura.

PIER FERDINANDO CASINI. Anche noi riteniamo importante il lavoro svolto dal senatore D'Onofrio e crediamo che il suo testo possa essere oggi votato, salvo poi naturalmente, nel corso del cammino parlamentare, modificare alcuni dei suoi contenuti o approfondirne altri. Penso ad una preoccupazione espressa, che per alcuni versi è comprensibile, in ordine alla costituzionalizzazione degli statuti regionali che ho sentito avanzare anche in questa sede. Tuttavia noi riteniamo, presidente, che questo sia il primo concreto passo che la Commissione è riuscita a produrre su un tema importantissimo come quello della forma di Stato.
In questa bozza di D'Onofrio c'è un tentativo di conciliare le esigenze di uno Stato federale solidale con quelle di uno Stato federale bilanciato tra le regioni e i comuni, senza prevaricazioni degli uni rispetto agli altri. Credo che in ordine anche alla pronuncia di uno Stato federale solidale ci sia un giusto equilibrio nel rapporto che si delinea tra le regioni più svantaggiate e quelle che in realtà sono in una condizione migliore.
Penso che siano coerenti alcuni «no» a questa bozza e a questo lavoro di D'Onofrio. Sono i «no» di alcuni partiti che probabilmente non hanno mai condiviso, in questi mesi di dibattito parlamentare e politico, la stessa terminologia e lo stesso dato dello Stato federale. Credo però che non potevamo che trovarci alla resa dei conti; è un modo, questo, per dare risposte serie all'inquietudine che avanza in molte aree del paese, e nello stesso tempo per non dare solo ragione alle motivazioni della protesta ma per cercare di incanalarle in positivo in un nuovo patto che si delinea, che deve essere alla base di una convivenza nazionale. Pertanto, un «sì» in questo caso convinto; naturalmente anche noi proporremo alcune modifiche perché, come il relatore ha più volte sottolineato, il testo presentato non è che sia «vangelo» di per sé, ma è sempre modificabile ed emendabile.

FRANCESCO SERVELLO. Onorevoli colleghi, onorevole presidente, in questi minuti ho scorso il nuovo testo ed ho rilevato che in una parte di esso, soprattutto all'articolo 4, sono contenute alcune indicazioni ed alcune proposte relative alle competenze che spettano allo Stato. Viceversa per altre parti di questo articolato permane da parte mia, ed anche da parte del gruppo di alleanza nazionale, una riserva soprattutto per quanto riguarda l'articolo 1, che resta incomprensibile, per la verità, per la ripartizione, cui si dà luogo, della Repubblica in comuni, province, regioni e Stato, quasi che lo Stato sia una parte della Repubblica e non sia il tutto. Di questo abbiamo discusso in sede di Comitato senza avere fortuna.
Tuttavia, poiché questo tipo di valutazione e di gerarchia delle responsabilità e dei diritti, delle competenze e dei doveri continua anche nelle successive parti, laddove sempre le funzioni amministrative e regolamentari sono ripartite fra comuni, province, regioni e Stato, penso che si debba necessariamente tornare su questa formulazione, sperando che la Commissione bicamerale sia nella volontà di dare luogo ad un elaborato più coerente, più coordinato, dal principio fino all'ultimo degli articoli.
Non voglio qui soffermarmi sulle singole parti che in Comitato non hanno trovato l'accordo dei rappresentanti di alleanza nazionale: sono diverse, talune sono state parzialmente accettate. Confido che possa ancora intervenire un confronto all'interno del Polo e poi soprattutto


Pag. 1219

all'interno della bicamerale, per arrivare ad una decisione comune. In questo momento francamente devo dichiarare, a nome di alleanza nazionale, che ci asterremo nella votazione di questo indirizzo per quanto riguarda la forma di Stato.

ADRIANO OSSICINI. Non ripeterò qui le puntuali osservazioni e le analisi svolte dal collega D'Amico, che ovviamente saranno alla base di emendamenti che potremo presentare. Detto questo, noi siamo decisamente favorevoli a che sia assunto come testo base quello proposto dal collega D'Onofrio. Questo è tutto.

ROLANDO FONTAN. Intervengo solo per annunciare che la lega nord per l'indipendenza della Padania non parteciperà al voto sulla bozza D'Onofrio inerente la forma di Stato.

PRESIDENTE. Grazie per il carattere succinto. Forse qualche minuto argomentativo, dato che disgraziatamente abbiamo avuto scarsa opportunità di sentirla in questi mesi, sarebbe stato gradito (Interruzione del deputato Fontan). Ho capito. E la mancanza di argomentazioni che cos'è, invece? (Interruzione del senatore Tabladini). Su questo ha ragione, ma era per curiosità che avremmo sentito volentieri gli argomenti.

MARIO RIGO. Come lei ricordava, presidente, queste proposte sono state presentate una ad una all'attenzione della Commissione, sono state dibattute ed oggi si tratta di trarre le conclusioni di una serie di esperienze che ci hanno visti presenti prima nei Comitati e poi nella Commissione. I relatori ci presentano una serie di proposte, frutto di un lavoro impegnato, arricchito dai contributi dei membri dei vari Comitati; quindi, un'espressione completa delle varie realtà politiche presenti nel Parlamento, con un'ampia partecipazione di tutti i membri della Commissione nella Commissione stessa e nei Comitati.
Questo ci consente di esprimere un voto in merito ai testi base non certo definitivo (lei l'ha ricordato più volte); anzi, su molti punti i testi base sono bisognosi non solo, a nostro parere, di emendamenti, ma talora di modificazioni sostanziali. Un voto tale, quindi, da consentire di contribuire oggi, con responsabilità, alla definizione del progetto finale di riforma della seconda parte della Costituzione.
Con la riserva, appunto, di questi emendamenti e di queste modificazioni, voglio brevemente esprimere fin d'ora la mia valutazione su tutti i testi presentati, senza rubare nulla ai due minuti e mezzo che mi sono stati concessi, proprio per dare una valutazione complessiva della mia posizione, che ovviamente non è quella del gruppo misto: il senatore Ossicini ha parlato prima di me, sappiamo tutti come il gruppo misto è composto e quindi i nostri interventi, almeno per quanto mi riguarda, sono svolti a titolo personale.
Innanzitutto esprimo una valutazione favorevole al lavoro svolto dai relatori dei testi base ed anche a quello svolto dai presentatori dei testi alternativi. Lei si è soffermato più volte sul lavoro compiuto dai relatori e credo che sia giusto porlo in rilievo, perché si tratta per tutti - al di là delle nostre particolari valutazioni - di contributi che ci aiuteranno non poco nel lavoro delle prossime settimane e poi nelle sedi parlamentari.
Sui testi base esprimo la seguente valutazione. Un parere favorevole sulle seguenti relazioni; su quella presentata dal senatore D'Onofrio, che è la prima ad essere posta alla nostra attenzione e che riguarda la forma di Stato. Un parere favorevole, anche se con molte riserve (ma abbiamo detto che poi su queste riserve potremo intervenire in un secondo momento) sulla relazione della senatrice Dentamaro su Parlamento e fonti normative. Sulla relazione dell'onorevole Boato, sistema delle garanzie...

PRESIDENTE. Senatore, dopo lei potrà pronunciarsi sugli altri punti.


Pag. 1220


MARIO RIGO. Sì, ma volevo fare un'unica dichiarazione; l'avevo premesso, presidente.

PRESIDENTE. Ho capito.

MARIO RIGO. Poi eventualmente, se ci saranno motivazioni particolari, ritornerò sull'argomento, ma preferisco esprimere questa valutazione d'insieme.
Dicevo, parere favorevole alla relazione di Boato ed anche a quella dell'onorevole D'Amico sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
Per quanto riguarda la relazione del senatore Salvi, abbiamo due ipotesi: il testo A e il testo B. Le dirò subito che la mia valutazione è di astensione per quanto riguarda il testo della relazione A e di valutazione positiva per quanto attiene al testo della relazione B, quella che presenta l'ipotesi di semipresidenzialismo.
Molto brevemente ho voluto dare questa valutazione, che comporta, ovviamente, un parere contrario sui testi alternativi. In questo senso, signor presidente, esprimerò il mio voto nel momento in cui i vari testi saranno posti in votazione, riservandomi, eventualmente, di fare qualche breve intervento.

SERGIO MATTARELLA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Mattarella.

SERGIO MATTARELLA. Se svolgiamo dichiarazioni di voto prima di decidere la procedura invertiamo l'ordine dei fattori.

PRESIDENTE. Non c'è il minimo dubbio, lei ha ragione. È stata una mia colpa non interrompere il senatore Rigo.

ENRICO BOSELLI. Intervengo brevemente, sul punto in discussione, per dichiarare il voto favorevole sulla proposta avanzata dal collega D'Onofrio, ovviamente associandomi ai ringraziamenti. Questo non significa, anche per me, venir meno ad alcune obiezioni, ad alcuni rilievi critici che ho già avanzato nel dibattito generale. Le critiche non riguardano il punto centrale, quello della costituzionalizzazione degli statuti delle regioni (anzi, mi pare che sia un passo avanti importante) ma alcune incertezze che vedo nel testo, in particolare per quanto riguarda l'articolo 6 sul tema dell'autonomia finanziaria, che va sciolto; il secondo punto riguarda il ruolo delle regioni nel rapporto con lo Stato e con il Governo nazionale ma, soprattutto, con il sistema delle autonomie; infine, sull'articolo 4 che riguarda le competenze che lo Stato si riserva e che, in qualche maniera, rappresentano un passo indietro rispetto alla prima ipotesi del collega D'Onofrio.
Comunque, anche su questi punti, in sede di discussione di merito, anch'io, come gli altri colleghi, avanzerò emendamenti e proposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spini al quale, in verità, dovrei dare la parola in dissenso.

VALDO SPINI. Porto una particolare sensibilità che riguarda la mia condizione di appartenente alle minoranze religiose.

PRESIDENTE. D'accordo.

VALDO SPINI. Avevo chiesto che nella bozza D'Onofrio fosse fatto un accenno al rispetto della prima parte della Costituzione, per la verità molto presente nella bozza di rifondazione comunista. Naturalmente, voto la bozza D'Onofrio ma voglio far risaltare che, in sede di emendamenti, riproporrò in tutta la sua evidenza (penso che non sarò solo; anzi, saremo in grande maggioranza) questo rispetto dei diritti di libertà della prima parte della Costituzione.
Grazie per la comprensione signor presidente: effettivamente, la mia richiesta di intervenire era completamente fuori regolamento, ma lei è liberale, e come tale mi ha permesso di parlare.

GIULIO TREMONTI. Esprimo, per il gruppo di forza Italia, parere favorevole


Pag. 1221

all'adozione del testo D'Onofrio come base di discussione, con riserva di un ampio apparato di emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Rotelli, evidentemente in dissenso, considerato che ha presentato un testo alternativo.

ETTORE ANTONIO ROTELLI. Veramente, non avevo intenzione di intervenire in dissenso, ma se è l'unico modo per poter parlare, interverrò in dissenso.

PRESIDENTE. L'onorevole Tremonti ha dichiarato il voto favorevole per il gruppo di forza Italia. Lei è favorevole?

ETTORE ANTONIO ROTELLI. Il voto può essere in dissenso ma, eventualmente, anche di astensione.

PRESIDENTE. L'astensione è in dissenso dal voto favorevole. Questo mi pare innegabile.

ETTORE ANTONIO ROTELLI. Se questa è la condizione per dire qualcosa va bene.
Anzitutto, volevo esprimere soddisfazione per la conferma dell'articolo 1, comma 1: «La Repubblica è costituita da comuni, province, regioni e Stato». Nonostante le critiche ricevute in questa Commissione, faccio soltanto notare che la mia personale formulazione prevede: « dai comuni, dalle province, dalle regioni e dallo Stato». Non perdo tempo per spiegare perché la formulazione è differente.
Esprimo altresì soddisfazione per gli articoli, già recepiti a suo tempo, attinenti alla pubblica amministrazione e relativi al pubblico impiego e a quella che viene definita come fattibilità.
Continuo a non approvare il fatto che si parli di ordinamento federale della Repubblica. Insisto nel sottolineare che non può essere inventato, all'articolo 114 o ovunque sia collocato, l'aggettivo «federale» se esso non è enunciato negli articoli 1 e 5.
Un elemento di disapprovazione sta nel fatto che non si procede ad una ridefinizione territoriale delle regioni e che si eleva a 2 milioni il numero minimo di abitanti per costituire nuove regioni, perché mentre le regioni che hanno già avuto il privilegio di costituirsi con meno di 2 milioni di abitanti possono continuare a sussistere, non possono fare altrettanto quelle che vogliono costituirsi.
Voglio spiegare perché ritengo che il meccanismo individuato dall'articolo 4 rappresenti un passo indietro dal punto di vista del decentramento. Prendiamo, per esempio, la materia agricoltura: il ministero, soppresso nel 1993, è stato ricostituito con decreto-legge nel 1993; sul referendum abrogativo regionale, proposto da alcune regioni nel 1996, ammesso dalla Corte costituzionale, per il quale si doveva votare il prossimo 15 giugno, qual è il primo uso che il Governo fa in materia di agricoltura? È quello di dire che è soppresso il Ministero delle risorse agricole e che (articolo 2) è istituito il Ministero delle politiche agricole. Rispetto a questa vicenda cosa si legge in questo testo? Che l'agricoltura, che non è menzionata tra le materie qui indicate, sarà oggetto del rapporto tra Stato e regioni. Quindi, potrà esservi una previsione esplicita degli ambiti di competenza legislativa statale, nei singoli statuti regionali, in materia di agricoltura. Ebbene, attualmente l'agricoltura è soggetta soltanto ai principi contenuti nelle leggi statali ai sensi dell'articolo 117. Quindi, da questo punto di vista è chiaro che questo testo rappresenta un passo indietro rispetto al federalismo, al decentramento o a come lo si voglia chiamare.

PRESIDENTE. La ringrazio. Comunque, lei può votare secondo coscienza, indipendentemente dal fatto che è intervenuto per dichiarare la sua astensione, se ritiene che queste motivazioni siano tali da consentirle ugualmente di accogliere il testo base.

MARIDA DENTAMARO. Riteniamo che il testo proposto dal senatore D'Onofrio


Pag. 1222

costituisca una base importante per la costruzione di un ordinamento autenticamente federale, a misura della realtà del nostro paese.
Apprezziamo, in particolare, l'individuazione delle materie statali, così come riviste dal relatore nell'ultimo testo: si tratta di un elenco estremamente equilibrato e comprensivo dell'essenziale, pur non essendo un catalogo dettagliato, secondo la soluzione che alcuni avrebbero preferito. Apprezziamo molto anche la chiarezza, la limpidezza del riferimento a perequazione e solidarietà in favore dei territori e delle popolazioni più svantaggiate del nostro paese. Apprezziamo l'attenzione che è stata dedicata al tema cruciale delle pubblica amministrazione, che è stata oggetto di una impostazione davvero moderna e innovativa.
Ciò non esclude, naturalmente, che ci si possa impegnare - noi stessi lo faremo - per dei miglioramenti del testo in ordine ad alcuni punti. Per esempio, riguardo alla possibilità, che attualmente è rimasta nella formulazione proposta, che i procedimenti di adozione e approvazione degli statuti speciali regionali diano luogo ad esiti diversi con carattere definitivo in ordine al riparto di competenza legislativa tra Stato e regioni. Preferiremmo, probabilmente, che anche con qualche flessibilità nel tempo si giunga comunque ad una uniformità nella distribuzione della potestà legislativa tra Stato e regioni su tutto il territorio nazionale, salvo, naturalmente, che per le regioni a statuto speciale.
Così come aggiungeremmo, al testo sulla pubblica amministrazione, l'esplicitazione di alcune garanzie nei confronti del singolo e del cittadino. Si è discusso a lungo in ordine al rango che queste garanzie debbono avere a livello di fonti normative. Alcuni principi credo che possano essere utilmente costituzionalizzati. Comunque, si tratta di miglioramenti che potranno essere introdotti attraverso la normale tecnica emendativa.
In conclusione, i cristiani democratici uniti voteranno a favore dell'adozione del testo D'Onofrio come testo base, ritenendo che possa essere ottimamente utilizzato per la restante fase del lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller è l'ultimo degli iscritti a parlare.

FRANCESCO D'ONOFRIO, Relatore sulla forma di Stato. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Perché, senatore D'Onofrio? Per dichiarazione di voto sul suo testo, in dissenso dall'onorevole Casini?

FRANCESCO D'ONOFRIO, Relatore sulla forma di Stato. Per un chiarimento a Dondeynaz su una questione che mi sembra molto rilevante.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Zeller.

KARL ZELLER. La proposta D'Onofrio costituisce, indubbiamente, un passo in avanti per realizzare una riforma in senso federalista. Però contiene, a mio parere, anche una serie di disposizioni che non condivido: in particolare, l'elenco delle competenze riservate allo Stato mi sembra troppo lungo e non in grado di conferire una vera potestà statutaria alle regioni sottoponendo gli statuti all'approvazione da parte del Parlamento. Rilevo inoltre una incongruenza nel fatto che alle autonomie speciali, rispetto alle autonomie ordinarie, non venga conferita una potestà deliberante sui propri statuti, il che mi sembra inconcepibile.
Ciò nonostante, ritengo che il testo sia suscettibile di correzioni attraverso emendamenti che proporrò al fine di garantire una salvaguardia più esplicita delle esistenti autonomie speciali, nonché dell'ancoraggio internazionale dell'autonomia di Bolzano. Annuncio dunque il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Do la parola al relatore, senatore D'Onofrio, per una breve precisazione. Nel frattempo, invito i colleghi a prendere posto, perché subito dopo procederemo al voto.


Pag. 1223


FRANCESCO D'ONOFRIO, Relatore sulla forma di Stato. La mia è una precisazione necessaria perché nell'intervento del collega Dondeynaz è stato fatto riferimento agli statuti speciali delle cinque regioni esistenti. Fermo restando il dibattito, che sarà certamente molto impegnativo, sugli statuti speciali delle altre quindici regioni, vorrei dire, come mia opinione di relatore, che sono perché le autonomie speciali rimangano nel nostro testo, alla fine delle votazioni, comunque garantite. E la proposta che ho formulato, forse tecnicamente in modo non corretto, fa salva l'autonomia speciale di queste cinque regioni. Lo dico per evitare che dal dibattito di oggi e dalla lettura degli atti si possa pensare, in queste regioni, che non vi è attenzione su questi problemi da parte del relatore.

PRESIDENTE. Invito i segretari di presidenza (il senatore Marchetti, la senatrice Dentamaro e l'onorevole Boato: in questo caso non il senatore D'Onofrio, per un palese conflitto di interessi) ad avvicinarsi al banco presidenziale, per le operazioni di voto.
Pongo in votazione - proponendo che si proceda, per maggiore sicurezza, ad una rapida registrazione dei votanti - la proposta di adottare l'articolato presentato dal relatore D'Onofrio come testo base in materia di forma di Stato.


(È approvata).


Tale articolato costituisce pertanto il testo base del lavoro successivo della Commissione.

PAOLO ARMAROLI. Signor presidente, intervengo sull'esito della votazione: credo che i conti non tornino, con riferimento ai presenti. Non voglio infierire sulla sua pazienza, presidente, ma ...

PRESIDENTE. Può darsi, ma la presidenza non era tenuta ad effettuare la registrazione dei nomi. Potremmo precisare il conto guardandoci. Diciamo che in sostanza vi era una chiara maggioranza. Il voto non è contestato e quindi non è il caso di procedere ad una controprova.
Passiamo ora all'esame della proposta di testo base presentata dalla senatrice Dentamaro in materia di Parlamento e fonti normative.
Informo i colleghi che rispetto a tale proposta è stato presentato un testo base alternativo da parte del senatore Rotelli.

MAURIZIO PIERONI. Con le stesse motivazioni con cui ho prima preannunciato il voto favorevole del gruppo dei verdi alla relazione del senatore D'Onofrio, preannuncio il nostro voto favorevole alla relazione della senatrice Dentamaro. Aggiungo soltanto la considerazione che abbiamo apprezzato il fatto che nel lavoro di riscrittura la relatrice abbia tenuto conto del dibattito svoltosi in Commissione plenaria.

LUIGI GRILLO. Il nostro gruppo manifesta apprezzamento per il lavoro svolto dalla senatrice Dentamaro e considera la sua relazione una piattaforma utile su cui proseguire il lavoro, immaginando di potervi apportare anche significativi miglioramenti.
Nella relazione si conferma l'idea di un bicameralismo che tuttavia va nella direzione del superamento del bicameralismo perfetto. Ci hanno diviso alcune osservazioni in ordine al ruolo da assegnare al Senato, ma certamente ci riconosciamo nella ipotesi prevista dalla relatrice e nella individuazione di due tipi di leggi: quelle ordinarie, che si rifanno all'indirizzo politico di cui deve essere interlocutrice la Camera, e quelle bicamerali. Immaginiamo che nel cosiddetto bicameralismo non perfetto, ma in qualche modo paritario, anche il Senato debba svolgere un suo ruolo. Credo che avremo modo di affrontare tutte queste questioni in sede di esame degli emendamenti e nella fase di riflessione sugli aspetti tuttora in discussione.
Certo, nell'esprimere la nostra valutazione positiva abbiamo ben presente che le ipotesi che emergono dalla relazione della senatrice Dentamaro sono strettamente collegate al tipo di forma di governo


Pag. 1224

che la Commissione introdurrà ed anche al tipo di federalismo che in qualche modo definiremo.
In questa prospettiva, e con queste riserve, confermiamo il nostro voto favorevole alla relazione della senatrice Dentamaro.

NATALE D'AMICO. Anch'io manifesto apprezzamento per il lavoro svolto dalla relatrice. Peraltro, affinché il voto dei parlamentari del gruppo rinnovamento italiano non abbia solo un significato formale, preannuncio che la quantità di obiezioni che abbiamo formulato, e, quindi, degli emendamenti che presenteremo è talmente ampia da impedirci di esprimere un voto favorevole; preannuncio pertanto la nostra astensione. In particolare, le questioni che ci preoccupano in questo testo riguardano il rischio che due Camere, con competenze diverse e di cui una sola titolare del rapporto fiduciario, ma entrambe con competenze legislative, possano indebolire la capacità degli elettori di manifestare un chiaro indirizzo politico attraverso il Presidente della Repubblica o il capo del governo che sceglieranno di darsi. Questo è uno dei motivi fondamentali che ci induce a non approvare questo testo.
L'altro motivo è che non ci pare ancora risolto il problema grave, anche in considerazione delle scelte di massima che abbiamo effettuato rispetto alla forma di Stato, della non sufficiente definizione della sede di raccordo tra Stato centrale e sistema delle autonomie. Per questi motivi preannuncio la nostra astensione sulla relazione proposta dalla senatrice Dentamaro.

CESARE SALVI. Il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo preannuncia il suo voto favorevole all'adozione della relazione della senatrice Dentamaro. Anche in questo caso, formuliamo le stesse considerazioni svolte per la relazione del senatore D'Onofrio, preannunciando la presentazione di emendamenti sulla base sia delle considerazioni svolte nel precedente dibattito, sia della necessità di un coordinamento con le scelte adottate in materia di forma di Stato.

ACHILLE OCCHETTO. Intervengo molto brevemente in dissenso dal mio gruppo, perché, essendo da tempo un monocameralista convinto, mi trovo in disaccordo con la relazione della senatrice Dentamaro, disaccordo che considero rafforzato ancora di più dall'ipotesi dello Stato regionale. Credo che per dare compimento al progetto proposto dal senatore D'Onofrio, che abbiamo appena approvato, l'unica soluzione di ricostruzione unitaria dello Stato italiano possa avvenire, oltre che attraverso l'elezione diretta del premier o del Presidente della Repubblica, anche attraverso la costituzione di un Senato delle regioni. Proprio per questo, preannuncio il mio voto di astensione.

SERGIO MATTARELLA. Preannuncio il nostro voto favorevole per l'assunzione della proposta della senatrice Dentamaro come testo base, pur mantenendo riserve rilevanti su alcuni punti, così come d'altronde abbiamo esposto in sede di discussione generale. Le riserve riguardano il fatto di non aver risolto il punto, importante e decisivo, della costituzione nel Parlamento di una sede istituzionale che raccolga la compartecipazione delle regioni e delle autonomie locali; quello del perimetro delle garanzie affidate alla seconda Camera, che non deve interferire sull'attività del governo, con cui non vi è un rapporto di fiducia; infine quello dei referendum. A nostro avviso vi sarà tempo in sede emendativa per intervenire su questi punti che in noi suscitano significative riserve; comunque per il momento accettiamo di adottare come testo base il testo proposto dalla senatrice Dentamaro.

ERSILIA SALVATO. Il nostro gruppo si asterrà sulla relazione presentata dalla senatrice Dentamaro, pur apprezzando il lavoro da lei svolto con grande diligenza. La nostra astensione è dettata innanzitutto da una motivazione di fondo: siamo e restiamo convinti monocameralisti e le ipotesi previste nel testo della relatrice


Pag. 1225

non sono tali da far venir meno questa nostra convinzione. Nutriamo poi profonde riserve su alcuni aspetti della relazione, sulla quale pertanto ci riserviamo di presentare qualche emendamento. Ricollegandomi, quindi, alle ragioni già svolte nella precedente seduta, ribadisco il nostro voto di astensione.

PAOLO ARMAROLI. Signor presidente, il gruppo di alleanza nazionale preannuncia il suo voto favorevole alla relazione della senatrice Dentamaro sul Parlamento e sulle fonti normative. In particolare, il nostro gruppo condivide l'impianto dato ad un bicameralismo che riteniamo sia quello attualmente possibile (evidentemente alle cose impossibili nessuno è tenuto) e sottolinea che nel relativo Comitato, in questi mesi, i nodi importanti sono stati sciolti con ampie maggioranze. Quindi, dei quattro Comitati, quello sul Parlamento e sulle fonti normative è stato forse il meno controverso.
Anche il gruppo di alleanza nazionale si riserva di presentare alcuni emendamenti al testo in questione, in particolare in tema di referendum, perché ritiene che la democrazia rappresentativa debba trovare nella democrazia diretta un giusto contemperamento.

AGAZIO LOIERO. Il gruppo del centro cristiano-democratico preannuncia il suo voto favorevole sulla proposta di testo base della senatrice Dentamaro, che ipotizza un certo tipo di bicameralismo imperfetto ed immagina che si sia in grado di disegnare un Parlamento rinnovato nella struttura e nelle funzioni delle due Camere.
Vorrei sottolineare che il Parlamento non risponde più alla realtà attuale, essendo nato in una stagione politica particolare. Riteniamo che adesso ad un governo forte e rappresentativo, ad enti territoriali dotati di una sovranità inedita rispetto al passato debba corrispondere un Parlamento anch'esso forte ed autorevole. Questo non significa che non consideriamo il lavoro svolto una piattaforma da cui partire ed alla quale apportare alcune modifiche attraverso la presentazione di emendamenti, al fine di migliorarla.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor presidente, onorevoli colleghi, a noi sembra che la Commissione abbia svolto un eccellente lavoro, trattando una materia di straordinaria complessità con grande equilibrio e tenendo conto di tutte le voci rilevanti in un faticoso lavoro di mediazione, che però ha dato risultati positivi. Valutiamo altresì positivamente soprattutto la decisione di attribuire la funzione politica (di concedere o revocare la fiducia a seconda di quello che decideremo a proposito della forma di governo) ad una sola delle due Camere e l'aver accolto ciò che tanti chiedevano, cioè il potenziamento delle funzioni di garanzia e di controllo proprie del Parlamento; nel momento in cui - come mi auguro - daremo al paese un potere esecutivo forte, direttamente legittimato dai cittadini, in quel momento queste funzioni di garanzia acquisiranno un'importanza del tutto particolare.
La proposta Dentamaro vede nel Senato il luogo privilegiato di queste funzioni di garanzia e dobbiamo puntare ad avere un esecutivo forte ed autorevole, il quale peraltro sia vincolato a far uso del suo potere al servizio della nazione e non della propria parte politica. Di qui la grande importanza del potenziamento delle funzioni di controllo e di garanzia affidate in modo particolare al Senato.
Troviamo anche felice la soluzione trovata al difficile problema di chiamare le regioni a codecidere ovunque siano in gioco i loro diritti ed interessi fondamentali, così come la ripartizione delle risorse. Non si potevano chiamare le regioni direttamente a far parte del Senato e tuttavia non era nemmeno possibile, in una struttura federale, decidere delle risorse senza un dialogo diretto e fecondo con le regioni stesse.
Per tutte queste ragioni, pur non nascondendoci che, data la complessità dei problemi, esistono diversi punti ancora suscettibili di miglioramento, voteremo a


Pag. 1226

favore della bozza predisposta dalla senatrice Dentamaro.

KARL ZELLER. Voterò contro il testo proposto dalla relatrice in quanto non prevede la trasformazione del Senato in Camera delle regioni, trasformazione che io ritengo indispensabile per realizzare una riforma federale vera e seria. Poiché l'impostazione del testo è difficilmente modificabile con emendamenti, voterò contro.

PRESIDENTE. Senatore Rotelli, può parlare un rappresentante per gruppo. Lei può intervenire in dissenso o per ragioni di natura particolare.

ETTORE ANTONIO ROTELLI. Parlerò in dissenso.

PRESIDENTE. Dal senatore Grillo.


ETTORE ANTONIO ROTELLI. Sì. Ai presidenti delle regioni doveva essere data questa lezione: poiché hanno chiesto il senato delle regioni come senato degli assessori regionali che essi personalmente avrebbero nominato. Ciò non toglie che si potesse adottare una soluzione per effetto della quale, quando la Camera approva una legge che invade il campo di competenza delle regioni, a queste fosse consentito far valere in un senato così ricomposto le loro ragioni, riconosciute tali anche dalla Corte costituzionale. Questo è il senso complessivo della proposta che io stesso ho fatto.
Desidero aggiungere soltanto un'annotazione che mi pone in dissenso dal senatore Grillo, il quale ha parlato per il mio gruppo. Mi riferisco al comma 4 dell'articolo 57, per effetto del quale ad ogni regione sono attribuiti cinque senatori, salvo il Molise e la Valle d'Aosta. Questo non è il sistema del federalismo tedesco, a parte il fatto che credo che il federalismo tedesco non sia federalismo e non sia neanche tedesco. Il federalismo tedesco dà una gradualità. Ho fatto dei calcoli che danno il seguente risultato: le regioni del Polo, che governano o amministrano oltre il 60 per cento della popolazione italiana, non avrebbero nemmeno la metà più uno dei senatori della Repubblica; la Lombardia e il Veneto che comprendono quasi un quarto della popolazione italiana, più del 23 per cento, avrebbero poco più del 17 per cento dei senatori. Si tratta di un'alterazione sistematica compiuta attraverso il Senato delle regioni.
Viene invocato il precedente degli Stati Uniti in cui ogni Stato, piccolo o grande, ha due senatori. Ma gli Stati Uniti erano ciascuno uno Stato e l'essere ciascuno rappresentato da due senatori fu la condizione per cui si fecero gli Stati Uniti, mentre le popolazioni italiane, le comunità regionali italiane mai hanno potuto decidere la loro sorte. La Valle d'Aosta non è tale per sua scelta, e lo stesso vale per il Friuli Venezia Giulia e per il Trentino Alto Adige. Le nostre regioni sono tutte artificiose e, in gran parte, dipendenti da fatti internazionali.
Parlo in dissenso dal senatore Grillo perché egli ha proposto addirittura che ad ogni regione siano attribuiti sette senatori, in maniera tale da alterare ancora di più il rapporto che ho indicato.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, pongo in votazione la proposta di adottare l'articolato presentato dalla relatrice Dentamaro come testo base in materia di Parlamento e fonti normative.


(È approvata).


Passiamo all'esame del testo in materia di partecipazione dell'Italia all'Unione europea, presentato dal relatore D'Amico.

MARIO GRECO. Abbiamo già espresso un giudizio positivo sul testo dell'onorevole D'Amico, anche se dobbiamo manifestare forti riserve in ordine ad alcune proposizioni che riteniamo eccessive e superflue ai fini di un'integrazione europea che crediamo sia necessaria ma vogliamo resti flessibile e meno rigida di quella proposta dal collega D'Amico.
Preannuncio quindi un voto favorevole con riserva di presentare emendamenti.


Pag. 1227


CESARE SALVI. Siamo favorevoli all'adozione dell'articolato proposto dall'onorevole D'Amico come testo base, salva una valutazione circa proposte emendative.
Considerato che questo è il terzo voto della giornata, colgo l'occasione per segnalare come fatto estremamente positivo le larghe convergenze che si sono fin qui determinate sull'adozione dei diversi testi base. Ciò credo sia di buon auspicio per il lavoro della Commissione.

FAMIANO CRUCIANELLI. Mi asterrò su questo testo. Già nel corso della discussione generale avevo avanzato alcune obiezioni sulla relazione dell'onorevole D'Amico in rapporto ai poteri del Parlamento, alle ingerenze che nel testo permangono con la prima parte della Costituzione e ad altri problemi. Sperando di poter ottenere qualche risultato con la presentazione di emendamenti, mi asterrò dal voto.

ERSILIA SALVATO. Anche noi ci asterremo sul testo, pur apprezzandone alcune parti che ci sembrano innovative e che raccolgono gli spunti emersi nel dibattito che si è svolto nel Comitato.
Abbiamo già espresso in sede di discussione generale la nostra netta contrarietà alla costituzionalizzazione di criteri economici e dell'autonomia della Banca d'Italia. Questo è uno degli aspetti che ci portano all'astensione. Ci riserviamo, comunque, di presentare emendamenti e soprattutto di lavorare per asciugare quanto più possibile il testo. Nel momento in cui vi è un processo di integrazione, costituzionalizzare troppo significa anche far correre rischi alla dinamica in atto, che può essere sottoposta a notevoli variazioni, visto che alcune questioni attengono più che al terreno del diritto e della Costituzione a quello della politica.
La recente vittoria delle sinistre in Francia ci fa ben sperare che questo processo possa andare avanti in una direzione diversa da quella su cui finora si è lavorato.

GUSTAVO SELVA. La costruzione dell'Unione europea è stato uno dei dati caratteristici della politica degli ultimi quaranta anni alla quale l'Italia ha partecipato in tutte le fasi, essendo paese fondatore della Comunità economica europea ed essendo uno dei propulsori della sua trasformazione anche in senso politico. È quindi opportuno che, anche sotto il profilo costituzionale, questa costruzione sia accompagnata da norme precise. Forse l'articolato proposto dall'onorevole D'Amico è anche troppo dettagliato, per cui, intervenendo in sede di emendamenti, daremo un contributo perché sia rafforzato nei principi ma molto meno dettagliato per quanto riguarda l'esecuzione dei principi stessi, che debbono corrispondere ad una dinamica che deve essere in sintonia con i fatti che si producono.
Il gruppo di alleanza nazionale voterà a favore della proposta del relatore, preannunciando la presentazione di emendamenti volti a fissare un principio costituzionale molto chiaro, lasciando elasticità alla procedura normale della legislazione per quanto riguarda i passi di sviluppo dell'Unione europea.

TARCISIO ANDREOLLI. Abbiamo apprezzato il lavoro del collega D'Amico e voteremo a favore. Ci riserviamo di dare un contributo ulteriore con alcuni emendamenti migliorativi nella direzione di dare stabilità alla nostra convergenza sul processo di europeizzazione.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, pongo in votazione la proposta di adottare l'articolato presentato dal relatore D'Amico come testo base in materia di partecipazione dell'Italia all'Unione europea.


(È approvata).


Propongo di mutare l'ordine del giorno passando alla discussione del testo in materia di garanzie presentato dall'onorevole Boato. Successivamente, dato che non mi pare sia stata compiuta una riflessione, propongo di aggiornare la seduta, anche in considerazione della delicatezza della questione proposta e dell'opportunità


Pag. 1228

di una riflessione da parte dei gruppi prima che, magari per la precipitazione degli eventi, possano prodursi fatti anche involontariamente laceranti. Propongo pertanto l'inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare subito alla proposta di adozione dell'articolato presentato dal relatore Boato come testo base in materia di sistema delle garanzie. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.


(Così rimane stabilito).

ADRIANO OSSICINI. Siamo decisamente favorevoli ad adottare come testo base in materia di sistema delle garanzie l'articolato presentato dal relatore Boato.

MAURIZIO PIERONI. Anche i verdi sono favorevoli ad adottare questo testo base: colgo l'occasione per ringraziare rapidamente l'onorevole Boato, a nome del nostro gruppo, cui peraltro egli stesso appartiene, per il lavoro svolto in termini sia qualitativi sia quantitativi. Desidero inoltre ribadire, perché resti agli atti della Commissione, che nello svolgimento del suo lavoro di relatore l'onorevole Boato ha sempre goduto del pieno e totale consenso del suo gruppo.

FAUSTO MARCHETTI. Signor presidente, sono note le nostre riserve su alcune proposte dell'onorevole Boato: le abbiamo espresse nel corso dei lavori del Comitato e nella recente discussione in sede plenaria. Riconosciamo peraltro che alcuni miglioramenti sono stati apportati nell'ultimo testo consegnato al Comitato ed anche in quello su cui oggi ci pronunciamo: il relatore, infatti, ha in parte tenuto conto di alcune osservazioni formulate, anche da parte nostra, nel corso dell'ultima discussione tenuta in sede plenaria. Restano esigenze di approfondimento ed anche punti di dissenso: credo tuttavia che vi siano le condizioni perché si possa esprimere da parte nostra consenso sull'adozione dell'articolato presentato dall'onorevole Boato come testo base, sottolineando però le esigenze di modifica che preciseremo con una serie di emendamenti.

GIULIO MACERATINI. Signor presidente, desidero sgombrare il campo da qualche impressione che, almeno a nostro giudizio, non ha ragione di esservi, in ordine a ipotetiche, astratte, inesistenti doglianze sul lavoro svolto dal collega Boato. Riteniamo che egli abbia fatto molto bene e che si sia impegnato allo spasimo: naturalmente, aveva delle difficoltà obiettive, che sarebbe folle da parte nostra non considerare nel momento in cui esprimiamo la nostra valutazione.
Detto questo, con sincerità e senza alcuna ipocrisia, a me lontana per carattere, debbo osservare che da parte del collega Boato (sono certo che così sarà) non potrà essere valutato l'eventuale parziale o totale dissenso come una forma di non considerazione del suo lavoro. Ripeto infatti che il lavoro è stato fatto, tra l'altro in maniera tale da avvicinare obiettivamente posizioni che all'origine erano molto distanti. Siccome però il lavoro, non essendo nessuno dotato di magici poteri, non poteva completare questa distanza, il gruppo di alleanza nazionale in bicamerale insieme con i colleghi del Polo ha presentato un documento che, in relazione a quello che è l'andamento delle votazioni, non aspira nemmeno ad assurgere all'onore del voto, in quanto sarà precluso dalla votazione che stiamo per svolgere.
Esso, però, vuole essere un promemoria per il lavoro sugli emendamenti in sede di Commissione bicamerale e successivamente di Assemblea: soltanto questo significa tale iniziativa, almeno per quanto riguarda le firme di chi sta parlando e del senatore Lisi che ha collaborato con il sottoscritto alla stesura; l'onorevole Parenti e gli altri firmatari illustreranno poi le loro posizioni, che non credo possano dissentire da questo spirito con il quale ci siamo avvicinati al lavoro.
Consideriamo comunque l'articolato di Boato una base sicuramente utilizzabile per l'ulteriore lavoro ma ci asterremo nella votazione in ordine ad alcuni problemi


Pag. 1229

che in questa fase non vale la pena elencare; ripeto però che ciò non indica alcuna preclusione, perché lo spirito con il quale abbiamo cominciato il percorso in Comitato, e mi auguro lo proseguiremo in Commissione, è quello di non considerare alcuna norma come definitiva o dirimente, ma semplicemente come punto di partenza per ulteriori avvicinamenti.

AGAZIO LOIERO. Il gruppo del CCD si asterrà nella votazione sull'adozione del testo base presentato dall'onorevole Boato, senza nulla togliere - lo diciamo senza infingimenti - al grande impegno profuso dal relatore e dallo stesso Comitato. Penso infatti che il Comitato sul sistema delle garanzie sia stato quello che ha lavorato di più, certamente risentendo di grandi condizionamenti esterni (sarebbe oltremodo ipocrita non ricordarlo).
Si è trattato di un compito impegnativo ma, proprio perché vogliamo dare una nuova dimensione al lavoro, anche attraverso gli emendamenti che presenteremo, riteniamo in questa fase di doverci astenere dalla votazione.

TIZIANA PARENTI. Come ha già osservato il senatore Maceratini, credo che la nostra astensione non debba essere equivocata, né per il valore complessivo del risultato del Comitato sul sistema delle garanzie, ed in particolare del suo relatore, né per l'impegno ed anche per la validità di alcune delle proposte. Poiché però restano comunque distanti alcuni punti, sui quali intendiamo lavorare costruttivamente insieme con i colleghi, con una volontà di maggiore impegno, quindi non con un' adesione che potrebbe essere comunque equivocata diversamente (dato che molti sono rimasti sulle loro rispettive posizioni), l'articolato presentato dall'onorevole Boato può rappresentare un testo sul quale lavorare positivamente (pur rimarcando ancora la lontananza su alcuni punti).
Ci auguriamo che un ulteriore contributo possa venire dal testo che presentiamo, per così dire alternativo ma che in realtà anticipa gli emendamenti che presenteremo ad un testo base che riteniamo possa offrire una grande possibilità, se vi è la volontà di costruire ipotesi effettivamente valide. Ritengo quindi che la nostra astensione vada intesa proprio nel senso di non abbassare la guardia sui punti fondamentali, ma di lavorarci costruttivamente come fino ad ora è stato fatto.

CESARE SALVI. Il gruppo della sinistra democratica voterà a favore dell'adozione come testo base dell'articolato presentato dall'onorevole Boato: anche noi abbiamo alcune riserve su qualche punto, che si tradurranno in emendamenti e tuttavia, da una parte, apprezziamo l'impianto proposto, con gli elementi di serio garantismo che sono stati indicati nell'articolato, dall'altra parte abbiamo valutato molto positivamente il lavoro svolto dal relatore in condizioni difficili, con grande equanimità e serietà.
Il presidente mi consentirà di cogliere l'occasione, in quanto faccio parte della categoria dei relatori (ho aspettato questo momento anche per ragioni scaramantiche), per unire nell'apprezzamento del nostro gruppo al lavoro svolto dal collega Boato anche quello per il lavoro svolto dagli altri colleghi che hanno avuto le funzioni di relatore, i quali questa sera hanno avuto la soddisfazione di vedere il loro lavoro suffragato dal giudizio positivo della Commissione.

ORTENSIO ZECCHINO. Signor presidente, desidero confermare il giudizio positivo dei popolari, già espresso nel corso della discussione generale, sul testo presentato dall'onorevole Boato, che ci sembra un riferimento molto obiettivo per proseguire proficuamente nei nostri lavori. In esso sono stati raggiunti punti di grande rilevanza ed innovazione: siamo pertanto grati all'onorevole Boato di aver garantito un equilibrio difficile tra autonomia e limiti all'autonomia, tra autonomia, indipendenza e effettività del principio di responsabilità, di aver rafforzato la terzietà del giudice, sia amministrativo sia ordinario, attraverso la separazione più marcata dei ruoli di giudice e pubblico


Pag. 1230

ministero, di aver reso più esplicite le garanzie del processo.
Ci sembrano fatti di grande rilevanza, che ci inducono a dare un giudizio di piena positività nella convinzione che quel testo, al quale anche noi proporremo emendamenti migliorativi in alcune parti ed innovativi in altre, possa costituire la partenza migliore per giungere all'obiettivo che tutti ci prefiggiamo.

ENRICO BOSELLI. Signor presidente, esprimeremo un voto favorevole sull'adozione come testo base dell'articolato presentato dall'onorevole Boato, per due ragioni: in primo luogo, come già veniva ricordato, si tratta di adottare un testo base che sarà poi suscettibile di precisazioni, miglioramenti e chiarimenti nel corso del successivo lavoro; in secondo luogo, il relatore ed anche il presidente del Comitato, l'onorevole Urbani, possono confermare che vi è stata grande disponibilità ed apertura in seno allo stesso Comitato nel raccogliere le opinioni diverse che pure vi sono.
Credo quindi che la base di questo lavoro sia positiva e considero anche la proposta dell'onorevole Parenti un elemento utile per introdurre miglioramenti in alcuni punti del testo del collega Boato che effettivamente devono essere migliorati e precisati. Questo però non inficia il significato positivo della proposta di Boato su un punto molto delicato e controverso della vicenda politica, e non soltanto politica, di questi ultimi anni.

GUIDO DONDEYNAZ. Signor presidente, sono favorevole ad assumere come testo base per la discussione l'articolato presentato dall'onorevole Boato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di adottare l'articolato presentato dal relatore Boato come testo base in materia di sistema delle garanzie.


(È approvata).


Colleghi, il mio orientamento è di aggiornare la seduta a domani mattina alle 10.

FRANCESCO SERVELLO. Signor presidente, dato che non risulta né dal regolamento né dalla legge istitutiva, vorrei sapere, dopo il voto di oggi, fino a quando vi sarà tempo per presentare gli emendamenti.

PRESIDENTE. A conclusione delle votazioni sull'adozione dei testi base, quindi domani mattina, decideremo insieme il termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti.
La Commissione è convocata per domani mattina, mercoledì 4 giugno, alle 10.30.

La seduta termina alle 18.55.


Pag. 1231

ALLEGATI