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Luciano Violante


PRESIDENTE. Mi pare che il punto di partenza o il punto di arrivo, che era alle nostre spalle, ma che è emerso con grande chiarezza dalla conversazione di oggi, sia rappresentato dal fatto che siamo passati da un regime di monopolio parlamentare ad un regime che non so se si possa definire di libera concorrenza normativa, o comunque di concorrenza normativa. Il problema è come regolare questa concorrenza, cioè chi sia il soggetto, come si regolino i rapporti tra le varie fonti, tra i vari soggetti produttori di norme. Non so se l’Autorità per il mercato sia in grado di darci un suggerimento in proposito…! Ma credo che il ruolo del Parlamento si collochi qui, nel passaggio dal ruolo di monopolista al ruolo invece di organizzatore di questa molteplicità.

Voglio citare un caso che mi ha molto colpito. Negli ultimi giorni ci siamo occupati dell’esame di una serie di provvedimenti, tra i quali un progetto di legge teso a consentire ai piloti militari di restare tali, senza divenire piloti civili, con conseguente impoverimento dell'aeronautica. Nel frattempo, le Commissioni hanno espresso il loro parere sulla riforma sanitaria e stanno per dare il parere sulla riforma della struttura del Governo. Si tratta di materie di rilevanza notevolissima dal punto di vista innanzitutto dei cittadini ed in secondo luogo istituzionale. Tuttavia né l’Assemblea del Senato né quella della Camera erano tenute per legge a pronunciarsi. Intendo dire che l’Aula, che nella nostra teoria è il punto centrale del dibattito politico, il punto principe della decisione politica, sostanzialmente rischia di non intervenire su questioni fondamentali per il paese o per le istituzioni, mentre interviene su altre di importanza assai secondaria. Intendo ringraziare sentitamente il Presidente Mancino per aver posto la questione della delegificazione, che rappresenta uno dei nodi di fondo.

Il procuratore generale della Corte di cassazione, come pure il Presidente del Consiglio, hanno accennato al fatto che la delegificazione non è un sistema di risoluzione dei problemi. Certamente è così. Però se cominciassimo a fissare l’attenzione su un tema, avendo il tempo per riflettere, questo potrebbe aiutarci a svolgere, nella diversità della natura del Senato e della Camera, un ruolo di raccordo e coordinamento di questa molteplicità, anche per decidere cosa si debba cambiare. Infatti, laddove vi sono pareri da esprimere su riforme di questo peso, non so se sia giusto confinare il parere in una Commissione o se non sia necessario che sia l’Assemblea a pronunciarsi su alcune grandi questioni che riguardano milioni di cittadini.

D’altra parte, credo che tutti voi abbiate notato come le leggi delega spesso dettino criteri un po’ evanescenti, meno vincolanti che in passato. Vi è quasi un senso di alleggerimento di responsabilità da parte del Parlamento. Tuttavia proprio questa tendenza dovrebbe riproporre l’opportunità di un pronunciamento dell’Assemblea, là dove il provvedimento abbia un peso e un raggio di interesse di carattere assolutamente generale, come spesso accade. Ho colto come particolarmente importanti e significativi i riferimenti, da parte di alcune delle autorità intervenute, all’opportunità di comunicare al Parlamento i dati di maggiore distonia, di maggiore disfunzione.

Mi permetto di osservare (e credo che il Presidente Mancino sia d’accordo anche al riguardo) che se tutte le autorità, ciascuna nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, segnalassero ai Presidenti delle Camere, in via assolutamente informale, i problemi più urgenti di raccordo, di correzione, di chiarificazione interpretativa, ciò sarebbe per noi di grande aiuto. Ritengo anche che questo lavoro dovrebbe essere raccordato a quello del Comitato per la legislazione. All’inizio della legislatura con il Presidente Mancino avevamo costituito una Commissione mista, composta da colleghi deputati e colleghi senatori, cui era stato affidato il compito di esaminare le sentenze della Corte costituzionale, ma – lo riconosco – non siamo riusciti a far funzionare questo organismo. Non so se invece un Comitato, opportunamente ampliato da un organismo analogo creato eventualmente dal Senato, possa rappresentare un organo in grado di cogliere il quadro complessivo di questi riferimenti, e quindi in grado di intervenire. Il professor Rodotà accennava a problemi di questo genere per il settore che lo riguarda specificatamente.

Potremmo considerare come elemento di conclusione della riunione odierna la creazione di un raccordo (ciascuna autorità restando nel proprio margine di totale autonomia ed indipendenza), poiché ci siamo resi conto che non esistono soluzioni miracolistiche, ma che bisogna dialogare, mentre se restiamo distinti, separati e non comunicanti, i problemi si aggravano e non si risolvono; pertanto, superare la barriera della non comunicazione e cominciare a comunicare sarebbe un passo avanti notevolissimo nell’interesse del paese.

Infine, per quanto riguarda la questione della reperibilità delle fonti, ed anche dell’individuazione dei confini dell’ordinamento giuridico (perché di questo a volte si tratta), credo che l’AIPA stia predisponendo un programma di verifica della legislazione. E’ un programma molto costoso e forse occorrerebbe ipotizzare una sorta di consorzio per creare un organismo in grado di stabilire quale sia la legislazione vigente. E’ un problema enorme, che riguarda tutti gli utenti del diritto e che potremo affrontare in altra sede. Infine vorrei far presente che della riunione odierna viene redatto il resoconto stenografico, che sarà inviato a ciascuno degli intervenuti. Vi preghiamo perciò di restituire il testo entro un tempo ragionevole, dopo aver apportato eventuali correzioni, integrazioni o aggiunte che servano a meglio esplicitare il pensiero, in modo che possa procedersi ad una pubblicazione del Senato e della Camera, ponendo così un primo punto fermo.

Credo che quello odierno costituisca un giorno positivo per segnare una piccola svolta in un cammino irto di ostacoli, un cammino su cui si potrà procedere positivamente, se verrà seguito il metodo della cooperazione istituzionale. Ringrazio tutti i presenti.

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