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Nicola Mancino


NICOLA MANCINO, Presidente del Senato. Svolgerò solo due considerazioni. La prima è di carattere generale: a regolamento vigente non abbiamo, dal punto di vista parlamentare, un Comitato per la legislazione; a regolamento vigente abbiamo un servizio autonomo, quello del drafting, che è di antica data e che è stato considerato assai positivamente nel corso delle varie legislature. Oggi il problema è, a fronte di una serie di contraddizioni, come modellare il nostro regolamento introducendo, dal punto di vista politico-legislativo, uno strumento più efficace di quanto non possa essere un rilievo d’ufficio, importante ma non assorbente per quanto attiene alla rilevanza.

La mia opinione, che trasferirò all’interno della Giunta per il regolamento, è che, nel momento in cui anche il Senato dovesse ritenere importante il Comitato per la legislazione, si tratterà di valutare l’incidenza dell’osservazione, della riflessione o della critica. Il mio punto di vista - poi l’aula può anche dire di no – è che bisogna rendere questo Comitato di rango non dissimile da quello della Commissione bilancio, in modo da vincolare l’aula con una maggioranza qualificata rispetto a rilievi quale quello della coerenza con l’ordinamento, che è il punto più rilevante.

Nella trasversalità e nella orizzontalità delle competenze non possiamo prescindere dal principio del primato comunitario, al quale faceva riferimento soprattutto l’onorevole Cananzi: dobbiamo gerarchizzare ex novo le fonti tenendo conto che il principio del primato comunitario ha travolto una parte della nostra legislazione. Noi, sia come lettori sia come operatori del diritto, non siamo in grado di sapere, quando consultiamo uno specifico testo legislativo, quale sia la norma travolta, quale la norma indebolita e come si debba intervenire, proprio per la varietà delle fonti normative non soltanto di carattere legislativo ma anche di carattere regolamentare. Si tratta di una questione a mio avviso molto importante.

Sulla legislazione di indirizzo, potrei pronunciare una frase fatta, “musica per le mie orecchie”: affrontiamo il tema delle riforme costituzionali; un tema che riguarda, indipendentemente dalle valutazioni di opportunità su modelli di Stato e di Governo, anche il rapporto tra Parlamento ed autonomie. Ormai le autonomie sono molto diffuse sul territorio, anche a fronte di una autonomia di statuti, dai comuni alle province, alle regioni, ed è necessario raccordare il potere legislativo centrale con gli altri poteri legislativi territoriali. Elia ha ragione quando lamenta la riappropriazione da parte del Palamento: come Parlamento nazionale, ci siamo riappropriati di funzioni che erano state trasferite per settori organici alle regioni! Naturalmente questa oscillazione crea l’incertezza della norma, che è un altro punto dolente della nostra produzione legislativa.

Comprendo quanto affermato dal presidente Lembo circa l’ambito più discrezionale del nostro regolamento sulle "materie omogenee". Per la verità, vorrei fare mio il rilievo dell’onorevole Rodotà. Quando abbiamo introdotto la novella Bonifacio sui decreti-legge, ci siamo tutti accorti che probabilmente operavamo un’astrazione: infatti, il decreto-legge nella valutazione dell’esistenza dei presupposti di costituzionalità non è mai – sottolineo “mai” – sfuggito ad un contestuale esame politico del contenuto del decreto-legge stesso. Anche questo naturalmente comporta una valutazione di insieme, soprattutto per la diversa disciplina, tra Camera e Senato, dei tempi di conversione.

Posso concludere così. Ritengo, al pari del collega D’Onofrio, che la riunione odierna sia stata molto utile soprattutto per me e per i senatori, perché potremmo riprendere questa riflessione, affrontando un argomento a mio avviso premessa di ogni altro argomento: come il vincolo legislativo possa essere indebolito all’interno di un ordinamento formalistico quale è il nostro. Potremmo forse affrontare il tema della delegificazione in una prossima riunione (naturalmente di intesa con il Presidente della Camera) al Senato, nella Sala Zùccari: possiamo rivederci in autunno un po’ avanzato per trattare questo problema, che è essenziale anche per risolvere altre questioni che sono proprie dell’uno e dell’altro ramo del Parlamento; fino a quando la Costituzione prevede parità di funzioni per Camera e Senato, ognuno, onorevole Lembo, definisce il proprio regolamento nel modo che ritiene più opportuno.

PRESIDENTE. La ringrazio, Presidente Mancino, anche per questa proposta finale.

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