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Alberto Paolo Lembo


ALBERTO PAOLO LEMBO PRESIDENTE. Presidente Lembo, a lei la parola.
ALBERTO PAOLO LEMBO, Presidente del Comitato per la legislazione della Camera dei deputati. Anche come componente della Giunta per il regolamento prendo atto di spunti molto interessanti che potranno aiutarci nel nostro lavoro e che provo a riassumere molto velocemente. Si è ricordato che i decreti-legge, con cui abbiamo avuto a che fare in misura molto rilevante fino a qualche mese fa, avevano comunque una garanzia per quanto riguardava l’iter parlamentare e tutti i controlli interni. Nel momento in cui si affronta la materia del controllo parlamentare sugli atti che costituiscono esercizio di potestà da parte del Governo, si riscontra una carenza di strumenti significativamente efficaci. Questo ambito è quello che stiamo cercando di chiarire grazie anche ad una riforma del regolamento.

Oggi esiste il Comitato per la legislazione che negli ultimi sei mesi, su 33 pareri, ha fatto registrare una sola posizione dissenziente sul testo e due opinioni dissenzienti sui rilievi mancanti. Esso quindi lavora in modo organico e con una maggioranza consolidata perché si costruisce sull’esame del provvedimento. Il presidente della Corte costituzionale auspicava prima che l’intervento del Comitato fosse meno occasionale e più sistematico (sono le sue parole testuali). Se ritenessimo che l’organo abbia una sua validità in sé, anche a fronte del lavoro che ha svolto in questi 18 mesi, potremmo pensare di utilizzarlo stabilmente anche a fronte di “spazi vuoti” che si sono venuti a creare (vedi la questione della legislazione delegata).

Ciò può avvenire, secondo me, attraverso due passaggi. Il primo consiste in un miglioramento delle forme di collaborazione, mentre il secondo è rappresentato da un ampliamento effettivo di poteri. Per quanto riguarda l’affinamento delle modalità di collaborazione, illustro soltanto tre aspetti: innanzi tutto, i problemi tecnici di stesura dei testi. Abbiamo potuto verificare molto spesso, in sede di esame dei provvedimenti presso il Comitato, che talvolta le disposizioni contenute nei disegni di legge presentano punti di forte stridore tra di loro. O sono frutto di mani diverse oppure questi provvedimenti vengono “montati” in modo tale da non risultare organici. Ciò va evidentemente imputato non al Governo, ma alla struttura che materialmente partecipa alla redazione. In questo campo si può riuscire ad ottenere molto (vedremo poi in che modo) rispetto all’obiettivo di ottenere un prodotto non finito, un “semilavorato”, di buona qualità per la presentazione al Parlamento.

In secondo luogo, il Governo si sta dotando di strutture di consultazione esterna e di verifica interna. Anche con queste strutture e gruppi finalizzati ad una serie di controlli interni si dovrebbe riuscire ad aumentare la collaborazione con il Comitato, partendo anche dalla presenza sistematica – cosa che attualmente non sempre si verifica – del Governo durante le sedute del Comitato medesimo. Quando il Governo era presente, siamo riusciti ad avere immediatamente chiarimenti o notizie integrative che ci hanno permesso di lavorare bene. Se il Governo non era presente, evidentemente risultava difficile dialogare con la componente assente.

In terzo luogo – mi rivolgo, in questo caso, anche al Presidente del Senato – ci troviamo di fronte ad un’anomalia che a volte ci mette in difficoltà: in Italia abbiamo quella rarità giuridica che è il sistema bicamerale perfetto; ma lo è in teoria, perché, in realtà, le competenze identiche di Camera e Senato vengono diversificate, nel momento in cui si opera concretamente, attraverso il passaggio ai rispettivi regolamenti: le competenze sono identiche, ma i regolamenti pongono modalità di lavoro profondamente diversificate. Sappiamo che vi è una maggiore o minore possibilità di accesso, per esempio, alla presentazione di emendamenti; vi sono elementi che a volte turbano il lavoro in quanto – ripeto – le competenze sono uguali, ma avere a che fare con un decreto-legge presentato in prima lettura alla Camera o che ci viene dal Senato, per esempio, spesso provoca distonie notevoli, e lo stesso Governo appare in difficoltà, in certe situazioni, per l’approvazione da parte del Senato di emendamenti che, mentre secondo parametri adottati presso la Camera dei deputati sarebbero soggetti a censura di disomogeneità, presso il Senato sono considerati ammissibili in base a valutazioni del tutto e, giustamente, autonome rispetto alla Camera dei deputati.

Anche in questo caso, fermo restando che disponiamo di quest’organo interno che il Senato non ha, l’attivazione di qualche forma di concertazione in parallelo con l’altro ramo del Parlamento potrebbe permettere un lavoro rivolto non solo a noi ma al prodotto finito, cioè alla norma. Non so come, però mi pongo il problema perché si tratta di una questione che effettivamente sorge quotidianamente durante il nostro lavoro. Per quanto riguarda invece l’ampliamento delle competenze del Comitato, ho colto con molto piacere i rilievi espressi in riferimento. Stiamo discutendo anche di una forma di allargamento di competenze della XIV Commissione permanente della Camera (Politiche dell’Unione europea), e proprio in queste settimane, come il Presidente Violante sa bene, abbiamo dato inizio ad un qualcosa che a mio avviso era importantissimo, cioè un’indagine conoscitiva sul recepimento, nell’ordinamento italiano, delle direttive comunitarie - quindi, le modalità di recepimento al nostro interno – e, contemporaneamente, un’analisi comparata sulle modalità di recepimento anche negli altri ordinamenti nazionali.

Certamente non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo togliere lavoro alla Corte costituzionale; quindi, come è giusto, non ci siamo mai pronunciati su questioni di costituzionalità. Ecco i pochi elementi che memorizzo, ma che faccio presenti anche ai colleghi componenti del Comitato e della Giunta, perché, essendo in una fase aperta, in cui si possono ancora inserire delle proposte per tarare al meglio i nostri interventi di ulteriore modifica sul regolamento della Camera, credo che sia il caso di farlo. Ringrazio ancora, Presidente, per l’iniziativa assunta. Credo che per noi sia stata senz’altro utile – dico “noi” come componente interessata – ma ritengo che tutti quelli che hanno partecipato oggi possano avere apprezzato la possibilità di essere qui insieme a ragionare su questioni che ci riguardano tutti.

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