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Franco Bile


FRANCO BILE, Primo presidente aggiunto della suprema Corte di cassazione. Sulla base delle osservazioni interessantissime che ho ascoltato finora, vorrei ritornare sull’ultima parte del mio intervento, giovandomi anche di un proficuo scambio di idee che ho avuto, durante l’intervallo, con il consigliere Albamonte, collaboratore validissimo. Vorrei offrire qualche dettaglio su quello che è il rapporto della Corte di cassazione con le istituzioni, in particolare con Parlamento e Governo. Innanzitutto, devo dire che questo rapporto dovrebbe essere reso costante e incrementato, sia nella fase anteriore all’intervento legislativo che nella fase successiva a questo.

Per quanto riguarda la fase anteriore, la Corte potrebbe avviare collegamenti con il Comitato per la legislazione e con il nucleo previsto dalla legge n. 50 del 1999 per fornire ad essi, con una certa periodicità, elementi conoscitivi di quell’esperienza che si è andata via via formando su una singola norma e di quei conflitti che essa ha provocato, di cui sono indici rivelatori i precedenti giurisprudenziali. I precedenti giurisprudenziali possono essere considerati come una sorta di cartella clinica di quelle tensioni che i rapporti sociali ed economici hanno vissuto e che hanno dato luogo a quella conflittualità. Pertanto, sulla base dei problemi concreti che i precedenti hanno risolto, la Corte potrebbe sottoporre alle istituzioni elementi in grado di evidenziare la necessità di modifiche normative, a volte anche solo di miglioramento del testo, perché certe controversie nascono dal fatto che determinate parole in un testo possono essere interpretate diversamente.

Anche ai fini, quindi, di un’acquisizione di più corretti standard normativi, come esistono standard tecnici in altre discipline, credo che si possa immaginare che una norma venga migliorata nel suo contenuto nella prospettiva di evitare contenzioso in futuro oppure anche di monitorare l’efficacia delle scelte adottate. Credo che le moderne tecnologie consentano ricerche di questo tipo: per esempio, la banca dati del centro elettronico della Corte di cassazione ha un patrimonio di dati che potrebbe essere utilizzato ai fini di queste simulazioni.

I contatti con le istituzioni dovrebbero avvenire anche dopo l’intervento legislativo e potrebbero servire a verificare quale impatto l’innovazione legislativa ha avuto in termini di efficacia della soluzione accolta rispetto alla conflittualità precedente e quindi a procedere a quell’analisi dei costi e dei benefici a cui prima si alludeva. In proposito devo dire che anch’io ritengo – come è stato detto da qualcuno – che la difficoltà dell’analisi costi-benefici derivi in particolare dall’incertezza del parametro da utilizzare per valutare i benefici, parametro che non può essere di tipo esclusivamente economico, perché deve tener conto di altri dati, di altri valori e di altre esigenze. Pertanto, mi sembra che questo sia uno dei punti nevralgici del nostro problema.

Mi auguro che la Corte di cassazione possa essere davvero in grado, in tempi brevi, di avviare questo tipo di rapporto con le istituzioni. In tale prospettiva non posso che rinnovare il ringraziamento al Presidente Violante che, organizzando questo convegno, ha dato prova di estrema sensibilità nei confronti del problema.

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