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Renato Granata


PRESIDENTE. Do ora la parola al Presidente della Corte costituzionale, professor Renato Granata.

RENATO GRANATA, Presidente della Corte costituzionale. Signor Presidente, ringrazio in primo luogo le alte Autorità istituzionali, che hanno promosso questo incontro, per avermi onorato del loro invito a parteciparvi. Desidero poi esprimere il mio più vivo apprezzamento in merito alla strada intrapresa per far fronte ai gravi e non più eludibili problemi derivanti dalla crescente complessità normativa; strada che, per l’organicità e la sistematicità degli strumenti, testimonia la presenza di una strategia di gestione complessiva della qualità della regolazione della quale, da tempo, era avvertita la necessità e la crescente urgenza.

Non solo come presidente della Corte alla quale ho da circa nove anni l’onore di appartenere - Istituzione che per le peculiari caratteristiche della sua giurisdizione soffre in modo direi marginale i problemi nascenti dalla complessità e farraginosità dell’attuale modo di legiferare, i cui echi sono nelle sentenze che il Presidente Mancino ha avuto l’amabilità di richiamare - ma anche nel ricordo delle vissute esperienze di magistrato ordinario, per tanti anni alle prese con gli innumerevoli problemi con cui è chiamata a confrontarsi quotidianamente la giurisdizione ordinaria, non posso non essere vivamente interessato agli effetti positivi che è ragionevole ed auspicabile attendersi dalla gestione rigorosa ed impegnata di una politica di insieme sulla complessità normativa. La buona tecnica, l’omogeneità e la coerenza dei testi, le innovazioni normative attuate attraverso sostituzioni invece che attraverso caotiche legislazioni per stratificazioni successive, le codificazioni in testi unici, da un lato, la deregolamentazione, la delegificazione e la semplificazione in genere, dall’altro, sono tutti strumenti utili per far fronte all’eccesso confuso e pletorico della complessità normativa dei nostri giorni.

La chiarezza dei comportamenti richiesti dalla norma, incidendo positivamente sulle scelte dei soggetti della società civile e dei pubblici poteri, non comporterà soltanto benefici in termini di competitività delle imprese e di soddisfazione dei cittadini per i servizi resi dalle amministrazioni pubbliche, ma prevedibilmente condurrà anche ad una riduzione del contenzioso giudiziario, spesso alimentato proprio dalla confusione e dagli spazi che in questa confusione si aprono ai comportamenti strumentali ed arbitrari. Sono consapevole che l’inefficienza in cui versa attualmente il sistema giustizia necessita di interventi su più e diversi fronti. Tuttavia, quello oggi al nostro esame non è certo di secondo piano rispetto all’obiettivo di una giurisdizione in grado di rispondere adeguatamente, per qualità e tempestività, alla domanda di giustizia avanzata dalla società.

In particolare, vorrei soffermarmi brevemente sulle recenti innovazioni introdotte nel procedimento di produzione normativa, due delle quali mi sembrano di speciale rilievo per le loro intrinseche potenzialità, ancora più ricche di positive prospettive se, come mi auguro, ne sarà curato un adeguato potenziamento. Mi riferisco al Comitato per la legislazione ed al Nucleo per la semplificazione delle norme e delle procedure. Il primo, nel pur breve periodo di operatività, come risulta dalla relazione che il presidente del Comitato stesso ha testé svolto, ha già dato buona prova di sé con i pareri espressi sulla qualità e sull’efficacia dei testi normativi. Si tratta ora di trovare gli strumenti per rendere il suo intervento meno occasionale e più sistematico, almeno per quei testi portati all’esame dell’aula che presentino maggiore interesse sia dal punto di vista della semplificazione e del riordino normativo dell’esistente, sia sotto il profilo della loro prevedibile incidenza complessiva sull’ordinamento (penso a questo proposito, per esempio, alle leggi di principio). Anche la recente istituzione del Nucleo per la semplificazione e la contestuale previsione dell’analisi di impatto della regolamentazione (AIR) mi sembrano iniziative di grande importanza, perché portano a compimento, individuando strumenti operativi idonei, il percorso iniziato con la disciplina opportunamente potenziata dell’istruttoria legislativa, che già di per sé non potrà non essere ricca di proficui risultati ed a proposito della quale non posso che esprimere il più vivo apprezzamento per le iniziative adottate dalle Camere del Parlamento.

Positiva è la scelta di ricorrere a professionalità diverse, in un ambito tradizionalmente di dominio assoluto delle discipline giuridiche, proprio per poter cogliere la dimensione organizzativa della legislazione in tutti i suoi variegati aspetti e poter valutare l’incidenza anche economica della normativa. E’ del pari positiva anche l’introduzione delle metodologie e delle tecniche di analisi di impatto della regolazione già da tempo utilizzate in altri Paesi per valutare gli effetti dell’intervento regolatorio sull’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e sulle attività dei cittadini e delle imprese. Per trarre il massimo risultato da queste scelte si dovrebbe, a mio sommesso avviso, proseguire lungo due direzioni. Da un lato, bisognerebbe fare in modo che il gruppo di esperti costituenti il nucleo agisca come fattore di propulsione dell’intera struttura amministrativa addetta alla preparazione delle norme; fare cioè in modo che, con l’elaborazione delle opportune metodologie e strategie, esso funzioni da supporto per gli uffici legislativi di tutti i dicasteri in modo da coinvolgere quanti più soggetti possibile nell’opera di rinnovamento. Dall’altro – e concludo – bisognerebbe estendere l’AIR, dallo studio preventivo dell’impatto sull’ordinamento delle nuove norme, all’analisi successiva del ruolo giocato nella realtà regolatoria complessiva dalle norme già esistenti, al fine di una loro eventuale revisione.

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Granata.

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