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Luigi Tivelli


PRESIDENTE. Adesso l’ultimo intervento degli iscritti è del consigliere Luigi Tivelli.

TIVELLI. Sono consigliere parlamentare distaccato dalla Camera alla Presidenza del Consiglio; parlo a titolo personale, riconosco in pieno i contributi di chi ha parlato prima di me, da ultimo il presidente Villone, Paolo De Ionna ecc. Mi chiedevo se non era il caso di provare a fare un passo avanti su quanto è emerso in questo interessantissimo seminario. E’ emerso che siamo davanti ad una grande azione di regolamento di confini sulla legislazione. Non ci sono solo i confini verso il basso (regioni), verso l’alto (federalismo che verrà), ci sono anche quelli a latere (autorithies) che cambiano il sistema della legislazione. In questo quadro, c’è bisogno di una cooperazione più forte fra Governo e Parlamento; però sconto l’esperienza di chi, avendo provato - insieme ad altri colleghi come Elio Berarducci - già dal Governo scorso, a riversare dentro l'istituzione Governo, le esperienze che nascevano qui con la prima circolare del Presidente Violante, in questo campo ha toccato con mano le difficoltà; difficoltà riscontrate anche in questo Governo, che pur si avvale dell'opera del Sottosegretario alla presidenza, con la cultura e la competenza e la sensibilità dell'onorevole Bassanini e di un Segretario generale come Paolo De Ioanna. E’ ovvio che vi sono resistenze nell'ambito del Governo, inteso in senso lato, all'introduzione di nuovi sistemi di verifica della qualità della legislazione; ed è ovvio che anche l'introduzione dell'A.I.R. andrà in porto, ma andrebbe in porto meglio ancora se il terreno fosse stato preparato in precedenza. Penso che c'è anche un problema importante di monitoraggio sull'attuazione della legislazione di cui abbiamo parlato poco (l'ha accennato Trincia dal lato della posizione degli utenti e dei consumatori); penso che c'è un problema di semplificazione, di miglioramento della qualità e della comunicazione delle leggi, per non rischiare di cadere in quella spada di Damocle che io chiamo “urgenziocrazia”; ma l'urgenza, che delle volte esiste davvero, non può diventare una scusa per giustificare l'innovazione, come avviene in vari campi dell'attività politica amministrativa; mi chiedo perché non pensare a mettere in piedi presto uno dei gruppi di lavoro di cui avevamo già ragionato tra Camera, Senato, Presidenza del Consiglio per avviare un lavoro di istruttoria che prosegua la preparazione sul piano tecnico degli appuntamenti sulla qualità della normazione. Sarebbe un peccato sprecare questa occasione per non avviare forme di cooperazione già a livello tecnico.

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