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Pandolfelli Michele


PRESIDENTE. La parola al Professor Pandolfelli, capo dell’ufficio legislativo del Ministero dell'università e della ricerca scientifica.

PANDOLFELLI. Volevo partire da una visione realistica del processo legislativo e comunque normativo, perché altrimenti credo che non capiamo come mai avvengono determinati risultati. Credo che vada capito che questo è un processo in cui operano molti attori che hanno degli obiettivi spesso inconciliabili e che, in qualche caso, non si vogliono rendere noti. Perché rendere noto un obiettivo prima del tempo può rendere difficile la sua realizzazione. Spesso l'ufficio legislativo di un Ministero è al servizio di un ministro, che ha degli obiettivi, che vuole realizzare nel più breve tempo possibile, che a volte non coincidono con quelli di altri ministri dello stesso governo, e non coincidono con una maggioranza parlamentare; per cui l'ufficio legislativo spesso è costretto a fare delle norme emulative, cioè contro altri ministeri, per prendere delle competenze o per resistere ad altre competenze, facendo agire i parlamentari per tramite del ministro per ottenere determinati risultati. Credo che queste cose vadano viste nella loro realtà: non si spiega perché certe volte vengono fuori delle norme criptiche o poco chiare. Personalmente ho scritto un emendamento di cui era destinatario un deputato, che non ha capito di che cosa si trattava, e non doveva capire di che cosa si trattava; questo emendamento è stato votato in Aula; in Aula non si è capito di cosa di trattava; grazie a questo emendamento, per due anni, il ministero dell'università ha potuto regolamentare il numero chiuso, quando la maggioranza del governo Prodi dell'epoca era assolutamente divisa al suo interno sull'attuazione del numero chiuso.

Faccio questi esempi per dire che dobbiamo coinvolgere in questo processo i ministri e il Governo nel suo livello politico, perché altrimenti diciamo che l'ufficio legislativo è un’incudine dove il ministro preme perché determinati risultati si abbiano. Vorrei ricordare che con governi che vogliono riformare, è importante che un determinato assetto normativo nuovo si realizzi nei primi due anni della legislatura, perché altrimenti non c'è modo per i cittadini di vedere i frutti di quella riforma normativa; andranno a votare valutando i frutti ancora del governo precedente; c'è quindi un’esigenza insopprimibile di velocità del procedimento normativo.

Primo punto: perché gli uffici legislativi possano in qualche modo resistere o comunque cercare di approfondire questa qualità del processo normativo, devono essere meglio attrezzati; al momento non lo sono; credo che ci voglia un programma straordinario sia di potenziamento, ma anche di qualificazione del personale, ed incentivi per i dirigenti dei ministeri ad andare all'ufficio legislativo, cosa che in questo momento non c'è; credo che su questo vada fatta una riflessione; l’art. 7 del decreto legislativo del governo, dà spazi per i miglioramenti degli uffici legislativi; bisogna riuscire ad attuarli.

Secondo punto: una maggiore istruttoria sui procedimenti legislativi può coinvolgere i ministri e l’amministrazione, se si vede come contropartita una maggiore velocità a valle. Questo credo che sia una riflessione per tutti. Oggi il procedimento legislativo non è ancora un procedimento veloce, nonostante i cambiamenti del regolamento della Camera, anche quando c'è una maggioranza nettamente a favore di un testo, il procedimento rimane lento, soprattutto se guardiamo verso altri paesi; il procedimento regolamentare (è stato detto da tutti) è lentissimo, al punto tale che, se c'è da consigliare un ministro su qualche cosa, io consiglio esattamente quello che il prof. De Siervo stigmatizzava: troviamo delle deleghe, le più ampie, le più generiche possibili, per portare avanti un discorso. Tra l'altro cerchiamo di capire che certe scelte hanno delle origini tecniche molto precise; la delega legislativa ha avuto un grande sviluppo da quando è stato escluso il controllo della Corte dei conti sui decreti legislativi; basta capire questo fatto, per capire come uno strumento viene utilizzato; mentre, lo diceva prima la dr.ssa Barberio, oggi il controllo della Corte dei conti è in buona parte responsabile della difficoltà del processo di delegificazione; per cui il processo va reso in qualche modo più rapido. I passaggi o vanno diminuiti o vanno messi tutti in parallelo.

Il Parlamento, con alcune decisioni, ha reso il processo più lungo; infatti, se il parere parlamentare deve arrivare a valle di tutti gli altri pareri, non si possono mettere tutti i pareri in parallelo; è chiaro che per lo stesso governo, per lo stesso ministro perde di incentivo usare la delegificazione: tanto vale usare la vecchia legge, magari facendosela presentare dal parlamentare amico. A questo punto bisogna mettere tutti i paletti insieme per fare un discorso unificato. Credo che vadano trovate anche soluzioni banali, cioè regolamenti urgenti, decreti-legge. Dovrebbe trovarsi un caso di necessità ed urgenza per cambiare i regolamenti, io sono terrorizzato di averne fatti setto, otto; se si tratta di cambiare una parola per ciascuno, sono sei mesi per una sola parola. Allora bisognerebbe trovare un meccanismo veloce di correzione degli errori o di piccole integrazioni che salti o comunque abbrevi drasticamente alcuni passaggi.

Ultimi due punti. Mi sta benissimo il discorso Internet; abbiamo un sito web molto gettonato, dove mettiamo sempre la legislazione in itinere, la legislazione per settore, però anche la comunicazione ha dei costi e c'è un problema politico. Mettere troppo presto o troppo tardi su Internet un testo in itinere, può generare delle reazioni; si tratta sempre quindi di una decisione alla fine politica. Io parlo per il mondo universitario che è uno dei maggiori utenti su Internet, per cui mettere un regolamento prima o dopo scatena spesso delle reazioni. Si tratta di stabilire che cosa va fatto in termini di comunicazione prima che il testo sia definitivo e ciò che deve essere fatto a valle.

Infine penso che il Comitato per la legislazione potrebbe collegarsi con la Conferenza dei presidi delle facoltà di giurisprudenza, per valutare anche i nuovi processi formativi; in questo momento i corsi universitari, per effetto appunto delle riforme e regolamenti, stanno cambiando; un collegamento per qualche forma di corso di formazione in scrittura normativa (che secondo me non ha niente a che vedere con la professione del giurista), potrebbe essere molto interessante proprio ai fini della formazione e delle riqualificazione.

PRESIDENTE. Grazie, Professor Pandolfelli. E' chiaro che potrebbe cominciare adesso un nuovo seminario, addirittura potrebbe promuoversi un convegno.

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