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Edoardo Patriarca


PRESIDENTE. Cedo la parola al Dottor Patriarca, per il Forum permanente del terzo settore. Prego.

PATRIARCA. Anzitutto un ringraziamento al Presidente della Camera, onorevole Violante, per l’invito a questo seminario: è per noi motivo di grande soddisfazione e, nel contempo, un forte richiamo al nostro impegno e responsabilità come Forum Permanente del Terzo Settore.

Siamo una realtà cresciuta che raccoglie oggi più di ottanta soggetti tra associazioni, movimenti di volontariato, cooperative, organismi di mutualità, fondazioni. Una realtà ricca e variegata, proveniente da aree culturali diverse, unite da alcuni valori e su alcune priorità sentite da tutti urgenti per l’intero Paese; una realtà che ha saputo costruire sul territorio una fitta rete di collaborazioni e progetti.

Vorrei proporre alcune brevi riflessioni sul tema di questo seminario.

L’attuale quadro politico non ci pare confortante; è un quadro che può allontanare i cittadini dalla politica, percepita come superflua e inutile, in difficoltà a comunicare le priorità su cui richiamare l’attenzione e concentrare le migliori energie del paese. Per parte nostra, più volte le abbiamo comunicate e devo dire, con rammarico, quasi sempre inascoltati.

Il principio di sussidiarietà indicato nei nostri documenti principio orientatore per la produzione legislativa e per le riforme costituzionali e amministrative, è tuttora poco praticato, nonostante le numerose dichiarazioni. Una sussidiarietà che non immagina uno stato defilato, anzi. Ne richiama piuttosto le funzioni nobili che gli sono riconosciute: funzione di regolazione e di controllo; di tutela dei diritti, soprattutto dei cittadini più deboli, e di programmazione in concerto con i soggetti del privato e privato sociale.

Le semplificazioni legislative potranno procedere più celermente solo se si accetteranno le potenzialità progettuali e di protagonismo serio e responsabile delle formazioni sociali. Prevale tuttora la logica del controllo e del sospetto. Emblematico, in tal senso, il dibattito sulla cosiddetta Autority del Terzo Settore. Si scontrano due diverse filosofie: da una parte il Ministero delle Finanze che immagina un organismo più proiettato sulle funzioni di controllo; e dall’altra, il vasto mondo del Terzo settore, che senza volere attenuare le doverose e auspicabili funzioni di controllo, vorrebbe fossero anche presenti anche quelle di promozione, di regolamentazione, di consulenza e di monitoraggio. Insomma, vorremmo istituzioni più amiche delle formazioni sociali, che ne riconoscano il ruolo e ne favoriscano lo sviluppo.

E’ auspicabile si accorcino i tempi di attuazione concreta delle tante leggi approvate: i tempi di approvazione dei regolamenti/decreti attuativi diventano talune volte biblici. In tal modo si frustrano le aspettative e le attese dei cittadini. Ricordo il regolamento attuativo della legge sull’immigrazione, quello sull’Agenzia del Servizio civile, quello sulle piccole e medie imprese sociali, quella sull’Autority del Terzo settore.

Proponiamo di calendarizzare con più cura i processi decisionali che coinvolgono altri soggetti oltre al circuito tradizionale Governo-Parlamento. Convocazioni non calendarizzate nei tempi dovuti, convocazioni dell’ultima ora non aiutano la presenza di realtà “leggere”, ma con alto valore aggiunto, delle nostre organizzazioni. Un esempio per tutti: se il documento di programmazione economica finanziaria è lo strumento di sintesi e di riconduzione ad unità di tutto, gli interventi in materia di finanza pubblica e di sviluppo economico sociale, perché non prevedere una sessione estiva con le parti sociali, ben preparata anche nelle metodologie di lavoro, per individuare le priorità del triennio successivo e quelle della finanziaria? Perché concentrare il dibattito solo sugli ultimi mesi dell’anno? L’individuazione delle priorità darebbe al percorso della Finanziaria un tono più alto, un momento di vera e propria progettazione politica. Impegnerebbe le parti sociali a concentrarsi sugli aspetti più fondanti e offrirebbe al Governo un quadro complessivo delle letture che provengono dalla società civile. Tutto ciò nel rispetto delle prerogative e delle responsabilità di ciascuno, senza confusioni e fraintendimenti.

Perché non prevedere in Parlamento uno “sportello unico” per la società civile organizzata che garantisca un supporto informativo attivo (ti offro le informazioni ma ti aiuto anche leggerle) e non solo passivo (ti do le informazioni)?

Occorre procedere con più decisione alla semplificazione e alla delegificazione, più di quanto sia stato fatto fino ad oggi. La produzione legislativa abbia il coraggio di utilizzare un linguaggio vicino al cittadino: i richiami ai commi, i “considerato che..” o i “visto il…” sono talvolta più lunghi del testo, non aiutano la comprensione. E poi continuare sulla via intrapresa dei testi unici.

E infine una raccomandazione: occorre accompagnare il decentramento dei poteri alle Regioni, Province e Comuni con un piano di formazione per il personale amministrativo locale: talvolta buone leggi (vedi la 285) hanno trovato difficoltà di applicazione per l’incapacità a costruire modalità nuove di lavoro e di rapporti con il Terzo settore; modalità più incentrate sul progetto, sugli obiettivi, sulla verifica dei risultati, piuttosto che sul rispetto burocratico del processo istruttorio.

PRESIDENTE. Grazie, dottor Patriarca.

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