Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Vai al Menu di navigazione principale

Stemma della Repubblica Italiana
Repubblica Italiana
Bandiera Italia Bandiera Europa

Inizio contenuto

Luigi Minardi


LUIGI MINARDI, Presidente del Consiglio regionale delle Marche. Non posso che ringraziarla, Presidente, per quest’iniziativa di cooperazione istituzionale che, ne sono certo, darà forza alle iniziative che a livello di consigli regionali abbiamo in animo di attivare per favorire sempre più la crescita della qualità delle leggi.

Mi limiterò a trattare due soli punti: il primo riguarda la necessità, per fare le riforme, di sviluppare l'alleanza delle autonomie; il secondo concerne la necessità di migliorare la produzione legislativa per rafforzare il ruolo del consiglio. L'innovazione istituzionale avviene in un contesto in cui la riforma costituzionale è bloccata, mentre è cresciuta nelle città, nelle province e nelle regioni la convinzione della propria personalità e la richiesta di una maggiore autonomia. Lo spostamento del baricentro dalla scala statale a quelle regionali è un processo inevitabile e delicato nello stesso tempo; esso non deve originare nuovi centralismi e deve evitare semplificazioni localistiche e frammentazioni territoriali. Vanno impostati, perciò, non solo i principi del decentramento, ma anche quelli del decentramento e vanno evitati due rischi: il primo rischio che corriamo è che tale crescente consapevolezza di sé si trasformi in una voglia di fare da soli e di fuggire di casa, un po' come succede a certi giovani; il secondo rischio è che si continui nella vecchia rappresentazione a matrioska, per cui si procedeva dal nazionale al regionale e al locale, e viceversa. Questa metodologia è sempre più lontana dalla realtà.

Serve allora, per evitare dispersioni e fughe in avanti, trovare un punto di coordinamento utile per costruire l’alleanza tra le varie autonomie; parlo di autonomie, non di istituzioni; parlo di autonomie e non di separatezza; un'alleanza indispensabile per fissare obiettivi e metodi e per assumere degli orientamenti comuni; in pratica, per produrre l'innovazione, senza la quale ci può essere solo il fallimento del processo riformatore.

L'idea, dunque, di rafforzare il rapporto tra Parlamento e consigli regionali è senz'altro positiva e va sviluppata perché si muove in questa direzione. Dobbiamo arrivare a costruire una rete delle assemblee legislative attraverso forme di cooperazione, l'uso di strumenti informatici e telematici e dobbiamo anche dare vita a strumenti utilizzabili da tutti gli enti per scambiare informazioni ed esperienze, nonché per l'accesso e la gestione comune di banche dati legislative. Si dovrebbe, inoltre, mettere già da ora le regioni nella condizione di intervenire quando le Commissioni parlamentari discutono di materie già trasferite. Questi piccoli ma significativi gesti sarebbero importanti per segnalare un crescente interesse e per rafforzare un rapporto che potrà concretizzarsi con la ripresa del processo di riforma della Costituzione con l'istituzione della Camera delle regioni. In questi anni, nell'intenzione di assicurare tempestività ed efficienza all'intervento pubblico, si è proceduto ad un progressivo rafforzamento degli esecutivi a scapito delle assemblee elettive.

Si tratta oggi di costruire un nuovo equilibrio tra decisione e rappresentanza: la dialettica esecutivo-consiglio segna dunque un altro livello di confronto tra autonomie ed un'altra frattura da evitare, se si vuole avere successo nel processo di innovazione istituzionale. È dunque fuori di dubbio che le assemblee elettive, un tempo spesso espropriate dall'azione svolta dall'esterno dai partiti, oggi debbano assumere una più precisa personalità. La redazione dei nuovi statuti deve favorire questa ricerca.

La valorizzazione del ruolo dei consigli passa anche attraverso il miglioramento dell'attività dei legislatori; tale attività è difficile e merita la massima attenzione da parte nostra nell'intento di migliorare la qualità, la fattibilità, la semplicità, nonché la trasparenza delle leggi esistenti e di quelle nuove. Serve per questo l'adeguamento della struttura dei consigli, la valorizzazione delle competenze già esistenti, lo sviluppo di un sistema di formazione e di aggiornamento di tutto il personale, nella consapevolezza che l'investimento sul capitale umano in un quadro di grande trasformazione è essenziale. Si potrebbe anche avviare insieme la formazione di un nuovo tecnico, il tecnico della legislazione, capace di valutare gli effetti della legge nel suo applicarsi concreto. Va altresì attivata attorno all'attività dei consigli la comunità scientifica regionale sui problemi concreti e strategici che emergono nelle trasformazioni economiche e sociali del territorio.

Infine, Parlamento e regioni potrebbero coordinarsi nel processo di delegificazione, di aggiornamento della legislazione esistente, di redazione dei testi unici, regolando le attuali zone di confine ed evitando sovrapposizioni. Importantissima è dunque la proposta di avviare un più stretto raccordo tra Parlamento e presidenti delle assemblee regionali, perché essa si colloca all'interno della necessità di una più organica collaborazione sia nel campo della qualità della produzione legislativa sia nell'attività di decentramento. Per il futuro è ovvio che la redistribuzione dei compiti nella filiera istituzionale Governo centrale - regioni - sistema delle autonomie dovrà avvenire per rendere più semplice l'intero processo decisionale. Bisogna quindi evitare che la rivendicazione di un maggior spazio per sé da parte dei vari livelli istituzionali impedisca l'innovazione o produca un nuovo processo decisionale confuso ed inefficace. L'incontro di oggi non può che rafforzare un rapporto già in atto tra assemblee legislative e rappresentare un momento di arricchimento culturale utile al ruolo che siamo stati chiamati a svolgere (Applausi).

Fine contenuto

Vai al menu di navigazione principale