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Luciano Violante


PRESIDENTE. Negli interventi svolti sono stati approfonditi anche aspetti preoccupanti, come l’aspetto che ci segnalava il professor Lombardi dei due tipi di federalismo, quello ottocentesco di opposizione e quello attuale che si basa sul riconoscimento non dico di un processo di scomposizione ma di un forte ripensamento della struttura unitaria dello Stato. Per quanto riguarda le funzioni più specifiche che sono state poste, emerge quella che cerca di individuare in che fase siamo. Il presidente Louvin rilevava che la fase del seminario è finita e che siamo in un momento in cui progressivamente emergono le identità dei consigli regionali, in cui i poteri cominciano a trasferirsi in modo sempre più consistente. C’è dunque l’esigenza di affermare la distinzione tra momento parlamentare regionale e momento dell’esecutivo regionale e, man mano che si approfondiscono i compiti dei consigli regionali, emerge sempre con maggior forza la necessità della distinzione tra esecutivo e legislativo a livello regionale.

In questo quadro, per il punto che riguarda in particolare il Parlamento, Cerulli Irelli diceva che i risultati ancora non ci sono o almeno non sono al livello che pensavamo. Non si deve però dimenticare che siamo in fase di costruzione della macchina ed è difficile quando si costruisce un sistema avere subito i risultati, anche perché questi dipendono in gran parte dall’imponderabile della politica.

Il presidente Villone muoveva critiche al Comitato per la legislazione, e tornerò su questo aspetto. Rilevo che le condizioni del Comitato sono seguite nel 60 per cento dei casi, cioè sono più seguiti i pareri del Comitato che quelli della Commissione bilancio, tanto per capirci, anche tenuto conto che non sono mai seguiti quando arrivano in aula.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Presidente della Commissione parlamentare consultiva per l’attuazione della riforma amministrativa. Sono seguite le condizioni.

PRESIDENTE. Le condizioni sì, ma sono numericamente molto meno le condizioni che pone la Commissione bilancio rispetto a quelle del Comitato per la legislazione.

Però è significativo che dove invece sono molto meno seguiti i pareri è quando si tratta di decreti-legge, perché lì c’è un vincolo, che non viene tanto dal Parlamento quanto dall’esecutivo, a non modificare o condizionare. E’ diverso invece quando si tratta di parere richiesto dalle minoranze, che hanno il diritto di richiedere il parere del Comitato per la legislazione; in quel caso le condizioni poste dal Comitato sono seguite nel 60 per cento dei casi, che è una quota di una certa rilevanza. Comunque, sulla natura di questo organismo tornerò dopo.

Dicevo, stiamo costruendo la macchina. E cosa constatiamo in questa fase? Che la qualità non è più un vincolo. Noi stiamo faticosamente vedendo in che modo costruire questo vincolo, che innanzitutto dovrebbe essere bicamerale. Sappiamo invece che c’è uno scarto notevole fra Camera e Senato in ordine a questo meccanismo in termini di giudizio sull’ammissibilità degli emendamenti, per cui il deputato obietta che in questo ramo del Parlamento gli si rende inammissibile un emendamento che il suo collega al Senato presenterà e sarà votato, poi il provvedimento tornerà alla Camera modificato dal testo di quell’emendamento. Ciò avviene molto frequentemente e crea naturalmente problemi, nel senso che i regolamenti sono diversi e pongono questo tipo di divaricazione tra Senato e Camera.

Comunque il problema di fondo da risolvere per quanto riguarda il livello parlamentare nazionale è che stiamo costruendo procedure ma manca il decisore. Questo è certamente un problema delicatissimo perché il decisore può presentarsi nei suoi panni formali ma può essere semplicemente un decisore sostanziale e quindi, come tale, può interferire su decisioni che sono politiche. Questo è un punto delicato da risolvere: vedremo come affrontarlo in futuro.

Nei rapporti con le regioni abbiamo però una chance. Siccome sappiamo quali sono i problemi e dal punto di vista legislativo siamo in fase di Stato nascente per quanto riguarda i consigli regionali, possiamo definire i problemi e vedere come preventivamente assumere concrete misure per affrontare tali problemi. Noi per esempio ci troviamo di fronte ad alcune questioni di questo tipo. Innanzitutto, quella sarà una legislazione di tipo monocamerale, cioè senza possibilità di revisione, a differenza della legislazione parlamentare laddove molto spesso capita che un problema non si risolve perché tanto ci penserà l’altro ramo del Parlamento. La legislazione monocamerale ha invece un suo carattere di definitività e quindi si può permettere meno errori, e dunque ha bisogno di essere seguita con una cura maggiore.

L’altro aspetto che viene fuori è il rapporto che intercorre tra i temi di cui parliamo e gli statuti e i regolamenti. Al riguardo preciso che dalla discussione che abbiamo svolto sulla riforma del regolamento alcuni colleghi dell’opposizione, e segnatamente l’allora presidente del gruppo di Alleanza nazionale, Tatarella, posero il problema di cosa sarebbe potuto succedere a livello di consigli regionali quando le opposizioni avessero bloccato il funzionamento dei consigli, non assicurando le decisioni e così via, tenuto conto che il regolamento della Camera garantisce la decisione in tempi tendenzialmente certi. Per questo motivo abbiamo cominciato a sentirci, per vedere in che termini alcune procedure di riforma regolamentare potevano essere trasferite ai consigli regionali, e successivamente il discorso si è allargato così come abbiamo visto. Però certamente la questione dei regolamenti è essenziale: senza risolvere quella ho l’impressione che molti dei problemi che qui affrontiamo sono difficilmente risolvibili garantendo il giusto equilibrio tra rappresentanza e decisione all’interno dei consigli regionali.

In questo quadro, visto che la fase dei seminari è chiusa, abbiamo il problema – come è stato posto in evidenza dai colleghi Villone, Cerulli Irelli e da coloro che ci hanno inviato testi scritti – di vedere in che termini si può continuare a cooperare in questa forma interistituzionale, mettendo insieme le esperienze e le competenze di Camera, Senato, consigli regionali e dei centri di ricerca che già ci hanno aiutato in questa fase. Mi domando se non sia possibile chiedere ad alcuni colleghi che hanno una competenza istituzionale specifica di proporre in che termini si può costruire una conferenza interistituzionale su questi temi partendo dall’esperienza che abbiamo maturato da circa un anno. Chiederei se è possibile che i presidenti delle Commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato, il presidente della Commissione parlamentare consultiva per l’attuazione della riforma amministrativa, il presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali e il presidente del Comitato per la legislazione della Camera dei deputati possano vedersi per verificare in che termini si può proseguire nelle forme di cooperazione interistituzionale, anche considerando il risultato fortemente positivo che ci ha dato il rapporto con i centri di ricerca. Se questa può essere una via di stabilizzazione di questo nostro lavoro, su iniziativa dei presidenti delle Commissioni affari costituzionali dei due rami del Parlamento nell’arco di un periodo di tempo ragionevole può essere avanzata una proposta su come proseguire la nostra attività. Per quanto riguarda l’ospitalità da parte della Camera della Conferenza dei presidenti delle regioni, noi siamo assolutamente disponibili ad ospitarvi e credo che altrettanto lo sia il Senato; deciderete voi come avvalervi delle istituzioni parlamentari.

Devo dirvi che sentiamo come necessario il rapporto tra Parlamento nazionale e consigli regionali. Non abbiamo alcun intento di sconfinare, quindi c’è da discutere insieme in che termini ciascun soggetto esercita il suo ruolo secondo le sue responsabilità: questo deve essere chiaro reciprocamente.

La questione di fondo che si pone è che la sovranità nazionale è nel Parlamento. Questa non è solo una differenza di livelli di legislazione. Peraltro, dalle cose che qui sono state dette mi pare che emerga un punto: qual è il risultato che vogliamo raggiungere? Mi riferirei a come si è trasformato il principio di legalità, che nel passato era la conformità dell’azione ad un tipo, mentre oggi credo che il principio di legalità sia la possibilità del cittadino, della famiglia, dell’impresa, di conoscere quali sono le conseguenze giuridiche dei suoi comportamenti; è attorno a questo dato che ha interesse a conoscere l’ambiente normativo in cui si colloca il suo comportamento.

Questi sono i due elementi che dovremmo garantire ai cittadini, i quali poi sono scarsamente interessati a sapere se una disposizione legislativa regolamentare è contenuta in un decreto legislativo, in una norma regionale, nazionale o dell’Unione europea. Per lui l’ambiente normativo è quello e lì dentro si deve muovere. Non credo però che siamo in grado di garantire ai cittadini in molti casi la conoscibilità delle conseguenze giuridiche dei loro comportamenti. Questo problema lo si risolve soltanto mediante un’azione interistituzionale: non è possibile che ognuno lo risolva separatamente. Anche perché se quel cittadino si spostasse dal Piemonte alla Liguria e dalla Liguria alle Marche rischierebbe di vedere conseguenze diverse in ordine allo stesso tipo di comportamento. Questo sarà un problema di non secondaria importanza, tenuto conto che le nostre regioni hanno una dimensione quantitativa molto più ristretta rispetto ai Länder tedeschi o agli Stati degli Stati Uniti.

Quindi in questa piccola dimensione il problema della qualità della legge e di come la legge può essere un elemento di soffocamento dell’attività dei cittadini è ancora più rilevante rispetto a quanto non accada in modo assai conflittuale, per esempio, in Germania. Se con queste premesse e con questi limiti riuscissimo ad operare nei termini che ho indicato (poi il presidente Louvin ci dirà in che termini i presidenti dei consigli regionali e delle province autonome ritengono di poter partecipare a questo lavoro istruttorio), in un arco di tempo ragionevole i presidenti delle Commissioni che ho elencato ci potranno fornire una proposta operativa. Vi ringrazio per il rilevante contributo che avete fornito e dichiaro conclusa la riunione.

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