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Mario Cristofolini


MARIO CRISTOFOLINI, Presidente del consiglio provinciale di Trento. Vorrei proporre alcuni spunti di riflessione sulla funzione normativa regionale. Anzitutto trovo sicuramente opportuno ed utile che ogni consiglio regionale, quindi anche ogni consiglio della provincia autonoma, faccia periodicamente il punto sullo stato della propria legislazione. Sarà forse un lavoro di più per gli uffici ma offre sicuramente una buona occasione per riflettere su come viene svolta l’attività legislativa, sugli obiettivi raggiunti, su quelli mancati, sull’uso degli strumenti disponibili, sulle difficoltà e sulle incongruenze riscontrate. Ovviamente, per trarne vantaggio anche in termini di comparazione con le altre regioni e con il sistema statale, occorre affinare la tecnica di raccolta e di valutazione dei dati e renderli sistematici ed omogenei.

Questo è un obiettivo a cui le nostre assemblee dovrebbero puntare anche utilizzando gli strumenti di raccordo e di coordinamento esistenti.

In Trentino, ormai da oltre dieci anni, predisponiamo una relazione attuale sulla legislazione, che mandiamo ai nostri consiglieri e alle strutture. È un primo tentativo per tenere sotto controllo l’evoluzione del nostro sistema normativo e che si sforza, accanto all’analisi del dato normativo, di indicare gli aspetti critici e di suggerire anche alcuni strumenti di correzione. Per avere la regia del sistema normativo occorre investire di più sul fronte della sua ricostruzione ed organizzazione. La disponibilità di banche dati normative affidabili ed aggiornate che garantiscano la consultazione dei testi coordinati deve essere un obiettivo minimale pregiudiziale, perché su di esse poggia l’efficacia di qualsiasi intervento di manutenzione, di riorganizzazione, di semplificazione del sistema normativo. Su questo fronte abbiamo già fatto molto in questi ultimi anni, ma non mi pare che sia stato raggiunto un livello ottimale.

Vi è poi anche il problema della conoscenza e diffusione del dato normativo, che sono ovviamente correlati e che richiamano aspetti strategici del rapporto fra l’istituzione e la società e incidono sulla stessa tenuta del sistema democratico. Si è già accennato come sia difficile e dispersivo e talvolta defatigante per il cittadino trovare la norma che interessa e comprenderne la portata in un quadro normativo di riferimenti sempre più articolato e complesso. Vi è, quindi, anche l’esigenza di puntare con coraggio e determinazione ad una semplificazione del linguaggio normativo. Bisogna diffonderne gli strumenti e garantirne l’applicazione con adeguati interventi di formazione del personale. Anche questo è un punto su cui potremo costruire qualcosa assieme.

La collaborazione fra le assemblee, le sinergie, alle quali si accennava anche prima e il cui rafforzamento è l’obiettivo finale di questi incontri, dovrebbero allora concretizzarsi in progetti di varia natura, da quelli tradizionali, che puntano alla formazione e qualificazione dei funzionari e alla predisposizione di modelli operativi condivisi per il lavoro legislativo, a quelli più innovativi e strategici, cui sarà necessario por mano in conseguenza dei nuovi scenari normativi portati dalle riforme in atto. Non sto pensando che i nostri consigli regionali debbano acriticamente riprendere le norme e le esperienze e gli strumenti delle procedure parlamentari, che peraltro rappresentano sicuramente un punto di riferimento: sto pensando ad un processo di ripensamento e di riformulazione delle regole e dei modelli operativi, in cui si esplica il lavoro assembleare; un lavoro da condurre progressivamente sulla base di un percorso definito, in modo coordinato e condiviso ma che non necessariamente porti a sbocchi uniformi ed appiattiti, comunque aperto a soluzioni diverse, magari anche con un occhio attento a quello che succede e a come operano le assemblee politico-legislative straniere.

Allora potrei anche proporre un’agenda di priorità. Direi che i punti più importanti sono i seguenti: il raggiungimento di un livello comune e alto di strumenti che ci assicuri la regia del sistema normativo, con un agevole sistema per la condivisione del dato normativo e la diffusione a tutti gli utenti; il consolidamento delle regole per un’applicazione uniforme delle tecniche di buona scrittura delle norme e di semplificazione del sistema normativo; l’avvio di una progressiva risistemazione del quadro normativo attraverso l’applicazione concreta, ai vari livelli, delle tecniche di semplificazione, di deregolamentazione e di delegificazione; la definizione di regole e principi – pochi e comunque generali – per garantire una legislazione di qualità, valutarne attentamente i contenuti (principi e procedure), la loro collocazione (norme costituzionali, statuti, regolamenti assembleari), la loro forza vincolante sul legislatore; la definizione di modelli o griglie, non necessariamente uniformi e uguali per tutti ma capaci di garantire una migliore istruttoria legislativa e un adeguato sistema di controllo delle leggi.

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