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Roberto Louvin


ROBERTO LOUVIN, Presidente della Conferenza dell’Assemblea dei consigli regionali e delle provincie autonome. Presidente, presidenti e colleghi, nel corso del seminario che si è tenuto alla Camera dei deputati il 30 giugno scorso, abbiamo già avuto modo di richiamare l’attenzione sulla necessità di costruire un luogo di collaborazione tra Parlamento e assemblee regionali, un locus standi in cui i soggetti possano instaurare un confronto paritario e intrattenere un rapporto di collaborazione. La proposta partiva, già allora, dalla constatazione dell’urgenza di realizzare a pieno il dettato dell’articolo 5 della Costituzione, che richiede l’adeguamento non solo dei principi ma anche dei metodi della legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento. Si tratta di un principio costituzionale che, purtroppo, è stato spesso trascurato, tanto dal legislatore statale, quanto da quello regionale.

Come emerge anche dal rapporto sullo stato della legislazione, che viene presentato oggi, i legislatori (quello statale e quello regionale) hanno finora trovato difficoltà ad interagire correttamente fra loro e a distinguere in modo chiaro i compiti di ciascuno. Ne è disceso, oltre che uno stravolgimento dei rispettivi ambiti di competenza, un aggravio per il cittadino, che non è stato in condizione di conoscere sempre con certezza la normativa vigente e che si è confrontato spesso con una legge non amica, oscura, contraddittoria, frutto di stratificazioni, soprattutto, avvenute con una logica puramente incrementale, senza i necessari ripensamenti sulle scelte di fondo.

Rispetto al 30 giugno, tuttavia, sono intervenute, come ha ricordato poco fa il Presidente Violante, alcune importanti novità. La Camera dei deputati ha infatti approvato, in prima lettura, una riforma costituzionale che assegna allo Stato una competenza legislativa enumerata e alle regioni una competenza generale residuale, sia pure articolata in una sfera di legislazione ripartita e in una di legislazione esclusiva. Naturalmente, le nostre modeste capacità di divinazione non ci consentono di sapere oggi se questa riforma proseguirà fino al termine il suo cammino entro la fine di questa legislatura. Ad ogni buon conto, come Conferenza dei presidenti, riteniamo necessario attivare fin da subito nuove sinergie. L’attesa può trasformarsi in un proficuo periodo di collaborazione o, quanto meno, di sperimentazione di queste nuove forme di cooperazione. I legislatori regionali e quello statale devono quindi intensificare il loro dialogo e creare modalità nuove di rapporto che integrino e coordinino le loro azioni con un nuovo metodo per la legislazione.

E’ già stato richiamato il modo specifico di cooperazione individuato nella riforma del titolo V, dove si stabilisce che i regolamenti della Camera dei deputati e del Senato possano prevedere la partecipazione di rappresentanti delle regioni, delle provincie autonome e degli enti locali alla Commissione parlamentare per le questioni regionali. La Commissione così integrata potrà esprimere pareri di particolare valore nel procedimento di formazione delle leggi e per discostarsi dal parere così formulato sarà necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea. Questa norma, quindi, mentre chiama le Camere ad aprire i loro procedimenti alle autonomie territoriali, sottolinea la necessità che le regioni trovino strumenti di intervento all’interno del procedimento legislativo statale, consentendo alle Camere stesse di operare un più attento autocontrollo nell’esercizio delle proprie potestà normative.

Avvertiamo però, come consigli regionali, anche il rischio che questa riforma apporti degli elementi di confusione rispetto ad un panorama normativo già sufficientemente complesso. Occorre quindi trovare meccanismi semplici ed efficaci di verifica congiunta della compatibilità della legge nazionale rispetto al sistema regionale. Credo sia questo il dato di novità: una compatibilità comunitaria. E’ la nozione di compatibilità regionale che forse oggi è da sottolineare e da individuare più correttamente. Questo è obiettivo di comune interesse. In ciò siamo in linea con le tendenze e le preoccupazioni già emerse in sede sia nazionale, sia comunitaria. Ci tengo, a tal proposito, a ricordare l’enorme lavoro, già svolto in materia di qualità della legislazione, dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee parlamentari dell’Unione europea e del suo Gruppo di lavoro presieduto dal Presidente della Camera. Alla fine dello scorso marzo, a Cogne, in Valle D’Aosta, un paese che oggi, purtroppo, è stato tra i più segnati dall’alluvione del 15 ottobre, avevamo avuto il piacere, in una cornice ben più allegra, di accogliere la riunione del Gruppo di lavoro sulla qualità della legislazione, presieduto dal Presidente Violante. Ma anche le riunioni dei presidenti delle assemblee amministrative regionali, come quella che si svolgerà tra pochi giorni a Santiago de Compostela, conducono a una rinnovata attenzione su questi profili. La complessità dei sistemi normativi e delle loro reciproche interazioni è problema comune ormai a tutte le avanzate democrazie occidentali, pienamente consapevoli del fatto che una cattiva normazione implica costi elevati, sia per la conoscibilità delle norme, sia per i risvolti negativi del contenzioso e della minor competitività delle imprese, per le regioni e per tutto il sistema paese.

Il gruppo di lavoro, con il supporto di alcuni studiosi che hanno operato presso l’Istituto universitario europeo, ha redatto un Memorandum adottato dalla Conferenza. A seguito di questo lavoro preparatorio, la Conferenza si è anche impegnata per l’istituzione di una rete per lo scambio di informazioni ed esperienze tra i Parlamenti europei e le loro amministrazioni, funzionale a consentire loro la comprensione della dimensione sovranazionale dei comuni problemi legati alla regolazione, tra i quali la tempestiva e ragionata attuazione della normativa comunitaria.

Vorremmo mutuarlo questo modello operativo, che credo possa adattarsi anche al dialogo tra Parlamento e assemblee legislative regionali, in quanto potrebbe rivelarsi uno strumento in grado di fornire un apporto efficace e operativo fondato, soprattutto, sulla piena conoscenza e coscienza dei poteri e sulla conoscenza degli effetti della legislazione, con l’obiettivo di decisioni sempre più consapevoli. I presidenti delle assemblee dei consigli regionali e delle province autonome sono quindi interessati e partecipi nell’individuazione di una sede comune, anche se per ora informale, di riflessione sui nuovi metodi di cooperazione tra le assemblee legislative.

Attendiamo dai presenti e dagli studiosi oggi convenuti la formulazione di suggerimenti utili e di proposte per la concreta realizzazione di questo collegamento. I miei colleghi presidenti, che interverranno tra poco, non mancheranno, a loro volta, di apportare un contributo di idee e di proposte.

La realizzazione del rapporto presentato oggi è quindi già il frutto di una collaborazione tra le nostre assemblee. Auspichiamo che su questa base si possa continuare per dare forma stabile e permanente a questa collaborazione interistituzionale.

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