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Domenico Fisichella


DOMENICO FISICHELLA, Vicepresidente del Senato. Ringrazio il Presidente della Camera dei deputati per l’iniziativa di questi seminari, di queste riunioni interistituzionali, alle quali credo di avere sempre partecipato e dalle quali ho tratto molto giovamento di informazione, di dottrina e anche di lavoro istituzionale.

Si è detto che il Senato non si è fatto anch’esso copromotore di questa iniziativa; debbo però ricordare – ma lo sappiamo tutti – che adesso, del gruppo di lavoro, fanno parte anche quattro senatori, così come quattro deputati e otto presidenti, e otto colleghi nominati dalle regioni.

Apprezzo anche molto lo spirito collaborativo che questo tipo di lavoro esprime. Non voglio entrare nel merito di tutta una serie di questioni, perché non credo che, in ragione del ruolo per il quale sono qui presente, abbia titolo a fare ciò; dico però che trovo molto importante che si stia sviluppando un impegno da parte del Parlamento nazionale e da parte sia delle presidenze sia dei consigli delle regioni in vista di quelle che sono già, per certi aspetti, e di quelle che saranno ulteriormente, le rispettive competenze, i rispettivi ambiti di produzione legislativa.

Mi pare sia altrettanto importante il rapporto con la dottrina, rapporto che apprezzo anche come vecchio professore, dal quale, nel corso di questi seminari, di queste riunioni interistituzionali, credo che ognuno di noi abbia tratto elementi di approfondimento e di chiarificazione su tante questioni.

A quest’ultimo proposito, e in punto di metodo, devo fare una considerazione di carattere generale. Sotto questo profilo, io ritengo che la dottrina, il cui contributo peraltro tutti apprezziamo, debba però essere filtrata dall’autonoma responsabilità del legislatore: autonoma responsabilità del legislatore statale, del legislatore regionale, autonoma responsabilità del revisore costituzionale (se così posso esprimermi), perché mi pare che il problema della responsabilità politico-istituzionale sia cruciale in questa fase. La dottrina è importante, dalla dottrina possono venire tanti elementi di illuminazione, dalla dottrina possono venire anche taluni fattori di influenza e di condizionamento, rispetto ai quali, perciò, l’attenzione del legislatore deve essere pienamente autonoma. Va da sé, infatti, che in questo delicato gioco di equilibri che si sta progressivamente costruendo sappiamo che vi possono essere versanti della dottrina, anche in ordine agli impegni di carattere operativo, professionale, che hanno rapporti e legami con questa e con quella situazione istituzionale. È quindi necessario, per evitare rischi di squilibrio, che nell’afflusso e nel flusso dei dati di dottrina ci possa essere con chiarezza un’assunzione di responsabilità da parte delle figure istituzionalmente preposte ad esprimere la responsabilità politica ed istituzionale ai diversi livelli. Altrimenti, sia con riferimento alle modalità in cui sono organizzati alcuni di questi gruppi, o di queste strutture di studio, sia con riferimento alla molteplicità dei soggetti che a questi organismi partecipano, possiamo correre il rischio che cada o si attenui il livello della responsabilità che poi, nelle specifiche sedi, ciascun segmento istituzionale si deve assumere.

Il mio richiamo, pertanto, è all’importanza dello spirito collaborativo tra le istituzioni, all’importanza dello spirito collaborativo tra le istituzioni e la dottrina, alla necessità che contributo tecnico e indicazione politica rimangano due aree distinte pur nel reciproco approfondimento di posizione e che poi, all’interno delle diverse istituzioni politiche, ciascuna abbia titolo e sia posta nelle condizioni per esperire con ogni chiarezza il proprio orientamento. Nulla più, dunque, che un’avvertenza di metodo.

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