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Guido Dondeynaz


GUIDO DONDEYNAZ, Commissione bicamerale per le questioni regionali. Vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per avviare questo processo, che considero molto importante soprattutto per il momento che stiamo vivendo. Discutere del problema in un quadro di stabilità oppure in un contesto di grande e profonda trasformazione come quello che stiamo attraversando comporta ovviamente due modi diversi di affrontare la questione: in un quadro di stabilità prevarrebbe un confronto sulle cose certe e di conseguenza si tenderebbe verso un'organizzazione capace di sviluppare i concetti e i principi che sono stati fissati e stabiliti; noi ci troviamo di fronte - però - ad un momento del tutto particolare, di profonda trasformazione. Basti ricordare quanto sta avvenendo.

Credo siano significative le riforme che abbiamo discusso nel corso della legislatura e mi auguro che la riforma del titolo V della Costituzione possa essere approvata definitivamente in questa legislatura; ma importanti sono anche le problematiche riguardanti i consigli regionali, i nuovi statuti e i rapporti fra giunte e consigli (sicuramente l'elezione diretta pone problemi di riequilibrio tra le due strutture).

Penso anche di dover accennare all’importante ruolo dell’Europa in questo ultimo periodo. Sentiamo parlare sempre di più di una legislazione invasiva; di conseguenza si pone anche il problema del ruolo dello Stato e delle regioni rispetto a questa legislazione. Personalmente sono dell'opinione che gran parte della normazione europea potrebbe essere attuata direttamente dalle regioni.

Questo è il quadro di difficoltà e di disagio nell'ambito del quale ci troviamo ad operare.

Vorrei portare il mio piccolo contributo a questa discussione a partire dall’esperienza diretta che vivo in Parlamento come componente della Commissione bicamerale per le questioni regionali, un organismo che ha sempre dedicato particolare attenzione all’influenza sulle regioni della legislazione prodotta dal Parlamento. Devo dire che su questo piano le difficoltà sono state notevoli e le abbiamo espresse in più di un'occasione. Molte volte notiamo una legislazione che sta mettendo profondamente in discussione l'unico aspetto rimasto concreto delle leggi Bassanini, il che ci ha preoccupati al punto da indurci a proporre l’istituzione di un osservatorio per consentire al Parlamento di conoscere l’evoluzione di questo processo.

Il professor Barbera, che ha presieduto la Commissione parlamentare per le questioni regionali, ci ha spiegato che in passato qualcosa di molto simile si era già verificato, con la costituzione di comitati nazionali competenti su questioni banali e insignificanti (come ci ha ricordato anche l’onorevole Cerulli Irelli). In sostanza molte sono state le difficoltà e le misure che la Commissione per le questioni regionali ha tentato di evidenziare e di proporre.

I colleghi sanno bene che nella prospettiva futura vedo un Parlamento bicamerale con un Senato delle regioni. Per me questo è fuori discussione: potrebbe essere il modo per risolvere il problema che abbiamo di fronte. D'altra parte sono anche dell'opinione che si possano realizzare passaggi intermedi. Mi riferisco in particolare ad un’ipotesi che vorrei sottoporvi. È stato teorizzato che la Commissione per le questioni regionali potrebbe essere composta pariteticamente da parlamentari e da responsabili regionali, per diventare il luogo nel quale discutere in maniera più approfondita sulla legislazione; qualora poi all’interno dell’organismo non fosse possibile trovare l’intesa, occorrerebbe individuare gli idonei criteri di maggioranza per consentire in Parlamento la determinazione di nuove leggi.

Questo ruolo della Commissione per le questioni regionali potrebbe rappresentare - in una fase del tutto transitoria, perché sapete bene che personalmente prediligo comunque il modello del Senato delle regioni - uno sbocco per favorire un processo che si presenta in parte come tecnico-legislativo e per altra parte come squisitamente politico. Sotto questo profilo bisognerebbe almeno tentare di trasformare la Commissione in un punto di incontro finalizzato a rispondere a queste esigenze.

Circa l'attuazione della legislazione europea credo che debbano essere compiuti molti passi in avanti. È incomprensibile infatti che molte volte il recepimento debba passare attraverso una legge nazionale, con il fine di perfezionare ulteriormente una disciplina già di per sé molto precisa; ciò rappresenta solo una lungaggine e tende per di più ad aggiungere ulteriori vincoli alla legislazione regionale.

Non vado oltre, presidente. Ho voluto sottoporvi questi due temi perché ritengo possano essere utilmente presi in considerazione dal gruppo di lavoro.

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