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Roberto Louvin


ROBERTO LOUVIN Presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta. Rivolgo il mio saluto al Presidente della Camera, al Vicepresidente del Senato, ai colleghi presidenti dei consigli regionali, agli onorevoli che hanno aderito a questo invito, nonché agli esperti che si sono associati a questa nostra riflessione.

Non posso nascondere, in particolare in questa sede, la grande soddisfazione della Conferenza dei presidenti dei consigli regionali e in particolare di molti colleghi qui presenti nel vedere prendere concretamente corpo il percorso che è stato delineato. Ci eravamo ripromessi, alcuni mesi orsono, in particolare negli incontri del giugno e dell’ottobre scorso, di uscire dalla fase di confronto teorico, individuando i modi e gli strumenti di una collaborazione pratica. I passi che abbiamo compiuto in questa direzione sono assolutamente evidenti: l’avvicinamento tra le Camere e i consigli regionali è già una realtà che traduce, a nostro modo di vedere, una rivoluzione copernicana nel modo di concepire il ruolo delle nostre istituzioni. Siamo usciti consapevolmente, senza clamore (cosa originale rispetto al nostro ordinario modo di procedere) da quell’individualismo, da quel solipsismo in cui finora abbiamo sviluppato a compartimenti stagni i nostri sforzi per assolvere al meglio la funzione legislativa.

Oggi abbiamo davanti a noi la chiarezza di dover condurre insieme quel cantiere aperto e dinamico della costruzione dello spazio normativo generale in cui si muovono i cittadini, il mondo economico e tutta la nostra società. Siamo, quindi, ad un approccio più pragmatico che ci porta ad intravedere le sfide di questo comune impegno.

Il progressivo allargarsi della sfera di intervento dei poteri pubblici ci ha portato a mutare le finalità e le tecniche della legislazione, intesa non solo come un insieme di precetti positivi o negativi, ma come una elaborazione anche di ipotesi di policy, destinate a garantire la soluzione di problemi ed il raggiungimento di obiettivi; fare della normazione la sede o una delle sedi di policy making significa anche introdurre nel gioco nuovi attori, aprirci rispetto al monologo della legislazione tradizionale, superando il vecchio copione cui eravamo tutti abituati.

Stiamo reagendo bene, non abbandonando lo strumento della legislazione, ma riqualificandolo e rinnovandolo verso una nuova cultura della legislazione, che, a nostro modo di vedere, si sta diffondendo attraverso le tecniche di fattibilità delle leggi, il controllo sull’efficacia delle disposizioni, la verifica sull’efficienza degli apparati che sono chiamati ad applicarle. Mi sembra che in questo abbiamo riscoperto il principio della sussidiarietà di cui si è molto parlato, anche come strumento di semplificazione di una realtà complessa perché, pur nella complessità, abbia dimensioni effettivamente governabili.

Tuttavia, questa sussidiarietà verticale ci pone un problema delicato, quello della determinazione e del rispetto reciproco delle rispettive sfere di competenza attraverso quella che in termine civilistico potremmo definire un’actio finium regundorum dell’operato delle nostre istituzioni.

Non basta tracciare una linea astratta di definizione di ambiti propri, perché la legislazione opera ormai su un continuum, per il quale dobbiamo conoscere anticipatamente e condividere nella misura del possibile orientamenti ed opzioni.

E’ quindi necessario presidiare in modo intelligente e duttile questi ambiti di rispettiva pertinenza, facendo sì che operino meccanismi analoghi a quelli che oggi ci fanno rispettare la compatibilità europea, non attraverso nuovi ostacoli e freni ma con meccanismi di coerenza e di armonia tra i diversi livelli della legislazione. In altri termini, siamo portati a dover dare sostanza al concetto di rete, forse un po’ abusato, che tuttavia è sicuramente paradigma ineludibile della modernità, perché non ci rinchiudiamo in conflitti ciechi e sordi, ma costruiamo in un sano spirito di competizione secondo il senso etimologico, perseguendo insieme obiettivi convergenti.

Questa rete non è più limitata – questo dato è ormai evidente – al solo ceto politico, ma si sta estendendo e solidamente, come ricordava poc’anzi il presidente Meloni, alla componente tecnica, per far sì che i circuiti si moltiplichino; abbiamo già dato vita a circuiti efficienti nel campo dei servizi studi e della documentazione, dobbiamo ampliare questa comunità di lavoro, rendendola sempre più pratica, agile ed efficiente.

Mi sia permesso rilevare come la discussione odierna non sia il frutto tardivo di un ciclo che si chiude – un ciclo politicamente ormai prossimo al suo termine – ma sia un germe utile, prezioso per il lavoro dei prossimi mesi e per i nuovi processi della legislazione. Questo indipendentemente dalle opzioni ideologiche e di schieramento; credo sia diventato patrimonio condiviso il fatto che la responsabilità legislativa è comune e che dobbiamo rafforzarla di meccanismi di cooperazione.

Si tratta di costruire insieme queste modalità di raccordo tra i corpi legislativi statali e regionali, prefigurando in qualche modo quell’assetto istituzionale riformato verso il quale sempre di più stiamo tendendo.

La novità di oggi è la nascita di un gruppo di lavoro snello tra il Senato, la Camera, la Conferenza dei presidenti delle assemblee regionali proprio sul metodo della legislazione tra Stato e regioni. Affidiamo insieme a questo gruppo di lavoro un compito esplorativo e propositivo, che si permetta di tracciare le linee della nostra futura consultazione reciproca, una consultazione – ci terrei a sottolinearlo – che deve affiancarsi e non confliggere con quella sulle politiche che promuove ed attua, fra il Governo e le Giunte, la Conferenza Stato-regioni. Si tratta di una consultazione permanente parallela e complementare, cui dovremo dar vita per sostenere e rafforzare l’avvicinamento e la cooperazione istituzionale. Mentre sta prendendo corpo l’e-government è forse prematuro e velleitario immaginare che prendano corpo anche procedure di e-parlament; non so se questo possa essere immaginato come un riflesso infantile di emulazione, un vezzo di modernità o più concretamente il modo per superare una certa arcaicità di tutto il nostro parlamentarismo, ottimandone i livelli di funzionalità e di efficienza.

Comunque sia, il confronto con le esperienze scientifiche e politiche cui procediamo oggi è prezioso per gettare le basi di questa concertazione moderna e intelligente. Sappiamo di operare con tempi ristretti, ma le basi sono già solide proprio per il lavoro che è stato svolto in questi anni. Siamo fiduciosi di poter dare concretezza al progetto in tempi estremamente rapidi. Concludo ringraziando ancora le Presidenze dei due rami del Parlamento, che ci hanno consentito di procedere speditamente su questa strada.

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