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Crisi del Governo Dini e scioglimento delle Camere


20 ottobre 1995

Viene presentata alla Camera la mozione di sfiducia al Governo n. 1/00194 (Berlusconi ed altri).

26 ottobre 1995

La mozione, discussa il 24, 25 e 26 ottobre, viene posta in votazione. Il Presidente del Consiglio Dini nella sua replica annuncia che in ogni caso il Governo non intende dimettersi, perché ciò impedirebbe il prosieguo dell'esame dei disegni di legge finanziaria e di bilancio. Dichiara inoltre che, una volta approvati questi disegni di legge, e quindi non oltre il 31 dicembre, il Governo rimetterà il proprio mandato. Il Presidente Dini chiarisce anche che il suo e' un Governo tecnico di programma, rispondente ad un disegno di raffreddamento dei contrasti che permetta di ricomporre un quadro politico piu' stabile. L'on. Bertinotti, intervenendo dopo il Presidente del Consiglio, chiede la sospensione dei lavori per un'ora per riunire il proprio gruppo per valutare l'atteggiamento sul voto della mozione di sfiducia alla luce delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio circa la data delle dimissioni. Alla ripresa della seduta l'on. Cossutta dichiara che i deputati del gruppo di Rifondazione comunista non parteciperanno alla votazione. La Camera respinge la mozione di sfiducia al Governo con 310 voti contrari, 291 favorevoli e un'astensione.

21 dicembre 1995

La Camera approva definitivamente i disegni di legge relativi alla manovra finanziaria per il 1996.

30 dicembre 1995

Riunione del Consiglio dei ministri. Il Presidente del Consiglio Dini comunica al Consiglio la propria decisione di presentare le dimissioni al Presidente della Repubblica Scalfaro. Subito dopo si reca al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica non accoglie le dimissioni e rinvia il Governo alle Camere.

9 gennaio 1996

Il Presidente del Consiglio si presenta alla Camera per rendere comunicazioni. Il Presidente del Consiglio ricorda di aver preannunziato che il Governo avrebbe rassegnato le dimissioni dopo che fossero stati raggiunti gli obiettivi programmatici sulla base dei quali aveva ottenuto la fiducia e che tali adempimenti sono stati conseguiti. Pertanto delinea tre ipotesi possibili: il raggiungimento di un'ampia intesa sulle riforme istituzionali e la nascita di un governo di garanzia per la fase costituente; oppure, in mancanza di un accordo, il varo di un governo che sia nella pienezza dei poteri durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea; infine, come soluzione estrema, l'apertura di una fase che porti alle elezioni per un nuovo Parlamento.

10 gennaio 1996

Alla Camera inizia il dibattito sulle comunicazioni del Governo.

11 gennaio 1996

Alla Camera si conclude, senza voto, il dibattito sulle comunicazioni del Governo con una breve replica del Presidente del Consiglio, secondo il quale dalla discussione, la cui utilità ha confermato la bontà della scelta operata dal Capo dello Stato di rinviare il Governo alle Camere, sono emersi taluni elementi di concorde valutazione: dall'esaurimento dell'esperienza del governo tecnico all'esigenza di aprire senza indugio una fase di riforme costituzionali, alla necessità infine di salvaguardare la continuità e l'autorevolezza dell'Esecutivo durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea. Avendo registrato divergenze riguardo ai metodi ed agli strumenti con cui perseguire questi obiettivi, Dini afferma che ritiene suo dovere riferire immediatamente al Capo dello Stato le significative risultanze della discussione, confermando le dimissioni già rassegnate. Le risoluzioni presentate non vengono poste in votazione. Dini si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Il Presidente Scalfaro si riserva di decidere e invita il Governo a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti.

15 gennaio 1996

Il Presidente della Repubblica inizia le consultazioni convocando gli ex Presidenti della Repubblica Leone e Cossiga e i Presidenti delle Camere Pivetti e Scognamiglio.

16 gennaio 1996

Il Presidente Scalfaro avvia le consultazioni convocando gli esponenti delle forze politiche, che hanno almeno due rappresentanti in Parlamento. Vengono ricevute le delegazioni dei seguenti gruppi parlamentari e rappresentanze autonome: Progressisti Federativo, Alleanza nazionale, Lega Nord, Gruppo misto della Camera e Gruppo misto del Senato, Lista Vallee d'Aoste, Federalisti e Liberaldemocratici, Sudtiroler Volkspartei.

17 gennaio 1996

Scalfaro incontra i rappresentanti di: I Democratici, Patto Segni, Socialisti-Progressisti, Lega italiana federalista, Progressisti-La Rete, Progressisti-Verdi, Cristiani democratici uniti, Sinistra democratica e Laburisti-Progressisti.

18 gennaio 1996

Si svolgono i colloqui con le delegazioni di: Comunisti unitari, Partito federalista, Cristiano sociali, Partito repubblicano italiano e Rifondazione comunista.

19 gennaio 1996

Si conclude il primo giro di consultazioni. Scalfaro incontra gli esponenti di Forza Italia, Centro Cristiano Democratico, Partito Popolare Italiano, Partito Democratico della Sinistra. Nel pomeriggio il Presidente della Repubblica inizia un secondo ciclo di consultazioni convocando i rappresentanti del gruppo parlamentare della Lega Nord.

20 gennaio 1996

Vengono ricevuti gli esponenti dei gruppi parlamentari: Lista Vallee d'Aoste (componente del gruppo Misto), Sudtiroler Volskpartei (componente del gruppo Misto), Gruppo misto Senato, Gruppo misto Camera, Sinistra democratica, Lega Italiana Federalista, Laburista-Socialista-Progressista, Cristiani Democratici Uniti, Progressisti-Verdi-La Rete, I Democratici, Federalisti e Liberaldemocratici, Rifondazione comunista-Progressisti, Partito Popolare Italiano, Centro Cristiano Democratico, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Progressisti-Federativo. L'on. Berlusconi chiede, a nome di Forza Italia, una pausa di riflessione.

24 gennaio 1996

Il Giornale pubblica la cosiddetta "Bozza Fisichella", ovvero una bozza di riforma istituzionale predisposta dai parlamentari Fisichella, Bassanini, Salvi e Urbani (esponenti, rispettivamente, di Alleanza nazionale, PDS e Forza Italia).

25 gennaio 1996

Il Presidente Scalfaro concede un'altra pausa di riflessione alle forze politiche e fissa per il 30 gennaio l'inizio di nuove consultazioni.

30 gennaio 1996

Scalfaro procede ad un terzo giro di consultazioni, riservato ai gruppi parlamentari regolarmente costituiti. Vengono ricevute le delegazioni dei seguenti gruppi: Lista Vallee d'Aoste (componente del gruppo Misto), Sudtiroler Volkspartei (componente del gruppo Misto), Gruppo Misto del Senato e della Camera, Sinistra Democratica, Lega Italiana Federalista, Laburista-Socialista-Progressista, Cristiani Democratici Uniti.

31 gennaio 1996

Le consultazioni si concludono. Scalfaro incontra i rappresentanti di: Progressisti Verdi-La Rete, I Democratici, Federalisti e Liberaldemocratici, Rifondazione Comunista-Progressisti, Partito Popolare Italiano, Centro Cristiano Democratico, Lega Nord, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Progressisti-Federativo.

1 febbraio 1996

Scalfaro conferisce l'incarico per la formazione del nuovo governo al prof. Antonio Maccanico, che accetta con riserva. Il Presidente del Consiglio incaricato ha poi colloqui con i Presidenti dei due rami del Parlamento e con il Presidente del Consiglio dimissionario Dini.

2 febbraio 1996

Maccanico inizia le consultazioni a Montecitorio con le forze politiche, ricevendo i rappresentanti di: Sinistra Democratica, Laburisti, Lega Italiana federalista, I Democratici, Federalisti e Liberaldemocratici, Progressisti-Verdi-La Rete, Cristiani Democratici Uniti, Rifondazione Comunista, Partito Popolare Italiano, Centro Cristiano Democratico.

3 febbraio 1996

Le consultazioni terminano nella giornata. Sono ricevute le delegazioni di: Comunisti unitari, Gruppo Misto, Sudtiroler Volkspartei, Lista Vallee d'Aoste, Lega Nord, Forza Italia, Alleanza nazionale, Progressisti-Federativo.

5 febbraio 1996

Maccanico inizia le consultazioni con le parti sociali: il governatore della Banca d' Italia; i rappresentanti di CGIL-CISL-UIL; della Confindustria; del CNEL; del Consiglio superiore della magistratura; dell'Unione delle provincie italiane e della Conferenza Stato-Regioni.

6 febbraio 1996

Maccanico incontra il Ragioniere generale dello Stato e gli esponenti di Confcommercio, Coldiretti, Confartigianato, CNA, Confagricoltura, Abi, Anci, della Commissione per le pari opportunita' e della Federcasalinghe.

10 febbraio 1996

Il Presidente del Consiglio incaricato Maccanico si reca al Quirinale per illustrare un preambolo programmatico che prevede una ipotesi di riforme istituzionali, nel quale si afferma tra l'altro: "Ho constatato, durante le consultazioni per la costituzione del Governo, che esiste in questo Parlamento una larghissima maggioranza disposta ad impegnarsi in un'opera immediata di revisione dell'ordinamento della Repubblica secondo un preciso modello istituzionale...E' emersa la determinazione largamente maggioritaria a perseguire una riforma organica e coerente che partendo da una profonda revisione della forma di Stato attraverso la costruzione di un ordinamento di federalismo cooperativo e solidale, investa anche la revisione della forma di Governo e giunga alla fine alla riconsiderazione della riforma delle leggi elettorali politiche...avvicinandole al sistema a doppio turno...". E' convinzione quasi generale che "sia indispensabile un'opera di revisione che porti ad un deciso rafforzamento delle istituzioni unitarie di vertice e di governo della nostra Repubblica, nel rispetto della nostra storica tradizione del rapporto di fiducia che lega il Governo al Parlamento", anche col "conferimento di una posizione di netta preminenza al Presidente del Consiglio in seno al Governo" e l'"investitura popolare diretta del Capo dello Stato" e con "l'innesto, sugli attuali poteri del Presidente della Repubblica, di poteri di governo in tema di politica internazionale e della difesa, coniugandoli con la tradizione del nostro sistema parlamentare, secondo il modello definito semipresidenziale dalla dottrina giuridica e politologica...Riguardo alla procedura, la maggioranza è favorevole alla costituzione di una Commissione bicamerale, formata su base proporzionale, con poteri referenti."

14 febbraio 1996

Il Presidente del Consiglio incaricato Maccanico rinuncia all'incarico dichiarando che "in presenza di una larga maggioranza disposta ad impegnarsi in un'opera di riforma costituzionale, sono stati posti condizionamenti politici, ostacoli e limitazioni crescenti, in particolare chiedendo al Governo di svolgere un ruolo travalicante le sue competenze istituzionali, condizionamenti che hanno reso impossibile la costituzione di un Governo svincolato dai partiti".

16 febbraio 1996

Il Presidente della Repubblica avvia la procedura per lo scioglimento delle Camere. A tal fine convoca al Quirinale i Presidenti delle Camere Pivetti e Scognamiglio "ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 88 Cost.". Il Capo dello Stato firma quindi il decreto di scioglimento delle Camere (DPR 16 febbraio 1996, n. 63, in G.U. 40/1996). Successivamente si riunisce il Consiglio dei ministri che approva lo schema di decreto con il quale viene fissata la data per lo svolgimento delle elezioni politiche (21 aprile 1996), nonchè quella della prima riunione delle Camere (9 maggio 1996); il Presidente della Repubblica firma il decreto (DPR 16 febbraio 1996, n. 64, in G.U. 40/1996). Il Capo dello Stato, nello stesso giorno, nomina il prof. Mario Arcelli Ministro del bilancio, in sostituzione del dimissionario Rainer Masera e il prof. Vincenzo Caianiello Ministro di grazia e giustizia, ponendo termine all'interim che il Presidente del Consiglio aveva assunto dopo l'approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del ministro Mancuso.

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