Seduta n. 431 del 5/11/1998

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(Diritto elettorale passivo per Lidia Menapace Brisca, candidata alle elezioni regionali del Trentino-Alto Adige del 22 novembre 1998)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paissan n. 2-01420 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
L'onorevole Boato, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signora neoministro per gli affari regionali che saluto e alla quale auguro buon lavoro, colleghi, insieme al presidente del mio gruppo Paissan e alla deputata Tiziana Valpiana, che ha aggiunto la sua firma all'interpellanza, ho deciso di presentare, ai sensi dell'articolo 138-bis del regolamento questa interpellanza urgente che riguarda materia di grandissima importanza e delicatezza, cioè un diritto costituzionale fondamentale, quello all'elettorato passivo di un cittadino, cioè il diritto di un cittadino - in questo caso di una cittadina, Lidia Menapace Brisca - a candidarsi alle elezioni. L'urgenza è dovuta al fatto che le elezioni regionali e provinciali nel Trentino-Alto Adige/Südtirol sono imminenti, si terranno infatti il prossimo 22 novembre. Anzi, se la crisi di Governo non l'avesse impedito, avrei auspicato che questa interpellanza trovasse risposta in quest'aula prima che le liste fossero depositate, cioè prima del 22 ottobre (l'interpellanza è stata presentata il 9 ottobre).
La crisi di Governo ha reso difficile la realizzazione di questa possibilità, ma comunque il tema resta di grande attualità, perché le elezioni non si sono ancora celebrate e la questione è ancora aperta (almeno, noi vogliamo che sia aperta). Il problema dell'elettorato passivo nelle elezioni regionali del Trentino-Alto Adige/Südtirol, per quanto riguarda in particolare il collegio di Bolzano, è di grande delicatezza, perché ci troviamo di fronte all'applicazione di disposizioni a nostro parere in aperta violazione della Costituzione della Repubblica, delle convenzioni internazionali dei diritti dell'uomo e dei diritti civili e politici, che il nostro paese ha sottoscritto, nonché, a nostro parere, in aperta violazione delle stesse norme dello statuto di autonomia, che, come tutti sanno, sono norme di rango costituzionale.
Il mio carissimo amico, che ricordo sempre con grande rimpianto, Alexander Langer - si è suicidato nel 1995 -, aveva iniziato questa battaglia contro le gabbie etniche in occasione del censimento del 1981. Uno dei primi firmatari di quella campagna fu l'oggi sottosegretario, fino a


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pochi giorni fa ministro e allora deputato Franco Bassanini, ma furono moltissimi, in questo Parlamento, a prendere posizione in quella materia. In circostanze successive, chi presiede in questo momento l'Assemblea, il Presidente Biondi, come uomo politico liberale e libertario in varie occasioni si pronunciò su questa materia ed a me fa piacere questa occasionale coincidenza.

PRESIDENTE. È un caso anche questo.

MARCO BOATO. Allora, insieme ad Alexander Langer parlammo di norme che portavano a gabbie etniche, ad una sorta di nuove opzioni dopo quelle che l'Alto Adige/Südtirol aveva conosciuto all'epoca del fascismo e del nazismo. Abbiamo parlato allora di apartheid etnica e l'apartheid aveva riferimento al Sudafrica: il fatto è che in Sudafrica l'apartheid non c'è più, mentre nell'Alto Adige/Südtirol l'apartheid etnica, sotto questo profilo, continua ancora oggi.
Nel 1993, in occasione delle elezioni regionali, abbiamo avuto un caso scandaloso: il candidato, sempre della lista dei verdi-Grüne-verc, Ivan Beltramba, non avendo reso la dichiarazione di appartenenza etnica (individuale, nominativa, non ha nulla a che vedere con il censimento statistico), l'autoschedatura etnica, nel censimento del 1991, venne estromesso dalla lista. Ciò avveniva anche in aperta violazione - eravamo, ripeto, nel 1993 - di una disposizione emanata dal Governo Ciampi, ad opera del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Maccanico, che con una nota integrativa alle istruzioni per la presentazione delle candidature per l'elezione del consiglio regionale - la nota era firmata da Maccanico per conto di Ciampi -, disponeva che chiunque avesse rispettato l'articolo 19 della legge elettorale regionale vigente (che prevedeva la dichiarazione ad hoc nel momento della candidatura, per poter essere accettato come candidato) non dovesse essere sottoposto all'obbligo della dichiarazione nel censimento che vi era stato due anni prima. Maccanico, cioè, per conto del Governo ed in coerenza con le leggi - perché il Governo, ovviamente, non può inventarsi le leggi -, stabilì che non si potesse estromettere dalla candidatura chi avesse rispettato l'articolo 19 della legge elettorale regionale, anche se aveva fatto una legittima obiezione di coscienza all'autoschedatura etnica, alle gabbie etniche, nel censimento del 1991.
Ebbene, a livello locale si ignorò totalmente, allora, la disposizione del Governo, tamquam non esset. Quella candidatura fu estromessa e ancora oggi il caso Beltramba è all'attenzione dell'autorità giudiziaria: oggi, a distanza di cinque anni, si trova di fronte alla Corte di cassazione. Sono passati cinque anni, siamo tornati alle elezioni regionali, il censimento è sempre quello del 1991 (sono dunque passati sette anni dal censimento) e l'amica e collega Lidia Menapace Brisca (non in quanto parlamentare ma perché è stata anche consigliere regionale del Lazio), vissuta e residente a Bolzano (non ricordo se anche nata a Bolzano), pur avendo potuto fare il consigliere regionale nel Lazio, tornata nella sua città di origine e candidatasi nella lista verdi-grüne-verc per le prossime elezioni (quando ho scritto l'interpellanza non lo potevo sapere perché era prima della presentazione della lista) viene estromessa!
Nei giorni passati si era verificato un altro caso di questo genere a Bolzano, riguardante il questore della città, Antonino Lo Sciuto, persona di grande valore e di grande garbo, devo dire, anche se incidentalmente discuterei l'opportunità che un questore in carica si candidi alle elezioni regionali proprio nella città in cui ha esercitato il mandato di questore fino al giorno prima, benché le norme vigenti non lo escludano, ma è un caso di opportunità che ognuno deve valutare...

PRESIDENTE. Non è il solo caso.

MARCO BOATO. Questa persona, ripeto, di grande valore e di grande correttezza, non ha reso la dichiarazione di appartenenza etnica nel 1991, neppure lui, il questore di Bolzano! Ebbene, egli si


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candida alle elezioni nella lista civica per l'Alto Adige ispirata dal collega Frattini e dovrebbe essere estromesso ma, con un artifizio «all'italiana» (espressione che non ci fa onore), viene reinserito riaprendo i termini di sei mesi: sei mesi dal 1991! Si presenta al pretore e vengono riaperti i termini di sei mesi: ripeto, i sei mesi del 1991-1992!
Si riaprono quindi i termini, gli si fa rilasciare la dichiarazione di autoschedatura etnica e la sua candidatura viene accettata: miracoli del diritto all'italiana! E il nostro paese dovrebbe essere la patria della civiltà del diritto! Non contesto Lo Sciuto, persona garbata, corretta, perbene, il quale ha scritto su Il Mattino di pochi giorni fa, del 17 ottobre scorso, con riferimento al censimento del 1991, questa frase «Me la presi allora con chi aveva permesso che si realizzassero queste condizioni, con chi a Roma prima che a Bolzano ci aveva svenduti, ponendo i cittadini di fronte alla necessità di una nuova, odiosa opzione tra la propria anima e la propria convivenza», aggiungendo sull'oggi «questa specie di referendum etnico alimenta la politica e la gestione etno-centrica dell'autonomia, non ha niente a che fare con la sacrosanta difesa delle minoranze linguistiche nazionali. Dobbiamo sentirci mobilitati e dobbiamo lottare per costruire assieme un'autonomia più giusta nella quale tutti possano riconoscersi in egual misura». Chi l'ha scritto era questore di Bolzano fino a pochi giorni fa e queste dichiarazioni gli fanno onore e fanno capire come, perfino alla coscienza della massima autorità, sotto il commissario di Governo, per la tutela dell'ordine pubblico in quella città, oggi candidata alle elezioni, questa situazione faccia violenza. Questa persona, comunque, cacciata dalla porta è rientrata dalla finestra, grazie ad un pretore che ha riaperto i termini «all'italiana».
Concludendo la mia illustrazione, il problema che poniamo al Governo è se sia accettabile questa situazione e cosa intenda fare, visto che nel 1993 il Governo qualcosa fece, sia pure poi disatteso a livello locale (non a caso, vi è un procedimento giudiziario ancora in corso). Chiediamo dunque cosa intenda fare il Governo di fronte a questa situazione: una cittadina italiana residente a Bolzano, Lidia Menapace Brisca, non so se nata ma comunque vissuta per decenni nella città, che ha perfino fatto il consigliere regionale del Lazio ed ora si candida a Bolzano nella lista verdi-Grüne-verc, poiché non ha reso la dichiarazione di appartenenza etnica del 1991 (finalizzata, come era scritto nella scheda censuaria, agli esclusivi fini dell'articolo 89 dello statuto, che non c'entra niente con le elezioni) viene estromessa dalla lista elettorale, conculcando i suoi diritti costituzionalmente garantiti!

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere il ministro per gli affari regionali, dottoressa Katia Bellillo, cui auguro buon lavoro a nome dell'Assemblea.

KATIA BELLILLO, Ministro per gli affari regionali. Ringrazio il Presidente e l'onorevole deputato per gli auguri che hanno voluto farmi. Mi rendo conto che questo mio debutto in sede di risposta ad un'interpellanza estremamente complessa e delicata riguarda questioni che sicuramente hanno un rilievo enorme.
L'interpellanza, così come ci è stato spiegato dall'interpellante, lamenta la ineleggibilità a consigliere regionale, pur in assenza di disposizioni statutarie al riguardo, ed è collegata alla dichiarazione di appartenenza ad uno dei tre gruppi linguistici resa in occasione del censimento generale. Inoltre, si lamenta la differenza di trattamento tra i candidati della provincia di Bolzano e quelli della provincia di Trento, la violazione della legge sulla privacy e la illegittima estensione della dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico al di fuori dei fini espressamente previsti dallo Statuto agli articoli 15 e 89, che prevedono, rispettivamente, la destinazione degli stanziamenti per scopi assistenziali e culturali per gruppo linguistico e la riserva dei posti di ruolo del personale degli uffici statali in provincia di Bolzano.


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Sono questioni veramente di una rilevanza eccezionale e particolare ed è chiaro che hanno bisogno da parte della sottoscritta e di tutto il Governo di estrema attenzione. Mi rendo conto che la risposta che io darò in questo momento non è all'altezza, invece, delle esigenze che sono state qui espresse dal deputato.
L'impegno che personalmente vorrò assolvere entro breve tempo è quello di avere un incontro al più presto con la regione del Trentino-Alto Adige, di cercare di stabilire rapporti più diretti e di intervenire per comprendere il più possibile tutto quello che qui è stato ricordato. Mi rendo conto, ripeto, che la risposta è semplicemente tecnica e quindi non è assolutamente all'altezza delle questioni che qui sono state sollevate e me ne scuso preventivamente con l'onorevole che ha voluto presentare questa giusta interpellanza.
Al riguardo, va premesso che in Trentino-Alto Adige, nel quadro generale delle elezioni regionali, vengono eletti membri del consiglio provinciale di Trento e del consiglio provinciale di Bolzano, i quali concorrono poi a formare il consiglio regionale del Trentino-Alto Adige. Va premesso, altresì, che per essere eletti nel consiglio provinciale di Bolzano è appunto richiesta l'indicazione del gruppo linguistico di appartenenza, la quale - in base alla norma di attuazione, che ha valenza sub-costituzionale, di cui al decreto legislativo n. 253 del 1991, che modifica l'articolo 18 del decreto legislativo n. 752 del 1976 - è dichiarata a tutti gli effetti di legge in occasione del censimento generale della popolazione, con salvezza dei casi in cui il candidato non abbia potuto rendere tale dichiarazione, vuoi perché all'epoca non residente a Bolzano, vuoi perché impossibilitato per cause di forza maggiore.
La legge identifica nel censimento il momento ottimale deputato all'autoidentificazione, con una regola ben ragionevole sul piano temporale, in considerazione dell'obiettivo rilievo dell'operazione di censimento, da un lato, e del suo carattere generale, dall'altro, e, sul piano degli effetti, rispondendo al criterio di economicità che le conseguenze dell'autoindentificazione abbiano portata generale, elidendo in radice possibili comportamenti non coerenti.
Non vi è poi differenza tra le regole inerenti alla dichiarazione di appartenenza vigenti per la provincia di Trento rispetto a quelle vigenti per la provincia di Bolzano, in ragione del diverso rilievo che in questa e in quella hanno i gruppi linguistici e che si desume, tra gli altri, dagli articoli 49, 50 e 56 dello statuto, che prevedono espressamente che i gruppi linguistici siano rappresentati negli organi della provincia di Bolzano, mentre nulla dispongono per gli organi della provincia di Trento.
Sembrerebbero da ritenersi non violate le norme a tutela del diritto di riservatezza, in quanto la dichiarazione di appartenenza ad un gruppo linguistico resa secondo la particolare procedura dettagliatamente disciplinata dal menzionato articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976, come sostituito dal decreto legislativo n. 253 del 1991, è segreta; la circostanza che sia resa pubblica al momento della candidatura trova giustificazione nell'esigenza pubblicistica del diritto di elettorato passivo.
Concludo dicendo che questa risposta non mi piace per niente. Credo che dobbiamo lavorare di più e meglio. Mi auguro che proprio qui, davanti a quest'aula così solenne ed impegnativa, si possa riuscire a recuperare da subito i limiti che mi rendo conto di aver evidenziato producendo la risposta che ho illustrato.

PRESIDENTE. La ringrazio, dottoressa Bellillo. È rara un'ammissione del genere.
L'onorevole Boato ha facoltà di replicare per l'interpellanza Paissan n. 2-01420, di cui è cofirmatario.

MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, sono un po' imbarazzato. Devo dare atto del garbo e della lealtà del neo-ministro per gli affari regionali per quanto ha premesso a voce prima di


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leggere il testo preparato dagli uffici. Non sempre nel confronto parlamentare si trova questa lealtà intellettuale: qualche volta sì, ma è raro. Troppo spesso i rappresentanti del Governo si limitano esclusivamente a leggere il pezzo di carta predisposto dagli uffici.
Lei ha detto che la risposta non è all'altezza dell'esigenza espressa ed è solo tecnica; si è anche scusata preventivamente. La ringrazio per queste espressioni, che le fanno onore. Lei ricopre questo incarico da pochi giorni e si trova inevitabilmente ad affrontare una materia delicata e complessa che ha cinquant'anni (con l'accordo De Gasperi-Gruber) e vent'anni di storia per quanto riguarda queste problematiche. Ha dovuto leggere un pezzo di carta che le hanno passato e si è resa conto che non va bene.
Vorrei dire, però, che gli uffici che hanno preparato quel testo non sono entrati in carica da qualche settimana. Il testo è pessimo. Io sono soddisfatto della lealtà intellettuale del ministro, ma sono radicalmente insoddisfatto della risposta che le hanno fatto leggere. Sono anche un po' ignoranti dal punto di vista costituzionale e statutario, perché le hanno fatto leggere che i consigli provinciali di Trento e Bolzano concorrono a formare il consiglio regionale. Così non è, oggi. Se fosse stato approvato il progetto della bicamerale sarebbe così. Ricordo infatti - e il collega D'Amico lo sa bene - che l'Assemblea aveva approvato un mio emendamento già recepito dalla Commissione bicamerale secondo il quale la regione Trentino-Alto Adige è composta dalle province autonome di Trento e Bolzano. Ma oggi non accade che si eleggono i consigli provinciali i quali insieme compongono il consiglio regionale: si elegge il consiglio regionale; e gli eletti nei collegi di Bolzano e di Trento formano, poi, i rispettivi consigli provinciali. Quindi oggi il prius, dal punto di vista statutario, è il consiglio regionale. Dica a chi le ha preparato quella nota che almeno si legga lo statuto vigente. È un po' strano che si ignori la realtà statutaria a livello di uffici legislativi o di rapporti con il Parlamento, che affrontano questa materia da decenni. Non parlo della realtà «auspicata»: anch'io auspico che avvenga quello che lei ha detto, ma oggi non è così. E noi dobbiamo rispettare le norme costituzionali in vigore, visto che lo statuto è legge costituzionale.
Vorrei aggiungere poi che la risposta preparata dagli uffici è più arretrata di quello che il Governo Ciampi ed il sottosegretario Maccanico fecero cinque anni fa. Le hanno detto che si deve applicare semplicemente il decreto legislativo n. 253 del 1991 (di modifica del decreto della Presidente della Repubblica n. 752 del 1976): le cosiddette norme di attuazione in materia di «schedatura» etnica, come la chiamo io. Ma il Governo Ciampi - in questo più avanzato del Governo di oggi - aveva detto e scritto ufficialmente, in una nota integrativa di istruzioni per la presentazione di candidature per le elezioni del consiglio regionale, che sarebbe stata prevista «l'ammissione del candidato che abbia rispettato l'articolo 19 della legge regionale ma non sia in grado di attestare la propria appartenenza nelle forme di cui al decreto legislativo n. 253 del 1991». In pratica era ammessa una dichiarazione di appartenenza ad un certo gruppo linguistico rilasciata ad hoc per la candidatura.
Il Governo Ciampi - il sottosegretario Maccanico - nel 1993 ha dato una disposizione quanto meno razionale, ma oggi ci sentiamo dire, sia pure attraverso una risposta tecnica che lei è stata costretta a leggerci, che invece oggi quella disposizione è stata cancellata, non esiste più.
Signor ministro, non le hanno però detto che quel censimento si effettua esclusivamente ai fini dell'articolo 89 dello statuto (vogliamo aggiungere anche dell'articolo 15?). Mi dica lei, visto che li ha letti, se negli articoli 15 e 89 dello statuto di autonomia si parla di qualcosa che abbia a che vedere con le elezioni, visto che proprio lo statuto rimanda al regolamento interno per questo tipo di problematiche!


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Ho sentito parlare di regola ragionevole. Vi pare una regola ragionevole cancellare l'elettorato passivo di un cittadino - di una cittadina - per il fatto che si sia dichiarata sette anni fa italiana, tedesca o ladina ai fini dell'impiego pubblico statale, dell'assegnazione di un alloggio, dell'assistenza sociale o della cultura? Questi sono i capitoli che lei stessa, signor ministro, ha citato poco fa.
È regola ragionevole cancellare un diritto costituzionalmente previsto in base ad un censimento statistico o che, anzi, dovrebbe essere statistico, ma che si tramuta in gabbia etnica ed in norma di esclusione etnica? È ragionevole questo? Così ho sentito dire: ragionevole. Ed economico: ho sentito invocare anche il principio della economicità!
È scandaloso, signor ministro, che le abbiano predisposto questa risposta. Io le rinnovo il mio augurio, la mia manifestazione di simpatia e di stima per la lealtà intellettuale che lei ha avuto. È però scandaloso quanto ci è stato detto, perché le elezioni regionali si terranno il 22 novembre. Noi abbiamo presentato un'interpellanza urgente non per prendere in giro il Parlamento ed il Governo; noi abbiamo attivato la procedura dell'urgenza ai sensi del regolamento attraverso il Presidente del gruppo, proprio perché la materia era drammaticamente urgente.
Il Governo in carica cinque anni fa è riuscito a prendere al riguardo una iniziativa, pur trattandosi di un Governo tecnico, mentre quello attuale - o meglio, i suoi apparati, visto che ovviamente chi siede da pochi giorni non può sapere tutto - non è neppure in grado di andare a vedere quanto hanno fatto i predecessori cinque anni prima.
Ma c'è di peggio: le è stato fatto dire, signor ministro, che i gruppi linguistici non hanno alcuna rilevanza con riguardo alla provincia di Trento. Fornisca ai suoi uffici - gliela do io in fotocopia - la sentenza della Corte costituzionale del 21 ottobre 1998, cioè di quindici giorni fa. La Camera l'ha ricevuta da quindici giorni, ma se agli uffici del Ministro per gli affari regionali non è arrivata, posso spedirgliela io. Quella sentenza ha annullato una legge regionale, dichiarandola incostituzionale per non aver tenuto conto della tutela dei gruppi linguistici non soltanto in provincia di Bolzano ma anche in provincia di Trento.
Si tratta, ripeto, di una sentenza della Corte costituzionale! Nel nostro paese ne stiamo discutendo ed è giusto che lo si faccia. Noi ne discutiamo, ma voi del Governo, quanto meno, dovreste conoscerle! Non si può dire che non c'è nulla!
Sono sconcertato, amareggiato e temo che la vicenda che stiamo affrontando non possa rimanere priva di conseguenze. Lei ha letto - e se ne è scusata anticipatamente - un obbrobrio tecnico-giuridico. Se la risposta fosse stata almeno redatta tecnicamente bene, ci saremmo potuti misurare su quel terreno, essendone capaci. Invece si tratta di un obbrobrio anche sul piano costituzionale: eppure non ho sentito una parola su cosa si intenda fare in ordine alla situazione che si è venuta a creare.
Lasciamo invece a qualche pretore la possibilità di riaprire i termini dei sei mesi del 1991 per riammettere l'ex questore Lo Sciuto, che peraltro è persona rispettabile e a cui rivolgo gli auguri di un successo elettorale: sarà stasera a Bolzano per discutere di questi argomenti con altre persone. Conosciamo il suo pensiero: è contrario a questa norma, lui che è stato fino a pochi giorni fa questore di Bolzano.
Stasera a Bolzano c'è un dibattito sul «Censimento senza schedatura», a cui partecipano: Franco Kettmeir, Francesco Palermo, Sigrid Pernthaler, Michele Di Puppo per i popolari, Hubert Frasnelli (che fino a pochi giorni fa era della Südtiroler Volkspartei), Luisa Gnecchi per i DS, Giorgio Holzmann, Antonino Lo Sciuto, Carlo Willeit per la componente ladina e Alessandra Zendron per i verdi.
Questi sono temi caldi che incidono sui diritti soggettivi dei cittadini, incidono sulla democrazia in Alto Adige-Sudtirol. Non ci si può ridurre al livello di un Governo politico, per giunta, a questo tipo di risposta su un'interpellanza urgente! Gli uffici si saranno chiesti perché (lei è


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arrivata da pochi giorni) il gruppo dei verdi ha presentato un'interpellanza urgente in questa materia! Non le facciamo tutti i giorni, e non potremmo neanche farle.
Mi sono appassionato, ma perché è terribilmente importante questa problematica, e sono terribilmente deluso che nella sua prima «uscita» parlamentare, sia pure lei incolpevole, si sia dovuta trovare di fronte ad una tale inadeguatezza dell'apparato che lei ha dietro di sé, rispetto alle problematiche che abbiamo posto. Per questo mi riservo di presentare a norma di regolamento anche una mozione, seppure non sarà uno strumento sufficiente, essendomi dichiarato insoddisfatto.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Boato. Questo argomento è importante e credo che il Governo abbia colto i problemi che sono di comune responsabilità del Parlamento e del Governo stesso nell'interesse dei cittadini, che è poi quello prevalente e al cui presidio siamo tutti chiamati.

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