Seduta n. 193 del 14/5/1997

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La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata sulla vicenda dell'occupazione del campanile di piazza San Marco a Venezia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata sulla vicenda dell'occupazione del campanile di piazza San Marco a Venezia (vedi l'Allegato A).
Ricordo che, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri si è convenuto sulle seguenti modalità di svolgimento: dopo la risposta del Governo, per un tempo di quindici minuti, è prevista la replica di un interrogante per ciascun gruppo per sette minuti, otto per il gruppo misto; nella replica, nell'ambito del tempo previsto, potrà intervenire anche più di un cofirmatario di ciascuna interrogazione.
Lo svolgimento delle interrogazioni è ripreso in diretta televisiva.
Avverto che le interrogazioni Fabris n.3-01082 e Sbarbati n.3-01090 sono state successivamente sottoscritte, rispettivamente, dai deputati Peretti e Manca.
Il ministro dell'interno, onorevole Napolitano, ha facoltà di rispondere.


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GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, nella notte tra l'8 ed il 9 maggio si sono verificati a Venezia fatti che il Governo considera gravi. Non se ne possono minimizzare la natura ed il significato. Le preoccupazioni espresse, anche con accenti critici, in numerose interrogazioni debbono ricevere la massima attenzione da parte del Governo.
La ricostruzione dell'impresa criminosa del gruppo secessionista autodefinitosi «Veneto serenissimo governo» e di quelli che risultano esserne stati gli antecedenti ci consente di dare oggi risposte più precise ad una parte almeno dei quesiti rivoltici dagli onorevoli deputati e, nello stesso tempo, la ricostruzione delle modalità di intervento, fino al momento conclusivo, delle forze dell'ordine ci autorizza a parlare di una reazione ponderata ed efficace, che ha posto fine in breve tempo e senza conseguenze drammatiche ad un'azione di clamorosa rottura della legalità che da parte degli autori si presumeva di poter protrarre impunemente.
Si impone perciò innanzitutto, prima che io passi all'esame di pur legittimi interrogativi critici, un concorde apprezzamento per l'operato delle forze di polizia e, in particolare, per il contributo del gruppo di intervento speciale dell'Arma dei carabinieri.
Il nucleo secessionista autodefinitosi con la denominazione già ricordata si era manifestato attraverso interferenze nelle trasmissioni di telegiornali RAI in diverse province venete e relativi comunicati o messaggi a partire dal 17 marzo scorso. Quegli episodi non furono affatto sottovalutati, né dalla direzione della polizia di prevenzione, né dalla magistratura inquirente. Vennero subito avviate indagini impegnative. Le procure della Repubblica di Venezia e Verona aprirono procedimenti penali. Nonostante le obiettive difficoltà, grazie alle attività informative ed investigative portate avanti, in particolare, dalle Digos interessate e a importanti apporti tecnici sia del Ministero delle poste e telecomunicazioni sia dei servizi di sicurezza, si riuscì ad individuare la possibile zona di provenienza delle interferenze ed i loro probabili autori.
Sulla base di questi elementi la magistratura dispose controlli nei confronti di più persone, una parte di quelle arrestate poi il 9 maggio a piazza San Marco, ed ordinò anche, il 4 aprile scorso, una perquisizione domiciliare nell'abitazione di una di esse, Fausto Faccia. Ma si deve ritenere che, secondo l'autonoma valutazione della magistratura, gli indizi raccolti e le fattispecie di reato ipotizzabili non potessero dare luogo a provvedimenti di carattere restrittivo e suggerissero piuttosto all'autorità giudiziaria uno sviluppo ulteriore a più ampio raggio delle indagini, così da poter eventualmente risalire ad una organizzazione e trama eversiva di maggiori dimensioni.
Chiarisco perciò, in risposta agli interrogativi sia dell'onorevole Serra sia dell'onorevole Selva, che erano stati disposti i diversi tipi di controllo autorizzati dalla legge, ma che i movimenti delle persone indiziate non potevano essere sottoposti a continua, ininterrotta vigilanza anche in piccoli centri di residenza senza che l'indagine perdesse ogni riservatezza ed efficacia.
Nessun elemento era stato peraltro ancora acquisito che potesse indicare il tipo di azione che il gruppo secessionista avrebbe poi compiuto nella notte tra l'8 e il 9 maggio. Ci si può rammaricare di ciò e, più in generale, ci si può interrogare sugli sforzi compiuti e da compiere per meglio garantire in ogni circostanza la sicurezza delle istituzioni e della convivenza civile, ma va rilevato che il gruppo in questione, costituitosi secondo il primo comunicato da esso trasmesso il 17 marzo addirittura già nel 1987, non aveva dato alcun segno della propria esistenza fino all'inizio delle interferenze nei telegiornali RAI. E comunque chiamare in causa a questo proposito i servizi segreti, o come più propriamente sono definiti nel nostro ordinamento i servizi di informazione e sicurezza, per contestarne l'efficienza e addirittura l'utilità è troppo facile, ed indica anche una certa tendenza a con


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fondere missioni di intelligence, che ai servizi tocca assolvere sistematicamente, e specifici compiti informativi e investigativi, che spettano alle forze di polizia in collaborazione con la magistratura.
L'operazione di sequestro del traghetto ferry boat e dell'equipaggio alla stazione del Tronchetto, di trasporto di mezzi e di uomini del gruppo secessionista a piazza San Marco e di irruzione nel campanile è dunque giunta non preceduta da alcun segno premonitore. In quanto alla domanda come sia stata possibile (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)... Noi non ne avevamo avuti, non so se altri avessero avuto segni premonitori.
In quanto alla domanda come sia stata possibile quell'operazione che mi si rivolge in qualche interrogazione, rispondo intanto con alcune precisazioni, anche se essa adombra la tesi, rispettabile ma generica, che fosse agevole prevenire o bloccare sul nascere quell'operazione. Preciso dunque che il percorso (peraltro, non ancora ricostruito) dei mezzi del gruppo secessionista dal luogo di partenza alla stazione del Tronchetto in Venezia ha potuto essere compiuto senza suscitare sospetti in quanto si trattava (così è anche avvenuto l'imbarco sul traghetto, come hanno dichiarato i testimoni) di un comune camion con rimorchio, completamente coperto da un telone che nascondeva il mezzo di tipo blindato e militare.

GIACOMO STUCCHI. Era un tagliaerba!

GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Se avete desiderio di scherzare...

ENRICO CAVALIERE. No.

GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Seguiva un altrettanto comune camper bianco.
L'imbarco, onorevoli deputati, è stato imposto con la forza all'equipaggio del traghetto, mentre le volanti della polizia e dei carabinieri in servizio nella vasta zona del Tronchetto non erano nei pressi della stazione di partenza della linea Tronchetto-Lido, ed è stato subito dai cittadini bruscamente scavalcati ed allontanati ma anche indotti al dubbio dalle tute mimetiche di foggia militare indossate dagli uomini del gruppo. Un equivoco, questo, che in qualche misura ha potuto sorgere anche a piazza San Marco in presenza di un mezzo cingolato se si considera che in quei giorni si erano svolte nella piazza esercitazioni del reparto lagunari dell'esercito, in vista della cerimonia del giuramento programmata per il 10 maggio.
La telefonata di allarme indirizzata al «112», poco dopo il fatto del Tronchetto, da uno dei presenti e trasmessa alle ore 0,26 al centro operativo della questura di Venezia faceva scattare l'immediato invio di due volanti, prima verso il Tronchetto e poi verso piazza San Marco. Qui il personale di polizia sceso a terra si confronta, in condizioni rese più difficili dall'oscurità, con il gruppo intento a collocare il mezzo di tipo blindato nei pressi del campanile di San Marco. Viene fatto oggetto di minaccia con l'arma - presumibilmente il MAB che verrà poi ritrovato a intervento del GIS concluso - e ritiene di non dover ingaggiare un conflitto, anche per la presenza di turisti nella piazza. Si procede invece allo sgombero e all'isolamento di piazza San Marco e si decide da parte dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza di verificare nei modi possibili la caratterizzazione e gli intendimenti dei secessionisti arroccatisi nei pressi e all'interno del campanile di San Marco.
Vengono contemporaneamente svolte dalla polizia - di intesa con la procura competente - in quelle ore della notte iniziative di carattere investigativo e perquisizioni domiciliari, che consentono di acquisire elementi consistenti di identificazione di alcuni degli appartenenti al gruppo come persone già indagate per le interferenze RAI.
Infine, si predispone un intervento di gruppi speciali, il primo dei quali a giungere a Venezia da Pisa è quello dei carabinieri; quello della polizia di Stato,


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NOCS, arriverà successivamente anche per difficoltà, certamente criticabili, nel disporre immediatamente di un volo riservato da Roma.
Non ha luogo nessuna trattativa con i sediziosi, che ad ogni invito a desistere rispondono ingiungendo agli operatori di polizia di non avvicinarsi, anche se via via perdono in sicurezza, ma non raccogliendo neppure l'ultima intimazione a consegnarsi alle forze dell'ordine. Viene così deciso, con il consenso dell'autorità nazionale di pubblica sicurezza, l'intervento del GIS, condotto con grande accortezza e professionalità. Il malore da cui è stato colto Antonio Barison dopo aver lasciato, insieme con gli altri, piazza San Marco e a cui è peraltro seguito presto un sostanziale miglioramento, non è stato ricondotto in alcun referto medico a ipotesi di violenze subite ed è comunque...

CARLO FONGARO. Sono stati torturati!

PAOLO BAMPO. Si è dimenticato di respirare...!

GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Ed è comunque oggetto di ulteriori accertamenti.
L'intervento conclusivo andava effettuato senza ulteriore indugio, anche se comportava non lievi incognite: un'azione di così evidente e grave illegalità non poteva essere tollerata oltre.
Il Governo, signor Presidente, onorevoli deputati, considera fuorviante ogni minimizzazione - l'ho già detto all'inizio - di un'azione di gruppo che ha compreso il ricorso a minacce anche a mezzo di almeno un'arma, quella sequestrata in piazza San Marco (con dotazione di proiettili) sulla cui funzionalità è stata disposta una perizia dall'autorità giudiziaria. Un'azione che si è fondata su pesanti elementi di intimidazione e coercizione, a cominciare da quelli che hanno avuto per bersaglio il traghetto del servizio pubblico e i suoi passeggeri e che era stata preparata mediante l'allestimento artigianale del mezzo pseudomilitare esibito in piazza San Marco e di altro mezzo, con più sofisticate apparecchiature di comando, rinvenuto nel successivo sviluppo delle indagini e destinato con tutta evidenza ad essere impiegato in un'azione criminosa. Tralascio notizie su altri strumenti di possibile uso eversivo ritrovati sia dopo l'intervento delle forze di polizia a piazza San Marco sia successivamente.
Si è configurato così un quadro di gravi illegalità, che non può essere attenuato dalla dichiarata intenzione di non voler recare violenza alle persone. Spetterà all'autorità giudiziaria definire profili e responsabilità penali già attraverso il processo per direttissima, fissato per il giorno 21 presso la Corte di assise di Venezia, e quindi attraverso sviluppi delle indagini che stanno già conducendo a risultati per quel che riguarda l'esistenza ed il finanziamento di una rete associativa clandestina con finalità di contestazione delle istituzioni repubblicane e di attentato alle leggi e all'ordine pubblico.
Non c'è considerazione, limitativa o ironica, sulla personalità e sulle posizioni per così dire programmatiche degli autori dell'azione di gruppo del 9 maggio, che possa indurre a sottovalutare il carattere criminoso di quell'azione e la pericolosità di fatti associativi e di trame di quella natura.
E diventa obiettivamente un modo di coprire le responsabilità di quelle persone l'evocare in modo del tutto arbitrario, in assenza di qualsiasi traccia o dato sospetto, ipotesi di terrorismo di Stato e presunte interferenze dei servizi di informazione. Oscure e gravi vicende del passato non autorizzano prese di posizione che alimentano un clima di insicurezza e destabilizzazione.
Desidero concludere, scusandomi per non aver potuto citare e «raccogliere» tutte le interrogazioni per i limiti di tempo stabiliti, con due motivi di riflessione.
Il primo. Non spetta a me in questa occasione affrontare il tema delle risposte politiche da dare, soprattutto in termini di riforme istituzionali, amministrative e fi


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scali al disagio e alle istanze che si manifestano con acutezza in diversi ambienti sociali nelle regioni del nord e a cui si è richiamato in modo così distorto il gruppo secessionista responsabile dell'impresa del 9 maggio. Si tratta di un tema essenziale su cui Governo e Parlamento potranno e dovranno confrontarsi. Ma non può esserci e non ci sarà nessuna bonarietà, in nome della serietà di quel tema, e nessuna omissione di intervento da parte delle forze dello Stato verso qualsiasi violazione delle leggi e dell'ordine pubblico. Dovranno invece essere rafforzati e resi più efficaci i dispositivi di sicurezza, a partire dalla città di Venezia, senza nascondere insufficienze che lì e altrove richiamano anche chi vi parla al dovere di ogni necessario, ulteriore controllo e impegno.
Il secondo motivo di riflessione: predicare ed invocare la secessione può determinare ogni sorta di comportamenti irresponsabili e di degenerazioni criminose. Se ne è ora avuta la prova, anche se non è nostra intenzione ingigantire quel che per il momento è accaduto.

GIANPAOLO DOZZO. Teorema Calogero, già visto!

GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Ne tragga, chi deve, le necessarie conseguenze senza ondeggiamenti e riserve mentali. Le forze dello Stato saranno più vigili e severe verso sconfinamenti nella sedizione secessionista.
Ben altra cosa sono le istanze federaliste su cui si è già impegnato il Parlamento con la Commissione per la riforma della Costituzione.

DANIELE ROSCIA. Falsi libertari!

MARIO BORGHEZIO. Il prefetto di Venezia non lo conosce!

GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Onorevoli deputati, in Europa e non solo in Europa le società democratiche sono percorse da molteplici tensioni ed esigenze di cambiamento e sono esposte a serie minacce. Sarebbe importante in Italia che, al di là dei diversi ruoli di maggioranza ed opposizione, le forze politiche si riconoscessero nel comune dovere di garantire la coesione e la sicurezza della società e dello Stato e, insieme con la valorizzazione delle autonomie regionali e locali, l'unità della nazione italiana (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, di rinnovamento italiano e misto-verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo alle repliche degli interroganti.

DANIELE ROSCIA. Non avete ancora scoperto gli autori delle stragi!

PRESIDENTE. Onorevole Roscia, la smetta, per cortesia.
L'onorevole Fabris ha facoltà di replicare.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, desidero chiarire subito che il gruppo del centro cristiano democratico condanna nel modo più fermo l'azione violenta che è stata compiuta a Venezia, offendendo la città, da parte di un gruppo di invasati, coscienti esecutori pratici di pensieri e parole seminate a piene mani in Veneto da irresponsabili agitatori politici.
In particolare, la condanna da parte nostra è totale perché è ancora vivo tra di noi il ricordo dei morti e delle violenze che in un'altra stagione di scelleratezza politica noi abbiamo patito, noi, ma non solo noi. Per questo oggi diciamo che non bisogna da parte di alcuno commettere l'errore compiuto in passato. Questi non sono compagni che sbagliano, questi sono degli utili idioti che, allora come oggi, devono pagare il conto.
Ciò detto, signor ministro, vorrei entrare nel merito della risposta che lei ci ha fornito per dire alcune cose. Ma le sembra davvero possibile che un gruppo


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di fanatici, non certo militarmente temibili, non certo eredi delle gloriose forze della Serenissima Repubblica, che giusto duecento anni fa moriva, un gruppo che in Veneto già chiamano la «brigata mona» (Si ride), possa davvero aver raggiunto il suo scopo con simile facilità? Le sembra davvero, signor ministro, che le cose siano andate come lei ci ha ricordato?
Abbiamo esposto nella nostra interrogazione dei fatti riportati dalla stampa locale, in particolare da Il Gazzettino. Il bigliettaio al Tronchetto ricorda come, appena avvenuto il fatto, egli abbia denunciato la cosa ai suoi ispettori e questi abbiano allertato la polizia. Sulla nave, il comandante Girotto è stato costretto con la forza a dirottare il suo mezzo dal lido a piazza San Marco. Il viaggio, durato più di venti minuti - come tutti ben sanno, conoscendo la città di Venezia - ha dato sicuramente tempo e modo, come lei ricordava, di far scattare l'allarme. Ebbene, non ci sono stati problemi nella navigazione, ha detto il comandante.
Giunti a piazza San Marco - e far attraccare un traghetto non è come parcheggiare una macchina - le assicuro che non ci si è trovati di fronte ad una operazione nello stile dello sbarco in Normandia, anzi, ci sono stati dei problemi, sono servite delle assi di legno per far scendere i mezzi. Ebbene, tutto questo avveniva, lo dice il comandante, mentre un plotoncino di carabinieri e di poliziotti assisteva allo sbarco senza intervenire (Dai banchi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si ride).
Non basta: testimoni presenti in piazza San Marco dicono che per due ore la polizia è rimasta senza ordini, immobile, a guardare quello che capitava. E non è ancora finita. Abbiamo appreso nei giorni dopo che per un disguido tecnico, o per altra ragione che non conosciamo, non vi era un aereo a disposizione per far intervenire rapidamente i nuclei speciali (Commenti del deputato Roscia).
Mentre il Governo tace, i suoi sottosegretari a Venezia dicono che da trenta giorni queste persone erano sotto controllo. Abbiamo inoltre scoperto, e sono stati ricordati nelle dichiarazioni del senatore Pellegrino che se ne intende, altri passaggi compiuti in passato rispetto a queste vicende (Commenti del ministro dell'interno, Giorgio Napolitano).
Il Presidente del Consiglio ha detto che un Governo, di fronte a simili cose, non parla ma agisce. È esatto, signor ministro, di fronte a simili cose bisogna agire, ma si deve agire prima, per evitare che delle teste matte - che per il momento sono solo poche -, oggi passate alla violenza a mano armata, possano, da utili idioti, avviare o consolidare processi politici o storici che, non solo si ritorceranno contro loro stessi, ma io temo, da veneto e da italiano che vuole continuare a vivere nella sua patria, anche contro le sacrosante ragioni di una regione che pretende solo di progredire in uno Stato moderno ed europeo come dirà il collega Peretti (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD, di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Peretti ha facoltà di replicare.

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto esprimere la mia partecipazione al dramma dei genitori dei ragazzi che sono stati arrestati. Penso infatti che il loro dramma di genitori, che oggi passa sotto silenzio, debba comunque toccare le coscienze di tutti noi.
Il ministro Napolitano in realtà non ha chiarito ciò che era oscuro ed ha confermato quanto già si sa. Il disagio economico, ma soprattutto sociale e giovanile della gente veneta purtroppo non trova ancora una degna rappresentanza. Non la trova nella lega, che noi consideriamo il mandante morale di questa operazione (Vivi commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si grida: «Vergognati, vergognati!» - Proteste del deputato Dozzo).

PRESIDENTE. Colleghi, ci sarà tempo per parlare.


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GIANPAOLO DOZZO. Presidente, abbiamo già visto queste cose!

PRESIDENTE. Anche noi.

GIANPAOLO DOZZO. Anche lei, sì, anche lei, Presidente!

PRESIDENTE. Colleghi, ciascuno può esprimere la sua critica politica...

ENRICO CAVALIERE. Non accettiamo provocazioni!

PRESIDENTE. Si accomodi, onorevole Cavaliere!
La richiamo all'ordine, onorevole Cavaliere!
Continui, onorevole Peretti.

ETTORE PERETTI. Dicevo che la lega ha una responsabilità gravissima perché mira a rappresentare queste cose, mentre in realtà è solo un'operazione di strumentalizzazione che punta a mantenere in vita la centralità del movimento...

MARIO BORGHEZIO. Dello Stato!

PRESIDENTE. Onorevole Borghezio, la richiamo all'ordine.

PIERGIORGIO MARTINELLI. La lega li sta combattendo quei buffoni lì!

ETTORE PERETTI. È una strumentalizzazione che trasforma il dissenso dei veneti contro l'inefficienza e l'inadeguatezza dello Stato in un sentimento razzista contro i meridionali. Quello che dico è confermato anche da una certa subordinazione o ininfluenza della liga veneta rispetto al resto del movimento rappresentato dalla lega lombarda.

GIANPAOLO DOZZO. Che te ne frega!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo! Colleghi, tra un poco parlerete e dichiarerete la vostra insoddisfazione rispetto all'intervento del collega Peretti (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Basta, onorevoli colleghi! Onorevole Peretti, non pretenda di convincerli.

ETTORE PERETTI. In secondo luogo, come osservava in precedenza il collega Fabris, c'è una responsabilità del Governo che ha permesso praticamente che questo fatto si compisse pensando di intervenire con una dura operazione di polizia.
In terzo luogo vorrei anche stigmatizzare il comportamento della RAI, che ieri sera praticamente ha «calato le braghe» di fronte a Bossi ed ha impedito che quella manifestazione diventasse un momento di discussione (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Si ride), mentre è stata solo un'occasione per amplificare una protesta che comunque non è stata giustamente rappresentata.

GIANPAOLO DOZZO. Ma che ne sai? Datti al golf!

ETTORE PERETTI. Noi confidiamo che vi sia da parte delle forze politiche una reazione e auspichiamo che la Commissione bicamerale possa portare a compimento il progetto di riforma dello Stato. Peraltro sono allo studio di tale Commissione alcuni progetti di riforma in senso federale dello Stato ed è per questo che in quella sede porteremo avanti la nostra battaglia (Applausi dei deputati del gruppo del CCD e di deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Scozzari ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE SCOZZARI. Signor Presidente, il nostro paese attraversa una fase di transizione dagli esiti incerti, transizione che per essere positiva ha bisogno di recuperare l'essenza della democrazia istituzionale, della cultura, della storia e della civiltà europea. La risposta ai problemi che dibattiamo oggi non può essere esclusivamente repressiva, ma deve mirare a capire le ragioni che li determinano, cioè il ritardo nelle riforme istituzionali,


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perché è necessario costruire uno Stato più moderno, un sistema produttivo ed economico dinamico, un sistema legislativo ed istituzionale finalmente europeo, insomma una riforma federalista dello Stato.
Noi deputati della rete però riaffermiamo con forza il nostro convincimento che l'unità del paese, sancita dall'articolo 5 della Costituzione, non può essere oggetto di trattazione alcuna, anche perché il presupposto fondamentale del federalismo è il mantenimento dell'unità del paese.

DIEGO ALBORGHETTI. Ma non è un dogma di fede!

GIUSEPPE SCOZZARI. C'è una risposta superficiale in parte sbagliata rispetto a fenomeni che non possono in alcun modo essere tollerati né sottovalutati. Già in passato, con il terrorismo e con fenomeni analoghi, l'Italia ha pagato un alto prezzo; anche in passato altri cattivi maestri, che peraltro non hanno pagato in prima persona, hanno mandato al macello, con le armi in mano, giovani che, consapevolmente o inconsapevolmente, sono diventati assassini combattendo una guerra personale mai dichiarata e mai esistita.
Bossi oggi, con le sue dichiarazioni ed azioni, è oggettivamente il responsabile morale e politico dei comportamenti di otto sciagurati (Vive proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)...

GIANPAOLO DOZZO. Stai zitto!

GIANCARLO GIORGETTI. Stai zitto!

GIUSEPPE SCOZZARI. ...otto sciagurati probabilmente privi degli elementi culturali essenziali per avere coscienza di un gesto così grave nei confronti delle istituzioni del nostro paese. Altro che appelli «machisti» e virili, questa è vigliaccheria da parte di chi non ha il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie parole e azioni. I kalashnikov, le pallottole che costano 200 lire, i 300 mila armati delle valli bergamasche e via dicendo (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Insomma, è la vera vigliaccheria di chi, mentre manda la gente allo sbaraglio...

ENRICO CAVALIERE. Mafia! Mafia! Mafia!

PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, la richiamo all'ordine per la seconda volta!

GIUSEPPE SCOZZARI. ...è nel contempo pronto a smentire, a rettificare e a sconfessare.
Colleghi, a noi compete la responsabilità di dare risposte mirate ed efficaci sulle questioni politiche ed istituzionali; ai magistrati, ministro e Governo, quella di applicare, senza esitazione, le leggi esistenti.
Infine, noi tutti ed il Governo siamo impegnati in un difficile processo di risanamento economico...

DANIELE ROSCIA. Quale?

GIUSEPPE SCOZZARI. ...e di riforme istituzionali, che rappresentano la migliore risposta ai tanti segnali di malessere sociale. In Europa non può che andarci un paese intero ed unito all'interno del quale la ricchezza più grande è il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità da quelle culturali a quelle economiche produttive (Applausi dei deputati dei gruppi misto-rete-l'Ulivo, della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scozzari.
L'onorevole Crema ha facoltà di replicare.

GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, onorevole ministro, ho ascoltato con interesse il suo intervento e ritengo che la


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sua fermezza ed il suo equilibrio siano di garanzia per il lavoro che svolgerà il Governo.
Temo che l'ambiente veneto, «pacioccone» e fraterno, sottovaluti questo problema. E la solidarietà che alcuni manifestano, le collette di alcuni imprenditori, la bonomia e quel pacifismo della nostra terra non ha la memoria, non ricorda i periodi bui del terrorismo nero e del terrorismo rosso; non vuole forse ricordare! Noi siamo ora giunti ad un passaggio difficile della nostra democrazia: arrivano i conti di una lunga serie di problemi non risolti; emergono le disparità e i servizi pubblici che non funzionano. È uno Stato che ancora in larga parte non si rende conto delle istanze che vengono dalle parti più avanzate del paese. La mancata riforma fiscale, le diseguaglianze, le ingiustizie ed una reale mancanza di autonomia degli enti locali, ormai in alcune parti del paese non sono più sopportabili.
Siamo anche giunti alla resa dei conti di una somma di rancori da parte di chi ha seminato odio in questi anni; lo ha fatto certo contro il malaffare della politica e contro un sistema che non funzionava più, ma dimenticando che, oltre a ciò che vi era di corrotto, buona parte della politica anche passata, era democratica, generosa e disinteressata. E così in alcune parti e in alcuni ceti si è confusa la malapolitica con le istituzioni! Noi non dobbiamo sottovalutare il problema del passaggio dal separatismo al terrorismo. Non possiamo dimenticare che una certa sinistra cercò di «ovattare» l'inizio della esperienza drammatica delle brigate rosse.
Alcuni accenti «paciocconi» nei confronti di queste persone credo siano pericolosi. Non possiamo più essere deboli e tolleranti, anche rispetto al linguaggio ed alle manifestazioni violente che alcuni settori pseudoautonomistici usano in tutte le occasioni. Non possiamo più tollerare che queste persone vengano definite dei patrioti, perché quando sento adoperare questa parola nei loro confronti, mi chiedo cosa fossero gli internati, i caduti per sevizie, gli arsi vivi, i fucilati, gli impiccati, i caduti in combattimento e i deportati della lotta di liberazione. Da democratici non possiamo più tollerarlo; ed io, a nome dei socialisti italiani (Commenti del deputato Roscia), non intendo in quest'aula subire più umiliazioni da parte di chi, arroganza e inciviltà, vuol farle diventare programma politico (Applausi dei deputati dei gruppi misto-socialisti italiani, della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. L'onorevole Sanza ha facoltà di replicare.

ANGELO SANZA. Signor Presidente, vorrei intanto ringraziarla per aver accolto la nostra sollecitazione di assegnare una parte dei lavori parlamentari di questa settimana allo svolgimento di un tema riguardante tale grave fatto eversivo.
Lei, signor ministro, è un politico molto accorto per non convenire che quanto è accaduto a Venezia obbliga il Governo e non solo il ministro dell'interno a dare risposte rassicuranti sul controllo del territorio per prevenire atti eversivi e realizzare riforme istituzionali idonee ad incontrare le aspettative dei cittadini italiani.
Sul primo punto ci sono state, signor ministro, dichiarazioni imprudenti, oserei dire, del sottosegretario Sinisi che affermava che gli assalitori erano sotto controllo. Ciò getta allarme sul ruolo svolto dalle forze di tutela e, in particolare, ci si chiede se fossero state interessate al fenomeno secessionista, quale fosse il grado di allarme e se si dovesse attendere l'azione dimostrativa per intervenire. Questo è un problema che la riguarda direttamente, e sembra che nel suo intervento questa preoccupazione sia presente.
Nutriamo poi un'altra preoccupazione, che consideriamo ultrafondata, rispetto a quello che noi chiamiamo fenomeno secessionista, che alla luce dei più recenti ritrovamenti non consente - richiamo su questo l'attenzione del Governo - né ammiccamenti, né debolezze, ma assoluto


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rispetto e fermezza nella difesa dei principi democratici.

DIEGO ALBORGHETTI. Codice Rocco!

ANGELO SANZA. Certo, sono importanti ed essenziali le risposte politiche per stemperare i fermenti e le insoddisfazioni del nord-est d'Italia verso le istituzioni. Quei poveri ragazzi forse sono solo vittime di cattivi maestri. Occorre allora una efficace opera preventiva e strutture attrezzate veramente capaci di stroncare ogni azione eversiva tendente alla rottura dell'unità nazionale, evitando qualsiasi permissivismo degenerativo.
Sul secondo aspetto occorre una riflessione politica al fine di comprendere le ragioni di tale malessere e di varare le misure per farlo rientrare. La verità è che il paese ha urgente bisogno di riforme e non è più possibile pensare, come fanno alcuni, che il federalismo sia solo una formula da ripetere in occasione di qualche campagna elettorale. Credo sia giunto il momento per un nuovo patto costituzionale: trasformare, in poche parole, il disagio in energia positiva. La Commissione bicamerale per le riforme costituzionali, dunque, non può permettersi di fallire e non può neppure partorire miniriforme, incapaci di dare risposte chiare ai reali problemi della gente (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).

PRESIDENTE. L'onorevole Serra ha facoltà di replicare.

ACHILLE SERRA. Signor Presidente, esprimo anch'io, a nome di forza Italia un sincero ringraziamento a lei per aver concesso questo spazio da dedicare ad un tema così allarmante e grave.
Signor ministro, oltre che essere accorto lei è certamente molto obiettivo e quindi non può non valutare, con grande accortezza appunto, quanto sia grave la situazione e come il fatto verificatosi a Venezia sia di inaudita gravità. Appresa la notizia pensai che le forze dell'ordine avevano, come si dice in gergo, «bucato» la notizia, ma dopo pochi minuti il sottosegretario Sinisi ed il magistrato si affrettarono a dire che questo gruppo era controllato da tempo e su di esso erano state svolte indagini accurate.
Allora francamente, signor ministro, mi sono cadute le braccia, perché indagini approfondite significano intercettazioni telefoniche, ambientali, pedinamenti, che sono certo stati effettuati in questa circostanza. Com'è pensabile che con tutti questi strumenti non si sia riusciti a prevenire un fatto di tale gravità? Eppure costoro hanno costruito un blindato, un parablindato, avevano delle armi che si sono procurati...

DIEGO ALBORGHETTI. Un falciaerba!

ACHILLE SERRA. Si sono procurati un secondo blindato che il giorno 11 è stato poi rintracciato in provincia di Padova. Com'è pensabile che costoro siano potuti arrivare in serata a Venezia, sequestrare un traghetto, scendere in piazza San Marco ed effettuare un'occupazione?
Torno a ripetere, si tratta di un fatto di inaudita gravità; e la sua obiettività non può valutare se non con durezza tali avvenimenti. A ciò si aggiunga che il corpo speciale dei NOCS - che speciale è davvero, considerato che professionalmente è invidiato da tutto il mondo - non è stato in condizione di raggiungere né in mezz'ora, né in tre quarti d'ora, né in un'ora il posto in cui stava avvenendo un fatto così grave.
Tutto questo fa riflettere e ci porta ad alcune considerazioni. Due sono le riflessioni sulle quali richiamerei in particolare la sua attenzione.
È un momento di preoccupazione perché è nell'aria la nascita di un nuovo terrorismo che non ha niente a che vedere con quello degli anni settanta, non si basa sulla strategia della tensione, ma su un malessere sociale. È necessario indagare su tale malessere sociale, guai se non lo si facesse. Gli avvenimenti della vicina Iugoslavia ce lo insegnano: guai se non si indaga su questo malessere sociale.


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La seconda valutazione è politica: sbaglia chi attribuisce responsabilità gestionali alla lega per un fatto così grave; ma sbaglia anche chi attribuisce ai servizi responsabilità gestionali; sbaglia - lo ripeto - chi attribuisce responsabilità ai servizi.
È indubbio che a volte le parole sono come pietre e per otto esaltati possono comportare conseguenze di reale gravità. La verità è che il paese ha un urgente bisogno di riforme. Non è più possibile pensare - come fanno alcuni - che il federalismo sia solo un contenitore vuoto, una formula da ripetere in occasione di campagne elettorali. La Commissione bicamerale per le riforme costituzionali non può permettersi di fallire e non può neppure partorire miniriforme incapaci di dare risposte chiare ai reali problemi della gente.
Occorre fare in fretta, mostrando senso di responsabilità ed avendo a cuore innanzitutto gli interessi del paese e non quelli di parte, se vogliamo che la politica abbia ancora il ruolo che le è proprio, cioè quello di far sì che sia ragionevole continuare ad avere speranza (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD).

PRESIDENTE. L'onorevole Cavaliere ha facoltà di replicare.

ENRICO CAVALIERE. Presidente, colleghi deputati, rappresentanti di questo Stato a vario titolo, è necesario innanzitutto fare una premessa molto importante per affermare che il popolo odia il terrorismo. Il popolo odia due volte il terrorismo se è terrorismo di Stato. E lo odia tre volte se è terrorismo di Stato messo in atto per fermare i processi democratici di libertà chiesti dal popolo stesso (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)
Detto questo, bisogna ancora una volta rilevare quanto estraneo alla realtà dei singoli popoli sia sempre questo Stato. Abbiamo ricominciato a sentire la vecchia lezione impartita da Roma su cosa sia il Veneto e chi siano i veneti. Bene, lasciatevelo dire una volta tanto da uno di loro: i veneti hanno imparato a riconoscere i loro governanti in un periodo di circa 1.100 anni, dopo sono arrivati gli altri che si sono avvicendati: invasori che a turno hanno imposto i loro uomini e le loro leggi. L'ultimo, non migliore dei precedenti, ha cercato anche di cancellare cultura, storia, tradizioni, in nome di un'unità che, per perseguire lo scippo totale, ma non definitivo, della sovranità, ha tentato di imporre al popolo un sentimento di patria, mai realmente accettato e che ben presto è stato riconosciuto per quello che realmente è: una nuova invasione.
Il popolo deve poter riconoscere il proprio gruppo dirigente e come può farlo se si tratta di «\uforesti» (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)? Come è possibile che a fronte di atenei prestigiosi i prefetti, gli insegnanti, i dirigenti dello Stato siano tutti «foresti»? Uno Stato che maledirà la mano di quel carabiniere incappucciato che ha strappato, brandendolo come un trofeo, il gonfalone di San Marco,...

GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Anche i poliziotti e i carabinieri che difendono l'ordine e la legalità al nord sono «foresti»!

ENRICO CAVALIERE. ...che dovrà segnare tra le sue sconfitte anche la decisione dei prefetti, compreso quello di Venezia, di proibire l'esposizione pubblica del gonfalone di San Marco. Non avete capito niente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

Una voce dai banchi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania: Avete paura delle bandiere!

ENRICO CAVALIERE. Per il popolo, colleghi, quella non è una bandiera è «la» bandiera. Capirete allora, forse, perché il progetto della Padania prende sempre più


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piede tra i popoli della Padania: i veneti, i lombardi, i piemontesi, i furlani, i liguri e gli altri; popoli che hanno capito quanto importante sia mantenere la propria identità, garantendosi il reciproco riconoscimento, padroni a casa loro e sovrani di federarsi in uno Stato che nasce moderno - la Padania, certo -, democratico, europeo; liberi perché sciolti da un vincolo univoco ed ingrato, quello di uno Stato centralista assoluto, che pensava di farla franca ancora una volta, provando a dividere il fronte granitico che trae forza proprio dalla comunione di popoli fratelli. Quei popoli che hanno giurato e si sono giurati fedeltà il 15 settembre 1996 (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Guai a chi tenta di dividere spaventando. Stia bene attento lo Stato, ministro; mobiliti i suoi molteplici organi di sorveglianza, deviati o devianti che siano...

GIOVANNI PACE. O deviatori!

ENRICO CAVALIERE. ...affinché si controllino l'un l'altro. Non vorremmo mai che questo Stato, l'unico, vero responsabile, perché muto alle istanze...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cavaliere (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

GIOVANNI PACE. Io non lo ringrazio, Presidente!

PRESIDENTE. L'onorevole Borghezio ha facoltà di replicare.

MARIO BORGHEZIO. Signor ministro, lei ci doveva delle rassicurazioni in ordine al ruolo di apparati dello Stato (che da sempre ci dicono essere regolarmente apparati separati e che poi le indagini dei magistrati e la storia hanno puntualmente rivelato essere dello Stato e nello Stato) ed al fatto che i servizi di sicurezza non avessero niente a che fare con questi fatti.
Lei ci ha risposto evasivamente, garantendoci che nulla quaestio su questo coinvolgimento. Vorrei sapere come fa a dircelo lei che vive in un ministero che, in realtà, sembra un cimitero di fascicoli e di misteri, in cui pochi giorni fa la magistratura ha sequestrato 150 mila fascicoli. Vogliamo sapere se i nomi degli otto protagonisti dell'impresa hanno qualcosa a che fare con questa polizia parallela che per decenni ha comandato in questo paese, nella Repubblica italiana unita, fondata sui principi di unità: la Repubblica delle stragi, dei misteri di Stato; la Repubblica della mafia (Commenti del deputato Gramazio).
Vogliamo sapere come faccia a garantire i cittadini onesti, non soltanto quelli che vivono e lavorano nel nord, nella Padania, che è al limite della sopportazione, ma tutti i cittadini che pagano e lavorano per chi non paga, per chi trama perché vive magari annidato negli apparati dello Stato, a cospirare contro l'unica voce di libertà, quella che si leva oggi per la libertà di tutti i popoli che vivono nella vecchia Repubblica, che non vuole più essere uno Stato delle stragi, del centralismo, dei servizi deviati, delle mafie, di tutto lo sporco che ci viene dal passato, da decenni di vita in questo Stato centralista, che i popoli liberi della Padania vogliono dimenticare per sempre (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Per questo motivo la invitiamo a darci delle risposte precise ed a ricordare al prefetto di Venezia che non si uccide la libertà impedendo ai popoli liberi di esporre la loro bandiera (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

Lo dimostra la storia dei popoli liberi, che mai nessuna polizia parallela è riuscita a fermare (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Mussi ha facoltà di replicare.

FABIO MUSSI. C'è anche del carnevale nell'azione di piazza San Marco, non c'è dubbio (Commenti dei deputati del gruppo


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della lega nord per l'indipendenza della Padania). Provate a non schiamazzare, a non fare le oche, ad ascoltare qualche volta quando si discute (Vive proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PAOLO BAMPO. Professorino!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Consentite che ciascuno dica la sua! Onorevole Mussi, si rivolga al Presidente!

FABIO MUSSI. Ma non è puro carnevale: siamo di fronte ad un gesto grave e gravido di rischi; condividiamo pienamente il giudizio qui espresso dal ministro Napolitano.
Siamo sicuri che la magistratura applicherà tempestivamente e severamente la legge e siamo sicuri che il Governo agirà con misura ma con polso fermo, così come ha fatto finora (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

GIACOMO STUCCHI. Codice Rocco!

FABIO MUSSI. Da parte loro i sognatori di terrorismo devono essere sicuri, se vogliono muovere altri passi lungo un corridoio che può portare alla guerra civile...

PAOLO BAMPO. Ti ricordo che tu coprivi le Brigate rosse!

PRESIDENTE. Onorevole Bampo!

FABIO MUSSI. ...che può ripetere su questa sponda dell'Adriatico la tragedia cui abbiamo assistito sull'altra, che troveranno istituzioni ed uomini decisi a fermarli.
Bossi li ha disconosciuti: bene. Ma la tesi che siano una specie di agenti del Governo italiano, che si tratti di una provocazione organizzata, di terrorismo di Stato, qui riecheggiata negli interventi degli onorevoli Carnevale e Borghezio, è risibile.

LUCIANO DUSSIN. A casa tua c'è il carnevale!

GUIDO DUSSIN. Il carnevale qui non c'è!

FABIO MUSSI. È una sciocchezza! È vero, signor Presidente; come sempre avviene anche nel caso delle azioni più sconsiderate, dietro di esse si vedono i problemi reali: il disagio e la protesta del nord, il malessere del Veneto, le contraddizioni di uno sviluppo economico che non è stato accompagnato da un processo di modernizzazione delle istituzioni e di riforma dello Stato.
Verrebbe comunque da rispondere con le parole di De Gaulle del 1968: Réforme, oui; chienlit, non. Sì alle riforme, no alla cagnara e alle carnevalate (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ma non c'è dubbio: questa Italia e questo Parlamento nazionale sono alla prova delle grandi riforme. Fallire è proibito e se manchiamo l'appuntamento - come dimostrano anche questi fatti - il supremo valore dell'unità nazionale è a rischio.
Il gruppo che rappresento ha chiarissimo questo aspetto e compirà fino in fondo il suo dovere, per un cambiamento profondo, per una pubblica amministrazione efficiente, per un nuovo sistema delle autonomie, per lo Stato federale.
Bossi e la lega devono assumersi le loro responsabilità. C'è una responsabilità altissima anche nel linguaggio che si usa; le parole della violenza prima o poi producono fatti...

GIACOMO CHIAPPORI. Voi li avete già fatti quei fatti!

FABIO MUSSI. ...e non è cosa degna scaricare alla fine quelli che le prendono sul serio. Vedete dunque, una buona volta, di piantarla con le pallottole, i mitra e i kalashnikov! (Applausi dei deputati dei


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gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano - Vive proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

STEFANO SIGNORINI. Brigatista!

PRESIDENTE. Colleghi!

FABIO MUSSI. È roba che spara e prima o poi qualcuno si fa male!

PRESIDENTE. Onorevole Mussi, si rivolga al Presidente.

MARCO TARADASH. Quando lo diceva il Governo per voi e non eravate maggioranza...!

MARIO LANDOLFI. Le costole della sinistra!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

FABIO MUSSI. Tutti debbono sapere che la carta della divisione consensuale dell'Italia non c'è; non esiste alcuna disponibilità (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania) ...e siamo sicuri di interpretare la stragrande maggioranza degli italiani, del nord, del centro e del sud (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano - Vive proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
La lega deve anche considerare che dividere gli Stati, anzi moltiplicarli, come volete fare, stracciando le costituzioni, è molto, molto difficile, quando su un territorio si è primi. Quando si è terzi, come hanno confermato le recenti elezioni amministrative...

GIANPAOLO DOZZO. Ma chi te l'ha detto?

CARLO FONGARO. Fai il referendum e vediamo!

FABIO MUSSI. ...e si fa i prepotenti e si vuole forzare la mano, è più facile prendere schiaffi che fondare Stati. Ricordatevelo bene (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Chi guarda all'Europa facendo funzionare il cervello (Dai banchi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si scandisce: «Referendum, referendum!») vede che la nuova Europa potrà costruirsi con una cessione di potere nazionale verso l'alto, verso le istituzioni dell'Unione, e verso il basso, verso le regioni. Nuovi statarelli non interessano a nessuno e con gli arroccamenti etnici le frontiere si chiudono, non si aprono, si diventa servi, non padroni.

GIACOMO CHIAPPORI. Stalin!

FABIO MUSSI. Bisogna anche sforzarsi di capire quel che potrebbe succedere qualora si volesse tentare l'avventura. Vedete, la Padania, quella Padania che ripetete come una litania ogni volta che prendete la parola in quest'aula, semplicemente non esiste, è una invenzione a tavolino di nessun significato concreto (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Chiacchere!
Se però si avessero la volontà e la forza di spingere alla dissoluzione lo Stato nazionale italiano, altre identità apparirebbero. La storia reclama sempre i suoi diritti, bisogna conoscerla, magari studiarla, visto che l'analfabetismo è facoltativo e non obbligatorio.

GIANPAOLO DOZZO. Va' a studiare la storia dei popoli!

FABIO MUSSI. Mettiamo che fossero cancellati i risultati del Risorgimento: dalle ceneri dell'Italia non sorgerebbe alcuna Padania, si tornerebbe a qualche più corposo status quo ante.


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GIANPAOLO DOZZO. Cambia libro di testo di storia!

FABIO MUSSI. La Repubblica di Venezia, per quanto folle e rovinoso sia il progetto di chi vuole ad essa tornare, è qualcosa che effettivamente fu. E infatti sono le bandiere della Serenissima, non le cravatte verdi degli indipendentisti di razza padana, a sventolare su San Marco nel primo tentativo di secessione terroristica.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Mussi.

FABIO MUSSI. Ho finito, Presidente, ma sono stato interrotto parecchio!

PRESIDENTE. Infatti ne sto tenendo conto.

FABIO MUSSI. A giocare poi con la fantapolitica ci sarebbe da immaginare, nel caso di un successo secessionista, la guerra di Venezia con Milano per fissare le frontiere e il controllo sui traffici (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Già visto!

GIANPAOLO DOZZO. Ma chi te lo dice?

DANIELE ROSCIA. Provocatore!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la richiamo all'ordine!
Onorevole Mussi, concluda.

FABIO MUSSI. Pazzie. Ma gli apprendisti stregoni sono sempre una categoria pericolosa.
Bisogna perciò abbandonare subito la propaganda secessionista. Bisogna tornare alla politica. La politica ci parla di federalismo. C'è da cambiare tutta la seconda parte della Costituzione. Per l'Italia può aprirsi una storia nuova, nella quale sia pienamente soddisfatto il desiderio di autonomia che così profondamente percorre il paese. Se la lega vuole, le porte della Bicamerale sono aperte. Rinnovo l'invito. Per parte nostra, noi ci impegneremo a realizzare il grande progetto di cambiamento con tutte le nostre forze. Sotto una sola bandiera: il tricolore (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, dei popolari e democratici l'Ulivo e di rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. L'onorevole Bonato ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BONATO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, credo anch'io che ciò che è avvenuto nelle prime ore di venerdì 9 maggio a Venezia, con l'assalto al campanile di piazza San Marco da parte degli otto uomini del cosiddetto commando della Serenissima Veneta Repubblica, sia un fatto di inaudita gravità. Lo è perché imprime un indubbio salto di qualità ad una strategia tanto delirante quanto pericolosa, che ha visto nell'azione della Liga Veneta prima e della lega nord poi, senza alcuna soluzione di continuità, il suo oggettivo terreno di coltura.

GIANPAOLO DOZZO. Ma stai zitto, Bonato! Stai zitto, petrolchimico!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la richiamo all'ordine per la seconda volta. Al terzo richiamo esce dall'aula!

GIANPAOLO DOZZO. Esco, Presidente, non si preoccupi, non voglio sentire queste ... (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e dei popolari e democratici-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Se esce subito, è meglio!
Prosegua pure, onorevole Bonato.

FRANCESCO BONATO. Una strategia ed una linea politica per troppo tempo


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sottovalutate da parte di pressoché tutte le forze politiche democratiche, ad eccezione della nostra.
Basterebbe ricordare, senza andare troppo in là nel tempo, il comportamento e l'atteggiamento assunto dalle forze politiche veneziane in occasione del raduno leghista nella città lagunare del 15 settembre ultimo scorso per avere una testimonianza ed una conferma di tale sottovalutazione...

MARIO BORGHEZIO. Pensa agli alpini!

FRANCESCO BONATO. ...e che la lega, che ha raccolto le proprie fortune elettorali dando voce e rappresentanza ai sentimenti più meschini...

GUIDO DUSSIN. Sei tu meschino! Sei un meschino di natura!

FRANCESCO BONATO ...della rivolta fiscale e della rottura di ogni residuo margine di solidarietà tra le diverse aree territoriali del paese abbia costituito il punto di riferimento politico di costoro appare indubbio (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Ne consegue che quella della secessione non è una bandiera agitata in maniera propagandistica, ma è l'ovvia e naturale conseguenza di una escalation di posizioni politiche...

PAOLO BAMPO. Tien An Men!

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, la richiamo all'ordine!

FRANCESCO BONATO. ...irresponsabili e prive di qualsiasi fondamento storico-culturale.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bonato.
Colleghi, non credo che i cittadini che stanno ascoltando il dibattito possano aver fiducia quando si tengono comportamenti di questo genere (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano)!

GIACOMO STUCCHI. Sì, ma è colpa anche di chi sta parlando!

FRANCESCO BONATO. Ne consegue - dicevo - che quella della secessione non è una bandiera agitata in maniera propagandistica, ma è l'ovvia e naturale conseguenza di una escalation di posizioni politiche irresponsabili e prive di qualsiasi fondamento storico-culturale che si innesta, però, in un clima denso di sentimenti di paura e rancore che attraversano lo stato d'animo di una parte della società settentrionale nei confronti dello Stato: paura per un avvenire percepito come precario ed incerto, determinato da forze esterne al sistema di controllo democratico; rancore per aver perduto le solide protezioni che per quasi cinquant'anni i governi democristiani e socialisti avevano pur sempre garantito alla parte più forte e fedele della società veneta e settentrionale.
Ecco dunque che per garantire e prolungare questo presente, per tutelare i vantaggi ed i privilegi rispetto ad altre aree del paese diventa necessario diffondere ed espandere il più possibile ogni forma di egoismo territoriale, anche mediante l'esaltazione di aspetti folcloristici, simbolici, ideologici e pseudostorici che concorrono a costruire un'identità collettiva, ma soprattutto diventa indispensabile ed improcrastinabile fomentare ogni forma di separatismo che cerchi di adeguare le carte geopolitiche, così come le istituzioni pubbliche, alle necessità e ai voleri della unità dei business naturali, secondi i dettami della competizione globale.
È questo, dunque, l'humus in cui hanno lavorato per anni irresponsabilmente e colpevolmente la Liga veneta e la lega nord. Perciò parliamo di oggettive responsabilità!

GIACOMO STUCCHI. Tasi!


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UGO PAROLO. Vai in Siberia! È vostra la responsabilità!

FRANCESCO BONATO. È dunque questo il disegno sovversivo che si nasconde dietro la presentazione, per certi versi carnevalesca, che ha caratterizzato l'assalto in piazza San Marco. Un carro armato di latta non può, però, oscurare il fatto che una parte della società del nord-est, ancorché per fortuna minoritaria, è interessata ad attuare una cesura nel nostro paese che le consenta di entrare in Europa - lo abbiamo sentito anche qui - padrona in casa propria, libera di stare con chi vuole, i ricchi con i ricchi ed i poveri con chi vogliono!
Questa è la scelta effettuata da chi si è affrettato a dare il proprio appoggio e la propria solidarietà agli otto uomini del commando d'assalto, che trova un'importante rappresentanza anche dal punto di vista simbolico in quell'associazione di imprenditori facenti capo alla lista di Padovan, il cui vanto maggiore è quello di non pagare le tasse e di difendere coloro che non le pagano, cioè gli evasori (Applausi dei deputati dei gruppi di rifondazione comunista-progressisti e dei popolari e democratici-l'Ulivo)!

GIACOMO CHIAPPORI. Le paghi tu!

FRANCESCO BONATO. Costoro, però, non esauriscono certo la società del nord-est. Anzi, essi rappresentano pur sempre una minoranza, nonostante la pubblicità e l'enorme risonanza avuta nei media in queste ore.
Appaiono dunque del tutto fuorvianti alcune espressioni sentite in questi giorni, per cui i fatti di piazza San Marco esprimerebbero in qualche modo un'insofferenza che può diventare collettiva. Niente di più falso! Vi è stata la condanna netta e la capacità di reazione della società veneta, offesa da un simile episodio al pari del resto del paese e che non è disponibile ad accettare e subire un subdolo processo che punti ad insinuare una sorta di abitudine a conflitti infranazionali, a veder alimentare e spargere il veleno razzista o ad assistere impassibile ad una sorta di lavorio continuo nell'immaginario collettivo del proprio corpo sociale per tentare di giustificare chissà quali rotture violente dell'ordine democratico.
Certo è però che la lotta contro una cultura politica racchiusa nel recinto dell'egoismo corporativo mai soddisfatto, intrisa di odio e di violenza, in cui l'unica logica imperante è quella dell'iperliberismo selvaggio e del darwinismo sociale non può essere rinviata e va anzi combattuta fino in fondo. E non si pensi che basti aggiungere il termine «federale» all'articolo 5 della Costituzione, come propone D'Onofrio, per far rientrare costoro nel circolo delle buone maniere e della corretta dialettica democratica (Applausi dei deputati dei gruppi di rifondazione comunista-progressisti, della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).

GIACOMO CHIAPPORI. Ha usato quest'aula per fare propaganda!

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, le farà male, si tranquillizzi. Finirà con il nuocerle questo suo atteggiamento, si accomodi! Parlo della salute, non della disciplina (Commenti del deputato Chiappori). Si accomodi, onorevole Chiappori, sia sereno.

GIACOMO CHIAPPORI. Come si fa ad essere sereni!

PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di replicare.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor ministro dell'interno, a nome del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo esprimo la soddisfazione per la risposta che lei ha oggi reso davanti alla Camera. Credo che questa volta l'interrogazione, più che al Governo avrebbe dovuto essere rivolta a noi stessi, al Parlamento, alle forze politiche in esso presenti, ai singoli parlamentari. Quello che è accaduto in piazza San Marco deve soprattutto interrogare la


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nostra coscienza e la nostra responsabilità di rappresentanti eletti del popolo italiano (e non a caso siamo eletti del popolo italiano).
Ferdinando Camon, uno scrittore veneto di terre e cose venete, in un suo articolo dell'altro giorno su La Stampa ricordava che il regista John Ford diceva che quando in un film si vede un fucile, prima che il film finisca quel fucile sparerà. Ebbene, il film della secessione è cominciato ed il fucile lo abbiamo visto. Ma adesso che lo abbiamo visto e che sappiamo che non è più tempo di scherzi o di sottovalutazioni, siamo capaci di mettere in moto una grande risposta collettiva del Parlamento, del paese a questa sfida eversiva, a questa sfida secessionista? La risposta non può essere debole, non ci sono scorciatoie per nessuno. Non si può immaginare, ad esempio, che una risposta sufficiente sia di portare la lega in Commissione bicamerale. La lega c'è già nella bicamerale, è stata regolarmente rappresentata e se non vuole partecipare ai lavori si tratta di una sua libera scelta di cui deve assumersi fino in fondo la responsabilità. Come deve assumersi la responsabilità delle parole che pronuncia. Quando i fatti che scaturiscono dalle parole sono fatti gravi ed imperdonabili bisogna avere il coraggio di cambiare le parole; quando il fantasma troppe volte evocato della secessione prende corpo, non c'è posto per rilanciare cialtronescamente gridando al complotto dei servizi segreti. Insinuare nuovi veleni, presunte macchinazioni, oltre ad essere un atto di irresponsabilità è un fatto vile, politicamente e moralmente vile. Quando si insinua la possibilità della secessione il confronto politico fa un salto di qualità. Non è più solo questione di autonomia amministrativa e finanziaria, di nuovi poteri e di ricostruita efficienza; con la voglia di secessione entra in gioco il rapporto tra le identità locali ed il valore di appartenenza alla comunità nazionale. Per cui siamo oggi chiamati a riformare lo Stato per garantire non solo più autonomia, più efficienza, ma soprattutto più democrazia.
Per questo le analogie con il terrorismo non sono probabilmente esatte. Le manifestazioni esteriori sono le stesse: intromissioni televisive, azioni dimostrative, comunicati, ma è la reazione dello Stato che deve essere diversa. Non repressiva, ma propositiva. La sfida che parte dal Veneto è una sfida che riguarda la qualità della democrazia. Si chiede più efficienza, più autonomia, più potere per consentire ai pubblici poteri, per consentire allo Stato di essere tanto veloce e tanto pronto quanto lo sono la società civile e la società economica. È una richiesta che si misura con una risposta di modernità, con più democrazia e non con più repressione. Per questo sono soddisfatto della risposta del ministro dell'interno, perché lo Stato si è dimostrato capace di contenere con un'abile e misurata operazione di polizia gli effetti immediati di questa azione eversiva. Ma questo, se rassicura per il presente, non è però sufficiente. Spetta ora al Parlamento dare la risposta vera, decisiva; una risposta politica capace di chiudere ogni spazio alla tentazione secessionista. La risposta è nella riforma dello Stato, nella capacità di costruire un nuovo patto democratico nazionale. E questa riforma deve essere vera, non può essere ridotta ad un banale compromesso, ad un gioco al ribasso fatto di reciproche interdizioni. Mancano solo sei settimane alla conclusione dei lavori della bicamerale; interroghiamoci su che cosa vogliamo fare e ottenere in questi quaranta giorni. L'unica risposta soddisfacente è che dobbiamo riformare lo Stato per cambiare il paese. È questa l'unica risposta vera. È questa la nostra grande responsabilità a cui nessuno, colleghi della lega, soprattutto voi, può venire meno.

LUCIANO DUSSIN. Ministro, hai abbassato la bandiera della regione Veneto!

PRESIDENTE. L'onorevole Selva ha facoltà di replicare.

GUSTAVO SELVA. La ringrazio, signor ministro, ma lo faccio con moltissime


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riserve, perché anche in questa occasione lo Stato italiano ha dimostrato la massima fragilità.
Lei consentirà che un veneto d'adozione, quale io mi onoro di essere, sottolinei come la sua città, Venezia, che è protetta dall'acqua (e questa protezione l'ha salvaguardata anche da tante invasioni), sia stata invece violata nel suo cuore sacro, qual è la piazza San Marco, da un finto carro armato, che non è un moscerino, che non si trasporta in una tasca, ma che è arrivato regolarmente in quella piazza.
Questo dà tristezza. Dà tristezza da un punto di vista storico e dà tristezza da un punto di vista politico, perché lei ha fornito le giustificazioni che normalmente tutti i ministri dell'interno portano, ma a me resta il dubbio e vorrei mostrarle, se la telecamera riuscisse ad inquadrarlo, un titolo di due giornali che, qualche giorno prima, scrivevano: «Il telepirata: vediamoci il 12 maggio a Venezia». Hanno sbagliato soltanto di due giorni, ma una intelligence degna appunto del suo nome, la polizia ed i carabinieri - ai quali naturalmente va sempre la nostra riconoscenza per quello che hanno fatto all'ultimo minuto - penso che avrebbero avuto l'opportunità di bloccare in terra ferma questa spedizione. Perché questo non sia avvenuto è un motivo gravissimo per il quale confermiamo tutta la nostra critica e la nostra preoccupazione.
Vede, ci sono stati anche dei segnali - e qui mi rivolgo in modo particolare all'onorevole Bossi - che sono venuti da cattivi maestri. Dirò dopo, se i colleghi della lega hanno la pazienza di ascoltarmi un minuto, cosa ha detto l'onorevole Bossi ieri sera. Ma l'onorevole Bossi non può far dimenticare che con i simboli ha giocato. Ha giocato con le pallottole a buon mercato. Ha giocato con le minacce di andare a prendere nelle loro case coloro che votavano per alleanza nazionale. Ha giocato con simboli nominalistici, come un Parlamento che non esiste.

DAVIDE CAPARINI. Esiste, esiste!

GUSTAVO SELVA. Vi potrete radunare come eletti del nord, ma non vi potete radunare come espressione del Parlamento, che sarebbe un Parlamento monopartitico che non rappresenta se non voi stessi. Ha giocato con la marcia del Po il 15 settembre. Ha giocato con le camicie verdi. Ha giocato soprattutto con l'ammainabandiera del tricolore a Venezia (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, di questo applauso dovreste vergognarvi (Commenti del deputato Roscia)!

GUSTAVO SELVA. E credo che questi siano segnali e simboli che non possono essere raccolti. Già questi simboli erano stati trascurati dal Governo precedente, il Governo Dini, il quale aveva segretato una relazione del ministro Mancuso che credo desse testimonianza dei pericoli che esistevano.
L'onorevole Bossi - e qui mi rivolgo ai colleghi della lega, credo anche in senso costruttivo - ha detto ieri sera: «Terrorismo, mai. Rivoluzione». Ebbene, prendiamo atto di questa affermazione: «Terrorismo mai». Prendiamo atto del pentitismo (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania) e quindi le parole che invocano le armi...

DAVIDE CAPARINI. No, no!

GUSTAVO SELVA. ...non dovranno mai più essere evocate.
Per quanto riguarda la rivoluzione penso che la si faccia con le idee. E l'idea che noi abbiamo è di dare alla nostra Italia, una e indivisibile (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale), anche gli strumenti democratici...

GIACOMO STUCCHI. Mancano sei settimane!

GIACOMO CHIAPPORI. Fatelo, fatelo!


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GUSTAVO SELVA ...se vorrà, per darsi una forma federale dello Stato, per darsi una forma presidenziale di Governo in modo che l'unità sia riassunta in istituzioni più forti.
Questa è la sfida che noi facciamo prendendo in parola, per il momento, l'onorevole Bossi il quale dichiara: mai il terrorismo! E quindi rinuncia a qualsiasi affermazione del genere di quelle che fatte nel passato. Occorre un lavoro, se necessario comune nel territorio e in questo Parlamento, che resta l'unica ed alta espressione della sovranità nazionale e della sovranità popolare, perché l'Italia resti quel grande paese europeo che noi vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale - Commenti dei deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania).

DANIELE ROSCIA. Siete in ritardo!

PRESIDENTE. L'onorevole Manca ha facoltà di replicare.

PAOLO MANCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, rinnovamento italiano è soddisfatto della risposta del ministro Napolitano e concorda sull'impostazione dell'azione intrapresa dall'autorità competente; confida che sia stroncato sul nascere questo preoccupante fenomeno e ritiene che l'accelerazione della realizzazione di una forma federalista dello Stato sia uno dei mezzi più efficaci per impedire il ripetersi di simili episodi.
Riteniamo che non debba esserci alcuna sottovalutazione di quanto è accaduto. Deve farci pensare il fatto che esiste un gruppo di uomini disposti al sacrificio personale, pronti ad affrontare la galera o anche la morte in una missione che per la sua caratterizzazione non violenta può certamente far leva sull'animo di molte persone.
Siamo convinti che non sono sufficienti misure repressive ma che il Governo, la maggioranza e tutto il Parlamento debbano, in uno sforzo comune, contribuire con i fatti e l'esempio ad una crescita culturale innanzitutto, ma anche economica e sociale, che sola può garantire il non ripetersi di fatti del genere.
Rinnovamento italiano auspica che venga contrastato ogni tentativo di mettere in discussione l'unità culturale, economica e politica del paese. Non è nostra intenzione...

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori! Onorevole Giovanardi, non provochi l'onorevole Chiappori. Prosegua, onorevole Manca.

PAOLO MANCA. Qui ciascuno crede di guadagnarsi un pezzo di teleschermo e quindi più si «starnazza» e meglio è.

PRESIDENTE. Tanto la ripresa televisiva riguarda solo lei!

PAOLO MANCA. Rinnovamento italiano, dicevo e lo ripeto, auspica che vanga contrastato ogni tentativo di mettere in discussione l'unità culturale, economica e politica del paese.
Non è nostra intenzione attribuire alla lega nord responsabilità oggettive, soggettive e dirette sui fatti citati; non ci presteremo ad alcuna strumentalizzazione. Però con altrettanta fermezza crediamo che i colleghi della lega nord non possano continuare a propagandare la secessione con argomentazioni che talvolta per le parole usate ed altre volte per le proposte fatte possono rappresentare un punto di riferimento per gli sprovveduti e gli esaltati che esistono in tutti i paesi e le società, e che, proprio perché sprovveduti ed esaltati e quindi punti deboli della società, debbono essere messi al riparo da esaltazioni indotte.
Ci aspettiamo...

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, la prego! Stia tranquillo! Il collega Chiappori è irrefrenabile! So però che l'onorevole Manca ha pazienza.

PAOLO MANCA. Abita nel mio stesso palazzo e quindi so come fare.


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Ci aspettiamo che il ministro ci tenga costantemente informati sul successivo evolversi delle indagini, poiché siamo convinti che un episodio di questo tipo, ancorché «condito» di aspetti farserschi meriti di essere seguito e studiato in profondità (Applausi dei deputati dei gruppi di rinnovamento italiano e dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata sulla vicenda dell'occupazione del campanile di piazza San Marco a Venezia.

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