ONOREVOLI SENATORI. - É pressoché unanime in ambito
accademico e largamente condivisa in ambito politico la convinzione che la
Costituzione economica italiana abbia urgente bisogno di una riscrittura per
tener conto delle acquisizioni della teoria e delle profonde trasformazioni
della struttura economica del nostro Paese negli ultimi cinquanta anni.
Per assolvere tale compito in modo adeguato sarebbe necessario rivisitare
profondamente gli articoli da 35 a 47 della Costituzione che riflettono -
sono parole di Tommaso Padoa Schioppa - "un misto anacronistico di sfiducia
nelle forze del mercato e di ottimismo sulle possibilità del
Governo.... (con articoli) redatti in modo da non essere incompatibili
neppure con un programma di sovietizzazione dell'economia". É
bensí vero che i citati articoli della Costituzione debbono essere
interpretati alla luce del diritto comunitario e che i relativi trattati e
la legislazione derivata possono in parte surrogare una piú profonda
revisione costituzionale: ma ció non fa che aggiungere una ragione in
piú per rendere coerente l'impianto costituzionale in materia.
Come é stato rilevato da Alberto Quadrio Curzio, una revisione
costituzionale sarebbe giustificata anche per altri motivi:
perché il popolo italiano va rimotivato con grandi ideali e
nuove istituzioni che esprimano un netto stacco rispetto alla Prima
Repubblica con il suo statalcentralismo burocratico procedurale;
perché la Costituzione é pressoché priva dei
principi di sussidiarietà e di autonoma responsabilità, capaci
di dare risposta alla distribuzione in livelli di governo e di
libertà (territoriali, funzionali, imprenditoriali, ecc.) che siano
regolati, interdipendenti e convergenti alla solidarietà di un
"sistema Paese" e non a quella della distribuzione di "rendite politiche";
perché con una nuova Costituzione improntata a quella europea
l'Italia sarebbe il primo Paese che modifica estensivamente la propria
"legge fondamentale" per entrare in pieno nella Unione Europea. E non
é chi non veda quanto una simile iniziativa costituzionale varrebbe
ad accreditarci per la partecipazione alla moneta europea fin dall'inizio.
Il fatto che la seconda componente della Costituzione economica italiana
sia il diritto comunitario corre il rischio di produrre un'antinomia tra le
due fonti complementari: la Costituzione italiana enuncia valori e
finalità meta-economiche (libertà, dignità.
utilità sociali) e individua gli strumenti per perseguirli convinta
dei fallimenti del mercato. La Costituzione europea guarda piú a fini
economici (stabilità dei prezzi, finanze pubbliche sane, concorrenza)
puntando al governo dell'economia teso a tali fini e alla stabilizzazione
macroeconomica.
Modifiche degli articoli da 35 a 47 della Costituzione non sono nella
competenza dell'istituenda Commissione bicamerale per le riforme
istituzionali. La modifica proposta all'articolo 99 consente almeno di
introdurre in Costituzione mercato e concorrenza come beni pubblici, e
l'autorità che li garantisce.
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