Commemorazione dell''onorevole Giuseppe Tatarella


Roma, 02/11/1999


*** Commemorazione in Aula ***


Giuseppe Tatarella è stato deputato ininterrottamente, per quasi vent''anni, dal 3 giugno 1979. A partire dall''XI legislatura è stato Presidente del gruppo parlamentare del MSI e poi del Gruppo di Alleanza nazionale; dal febbraio 1997 ha ricoperto l’incarico di Vicepresidente della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali.

E’ stato vicepresidente del consiglio dei ministri e ministro per le telecomunicazioni, nel governo Berlusconi. Ma è stato, anche, consigliere comunale, di piccoli comuni pugliesi prima che di Bari; da ultimo assessore comunale con l’ambizione, che cominciava a realizzare, di restituire un ruolo culturale alla sua città ed una consistenza non puramente utopica alla mediterraneità.
Non è riuscito ad essere sindaco di Bari, che forse sarebbe stata la sua vera felicità politica.

E’ stato un uomo difficile e solitario. E’ stato un uomo schivo. Non amava né le interviste né i riflettori.

Nel lavoro di ciascuno di noi esiste una chiave profonda capace di far cogliere il senso del proprio impegno, persino della propria esistenza quando la politica diventa, come nel caso di Giuseppe Tatarella, una parte del senso della vita.
In una intervista resa due giorni prima di morire Tatarella sostiene che "in una democrazia bisogna avere due bussole". Una serve per guidare l''azione politica quotidiana, ma - continuava -"se è in gioco l''interesse nazionale, anche gli opposti devono dialogare".
In lui il dialogo era lo strumento dell’azione politica. L’ho conosciuto circa quarant’anni fa, primissimi anni Sessanta, ed anche allora, quando, per l’isolamento politico, nel suo partito la tesi del dialogo era del tutto minoritaria, egli mi aveva colpito per la sua capacità di discutere, di parlare senza scontrarsi, di cercare il rapporto civile anche con gli avversari.

Tatarella era uomo di partito, nel senso più nobile che ha questa espressione. Non ambiva a sintetizzare il tutto; si sentiva rappresentante di alcuni interessi e di alcuni valori e in questo senso si sentiva democraticamente parte e si batteva per quegli interessi e per quei valori, senza infingimenti.

Come tutti, aveva pregi e difetti; aveva scatti d’ira violenti e atti di generosità profondi. Ma distribuiva gli uni e gli altri con equità, nel senso che a ciascuno di noi sono toccati tanto gli uni quanto gli altri. Credo che nessuno sia andato esente da uno dei due; io ho avuto con lui in questa Legislatura gli scontri più violenti e, insieme, momenti di dialogo profondo.

Aveva una propensione quasi mistica a darsi senza egoismi personali; i giornali fondati, piccoli e meno piccoli, l’impegno profuso nel Roma, la sua ultima e credo più amata creatura, le notti passate a parlare con gli amici più vicini, magari in una piazza della Capitale o della sua città, d’estate, quando del bar non erano rimasti che un tavolino e qualche sedia che il cameriere non aveva avuto il coraggio di legare insieme alle altre.
Tutto questo faceva di lui un uomo che si poteva amare o avversare, ma da cui non si poteva prescindere.

Tatarella era orgogliosamente un uomo di provincia. Portava il suo essere di provincia a Montecitorio o a palazzo Chigi, con un gusto della rottura delle regole che era un invito a tenere ferme le gerarchie dei valori sostanziali. Tutti hanno scritto dei suoi pantaloni spiegazzati, ma pochi della sua tenacia, della sua lealtà e della sua passione. E’ un peccato, perché questa tenacia, questa lealtà e questa passione, che arrivavano sino alla distruzione di sé, erano frutto della fiducia in un sistema di valori che prescinde dalle macchie sulle cravatte.

Sono stati tenacia, passione e lealtà a fare di quel giovane che veniva da Cerignola e che per decenni aveva combattuto nelle strade e nelle piazze di Bari, una solitaria battaglia politica, un dirigente politico nazionale, un uomo che aveva contribuito in modo decisivo al superamento dei vecchi steccati ed alla nascita di Alleanza nazionale, alla quale, come ha detto qualcuno, forse si era iscritto ancor prima che questo partito nascesse.

Qualcuno si è stupito della mia commozione l’altro giorno in quest’Aula. Quarant’anni di conoscenza, anche se con lunghe interruzioni non si cancellano; la stessa terra di nascita e di formazione giovanile non si cancella; la stessa università non si cancella; l’essere entrati insieme in quest’Aula, in due partiti contrapposti, nello stesso giorno e nello stesso anno, non si cancellano; la stima per la schiettezza non si cancella; gli scontri violenti, ma sempre leali, le manifestazioni di solidarietà e di riservatezza non si cancellano.
Auguro a tutti di trovare sulla propria strada un avversario come Giuseppe Tatarella ed un amico come lui.

La politica è a volte violenta e distruttrice, a volte calma e rassicuratrice; si espande come l’acqua del mare sinchè trova un ostacolo; inghiotte i vascelli che affondano con un mormorio lento e dopo si chiude su di loro.
Uno di questi vascelli è l’uomo che oggi ricordiamo. Ma la politica, come l’acqua del mare sa restituire pezzi di ciò che inghiotte, pezzi dai quali riusciamo a capire come era fatto quel vascello e quanto valeva.
Ci capiterà, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, di riprendere una sua frase, una sua battuta, una sua osservazione. Facciamolo con affetto e con rispetto.

E voi colleghi deputati che siete più giovani, di destra, ma anche di sinistra e di centro, tenete per voi di questo collega che non c’è più l’esempio della passione politica e della capacità di lottare per obbiettivi che non si chiudono nell’arco della giornata.

Tutto ciò che riscatta il quotidiano nella politica è la capacità di pensare il futuro. Questa capacità in Giuseppe Tatarella era spontanea. Io spero che così possa diventare in voi, giovani colleghe e colleghi, che prenderete sempre di più nelle vostre mani, io ve lo auguro, le responsabilità di guida del nostro Paese.

Ad Angela sua moglie, a suo fratello Salvatore, ai nipoti, a lei presidente Fini a tutti i suoi amici ed ai colleghi del gruppo, interpretando i sentimenti dell’Assemblea, porgo un saluto triste, consapevole del vuoto e rispettoso del dolore.