Università e Disabilità dopo la legge 17 del 1999


Roma, 12/20/2000


*** Conferenza promossa dai delegati dei Rettori ***


L''handicap incide sull’esercizio della cittadinanza; perciò gli interventi che riguardano le persone handicappate prima di appartenere al capitolo dell’assistenza o della sanità, sono fortemente radicate nella Costituzione repubblicana e nella giustizia sociale.

Negli ultimi anni è cresciuta notevolmente l''attenzione nei confronti delle problematiche dei disabili sia da parte delle istituzioni che dell''intera società civile.

La legge 17 del 1999, che è una delle più importanti leggi a sostegno dei disabili, è il risultato di una proposta di legge presentata nel 1998 da studenti di scuole superiori alla Camera dei deputati in occasione dell''iniziativa "Ragazzi in aula", che ogni anni dà ai giovani la possibilità di sperimentare direttamente gli strumenti di formazione delle leggi.

Si registra in questi anni un costante aumento del numero di studenti disabili iscritti agli atenei italiani e una corrispondente crescita delle loro aspettative di inserimento professionale.

E'' questa un''occasione straordinaria per far crescere nella classe dirigente del nostro Paese una cultura dell''attenzione verso la disabilità. Questa cultura può moltiplicare le opportunità offerte dalla net economy. Penso ai sistemi di collaborazione a distanza per abbattere l''alto tasso di disoccupazione e per risolvere i problemi di integrazione professionale dei disabili. Il cosiddetto telelavoro rappresenta un versante ricco di potenzialità se è vero che tra il 1994 e il 2000 si è passati da 97.000 a ben 800.000 telelavoratori. Si tratta di un fenomeno da governare consapevolmente riconoscendolo come veicolo di inclusione e tenendo lontano i rischi di emarginazione e isolamento.

Garantire ai cittadini disabili l''accesso a tutti i gradi della formazione secondo le aspirazioni di ognuno e nel pieno rispetto dei principi di libertà stabiliti dalla Costituzione risponde ai loro bisogni specifici, alimenta la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, rafforza la nostra identità e dà senso alla convivenza civile.
Per usare le parole che il Presidente Ciampi ha rivolto agli atleti disabili che hanno partecipato alle ultime olimpiadi, i cittadini disabili che studiano nelle nostre università aiutano tutti noi a vivere meglio, a far meglio parte della collettività.

Per i cittadini disabili la fiducia nelle istituzioni si arricchisce di un elemento ulteriore. Essa si sa convertire in uno straordinario fattore di motivazione capace di accrescere il senso di fiducia in se stessi, la forza di affrontare e superare ogni tipo di disagio e di barriera.

Il nostro Paese vanta un primato a livello internazionale per la qualità degli interventi legislativi a sostegno dei disabili nel sistema educativo. Le leggi degli anni Settanta, con cui per la prima volta gli alunni portatori di handicap sono stati inseriti nel sistema scolastico, hanno posto il nostro Paese in testa a tutte le nazioni del mondo quanto al rispetto del principio della integrazione generalizzata.
Negli ultimi anni l''Italia si è dotata di importanti strumenti per dare applicazione ed effettività alle norme già in vigore.
Con l''approvazione nel 1999 della legge di riforma del diritto al lavoro dei disabili è stato compiuto un passo importante verso l''obiettivo dell''inserimento dei soggetti più esposti al rischio di emarginazione dai circuiti economici. Su questo terreno sono intervenute anche le leggi per il potenziamento e la qualificazione dell''offerta di integrazione scolastica agli alunni portatori di handicap sensoriale e per la tutela del diritto allo studio e alla mobilità dei disabili. Il testo unico sull''immigrazione estende le previsioni della legge 104/92 a chiunque, straniero o apolide, risieda sul territorio italiano. E’ questa la conferma che la tutela dei disabili viene oggi avvertita come una questione che attiene al rispetto della dignità di ogni essere umano e il fondamento delle società civili e progredite.
La legge quadro di riforma dell''assistenza, approvata dal Parlamento nel mese di ottobre, ha riordinato il sistema dei trattamenti assistenziali per i cittadini con gravi disabilità e ha rilanciato il ruolo delle istituzioni che sono in grado di cogliere con maggiore immediatezza le istanze dei cittadini più deboli.
La manovra finanziaria per il 2001 conclude il quadro degli interventi con la previsione di significativi benefici pensionistici e il riconoscimento a oltre 50.000 nuclei familiari di disabili gravi di un congedo retribuito pari a 70 milioni all''anno. La manovra prevede inoltre un incremento di 350 miliardi per il 2001 e di 430 miliardi per il 2002 del Fondo per le Politiche Sociali per finanziare, tra l''altro, l''allestimento di comunità che offrano alloggio ed assistenza ai disabili rimasti senza famiglia.

Sono consapevole che restano ancora molte cose da fare per alleviare i disagi in cui versano i circa 4.000 studenti disabili presenti nelle università italiane. Fino ad oggi una difficoltà ulteriore era data dalla assenza di sistemi centrali di monitoraggio del livello di adeguatezza delle strutture universitarie ai loro bisogni. Anche in questo senso la legge 17/99 ha introdotto un importante meccanismo di verifica da parte del Ministero dell''università in sede di ripartizione dei fondi previsti dalla normativa.

Il problema italiano non è quindi determinato dalla mancanza di leggi. Il problema italiano nei confronti della disabilità è soprattutto un problema di applicazione delle leggi. La differenza tra diritti promessi e diritti garantiti è determinata dai costi che porta con sé l’applicazione di queste leggi e dal fatto che non c’è ancora una cultura generale della cittadinanza intesa come assicurazione a tutti i cittadini delle stesse condizioni di vita indipendentemente dal loro stato.
L''abbattimento delle barriere materiali e la realizzazione di strutture di accoglienza e di servizio adeguate alle esigenze dei cittadini disabili si scontrano inoltre in Italia con i condizionamenti ambientali derivanti dall''impianto urbanistico e architettonico delle nostre città. La maggior parte dei centri urbani italiani presenta ancora oggi un assetto risalente a molti secoli fa; gli atenei stessi hanno il più delle volte sede in edifici storici di grande prestigio ma poco adatti ad ospitare in modo appropriato gli studenti portatori di handicap. E'' questo un dato che, pur non potendo costituire un alibi, impedisce di porre sullo stesso piano l''Italia con Paesi di più recente formazione nei quali è più semplice intervenire per migliorare il livello generale di fruibilità delle città da parte dei disabili.
Io spero che nella prossima legislatura venga condotta un''indagine approfondita sullo stato di attuazione delle leggi e delle politiche a favore dei cittadini disabili per poter intervenire sui punti dove maggiore è la carenza. Si tratta di un passaggio utile per manifestare prima e per assicurare poi ai cittadini disabili tutto il sostegno necessario ad affrontare con fiducia e responsabilità le proprie scelte e la libera costruzione del proprio futuro.