Inaugurazione della mostra "Altiero Spinelli: la battaglia per l''Europa"


Roma, 11/06/2000


****


Tre ragioni rendono questa mostra e l’intero ricordo di Altiero Spinelli particolarmente attuale. La prima riguarda il tempo in cui si tiene, la seconda riguarda il luogo della mostra e la terza riguarda la collocazione politica, azionista, di Altiero Spinelli.
Credo che molti abbiano già posto in evidenza il rapporto che passa tra questa mostra e la conferenza di Nizza. A Nizza dovrebbe essere approvata la carta dei diritti dei cittadini europei e dovrebbero concludersi i lavori della Conferenza Intergovernativa per la riforma istituzionale. Le decisioni di Nizza chiuderanno una fase lunga, ma tutt’altro che inutile visto il rilievo degli atti che verranno assunti.
Esse, oltre a disegnare l’assetto costituzionale europeo, segneranno la svolta verso l’ampliamento ad Est, visto che alcuni importanti Paesi europei, e l’Italia tra questi, ritengono che la riforma istituzionale sia pregiudiziale all’allargamento.
L’allargamento ad est non deve farci dimenticare, peraltro, la questione del Mediterraneo.
I piani Meda non sono finanziati, c’è un certo disinteresse di alcuni Paesi europei nei confronti del Mediterraneo e bisogna invece che anche il bacino sud e sud est del Mediterraneo abbia uno spazio nelle politiche europee. Si tratta di Paesi che hanno un trend demografico medio annuo del 2,3%, in undici anni la popolazione aumenta del 25%, e la somma del loro PIL raggiunge appena la metà di quello italiano. E’ facile comprendere quali rischi possono essere connessi ad una trascuratezza del bacino Sud e, per converso, quali grandi opportunità possono nascere per l’Unione Europea e per l’Italia in particolare, grazie alla sua posizione geopolitica, dall’ulteriore sviluppo di politiche amichevoli nei confronti di questi Paesi. Queste politiche sono necessarie anche per mettere fine al sospetto che l’Europa intenderebbe chiudersi nei propri confini senza badare a ciò che è fuori di sé.
Fu proprio il presidente Ciampi a Lipsia, in occasione del conferimento della laurea honoris causa, a sottolineare il ruolo di sintesi e di collegamento svolto dall’Italia tra Europa centrale e Mediterraneo. Questa vocazione, che è anche uno dei nostri punti di forza, non deve mai venir meno.
La Camera dei Deputati ascolterà sui temi di Nizza il Presidente del Consiglio il 28 novembre e nella giornata successiva voterà documenti di indirizzo al governo che spero confermino senza equivoci la linea politica europeista propria del nostro Paese.
L’attualità del pensiero di Spinelli in questo momento sta proprio nella natura politica dei problemi che si dovranno affrontare, gli stessi, nella sostanza, posti dal manifesto del 1941.

La seconda ragione di attualità sta nel luogo in cui si tiene la mostra. Il Vittoriano, da quel monumento un po’ mummificato e di incerta natura che era, è diventato, a partire da questi ultimi giorni, in coincidenza con il 4 novembre, il simbolo fruibile della unità e della laicità della Repubblica. Dico fruibile perché non è più freddo e lontano, separato dai cittadini da quella cancellata che fu resa necessaria negli anni terribili. Oggi può essere visitato, ammirato dall’interno, utilizzato come piazza o come terrazza.
Anche Altiero Spinelli è un simbolo della cultura laica, democratica, antifascista ed europea e questa mostra ce lo fa scendere dal piedistallo, ce lo fa vivere nelle sue lotte, nei suoi tormenti, nelle sue sconfitte e nelle sue vittorie, persino nei suoi affetti privati, come quella bellissima lettera alla moglie da Strasburgo il 7 luglio 1970.
Il Vittoriano, simbolo dell’unità della patria, e Spinelli che ricorda la grande tradizionale vocazione europeista italiana, stanno insieme a ricordare che l’unità e la vitalità del Paese non solo non sono incompatibili con la sua vocazione europea ma trovano nell’Europa una sua forza aggiuntiva.
L’Italia, grazie ad alcuni uomini di Stato che hanno diritto alla gratitudine di tutti, è entrata nella moneta unica europea, ha utilizzato questo obbiettivo come traino per il risanamento economico, ha conseguentemente messo a tacere le minacce di secessionismo politico ed è oggi tra i più forti paesi del mondo.
Questi risultati oggi sembrano normali, ma alcuni anni fa erano tutt’altro che scontati. Basti ricordare alcuni dibattiti di cinque o sei anni fa.
Ecco, intendo dire che il Vittoriano e Spinelli insieme mi pare che simboleggino bene il rapporto reciprocamente utile e vincente tra Italia ed Europa.
La terza ed ultima ragione di attualità sta nello Spinelli azionista. L’azionismo è oggi oggetto di un attacco tanto gratuito quanto violento. Eppure esso è stato, nel bene e nel male, il sale della Repubblica. Ha preparato alcuni eventi fondativi dell’Italia moderna e democratica ed ha indicato alla politica la necessità di un’etica. Per capire di quale etica si tratti basta leggere le ragioni che spinsero Spinelli a non presentare la domanda di grazia quando fu condannato dal tribunale speciale fascista a 16 anni di reclusione. Si trattava di una scelta, scrisse, tra il “vivere per vivere, oscuro e volgare” e una vita “che volesse produrre qualcosa che restasse”.
Spesso agli azionisti è stata rimproverata la mancanza di praticità, l’astrattezza. Il caso di Spinelli dimostra che anche questa accusa è ingiustificata.
Qualcosa che restasse, per usare la sua espressione, è stato prodotto. E questo rende ancora più doveroso il nostro impegno, nel ricordare la sua opera, per rendere l’Italia più forte in un’Europa politica dotata finalmente di tutte le sue istituzioni democratiche.