La costruzione dello spazio giuridico europeo contro il crimine organizzato. Verso la Conferenza ONU di Palermo


Roma, 11/02/2000


*** Seminario promosso dalla Commissione parlamentare d''inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari ***


La lotta alla criminalità organizzata è oggi una priorità politica per gli Stati nazionali e per i grandi soggetti internazionali.
La scelta di ospitare a Palermo il prossimo dicembre la Conferenza ONU per la firma della Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale si inserisce perfettamente dentro questo impegno internazionale.
Essa costituisce, inoltre, un riconoscimento concreto nei confronti di una città che oggi è simbolo della lotta contro tutte le mafie, ed anche dei successi che possono ottenersi in questo campo.
I caratteri strutturali della criminalità organizzata sono oggi costituiti dalla dimensione transnazionale, dalla progressiva integrazione tra le organizzazioni di origine mafiosa e le altre organizzazioni criminali di grandi dimensioni, dalla disponibilità di masse ingenti di danaro, dalla strategia dell’ingresso nella società legale utilizzandone tutti gli spazi e tutte le regole per difendere e accrescere le ricchezze acquisite.
Il crimine organizzato possiede inoltre una grande capacità di muoversi attraverso tutti i Paesi del mondo perché ha approfittato dei vantaggi connessi ai processi di progressivo abbattimento delle barriere nazionali nella circolazione delle persone, delle merci e dei capitali.
Sono tuttavia sbagliate le interpretazioni che vedono nella globalizzazione il responsabile della crescita della criminalità organizzata. Sarebbe come dire che bisogna abolire le automobili perché una delle principali cause di morte nel mondo sviluppato sono gli incidenti stradali.
In realtà le grandi organizzazioni criminali hanno tratto profitto non dalla globalizzazione, ma dall’incompletezza del processo di globalizzazione, che non ha ancora riguardato le regole del mercato, i valori civili e gli strumenti per difenderli.
La risposta vincente ad un crimine che si è globalizzato sta nella globalizzazione della legalità.
La Lotta alla criminalità organizzata transnazionale è oggi tutt''uno con la lotta alla corruzione e al riciclaggio.
Tanto per la droga quanto per le armi, che sono i mercati criminali più floridi, il "consumo" avviene in luoghi diversi da quelli della produzione.
Droga e armi devono attraversare molti Paesi. La corruzione di funzionari pubblici e di soggetti privati è purtroppo indispensabile per il superamento delle numerose frontiere nazionali.
La massa enorme di denaro giornalmente ricavato sul mercato criminale richiede necessariamente l''utilizzazione di "istituzioni" legali - banche, società finanziarie, professionisti - per essere usata e reinvestita.
Non solo. Mentre il trasporto di queste merci particolari avviene per vie più tradizionalmente criminali, e quindi meno difficili da scoprire, il versante finanziario dell''operazione viene trattato avvalendosi pienamente dei sistemi legali, i quali sono raramente in grado di individuare all''interno di migliaia di operazioni quelle sospette.
Il risultato è che questa enorme disponibilità di ricchezza, mette il crimine organizzato in condizione di arrivare dovunque: nei Paesi ricchi - all’avanguardia nei settori finanziari - che costituiscono il polo di attrazione e di reimpiego della ricchezza criminale; nei Paesi di recente democrazia che non hanno ancora istituzioni sufficientemente salde per contrastare questi fenomeni; nei Paesi poveri che dispongono della materia prima utile alle moderne organizzazioni criminali: droga, aree per discariche di rifiuti tossici, poveri che chiedono di essere aiutati a raggiungere le terre promesse del Nord del mondo, donne e bambini da avviare ai mercati della prostituzione.
La pedofilia occupa una parte odiosa, seppur ridotta, di questi mercati.
Una gran parte di questo disumano business è nelle mani della grande criminalità organizzata; ma va detto con nettezza e con forza che sono i maschi civili dei nostri civilissimi paesi a fare uso di queste forme di schiavitù sessuale.
A questo punto si delineano due grandi preoccupazioni.
La prima riguarda le crescenti minacce all''esercizio dei diritti e delle libertà dei nostri cittadini. La seconda deriva dalla constatazione che una massa crescente di denaro sporco proveniente dai traffici criminali continua ad entrare nelle nostre economie, determinando profonde distorsioni delle regole del mercato.
Il protrarsi nel tempo di questi fenomeni deve far interrogare i Parlamenti, che rappresentano i popoli nella loro interezza, sui rischi che corrono nel futuro prossimo le nostre democrazie se non saremo capaci di intervenire efficacemente: dove il crimine organizzato comincia a comandare la democrazia rischia di diventare un guscio vuoto.
L''Europa, e l''Italia al suo interno sono all''avanguardia nell''impegno per la costruzione di una legalità organizzata transnazionale, da contrapporre al crimine organizzato transnazionale.
Le Convenzioni Europol e Schengen hanno reso solide le basi della cooperazione tra i Paesi europei: gli scambi di informazioni sono frequenti ed esiste un vero e proprio sistema di relazioni tra le diverse forze di polizia nazionali per iniziative congiunte, comunicazioni di notizie, seminari di studio e di formazione.
Il Trattato di Amsterdam ha posto all''Unione l''obiettivo strategico della costruzione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia.
Un anno fa il Consiglio europeo di Tampere aveva fissato come priorità politiche nella definizione di tale spazio una sempre più stretta cooperazione fra le autorità giudiziarie e fra quelle di polizia ed il ravvicinamento delle norme in materia penale degli Stati membri.
Due settimane fa, il Consiglio dei ministri delle finanze, della giustizia e dell''interno dei 15 paesi dell''Unione si è riunito per valutare i progressi compiuti nella lotta contro la criminalità organizzata ed in particolare contro il riciclaggio.
Dalla riunione sono scaturiti importanti risultati politici. Si è raggiunto l''accordo sulla non opponibilità ai magistrati del segreto bancario e fiscale e sulla necessità di rafforzare tutte le misure volte ad impedire l''utilizzazione del sistema finanziario per attività di riciclaggio di capitali illeciti.
Si è deciso, inoltre, di intraprendere negoziati con i Paesi "non cooperativi" e di predisporre contestualmente un complesso di misure sanzionatorie applicabili a tali Paesi.
Il Consiglio ha infine deciso di potenziare gli strumenti diretti a contrastare l''uso criminale delle nuove tecnologie dell''informazione, in particolare di internet e della moneta elettronica.
Sino ad oggi i passi avanti compiuti, soprattutto sul piano della cooperazione internazionale, hanno visto protagonisti più i Governi che i Parlamenti nazionali.
Io credo che anche i Parlamenti possano svolgere un ruolo utile, cominciando innanzitutto a dare l''esempio.
La classe politica è potenzialmente la più esposta alle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata ed alle varie forme di corruzione. Occorrono pertanto norme inequivoche per regolare il finanziamento della politica ed in particolare delle campagne elettorali, il conflitto di interessi e le dichiarazioni patrimoniali di tutti i parlamentari.
I Parlamenti devono poter contare, inoltre, sulla diffusione e sulla completezza delle informazioni, perché solo questo consente loro di intervenire in modo efficace e ragionevole.
Ad esempio, è necessario che i parlamentari conoscano le caratteristiche della narcoeconomia, da ciò che agevola l’espansione delle coltivazioni illecite ai centri off-shore.
Voglio, infine, ricordare qui l''azione svolta dal Parlamento italiano per sviluppare - nel quadro delle relazioni interparlamentari - una efficace collaborazione con i Paesi dell''Europa centrale: la Carta di Trieste, approvata nel 1997, indica la lotta contro il crimine organizzato come una priorità per quest''area geopolitica.
La costruzione della legalità in quest''area di democrazia giovane e particolarmente esposta al crimine è indispensabile per realizzare lo spazio comune europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Essa è condizione, inoltre, per il successo del processo di allargamento dell''Unione e per la realizzazione in futuro di un''Europa nella quale i confini politici possano coincidere con quelli geografici.
Mancano alcune settimane alla Conferenza di Palermo.
Sarebbe utile che il nostro Parlamento dedicasse un dibattito al progetto della Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale che verrà discusso nella città siciliana.
Sarebbe un''occasione positiva per rimarcare l''importanza della scadenza palermitana nell''agenda internazionale.
Essa servirebbe, inoltre, com''è sempre quando i Governi si presentano nelle sedi internazionali muniti del sostegno e dell’indirizzo delle proprie assemblee elettive, a conferire forza ed autorevolezza all''azione che l''Italia sarà chiamata ad esprimere in sede ONU.