Presentazione della Relazione annuale dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas


Roma, 07/04/2000


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Tra i cinque maggiori Paesi Europei, l’Italia è quello che ha privatizzato di più, incassando 102 miliardi di dollari a fronte di un totale complessivo europeo di 330. Nello stesso periodo la Germania ne ha incassati 61, la Francia 60, la Spagna 59 la Gran Bretagna 48.
Nel complesso la vendita di proprietà pubbliche ha consentito allo Stato un recupero, sino al 1999, di risorse finanziarie per oltre 92 miliardi di dollari.
La scelta della liberalizzazione non è stata dettata solamente dalla necessità di risanare i conti pubblici; è un’opzione di fondo volta al miglioramento della qualità dei servizi destinati alla collettività ed agli utenti.
Abbiamo dovuto affrontare due problemi:
a) l’individuazione di strumenti specifici per lo sviluppo della concorrenza in aree che prima erano di monopolio;
b) la necessità di creare organi istituzionali ed amministrativi capaci di accompagnare la liberalizzazione con adeguati strumenti di garanzia e di tutela dei cittadini e delle imprese.
La Relazione che oggi viene presentata dà conto dell’impegno dell’Autorità nella promozione della concorrenza e nello svolgimento dell’attività di vigilanza e di controllo sulle tariffe dei servizi forniti agli utenti.

Dopo l’avvio dei processi di apertura in diversi segmenti del mercato dell’energia elettrica, individuati con il decreto legislativo 79/99 ed implementati da alcune importanti delibere dell’Autorità, l’ultimo anno è stato decisivo per la definizione dei percorsi di liberalizzazione nel settore del gas, con l’emanazione del decreto legislativo n. 164/2000 entrato in vigore il 21 giugno scorso.
Si tratta di un risultato che si inserisce nel più ampio processo di destrutturazione dei monopoli pubblici e di impulso allo sviluppo del mercato che ha segnato in questi anni l’attività del Parlamento e del Governo.
Sotto questo profilo, voglio ricordare che il provvedimento tiene conto del contenuto del disegno di legge di riordino dei servizi pubblici degli Enti locali, già approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera.
Questa riforma segna il passaggio, per l’intero sistema dei servizi locali –ad esclusione di quelli a carattere sociale e culturale senza rilevanza imprenditoriale- a meccanismi istituzionali di gestione dei servizi tipici del mercato.
Senza entrare nel merito del disegno di legge all’esame della Commissione Affari costituzionali, voglio sottolineare che a fondamento della riforma vi è il principio di sussidiarietà orizzontale, secondo il quale il pubblico interviene soltanto nella misura in cui il mercato non riesce a garantire l’efficienza nella gestione del servizio, valutata rispetto agli obiettivi di sviluppo economico e civile della comunità.
Nel disegno di riforma l’introduzione di meccanismi di “concorrenza nel mercato” e di “concorrenza per il mercato” hanno come obiettivo strategico il miglioramento delle condizioni di offerta dei servizi di pubblica utilità assicurando continuità, accessibilità, qualità ed economicità dell’erogazione.
La scelta di definire i servizi per le collettività locali come “servizi di pubblica utilità” non è un fatto di mera riformulazione normativa, ma segna un passaggio essenziale che mette al centro del rapporto tra utente e servizio l’esigenza del cittadino e delle comunità locali di poter scegliere gli erogatori delle prestazioni sulla base della qualità e dell’efficienza che essi sono in grado di assicurare.
Io credo che questo è un modo concreto di costruire la prospettiva federalista, mettendo a disposizione delle istituzioni territoriali leve fondamentali di gestione e di valorizzazione delle proprie risorse, per il rafforzamento strutturale del sistema dei servizi offerti ai cittadini.
Il decreto legislativo (n.164/2000) che ha posto le basi per la liberalizzazione del mercato del gas individua due obiettivi essenziali.
1) Un’uscita dal monopolio pubblico che servirà per partecipare ad un mercato europeo dell’energia. Il nostro Paese potrà svolgere in questo mercato un ruolo rilevante valorizzando, insieme alle strutture ed alle conoscenze tecnologiche già sviluppate, la sua posizione strategica nel Mediterraneo.
2) Il riconoscimento della centralità nel mercato della figura dell’utente consumatore con il conferimento non solo alle grandi imprese, ma a 15 milioni di cittadini-utenti e a 50.000 aziende piccole e medie, il diritto di scegliere liberamente il proprio fornitore.
Esso introduce quindi elementi di apertura al mercato che, nel loro insieme, vanno al di là del minimum stabilito dalla direttiva comunitaria 88/30 recante norme comuni per il mercato del gas.
La Camera ha dedicato a questo importante provvedimento una particolare attenzione. Nel marzo scorso la Commissione attività produttive ha promosso una specifica indagine conoscitiva sul riassetto del mercato del gas.
E’ questa la seconda volta nella legislatura che la Camera svolge un’indagine non solo per approfondire temi e problematiche, ma per dotarsi degli strumenti conoscitivi adeguati ad un esercizio pieno e responsabile del proprio potere-dovere di controllo sulla legislazione delegata.
In questa nuova fase l’Autorità sarà chiamata a svolgere un ruolo fondamentale per promuovere i processi di scioglimento dai vincoli e per garantire agli operatori italiani ed internazionali l’accessibilità a tutta la filiera di approvvigionamento e distribuzione delle risorse. Inoltre la sua azione sarà essenziale per garantire la totalità dei cittadini consumatori, anche quelli meno protetti, nel momento in cui si aprirà la fase della completa apertura del mercato dei consumi finali.
Il bagaglio di attività e di esperienze che l’Autorità saprà sviluppare in questa fase costituirà un patrimonio prezioso per la crescita di una cultura del mercato - nelle istituzioni, nel mondo delle imprese e tra i cittadini - capace di assicurare in condizioni di piena liberalizzazione del settore energetico che l’esercizio delle attività economiche si svolga anche in funzione degli interessi generali.