Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 832 del 22/12/2000
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La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 13,45.

Svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'attentato alla sede di Roma del giornale il manifesto.

PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'attentato alla sede di Roma del giornale il manifesto.
Colleghi, vi prego di prendere posto.
Ringrazio il ministro dell'interno Bianco che ha aderito all'invito della Camera.
Dopo l'intervento del ministro dell'interno, potrà intervenire un deputato per gruppo per cinque minuti, nonché un rappresentante per ciascuna delle componenti del gruppo misto.
Ha facoltà di parlare il ministro dell'interno, avvocato Enzo Bianco.

ENZO BIANCO, Ministro dell'interno. La ringrazio signor Presidente. Onorevoli deputati, alle ore 12.8 di oggi è pervenuta al 113 della Questura di Roma una


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segnalazione di un'esplosione presso lo stabile di via Tomacelli 146, dove è ubicata la sede del quotidiano il manifesto. Il personale della polizia di Stato intervenuto immediatamente sul posto ha riscontrato che sul pianerottolo antistante la sede del quotidiano era avvenuta una violenta esplosione di un ordigno verosimilmente portato da una persona che era rimasta investita dall'esplosione ed era gravemente ferita. Il ferito è stato identificato come Andrea Insabato, nato il 14 maggio 1959, noto attivista della destra extraparlamentare, già militante del movimento «terza posizione», con numerosi precedenti per attività di carattere eversivo, imputato dei reati di partecipazione ad associazione sovversiva e banda armata dai quali era stato assolto per insufficienza di prove nel 1985. Nel 1992 è stato denunciato e in stato di arresto per aver incendiato sugli spalti dello stadio Olimpico di Roma una bandiera raffigurante la stella di David e per aver incitato i presenti a manifestazioni di tipo antisemita.
Nell'occasione Insabato, che è stato trasportato e ricoverato all'ospedale San Giacomo, ha riportato gravissime ferite alle gambe, con rischio di amputazione di uno dei due arti. Dai primi accertamenti è risultato che l'esplosione, particolarmente violenta, è avvenuta sul pianerottolo del terzo piano, proprio in corrispondenza delle porte di ingresso al quotidiano il manifesto, che a causa della deflagrazione sono state divelte con danni al soffitto dell'ingresso. Il ferito, secondo le prime acquisizioni testimoniali del portiere e dei dipendenti de il manifesto, non era conosciuto né era frequentatore dello stabile. È in corso in questo momento il sopralluogo della polizia scientifica per la raccolta di ogni elemento utile alle indagini e la ricostruzione del tipo di ordigno.
Desidero esprimere, anche a nome del Governo, al quotidiano il manifesto e a tutti i suoi redattori il nostro sdegno per questa violenta aggressione alla libera espressione della stampa, nonché per la gravità del fatto, che riporta in evidenza la situazione di pericolo determinata da un tentativo di ritorno all'uso della violenza per la manifestazione delle proprie idee. Dei rischi legati alla recrudescenza dell'attività terroristica, anzi delle varie forme di terrorismo, come ministro dell'interno ho più volte riferito, anche nelle aule parlamentari e nelle Commissioni di competenza, sottolineando l'attualità del rischio di una ripresa di attività delittuose, connotate da intolleranza politica e da tentativi di riproposizione di logiche di aggressione di tipo terroristico ed eversivo. Desidero confermare che l'attenzione delle forze di polizia e degli apparati di intelligence è massima e che ho sollecitato un ulteriore impegno sia nell'attività investigativa, sia nell'attività di prevenzione, a tutela di obiettivi sensibili.
La risposta dello Stato, ancora una volta, non mancherà.

PRESIDENTE. La ringrazio signor ministro.
Ha chiesto di parlare il deputato Paissan. Ne ha facoltà.

MAURO PAISSAN. Voglio innanzitutto ringraziare il ministro Bianco per essere intervenuto tempestivamente in questa sede, ma voglio ringraziare anche il Presidente del Consiglio Amato e i molti ministri e sottosegretari presenti. Si tratta di una presenza che testimonia una sensibilità, un'attenzione ed una preoccupazione significative, non scontate. Per questo ringrazio, oltre che i colleghi presenti, anche la numerosa delegazione governativa.
Chiedo scusa ai colleghi se parlo del grave attentato terroristico di questa mattina alla sede del il manifesto con una dose supplementare di emozione. Quando, poco dopo mezzogiorno, ho appreso la notizia in quest'aula, ho pensato, ovviamente, al tremendo segnale politico che ci veniva dato dopo l'assassinio di D'Antona, la bomba al Duomo di Milano e gli attentati a diverse sedi politiche, sui quali noi Verdi siamo intervenuti in diverse occasioni nelle ultime settimane. Ma ho pensato anche all'obiettivo di questo attentato ad un giornale nel quale ho


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lavorato per più di vent'anni e di cui sono stato direttore. Come è naturale, ho pensato anche ai miei compagni ed amici di lavoro, che fortunatamente sono rimasti illesi (non si conoscevano, in quel momento, le conseguenze dell'esplosione).
Non sono certo qui per parlare dei miei sentimenti, ma per fare una prima valutazione politica di quello che è avvenuto stamani. Siamo di fronte ad un episodio grave e alcune domande sorgono immediate. Abbiamo sentito della qualificazione politica dell'attentatore: ma si tratta davvero di un'azione individuale? È difficile pensare questo. Siamo in presenza di un progetto di destabilizzazione? C'è chi utilizza dei manovali per un obiettivo politico che, a questo punto, sembra quello di creare terrore e paura per farci precipitare in una campagna elettorale non democratica, violenta, dove sia impossibile il libero, pur aspro, confronto e conflitto tra ipotesi politiche e programmatiche diverse. Spero di non dover assistere, in questo dibattito, al penoso utilizzo di tale episodio per chiedere elezioni politiche immediate. Chiediamole, ma per cento, mille altri motivi, non sull'onda di azioni terroristiche e violente. Se utilizzassimo questi fatti in modo strumentale, faremmo proprio il gioco degli attentatori e dei violenti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-verdi-U, dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Credo invece che episodi come questo dovrebbero indurci ad un conflitto politico certo aspro, ma privo della rozzezza degli insulti, delle affermazioni irresponsabili (a cui abbiamo assistito anche nei giorni scorsi), delle battute di pessimo gusto, come quella resa pochi minuti fa dall'onorevole Previti alla Stampa e riportata dalle agenzie (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-verdi-U, dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo). È grave che un parlamentare della Repubblica si lasci andare a simili affermazioni, che non voglio riportare in questa sede.
Il fatto che nel mirino sia finito un libero giornale, signor Presidente, è un ulteriore motivo di preoccupazione. Il manifesto è sempre stato una testata di frontiera, radicale, ma non ha mai civettato con la violenza. Una collocazione che, evidentemente, oggi dà fastidio. Lo dico al di là di molti dissensi di merito, che io stesso ho maturato nel corso degli anni verso la collocazione politica di questa testata.
Concludo, Signor Presidente, invitando il Governo a favorire il rapido e definitivo accertamento della verità sull'episodio e rivolgendo una raccomandazione a tutti noi per tentare di governare entro i confini democratici e non certo per attenuare il conflitto politico. Penso, anzi, che più il conflitto politico è tra diversi, tra vere alternative, tra diverse concezioni, meno spazio lasciamo ai violenti e ai terroristi. Infine, signor Presidente e colleghi, un messaggio di solidarietà politica al il manifesto e a chi vi lavora (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-verdi-U, dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, Misto-RC-PRO e Misto socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. È ovviamente doveroso e sentito il senso di solidarietà che noi dobbiamo esprimere e vogliamo esprimere nei confronti di tutti i redattori de il manifesto che sono stati colpiti da questo vile attacco terroristico. È un attacco terroristico che non nasce dal nulla. È una spirale di violenza che ha portato negli scorsi mesi ad altri fatti gravi: attacchi al centro culturale di Milano, alla sede di partiti politici dell'opposizione e della maggioranza, al Presidente della regione Puglia, al Duomo di Milano, alla chiesa di Sant'Ambrogio. Dobbiamo essere chiari: il terrorismo è sempre terrorismo ed è sempre, comunque, nemico della democrazia; il terrorismo attecchisce nell'incertezza, attecchisce nella confusione, attecchisce quando si ha la sensazione che manchi una guida salda e forte nella politica del paese. Tutti noi siamo convintamente dalla stessa parte contro il terrorismo.


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Ricordo quello che il partito comunista italiano diceva e faceva nella tragica stagione delle Brigate rosse, quando era opposizione e quando duramente criticava quelle persone che nella sinistra dicevano che i brigatisti erano compagni che sbagliavano.

SALVATORE BUGLIO. Dillo a Berlusconi!

FRANCO FRATTINI. Oggi noi diciamo che questi attentati terroristici colpiscono l'opposizione democratica così come colpiscono il Governo e le istituzioni. Ma l'opposizione democratica ha il dovere di chiedere al Governo di fare di più, di uscire dall'incertezza, di stroncare sul nascere ogni forma di tolleranza verso ogni forma di violenza, che attecchisce in quegli ambienti che vengono eufemisticamente chiamati della sinistra antagonista, così come della destra filo-eversiva degli skinheads, di quegli ultrà che ancora hanno e sventolano i simboli del nazismo, che è stata una tragedia, come tutti sappiamo.

MICHELE CAPPELLA. Dillo a Previti!

FRANCO FRATTINI. Ebbene, contro quegli obiettivi il Governo deve fare di più. Noi chiediamo che il Governo, decisamente, provveda con una prevenzione seria ad estirpare il germe della violenza, i collegamenti di quegli ambienti e di quei circoli che sono ancora troppo vicini alla società civile per non istillare il pericolosissimo germe che una manifestazione può sconfinare in un atto della violenza, che si possono attaccare poliziotti con le teste d'ariete in una manifestazione senza che nulla, o quasi, succeda.
Noi vi chiediamo un impegno forte. Lo facciamo per il rispetto di coloro che vogliono una vita tranquilla, al riparo da ogni forma di terrorismo e da ogni forma di violenza. Noi siamo convinti che quanto vi stiamo chiedendo significhi, da un lato, la condivisione da parte dell'opposizione di un impegno contro ogni forma di terrorismo ma significhi anche, dall'altro, la pretesa che quell'azione di tolleranza, che tante volte abbiamo denunciato, verso terroristi ed eversori di ogni colore cambi impostazione. Il terrorismo è terrorismo e basta. La violenza è violenza e basta. Non si può speculare politicamente a favore o contro quando c'è qualcuno che mette le bombe, che mette a rischio la democrazia.
Noi questo lo chiediamo con fermezza perché, lo ripeto, così come questi obiettivi individuano una saldatura pericolosa, vorrei dire un'emulazione pericolosissima che, come il Governo ben sa, era stata segnalata nelle sedi competenti, tra quegli ambienti della sinistra antagonista, a mio avviso troppo tollerati, e il pericoloso spirito di emulazione di una destra neonazista eversiva, che potrebbe essere indotta a moltiplicare le azioni violente per non restare seconda rispetto a quell'anarchismo... (Commenti dei deputati dei gruppi Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista, misto-Rifondazione comunista-progressisti e misto-Verdi)
Certo, voi lo sapete...

MAURO GUERRA. Buffone!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.

FRANCO FRATTINI. Cari signori, colleghi, voi dovete sapere...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Frattini.

FRANCO FRATTINI. Grazie. Concludo dicendo che questi non sono elementi che, al di là della vostra intolleranza, io mi sono inventato: sono in documenti scritti nelle relazioni sulla sicurezza di questo Parlamento, che voi, colleghi, se foste più tolleranti e più attenti, avreste letto da molti e molti mesi (Applausi dei deputati dei gruppi forza Italia e Lega nord Padania)!

PIER PAOLO CENTO. Leggi Previti, Frattini!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!


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Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Anche noi esprimiamo alla redazione de il manifesto la nostra vicinanza e la nostra solidarietà. Ritengo che questo dibattito debba certamente uscire dalla ritualità e trovarci tutti preoccupati per un episodio drammatico, inqualificabile sul piano civile e dei valori.
Ritorna la violenza, anzi, è ritornata da parecchio tempo, e tenta di essere protagonista, come è stata in un periodo buio nella vita del nostro Paese. Chi ha dimestichezza dei lavori di quest'aula e soprattutto è stato presente in un certo periodo, sa che cosa ha significato e quanto è stato il sangue speso di molti esponenti della vita politica e civile del nostro paese.
Noi siamo contro la violenza. Se in questo momento ci mettessimo a capire e comprendere da dove essa viene, facendo di ciò anche una strumentalizzazione di carattere politico, forse non coglieremmo il vero significato di questo momento e di quella che deve essere la risposta della politica e delle istituzioni. Non c'è dubbio che forse vi è una debolezza delle istituzioni: quando c'è confusione, quando vi sono debolezze, altri corpi, altri poteri prendono il sopravvento, occupano degli spazi. E quante volte abbiamo visto spazi occupati da corpi estranei alla vita politica e civile del nostro Paese? E quante volte abbiamo avuto anche uno scontro e un conflitto all'interno delle stesse istituzioni? Noi abbiamo ben presente la storia recente, ben presente anche la vicenda attuale e siamo preoccupati per il futuro.
Chiediamo, non come rituale, al ministro dell'interno e al Governo nel suo complesso un maggiore contrasto alla criminalità e alla violenza, un maggiore controllo del territorio. Non vogliamo fare polemiche, ma vorremmo anche capire perché uomini come l'attentatore della redazione de il manifesto, nonostante i suoi precedenti fosse stato lasciato libero, senza alcun controllo. Vogliamo capire quale sia la sua strategia. Ha agito da solo? Vi sono stati collegamenti? Questi interrogativi certamente dobbiamo porceli, e anche se non pretendiamo di avere una risposta in questo momento, una risposta sullo stato della situazione dobbiamo pretenderla da parte del Governo. Certo, sono importanti le comunicazioni e le illustrazioni delle situazioni, ma ciò che è più importante è capire con quali strumenti e con quali mezzi vogliamo contrastare la criminalità, gli atti di violenza e di terrorismo, soprattutto per salvaguardare la dignità e la vita della persona umana, la vita delle istituzioni, il prosieguo civile del dibattito politico all'interno del nostro paese.
Credo che questo sia compito, impegno, responsabilità di tutti, di maggioranza e di minoranza. Ritengo, di fronte a queste vicende e questi pericoli, che da parte di ognuno sia necessaria un'assunzione di responsabilità nell'ambito delle proprie prerogative.
Concludo con l'augurio che il Parlamento e il Governo affrontino seriamente quanto ho sempre chiesto in quest'aula, cioè i grandi problemi che investono la nostra sicurezza ed il proseguo della vita democratica e civile del nostro vivere e del nostro cammino per il rafforzamento delle istituzioni democratiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mussi. Ne ha facoltà.

FABIO MUSSI. Qualche giorno fa è stata trovata una bomba che avrebbe dovuto esplodere alle tre di notte sul duomo di Milano, forse collocata lì non per uccidere (anche se quando le bombe scoppiano capita che qualcuno si trovi nelle vicinanze), ma per produrre un'esplosione di alto valore simbolico. C'è stata una rivendicazione, con una lettera ad un giornale, ci sono ipotesi, si parla di gruppi anarchici cosiddetti internazionalisti collegati ai baschi. Qualcuno ha avanzato anche l'ipotesi che possa trattarsi di un qualche terrorismo di impronta brigatista, per quanto sarebbe la prima volta che vengono usati strumenti di questo tipo.
Chiediamo al Governo e a lei, signor ministro dell'interno, che si prosegua a


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fondo con le indagini perché si arrivi alla verità sui mandanti e gli esecutori di questo fallito attentato che tuttavia tanto allarme ha determinato nell'opinione pubblica italiana.
Oggi a Roma c'è un bel sole; la città è tranquilla e festosa, affollata di gente, di donne, di bambini, soprattutto al centro. La bomba è esplosa poco dopo le 12, in uno dei giorni che precedono il Natale, in un palazzo situato in una strada del centro di Roma, un palazzo dove abitano privati cittadini, famiglie e nel quale è situata la redazione de il manifesto, nell'ora nella quale in genere (se non ricordo male la mia esperienza di giornalista) si riuniscono le redazioni: mezzogiorno. Questa bomba con tutta probabilità era stata pensata per uccidere, o comunque per determinare un fatto terrorizzante nel cuore di una città come Roma in questi giorni.
Anch'io mi associo a quanti da questi banchi hanno inviato il loro messaggio di solidarietà e di vicinanza al redattore de il manifesto, un giornale libero ed indispensabile all'informazione italiana. Sembra proprio accertato che l'autore sia l'uomo raccolto ferito sulle scale, Insabato; la firma sembra sicura: è di Forza nuova? Vedo un comunicato di Forza nuova che dice «non c'entravamo». Tuttavia voglio ricordare, onorevoli colleghi, che Forza nuova ha compiuto negli ultimi tempi, in aperta violazione della legge Mancino, numerose manifestazioni pubbliche impostate sulla propaganda antisemita e xenofoba, in contrasto con la legge vigente, ed era una forza...

GUSTAVO SELVA. Possono essere denunciati!

FABIO MUSSI. Collega Selva, non capisco perché tu risponda; lo sto dicendo al Governo, non al capogruppo di Alleanza nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dell'UDEUR, Comunista, di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Erano in prima fila nei festeggiamenti per l'arrivo di Haider. Qualche giorno fa a Padova ne sono stati presi due; nella casa di uno di essi è stato trovato un vero e proprio arsenale. Sono in galera con l'imputazione di rapina a banda armata ed altro.
Signor Presidente del Consiglio, signor ministro dell'interno, altrove, per esempio in Germania, si discute intensamente su un inasprimento, un giro di vite nei confronti dei gruppi dell'estrema destra xenofoba, che effettivamente fanno paura. Era ancora di Forza nuova Insabato? Questo lo accerteranno gli inquirenti. Volevo comunque sottolineare il fatto che Forza nuova è un gruppo che viola costantemente le leggi democratiche dello Stato.
Non è una sorpresa, è una amarissima sorpresa di Natale - ma per chi ha un po' di memoria non è una sorpresa assoluta - l'irruzione della violenza, della minaccia terroristica nella situazione civile, sociale e politica del nostro paese, almeno dal 12 dicembre 1969. Da allora numerose volte sono stati visti affacciarsi alla ribalta protagonisti, gruppi, soggetti, una volta tentati dall'azione contro il nemico, qualche volta tentati da ampi progetti di piazza pulita, quasi sempre ispirati alla logica dell'esaltazione del timore, della paura, dell'inquietudine: la strategia della tensione, ora più alta ora a più bassa intensità, volta essenzialmente a contrastare il pacifico svolgimento della vita civile e democratica.
Se voi salite a cavallo, onorevole Selva ed onorevole Frattini, invocando per questo elezioni anticipate, ha ragione Paissan: ci possono essere mille altri argomenti, ma non questo! Non sapete l'errore che compite: proprio di fronte all'attacco terroristico bisogna difendere il pacifico e regolare svolgimento della vita democratica e tutti insieme combattere per contrastare, con ogni mezzo e con assoluta fermezza, l'emersione della violenza e del terrorismo, che è sempre una minaccia per il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, misto-Rifondazione comunista-progressisti,


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misto-Socialisti democratici italiani, misto-UDEUR, dei Verdi, e dei Democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. La nostra condanna totale per l'attentato terroristico compiuto questa mattina alla redazione de il manifesto è tanto forte quanto convinta e permeata dall'offesa che il sistema democratico ha ricevuto quando è stato colpito un centro d'informazione, dal quale, come è noto, mi dividono tantissime cose sia personalmente sia come giornalista e come uomo politico, ma che svolge una funzione che ritengo indispensabile per il nostro paese.
L'onorevole Fini ha inviato alla redazione il seguente messaggio, indirizzato al direttore: «Le esprimo la sincera solidarietà, mia personale e di tutta Alleanza nazionale, per il gravissimo attentato subito dal suo quotidiano. Occorre fermare subito il tentativo di quanti vogliono seminare paura e far rivivere all'Italia la tragica stagione degli anni di piombo. Per questo è necessaria una risposta durissima ed immediata dello Stato e di tutte le forze politiche democratiche per stroncare sul nascere qualunque focolaio di intolleranza politica».
Non guardiamo al colore di chi è accusato, o presunto accusato, di attentati terroristici, noi condanniamo il terrorismo come forma perversa di partecipazione alla vita politica e sociale della nostra nazione. Io ho anche una storia personale, che naturalmente non voglio illustrare perché non è questa la sede: ho combattuto contro le Brigate rosse quando da una certa parte venivano definite «le sedicenti Brigate rosse» o «le fantomatiche Brigate rosse» (ed abbiamo visto purtroppo quanto poco fossero sedicenti e quanto poco fossero fantomatiche), così come ho combattuto quando mettevano le bombe e seminavano il terrore; così come ho combattuto e così come continuiamo a combattere gli appartenenti ai servizi segreti, deviati o non deviati, che possono aver dato una qualsiasi forma di ausilio, di giustificazione e di tolleranza nei confronti di qualsiasi forma di terrorismo.
Questa è la nostra posizione. In questi banchi siedono persone che, ancora una volta mistificando la storia, hanno interesse - e lo hanno più che mai in questo momento - a far apparire quasi come conniventi alcuni che hanno preso posto in questi banchi. No. Noi desideriamo che il rapporto politico fra maggioranza e opposizione si svolga con la massima chiarezza, che il bipolarismo si affermi nel modo più totale e l'alternanza sia il sale del sistema democratico, ma siamo assolutamente contro ogni forma di violenza, anche quelle - mi consenta l'onorevole Mussi: so fare anche la gradazione delle diverse responsabilità e del diverso peso - che favoriscono attraverso le parole coloro che vanno in piazza e si scontrano in primo luogo con i carabinieri e le forze di polizia, o quelli come Insabato che sembra si sia trovato, almeno in una certa fase, a combattere la stessa battaglia della cosiddetta sinistra antagonista a Cernobbio.
Quando si abbandona la protesta pacifica, serena e ordinata e si ha indulgenza nei confronti di coloro che non sono né pacifici, né ordinati, soprattutto quando attaccano le forze di polizia, alle quali certo non possono chiedere l'indicazione del percorso lungo il quale si possono distruggere le vetrine o assaltare la polizia stessa.
Chiedo anche al successore del ministro Oliviero Diliberto se siano state fatte accurate indagini e analisi prima di concedere la grazia al brigatista Pannizzaro; me lo chiedo e non pongo il ministro Diliberto nei banchi dei collaboratori dei pericolosi attentatori, Dio me ne guardi!

MAURA COSSUTTA. Vergognati!

GUSTAVO SELVA. Però me lo chiedo; mi chiedo perché un Presidente della Repubblica, a differenza di altri Presidenti, abbia fatto scarcerare sette brigatisti; mi chiedo perché non siano state usate nei confronti della persona ferita le


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leggi alle quali lei, onorevole Mussi, ha fatto riferimento: Insabato è stato arrestato per atti terroristici contrari alle leggi italiane e non è stato condannato.
Noi, questa parte politica, il mio gruppo parlamentare saremo vicini a qualsiasi Governo forte nei confronti di coloro che mettono in pericolo il sistema libero e democratico del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Follini. Ne ha facoltà.

MARCO FOLLINI. Signor Presidente, userò pochissime parole, la prima delle quali è di condanna per questo attentato, condanna mista a preoccupazione. L'altra parola che voglio pronunciare qui, come hanno fatto altri miei colleghi, è di solidarietà a il manifesto, una voce libera, forte, che non abbiamo condiviso quasi mai ma che abbiamo ascoltato sempre con attenzione e rispetto.
Sono tra quanti hanno maturato dall'esperienza parlamentare la convinzione che non vi sia alcun raccordo, alcun addentellato, neppure alla lontana, tra chi nel paese semina bombe, tra chi istiga alla violenza e chi siede in quest'aula, quale che sia la sua posizione nell'emiciclo. Non c'è nessun rapporto tra gruppi terroristici e forze politiche e noi dobbiamo custodire questa grande risorsa di tutti e dello Stato. Che cosa deve fare la politica di fronte a questa situazione? Deve indicare al Governo la linea della severità, del rispetto della legalità, del rigore nella difesa dell'ordine pubblico - com'è giusto e ovvio -, evitando di rincorrere le dietrologie, di dare una lettura politico-elettorale di episodi che forse mirano a condizionare lo svolgimento della vita politica e della contesa elettorale, senza aver alcun rapporto con essa. Occorre avere la lucidità necessaria per tenere distinte le due cose: quindi, togliamo di mezzo la lettura dietrologica che non aiuta a capire e soprattutto non aiuta a fare di più e meglio per contrastare le azioni terroristiche.
Un altro errore dobbiamo evitare, anche se costa qualche fatica in più, quello di non arroventare o avvelenare il clima politico; di non giocare la carta sempre troppo facile della tentazione propagandistica tipica delle campagne elettorali che induce a delegittimare gli avversari, a confondere avversari e nemici.
Questi sono i principi ai quali ci siamo ispirati in questi anni; teniamo fermi questi principi per quanto aspra possa essere la competizione elettorale che abbiamo dinanzi a noi perché sono principi fondamentali di civiltà della politica alla quale i Cristiano-democratici continuano a manifestare la loro forte e convinta adesione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Anche noi Comunisti italiani esprimiamo solidarietà alle giornalisti e ai giornalisti de il manifesto, una solidarietà forte, convinta e affettuosa perché è un giornale di sinistra e della sinistra, che è letto da tanti giovani, da tanti militanti dei partiti di quella sinistra oggi troppo divisa. È un punto di riferimento di una cultura democratica di sinistra, ma soprattutto di una cultura critica indispensabile per il nostro paese.
È stato arrestato Insabato: dunque l'attentato porta una firma chiara, Forza nuova. Ha ragione l'onorevole Mussi, è una forza eversiva, dichiaratamente razzista, ben nota e conosciuta, con legami internazionali. L'abbiamo conosciuta durante la visita di Heider, contro l'Europa, contro l'Europa dell'allargamento, contro i diritti, contro le donne costrette ad abortire, bestemmiando il principio del diritto alla vita, contro gli immigrati, contro gli omosessuali per impedire il World Pride. È una forza eversiva, dichiaratamente razzista!
Oggi è in atto una escalation; ha ragione l'onorevole Mussi quando sostiene che è necessario capire, perché la coscienza democratica e della sinistra ha memoria di quanto è successo nel nostro paese in questi anni, non dimentica! È in


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atto una escalation; ci sono una teoria e una pratica che ben riconosciamo, quella dei cosiddetti opposti estremismi; ritornano la teoria e la pratica della strategia della tensione e ritorna il sospetto concreto che dietro questa strategia - per questo ci rivolgiamo al Governo, al nostro Governo democratico - possano esservi settori deviati dei servizi.
Occorre reagire e lanciare un allarme democratico forte e consapevole, senza ambiguità. Caro onorevole Follini, è vero che vi sono azioni eversive e criminali, ma è anche vero che alcune parole pesano più delle pietre, perché sono altrettanto eversive e criminali.
E mi riferisco alle parole dell'onorevole Previti, che oggi, su La Stampa, rilascia un'intervista indecente che non avete smentito (ripeto: che non avete smentito!): faremo piazza pulita! Tutti i giornalisti sono troppo comunisti! Evviva Storace! Rinneghiamo la Resistenza!
Non ci vuole ambiguità. Per difendere le istituzioni, la democrazia, occorre lanciare un allarme democratico forte e soprattutto coerente. Noi comunisti italiani l'abbiamo lanciato da tempo a tutte le forze democratiche e a tutte le forze di sinistra, perché è in atto un pericolo, un pericolo serio, eversivo, in Italia e in Europa. E non sono rigurgiti del passato: il germe di questa cultura di intolleranza, xenofoba e fascista è presente nelle società contemporanee, nelle società moderne. Siamo stati in piazza contro Heider, abbiamo fatto la staffetta partigiana da Sant'Anna di Stazzema a via Tasso! Il fascismo non è un residuo del passato. E noi dobbiamo avere tutti quanti una grande consapevolezza politica. Noi comunisti ce l'abbiamo, perché i comunisti, che hanno sempre difeso la democrazia in questo paese, hanno imparato che le bombe, da qualunque parte siano rivendicate, sono sempre bombe delle destre, della restaurazione, sono bombe contro la democrazia, sono bombe contro la sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Comunista, Democratici di sinistra-l'Ulivo e Popolari e democratici-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CREMA. Io voglio ringraziare il Governo, il Presidente del Consiglio, il ministro dell'interno per essere presenti prontamente alla Camera e per le informazioni che ci hanno dato. I deputati socialisti, signor Presidente, sono molto colpiti, sono molto impressionati per quanto accaduto poche ore fa, in pieno giorno, in pieno centro di Roma e nel pieno delle festività natalizie. Noi vogliamo esprimere fraternamente la solidarietà al giornale il manifesto, al suo direttore, a tutti i giornalisti; un giornale con il quale spesse volte ci siamo trovati in polemica, un giornale comunista, un giornale libero, un giornale che ha contribuito in questi anni al dibattito democratico del nostro paese. Siamo molto preoccupati e quello che ci duole è che non lo diciamo solo oggi, in questa occasione, ma da troppo tempo, per il clima pesante, a volte irresponsabile, che stiamo vivendo nel confronto politico e nel confronto tra le forze anche di rappresentanza istituzionale.
Ci auguriamo quindi che tutte le forze politiche, che tutti vogliano condannare con fermezza questo atto criminale e vogliano concorrere seriamente, in maniera determinata, a cambiare registro e ad essere tutti noi più degni, non solo del mandato popolare, ma dell'eredità democratica che pesa sulle nostre spalle. Noi chiediamo quindi senso di responsabilità, un alto senso dello Stato da parte di tutti.
E a questo, signor Presidente, non contribuiscono di certo le parole del deputato Cesare Previti che abbiamo letto su La Stampa questa mattina. Sono rimasto molto colpito per il collegamento che egli fa tra la Resistenza e le brigate rosse. Collegare la lotta di popolo per liberare l'Italia dal giogo nazifascista a quella che fu la violenza criminale dei brigatisti rossi è a dir poco stupefacente e - me lo consenta, signor Presidente - anche indecente. Così come sono colpito, noi socialisti siamo colpiti, per il tono, il linguaggio usato, che ritengo inaccettabile


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per un parlamentare repubblicano e che - me lo consenta, signor Presidente - voglio definire un tono squadrista.
Mi auguro che Previti sia stato frainteso e che voglia smentire quanto abbiamo letto con amarezza questa mattina. Se non avvenisse, mi auguro che il Polo e il suo partito, Forza Italia, vogliano prendere le distanze da questo linguaggio e da questo tono. In particolare, mi auguro voglia dissociarsi l'onorevole Frattini, egli che ama definirsi un moderato e a volte ricorda la sua ascendenza culturale nella parte liberale e liberalsocialista. Vorrei ricordare, signor Presidente, che quella cultura, quella esperienza ha dato al nostro paese uomini come Amendola ed i fratelli Rosselli. Sarebbe una triste compagnia ritrovarli con questo personaggio (Applausi dei deputati del gruppo misto-Socialisti democratici italiani, Democratici di sinistra-l'Ulivo e Popolari e democratici-l'Ulivo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maroni. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARONI. Quanto è avvenuto questa mattina è un fatto molto grave che noi condanniamo decisamente. L'attentato alla sede di un giornale è l'attentato alla libertà di espressione del pensiero.
Negli ultimi anni la Lega è stata spesso oggetto di «attenzioni» di questo tipo, di violenze e di attentati; molte sedi della Lega sono state bruciate, molte auto di militanti della Lega sono state date alle fiamme e molti militanti della lega sono finiti all'ospedale...

PAOLO PALMA. Per autocombustione!

ROBERTO MARONI. Sul terrorismo e sulla violenza preferisco non scherzare.

PRESIDENTE. Onorevole Palma, credo che lei sia stato particolarmente infelice.

ROBERTO MARONI. Esatto!

PRESIDENTE. La pregherei di riconoscerlo. È stato particolarmente infelice.

ROBERTO MARONI. Evidentemente per qualcuno la violenza va condannata solo se è in certe direzioni e non in altre.
Noi non siamo di questo tipo. Noi condanniamo la violenza nei confronti di chiunque venga fatta.
Ricordavo gli episodi di cui è stata oggetto la Lega e che sono ben noti al Governo ed al ministro dell'interno; anzi, devo riconoscere all'attuale ministro dell'interno, onorevole Bianco (un po' meno ai suoi predecessori), un'attenzione ed una sensibilità apprezzabili nei confronti di atti che hanno visto il partito che io rappresento colpito da violenze provenienti da tutti i colori, in particolare dai centri sociali.
In questo momento ritengo doveroso innanzitutto esprimere solidarietà ai redattori de il manifesto, al direttore ed all'editore; in secondo luogo, credo si debba cercare di evitare strumentalizzazioni, di evitare dietrologie e speculazioni politiche, perché la violenza fa male a chiunque e nessuno può pensare di cavalcare episodi di questo tipo e di trarne poi un utile politico o un giovamento.
Noi condanniamo con fermezza questo atto, esprimiamo solidarietà ed invitiamo le forze politiche a non strumentalizzare l'episodio; invitiamo inoltre il Governo a fare tutto ciò che è in suo potere per garantire che la campagna elettorale, lunga o breve che sia - e noi speriamo che sia il più breve possibile - possa essere svolta in un clima di serenità, dando spazio al libero confronto delle idee e cercando di evitare il più possibile che delinquenti o terroristi (che poi sono la stessa cosa), di qualunque colore, possano inquinare ed interferire nel libero dibattito e nel libero confronto delle idee (Applausi dei deputati del gruppo Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, esprimo innanzitutto solidarietà a il


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manifesto ed anche una parola - perdonatemi - di pietà umana per l'attentatore e per il suo destino. Non so, come del resto tutti noi, da cosa nasca l'attentato di oggi: l'attentatore faceva parte di Forza nuova, che è una forza fascista, nazista e razzista; tuttavia credo che sia necessario saper distinguere sempre tra le parole e la violenza, tra la violenza ed il terrorismo. Forza nuova ha fatto delle manifestazioni di piazza, durante le quali non so se sia stata violata la legge Mancino, ma in questo caso ci sono le autorità di polizia che sorvegliano.
Credo che una cosa sia Forza nuova fascista, razzista e nazista, che manifesta per Haider, altra cosa sia un esponente legato a Forza nuova che va a mettere la bomba a mezzogiorno della vigilia di Natale davanti alla sede de il manifesto. La polizia faccia il suo dovere e cerchi anche di fare in modo che l'attentatore sia messo in grado di parlare. Abbiamo avuto nel nostro paese tante vicende di terrorismi strani e dobbiamo sapere fino in fondo le motivazioni individuali o meno di chi ha portato la bomba e di chi eventualmente gli ha suggerito di farlo.
È chiaro a tutti noi che questa bomba si inserisce nella campagna elettorale, ma è difficile dire se possa giovare alla maggioranza attuale o all'opposizione che già si sente maggioranza di domani. Credo quindi che vi sia qualcosa su cui riflettere per tutti noi, per il ministro dell'interno e per le forze dell'ordine.
Vorrei anche aggiungere - perché questa mattina ho sentito richiamare secondo me troppo e troppo a sproposito un'intervista, discutibile quanto si vuole e spiacevole in certi suoi passaggi - che sarebbe opportuno che almeno in questa sede, dove discutiamo di un attentato terroristico, non si facessero collegamenti di questo genere. Vorrei chiederlo anche ai colleghi dell'opposizione. Abbiamo il dovere di tenere la campagna elettorale per quello che è, comprese le sue tensioni ed i suoi fuori misura. Questo fa parte di una campagna elettorale; c'è chi non ama le campagne elettorali e la tensione che si verifica: credo che chi usa le bombe non ami tutto questo. Noi invece dobbiamo amare anche quello che più odiamo, a condizione che venga espresso in modo tale che ci consenta - come è stato ampiamente consentito - di dare le risposte che riteniamo giuste.
Credo allora che dobbiamo salvaguardare ciò che siamo e le nostre diversità e avversità, facendo in modo di non subire in nessuna forma il contraccolpo delle bombe della notte sul Duomo e quelle del giorno a il manifesto a via Tomacelli; dobbiamo cercare invece di mantenere ferme le nostre posizioni, le quali tutte possono alla fine ritrovarsi non nell'unità nazionale contro il terrorismo, che magari qualcuno oggi sogna di voler resuscitare, ma nell'essere uniti dalla nostra diversità, dal volerci sconfiggere con le elezioni, dal volerci dare addosso rispetto alle idee che abbiamo sui problemi ed anche sulla storia del nostro paese e sulle sue riletture, sempre possibili e non di per sé negative in quanto tali.
Credo che dovremmo trarre questa riflessione dall'episodio di oggi; forse esso non sarà l'ultimo: può non essere l'ultimo. Ma se riusciremo a condurre una campagna elettorale senza rimproverarci l'un l'altro il fatto di essere diversi ed altro rispetto a quello che sogneremmo fossero i nostri avversari, forse potremo dare un contributo positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, anche a nome dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e dell'UDEUR, l'onorevole Petrini. Ne ha facoltà. Ha pertanto cinque minuti di tempo.

PIERLUIGI PETRINI. I gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, dell'UDEUR e di Rinnovamento Italiano hanno assegnato a me la responsabilità di svolgere questo intervento.
È a nome loro che esprimo, di fronte agli accadimenti esposti dal ministro, il nostro sdegno, la nostra riprovazione, il nostro sbigottimento ed anche la solidarietà che necessariamente si deve a chi è stato più da vicino colpito.


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Sono sentimenti scontati, quasi banali nella loro ovvietà, forse addirittura stucchevoli se confrontati alla cruenta drammaticità dell'evento. Credo però che siano sentimenti sinceramente condivisi da tutti noi, senza eccezione alcuna. Ed è su questo valore che intendo fondare il mio discorso, perché quando si va al di là dell'ovvietà dei sentimenti ci si avventura su un terreno pericoloso ed è estremamente facile che l'opportunità e l'ideologia politica portino distorsioni prospettiche e ad errori gravi. Quello che mi sento di dire con certezza è che il nostro paese dalla fine del terrorismo, con lo stemperarsi della contrapposizione ideologica, con l'evoluzione democratica di partiti come il movimento sociale e il partito comunista italiano, ha potuto godere di anni di grande pace e stabilità sociale; un valore grande sul quale prioritariamente è stato costruito il positivo cammino che ha caratterizzato l'ultimo decennio della nostra democrazia. Ma non si tratta di un valore casuale, quella pace e quella stabilità sociale nascono dalla capacità delle istituzioni di interpretare le linee di tensioni spesso forti, mutevoli, che percorrono una società complessa come quella capitalistica che si affaccia al terzo millennio.
La stabilità e la pace sociale sono la cartina di tornasole dell'efficienza della democrazia, però questa grande ricchezza, spesso misconosciuta dai tanti superficiali e arroganti critici della politica rischia ora di essere dilapidata. Emergono intolleranze, sfiducia, dissenso radicale nei confronti degli istituti democratici; quello che dobbiamo fare, allora, è interrogarci prima di tutto su come contrastare questo fenomeno, ma poi anche su quali sono le nostre responsabilità. Quando si insulta la Corte costituzionale per una sentenza che non soddisfa l'opportunità politica, quando si svilisce l'organo dell'autogoverno della magistratura ad organismo sindacale, quando si blandisce o si insulta la Presidenza della Repubblica ignorando che il suo valore è intrinseco all'istituto e non dipende dalla gradevolezza di chi è stato chiamato ad interpretare quel ruolo, quando si pensa che la democrazia possa progredire non sulla strada di riforme costruite alla ricerca di un'ardua condivisione ma per strappi costituzionali che aprono spazi all'arroganza e all'arbitrio, quando si riduce questo luogo, depositario dei valori della grande storia del nostro popolo, ad un ruolo di continua, stucchevole schermaglia tattica e opportunistica, quando si ristrutturano le istituzioni di uno Stato, i frutti non possono che essere quelli che oggi andiamo a raccogliere.

UMBERTO GIOVINE. Cosa intendi? Con chi ce l'hai? Parla chiaro!

PRESIDENTE. Onorevole Giovine, la richiamo all'ordine per la prima volta.

MAURA COSSUTTA. Siamo chiarissimi!

PRESIDENTE. Onorevole Giovine, la richiamo all'ordine per la seconda volta.

ANTONIO SAIA. Leggi l'intervista di Previti!

PIERLUIGI PETRINI. Anche questo non onora l'istituzione.
Onorevoli colleghi, la nostra responsabilità per quanto sta accadendo è grande; non è una responsabilità diretta e non dobbiamo distribuire colpe, ma dobbiamo renderci conto di quanto grande sia il nostro ruolo e dobbiamo saperne essere all'altezza (Applausi dei deputati dei gruppi di Rinnovamento italiano, Popolari e democratici-l'Ulivo, I democratici-l'Ulivo e UDEUR).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, oggi è stato compiuto un atto di grave intimidazione nei confronti del paese, nei confronti di un quotidiano comunista, il cui spirito critico e la cui determinazione nel denunciare le ingiustizie e i mali della società capitalistica sono noti. La bomba non è esplosa in un


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momento qualsiasi; come è stato già fatto rilevare è stata messa nel momento in cui poteva provocare più danni. Vorrei invitare tutti a riflettere che quello di oggi è, senza alcuna ombra di dubbio, il salto di qualità più grave che ha avuto il tentativo di mettere in atto una vera e propria strategia della paura e della rimozione della partecipazione politica.
Si voleva fare una strage. Si voleva colpire un giornale di sinistra. Vogliamo trasmettere la nostra indignazione e la nostra solidarietà ai giornalisti de il manifesto. Vorrei dire in modo esplicito e chiaro, visto che si è avuta qualche difficoltà a pronunciare qui questa parola, che questo attentato ha una matrice fascista. L'attentatore era uno dei tanti che in questi giorni si sono messi in evidenza nel tessere le lodi e gli elogi di Heider, uno dei tanti che hanno espresso con grande determinazione la xenofobia e il razzismo, uno dei tanti a scagliarsi contro gli immigrati, uno dei tanti a preoccuparsi dell'invasione della cultura islamica nel nostro paese. Evidentemente si vuole creare un clima di tensione. Si vuole rimettere in moto un blocco d'ordine. Si vuole cancellare la partecipazione e ridurre la politica a luogo separato dalla vita e dall'interesse di milioni di lavoratori e di cittadini del nostro paese.
In questi giorni abbiamo sentito, senza un adeguato contrasto nel paese, parole gravi. Vorrei rivolgermi con sincerità e con nettezza alle destre. Voi, che avete costruito un nesso tra le partecipazioni di massa, tra lo spirito critico di tanti giovani e la violenza, dismettete quest'arma, che potrebbe rivolgervisi contro. Bisogna invece evitare di criminalizzare ogni dissenso e ogni critica. Bisogna che la politica ritorni ad essere un grande sentimento di passioni, razionalità e discussioni. Bisogna che si esaltino anche le differenze e che vi sia uno scontro, anche molto netto, molto chiaro, sui contenuti. Bisogna contrastare l'idea della paura e del ritorno a casa della gente. Dal ritorno a casa della gente vincono solo i forti e non sarebbe certamente questo il trionfo della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Veltri. Ne ha facoltà.

ELIO VELTRI. La solidarietà a il manifesto è scontata anche perché alcuni di noi conoscono personalmente i giornalisti della redazione. Il clima di violenza che sembra consolidarsi in vista delle elezioni è intollerabile, ma dobbiamo anche evitare a mio avviso ogni retorica. Dobbiamo riflettere e chiederci, signor Presidente, se una politica permissiva e ipergarantista sia utile o non rischi di incoraggiare qualcuno e di creare un clima diffuso di impunità. Dobbiamo riflettere sulla linea annunciata degli indulti e delle amnistie anche per i terroristi, che produce i suoi frutti avvelenati. Se si fa strame della legalità, poi il paese la paga, e la paga duramente!
Voglio fare un accenno semplice a quanto ha detto l'onorevole Previti, che ha un po' indurito le sue affermazioni. Precedentemente aveva detto: non faremo prigionieri. Questa volta ha detto: faremo piazza pulita. È stato sfortunato, l'onorevole Previti, perché c'è stata una terribile coincidenza: il terrorista, infatti, vuole fare piazza pulita con le bombe! Credo che non bisognerebbe mai abbandonarsi ad espressioni di questo tipo.
Concludo, signor Presidente, dicendo al Parlamento e al ministro dell'interno (so che forse quello che sto per dire non è gradito) che abbiamo bisogno di legge e di ordine. Una volta qualcuno mi disse che questa era un'espressione fascista. Io gli feci notare che non ero sospetto e che in Inghilterra la campagna elettorale all'insegna di legge ed ordine era stata fatta da Tony Blair, il leader dei laburisti inglesi. Oggi, a mio parere, una linea basata su legge ed ordine rappresenta il modo più alto e nobile per difendere le istituzioni e la società.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leone Delfino. Ne ha facoltà.


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LEONE DELFINO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, come il regolamento mi impone. Pur essendo solo, rappresento in quest'aula il nuovo partito socialista italiano, cioè una forza socialista che si sente vicina a il manifesto e al mondo della cultura che è impegnato intorno ad esso ed esprime la solidarietà più piena ad un giornale di cui spesso non condividiamo le argomentazioni, ma che riteniamo importante per il contributo dato al cammino democratico del nostro paese.
Invitiamo anche noi a non strumentalizzare l'episodio a fini di parte. Non servirebbe. Oggi il manifesto, ieri il Duomo di Milano, ieri l'altro l'omicidio D'Antona: sollecitiamo anche noi il Governo ed il ministro dell'interno ad una vigilanza che sia la più attenta possibile e ad una più puntuale azione nelle indagini. Crediamo, però, che più che al clima politico vada rivolta attenzione alla situazione sociale, che sta peggiorando sempre di più nel paese. Vi sono giovani disoccupati e male occupati; abbiamo il part time in abbondanza e i lavori socialmente utili. In definitiva, come sostengono gli istituti specializzati, si assiste a un grande aumento della fascia di povertà. Sono tutte cose che provocano insoddisfazione e rancore e che rischiano di creare nuovamente nel paese quel clima di omertosa solidarietà che diede vita nel passato al fenomeno brigatista e al terrorismo.
I socialisti sono solidali con il manifesto e, come sempre, sono contro ogni forma di terrorismo.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro dell'interno per aver riferito tempestivamente all'Assemblea e ringrazio anche il Presidente del Consiglio e i membri del Governo presenti.
Sospendo la seduta fino alle 15,05.

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