PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1 dicembre 1997, n. 411, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
FLAVIO TATTARINI, Relatore. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, vorrei cogliere l'ennesima occasione di dibattito sulla vicenda delle quote latte che ci viene fornita dall'esame del decreto-legge n. 411 del 1997 per cercare di sgomberare il campo da un tentativo tanto insidioso quanto ingannevole, perseguito da più parti, di accreditare nell'opinione pubblica e presso i soggetti più direttamente interessati l'idea che questa maggioranza e questo Governo abbiano lavorato e stiano lavorando per perpetuare ingiustizie, per crearne di nuove, per coprire o lasciar correre il malaffare che si è annidato ed è prosperato nel sistema a danno degli allevatori, del comparto agricolo e del paese a causa del mancato governo del sistema stesso negli anni precedenti.
PRESIDENTE. Onorevole Lembo e onorevole Dozzo, se vi mettete vicini, forse riuscirete a discutere meglio: non so se questo gioverà all'esito della discussione, però...
FLAVIO TATTARINI, Relatore. È stata inserita la norma che esclude il taglio previsto per i quantitativi trasferiti ed infine la possibilità per il Presidente del Consiglio di procedere ad interventi sostitutivi delle regioni inadempienti.
PRESIDENTE. Onorevole Tattarini, il tempo a disposizione del relatore è esaurito. Dovrebbe concludere.
FLAVIO TATTARINI, Relatore. Ho finito.
PRESIDENTE. Onorevole Tattarini, ma richiamo anche l'attenzione dei colleghi, la riforma del regolamento stabilisce che quando la Commissione si distacchi dal parere del Comitato per la legislazione ne debba indicare specificamente le ragioni. In questo caso non mi pare che ciò sia stato fatto specificamente.
FLAVIO TATTARINI, Relatore. Presidente, mi scuso, ma forse la fretta della lettura...
PRESIDENTE. Forse soltanto la mia non sufficiente attenzione... Le chiedo scusa se è per questo.
FLAVIO TATTARINI, Relatore. Ho elencato puntualmente, numerandole, le motivazioni che hanno indotto la XIII Commissione a respingere gli emendamenti che di fatto puntavano ad accogliere le condizioni...
PRESIDENTE. ... poste dal Comitato. Allora, le chiedo scusa, onorevole Tattarini. Leggendo il resoconto stenografico ci renderemo meglio conto del contenuto. Vale comunque per un'eventuale occasione successiva.
MICHELE PINTO, Ministro per le politiche agricole. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, il Governo ritiene, dopo la discussione intervenuta presso il Senato della Repubblica, presso l'apposito Comitato per la legislazione e anche presso la Commissione agricoltura di questa Camera, che gli onorevoli deputati siano perfettamente a conoscenza non soltanto dei contenuti del provvedimento oggi all'esame di quest'aula ma anche dei suoi limiti.
VINCENZO ZACCHEO. Vergogna! Vergogna!
PRESIDENTE. Onorevole Zaccheo, la richiamo all'ordine. Colleghi! Onorevole Zaccheo!
MAURO FABRIS. Ma quale rispetto!
STEFANO LOSURDO. È una vergogna!
VINCENZO ZACCHEO. Vergogna!
PRESIDENTE. Onorevole Zaccheo, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
MICHELE PINTO, Ministro per le politiche agricole. Ho ritenuto di rendere questa dichiarazione con tempestività, cioè immediatamente dopo la relazione dell'onorevole Tattarini, per un atto di riguardo, che ritengo non sia stato compreso, nei confronti di questa Assemblea, del suo Presidente e dei suoi singoli componenti (Proteste dei deputati dei
ENRICO CAVALIERE. Dimissioni!
ANTONIO LEONE. Sette emendamenti!
VINCENZO ZACCHEO. Stai uccidendo l'agricoltura in Italia! Dimettiti!
BEPPE PISANU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, onorevole Pisanu? Onorevole Gramazio, consenta all'onorevole Pisanu di parlare.
BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sulle dichiarazioni rese dal Governo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, il Governo ha anticipato la possibilità di porre la questione di fiducia, cosa che poteva anche non fare, ponendola alla fine della discussione sulle linee generali (Commenti dei deputati del gruppo di forza Italia). Mi consentite di parlare, colleghi? A questo punto, l'Assemblea ha davanti il quadro politico esatto della situazione, non falsificato (sarebbe stato falsificato se il Governo non avesse detto chiaramente che cosa ha intenzione di fare), la situazione vera, sulla quale ciascuno può intervenire. Però a questo punto (mi rivolgo a lei, onorevole Pisanu, e ai colleghi capigruppo) la questione si pone nei seguenti termini. Bisogna vedere se si intende svolgere la discussione generale oppure affrontare le questioni politiche poste dalle dichiarazioni del Governo. Quindi, darò la parola a lei e poi ad altri e così vediamo come ordiniamo i nostri lavori. Prego, presidente Pisanu.
BEPPE PISANU. Per la precisione, Presidente, è evidente che io intendo prendere la parola e sull'ordine dei lavori, per i fatti che sono accaduti negli ultimi quindici minuti, e sulle dichiarazioni del Governo, essendo chiaro che la discussione generale sul decreto è ancora tutta da fare.
PRESIDENTE. Onorevole Pisanu!
BEPPE PISANU. Questo è ciò che si chiede, Presidente! Se questo si nega vuol dire che si vuole essere ad ogni costo ciechi, sordi e ostili di fronte agli agricoltori italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Molte congratulazioni).
CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, noi non eravamo d'accordo così! Abbiamo votato una modifica al regolamento basata su due presupposti: la certezza per il Governo e per la maggioranza di arrivare all'approvazione in tempi certi dei provvedimenti e la garanzia per l'opposizione di poter votare in quest'aula gli emendamenti, e ciò per sottoporre all'aula gli emendamenti e per verificare in aula se essi venivano approvati o respinti.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, mi scusi se la interrompo. C'è un punto...
CARLO GIOVANARDI. Io sto sul punto, Presidente, qui ci vuole...
PRESIDENTE. Mi faccia dire una cosa. Se la dichiarazione sull'ordine dei lavori riguarda la promessa o la minaccia...
CARLO GIOVANARDI. Presidente, mi scusi, ma lei doveva dire questo al collega Pisanu. Io sto parlando da un minuto...
PRESIDENTE. Mi lasci finire, onorevole Giovanardi.
CARLO GIOVANARDI. Ma io non entro nel merito, mi scusi!
PRESIDENTE. ...questa diventa già una discussione generale. È chiaro?
CARLO GIOVANARDI. Presidente, il collega Pisanu è entrato nel merito per cinque minuti senza che lei lo richiamasse. Io non sono ancora entrato nel merito, ma sto contestando la decisione di porre la fiducia e per trenta secondi mi sono permesso di sottolineare le ragioni per cui ritengo gravissima la decisione presa. Non credo, infatti, che tutti i parlamentari presenti in aula, neanche il presidente Pecoraro Scanio, vogliano che un giustizialista, che dice di voler combattere i truffatori e che poi copre le truffe...
MAURO FABRIS. Va' a dirlo a Vancimuglio!
CARLO GIOVANARDI. ...dopo aver promesso ai produttori un appoggio in questa sede, appoggi i truffatori.
ADRIANA POLI BORTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADRIANA POLI BORTONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro,
DOMENICO COMINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO COMINO. Signor Presidente, capisco l'infervoramento dei colleghi di forza Italia e di alleanza nazionale, i quali sposano tardivamente la tesi di difesa...
STEFANO LOSURDO. Ma che tardivamente!
PRESIDENTE. Colleghi!
DOMENICO COMINO. ...di un comparto produttivo che loro definiscono italiano e che secondo noi è esclusivamente ed eminentemente padano. L'Italia non c'entra niente sulle quote latte (Commenti di deputati del gruppo di alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. Colleghi, è una gara inutile.
DOMENICO COMINO. La ringrazio, Presidente, per il suo tentativo di difesa ma non ho assolutamente bisogno!
PRESIDENTE. Dicevo che è inutile per un'altra ragione, non per quella che pensa lei!
DOMENICO COMINO. Capisco anche che il Governo venga in quest'aula con la testa fasciata prima di averla battuta perché, nel momento in cui preannuncia la possibile apposizione della questione di fiducia, rinuncia automaticamente ad un confronto che proprio grazie al regolamento riformato non potrà essere ostruzionistico.
PRESIDENTE. Presidente Comino, si rivolga alla Presidenza.
DOMENICO COMINO. ... ma non potete accusarci di essere il partito del «riciclo» dei rifiuti della politica. Questo lo lasciamo ad altri (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Commenti dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Prima di passare agli interventi nella discussione sulle linee generali, vorrei fornire alcuni chiarimenti.
TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, debbo innanzitutto rilevare che questo preannuncio di questione di fiducia è certamente un'innovazione abbastanza singolare, teso - è stato detto poc'anzi dal Presidente della Camera - a salvaguardare la dignità del Parlamento. Francamente credo che non sia così.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali.
MARETTA SCOCA. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, ciò che è accaduto in quest'aula evidentemente mi mette nella condizione di mutare le linee dell'intervento che avevo preparato.
MARETTA SCOCA. Il preannuncio della posizione della questione di fiducia è un fatto probabilmente preordinato a non consentire di valutare il problema degli agricoltori. La finalità forse (lo sottolineo: forse) è quella di far pagare agli onesti la disonestà degli altri, così come è stato già accertato dalla commissione Lecca e da alcuni procedimenti giudiziari in corso. Noi volevamo soltanto migliorare leggermente il provvedimento, che è comunque ingiusto. In discussione vi erano sette emendamenti; nemmeno questo ci è stato concesso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo,
CARLO GIOVANARDI. Cominciamo da oggi!
ALFONSO PECORARO SCANIO. ... nella gestione scandalosa dell'agricoltura di questo paese.
PRESIDENTE. Onorevole Fabris, per favore!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Non vedo perché non si possa parlare! Perché vi agitate?
GENNARO MALGIERI. Fai i nomi e i cognomi!
PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Perché vi agitate?
PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, la prego di rivolgersi al Presidente!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Sono stato inopinatamente chiamato in causa e proprio oggi, dopo ieri sera, è inopportuno che qualcuno qui si erga a paladino della parità di condizione dei cittadini di fronte alla legge (Reiterati commenti del deputato Fabris - Commenti del deputato Giovanardi).
MAURO FABRIS. Sei un buffone!
PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la prego di sedersi!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Mi sembra che parlando di decenni (Proteste dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e del CCD)...
PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Fate parlare!
PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Colleghi!
PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, la prego...
ALFONSO PECORARO SCANIO. Sto cercando di concludere!
PRESIDENTE. Lei però deve interloquire con il Presidente, quando il Presidente la chiama!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Io interloquisco correttamente con il Presidente!
PRESIDENTE. Allora, onorevole Pecoraro Scanio, la prego: mi sembra che il clima sia sufficientemente teso! Cerchiamo di svolgere la discussione con la dovuta tranquillità.
MAURO FABRIS. Pecoraro, fai il presidente di Commissione!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, sono convinto che in quest'aula tutti dobbiamo essere rispettosi ed accettare...
MAURO FABRIS. Non provocare, buffone!
PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la richiamo all'ordine!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Vedo il CCD agitato!
MAURO FABRIS. Smettila, buffone!
PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Mi sembra che la stragrande maggioranza dei colleghi in quest'aula non possa che convenire - poi vi possono essere divergenze sul modo di affrontare il decreto-legge al nostro esame - sulla necessità di fare pulizia e chiarezza nel mondo dell'agricoltura italiana.
ANGELA NAPOLI. Macché corretto, siamo in democrazia!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Colleghi, credo che ognuno possa esprimersi liberamente. Forse voi pensate di essere i soli a poterlo fare (Commenti del deputato Malgieri)?
PRESIDENTE. Onorevole Malgieri, per favore!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, potrei parlare senza essere interrotto?
PRESIDENTE. Colleghi, ciascuno ha le proprie opinioni ed esse possono essere, evidentemente, diverse!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Infatti, Presidente: evidentemente c'è una differenza di valutazioni sulla libertà di parola!
PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Presentateli!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Non esistono solo gli emendamenti dell'opposizione: è chiaro? Perfetto!
ENZO CARUSO. Presentateli!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Infatti, li abbiamo presentati!
MAURO FABRIS. Sei il presidente della Commissione, non il ministro!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Se la Camera riceve un decreto-legge con tanto ritardo (nel mezzo vi sono state le feste di Natale)...
CARLO GIOVANARDI. Ci sono ancora dodici giorni!
ALFONSO PECORARO SCANIO. ...ed il Governo chiede che esso venga convertito nel testo trasmesso dal Senato, è corretto ed è normale che ponga su di esso la questione di fiducia. La discrezionalità nella richiesta del voto di fiducia compete al Governo, perché il decreto-legge è un atto governativo!
CARLO GIOVANARDI. Dimettiti da presidente della Commissione!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Poi noi possiamo scegliere se concedere o meno la fiducia...
MAURO FABRIS. Va' a fare il tuo mestiere!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Ma per favore, ma perché siete così agitati?
PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, la prego, non raccolga le provocazioni!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, dovrebbe richiamare loro!
PRESIDENTE. Io richiamo tutti, anche lei, se interloquisce ogni volta che qualcuno esprime un parere in dissenso!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Capisco l'agitazione, per i banchi da cui proviene, ma non la considero normale (Commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e del CCD)!
CARLO GIOVANARDI. Dimettiti da presidente!
MAURO FABRIS. A Natale hai detto il contrario: bravo!
ALFONSO PECORARO SCANIO. È una questione di correttezza!
MAURO FABRIS. Quando sei andato a mangiare a casa degli agricoltori, hai detto il contrario!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pecoraro Scanio.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente!
Avverto che la XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Avverto che il presidente del gruppo di alleanza nazionale ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi del comma 2 dell'articolo 83 del regolamento.
Il relatore, onorevole Tattarini, ha facoltà di svolgere la relazione.
Questa idea è ingiusta e non corrisponde a verità, perché è vero l'esatto contrario. Si è lavorato e si sta lavorando con i seguenti obiettivi: per consolidare una scelta prioritaria che è quella del ripristino della legalità, della certezza produttiva per migliaia di imprese, per i veri allevatori; per fare giustizia, che vuol dire capire chi ha sforato per necessità aziendale, distinguendolo da chi ha sforato con mezzi illeciti e ricordarsi dei moltissimi che comunque hanno rispettato le regole; per riformare il sistema e rendere agibile e trasparente un'azione di governo a tutti i livelli; per riconquistare ascolto e autorevolezza politica in Europa, anche in vista della conclusione della discussione, già in atto, sulla riforma del sistema.
Questo Governo e questa maggioranza si sono proposti, con varie iniziative legislative, compresi il presente decreto-legge ed il lavoro della commissione d'indagine, di conseguire il risultato di maggiore certezza sui dati della produzione e commercializzazione delle quote e della loro gestione; un vero e proprio macigno, un ostacolo decisivo per produrre una svolta radicale rompendo incertezze, contraddizioni,
omertà, connivenze che hanno distorto il sistema. Occorre certezza per ricostruire la situazione e per avviare, attraverso una nuova legge n. 468 del 1992 una fase riformata del sistema.
In questa direzione si sono mosse critiche di vario tipo: sui ritardi con quali si arriverebbe alle conclusioni, sul ruolo degli strumenti di gestione come l'AIMA; sul fatto che si sia modificato, a partire dalla campagna 1995-1996, il modello di compensazione; sul fatto che la riforma della legge n. 468 del 1992 dovrebbe essere già realizzata; sulla eccessiva attenzione ai pronunciamenti ed alle iniziative prescrittive o infrattive dell'Unione europea e sulla presunta debolezza politica che non ci consentirebbe di acquisire più forti spazi nel quantitativo nazionale garantito; sui carichi negativi che si accumulano sui produttori e persino sul ruolo e sul peso delle forme della rappresentanza sociale.
Non sono obiezioni insignificanti. Discutiamone pure, ma fissiamo alcuni punti di riferimento certi per il confronto, per sfuggire a demagogia e propaganda, per non seminare illusioni, per arrivare ad una conclusione certa, apprezzabile e costruttiva del nostro lavoro.
Mi domando allora se sia possibile costruire una fase nuova del sistema più equa ed in grado di sviluppare la capacità d'impresa dei nostri allevatori e di tutelare le produzioni nazionali; una riforma del modello di governo, del controllo e delle forme di partecipazione sociale e delle relazioni economiche ed istituzionali, senza prima aver raggiunto dati certi ed attendibili. È un primo punto su cui è necessario aprire il confronto. La risposta a questo interrogativo è ovvia.
Se non si vuole cadere nei pasticci già sperimentati occorre andare fino in fondo al programma di lavoro già avviato, confortato dai risultati e dalle indicazioni della commissione Lecca ed in larga misura concretizzato e definito con nettezza cronologica anche in questo decreto. Occorre puntare, con la campagna 1998-1999, a conseguire la svolta auspicata di un quadro nuovo di riferimento di dati e di regole, conseguendo in questi mesi anche la riforma della legge n. 468. Si tratta di una riforma, per la quale esistono già proposte del Governo e di alcuni gruppi, che dovremo definire attraverso una seria concertazione con le forze sociali e le regioni, per promuovere un piano di ristrutturazione incentivato; la regionalizzazione del sistema; il consolidamento della quota A e B; nuove regole per la riassegnazione delle quote rese disponibili, fissando criteri di priorità a partire dai giovani allevatori; nuove regole per la compensazione; la possibilità di un'authority garante del sistema e della mobilità delle quote.
Sarebbe stato possibile un percorso più accelerato? Esiste un percorso alternativo concreto?
È giusto mescolare giudizi legittimi su incertezze e ritardi spesso legati alle oggettive difficoltà di questo processo, sulla sfiducia negli strumenti operativi come l'AIMA, con la sfiducia e l'incertezza di possibili risultati positivi?
Noi crediamo di no e pensiamo che ciò rappresenti un pericolo ed un rischio per l'intero lavoro.
È inoltre possibile contemporaneamente porsi l'obiettivo di rientrare nelle regole, riformare le stesse con una maggiore coerenza alle norme dell'Unione europea per conquistare in quella sede risultati più rispondenti agli interessi di nostri allevatori, puntando in vario modo all'ampliamento della quota nazionale, sostenuto ora anche dall'Autorità antitrust, e pensare contemporaneamente di snobbare il ruolo particolarmente attivo dell'Unione europea che reclama appunto il rispetto di limiti come condizione per qualsiasi positivo confronto?
Esistono soluzioni compatibili con le regole che consentano di affrontare il carico di sacrifici che si accumulano sui veri produttori in questa fase, oltre le proposte avanzate dal Governo ed approvate dal Senato, dopo un confronto intenso e non formale con le rappresentanze sociali degli allevatori? Si tratta di
proposte che già forzano, pur nella transitorietà, i problemi imposti dalle norme sulla concorrenza.
È ragionevole pensare di andare oltre il recupero, per il 1995-1996, del vecchio modello di compensazione ed oltre le modalità e le quantità di provvisoria restituzione di liquidità, senza rischiare di perdere tutto?
Il ripristino della compensazione in vigore nel 1995-1996, realizzata sulla base di dati più certi e più giusti, non è condizione decisiva per ricondurre a normalità la situazione?
Infine, si può affrontare e risolvere un problema così complesso caricandolo contemporaneamente di tanti obiettivi diversi, compreso quello di delegittimare ruoli istituzionali e ruoli delle rappresentanze sociali?
Non vi è dubbio che sarebbe ottimo riunire nel coordinamento globale ed immediato la certezza dei dati, la riforma della legge n. 468, la riforma dell'AIMA e del quantitativo nazionale; ma è altrettanto ottimo e realistico ottenere, con la necessaria ed inevitabile gradualità, tutti questi obiettivi e riuscire poi a governarli.
Nessuno ha mai affermato che questo decreto-legge sia l'unico strumento; è possibile un impegno comune di lavoro, pur mantenendo opzioni politiche diverse, per concretizzare, entro una data certa, l'insieme di queste proposte di riforma?
Si possono affrontare tutte queste problematiche con forme di lotta che ne ribaltano gli obiettivi e che spesso vanno oltre le esigenze di legalità e di certezza?
Noi vorremmo che il confronto trovasse una linea coerente e consapevole di risposte a partire da queste valutazioni, oltre le quali ci sembra che si apra solo la via dell'incertezza e della confusione più assoluta.
Ci siamo confrontati in Commissione non solo sul testo del decreto e sugli emendamenti, ma anche sul parere espresso dal Comitato per la legislazione, di cui all'articolo 16-bis del nuovo regolamento, in maniera costruttiva pur nella stringatezza dei tempi, sul quale per altra via abbiamo chiesto un'iniziativa alla Presidenza della Camera, senza pervenire ad un avvicinamento di posizioni, ad un comune sentire sui nodi più rilevanti del decreto-legge stesso.
I colleghi dei vari gruppi di opposizione riproporranno certamente in Assemblea, assieme a quelli di maggioranza, le loro valutazioni. Mi sento pertanto esonerato dal farlo per non togliere ricchezza e vivacità al dibattito con un'informazione che rischierebbe di essere solo notarile.
Ci siamo anche confrontati con i rappresentanti dei comitati spontanei che hanno da tempo, con varie iniziative, reclamato soluzioni certe e rapide ai problemi aperti. Anche in questa sede, oltre ad un atteggiamento assai più riflessivo ed ordinato ed in molte istanze positivamente orientato ad operare per una svolta di giustizia e di certezza del diritto, abbiamo dovuto registrare tuttavia una difficoltà reale a comporre in un quadro unitario proposte e contenuti del decreto, attualità e prospettive, perché permangono sostanziali differenziazioni politiche su questioni rilevanti.
Una prospettiva, tuttavia, è rimasta positivamente aperta: la possibilità e la volontà di un confronto aperto sulla riforma della legge n. 468 e sul futuro della riforma e del sistema a livello europeo.
L'azione del Governo e della maggioranza ha avviato una svolta radicale; questo è un fatto ed è la prima volta in 14 anni. Si tratta di un tentativo serio certo in mezzo a difficoltà e limiti, condotto con determinazione e coerenza.
Ad onor del vero dovrei dire che già nel 1994-1995 un'altra iniziativa fu avviata dall'AIMA e dal Ministero, sotto la spinta dell'Unione europea con la presenza attiva di ispettori FEOGA, che in vista della conclusione dell'accordo sulla multa comminata all'Italia di 3.620 miliardi e del riconoscimento dell'attuale livello di quantitativo nazionale garantito, pretesero una verifica concreta sullo stato del sistema, sulle aziende, sulle quote, sui contratti, sulle quantità prodotte e commercializzate ed indicarono anche, in maniera netta e
perentoria, come evitare nella nuova fase che si apriva il diffondersi di incertezze, precarietà e raggiri, rimanendo - ahimè - inascoltati.
Il tentativo si concluse, come è evidente e come emerge anche da numerosi riscontri delle due relazioni della commissione Lecca, con un fallimento che pesa ancora oggi e che ha aggravato le condizioni di gestione e controllo. Un fallimento che evidenzia responsabilità politiche, istituzionali, amministrative e sociali e che impegna ad un atteggiamento rigoroso e responsabile per segnare davvero una svolta.
È giusto allora dire che è la prima volta che si fa un tentativo serio in una situazione più difficile e senza il diretto sostegno dell'Unione europea che, al contrario, ha assunto un atteggiamento rigorosamente formale e non ha lesinato iniziative che hanno rischiato di mettere in seria difficoltà questa fase di lavoro.
Sulla linea delle risultanze dell'indagine, il Governo, con il precedente e con questo decreto, si è impegnato su tre obiettivi: attenuare i sacrifici delle imprese con un ripristino compatibile di liquidità; fare piena luce e rideterminare, in un quadro di certezza, compensazioni e superprelievo per il 1995-1996 e seguenti; ripristinare la normalità delle regole della campagna 1998-1999.
Lo schema del decreto-legge n. 411 ripropone sostanzialmente il modello precedente (ripristino della liquidità, accertamento per periodi noti, compensazione per le tre annualità) ed inserisce inoltre l'istituzione di una commissione di garanzia. Tuttavia, le novità del nuovo testo sono molte e rilevanti, in particolare dopo il lavoro svolto dal Senato, che ha contribuito a spingere avanti la soluzione a quegli obiettivi.
I vari adempimenti previsti fin dall'avvio della campagna 1998-1999 nel mese di maggio prossimo sono accompagnati da una scansione cronologica precisa, congiunta con possibili sanzioni per i produttori, per gli acquirenti, per l'AIMA e per le regioni.
Quanto al ripristino della liquidità, fermo rimanendo il superprelievo, qualora dovuto, e quindi la transitorietà della restituzione, il quadro approvato al Senato estende la disponibilità di risorse ad oltre mille miliardi, con la conferma dell'80 per cento per il 1996-1997 e l'estensione al cento per cento della quota B tagliata e del 10 per cento della quota A prodotta; conferma inoltre la cancellazione del trasferimento al 1995-1996, resasi necessaria per l'intervento dell'Unione europea, che ha impegnato il Governo a ritenere definitivi, fino alla verifica-rettifica conclusiva, i dati già attribuiti ai singoli produttori e trasmessi (è di questi giorni la notizia dell'avvio anche della procedura infrattiva per i ritardi nella riscossione).
Nel testo del Senato è stata cancellata la restituzione del 20 per cento alle imprese inserite dalla relazione Lecca fra quelle da verificare a causa di varie anomalie riscontrate.
Vengo agli accertamenti, di cui all'articolo 2. In questo articolo è presente una rilevante novità, ossia l'istituzione di una commissione (presieduta dal generale Lecca) preposta all'esame dei contratti di circolazione delle quote per verificarne la regolarità o, viceversa, «la natura fittizia o comunque illecita».
La commissione ha concluso i suoi lavori esaminando 3.417 contratti ed individuando 75 fattispecie diverse di anomalie presenti in forma multipla in numerosissimi contratti, segno delle illiceità. La relazione è stata trasmessa ai vari livelli istituzionali, compresa la Presidenza della Camera, la procura della Corte dei conti e la procura della Repubblica di Roma.
L'AIMA può procedere agli altri adempimenti verso i produttori con il ruolo determinante delle regioni e passare alla fase successiva delle notifiche.
Prego, onorevole relatore.
A questo riguardo è introdotta la novità più rilevante, che potrebbe e dovrebbe aprire una possibilità nuova di confronto con gli allevatori. È difficile capire il senso della sottovalutazione che si è registrata su questo punto. Il Senato ha infatti inserito la norma che, a rettifica avvenuta per il 1995-1996, consentirà la definizione dei due modelli di compensazione e l'applicazione di quello più vantaggioso per l'allevatore, recuperando il punto su cui si era aperto lo scontro politico e giurisdizionale più aspro nel 1996: l'introduzione su richiesta UE di nuove regole a campagna conclusa. Questa, lo ricordiamo, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di difficoltà e di contraddizioni.
Passiamo agli accertamenti 1997-1998. Il riconoscimento di validità al pari dei bollettini AIMA dei certificati individuali da questa inviati ai singoli produttori entro l'inizio del febbraio 1998 consentirà ai produttori che hanno attivato nel corso del 1996 regolari contratti di trasferimento delle quote di far valere tale certificazione nei confronti dell'acquirente per ottenere il recupero di somme accantonate come superprelievo per la quota oggetto di trasferimenti.
In base all'articolo 4-bis è costituita una commissione di garanzia di sette membri con il compito di verificare la conformità di procedure ed operazioni per la determinazione delle quantità di latte prodotto e commercializzato nelle prime due campagne e per l'attribuzione dei quantitativi produttivi del 1997-1998 e, soprattutto, del 1998-1999. La commissione dovrà riferire al Governo entro la data conclusiva della verifica-rettifica.
Si profila con questa norma la definizione di una sorta di authority di controllo e garanzia, oltre e sopra al Governo, e del controllo della gestione del sistema, ed il tentativo di introdurre un sistema misto di un'autorità di garanzia che può, forse, determinare un nuovo circuito di trasparenza, di certezze e di fiducia più che mai indispensabile.
Il Comitato per la legislazione ex articolo 16-bis del nuovo regolamento ha espresso parere favorevole a due condizioni, afferenti la chiarezza e la proprietà della formulazione del testo: sul comma 1 dell'articolo3 e sul significato e le implicazioni dell'articolo 4-bis.
La XIII Commissione, respingendo gli emendamenti presentati in coerenza con tali condizioni, ha motivato l'inaccoglibilità delle stesse, ribadendo la chiarezza e la proprietà della formulazione del testo per vari motivi.
Mi avvio a concludere. A conclusione del lungo percorso supportato dal lavoro delle varie commissioni e garantito dalla nuova commissione di garanzia di cui all'articolo 4, l'AIMA procederà ai calcoli e alla rettifica della compensazione. Il dato più certo della rettifica sostituisce in via definitiva, per quanto attiene alle procedure adottate, l'incidenza sui singoli produttori operata dalla precedente compensazione, la cui effettualità è stata più volte rinviata e resa incerta.
Si afferma cioè una situazione definitiva meglio tutelabile sul piano legale di posizioni provvisorie ed incerte. Quindi, nessun danno, ma maggiore certezza per la pianificazione produttiva dell'azienda e comunque per eventuali iniziative giurisdizionali, sempre possibili per i soggetti interessati.
Anche l'effetto sui ricorsi presentati alla precedente compensazione sembra essere più che positivo per i seguenti motivi.
Primo. I ricorsi che hanno al centro il presupposto della incostituzionalità sono, di fatto, positivamente superati dai contenuti del comma 1 dell'articolo 3.
Secondo. I ricorsi in merito a problemi di riconoscimento di quote, di contratti o di altre forme di mobilità delle quote stesse di nuova assegnazione non legittimati con bollettini AIMA saranno ricondotti
a legalità e certezza, ove possibile, dalle procedure attuali o, viceversa, ove rimanesse aperta un'area di incertezza, non sottratti per legge al pronunciamento giurisdizionale.
Terzo. I ricorsi esaminati con esito favorevole dal TAR, ancorché soggetti al ricorso davanti al Consiglio di Stato, saranno positivamente superati nei limiti in cui la norma in approvazione ottempera alle prescrizioni della favorevole sentenza.
Infine, si rammenta che la stessa disciplina era già stata inserita nella legge n. 81 del 1997 e nella legge n. 204, senza che ci fossero obiezioni di alcun tipo.
Per il punto 2, circa i compiti della Commissione di garanzia, è chiarissimo il ruolo della stessa in merito a procedure ed operazioni effettuate da vari punti di governo del sistema. Chiaro è il rapporto solo di semplice scambio informativo con il ministro e invece di sovraordinazione dell'AIMA, che a fronte di rilievi...
Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, da quanto ho detto emerge ancora una volta la complessità dell'articolazione del lavoro da svolgere, di cui il decreto è solo una parte. Ritengo che il punto di arrivo del Senato sia una sintesi positiva dei molti problemi aperti, una buona griglia per dare forza al lavoro e condurlo a positiva conclusione.
Mi auguro che in questa discussione sia possibile giungere all'approvazione del decreto, per passare rapidamente a confrontarci sui temi che ci pone la questione agroalimentare, oggi alla verifica dell'Agenda 2000, ai contenuti del tavolo di concertazione aperto tra organizzazioni agricole e Governo, al grande tema del completamento della riforma istituzionale. Grazie (Applausi).
Voglio richiamare l'attenzione del relatore e dei colleghi: trattandosi di una fase di avvio del nuovo regolamento, può darsi che ci siano piccole defaillance, che sono colmabili con il tempo.
Ha facoltà di parlare il ministro per le politiche agricole.
Al di là delle divergenze, che sono naturali in un provvedimento di questa portata e che lo stesso onorevole relatore ha indicato, credo però che si possa
registrare - almeno questa è stata l'impressione da me colta nella discussione al Senato ma anche presso la XIII Commissione di questo ramo del Parlamento - una larga convergenza sull'obiettivo di ridefinire, nei tempi più brevi possibili, la politica nazionale del settore lattiero-caseario, in maniera tale che essa sia sempre più conforme ed adeguata, oltre che compatibile con la normativa e gli accordi in sede europea che il nostro paese ha liberalmente accettato e che quindi ha il dovere di rispettare.
È anche emersa in maniera molto forte l'esigenza di assicurare ai nostri produttori certezza di comportamenti ma anche credibilità di aspettative. Con questo provvedimento, come l'onorevole Tattarini nella sua puntuale relazione ha riferito, si è compiuto uno sforzo che noi ci auguriamo in maniera molto forte sia definitivo, per gestire il necessario periodo transitorio, venendo incontro anche alle esigenze di questo delicato settore produttivo in termini economici ma - vorrei aggiungere - soprattutto in termini strutturali.
L'azione del Governo deve peraltro rispettare (questo è notissimo agli onorevoli deputati) limiti oggettivamente invalicabili, i vincoli comunitari, noti a tutti, che portano l'Unione europea ad attendere il testo definitivo di questo provvedimento, dopo l'inizio della procedura di contestazione avvenuto già nel mese di dicembre 1997.
La disponibilità di risorse interne oggettivamente limitate e toccate anche da qualche emendamento presentato dagli onorevoli deputati determina grosse perplessità e insieme anche il dovere di rispettare le esigenze complessive del paese.
Infine (ma non è un dato di minore rilievo), vi è la volontà del Governo di non incidere in alcun modo con le proprie urgenze sulla decisione della Camera di iniziare nei prossimi giorni il delicato e complesso esame delle proposte di riforma costituzionale, la cui importanza è inutile, almeno da parte mia, sottolineare. A ciò bisogna aggiungere che non pochi emendamenti presentati pongono ulteriori problemi di compatibilità, come prima accennavo, con l'ordinamento comunitario e che il loro attuale numero suscita nel Governo ragionevoli dubbi sui tempi di conclusione dell'iter parlamentare di esame e, mi auguro, di approvazione del provvedimento.
Sono queste le ragioni in base alle quali, ritenendo che molte delle questioni proposte nel corso dell'iter del decreto-legge in questione potranno essere esaminate in maniera più approfondita nelle sedi naturali, in particolare in occasione dell'auspicata riforma della legge n. 468, il Governo ritiene di non poter accogliere ulteriori modifiche al testo. Di conseguenza (lo dico con rispetto per l'Assemblea e per ogni singolo deputato), il mancato ritiro degli emendamenti che sono stati presentati indurrà il Governo a formalizzare la questione di fiducia su questo provvedimento (Proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ho ritenuto...
gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania - Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
Debbo dirle, signor Presidente, che sono letteralmente sconcertato. Intanto, in inizio di seduta è già stata compiuta una forzatura, con l'inversione dell'ordine del giorno che ha posposto a questo argomento una questione delicatissima come la richiesta di custodia cautelare nei confronti del collega Cito, con l'evidente scopo di assecondare la mossa che il Governo si accingeva a compiere (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Ora, io mi rivolgo a lei, Presidente, con estrema pacatezza, osservando che il nuovo regolamento offre già al Governo spazi enormi di iniziativa nella formulazione del calendario e proprio perché ha questi spazi il Governo deve diventare sempre più discreto e rispettoso nelle sue iniziative verso i calendari che sono già formulati. Altrimenti, il potere del Governo sul calendario della Camera diventa davvero esorbitante e inaccettabile. Le chiedo intanto che la questione che riguarda il collega Cito venga riesaminata - perché mi sembra a questo punto doveroso - nella sede della Conferenza dei capigruppo, in modo da trovare ad essa una collocazione idonea nel calendario; una collocazione che consenta alla Camera di pronunziarsi con la necessaria tranquillità e pacatezza e al collega Cito di veder considerata la sua posizione con la necessaria serenità (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Riconosco tuttavia che la questione che abbiamo davanti, quella delle quote latte, è di estrema importanza e che meritava perciò da parte dell'Assemblea una grandissima considerazione. Abbiamo qui davanti al palazzo della Camera, in giro per le strade d'Italia, centinaia, migliaia di allevatori, che appartengono ad una delle più operose e pacifiche categorie italiane, in agitazione permanente. Uomini che sono stanchi di protestare, che chiedono una risposta finalmente chiara ai problemi che pongono (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza
nazionale). Essi si aspettavano e sicuramente si aspettano dai lavori di quest'Assemblea e anche dal decreto del Governo una risposta chiara. Il Governo viene qui a dirci che ci sono scadenze di natura europea - e non è vero - e che ci sono scadenze di termini - e non è vero - che impongono di «blindare» il decreto e di sottrarlo persino alla valutazione di quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD). Al decreto erano stati presentati sette emendamenti - sette! - che si sarebbero potuti esaminare nel giro di qualche ora in Commissione; l'Assemblea avrebbe avuto tutto il tempo necessario per discuterli e vararli e il decreto avrebbe avuto ancora il tempo per completare tranquillamente il suo iter, visto che la scadenza per la conversione cade il giorno 2 febbraio. Non c'è allora questa fretta e non c'è neppure il rischio, signor ministro - mi consenta di dirglielo - che nei nostri confronti venga aperta in sede europea una procedura di infrazione comunitaria per la semplice ragione che questa procedura c'è già, è stata avviata (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD). Gliel'ha comunicata nei giorni scorsi il commissario europeo per l'agricoltura Fischler attraverso il ministro degli esteri Dini. Quindi non c'è neppure il rischio di cadere in questa procedura per la ragione banalissima e semplicissima che la procedura è già aperta.
Concludendo, signor Presidente, la verità è che voi non volete affrontare il nodo di questo problema che forza Italia, alleanza nazionale e tutti i partiti dell'opposizione vi hanno già illustrato a chiare lettere. Voi non volete spiegarci perché le somme trattenute dai caseifici (quelli che voi mi pare chiamate «primi acquirenti»), prelevate ovviamente dai produttori, debbano rimanere nelle tasche dei caseifici dove «depositano» interessi invece che nelle tasche degli agricoltori da cui sono uscite (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD).
In questo modo, veramente si fa - che lo si voglia o no- dello strozzinaggio a danno degli agricoltori; si riduce liquidità, una liquidità che è già bassissima nelle disponibilità degli agricoltori. E questo perché? Perché i tempi scadrebbero e l'Europa non perdonerebbe... Ma l'Europa ci ha già condannati e le procedure le ha già avviate. Per quanto riguarda i tempi, se c'è buona volontà questo problema lo si risolve in cinque minuti, affidando agli agricoltori perché le conservino e non perché ne dispongano come vogliono, perché le conservino nei loro conti correnti, nei loro depositi bancari, dove vogliono, in attesa che l'apposita Commissione accerti le quantità globali e la congruità delle quote riconosciute a ciascun produttore.
Alla prima prova importante facciamo naufragio perché il ministro, prima ancora che un esponente di questo Parlamento possa aprire bocca su una questione
così importante di cui tutto il paese parla da un mese, annuncia che porrà la fiducia, e dunque che sarà precluso il dibattito e che saranno precluse le votazioni sugli emendamenti (Commenti dell'onorevole Guerra).
Se fino ad alcuni mesi fa le cose potevano essere non chiare adesso sono chiarissime. Da una parte ci sono i produttori, quelli che nelle stalle lavorano, quelli che producono il latte vero e che sono venuti a dirci che sono pronti a pagare le multe se hanno «splafonato» sul latte veramente munto. Dall'altra parte, ci sono i truffatori, quelli che attraverso le carte, i passaggi fasulli, i contratti fasulli...
Se la dichiarazione ha per oggetto i problemi posti dall'onorevole Pinto, vale a dire la eventuale posizione della questione di fiducia, è una cosa; se invece si entra così nel merito...
Prosegua pure, onorevole Giovanardi.
Il problema vero è che in quest'aula, con la posizione della questione di fiducia, si preclude ai colleghi la possibilità di votare gli emendamenti e di dire se si vuole che i soldi vengano trattenuti dai produttori o se debbano essere trattenuti da coloro che avevano il diritto di farlo, se si vuole che i truffatori vengano premiati o se si desidera che vengano puniti, se si vuole la normalità del paese o se si vuole continuare in questa situazione. Questo è il problema della fiducia ed è una questione seria che investe il rapporto Parlamento-Governo e opposizione-maggioranza. Non possiamo non riflettere sul fatto che quello che abbiamo teorizzato per due mesi ponendo mano alla riforma del regolamento, non dopo un anno, ma di fronte al primo provvedimento importante, non viene rispettato dal Governo, che in questa maniera gode tutti i vantaggi che il regolamento concede alla maggioranza e al Governo, precludendo al contempo all'opposizione la possibilità di discutere e di votare i propri emendamenti. Francamente mi sembra una scelta vergognosa (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD, di forza Italia e di alleanza nazionale)!
quello che è accaduto negli ultimi minuti è tragico, è quanto di più tragico si può verificare in un Parlamento che ama definirsi ancora democratico e che sta faticosamente cercando di darsi delle regole.
In questa circostanza abbiamo ricevuto una sorta di preavviso di fiducia. Dopo che avrà finito di parlare con l'onorevole Sgarbi, vorrei chiederle, Presidente Violante, se lei ritenga che il preavviso di fiducia, che potrebbe suonare come una sorta di avvertimento, sia una fattispecie configurata in qualche parte del regolamento della Camera. Credo, infatti, che lei dovrebbe intervenire nei riguardi del Governo per chiarire che non esiste un preavviso di fiducia, ma che esiste soltanto la questione di fiducia, che si pone a determinate condizioni, se si realizzano i presupposti necessari per porla.
Ebbene, Presidente Violante, non credo ci siano le condizioni per porre la fiducia, perché tutti i gruppi politici di opposizione, dalla lega ad alleanza nazionale, a forza Italia, si sono comportati in modo massimamente responsabile per non offrire un alibi - diciamolo chiaramente! - a questo Governo imbelle, che non sa fare un decreto nel merito (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia), che non sa prospettare dei contenuti e che non sa dare delle risposte agli agricoltori, per porre la questione di fiducia. Questo Governo sa soltanto fare delle contrattazioni per mezzo di qualche partito della maggioranza che a ciò si è gentilmente prestato - facciamo i nomi e i cognomi - per il tramite del presidente del gruppo della sinistra democratica, Salvi, a tenere buoni gli agricoltori nel periodo di Natale (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia e del deputato Giovanardi), a farli smobilitare. Subito dopo Natale ha teso loro un vero e proprio agguato, che è terminato con una repressione poliziesca e con il sequestro dei trattori (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)! Non è accaduto nient'altro!
Chiedo a lei, Presidente Violante, che in quanto alta figura istituzionale ha, non il diritto, ma il dovere di tutelare le istituzioni democratiche, se le sembri democratico avvertire il Parlamento del fatto che si preannuncia niente di meno che un voto di fiducia.
Le chiedo se sia democratico che si dica, non qui, oggi 21 gennaio, a distanza di dieci giorni dalla scadenza del decreto, ma in Senato (i cui resoconti abbiamo letto) che il decreto è «blindato»; le chiedo se sia democratico consentire una mediazione al senatore Salvi, il quale si titola come l'esclusivo dispensatore dei presunti benefici agli agricoltori per fargli, come si dice comunemente, un grosso «bidone», perché questo si è fatto attraverso un decreto che sottrae agevolazioni precedentemente concesse.
Signor Presidente, le chiedo se sia democratico istituire all'interno di un regolamento parlamentare un Comitato per la legislazione i cui compiti sono completamente disattesi; se sia democratico istituire per regolamento che la Commissione di merito abbia a disposizione un'ora e tre quarti, tempo durante il quale non può portare a conclusione neppure un minimo di discussione su sette-otto emendamenti. Le chiedo se sia democratico chiedere la fiducia quando si sa che le opposizioni, per venire incontro a questo Governo, per dire «basta, non ne possiamo più: fate male ma fate quello che volete, purché andiate avanti, salvo poi verificare quello che bisognerà fare!». La verità è che non dobbiamo limitarci ad una rappezzatura della legge n. 468 ma approvare una riforma radicale del regime delle quote latte (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)!
È democratico istituire commissioni, comitati, sottocomitati elargendo agli agricoltori l'offa consistente nella possibilità di affiancarsi, dopo apposita estrazione a sorte, a qualche improbabile commissario ad acta nominato per l'AIMA? È democratico tutto questo?
Signor Presidente, si dica chiaramente che ormai in Italia non si può più
protestare: non possono protestare gli studenti, non possono protestare i disoccupati, non possono protestare gli agricoltori; ma in Italia non può neanche parlare il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, del CCD e di deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania), il quale non parla in Commissione né in aula! Davvero le istituzioni democratiche sono fortemente minate e lei, signor Presidente, ha il dovere di intervenire perché non solo gli agricoltori ma nessuno di noi, come parlamentare e come cittadino, oggi si sente tutelato (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e del CCD- Molte congratulazioni)!
Il nostro gruppo ha già dichiarato che ritirerà gli emendamenti. Abbiamo mantenuto soltanto quelli di merito, che sono essenziali ed esiziali perché tutti i gruppi si pronuncino su questo provvedimento; anche se un disegno di legge di conversione che ci proviene dal Senato è un provvedimento comunque blindato per questo ramo del Parlamento. Lo sanno benissimo i colleghi di forza Italia e di alleanza nazionale: è pertanto inutile che oggi «menino il torrone» su queste cose!
Invitiamo quindi il Governo a rivedere le proprie posizioni, anche perché, signor ministro Pinto, lei sarà pure andato a trovare gli agrumicoltori e avrà pure portato loro la solidarietà del Governo, ma noi non ci dimentichiamo che, mentre lei portava solidarietà agli agrumicoltori, la polizia di Stato randellava gli allevatori padani (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Questi ultimi oggi, secondo la vostra interpretazione, sono chiamati a rispondere delle inefficienze delle istituzioni dello Stato - che qui il Governo rappresenta - che si sono accumulate negli anni, anche per la connivenza di parlamentari che non molti anni fa appartenevano a quel partito che da sempre ha gestito l'agricoltura in questo paese e lo ha fatto attraverso le istituzioni, le commissioni e le organizzazioni professionali agricole esclusivamente come voto di scambio! Ecco chi ci accusava ieri di voto di scambio sulla questione Previti: questi sono i fatti!
E i parlamentari di forza Italia e di alleanza nazionale, che oggi parlano ovviamente per un interesse politico immediato, soltanto due o tre anni fa erano decisamente dall'altra parte (Proteste dei
deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). Guardate, che potete dirci di tutto, ma non ...
Ma ciò che è chiaro e che all'opinione pubblica deve apparire (credo che alla fine i cittadini, non solo gli allevatori e i produttori di latte, lo capiranno) è che la blindatura istituzionale di questo provvedimento non è altro che un segnale preciso inviato alla prima categoria padana di operatori economici, che sconta ancora e sempre il peso del colonialismo romano.
Signor ministro, faccia un passo indietro: consenta un dibattito sereno sul provvedimento e faccia votare gli emendamenti così che tutti si assumeranno le loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Poiché è stata posta dall'onorevole Poli Bortone e da altri colleghi una questione di una certa delicatezza, esprimo un'opinione che mi è stata chiesta, naturalmente senza la pretesa di dire la verità.
La questione è la seguente. Il Governo, a differenza di quanto è accaduto altre volte in circostanze analoghe, ha informato il Parlamento, prima che iniziasse la discussione sulle linee generali, di quelli che sarebbero stati i suoi intendimenti. A questo punto, la Camera ha davanti il quadro esatto, e non falsificato, della realtà; perché, altrimenti, se avessimo discusso senza questo tipo di dichiarazione, lo avremmo fatto in una situazione falsa, come è accaduto purtroppo altre volte.
Devo quindi riconoscere un atto di lealtà - che può essere sgradita - del Governo nei confronti della Camera. Adesso infatti noi sappiamo qual è il reale stato delle cose: si può essere d'accordo o in disaccordo; si può convenire o meno, ma adesso tutti (chi sta qui, chi sta fuori o nelle tribune) sanno come stanno realmente le cose e può quindi orientare i propri interventi sulla base non di dati fittizi, ma reali.
Mi domando allora: è dignitoso discutere su questo decreto-legge sotto il preannuncio o la minaccia o l'intimidazione della questione di fiducia? È dignitoso strozzare i tempi della discussione, sapendo che ciò che diciamo non è finalizzato ad entrare nel merito degli emendamenti, ma servirà soltanto a rimanere carta negli atti parlamentari? È dignitoso, signor Presidente, costituire un Comitato per la legislazione per poi vedere ignorate dalla maggioranza e dal Governo le indicazioni provenienti da quest'organo paritetico individuato dall'Assemblea? Ecco le questioni che ci lasciano assolutamente perplessi.
Nel merito delle motivazioni che hanno indotto il ministro Pinto a preannunciare la fiducia, poi, si è parlato di un numero eccessivo di emendamenti. Ma quanti dovrebbero essere gli emendamenti ad un decreto-legge per evitare che ci sia messa davanti questa motivazione assolutamente insensata ed irragionevole? Gli emendamenti
sono stati ridotti al minimo e servivano soltanto a individuare le debolezze ed a correggere gli errori contenuti nel provvedimento.
Sui vincoli comunitari, signor ministro, un anno e mezzo fa lei ci ha detto in quest'aula che mai e poi mai sarebbero successe certe cose, che mai e poi mai il Governo avrebbe restituito i superprelievi. Ma così non è. Ebbene, questa nuova linea Maginot che lei stabilisce rispetto ai presunti vincoli comunitari non può produrre torti né può giustificare la sottrazione di liquidità quanto meno a quegli agricoltori e produttori che già oggi risultano a posto rispetto a tutte le indagini che sono state condotte.
Per quanto riguarda, infine, i limiti alle risorse finanziarie, vorrei sapere di quali risorse stiamo parlando. In realtà si parla delle risorse dei produttori, che noi chiediamo siano riaffidate alla tutela dei produttori stessi.
In sostanza nel preannuncio della questione di fiducia noi scorgiamo una inconsistenza di motivazioni che ci preoccupa fortemente con riferimento ad un deficit di democrazia, alla debole coscienza democratica di attenzione ai problemi reali della gente, nonché - consentitemelo - alla tirannia del Governo e della maggioranza rispetto ad un'Assemblea parlamentare che ha diritto, per il ruolo dell'opposizione, di vedere votati e magari respinti i propri emendamenti; ogni forza politica deve assumersi le proprie responsabilità.
Signor Presidente, qualche collega ha fatto cenno alla nostra posizione in quest'aula. Sottolineo che noi siamo qui a difendere tutti i produttori, del nord, del centro e del sud. Si tratta dei produttori che con la loro protesta civile e democratica hanno evidenziato i grandi problemi di questo settore (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).
La prima iscritta a parlare è l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.
Desidero svolgere un'altra osservazione in riferimento ai colleghi che hanno applaudito. Questi applausi mi hanno stupito da una parte e scandalizzato dall'altra. Sembrava quasi che gioissero per il raggiungimento di una meta positiva; evidentemente, però, molto positiva non è, tenuto conto della protesta degli allevatori. È evidente che lo scollamento tra i colleghi che hanno applaudito e la realtà sociale e lavorativa italiana è totale ed incolmabile.
La commissione Lecca, del resto, ha già segnalato pesanti violazioni sia nei confronti delle leggi nazionali sia rispetto a quelle comunitarie. È stato accertato che vi è chi ha stipulato fino a dodici contratti di soccida contemporanea ed ha fatturato 5-6 miliardi di lire. Alcuni si sono addirittura rifiutati di consegnare la documentazione ed è stato accertato che alcune aziende, che operano in pianura, risultavano operare in montagna, perché in questo modo si è esenti dal superprelievo. Sono emerse responsabilità di alcuni funzionari dell'AIMA, dell'Unalat e di altre organizzazioni professionali. In altre parole,
la commissione ha accertato che migliaia di soggetti hanno avuto quote non spettanti loro, con la conseguenza che l'assegnazione delle quote è stata fatta in gran parte a soggetti che non ne hanno diritto, in quanto non producono latte. Del resto, come dicevo, la magistratura sta già valutando molti di questi casi, che speriamo vengano rapidamente accertati e puniti adeguatamente anche per il grave danno che hanno provocato agli allevatori veri, quelli onesti, che lavorano duramente per sé, per la propria famiglia e per la ricchezza italiana. Evidentemente, però, gli applausi di controparte non andavano agli allevatori onesti.
È stato inoltre accertato che esistono quote doppie e triple del tutto illegittime, cessioni di quote illegittime, quote mai prodotte oltre a contratti di comodato e di soccida sospetti, molto, troppo sospetti. Questi contratti sono stati stipulati quasi tutti presso le associazioni di categoria Unione agricoltori e Coldiretti. Evidentemente gli applausi erano diretti a tutelare anche queste persone.
Si sono registrati inoltre false fatturazioni; latte prodotto da allevatori che avevano già il diritto alla campagna di abbandono e di abbattimento; fatturazioni emesse da produttori che non posseggono neppure una mucca. Tutte queste illegalità, denunciate e documentate dalla commissione, si riferiscono principalmente a comportamenti omissivi o commissivi delle istituzioni, dello Stato, delle regioni, degli organismi di controllo, dell'AIMA, delle associazioni di categoria, dei sindacati e dei coldiretti; soggetti che evidentemente devono essere protetti.
I veri soggetti penalizzati in tutta questa vicenda sono i produttori onesti. Ciò non è giusto, non è ammissibile. Pertanto, vanno sospese le condanne al pagamento delle multe fino a quando non saranno accertate dai giudici le responsabilità dei falsi produttori, dei funzionari implicati, delle istituzioni, degli importatori e di tutte quelle persone alle quali è addebitabile la grave situazione delle quote latte. Vanno inoltre sospese le condanne perché sembra addirittura che l'Italia non abbia neppure raggiunto la quota disponibile che ci è stata assegnata dall'Unione europea.
Del resto, è condizione di elementare giustizia che per condannare qualcuno occorra, come minimo, accertare la violazione e porla unicamente a carico di chi l'ha commessa. È dunque prioritario che si accertino le numerose responsabilità e che vengano poste totalmente a carico dei responsabili. Fin tanto che non saranno accertate tali condizioni, non vi sono i presupposti giuridici per l'applicazione delle multe. Gli allevatori onesti sono le vittime di scelte ingiuste e di cattiva gestione, che non possono più essere sopportate.
Noi del centro cristiano democratico sosteniamo le ragioni degli allevatori e pertanto chiediamo la restituzione del cento per cento delle somme ai veri produttori, naturalmente purché siano in regola con il modello L1 e con le fatture.
La restituzione deve riguardare le somme trattenute dagli acquirenti per gli anni 1995-1996 e 1996-1997. Chiediamo inoltre che siano liberate le garanzie fideiussorie.
Il decreto-legge in esame è insufficiente e dunque sarebbe ingiusto anche se fossero approvati gli emendamenti. Esso non risolve i problemi degli agricoltori, né le gravi difficoltà generali dell'agricoltura italiana, che riguardano anche altri settori come quelli degli ortocoltori, i produttori di olio, i bieticoltori ed altri ancora.
Noi tutti sappiamo quanto siano pacifici e responsabili gli agricoltori. Si tratta di gente avvezza al sacrificio ed ai fatti, non certo alle chiacchiere; se oggi allora fanno sentire alta la loro voce è perché sono vittime di una cattiva politica comunitaria seguita da Governi vecchi e nuovi, di una cattiva gestione, di furbi che lucrano sulle loro fatiche (Applausi dei deputati del gruppo del CCD).
come Commissione agricoltura, nonostante siamo riusciti a portare a termine molti provvedimenti importanti, non abbiamo il piacere di vederli discutere nell'aula di Montecitorio. Da questo punto di vista dobbiamo essere riconoscenti ai trattori ed alle battaglie degli allevatori se almeno siamo riusciti a discutere di quote latte.
Proprio nei giorni scorsi il ministro ha potuto fornire i risultati di una situazione grave e scandalosa, che configura una sorta di Tangentopoli del latte in questo paese, vale a dire i dati di contratti non solo scorretti, ma con gravissime irregolarità (fino a 70-75 irregolarità in un solo contratto), addirittura con la cessione non solo delle quote latte, ma anche delle terre, il che significa non solo che sono stati truffati gli onesti allevatori e gli onesti cittadini che pagano le tasse (i quali hanno pagato poi i 3.600 miliardi di multe), ma che altre truffe sono state commesse ai danni dell'AIMA. Con quella cessione fasulla delle terre, infatti, si sono ottenuti anche contributi illegali sulle terre stesse. Questo è solo il primo elemento di una vergognosa e scandalosa gestione del settore agricolo, condotta per anni.
Peraltro, grazie alla commissione Lecca - istituita con decreto-legge da questo Governo, non di altri, anche se recependo una giusta istanza di ribellione di persone e di produttori - questi dati stanno venendo alla luce. Spero che alla Tangentopoli del latte segua, ad esempio, quella delle quote dei pomodori (per la quale forse riscontreremo altri agganci) o del vino, od ancora di altri settori. L'iniziativa assunta dovrà andare avanti. Non so però se alcuni colleghi saranno così contenti di attaccare le truffe quando magari dovremo decidere in quest'aula, caro collega Giovanardi, gli eventuali provvedimenti a carico di alcuni politici che possono risultare coinvolti...
La credibilità nella lotta alle truffe la si deve avere sempre (Proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale - Commenti del deputato Fabris)!
Si calmi, Giovanardi!
Onorevole Fabris!
Colleghi, si può parlare o manganellate il diritto di parlare in quest'aula? Volete manganellare?
Prego, onorevole Pecoraro Scanio, prosegua.
Credo che, onestamente, ribellarsi a considerazioni di questo tipo sia profondamente sbagliato. Noi dobbiamo andare avanti su questa strada, pur avendo valutazioni diverse. Anche in Commissione ho detto e ripetuto che personalmente ritenevo che nel decreto-legge dovevano essere inseriti degli elementi aggiuntivi.
Il Governo ha chiesto fin dal primo momento la sua conversione in legge esattamente nel testo che è stato licenziato dal Senato.
La mia opinione, che ho espresso pubblicamente anche in aula, è che, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione di questo paese, il Governo emana i decreti-legge sotto la propria responsabilità. È dunque assolutamente ovvio, a mio giudizio, che quando il Governo viene in un'aula del Parlamento - in questo caso quella della Camera - chiedendo che un decreto-legge venga approvato senza modifiche, è corretto ed anzi doveroso che su di esso ponga la questione di fiducia.
Io credo che per correttezza nei rapporti istituzionali dobbiamo tutti insieme imparare a comprendere il nuovo regolamento, che presenta aspetti positivi ed aspetti negativi. In esso ci sono elementi che devono essere chiari: alla Camera ci sono deputati di opposizione e deputati di maggioranza e tutti hanno diritto ad essere rispettati. Quindi, se il Governo presenta un decreto-legge aperto alla discussione, tutti hanno possibilità di presentare emendamenti!
Il Governo ha invece ritenuto di porre la questione di fiducia. Impariamo, dunque, a governare i fenomeni e smettiamola con il vecchio consociativismo: per i rapporti che vi sono tra Governo e Parlamento, se un decreto-legge arriva alla Camera dal Senato con molto ritardo - e la Commissione si è lamentata di questo - e...
Apprezzo che il Governo, coerentemente con la richiesta di non modificare il testo del decreto-legge, per ragioni politiche abbia posto la questione di fiducia.