VIII COMMISSIONE
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 8 marzo 2001


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La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato, Cesare De Piccoli, sulla gestione delle scorie nucleari presenti nei siti di Saluggia e Trino Vercellese.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato, Cesare De Piccoli, sulla gestione delle scorie nucleari presenti nei siti di Saluggia e Trino Vercellese.
Signor sottosegretario, la Commissione ieri sera ha concluso l'indagine conoscitiva sulla sicurezza ambientale delle strutture nucleari site nella provincia di Vercelli che era stata avviata in gennaio. Nel corso di una precedente indagine conoscitiva sulle alluvioni verificatesi nell'ottobre-novembre 2000 in Piemonte e in Valle d'Aosta era emersa la gravità della situazione relativa alla presenza in prossimità del fiume Dora (che fra l'altro era esondato) di strutture nucleari. Ciò aveva determinato un'ulteriore preoccupazione, anche in seguito a notizie che erano state raccolte in occasione dell'indagine.
La Commissione ha quindi deciso di procedere ad una seconda indagine conoscitiva, che tuttavia - in considerazione del prossimo scioglimento delle Camere - abbiamo concluso anticipatamente, non ascoltando tutti i soggetti interessati. Nella seduta di ieri sera è stato approvato il documento conclusivo, ma restavano alcuni elementi da acquisire: abbiamo deciso di farlo mediante l'audizione di questa mattina.
Ciò premesso, le do senz'altro la parola.

CESARE DE PICCOLI, Sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato. Presidente, entro subito nel merito delle questioni.
Come è noto, l'alluvione del vercellese, avvenuta il 15 ottobre 2000, ha avuto una dinamica simile a quella del 1994, che era stata definita una piena di livello eccezionale, con stime di 30-40 per cento d'acqua in più, e il Po ha sommerso l'intero centro abitato di Trino Vercellese con quasi due metri d'acqua, mentre la Dora Baltea e il canale sussidiario Farini hanno esondato con un coinvolgimento del sito nucleare di Saluggia.
Quando fu progettato negli anni sessanta l'impianto EUREX dell'ENEA di Saluggia la periodicità di alluvioni di questo tipo risultava dell'ordine di 100 mila anni. In tale zona sono presenti due siti nucleari: Saluggia e Trino Vercellese.
Per quanto riguarda Saluggia, si tratta di un sito racchiuso entro un'ansa golenale del fiume Dora Baltea, dove sono concentrare diverse installazioni nucleari costituite dal deposito di combustibile irraggiato Avogadro della FIAT Avio, dall'impianto EUREX dell'ENEA e dai laboratori


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per la produzione di radiofarmaci e di materiale per radiodiagnostica della Sorin Biomedica, Diasorin e Nycomed-Amersham. In particolare, gli impianti EUREX ed Avogadro necessitano di interventi per la loro vetustà e per la presenza di rifiuti ad alta attività e di combustibile irraggiato. Saluggia è il sito nucleare che è risultato più esposto durante i recenti eventi alluvionali.
Il deposito Avogadro è stato realizzato alla fine degli anni settanta, riadattando un reattore di ricerca del tipo a piscina, non più in esercizio, e contiene elementi di combustibile delle centrali di Trino Vercellese e Garigliano (quindi di proprietà della SOGIN), per complessivi 79 tonnellate di uranio e 660 chilogrammi di plutonio, così suddivisi: 49 elementi della centrale di Trino Vercellese; 259 elementi standard della centrale di Garigliano; 63 elementi della centrale di Garigliano del tipo ad ossidi misti (MOX).
Il riadattamento non ha potuto aggiornare la sicurezza a standard più attuali. Il Ministero dell'industria, non ritenendo di poter rinnovare a medio-lungo termine la licenza di esercizio dell'impianto, ha richiesto all'esercente di presentare i piani per lo spostamento del combustibile dalla piscina. Tali piani sono stati forniti a fine anno e prevedono il completo spostamento degli elementi di combustibile entro il 31 ottobre 2004.
L'analisi dei piani ha evidenziato che non è possibile ridurre tali tempi, in quanto i 49 elementi di Trino Vercellese più i 63 elementi ad ossidi misti di Garigliano dovranno essere allocati, in attesa che sia realizzato il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, provvisoriamente in un deposito temporaneo. Per realizzare tale deposito occorreranno la valutazione di impatto ambientale, l'approvazione ANPA del progetto particolareggiato e la concessione edilizia comunale, per cui lo spostamento non potrà concludersi prima del settembre 2003.
Per i 259 elementi di Garigliano che dovranno essere inviati alla BNFL di Sellafield, il trasporto (13 convogli di due contenitori ciascuno) non potrà iniziare prima dell'ottobre 2002, in quanto sono da costruire i contenitori di trasporto ed è necessario farli autorizzare dalle autorità di tutte le nazioni che attraversano, e non potrà concludersi prima dell'ottobre 2004.
Si ritiene di dover rappresentare che queste date non tengono conto di eventuali ritardi determinati da cause di forza maggiore, non controllabili né dalla SOGIN né dall'esercente (FIAT Avio), per cui tali termini potrebbero anche allungarsi.
L'impianto EUREX è stato realizzato alla fine degli anni sessanta per il riprocessamento degli elementi di combustibile nucleare irraggiato dei reattori di ricerca e successivamente per il riprocessamento di elementi di combustibile di reattori tipo CANDU. Le attività si sono svolte fino al 1984. Sono da allora rimasti sull'impianto, oltre ad elementi di combustibile non riprocessati, le materie fissili e i rifiuti prodotti nel corso delle attività. In particolare, si tratta di oltre 110 metri cubi di rifiuti ad alta attività, ancora allo stato liquido, contenuti in serbatoi.
Una prescrizione emanata dal Ministero dell'industria nel 1997 impose all'esercente ENEA la presentazione, entro il 30 novembre 1997, del progetto di un sistema di solidificazione di tali rifiuti. Allo stato attuale, il progetto presentato dall'ENEA prevede la realizzazione del sistema e il conseguente condizionamento dei rifiuti entro il 2008. Tale termine è stato rivisto, sulla base di una specifica richiesta dell'ANPA, anche alla luce degli eventi alluvionali che si stanno verificando nel sito, con una frequenza ed intensità decisamente superiori a quelle originariamente stimate. Conformemente alle richieste dell'ANPA, il Ministero dell'industria ha dato il 7 dicembre 2000 all'ENEA una nuova prescrizione che prevede che le attività di condizionamento dei rifiuti debbano essere completate, indipendentemente dalla realizzazione del progetto già presentato e con elevata affidabilità, entro il termine del 31 dicembre 2005.
A fronte delle osservazioni dell'ENEA in ordine alla possibilità di rispettare concretamente tale scadenza, stiamo attivando presso il ministero riunioni specifiche con


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ENEA, ANPA e SOGIN per ricercare e concordare le soluzioni più idonee ed efficienti che consentano, in tempi adeguati, di garantire la massima sicurezza.
Per quanto riguarda i laboratori Sorin Biomedica, Diasorin e Nycomed-Amersham, nel 1986 è avvenuto un incidente con una sorgente di cobalto 60 che ha dato luogo ad una parziale contaminazione all'interno di una cella schermata di detti laboratori. L'incidente non ha avuto conseguenze sanitarie rilevanti; la cella di manipolazione è stata sigillata in attesa di un piano per la sua decontaminazione.
Nel corso dell'evento alluvionale alcuni locali dell'impianto sono stati allagati, con un livello dell'acqua di quasi 30 centimetri sul pavimento. A seguito dell'evento, nelle vasche di raccolta dei reflui dell'impianto sono stati riscontrati valori che testimoniano una contaminazione da cobalto 60. Anche se non sono stati riscontrati rilasci di radioattività all'esterno dell'impianto, l'evento ha rivelato una presenza non ancora trascurabile di radioattività derivante dall'incidente del 1986 che richiede una definitiva azione di bonifica.
Nello stesso comprensorio è anche presente il deposito di circa 1.200 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa attività derivanti dalle attività svolte, realizzato secondo standard non più aggiornati.
Per quanto esposto e per accelerare i tempi di messa in sicurezza, si sta attivando una conferenza di servizi con le amministrazioni coinvolte nelle autorizzazioni per prescrivere agli esercenti di presentare, entro sei mesi, un piano sia per la definitiva bonifica degli impianti, del sito e per il confinamento della contaminazione residua, sia per l'adeguamento ai nuovi standard del deposito di rifiuti radioattivi presente sullo stesso sito.
Quanto a Trino Vercellese, si tratta di un sito disposto nella sponda sinistra del Po sul quale è allocata una centrale elettronucleare PWR da 270 Mwe, entrata in esercizio nel 1965 e chiusa definitivamente nel 1987. Pur essendo situato nella zona interessata dal recente evento alluvionale, il sito non è stato coinvolto in quanto esso e la stessa centrale sono sopraelevati rispetto al livello di campagna circostante.
L'accelerazione dei programmi di smantellamento delle centrali nucleari, prevista dal Ministero dell'industria, ha modificato la strategia di smantellamento ritardato della centrale in precedenza ipotizzata da ENEL, che comportava, dopo alcune operazioni preliminari, un lungo periodo di attesa, dell'ordine di 40-50 anni, prima di procedere allo smantellamento definitivo dell'isola nucleare. La SOGIN sta sviluppando un nuovo programma di smantellamento da sottoporre all'approvazione delle amministrazioni competenti.
A seguito dell'alluvione dello scorso ottobre, il sindaco di Trino Vercellese ha chiesto alla SOGIN di abbattere lo sbarramento sul Po costruito a suo tempo per la presa d'acqua necessaria al raffreddamento della centrale, che ha tuttora la funzione di garantire alcuni servizi per il mantenimento in sicurezza dell'impianto. Dal momento che uno studio approfondito effettuato dal CRIS (Centro ricerche idrauliche e strutturali) a valle della piena del 1994 ha ritenuto trascurabile l'influenza di tale sbarramento sui livelli idraulici del Po associati alle grandi piene, per evitare inutili costi la SOGIN ha posto la questione all'Autorità di bacino, al Magistrato del Po, al Ministero dell'industria e all'ANPA, ed ha contemporaneamente assicurato il sindaco di attenersi totalmente a quanto verrà deciso nelle sedi competenti.
Mi sembra infine opportuno rappresentare che due giorni fa mi sono incontrato con i sindaci dei comuni sedi di impianti nucleari, preoccupati per le ripercussioni che gli impianti da dismettere e i connessi rifiuti radioattivi e nucleari hanno sul territorio e sulle relative popolazioni.
Abbiamo concordato di attivare un accordo di programma per la gestione in sicurezza degli esiti del nucleare italiano che, fra i vari impegni, prevede anche di rinviare al nuovo Parlamento il piano di indirizzi strategici già inviato a fine dicembre 1999 affinché la sistemazione


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della eredità del nucleare venga affrontata e definita ai massimi livelli dello Stato. Tale documento dovrebbe essere integrato con tutte le azioni necessarie alla pianificazione dello sviluppo dei siti bonificati, possibilmente coinvolgendo direttamente i comuni anche nelle nuove attività cui destinare i siti stessi.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che volessero porre domande o richieste di chiarimento.

FRANCESCO STRADELLA. Signor sottosegretario, mi pare che nella sua relazione, peraltro precisa e puntuale, manchi ogni riferimento ad eventuali opere di messa in sicurezza temporanea soprattutto del sito di Saluggia. I rifiuti allo stato liquido sono contenuti in serbatoi arrivati alla fine della loro vita presunta, cioè ventennale.
Fra la popolazione, ma penso anche tra gli addetti ai lavori, c'è preoccupazione per il fatto che se si verificasse un'altra esondazione della Dora o se l'argine non tenesse - come invece ha fatto questa volta - la presenza di acqua che coinvolgesse i serbatoi potrebbe generare un grave pericolo.
Con riferimento a questa ipotesi, finora si era parlato della necessità di costruire un contenitore che garantisse l'impossibilità per l'acqua di entrare in contatto con questi rifiuti, il che avrebbe restituito tranquillità. Poiché non si fa cenno a tutto ciò nella sua relazione, volevo chiedergliene il motivo.

CESARE DE PICCOLI, Sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato. Una risposta più esauriente su questo punto potrà rinvenirsi in termini operativi nel quadro della riunione che abbiamo avuto con i sindaci interessati, oltre che con i rappresentanti dell'ENEA e della SOGIN. È infatti emersa la volontà comune di definire un accordo di programma per la gestione di tutta la fase transitoria.
In altri termini - ciò mi sembrava abbastanza esplicito nella mia relazione - si è instaurato su questo punto un rapporto democratico con le amministrazioni che sono molto preoccupate anche per i futuri interventi. In sostanza, una parte di queste amministrazioni intende sollecitare lo Stato italiano affinché in tempi ragionevolmente brevi (mi auguro che possa occuparsene il futuro Parlamento) si definisca la localizzazione del nuovo sito nazionale. Interventi che oggi potrebbero avere natura transitoria per gestire l'emergenza correrebbero il rischio di diventare definitivi: le amministrazioni vogliono che vi sia invece chiarezza nella scelta strategica fondamentale, per poter finalizzare poi i vari interventi transitori di gestione e di bonifica dei siti attualmente disattivati.
Si è concordato, dopo un approfondimento molto ampio, che lo strumento dell'accordo di programma, in cui tutte le amministrazioni s'impegnano reciprocamente a gestire le problematiche in questione, sia il più idoneo. In tale contesto - anche se allo stato attuale non c'è alcuna decisione operativa - è stata avanzata l'ipotesi da lei accennata, sia nel senso più «radicale» dal punto di vista della sicurezza, rappresentata dal trasferimento degli attuali contenitori in siti più sicuri (quale sarebbe tale sito? Forse quello di Trino Vercellese? Si apre un difficile percorso nel rapporto con le amministrazioni che ritengono di aver «già dato», per così dire) sia in quello di individuare gli interventi che aumentino comunque il livello di sicurezza del sito di Saluggia: mi riferisco alla sopraelevazione dell'area su cui dovranno allocarsi i contenitori o alle opere concernenti l'argine. Il ministero non ha una competenza diretta ma sappiamo che SOGIN ed ENEA stanno predisponendo progetti al riguardo e quindi credo che in tempi ragionevolmente brevi si perverrà ad una decisione.
La preoccupazione che tutti nutriamo sul numero e sulla frequenza assai elevati di alluvioni e di esondazioni riguarda soprattutto il sito di Saluggia, con riferimento al quale si giustificano interventi di assoluta emergenza.


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PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario per questa precisazione. Tuttavia vorrei sottolineare un aspetto che mi ha preoccupato: tutti i soggetti che abbiamo ascoltato hanno escluso, a causa della pericolosità, la possibilità di trasportare i materiali nucleari liquidi, generati da una sperimentazione avviata molti anni fa e interrotta circa vent'anni fa, la quale ha trasformato materiali nucleari solidi in liquidi.
La difficoltà di trasportare questi materiali, ci è stato detto, è molto alta perché i contenitori in cui dovrebbero collocarsi tali materiali hanno una portata molto ridotta, per cui esistono rischi collegati al loro trasferimento da un luogo ad un altro, pure se molto vicini. Abbiamo ascoltato il professor Rubbia proprio lo stesso giorno in cui sui quotidiani è apparsa la notizia dell'incidente ferroviario in Inghilterra: si disse che anche il treno, che potrebbe essere considerato il mezzo più sicuro, potrebbe porci di fronte a situazioni come questa. Insomma, la pericolosità di questi materiali è tale da non consentirci di correre simili rischi. Vorrei che a questo proposito ci fornisse qualche chiarimento.

FRANCESCO STRADELLA. Presidente, credo sia corretto parlare dell'inertizzazione e della definitiva collocazione di questi rifiuti. Esiste però un problema di cui tener conto: a prescindere dall'altezza raggiunta dalle piene, la zona di cui parliamo è soggetta almeno due volte l'anno (in autunno ed in primavera) al rischio di esondazioni. Immaginare che la soluzione possa essere individuata entro quattro o cinque anni, come emergeva dalla relazione del sottosegretario - che concorda con molte delle dichiarazioni fatte dai vari enti e aziende auditi in Commissione - sembra non tener conto del fatto che l'intervento di messa in sicurezza deve essere accelerato il più possibile, in attesa di porre in essere tutte le procedure di inertizzazione. Inoltre tutto questo non può dipendere dal vasto consenso raggiunto nell'ambito della conferenza di servizi e dagli accordi di programma: è una situazione di grande emergenza che va affrontata nel modo adeguato, evitando tutti i ritardi legati a consultazioni che in questi casi dovrebbero essere superate, anche se sono perfettamente accettabili nelle ipotesi di routine.

GIORGIO GARDIOL. Sabato scorso ho partecipato ad un incontro a Vercelli sui temi di cui parliamo oggi, incontro che ha visto la partecipazione dell'ANPA, dell'ENEA, della SOGIN, eccetera. In quell'occasione il sindaco di Saluggia, generale Incisa di Camerana, ha detto che l'amministrazione era pronta ad indire l'appalto per una serie di lavori sulla Dora volti a garantire la sicurezza del comune.
Si tratta di verificare se esiste o no un coordinamento. Non so se avete presente la zona di cui parliamo; da una parte c'è la Dora e dall'altra un canale che si chiama Farini. La sistemazione complessiva di quest'area dal punto di vista idraulico comporterebbe lavori che devono essere oggettivamente concordati anche con l'ENEA e la SOGIN. Non è possibile che questi organismi fissino determinati livelli di sicurezza e che il comune di Saluggia ne fissi altri. A mio avviso, è necessario un coordinamento, stante il fatto che la messa in sicurezza di un sito in cui sono presenti scorie nucleari liquide è prioritaria su tutto il resto, se non vogliamo mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone. Pensiamo che ad un chilometro dal sito di Saluggia insistono le prese di un acquedotto che interessa 150 comuni.
Per quanto riguarda la questione del trasporto, quello che concerne le barre solide - come ha dimostrato la SOGIN - è abbastanza agevole: sono stati già realizzati prototipi. Invece, quanto al trasporto dei rifiuti liquidi, non c'è ancora nessun livello di elaborazione. Sappiamo che in Francia essi vengono riprocessati e trasportati con robot particolari in impianti di processamento; tuttavia ciò non consente di affermare che sia possibile trasportarli da un luogo all'altro, perché la fattibilità di tale trasporto è tutta da studiare e non credo che il problema possa essere risolto nel giro di poco tempo.


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Infine il Ministero dell'industria potrebbe rassicurare le popolazioni relativamente alla richiesta pervenuta da tutti i sindaci, dai sindacati e da altri soggetti affinché l'ENEA resti un centro di ricerca sul tema dell'idrogeno. Si giunga pure alla chiusura di questi siti, ma si pensi anche alla possibilità che le intelligenze e le capacità presenti vengano impegnate nella ricerca sull'idrogeno come fonte di energia.

PRESIDENTE. Prego il sottosegretario di rispondere alle domande poste.

CESARE DE PICCOLI, Sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato. Per quanto riguarda il problema del trasporto, opportunamente segnalato dal presidente, non vorrei aver dato un'impressione sbagliata, tenuto conto della delicatezza e dell'alta specializzazione degli argomenti che stiamo discutendo. Non sono un «tuttologo» e quindi è sempre bene fondare le valutazioni che si esprimono sul contributo fornito dai nostri collaboratori. Una precisazione sul tema è quindi opportuna.
Quando ho parlato di trasporto, mi sono riferito solo alle barre solide; ho detto che saranno necessari due o tre anni per realizzare appositi contenitori. Per quanto riguarda invece i contenitori del liquido, essi presuppongono un processo di solidificazione dello stesso che allo stato attuale non è configurato.
Circa l'operatività degli interventi con riferimento agli argini, i rischi di alluvione e l'intreccio di competenze, vi prego di non chiedermi già ora un piano operativo. Nella mia relazione ho parlato di una riunione tenuta pochi giorni fa con tutti i sindaci interessati (non solo quelli di Trino Vercellese e di Saluggia ma anche quelli di Caorso e di Latina) per concordare una strategia comune di gestione della fase di transizione.
L'individuazione del nuovo sito nazionale, che probabilmente non avverrà nelle vicinanze dei siti già esistenti, la sua operatività e lo svolgimento delle attività di dismissione dei siti attuali richiederanno anni: non so se saranno i 40 o i 50 ipotizzati, ma sicuramente non se ne parlerà prima di un decennio. Occorre allora costruire un positivo rapporto con le amministrazioni che comunque si troveranno a gestire questa vicenda.
Bisogna trovare un equilibrio tra esigenze diverse. Da una parte c'è la necessità di assicurare il massimo dell'informazione possibile (opportuna è stata, al riguardo, la decisione di procedere ad un'indagine conoscitiva da parte della Commissione): anche i problemi che preoccupano maggiormente l'opinione pubblica si affrontano con l'informazione e non certo con la reticenza. In tal modo si evita anche l'allarmismo; tuttavia, ciò premesso, non possiamo nasconderci che il sito di Saluggia crea qualche preoccupazione.
Mi pare che nel breve periodo si possa concordare con le sollecitazioni espresse dai colleghi oggi: dobbiamo quanto meno mettere in sicurezza dal punto di vista del rischio alluvionale il sito di Saluggia. Il trattamento di bonifica delle scorie radioattive richiede un certo tempo e di esso si occupano due organismi importanti a ciò preposti, vale a dire la SOGIN e l'ENEA (escludendo qualunque competenza del ministero). Per quanto riguarda invece il rischio ambientale (alluvioni o altro) dobbiamo adottare soluzioni di emergenza, in considerazione della periodicità con cui questi eventi si verificano, per evitare di trovarci il prossimo autunno nuovamente a fare i conti con queste situazioni.
A mio avviso in questo campo non si tratta di effettuare interventi di grandissima entità: stiamo parlando fondamentalmente di regimentazione delle acque. Credo che il problema siano i tempi; non può trattarsi di una difficoltà legata ai finanziamenti, vista la rilevanza nazionale che il problema riveste. Inoltre c'è anche un problema di assunzione di responsabilità. Lo strumento dell'accordo di programma è quello mediante il quale tutte le amministrazioni definiscono la loro posizione raggiungendo un punto di vista unitario. L'accenno fatto alla conferenza di servizi è da me condiviso: se questo organismo agisse in questo campo negli stessi tempi in cui interviene per la


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costruzione di qualche tratto stradale, nascerebbe qualche preoccupazione. Se riconosciamo l'assoluta rilevanza nazionale del problema, chi ha responsabilità politico-istituzionali deve assumere posizioni coerenti.
Per quanto mi consta, si è svolta una riunione subito dopo l'alluvione in sede di protezione civile con tutte le amministrazioni, cui il nostro ministero ha partecipato. È stata coinvolta anche l'Autorità di bacino e non credo che vi siano difficoltà perché quest'ultima, in accordo con l'amministrazione comunale che deve dare le successive autorizzazioni, con la SOGIN, con il Ministero dell'industria, con l'ANPA e con l'ENEA definisca un programma di interventi a breve di carattere ambientale per garantire la sicurezza contro l'evento alluvionale.
Credo sia ragionevole avanzare questa richiesta e pretendere il suo soddisfacimento, con grande senso di responsabilità. Devo dire che anche i sindaci, una volta chiarita la scelta definitiva sul piano nazionale, hanno dimostrato un atteggiamento costruttivo per la gestione della fase transitoria. L'importante è che tale gestione si inscriva in un percorso istituzionale chiaro, caratterizzato dall'assunzione piena delle responsabilità di ciascuno.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario.
Vorrei informare i colleghi che l'Autorità di bacino, a proposito di due nodi critici - il DB03 Saluggia ed il PO02 Po - ha elaborato due programmi per valutare le caratteristiche del rischio cui è sottoposto ciascun territorio dal punto di vista idraulico ed anche le misure da adottare sia nel tratto di 8,5 chilometri da Cascina Cavallo all'attraversamento del canale Cavour della Dora Baltea, che interessa comuni come Mazzè, Rondissone, Torrazza Piemonte, Verolengo, Villareggia in provincia di Torino e Cigliano e Saluggia in provincia di Vercelli, sia in quello di 49,8 chilometri del Po che va dalla confluenza della Dora Baltea alla confluenza del Sesia, che interessa i comuni di Brusasco, Cavagnolo, Lauriano, Monteu da Po, Verolengo e Verrua Savoia in provincia di Torino, Balzola, Camino, Casale Monferrato, Coniolo, Frassineto Po, Gabiano, Moncestino, Morano sul Po, Pontestura e Valmacca in provincia di Alessandria, Crescentino, Fontanetto Po, Motta de' Conti, Palazzolo Vercellese, Saluggia e Trino in provincia di Vercelli, Breme e Candia Lomellina in provincia di Pavia.
Entrambe queste valutazioni dell'Autorità di bacino indicano non solo le condizioni e le caratteristiche del rischio, ma forniscono indicazioni sulle opere in corso e su quelle necessarie. Mi auguro che anche gli interventi di carattere temporaneo e provvisorio per la messa in sicurezza (come prevede il documento conclusivo della prima e della seconda indagine conoscitiva da noi svolte che hanno riguardato due aspetti distinti dello stesso problema che interessa questo territorio) siano coerenti con questa impostazione di carattere generale molto ben approfondita dal punto di vista idraulico ed idrogeologico elaborata dall'Autorità di bacino.
Ringrazio i colleghi e il sottosegretario De Piccoli e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9.15.