Commissione parlamentare per l'infanzia

 

RELAZIONE SULLA MISSIONE A PALERMO 24-25 NOVEMBRE 2000

Hanno partecipato alla Missione: Presidente, on. Mariella Cavanna Scirea, on. Piera Capitelli, sen. Athos De Luca, sen. Antonio Montagnino.

Hanno partecipato all'incontro in Prefettura del 24 novembre 2000:

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia. Saluto i presenti; come voi sapete noi abbiamo ricevuto un invito da parte del Presidente della Camera Luciano Violante e del Presidente del Senato Nicola Mancino a verificare la situazione esistente a Palermo relativamente ad alcune gravi vicende di pedofilia, denunziate nelle lettere inviate da Don Meli ai Presidenti delle Camere, affinché fosse istituita una Commissione d'indagine sul fenomeno dei pedofili, con particolare riferimento al quartiere di Albergheria a Palermo. Essendo la nostra una Commissione parlamentare bicamerale per l'infanzia che non ha un ruolo legislativo, ma un ruolo di indirizzo e di controllo, questa commissione è preposta per iniziare questa indagine conoscitiva.
Ci dispiace purtroppo perché questa indicazione l'abbiamo avuta qualche mese fa, ma per motivi anche di calendario parlamentare non siamo riusciti ad essere qui a Palermo prima. Siamo arrivati oggi, siamo anche pochi perché abbiamo approfittato della fine della settimana ed è stata una settimana di intenso lavoro per l'esame della legge finanziaria.
Vorremmo sapere cosa veramente è successo dal giugno scorso, data in cui è partita la denunzia dei parroci di S. Chiara fino ad oggi e complessivamente che tipo di situazione esiste nel quartiere di Albergheria.

Renato PROFILI, Prefetto di Palermo. Grazie a lei Presidente, intanto mi consenta di evidenziare che il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza è qui presente nella pienezza dei suoi componenti: abbiamo il rappresentante del Comune, doveva venire l'Assessore, credo che sia fuori città ed è presente la dottoressa Diliberto, che è un funzionario di alto livello nell'ambito del servizio degli affari sociali del comune ed è presente l'assessore Messina dell'amministrazione provinciale, quindi il comitato è nella pienezza della sua articolazione. Sono presenti altresì il Presidente e il Procuratore del Tribunale dei minori.
Io vorrei fare una premessa. Quando si parla di un tessuto sociale un po' degradato, dove sicuramente l'infanzia è la parte più debole di quella società civile, sicuramente l'intervento prioritario è quello sulla prevenzione, cioè quello di lavorare sul sociale nel tentativo di portare quel tessuto socio-economico, o quel tessuto civile ad una crescita senza traumi. Questo è il punto secondo me molto importante di queste realtà purtroppo frequenti nel nostro Mezzogiorno e che molto spesso degradano in altre vicende fortemente inquietanti. Questo spaccato della prevenzione per quello che mi riguarda quale Prefetto di Palermo l'ho cominciato a prendere in esame solo qualche mese dopo che ero qui, ed in particolare dopo la denunzia della vicenda, che era stata fortemente traumatizzante per effetto di ordini di custodia cautelare che avevano interessato alcuni cittadini di un quartiere a rischio di questa città, la famosa Albergheria. Sull'aspetto repressivo lascerei la parola ai magistrati e alle forze inquirenti; voglio soltanto in questo momento evidenziare che a seguito di questa situazione si sono innestate una serie di iniziative di concerto, come si suol dire, quel famoso lavoro a catena dove, con il Comune, in particolare di Palermo, si sono immaginate una serie di iniziative con una presenza più massiccia di componenti sociali, assistenti sociali ed altre figure professionali per lavorare sul territorio. Questo lavoro è in corso ed è stato oggetto per altro di due comitati dell'ordine della sicurezza pubblica allargato ovviamente a tutte le componenti e penso che una serie di iniziative sono già in cammino. Certo, è un cammino lungo, complesso, delicato nel quale sicuramente non sono sufficienti assistenti sociali e quant'altro del mondo della società civile. Anche lo stesso mondo religioso sicuramente può svolgere un ruolo molto forte e molto trainante, che deve essere secondo me proiettato sull'onda della tolleranza, del suggerimento, dell'esortazione, dell'impegno totale senza soluzione di continuità. In effetti questi ingredienti sono cominciati a lievitare su questo terreno fortemente a rischio e sicuramente non è che si possano immaginare risultati a breve, e comunque nella misura in cui questo lavoro è continuo, è totalmente penetrante che probabilmente si potrà ottenere qualche risultato. Sulla parte della repressione, penso che trattandosi di attività di polizia giudiziaria svolta dalla Polizia di Stato il Questore possa dare ulteriori e maggiori chiarimenti.

Athos DE LUCA, Componente Commissione parlamentare per l'infanzia. Ritengo che potremo entrare anche un po' nel merito in quella vicenda. Per esempio una cosa che ci ha colpito leggendo la corrispondenza che ci è arrivata è che ad un certo punto, dopo un primo intervento, c'è stata una polemica nella quale sarebbero stati accusati i frati di interferire nelle indagini.

Agatino PAPPALARDO, Questore di Palermo. Io devo preliminarmente annotare che a questo tavolo manca qualcuno. Mancano i magistrati della Procura della Repubblica che sono competenti sui reati commessi in danno dei minori. Perché i signori magistrati che siedono a questo tavolo sono il Presidente del Tribunale dei minori e il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni e questa premessa non è di carattere formale, perché dovrò sopperire alla mancanza del magistrato inquirente titolare delle indagini allargandomi un po' oltre nella mia esposizione e nella rappresentazione delle posizioni istituzionali nelle quali dovrò necessariamente allocare insieme polizia e autorità giudiziaria. Avrei parlato soltanto per la polizia se il magistrato fosse stato presente. Solo per scusarmi. Tra le prime persone, io sono da un anno qui a Palermo, Presidente, che hanno chiesto di parlare con me dopo il mio arrivo a Palermo c'è stato il sacerdote Padre Meli che immagino sia estensore e firmatario della lettera che è stata inviata ai Presidenti delle Camere. Dico questo non per destinare questo spazio espositivo alle mie vicende personali ma per rappresentare come io arrivando qua un anno fa fossi assolutamente scevro e vergine di qualunque impressione su una situazione di crisi nei rapporti istituzionali esistente da una parte tra la Procura della Repubblica e la polizia giudiziaria e dall'altra le istituzioni religiose rappresentate da Don Meli. Ho ascoltato le ragioni di Padre Meli che immagino veniva da me come capo dell'ufficio nel quale ero incardinato, l'ufficio investigativo che aveva trattato una prima trance processuale di reati e di abusi commessi nei confronti dei minori andata peraltro ad effetto e conclusasi con la emissione di una serie di ordinanze di custodia cautelare. Io ho ascoltato Padre Meli non ho fornito nessuna risposta ovviamente a Padre Meli, perché non sapevo se non quello che lui mi diceva e mi sono preso le carte. Non ho ascoltato l'altra campana cioè quella della polizia giudiziaria, mi sono preso le carte e le carte parlavano chiaro. Queste carte però attestavano un impegno investigativo realizzato perfettamente nel rispetto delle regole processuali ma che non aveva naturalmente omesso di porre attenzione e di riguardare anche degli aspetti di iniziativa che attengono alla capacità di analisi del fenomeno di un organismo investigativo che si muove, pur su delega dell'autorità giudiziaria, ma che può far respirare le proprie attività con una filosofia di approccio anche più aperta. Il nostro ufficio, la Questura, consta di due organismi che si occupano di reati commessi dai minori e in danno dei minori. L'ufficio che è allocato sulla divisione burocratica che fa l'analisi e l'intelligence del fenomeno e un altro invece squisitamente investigativo specialistico presso la squadra mobile. Entrambi gli organismi si erano perfettamente inseriti nell'alveo delle indicazioni dell'autorità giudiziaria e avevano altresì, lo torno a dire, utilizzato tutti quegli spunti di iniziativa che essendo estranei al sistema processuale però potevano essere utili e conducevano a un risultato. Io ho risposto in questi termini dopo essermi consultato con le autorità giudiziarie, ove alle rimostranze avessero fatto eco e avessero trovato corrispondenza lacune ravvisate dall'autorità giudiziaria rispetto alle attività di polizia. I due versanti diciamo dell'attività erano perfettamente consone e perfettamente sintonizzate sulla stessa lunghezza d'onda investigativo-processuale; io non sono tuttavia un ufficiale di polizia giudiziaria io non posso guidare direttamente l'azione investigatoria, posso ovviamente suggerire, stimolare. Voglio però dire alla Commissione quale era il mio disagio, perché io ero in una situazione di disagio; prima che io arrivassi, prima di questo mio intervento Padre Meli aveva fatto degli altri tentativi, alcuni perfettamente ordinati rispetto alle regole di raccordo istituzionale altri che io non esito a definire scomposti e sprovveduti, non perché riferiti ad un sacerdote, per carità, ma perché riferiti ad uno che si occupa di problemi di infanzia disagiata.
E questo aveva promosso incontri a tutti livelli, aveva indotto manifestazioni di protesta, aveva fatto dei sit-in, aveva diffuso volantini e tutto questo aveva creato un rapporto di conflittualità, perché non definirlo così tra le persone fisiche dell'ufficio e lo stesso Padre Meli e il suo collaboratore più diretto, se non ricordo bene Padre Dominici, il quale era venuto da me in una successiva occasione unitamente a Padre Meli perché era intenzione di entrambi parlare analiticamente con me nella descrizione di tutti i casi di "intervento incongruo" dell'ufficio rispetto alle segnalazioni che loro aveva offerto. Un'altra annotazione. Io sono Questore da cinque anni, Presidente, ho trenta anni di servizio e nei precedenti venticinque ho fatto solo polizia giudiziaria e l'ho fatta a tutti i livelli. Per diciotto anni ho fatto parte di squadra mobile, ho fatto parte di criminalpol, per sei anni sono stato alla digos, io sono uno che mastica polizia giudiziaria, Presidente. E quando Padre Dominici ha inalellato il rosario delle sue proteste con toni e con accenti e con parole che non erano cortesi nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni e non solo della nostra io avrei potuto essere molto più duro nei suoi confronti visto che lui si deve confrontare con me su questioni tecniche e aveva questa presunzione. Mi perdoni, lo dico perché mi rifaccio a questo esposto in premessa, perché lui vuole insegnare ad investigatori dell'ufficio e a me cosa deve fare la polizia, cosa deve fare il carabiniere, cosa deve fare il finanziarie nelle circostanze e nelle occasioni che lui aveva rilevato: in questo caso avrebbe dovuto fare l'appostamento, in questo altro avrebbe dovuto fare la perquisizione. Io li ho lasciati dire fino in fondo e poi li ho licenziati senza esprimere le mie impressioni. Le mie impressioni gliele dico adesso Presidente; erano quelle che loro avrebbero dovuto continuare a fare i sacerdoti, ad occuparsi dei minori e fungere come volontariato dell'osservatorio sul disagio minorile di quella zona della città e anche di altre, perché la pedofilia non è diffusa soltanto ad Albergheria ma dove c'è promiscuità all'interno delle famiglie può esserci di tutto e gli strumenti dell'investigazione soccorrono fino ad un certo punto, perché possono procurare danni anziché rimedi alle situazioni e bisogna invece utilizzarli con grandissima cautela e il massimo della cautela per un organo di polizia è quello di raccordarsi all'autorità giudiziaria. E comunque con gli strumenti dell'intervento del sociale coniugati a quelli della polizia certamente si arriva prima e meglio o comunque si arriva più in profondità. Io tutto questo non l'ho detto ai due sacerdoti i quali però probabilmente me lo hanno letto in faccio o lo hanno desunto implicitamente dal mio mancato intervento repressivo o diciamo di stimolo sui miei collaboratori che io non ho avuto perché mi sono semplicemente, e attraverso intese dirette tra me e l'autorità giudiziaria, mi sono soltanto assicurato che i miei investigatori non facessero niente di più e niente di meno rispetto a quanto l'autorità giudiziaria disponesse sul piano investigativo e sul piano dell'analisi e dell'intelligence, che visualizzassero il fenomeno ma per quanto i sensori sul territorio consentono di evidenziarlo; sentori che non sono di polizia giudiziaria, ma sono i sensori degli enti pubblici e i sensori che mette a disposizione il volontariato laico e cattolico.

Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Io vorrei approfittare della ricchezza di esperienze e della presenza istituzionale davvero completa per chiarire come al di là dell’inchiesta o, meglio, dell’indagine conoscitiva perché la nostra è una indagine conoscitiva, noi non vogliamo giudicare nessuno. Questo bisogna precisarlo. La nostra è una Commissione che sta svolgendo un'indagine conoscitiva. Io pensavo di sottoporre al vostro giudizio, sempre che lo riteniate, la problematica legata alla efficacia della legge n. 269, sullo sfruttamento sui minori, la legge che ha consentito di raggiungere buoni risultati di smascheramento di fenomeni di pedofilia in internet ecc. Volevo sapere cosa ne pensate perché per noi è molto importante, in quanto stiamo portando avanti un grosso lavoro di supporto ma anche di stimolo al Governo perché si faccia un monitoraggio serio degli strumenti che ci sono a disposizione per contrastare l’abuso dei minori e la pedofilia.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia. Io volevo chiedere alla dottoressa Diliberto che rappresenta il Comune e conosce perfettamente il Comune di Palermo e le zone limitrofe: questo di Albergheria e dell’oratorio S. Chiara è un caso, vorrei sapere se esistono altri casi analoghi.

Maddalena DILIBERTO, Assessorato Attività persona, famiglia e Comunità, Comune di Palermo. Da circa due anni a Palermo sono stati istituiti gruppi operativi contro l’abuso e il maltrattamento che nascono da un progetto integrato portato avanti dal Comune, dall’azienda sanitaria 6 e dal Provveditorato agli studi. Questi gruppi, che operano a livello cittadino, sono distribuiti in tutte le aree e hanno la funzione di raccogliere tutte le segnalazioni e di creare una rete informativa attraverso la scuola, il lavoro che viene fatto dai servizi sociali territoriali e dagli operatori dei consultori, di monitorare tutte le situazioni e quindi questi gruppi si fanno anche carico di verificare in qualche modo l’attendibilità dei fatti che vengono denunziati raccordandosi con la Procura ed avere così il polso della situazione. Sicuramente segnalazioni ci sono in tutte le parti della città. Non siamo agli stessi livelli delle segnalazioni fatte in modo particolare dal S. Chiara ma il fenomeno esiste in tutta la città e si sta cercando di portare avanti una campagna di prevenzione che sia significativa e che svolge soprattutto una sensibilizzazione proprio attraverso la scuola e i servizi sociali, per coinvolgere il più possibile il tessuto sociale, perché sicuramente qualunque forma di prevenzione passa proprio attraverso questo.

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Vorrei ritornare un attimo su Santa Chiara. Io avevo preso possesso della Presidenza del Tribunale dei minorenni da qualche mese quando mi è pervenuta questa relazione firmata da Padre Meli e Padre Dominici. Padre Dominici voleva anche essere ricevuto ma a causa di altri impegni non potei riceverlo. Noi abbiamo una distinzione per zone. I pochi giudici che prestano servizio al Tribunale dei minorenni sono distinti per quartiere per quanto riguarda la città di Palermo, poi considerato che la nostra ha una competenza distrettuale e comprende la provincia di Trapani e di Agrigento e questa provincia sotto questo specifico profilo ,tengo a precisare, è molto più degradata di Palermo, ebbene questi giudici si occupano delle diverse zone anche perché hanno rapporti più vicini e frequenti con gli operatori sociali, li conoscono e possono seguire meglio i vari casi.
Ho fatto seguire quindi dal Dott. Micela Padre Dominici, che venne diverse volte. Lui sostanzialmente ciò che lamentava era una inerzia delle forze di polizia che secondo lui non operavano approfonditamente e si lamentava anche dei magistrati della procura. Si lamentava poco per quanto riguardava le specifiche competenze nostre perché come voi sapete noi ci occupiamo dei reati commessi dai minori e nella specie i minori erano soltanto vittime e lui sapeva benissimo che noi per quanto possibile avevano cercato di allontanare tempestivamente tutti i minori che erano stati segnalati come vittime di abusi. Il problema che per noi si è posto sin dall’inizio è stato da un lato di tutelare tempestivamente questi minori per i quali si diceva che avevano subito ogni tipo abusi, sigarette spente sul corpo, violenze sessuali di ogni genere, dall’altra parte la decisione di non interferire con le indagini penali in corso ed evitare di far andare a male queste indagini, affinché le persone sospettate non sapessero tempestivamente che c’erano queste indagini a loro carico o non ne avessero la certezza. Quindi per noi si pose questo problema di come intervenire, perché disporre l’allontanamento di minori da una famiglia naturale è sempre un provvedimento tristissimo che si cerca di evitare per quanto possibile; d’altra parte i minori debbono ugualmente essere tutelati e allora si sono emessi diversi provvedimenti, noi ne abbiamo fatti ben 36 prima ancora che fossero emesse le ordinanze di custodia cautelare, e sono stati provvedimenti che hanno giovato anche alle indagini penali, perché questi minori allontanati per tempo da quello che era l’ambiente in cui vivevano si sono aperti perché collocati negli istituti, presso le suore, presso le case famiglia, a contatto con gli operatori, con psicologi eccetera, hanno finito con lo sciogliersi, per cui mentre inizialmente negavano tutto hanno finito poi con il parlare, quindi quando poi sono stati sentiti dalla polizia per deleghe della procura o dei magistrati della procura hanno finalmente accusato. Siamo quindi riusciti a svolgere quest’opera meritoria, nel senso da una lato di tutelarli, toglierli da quell’ambiente e nello stesso tempo abbiamo anche agevolato le indagini; è un problema che detto così sembra semplice, in realtà è un problema complicatissimo ed è un problema generale che dovrebbe essere affrontato anche in sede legislativa, quello delle interferenze delle indagini penali con la competenza del Tribunale dei minorenni in materia di potestà e di allontanamento dei minori. Questi ulteriori atti di allontanamento del minore io non li potevo inserire nei fascicoli dell'indagine penale perché nel momento in cui li inserivo in un fascicolo nostro che è civile diventavano pubblici perché tutti questi decreti di allontanamento che noi abbiamo fatto erano oggetto di impugnazione e diventando oggetto di impugnazione il fascicolo è ha disposizione degli avvocati i quali li guardano, e ne estraggono copie. Il problema nostro è stato allora quello di tenere coperti dal segreto questi atti e motivare i provvedimenti o genericamente, ma genericamente fino ad un certo punto, oppure adottando altre motivazioni, cioè facendo riferimento al degrado delle famiglie, che non doveva ovviamente identificarsi con la povertà, lasciando in ombra quello che era il vero motivo per cui li avevano allontanati e cioè quello che erano rimasti vittime di violenze sessuali, e questo è un problema che io credo debba essere risolto perché è un problema di interferenza e di coordinamento di necessità di coordinamento, fra attività inquirente e attività del Tribunale dei minorenni che invece non è risolto, è rimesso al buon senso dei singoli operatori. Nonostante questo noi abbiamo disposto l’allontanamento di ben 36 minori, alcuni componenti addirittura della stessa famiglia, e sono stati collocati presso gli istituti: il risultato, ripeto, è stato quello che noi abbiamo visto. Il Padre Dominici non ha avuto nulla a che lamentare, come ha visto che il Tribunale è intervenuto tempestivamente e ha allontanato quasi tutti i minori che erano più esposti: si è trattato di circa 36 casi; non pochi. Questa indagine che si è svolta nel corso di quest’anno è la seconda che colpisce la zona dell’Albergheria; infatti già cinque anni fa, prima ancora che io andassi al Tribunale dei minorenni, il collega Ambrosini potrà essere molto più preciso al riguardo, è stata fatta un’altra indagine che aveva visto coinvolti alcuni di questi stessi minori e molti altri soggetti, non solo del quartiere dell’Albergheria. Il quartiere dell’Albergheria è un quartiere estremamente degradato, un quartiere che i cittadini italiani hanno abbandonato; in gran parte queste case fatiscenti sono abitazioni completamente prive di servizi essenziali, di luce elettrica, di servizi igienici, in una stessa stanza vivono famiglie numerosissime e in gran parte sono occupate da extracomunitari. L’attività che ha svolto l'oratorio di Santa Chiara, che ha assistito questi extracomunitari, è meritoria perché li ha sottratti dalla strada, li ospita il pomeriggio, li intrattiene e tutto sommato questo è un dovere più dello stato che dei volontari.
Il fenomeno è diffuso moltissimo alla provincia di Agrigento, soprattutto nei piccoli centri . C’è stato un caso che mi ha colpito in modo particolare in quanto ero appena arrivato al Tribunale dei minorenni e ricevetti una richiesta da parte del nostro Ministero che chiedeva giustificazioni in relazione all’allontanamento disposto dal Tribunale di un gruppo di minori da una famiglia molto numerosa, dalla famiglia naturale, ed essendo stata presentata un’interrogazione parlamentare, il ministro mi chiese di fare una relazione, cosa che io ho fatto. Mi posi allora il problema di dire quale erano i veri motivi per cui erano stati allontanati i bambini, c’erano sospetti di abuso da parte del padre alcolizzato e della madre , persona assolutamente non tutelante anche se solo a distanza di alcuni mesi il Procuratore della Repubblica di Agrigento ha emesso ordine di custodia cautelare per violenza carnale nei confronti di quei minori.

Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Ma in che senso ci può essere interferenza con l’indagine penale? Ho capito quale è il problema ma non riesco a materializzarlo.

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale dei minorenni Palermo. E’ questo; il codice penale fa obbligo all’autorità giudiziaria penale, quindi al procuratore della repubblica di informare il tribunale per i minorenni allorché inizi indagini per violenze sessuali su minori, per consentire al tribunale dei minorenni di intervenire a tutela dei minori. Non lo dice il codice ma è chiaramente questa la ratio ispiratrice della norma. Il problema è che il tribunale di fronte a questa informazione deve intervenire, però nel momento in cui interviene o dispone prescrizioni o cose del genere interferisce con le indagini in corso perché le indagini della procura sono ancora coperte da segreto e probabilmente un intervento del tribunale che è clamoroso, come l’allontanamento del minore motivato, mette sul chi vive questa gente e può vanificare procedimenti di custodia cautelare, può vanificare l’acquisizione delle prove perché questi bambini, per la poca esperienza che ho fatto, finché rimangono nell’ambiente dove sono rimaste vittime di abuso, difficilmente parlano e si sciolgono come invece quando sono stati allontanati dalla famiglia e sono in istituti a contatto con operatori qualificati che li rassicurano. E’ di difficile soluzione, me ne rendo conto, però non è legislativamente regolato.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia. La violenza sui minori in questo caso va distinta dalla violenza del pedofilo.

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale dei minorenni Palermo. Le violenze nell’ambito familiare sono notevoli e ripeto ce ne sono moltissime nella provincia di Agrigento e mi dispiace di doverlo dire. Sono i casi più difficili per noi. Noi abbiamo segnalazioni di sospetti, spesso i vicini di casa che segnalano con lettera anonima, altre volte le forze di polizia, più spesso i centri sociali. Si tratta di casi in cui il degrado familiare è tale che le madri in moltissimi casi o sono vittime di alcool, o hanno problemi psichiatrici e cercano per quanto possibile di coprire. Sono indagini molto più difficili dell’abuso commesso da un estraneo. Ci muoviamo veramente tra moltissime difficoltà.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia. La percentuale comunque maggiore è quella dell’abuso nell’ambito familiare.

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale minorenni Palermo. Si, nell’ambito familiare è maggiore.

Maria AMBROSINI, Procuratore Repubblica Tribunale Minorenni Palermo. Questo è un fenomeno sempre esistito ma era sommerso. E’ venuto alla luce in questi ultimi anni proprio perché c’è stata una apertura e gli organi come la scuola o i servizi sociali hanno svolto un’attività meritoria, hanno osservato il comportamento dei minori e attraverso proprio i disturbi del comportamento sono arrivati a penetrare quelli che erano i problemi dei minori. E’ stata una cultura che è andata cambiando e ha fatto emergere un fenomeno che è sempre esistito. In certi centri sociali è sempre esistito questo fenomeno degli abusi intrafamiliari. Quello che invece è diventato eclatante sono le violenze, la cosiddetta pedofilia che oggi come oggi mi pare abbastanza diffusa e non soltanto sul nostro territorio. Per quanto riguarda il discorso sulla pedofilia, la prima operazione fu condotta non dico esclusivamente ma in buona parte dalla polizia giudiziaria, la procura ha poi continuato ad occuparsene. C’è stato un momento in cui Padre Dominici, che veniva sovente da noi, è stato sentito come referente e il sostituto ha disposto una serie di indagini a tappeto attraverso la questura e purtroppo non si è approdato a nulla per ciò che concerne la doglianza di Padre Dominici e di Don Meli sulle carenze e sul fatto che non ci siano state indagine tempestive, posso testimoniare che è stato fatto tutto quello che era possibile fare in base a quelle che erano le indicazioni date da lui stesso e dai bambini e non si approdò a nulla. Poi le indagini continuarono perché a un certo punto non abbiamo più avuto competenza in quanto erano stati indicati solo soggetti adulti e se ne è occupata la magistratura ordinaria.
Quello che si contestava, a Padre Dominici in particolare che segue i minori e non a Don Meli, che in definitiva dirige l’istituzione, era proprio quello di far sì che ognuno di noi potesse svolgere correttamente e serenamente il proprio ruolo. Io sono un magistrato, procuratore minorile e faccio il procuratore minorile con una funzione sia penale che civile. Il tribunale per i minorenni svolge l’attività del tribunale per i minorenni, la polizia fa la polizia, il pubblico ministero fa il pubblico ministero e lui fa il sacerdote, purtroppo invece accadeva che Padre Dominici procedeva a sentire questi bambini registrando quelle che erano le loro dichiarazioni e poi evidentemente questo materiale che utilizzazione poteva avere? A fornire degli elementi alla polizia? Ma non c’era bisogno di intervenire in questo modo e tra l’altro è disturbante, perché più si interroga una creatura specialmente se in tenera età, si tratta di bambini molto piccoli, più questa creatura soffrirà e sarà disturbata tanto è vero che il collegamento tra indagini della Procura e Tribunale per i minorenni appare questo: la vittima deve essere sentita il meno possibile e attraverso l’opera di un consulente esperto nell’ascolto del minore, sia per valutare l’attendibilità, sia per evitare che il minore abbia a soffrire. Deve essere sentito nella maniera più corretta possibile. Questi bambini sono stati sentiti dal magistrato, dalla polizia ma mediante un esperto di questa materia e il tribunale non li ha più sentiti se non a distanza di tempo proprio per evitare che questo reiterare recasse danno ad un soggetto che è fortemente traumatizzato. Anche ai fini delle indagini, penso l’obiettivo primo sia di punire penalmente i responsabili. Io ho sentito più di una volta Padre Dominici proprio per incanalare la collaborazione su binari corretti coordinandoci tra di noi.
Molto spesso erano gli adulti che mandavano questi bambini per tornaconto economico perché la cultura qui purtroppo è che i figli sono proprietà e quindi come tali vengono utilizzati. L’attività ritengo sia stata condotta correttamente e si è cercato di collaborare anche con Padre Dominici proprio stimolandolo ad un incontro su questa base, sulla collaborazione nel rispetto dei propri ruoli. Credo che ora stia anche continuando, stanno arrivando segnalazioni di bambini extracomunitari, la polizia è stata informata e l’attività sta continuando ognuno nel proprio ambito noi per quanto riguarda la protezione dei minori, la polizia e la procura ordinaria per quanto riguarda le indagini finalizzate all’accertamento del reato e alla punizione dei responsabili.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia La nostra è una Commissione di indagine conoscitiva, noi ci stiamo occupando di una risoluzione riguardante la pedofilia in generale e quindi abbiamo approfittato di questa occasione per avere qualche informazione, per avere anche da parte vostra qualche consiglio.

Dott.ssa Maddalena DILIBERTO, Assessorato Attività persona, famiglia e Comunità, Comune di Palermo. Credo che intanto la scuola sia un momento estremamente importante e debbo dire che le scuole funzionano certamente molto meglio, danno delle risposte. Gli insegnanti sono molto attenti ci sono oltretutto anche le figure degli esperti che noi abbiamo interpellato. C’è il pedagogista, la psichiatra infantile, lo psicologo: intervengono nel momento in cui c’è bisogno. E' chiaro che anche il Comune sta facendo una sua attività proprio per cercare di ridurre questo disagio di ordine materiale che esiste su questo territorio però è importante questa attività, questa crescita culturale delle persone che chiaramente non è cosa che si possa realizzare in poco tempo. I tempi ci vogliono, il cammino è iniziato però se continuiamo a camminare in questa maniera, cioè attraverso la educazione al rispetto delle persone e poi anche al miglioramento di quelle che sono le condizioni materiali di vita in questi quartieri, che sono così degradati, io penso che le due cose combinate assieme dovrebbero procedere meglio. Quartieri particolarmente degradati ci sono anche nel Trapanese, dove tra l’altro abbiamo in atto una serie di procedimenti penali contro i minori (violenze di gruppo). Quest’anno abbiamo 30 notizie di reato che riguardano minori che sono stati indicati come responsabili di violenza sessuale.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia. Che età avevano i ragazzi?

Dott.ssa Maddalena DILIBERTO, Assessorato Attività persona, famiglia e Comunità, Comune di Palermo. Le vittime avevano 8-10 anni , gli altri avevano 16-17-18 anni.

Dott.ssa Maria AMBROSINI, Procuratore della Repubblica Tribunale minorenni Palermo Anche più piccoli. Certe volte capitano soggetti non imputabili anche perché poi succede che il soggetto che è abusato poi diventa abusante.

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. La nostra caratteristica, la peculiarità della delinquenza minorile nel nostro distretto (Palermo, Trapani e Agrigento) è nettamente diversa dalla devianza minorile nel territorio italiano soprattutto nel centro-nord. Noi abbiamo pochi imputati extra-comunitari, pochissimi dei quali commettono piccoli reati e invece abbiamo un’altissima percentuale di minori imputati nazionali per reati gravissimi. Per esempio noi abbiamo pendenti 15 procedimenti per omicidio volontario commessi da minorenni, 90 processi per rapina e questo già la dice lunga, violenze sessuali, addirittura estorsione. Abbiamo condannato per il 416-bis (associazione a delinquere di tipo mafioso), il figlio di un boss mafioso. Il procedimento è attualmente pendente davanti alla Corte di Cassazione. Ha avuto una pesante condanna da noi ed è uscito ora per scadenza dei termini di custodia cautelare e per fortuna ora il processo è pendente in Cassazione e non da noi, e dalle intercettazioni telefoniche emerge una personalità sconvolgente. La caratteristica della nostra delinquenza è questa. Forse Bari e Napoli sono come Palermo.

Athos DE LUCA, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Ci è stato detto in alcune audizioni che il fenomeno andava anche ascritto al fatto che le cosche mafiose usano il bambino perché è il veicolo più efficace e insospettabile, può trovarsi in certi posti, è meno controllato…

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Onorevole, anche quello ma non solo quello. E’ l’educazione che ricevono nelle famiglie. I loro esempi sono i genitori, i fratelli più grandi che commettono questo tipo di reati.

Agatino PAPPALARDO, Questore di Palermo Noi dobbiamo operare un distinguo. Dobbiamo operare un distinguo con i riferimenti normativi opportuni tra la criminalità organizzata e la criminalità organizzata di stampo mafioso. Non sono la stessa cosa né sotto il profilo normativo, né sotto il profilo investigativo. Quello che dice lei fa riferimento all’utilizzazione di minori da parte di organizzazioni di stampo mafioso da ultimo, ma la criminalità organizzata ha sempre utilizzato minori perché non sono imputabili, perché sfuggono all’attenzione investigativa più facilmente che non i grandi, quindi l’opera di prevenzione non è teoricamente rivolta nei confronti dei minori ma dei maggiorenni per la prevenzione dei veri reati ed ecco che i minori si inseriscono più efficacemente nella dinamica criminale. Le pecore le rubano i minorenni non i maggiorenni, i furti li commettono gli zingari in gran parte di minore età e se non sono minori, sprovvisti di documenti, dicono che lo sono all’autorità di polizia perché sono difficilmente identificabili e per farsi restituire ai loro genitori; quindi la pratica dell’istigazione dei minori alla realizzazione del crimine di furto qualificata c'è sempre stata.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia. Vorrei affrontare il problema del disagio di tipo materiale relativo al fenomeno dell'abbandono del minore, cioè il minore che vive per strada, un fenomeno di consistente interesse per gli amministratori locali.

Agatino PAPPALARDO, Questore di Palermo Il fenomeno diciamo brasiliano, sud americano. Voi arrivate dal Parlamento non dalla luna. C’è un sacerdote nella mia città, io sono catanese, che non somiglia neanche un poco a Padre Dominici che una volta mi ha detto questo, mi offriva plasticamente questa visione tra Montepò e Librino (lì è veramente la luna): ogni mattina si aprono 10.000 porte ed una madre dà un calcio nel sedere al proprio figlio maggiore o minore che sia, padre in galera, che non lavora, che ha abbandonato la famiglia e gli dice: "torna con un pezzo di pane".

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale minorenni Palermo. Per ritornare all’oratorio di S. Chiara due bambini che abbiamo allontanato hanno detto che la madre era talmente consapevole degli abusi che subivano che gli diceva: vai a fare i filmetti pornografici, fatti dare 100.000 lire così facciamo la spesa..."

Athos DE LUCA, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Questi bambini per quanto tempo vengono allontanati? Come funziona?

Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Li allontaniamo per qualche periodo collocandoli preferibilmente in casa famiglia però purtroppo le case famiglia sono poche perché i servizi di assistenza in Sicilia funzionano molto male. Più spesso li dobbiamo collocare in istituti dove cerchiamo di tenerli in meno possibile. Dovrebbero ritornare in famiglia se nel frattempo sono migliorate le condizioni familiari. Se queste condizioni, come spesso accade, non migliorano restano a carico nostro, del Tribunale che si ritrova ad avere circa seimila procedimenti aperti. Molti si chiudono al 18° anno perché praticamente non sappiamo più come farli ritornare. Se si inizia il procedimento dello stato di adottabilità dichiarando lo stato di abbandono materiale e morale, allorché lo possiamo dichiarare, allora lì la famiglia interviene perché a loro sta bene finché allontaniamo i bambini per collocarli in istituti che consentono di supplire alle loro carenze genitoriali, però non va loro più bene nel momento in cui li allontaniamo per cercare di assicurare loro un avvenire diverso, lontano dalla famiglia di origine. Parliamo di adozioni per bambini di 5-6 anni, e non più grandi perché abbiamo bambini di 10 anni che non si collocano perché non si trovano famiglie pronte ad accoglierli. Tutto il resto dei procedimenti riguarda, Presidente, procedimenti di potestà, cioè in cui noi dovremmo pervenire alla dichiarazione di decadenza dei genitori dalla potestà. Più spesso si adottano provvedimenti di sospensione dei genitori dalla potestà, cercando di recuperarli attraverso i servizi di assistenza, di neuropsichiatra infantile e poi si cerca di far ritornare i bambini gradatamente, si fa una attività preparatoria, si fanno tornare per certi periodi, si vede come va e così via. Noi dobbiamo favorire per quanto possibile la famiglia naturale . Ci troviamo ad avere procedimenti aperti che durano anni e che non riusciamo a chiudere.
Non saprei quantificarli, ma dico che abbiamo circa 6000 procedimenti aperti, certo non sono tutti bambini allontanati, moltissimi sono a casa seguiti dai servizi sociali ecc. Accennavo poco fa, forse può essere utile alle vostre indagini, alla carenza dei servizi assistenziali. La regione siciliana nel 1986 ha promulgato una legge che prevede obbligatoria la presenza in tutta l’isola dei servizi di assistenza sociale. Allo stato attuale i due terzi dei comuni non si sono dotati dei servizi di assistenza per cui soltanto un terzo (i grossi comuni), Palermo discretamente, hanno un servizio di assistenza convenzionato. Ditemi voi come si può avere un servizio di assistenza convenzionato quando la convenzione scade dopo 6 mesi e l’assistente sociale così non può operare perché inizia un’attività che poi deve interrompere quando scade la convenzione. Purtroppo questa è una grossa remora per la nostra attività. Io, più volte, ho sollecito l’Assessore regionale agli enti locali . Ora è entrata in vigore la legge sull’adozione internazionale che come voi sapete ha trasferito dal Tribunale per i minori agli uffici di assistenza territoriali, quindi ai comuni, l'attività di preparazione delle coppie. Quindi dovrebbero valutare le coppie genitoriali anche sotto il profilo psicologico ed esprimere un giudizio sulla idoneità.

Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. A Milano e Torino non ci sono bambini extra comunitari per strada, ci sono gli enti religiosi che li prendono, li fanno studiare e poi magari li rispediscono con un mestiere a casa. E’ davvero una realtà sconvolgentemente diversa …

Aldo MESSINA, Assessore di Palermo. Io vorrei dare una doppia esperienza: personale e come amministratore. Mia nipote è stata oggetto di atti di libidine violenta. Mia nipote non appartiene a un quartiere degradato, questa mia parente ha affidato sua figlia di 8 anni al padre di una compagna di scuola, presente la compagna di scuola. L’autorità giudiziaria si è comportata divinamente bene anche se l’indagine è durata un anno. Io non ho mai parlato con mia moglie perché è facile che queste cose esplodano e non si possono più controllare e questa esperienza mi ha insegnato come cittadino che l’autorità giudiziaria deve fare il suo decorso con i tempi dell’autorità giudiziaria e che questo fenomeno non può essere limitato ai quartieri a rischio.
Posso contestare da cittadino, ma essendo figlio di un magistrato contesto fino ad un certo punto, che l’atto di libidine violenta con il patteggiamento dà la libertà assoluta e di conseguenza mia nipote incontra ogni giorno a scuola chi l’ha sottoposto a violenza. Questo è un problema che vi sottopongo. Però ritengo, e probabilmente gli sguardi del collega del Comune erano rivolti in questo senso, che si sia parlato molto di terapia ma pochissimo di prevenzione e vorrei rispondere ad alcune domande fermo restando che ho un incontro lunedì con il presidente del Tribunale dei Minorenni su alcune problematiche specifiche dove io intendo intervenire.
Il comune di Palermo ha svolto un lavoro incredibilmente eccezionale in materia sia nel settore dei servizi sociali, sia nel settore della pubblica istruzione. Molto meno ha fatto la provincia regionale che invece sta cercando da un po’ di tempo di ritagliarsi degli spazi. Noi abbiamo dei comuni che io paragono alle signorie, comuni molto potenti economicamente e se il sindaco è una persona illuminata e competente il comune va bene, laddove vi è un sindaco poco potente o poco illuminato naturalmente va male. Compito della provincia regionale è proprio quello di cercare di uniformare al di fuori delle aree metropolitane i servizi sociali laddove mettendo in rete delle esperienze singole si può rendere il comune con 100/200/500 abitanti con pari dignità, rispetto ai comuni molto potenti economicamente e politicamente. Questo è quello che stiamo cercando di fare, mettere in rete tutta una serie di esperienze dei piccoli comuni cercando di decentrare al massimo. Per esempio non capisco perché la provincia regionale abbia tre case famiglia a Palermo quando ce ne sono già di ottime del comune di Palermo. Quindi la legge che verrà rifinanziata in questi giorni non è che debba prevedere necessariamente un grosso sforzo economico, ma prevedere dei paletti di indirizzo. Laddove si facciano progettualità ben precise si dica anche quale debba essere l’intervento prioritario dello stato in questo momento, non lasciando libertà di progettualità, che molto spesso lascia il tempo che trova.

Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Io sono convinta profondamente che il tipo di cultura radicato che stiamo descrivendo si può cambiare solo attraverso il riferimento ai servizi.

Renato PROFILI, Prefetto di Palermo. Ecco perché io insistevo poco fa sulla carenza dei servizi, onorevole, noi abbiamo questa grave carenza nei servizi.

Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. E’ un binomio inscindibile…uno è legato fortemente all’altro.

Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia Noi domani faremo visita al quartiere Albergheria, perché riteniamo sia necessario essere presenti. Noi possiamo consegnarvi la documentazione in nostro possesso, non abbiamo nessun problema, si tratta di una lettera è stata inviata al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, ai Presidenti dei gruppi parlamentari . Se a Lei, questore, può interessare questa lettera noi non abbiamo nessun problema a distribuirla. Questa lettera spiega che è stato mandato anche alla Commissione parlamentare per l’infanzia di occuparsi del problema. Questo colloquio è stato per noi sicuramente utile e di grande informazione per il prosieguo del nostro lavoro in Commissione, ancora grazie.

(Il questore Agatino Pappalardo dichiara di essere già in possesso della lettera)

Ritorno alla home page della Commissione Infanzia