Commissione parlamentare per l'infanzia
RELAZIONE SULLA MISSIONE A PALERMO 24-25 NOVEMBRE 2000
Hanno partecipato alla Missione: Presidente, on. Mariella Cavanna
Scirea, on. Piera Capitelli, sen. Athos De Luca, sen. Antonio Montagnino.
Hanno partecipato all'incontro in Prefettura del 24 novembre 2000:
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare
per l'infanzia. Saluto i presenti; come voi sapete noi abbiamo ricevuto un invito da
parte del Presidente della Camera Luciano Violante e del Presidente del Senato Nicola
Mancino a verificare la situazione esistente a Palermo relativamente ad alcune gravi
vicende di pedofilia, denunziate nelle lettere inviate da Don Meli ai Presidenti delle
Camere, affinché fosse istituita una Commissione d'indagine sul fenomeno dei pedofili,
con particolare riferimento al quartiere di Albergheria a Palermo. Essendo la nostra una
Commissione parlamentare bicamerale per l'infanzia che non ha un ruolo legislativo, ma un
ruolo di indirizzo e di controllo, questa commissione è preposta per iniziare questa
indagine conoscitiva.
Ci dispiace purtroppo perché questa indicazione l'abbiamo avuta qualche mese fa, ma per
motivi anche di calendario parlamentare non siamo riusciti ad essere qui a Palermo prima.
Siamo arrivati oggi, siamo anche pochi perché abbiamo approfittato della fine della
settimana ed è stata una settimana di intenso lavoro per l'esame della legge finanziaria.
Vorremmo sapere cosa veramente è successo dal giugno scorso, data in cui è partita la
denunzia dei parroci di S. Chiara fino ad oggi e complessivamente che tipo di situazione
esiste nel quartiere di Albergheria.
Renato PROFILI, Prefetto di Palermo. Grazie a lei Presidente, intanto mi consenta
di evidenziare che il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza è qui presente nella
pienezza dei suoi componenti: abbiamo il rappresentante del Comune, doveva venire
l'Assessore, credo che sia fuori città ed è presente la dottoressa Diliberto, che è un
funzionario di alto livello nell'ambito del servizio degli affari sociali del comune ed è
presente l'assessore Messina dell'amministrazione provinciale, quindi il comitato è nella
pienezza della sua articolazione. Sono presenti altresì il Presidente e il Procuratore
del Tribunale dei minori.
Io vorrei fare una premessa. Quando si parla di un tessuto sociale un po' degradato, dove
sicuramente l'infanzia è la parte più debole di quella società civile, sicuramente
l'intervento prioritario è quello sulla prevenzione, cioè quello di lavorare sul sociale
nel tentativo di portare quel tessuto socio-economico, o quel tessuto civile ad una
crescita senza traumi. Questo è il punto secondo me molto importante di queste realtà
purtroppo frequenti nel nostro Mezzogiorno e che molto spesso degradano in altre vicende
fortemente inquietanti. Questo spaccato della prevenzione per quello che mi riguarda quale
Prefetto di Palermo l'ho cominciato a prendere in esame solo qualche mese dopo che ero
qui, ed in particolare dopo la denunzia della vicenda, che era stata fortemente
traumatizzante per effetto di ordini di custodia cautelare che avevano interessato alcuni
cittadini di un quartiere a rischio di questa città, la famosa Albergheria. Sull'aspetto
repressivo lascerei la parola ai magistrati e alle forze inquirenti; voglio soltanto in
questo momento evidenziare che a seguito di questa situazione si sono innestate una serie
di iniziative di concerto, come si suol dire, quel famoso lavoro a catena dove, con il
Comune, in particolare di Palermo, si sono immaginate una serie di iniziative con una
presenza più massiccia di componenti sociali, assistenti sociali ed altre figure
professionali per lavorare sul territorio. Questo lavoro è in corso ed è stato oggetto
per altro di due comitati dell'ordine della sicurezza pubblica allargato ovviamente a
tutte le componenti e penso che una serie di iniziative sono già in cammino. Certo, è un
cammino lungo, complesso, delicato nel quale sicuramente non sono sufficienti assistenti
sociali e quant'altro del mondo della società civile. Anche lo stesso mondo religioso
sicuramente può svolgere un ruolo molto forte e molto trainante, che deve essere secondo
me proiettato sull'onda della tolleranza, del suggerimento, dell'esortazione, dell'impegno
totale senza soluzione di continuità. In effetti questi ingredienti sono cominciati a
lievitare su questo terreno fortemente a rischio e sicuramente non è che si possano
immaginare risultati a breve, e comunque nella misura in cui questo lavoro è continuo, è
totalmente penetrante che probabilmente si potrà ottenere qualche risultato. Sulla parte
della repressione, penso che trattandosi di attività di polizia giudiziaria svolta dalla
Polizia di Stato il Questore possa dare ulteriori e maggiori chiarimenti.
Athos DE LUCA, Componente Commissione parlamentare per l'infanzia. Ritengo che
potremo entrare anche un po' nel merito in quella vicenda. Per esempio una cosa che ci ha
colpito leggendo la corrispondenza che ci è arrivata è che ad un certo punto, dopo un
primo intervento, c'è stata una polemica nella quale sarebbero stati accusati i frati di
interferire nelle indagini.
Agatino PAPPALARDO, Questore di Palermo. Io devo preliminarmente annotare che a
questo tavolo manca qualcuno. Mancano i magistrati della Procura della Repubblica che sono
competenti sui reati commessi in danno dei minori. Perché i signori magistrati che
siedono a questo tavolo sono il Presidente del Tribunale dei minori e il Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale per i minorenni e questa premessa non è di carattere
formale, perché dovrò sopperire alla mancanza del magistrato inquirente titolare delle
indagini allargandomi un po' oltre nella mia esposizione e nella rappresentazione delle
posizioni istituzionali nelle quali dovrò necessariamente allocare insieme polizia e
autorità giudiziaria. Avrei parlato soltanto per la polizia se il magistrato fosse stato
presente. Solo per scusarmi. Tra le prime persone, io sono da un anno qui a Palermo,
Presidente, che hanno chiesto di parlare con me dopo il mio arrivo a Palermo c'è stato il
sacerdote Padre Meli che immagino sia estensore e firmatario della lettera che è stata
inviata ai Presidenti delle Camere. Dico questo non per destinare questo spazio espositivo
alle mie vicende personali ma per rappresentare come io arrivando qua un anno fa fossi
assolutamente scevro e vergine di qualunque impressione su una situazione di crisi nei
rapporti istituzionali esistente da una parte tra la Procura della Repubblica e la polizia
giudiziaria e dall'altra le istituzioni religiose rappresentate da Don Meli. Ho ascoltato
le ragioni di Padre Meli che immagino veniva da me come capo dell'ufficio nel quale ero
incardinato, l'ufficio investigativo che aveva trattato una prima trance
processuale di reati e di abusi commessi nei confronti dei minori andata peraltro ad
effetto e conclusasi con la emissione di una serie di ordinanze di custodia cautelare. Io
ho ascoltato Padre Meli non ho fornito nessuna risposta ovviamente a Padre Meli, perché
non sapevo se non quello che lui mi diceva e mi sono preso le carte. Non ho ascoltato
l'altra campana cioè quella della polizia giudiziaria, mi sono preso le carte e le carte
parlavano chiaro. Queste carte però attestavano un impegno investigativo realizzato
perfettamente nel rispetto delle regole processuali ma che non aveva naturalmente omesso
di porre attenzione e di riguardare anche degli aspetti di iniziativa che attengono alla
capacità di analisi del fenomeno di un organismo investigativo che si muove, pur su
delega dell'autorità giudiziaria, ma che può far respirare le proprie attività con una
filosofia di approccio anche più aperta. Il nostro ufficio, la Questura, consta di due
organismi che si occupano di reati commessi dai minori e in danno dei minori. L'ufficio
che è allocato sulla divisione burocratica che fa l'analisi e l'intelligence del
fenomeno e un altro invece squisitamente investigativo specialistico presso la squadra
mobile. Entrambi gli organismi si erano perfettamente inseriti nell'alveo delle
indicazioni dell'autorità giudiziaria e avevano altresì, lo torno a dire, utilizzato
tutti quegli spunti di iniziativa che essendo estranei al sistema processuale però
potevano essere utili e conducevano a un risultato. Io ho risposto in questi termini dopo
essermi consultato con le autorità giudiziarie, ove alle rimostranze avessero fatto eco e
avessero trovato corrispondenza lacune ravvisate dall'autorità giudiziaria rispetto alle
attività di polizia. I due versanti diciamo dell'attività erano perfettamente consone e
perfettamente sintonizzate sulla stessa lunghezza d'onda investigativo-processuale; io non
sono tuttavia un ufficiale di polizia giudiziaria io non posso guidare direttamente
l'azione investigatoria, posso ovviamente suggerire, stimolare. Voglio però dire alla
Commissione quale era il mio disagio, perché io ero in una situazione di disagio; prima
che io arrivassi, prima di questo mio intervento Padre Meli aveva fatto degli altri
tentativi, alcuni perfettamente ordinati rispetto alle regole di raccordo istituzionale
altri che io non esito a definire scomposti e sprovveduti, non perché riferiti ad un
sacerdote, per carità, ma perché riferiti ad uno che si occupa di problemi di infanzia
disagiata.
E questo aveva promosso incontri a tutti livelli, aveva indotto manifestazioni di
protesta, aveva fatto dei sit-in, aveva diffuso volantini e tutto questo aveva
creato un rapporto di conflittualità, perché non definirlo così tra le persone fisiche
dell'ufficio e lo stesso Padre Meli e il suo collaboratore più diretto, se non ricordo
bene Padre Dominici, il quale era venuto da me in una successiva occasione unitamente a
Padre Meli perché era intenzione di entrambi parlare analiticamente con me nella
descrizione di tutti i casi di "intervento incongruo" dell'ufficio rispetto alle
segnalazioni che loro aveva offerto. Un'altra annotazione. Io sono Questore da cinque
anni, Presidente, ho trenta anni di servizio e nei precedenti venticinque ho fatto solo
polizia giudiziaria e l'ho fatta a tutti i livelli. Per diciotto anni ho fatto parte di
squadra mobile, ho fatto parte di criminalpol, per sei anni sono stato alla digos,
io sono uno che mastica polizia giudiziaria, Presidente. E quando Padre Dominici ha
inalellato il rosario delle sue proteste con toni e con accenti e con parole che non erano
cortesi nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni e non solo della nostra io
avrei potuto essere molto più duro nei suoi confronti visto che lui si deve confrontare
con me su questioni tecniche e aveva questa presunzione. Mi perdoni, lo dico perché mi
rifaccio a questo esposto in premessa, perché lui vuole insegnare ad investigatori
dell'ufficio e a me cosa deve fare la polizia, cosa deve fare il carabiniere, cosa deve
fare il finanziarie nelle circostanze e nelle occasioni che lui aveva rilevato: in questo
caso avrebbe dovuto fare l'appostamento, in questo altro avrebbe dovuto fare la
perquisizione. Io li ho lasciati dire fino in fondo e poi li ho licenziati senza esprimere
le mie impressioni. Le mie impressioni gliele dico adesso Presidente; erano quelle che
loro avrebbero dovuto continuare a fare i sacerdoti, ad occuparsi dei minori e fungere
come volontariato dell'osservatorio sul disagio minorile di quella zona della città e
anche di altre, perché la pedofilia non è diffusa soltanto ad Albergheria ma dove c'è
promiscuità all'interno delle famiglie può esserci di tutto e gli strumenti
dell'investigazione soccorrono fino ad un certo punto, perché possono procurare danni
anziché rimedi alle situazioni e bisogna invece utilizzarli con grandissima cautela e il
massimo della cautela per un organo di polizia è quello di raccordarsi all'autorità
giudiziaria. E comunque con gli strumenti dell'intervento del sociale coniugati a quelli
della polizia certamente si arriva prima e meglio o comunque si arriva più in
profondità. Io tutto questo non l'ho detto ai due sacerdoti i quali però probabilmente
me lo hanno letto in faccio o lo hanno desunto implicitamente dal mio mancato intervento
repressivo o diciamo di stimolo sui miei collaboratori che io non ho avuto perché mi sono
semplicemente, e attraverso intese dirette tra me e l'autorità giudiziaria, mi sono
soltanto assicurato che i miei investigatori non facessero niente di più e niente di meno
rispetto a quanto l'autorità giudiziaria disponesse sul piano investigativo e sul piano
dell'analisi e dell'intelligence, che visualizzassero il fenomeno ma per quanto i
sensori sul territorio consentono di evidenziarlo; sentori che non sono di polizia
giudiziaria, ma sono i sensori degli enti pubblici e i sensori che mette a disposizione il
volontariato laico e cattolico.
Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Io vorrei
approfittare della ricchezza di esperienze e della presenza istituzionale davvero completa
per chiarire come al di là dell’inchiesta o, meglio, dell’indagine conoscitiva
perché la nostra è una indagine conoscitiva, noi non vogliamo giudicare nessuno. Questo
bisogna precisarlo. La nostra è una Commissione che sta svolgendo un'indagine
conoscitiva. Io pensavo di sottoporre al vostro giudizio, sempre che lo riteniate, la
problematica legata alla efficacia della legge n. 269, sullo sfruttamento sui minori, la
legge che ha consentito di raggiungere buoni risultati di smascheramento di fenomeni di
pedofilia in internet ecc. Volevo sapere cosa ne pensate perché per noi è molto
importante, in quanto stiamo portando avanti un grosso lavoro di supporto ma anche di
stimolo al Governo perché si faccia un monitoraggio serio degli strumenti che ci sono a
disposizione per contrastare l’abuso dei minori e la pedofilia.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia.
Io volevo chiedere alla dottoressa Diliberto che rappresenta il Comune e conosce
perfettamente il Comune di Palermo e le zone limitrofe: questo di Albergheria e
dell’oratorio S. Chiara è un caso, vorrei sapere se esistono altri casi analoghi.
Maddalena DILIBERTO, Assessorato Attività persona, famiglia e Comunità, Comune di
Palermo. Da circa due anni a Palermo sono stati istituiti gruppi operativi contro
l’abuso e il maltrattamento che nascono da un progetto integrato portato avanti dal
Comune, dall’azienda sanitaria 6 e dal Provveditorato agli studi. Questi gruppi, che
operano a livello cittadino, sono distribuiti in tutte le aree e hanno la funzione di
raccogliere tutte le segnalazioni e di creare una rete informativa attraverso la scuola,
il lavoro che viene fatto dai servizi sociali territoriali e dagli operatori dei
consultori, di monitorare tutte le situazioni e quindi questi gruppi si fanno anche carico
di verificare in qualche modo l’attendibilità dei fatti che vengono denunziati
raccordandosi con la Procura ed avere così il polso della situazione. Sicuramente
segnalazioni ci sono in tutte le parti della città. Non siamo agli stessi livelli delle
segnalazioni fatte in modo particolare dal S. Chiara ma il fenomeno esiste in tutta la
città e si sta cercando di portare avanti una campagna di prevenzione che sia
significativa e che svolge soprattutto una sensibilizzazione proprio attraverso la scuola
e i servizi sociali, per coinvolgere il più possibile il tessuto sociale, perché
sicuramente qualunque forma di prevenzione passa proprio attraverso questo.
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Vorrei
ritornare un attimo su Santa Chiara. Io avevo preso possesso della Presidenza del
Tribunale dei minorenni da qualche mese quando mi è pervenuta questa relazione firmata da
Padre Meli e Padre Dominici. Padre Dominici voleva anche essere ricevuto ma a causa di
altri impegni non potei riceverlo. Noi abbiamo una distinzione per zone. I pochi giudici
che prestano servizio al Tribunale dei minorenni sono distinti per quartiere per quanto
riguarda la città di Palermo, poi considerato che la nostra ha una competenza
distrettuale e comprende la provincia di Trapani e di Agrigento e questa provincia sotto
questo specifico profilo ,tengo a precisare, è molto più degradata di Palermo, ebbene
questi giudici si occupano delle diverse zone anche perché hanno rapporti più vicini e
frequenti con gli operatori sociali, li conoscono e possono seguire meglio i vari casi.
Ho fatto seguire quindi dal Dott. Micela Padre Dominici, che venne diverse volte. Lui
sostanzialmente ciò che lamentava era una inerzia delle forze di polizia che secondo lui
non operavano approfonditamente e si lamentava anche dei magistrati della procura. Si
lamentava poco per quanto riguardava le specifiche competenze nostre perché come voi
sapete noi ci occupiamo dei reati commessi dai minori e nella specie i minori erano
soltanto vittime e lui sapeva benissimo che noi per quanto possibile avevano cercato di
allontanare tempestivamente tutti i minori che erano stati segnalati come vittime di
abusi. Il problema che per noi si è posto sin dall’inizio è stato da un lato di
tutelare tempestivamente questi minori per i quali si diceva che avevano subito ogni tipo
abusi, sigarette spente sul corpo, violenze sessuali di ogni genere, dall’altra parte
la decisione di non interferire con le indagini penali in corso ed evitare di far andare a
male queste indagini, affinché le persone sospettate non sapessero tempestivamente che
c’erano queste indagini a loro carico o non ne avessero la certezza. Quindi per noi
si pose questo problema di come intervenire, perché disporre l’allontanamento di
minori da una famiglia naturale è sempre un provvedimento tristissimo che si cerca di
evitare per quanto possibile; d’altra parte i minori debbono ugualmente essere
tutelati e allora si sono emessi diversi provvedimenti, noi ne abbiamo fatti ben 36 prima
ancora che fossero emesse le ordinanze di custodia cautelare, e sono stati provvedimenti
che hanno giovato anche alle indagini penali, perché questi minori allontanati per tempo
da quello che era l’ambiente in cui vivevano si sono aperti perché collocati negli
istituti, presso le suore, presso le case famiglia, a contatto con gli operatori, con
psicologi eccetera, hanno finito con lo sciogliersi, per cui mentre inizialmente negavano
tutto hanno finito poi con il parlare, quindi quando poi sono stati sentiti dalla polizia
per deleghe della procura o dei magistrati della procura hanno finalmente accusato. Siamo
quindi riusciti a svolgere quest’opera meritoria, nel senso da una lato di tutelarli,
toglierli da quell’ambiente e nello stesso tempo abbiamo anche agevolato le indagini;
è un problema che detto così sembra semplice, in realtà è un problema complicatissimo
ed è un problema generale che dovrebbe essere affrontato anche in sede legislativa,
quello delle interferenze delle indagini penali con la competenza del Tribunale dei
minorenni in materia di potestà e di allontanamento dei minori. Questi ulteriori atti di
allontanamento del minore io non li potevo inserire nei fascicoli dell'indagine penale
perché nel momento in cui li inserivo in un fascicolo nostro che è civile diventavano
pubblici perché tutti questi decreti di allontanamento che noi abbiamo fatto erano
oggetto di impugnazione e diventando oggetto di impugnazione il fascicolo è ha
disposizione degli avvocati i quali li guardano, e ne estraggono copie. Il problema nostro
è stato allora quello di tenere coperti dal segreto questi atti e motivare i
provvedimenti o genericamente, ma genericamente fino ad un certo punto, oppure adottando
altre motivazioni, cioè facendo riferimento al degrado delle famiglie, che non doveva
ovviamente identificarsi con la povertà, lasciando in ombra quello che era il vero motivo
per cui li avevano allontanati e cioè quello che erano rimasti vittime di violenze
sessuali, e questo è un problema che io credo debba essere risolto perché è un problema
di interferenza e di coordinamento di necessità di coordinamento, fra attività
inquirente e attività del Tribunale dei minorenni che invece non è risolto, è rimesso
al buon senso dei singoli operatori. Nonostante questo noi abbiamo disposto
l’allontanamento di ben 36 minori, alcuni componenti addirittura della stessa
famiglia, e sono stati collocati presso gli istituti: il risultato, ripeto, è stato
quello che noi abbiamo visto. Il Padre Dominici non ha avuto nulla a che lamentare, come
ha visto che il Tribunale è intervenuto tempestivamente e ha allontanato quasi tutti i
minori che erano più esposti: si è trattato di circa 36 casi; non pochi. Questa indagine
che si è svolta nel corso di quest’anno è la seconda che colpisce la zona
dell’Albergheria; infatti già cinque anni fa, prima ancora che io andassi al
Tribunale dei minorenni, il collega Ambrosini potrà essere molto più preciso al
riguardo, è stata fatta un’altra indagine che aveva visto coinvolti alcuni di questi
stessi minori e molti altri soggetti, non solo del quartiere dell’Albergheria. Il
quartiere dell’Albergheria è un quartiere estremamente degradato, un quartiere che i
cittadini italiani hanno abbandonato; in gran parte queste case fatiscenti sono abitazioni
completamente prive di servizi essenziali, di luce elettrica, di servizi igienici, in una
stessa stanza vivono famiglie numerosissime e in gran parte sono occupate da
extracomunitari. L’attività che ha svolto l'oratorio di Santa Chiara, che ha
assistito questi extracomunitari, è meritoria perché li ha sottratti dalla strada, li
ospita il pomeriggio, li intrattiene e tutto sommato questo è un dovere più dello stato
che dei volontari.
Il fenomeno è diffuso moltissimo alla provincia di Agrigento, soprattutto nei piccoli
centri . C’è stato un caso che mi ha colpito in modo particolare in quanto ero
appena arrivato al Tribunale dei minorenni e ricevetti una richiesta da parte del nostro
Ministero che chiedeva giustificazioni in relazione all’allontanamento disposto dal
Tribunale di un gruppo di minori da una famiglia molto numerosa, dalla famiglia naturale,
ed essendo stata presentata un’interrogazione parlamentare, il ministro mi chiese di
fare una relazione, cosa che io ho fatto. Mi posi allora il problema di dire quale erano i
veri motivi per cui erano stati allontanati i bambini, c’erano sospetti di abuso da
parte del padre alcolizzato e della madre , persona assolutamente non tutelante anche se
solo a distanza di alcuni mesi il Procuratore della Repubblica di Agrigento ha emesso
ordine di custodia cautelare per violenza carnale nei confronti di quei minori.
Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Ma in che
senso ci può essere interferenza con l’indagine penale? Ho capito quale è il
problema ma non riesco a materializzarlo.
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale dei minorenni Palermo. E’
questo; il codice penale fa obbligo all’autorità giudiziaria penale, quindi al
procuratore della repubblica di informare il tribunale per i minorenni allorché inizi
indagini per violenze sessuali su minori, per consentire al tribunale dei minorenni di
intervenire a tutela dei minori. Non lo dice il codice ma è chiaramente questa la ratio
ispiratrice della norma. Il problema è che il tribunale di fronte a questa informazione
deve intervenire, però nel momento in cui interviene o dispone prescrizioni o cose del
genere interferisce con le indagini in corso perché le indagini della procura sono ancora
coperte da segreto e probabilmente un intervento del tribunale che è clamoroso, come
l’allontanamento del minore motivato, mette sul chi vive questa gente e può
vanificare procedimenti di custodia cautelare, può vanificare l’acquisizione delle
prove perché questi bambini, per la poca esperienza che ho fatto, finché rimangono
nell’ambiente dove sono rimaste vittime di abuso, difficilmente parlano e si
sciolgono come invece quando sono stati allontanati dalla famiglia e sono in istituti a
contatto con operatori qualificati che li rassicurano. E’ di difficile soluzione, me
ne rendo conto, però non è legislativamente regolato.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia.
La violenza sui minori in questo caso va distinta dalla violenza del pedofilo.
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale dei minorenni Palermo. Le
violenze nell’ambito familiare sono notevoli e ripeto ce ne sono moltissime nella
provincia di Agrigento e mi dispiace di doverlo dire. Sono i casi più difficili per noi.
Noi abbiamo segnalazioni di sospetti, spesso i vicini di casa che segnalano con lettera
anonima, altre volte le forze di polizia, più spesso i centri sociali. Si tratta di casi
in cui il degrado familiare è tale che le madri in moltissimi casi o sono vittime di
alcool, o hanno problemi psichiatrici e cercano per quanto possibile di coprire. Sono
indagini molto più difficili dell’abuso commesso da un estraneo. Ci muoviamo
veramente tra moltissime difficoltà.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per
l’infanzia. La percentuale comunque maggiore è quella dell’abuso
nell’ambito familiare.
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale minorenni Palermo. Si,
nell’ambito familiare è maggiore.
Maria AMBROSINI, Procuratore Repubblica Tribunale Minorenni Palermo. Questo è un
fenomeno sempre esistito ma era sommerso. E’ venuto alla luce in questi ultimi anni
proprio perché c’è stata una apertura e gli organi come la scuola o i servizi
sociali hanno svolto un’attività meritoria, hanno osservato il comportamento dei
minori e attraverso proprio i disturbi del comportamento sono arrivati a penetrare quelli
che erano i problemi dei minori. E’ stata una cultura che è andata cambiando e ha
fatto emergere un fenomeno che è sempre esistito. In certi centri sociali è sempre
esistito questo fenomeno degli abusi intrafamiliari. Quello che invece è diventato
eclatante sono le violenze, la cosiddetta pedofilia che oggi come oggi mi pare abbastanza
diffusa e non soltanto sul nostro territorio. Per quanto riguarda il discorso sulla
pedofilia, la prima operazione fu condotta non dico esclusivamente ma in buona parte dalla
polizia giudiziaria, la procura ha poi continuato ad occuparsene. C’è stato un
momento in cui Padre Dominici, che veniva sovente da noi, è stato sentito come referente
e il sostituto ha disposto una serie di indagini a tappeto attraverso la questura e
purtroppo non si è approdato a nulla per ciò che concerne la doglianza di Padre Dominici
e di Don Meli sulle carenze e sul fatto che non ci siano state indagine tempestive, posso
testimoniare che è stato fatto tutto quello che era possibile fare in base a quelle che
erano le indicazioni date da lui stesso e dai bambini e non si approdò a nulla. Poi le
indagini continuarono perché a un certo punto non abbiamo più avuto competenza in quanto
erano stati indicati solo soggetti adulti e se ne è occupata la magistratura ordinaria.
Quello che si contestava, a Padre Dominici in particolare che segue i minori e non a Don
Meli, che in definitiva dirige l’istituzione, era proprio quello di far sì che
ognuno di noi potesse svolgere correttamente e serenamente il proprio ruolo. Io sono un
magistrato, procuratore minorile e faccio il procuratore minorile con una funzione sia
penale che civile. Il tribunale per i minorenni svolge l’attività del tribunale per
i minorenni, la polizia fa la polizia, il pubblico ministero fa il pubblico ministero e
lui fa il sacerdote, purtroppo invece accadeva che Padre Dominici procedeva a sentire
questi bambini registrando quelle che erano le loro dichiarazioni e poi evidentemente
questo materiale che utilizzazione poteva avere? A fornire degli elementi alla polizia? Ma
non c’era bisogno di intervenire in questo modo e tra l’altro è disturbante,
perché più si interroga una creatura specialmente se in tenera età, si tratta di
bambini molto piccoli, più questa creatura soffrirà e sarà disturbata tanto è vero che
il collegamento tra indagini della Procura e Tribunale per i minorenni appare questo: la
vittima deve essere sentita il meno possibile e attraverso l’opera di un consulente
esperto nell’ascolto del minore, sia per valutare l’attendibilità, sia per
evitare che il minore abbia a soffrire. Deve essere sentito nella maniera più corretta
possibile. Questi bambini sono stati sentiti dal magistrato, dalla polizia ma mediante un
esperto di questa materia e il tribunale non li ha più sentiti se non a distanza di tempo
proprio per evitare che questo reiterare recasse danno ad un soggetto che è fortemente
traumatizzato. Anche ai fini delle indagini, penso l’obiettivo primo sia di punire
penalmente i responsabili. Io ho sentito più di una volta Padre Dominici proprio per
incanalare la collaborazione su binari corretti coordinandoci tra di noi.
Molto spesso erano gli adulti che mandavano questi bambini per tornaconto economico
perché la cultura qui purtroppo è che i figli sono proprietà e quindi come tali vengono
utilizzati. L’attività ritengo sia stata condotta correttamente e si è cercato di
collaborare anche con Padre Dominici proprio stimolandolo ad un incontro su questa base,
sulla collaborazione nel rispetto dei propri ruoli. Credo che ora stia anche continuando,
stanno arrivando segnalazioni di bambini extracomunitari, la polizia è stata informata e
l’attività sta continuando ognuno nel proprio ambito noi per quanto riguarda la
protezione dei minori, la polizia e la procura ordinaria per quanto riguarda le indagini
finalizzate all’accertamento del reato e alla punizione dei responsabili.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia La
nostra è una Commissione di indagine conoscitiva, noi ci stiamo occupando di una
risoluzione riguardante la pedofilia in generale e quindi abbiamo approfittato di questa
occasione per avere qualche informazione, per avere anche da parte vostra qualche
consiglio.
Dott.ssa Maddalena DILIBERTO, Assessorato Attività persona, famiglia e Comunità,
Comune di Palermo. Credo che intanto la scuola sia un momento estremamente importante
e debbo dire che le scuole funzionano certamente molto meglio, danno delle risposte. Gli
insegnanti sono molto attenti ci sono oltretutto anche le figure degli esperti che noi
abbiamo interpellato. C’è il pedagogista, la psichiatra infantile, lo psicologo:
intervengono nel momento in cui c’è bisogno. E' chiaro che anche il Comune sta
facendo una sua attività proprio per cercare di ridurre questo disagio di ordine
materiale che esiste su questo territorio però è importante questa attività, questa
crescita culturale delle persone che chiaramente non è cosa che si possa realizzare in
poco tempo. I tempi ci vogliono, il cammino è iniziato però se continuiamo a camminare
in questa maniera, cioè attraverso la educazione al rispetto delle persone e poi anche al
miglioramento di quelle che sono le condizioni materiali di vita in questi quartieri, che
sono così degradati, io penso che le due cose combinate assieme dovrebbero procedere
meglio. Quartieri particolarmente degradati ci sono anche nel Trapanese, dove tra
l’altro abbiamo in atto una serie di procedimenti penali contro i minori (violenze di
gruppo). Quest’anno abbiamo 30 notizie di reato che riguardano minori che sono stati
indicati come responsabili di violenza sessuale.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia.
Che età avevano i ragazzi?
Dott.ssa Maddalena DILIBERTO, Assessorato Attività persona, famiglia e Comunità,
Comune di Palermo. Le vittime avevano 8-10 anni , gli altri avevano 16-17-18 anni.
Dott.ssa Maria AMBROSINI, Procuratore della Repubblica Tribunale minorenni Palermo
Anche più piccoli. Certe volte capitano soggetti non imputabili anche perché poi
succede che il soggetto che è abusato poi diventa abusante.
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. La nostra
caratteristica, la peculiarità della delinquenza minorile nel nostro distretto (Palermo,
Trapani e Agrigento) è nettamente diversa dalla devianza minorile nel territorio italiano
soprattutto nel centro-nord. Noi abbiamo pochi imputati extra-comunitari, pochissimi dei
quali commettono piccoli reati e invece abbiamo un’altissima percentuale di minori
imputati nazionali per reati gravissimi. Per esempio noi abbiamo pendenti 15 procedimenti
per omicidio volontario commessi da minorenni, 90 processi per rapina e questo già la
dice lunga, violenze sessuali, addirittura estorsione. Abbiamo condannato per il 416-bis
(associazione a delinquere di tipo mafioso), il figlio di un boss mafioso. Il procedimento
è attualmente pendente davanti alla Corte di Cassazione. Ha avuto una pesante condanna da
noi ed è uscito ora per scadenza dei termini di custodia cautelare e per fortuna ora il
processo è pendente in Cassazione e non da noi, e dalle intercettazioni telefoniche
emerge una personalità sconvolgente. La caratteristica della nostra delinquenza è
questa. Forse Bari e Napoli sono come Palermo.
Athos DE LUCA, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Ci è stato
detto in alcune audizioni che il fenomeno andava anche ascritto al fatto che le cosche
mafiose usano il bambino perché è il veicolo più efficace e insospettabile, può
trovarsi in certi posti, è meno controllato…
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Onorevole,
anche quello ma non solo quello. E’ l’educazione che ricevono nelle famiglie. I
loro esempi sono i genitori, i fratelli più grandi che commettono questo tipo di reati.
Agatino PAPPALARDO, Questore di Palermo Noi dobbiamo operare un distinguo. Dobbiamo
operare un distinguo con i riferimenti normativi opportuni tra la criminalità organizzata
e la criminalità organizzata di stampo mafioso. Non sono la stessa cosa né sotto il
profilo normativo, né sotto il profilo investigativo. Quello che dice lei fa riferimento
all’utilizzazione di minori da parte di organizzazioni di stampo mafioso da ultimo,
ma la criminalità organizzata ha sempre utilizzato minori perché non sono imputabili,
perché sfuggono all’attenzione investigativa più facilmente che non i grandi,
quindi l’opera di prevenzione non è teoricamente rivolta nei confronti dei minori ma
dei maggiorenni per la prevenzione dei veri reati ed ecco che i minori si inseriscono più
efficacemente nella dinamica criminale. Le pecore le rubano i minorenni non i maggiorenni,
i furti li commettono gli zingari in gran parte di minore età e se non sono minori,
sprovvisti di documenti, dicono che lo sono all’autorità di polizia perché sono
difficilmente identificabili e per farsi restituire ai loro genitori; quindi la pratica
dell’istigazione dei minori alla realizzazione del crimine di furto qualificata c'è
sempre stata.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia.
Vorrei affrontare il problema del disagio di tipo materiale relativo al fenomeno
dell'abbandono del minore, cioè il minore che vive per strada, un fenomeno di consistente
interesse per gli amministratori locali.
Agatino PAPPALARDO, Questore di Palermo Il fenomeno diciamo brasiliano, sud
americano. Voi arrivate dal Parlamento non dalla luna. C’è un sacerdote nella mia
città, io sono catanese, che non somiglia neanche un poco a Padre Dominici che una volta
mi ha detto questo, mi offriva plasticamente questa visione tra Montepò e Librino (lì è
veramente la luna): ogni mattina si aprono 10.000 porte ed una madre dà un calcio nel
sedere al proprio figlio maggiore o minore che sia, padre in galera, che non lavora, che
ha abbandonato la famiglia e gli dice: "torna con un pezzo di pane".
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale minorenni Palermo. Per ritornare
all’oratorio di S. Chiara due bambini che abbiamo allontanato hanno detto che la
madre era talmente consapevole degli abusi che subivano che gli diceva: vai a fare i
filmetti pornografici, fatti dare 100.000 lire così facciamo la spesa..."
Athos DE LUCA, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Questi
bambini per quanto tempo vengono allontanati? Come funziona?
Adalberto BATTAGLIA, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Li
allontaniamo per qualche periodo collocandoli preferibilmente in casa famiglia però
purtroppo le case famiglia sono poche perché i servizi di assistenza in Sicilia
funzionano molto male. Più spesso li dobbiamo collocare in istituti dove cerchiamo di
tenerli in meno possibile. Dovrebbero ritornare in famiglia se nel frattempo sono
migliorate le condizioni familiari. Se queste condizioni, come spesso accade, non
migliorano restano a carico nostro, del Tribunale che si ritrova ad avere circa seimila
procedimenti aperti. Molti si chiudono al 18° anno perché praticamente non sappiamo più
come farli ritornare. Se si inizia il procedimento dello stato di adottabilità
dichiarando lo stato di abbandono materiale e morale, allorché lo possiamo dichiarare,
allora lì la famiglia interviene perché a loro sta bene finché allontaniamo i bambini
per collocarli in istituti che consentono di supplire alle loro carenze genitoriali, però
non va loro più bene nel momento in cui li allontaniamo per cercare di assicurare loro un
avvenire diverso, lontano dalla famiglia di origine. Parliamo di adozioni per bambini di
5-6 anni, e non più grandi perché abbiamo bambini di 10 anni che non si collocano
perché non si trovano famiglie pronte ad accoglierli. Tutto il resto dei procedimenti
riguarda, Presidente, procedimenti di potestà, cioè in cui noi dovremmo pervenire alla
dichiarazione di decadenza dei genitori dalla potestà. Più spesso si adottano
provvedimenti di sospensione dei genitori dalla potestà, cercando di recuperarli
attraverso i servizi di assistenza, di neuropsichiatra infantile e poi si cerca di far
ritornare i bambini gradatamente, si fa una attività preparatoria, si fanno tornare per
certi periodi, si vede come va e così via. Noi dobbiamo favorire per quanto possibile la
famiglia naturale . Ci troviamo ad avere procedimenti aperti che durano anni e che non
riusciamo a chiudere.
Non saprei quantificarli, ma dico che abbiamo circa 6000 procedimenti aperti, certo non
sono tutti bambini allontanati, moltissimi sono a casa seguiti dai servizi sociali ecc.
Accennavo poco fa, forse può essere utile alle vostre indagini, alla carenza dei servizi
assistenziali. La regione siciliana nel 1986 ha promulgato una legge che prevede
obbligatoria la presenza in tutta l’isola dei servizi di assistenza sociale. Allo
stato attuale i due terzi dei comuni non si sono dotati dei servizi di assistenza per cui
soltanto un terzo (i grossi comuni), Palermo discretamente, hanno un servizio di
assistenza convenzionato. Ditemi voi come si può avere un servizio di assistenza
convenzionato quando la convenzione scade dopo 6 mesi e l’assistente sociale così
non può operare perché inizia un’attività che poi deve interrompere quando scade
la convenzione. Purtroppo questa è una grossa remora per la nostra attività. Io, più
volte, ho sollecito l’Assessore regionale agli enti locali . Ora è entrata in vigore
la legge sull’adozione internazionale che come voi sapete ha trasferito dal Tribunale
per i minori agli uffici di assistenza territoriali, quindi ai comuni, l'attività di
preparazione delle coppie. Quindi dovrebbero valutare le coppie genitoriali anche sotto il
profilo psicologico ed esprimere un giudizio sulla idoneità.
Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. A Milano
e Torino non ci sono bambini extra comunitari per strada, ci sono gli enti religiosi che
li prendono, li fanno studiare e poi magari li rispediscono con un mestiere a casa.
E’ davvero una realtà sconvolgentemente diversa …
Aldo MESSINA, Assessore di Palermo. Io vorrei dare una doppia esperienza: personale
e come amministratore. Mia nipote è stata oggetto di atti di libidine violenta. Mia
nipote non appartiene a un quartiere degradato, questa mia parente ha affidato sua figlia
di 8 anni al padre di una compagna di scuola, presente la compagna di scuola.
L’autorità giudiziaria si è comportata divinamente bene anche se l’indagine è
durata un anno. Io non ho mai parlato con mia moglie perché è facile che queste cose
esplodano e non si possono più controllare e questa esperienza mi ha insegnato come
cittadino che l’autorità giudiziaria deve fare il suo decorso con i tempi
dell’autorità giudiziaria e che questo fenomeno non può essere limitato ai
quartieri a rischio.
Posso contestare da cittadino, ma essendo figlio di un magistrato contesto fino ad un
certo punto, che l’atto di libidine violenta con il patteggiamento dà la libertà
assoluta e di conseguenza mia nipote incontra ogni giorno a scuola chi l’ha
sottoposto a violenza. Questo è un problema che vi sottopongo. Però ritengo, e
probabilmente gli sguardi del collega del Comune erano rivolti in questo senso, che si sia
parlato molto di terapia ma pochissimo di prevenzione e vorrei rispondere ad alcune
domande fermo restando che ho un incontro lunedì con il presidente del Tribunale dei
Minorenni su alcune problematiche specifiche dove io intendo intervenire.
Il comune di Palermo ha svolto un lavoro incredibilmente eccezionale in materia sia nel
settore dei servizi sociali, sia nel settore della pubblica istruzione. Molto meno ha
fatto la provincia regionale che invece sta cercando da un po’ di tempo di
ritagliarsi degli spazi. Noi abbiamo dei comuni che io paragono alle signorie, comuni
molto potenti economicamente e se il sindaco è una persona illuminata e competente il
comune va bene, laddove vi è un sindaco poco potente o poco illuminato naturalmente va
male. Compito della provincia regionale è proprio quello di cercare di uniformare al di
fuori delle aree metropolitane i servizi sociali laddove mettendo in rete delle esperienze
singole si può rendere il comune con 100/200/500 abitanti con pari dignità, rispetto ai
comuni molto potenti economicamente e politicamente. Questo è quello che stiamo cercando
di fare, mettere in rete tutta una serie di esperienze dei piccoli comuni cercando di
decentrare al massimo. Per esempio non capisco perché la provincia regionale abbia tre
case famiglia a Palermo quando ce ne sono già di ottime del comune di Palermo. Quindi la
legge che verrà rifinanziata in questi giorni non è che debba prevedere necessariamente
un grosso sforzo economico, ma prevedere dei paletti di indirizzo. Laddove si facciano
progettualità ben precise si dica anche quale debba essere l’intervento prioritario
dello stato in questo momento, non lasciando libertà di progettualità, che molto spesso
lascia il tempo che trova.
Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. Io sono
convinta profondamente che il tipo di cultura radicato che stiamo descrivendo si può
cambiare solo attraverso il riferimento ai servizi.
Renato PROFILI, Prefetto di Palermo. Ecco perché io insistevo poco fa sulla
carenza dei servizi, onorevole, noi abbiamo questa grave carenza nei servizi.
Piera CAPITELLI, Componente Commissione parlamentare per l’infanzia. E’
un binomio inscindibile…uno è legato fortemente all’altro.
Mariella CAVANNA SCIREA, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia Noi
domani faremo visita al quartiere Albergheria, perché riteniamo sia necessario essere
presenti. Noi possiamo consegnarvi la documentazione in nostro possesso, non abbiamo
nessun problema, si tratta di una lettera è stata inviata al Presidente del Senato, al
Presidente della Camera, ai Presidenti dei gruppi parlamentari . Se a Lei, questore, può
interessare questa lettera noi non abbiamo nessun problema a distribuirla. Questa lettera
spiega che è stato mandato anche alla Commissione parlamentare per l’infanzia di
occuparsi del problema. Questo colloquio è stato per noi sicuramente utile e di grande
informazione per il prosieguo del nostro lavoro in Commissione, ancora grazie.
(Il questore Agatino Pappalardo dichiara di essere già in possesso della lettera)