Forum euro-mediterraneo delle donne parlamentari.


Napoli, 03/07/2000


*** Forum promosso dal Parlamento italiano ***


Vi sono particolarmente grato per aver accolto il nostro invito.
Ringrazio anche i presidenti dei parlamenti che hanno collaborato in modo decisivo alla riuscita di questo forum.
L’idea di costruire duraturi rapporti tra i parlamenti del Mediterraneo nasce a Palermo nel novembre 1996 nel corso di un colloquio tra i presidenti delle Camere francese Seguin, greca Kaklamanis, spagnola Trillo Figueroa, e di chi vi parla. Successivamente i presidenti di tutti i parlamenti del Mediterraneo si incontrarono prima ad Atene, nel luglio 1997, e poi ancora Palermo, nel giugno 1998.
Infine, nel marzo 1999, giusto un anno fa, si tenne a Palma di Majorca, nel quadro del patto di Barcellona, il forum dei presidenti dei parlamenti europei e di quelli dei paesi non europei del Mediterraneo. In quella sede si accolse la proposta italiana di un forum delle parlamentari di paesi del Mediterraneo e dei paesi europei non mediterranei da tenersi appunto per l’otto marzo del 2000.
La coincidenza tra il forum e la data potrebbe far scivolare le nostre considerazioni più sul versante puramente celebrativo che su quello della sostanza.
Non è questa la nostra intenzione.
Siamo qui riuniti certamente per ricordare una data fondamentale nella lotta per l’uguaglianza di diritti e di responsabilità tra donna e uomo, ma siamo qui anche per aprire una stagione nuova nel dialogo tra i nostri popoli.
Tutti i nostri Paesi hanno un comune interesse a questo dialogo.
Questo incontro si tiene in un momento di speranza. La decisione del governo israeliano di ritirare le proprie truppe dal Libano del Sud, dando attuazione alla risoluzione 425 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 17 marzo 1978, apre una fase nuova e ci consente di guardare con fiducia al futuro. Sappiamo che i fatti devono seguire le parole e che anche dopo il ritiro delle truppe israeliane restano molti problemi. Ma è vivissimo e sincero l’auspicio che le giovani generazioni del Medio Oriente possano vivere un futuro di pace e di sviluppo.
E non può mancare oggi una parola di dolore e di solidarietà per tutte le donne che in questa lunghissima guerra hanno sofferto, sono state colpite, sono state uccise.
L’Europa deve far pesare il proprio ruolo, oggi, per la pace e per lo sviluppo. Mai come in questi momenti si è sentita la necessità di una forte e autonoma politica estera dell’Unione Europea.

Braudel ed altri grandi studiosi del Mediterraneo hanno molto insistito sull’unità del Mediterraneo e sui suoi caratteri. E’ durante il ventesimo secolo che questa unità si sarebbe disintegrata per il coinvolgimento dei paesi costieri nelle politiche del credito, nelle alleanze politiche, nelle reti tecnologiche e delle telecomunicazioni proprie del Nord Europa, dell’Occidente e dell’Estremo Oriente.
Con il forum di oggi intendiamo cominciare a ricostruire, in questo tempo che chiude insieme un secolo ed un millennio, una nuova unità del Mediterraneo partendo da chi, essendo donna, per la sua educazione e per la sua esperienza di vita, è più protesa verso il futuro ed essendo parlamentare ha con sé la responsabilità di rappresentare il proprio popolo.

Vogliamo guardare al Mediterraneo come dimensione del presente e del futuro per tutti i nostri Paesi, non come dimensione del passato.
Ci sono perciò due rischi da evitare.
Il primo, che prevalga una visione archeologica dei rapporti nell’area euro mediterranea, come esaltazione di monumenti che testimoniano ere scomparse. Noi tutti intendiamo guardare al passato, invece, con l’orgoglio di chi intende impegnarsi con ambizione nella prosecuzione ideale delle grandi tradizioni del Mediterraneo e dell’Europa, non con la disillusione di chi si sente incapace di ricostruire nuovi momenti di grandezza.
Il secondo rischio è trascurare la dimensione Nord Europea di queste relazioni. Se cadessimo in questo errore tradiremmo lo spirito del patto di Barcellona e non comprenderemmo la grande differenza in termini di ricchezza di futuro e di competitività economica e civile tra una regione mediterranea ed una regione, invece, euro-mediterranea. Naturalmente sarebbe altrettanto grave un difetto di euro-centrismo.
Il futuro del Mediterraneo condizionerà in misura determinante il futuro dei nostri Paesi. Se ci saranno pace, sviluppo economico e giustizia sociale, i nostri paesi saranno liberi, prosperi e giusti.
In mancanza di ciò, molte società mediterranee sono probabilmente condannate a subire una frammentazione egemonizzata dal modello di sviluppo delle economie dominanti, che non corrisponde a nessuno dei modelli culturali propri delle civiltà che si incontrano da millenni nel Mediterraneo. E questa frammentazione non potrà non riverberarsi negativamente su tutti i paesi europei.
Tutti i nostri popoli hanno bisogno di puntare sulla ricchezza degli scambi culturali e sulla qualità della formazione.
Questi saranno i fattori dello sviluppo nel rispetto delle differenti identità culturali.
Servono grandi possibilità di formazione delle giovani generazioni, che permettano ai popoli della regione europea e di quella mediterranea la costruzione di una propria strada per lo sviluppo.
L’Italia contribuisce con iniziative concrete alla cooperazione euromediterranea nel campo della formazione.
Tra le più recenti: l’istituzione di Master sulla Partnership euro mediterranea, in attuazione del programma europeo Med-Campus presso le Università di Lecce e di Catania. Alcune laureate del Marocco frequentano il Master a Catania.
In quest’ultima Università è prevista anche l’assegnazione di borse di studio per la frequenza dei corsi di laurea presso la Scuola Superiore; il 10 per cento dei posti messi a concorso ogni anno è riservato agli studenti provenienti dai paesi della sponda sud del Mediterraneo. Nel primo concorso bandito, una studentessa marocchina ed uno studente algerino hanno vinto due borse di studio.
A Napoli, l’Istituto Universitario Orientale ha istituito, da quest’anno accademico, il corso di laurea in lingue, culture ed istituzioni dei Paesi del Mediterraneo.
Mentre si dà vita ad una politica euro mediterranea, le giovani generazioni mediterranee riprendono ad incontrarsi.
Nella storia d’Europa si sono a volte succedute, a volte intrecciate, dai tempi di Roma, tre idee guida, quella del declino, quella del cambiamento, quella del richiamo verso nuove più giovani popolazioni, che ogni volta hanno segnato un nuovo inizio.
Non raramente lo stesso destino è toccato ai popoli non europei del Mediterraneo.
Un moderno Virgilio individuerebbe nel viaggio senza fine e nel trovare una casa propria anche in terra straniera, il destino di chi vive in questa regione del mondo.
Nel mondo multiculturale del terzo millennio l’Europa sopravviverà se saprà interagire con le altre culture mantenendo la propria identità senza pretese illusorie di universalismo. Ma questa è un’esigenza anche del mondo mediterraneo non europeo.
Tutti abbiamo bisogno di consapevole pluralismo. Una chiusura neonazionalista a fronte dei rischi che sono certamente connessi alla globalizzazione non ci aiuterebbe. Ci aiuta invece un dialogo tra soggetti consapevoli della loro diversità, e consapevoli che questa diversità costituisce una ricchezza, una forza che si sviluppa sinchè ciascuno ha il coraggio e la pazienza di convivere con gli altri.
Nell’era della globalizzazione, le risorse strategiche per lo sviluppo sono il capitale umano e la sua capacità di gestire il cambiamento.
La crescita ed il cambiamento nel rispetto delle diverse identità sono in gran parte affidate al ruolo della donna nella società.
Si è affermato che il modo in cui la donna elabora, praticamente nella propria vita e simbolicamente nella propria identità, una “doppia presenza”, nella famiglia e nel lavoro, sviluppa forti appartenenze a ciascuna delle due centralità.
Questa pluridimensionalità dell’esperienza e degli interessi spiega come mai la diversità della donna risieda soprattutto nel riconoscere come positivo e possibile il cambiamento.
In tal modo, la diversità diventa risorsa sia individuale che sociale.
Nelle società complesse, come quella in cui viviamo, la disponibilità al cambiamento e la capacità di non identificarsi completamente in un ruolo, per quanto carico di valore, sono risorse preziose per una crescita equilibrata.
Malgrado i buchi neri che ancora persistono, l’evoluzione dei diritti delle donne è una tendenza irreversibile nel cammino verso l’universalismo dei diritti di cittadinanza.
Tuttavia, le donne incontrano ancora ostacoli nelle pratica realizzazione dell’uguaglianza di diritti che, formalmente, sono loro riconosciuti da tutti i Paesi.
Le attività di cura della famiglia sono ancora in larga misura assegnate alle donne e si tratta di attività scarsamente conciliabili con l’impegno nella vita civile e politica.
Il “soffitto di vetro” è un simbolo dei limiti ancora presenti nella condizione femminile e che vede le funzioni di direzione, ancora più della presenza nella vita politica, visibili ma inaccessibili alla gran parte delle donne.
Garcia Marquez, con il suo paradosso “diamo tutto il potere alle donne”, interpreta la speranza che le donne trovino un modo “diverso” per arrivare ai posti di responsabilità, per esercitare il potere e per mantenerlo.
L’idea della diversità delle donne può, in questo senso, assumere una valenza positiva, come elemento di rottura di modelli di comportamento politico dove hanno trovato spazio il compromesso, per pure finalità di potere e persino la corruzione.
Le donne possono, dunque, dare un contributo decisivo alla legittimazione ed alla autorevolezza della classe politica, non solo attraverso la rappresentanza degli interessi e del punto di vista delle cittadine dei rispettivi Paesi, ma soprattutto dimostrando che correttezza, trasparenza e responsabilità sono i valori cui si ispira il comportamento della politica.
La politica trae legittimazione dall’inclusione di tutte le identità, anche di quelle minoritarie.
Se tutte le voci sono presenti ed ascoltate nel confronto parlamentare, i conflitti trovano uno spazio di compensazione ed un luogo di risoluzione.
Quando questa capacità si affievolisce, anche la funzione di mediazione tra la società ed il governo si depaupera e la tensione tende a crescere.
La capacità del Parlamento di rappresentare le diverse identità presenti nel Paese serve per una crescita civile senza conflitti sociali.
Perciò è cruciale il riconoscimento in tutti i Paesi dell’immunità dei parlamentari per le opinioni espresse nell’esercizio del loro mandato. Questo è un punto indefettibile in qualunque parlamento specie nelle fasi in cui si combatte per riforme sociali, per il cambiamento, per la modernizzazione.
Care colleghe, io sono certo che questo incontro sarà all’altezza delle sue ambizioni. Spero perciò che tra le altre decisioni che voi riterrete di prendere ci sia quella di non lasciare questo forum come iniziativa unica, ma di darvi un appuntamento annuale che consenta un confronto periodico nella regione euro-mediterranea alle istanze, alle lotte, alle conquiste, dei nostri parlamenti e delle donne che lì svolgono le loro responsabilità politiche.