I giovani e le nuove droghe


Roma, 06/22/1999


***Seminario promosso dalla Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche***


Secondo gli studi condotti tra il 1996 ed il 1997, e riguardanti solamente i giovani frequentatori delle discoteche, gli assuntori di droghe di tipo anfetaminico censiti nel nostro Paese sarebbero circa 80.000 per settimana.

La maggior parte di loro ha un''età compresa tra i 15 ed i 25 anni. Ma secondo il Sindacato italiano locali pubblici, il numero di potenziali sperimentatori oscilla tra le 300 e le 500.000 persone.

Nel 1990 erano state sequestrate meno 7.000 pillole di ecstasy; nel 1997 sono state 161.404. A questo dato vanno sommate 8.200 pillole di altri tipi di anfetamine e i sequestri di altrettante dosi di LSD.

Dal punto di vista economico le nuove droghe aprono spazi nuovi per la criminalità: hanno costi di produzione ridottissimi, procedimenti di sintesi molto semplici, un''estrema facilità di trasporto dalle aree di produzione ai diversi bacini di consumo.

Nei paesi europei i profitti generati dal traffico di queste sostanze oscillano tra il 700 ed il 1.000%. Ad esempio, il costo del prodotto finito in Olanda non supera le 2.000 lire, ma in tutta Europa il prezzo per ogni singola pastiglia di ecstasy varia dalle 20 alle 90.000 lire.

Tutto questo accade mentre il mercato dell''eroina è da alcuni anni stabilizzato ed entra lentamente in una fase regressiva. Per molti studiosi l''immissione delle nuove droghe di sintesi rappresenta la risposta dei gestori internazionali del traffico degli stupefacenti tradizionali alle crescenti difficoltà di collocazione della vecchia "merce".

Di fronte a questo quadro è ancora molto forte, in Italia ed in Europa., l''inadeguatezza di efficaci strategie mirate di prevenzione e di approcci psico-terapeutici verso i nuovi consumatori. Ciò deriva innanzitutto da un forte deficit di conoscenza dei diversi aspetti di questo fenomeno.



Per questo sono molto lieto che sia la Camera ad ospitare i lavori di questo seminario.

Con il seminario di questa mattina la vostra Federazione si interroga sulla possibilità di prevenire l''espansione ed il consolidamento di una nuova area della tossicodipendenza. Sono proprio le comunità organizzate dai familiari a sentire la necessità di un impegno su queste problematiche di frontiera che richiedono il superamento dell''approccio tradizionale terapeutico e medicalizzante .

Tuttavia sul fenomeno delle nuove droghe di sintesi occorre essere chiari.

Non si tratta di abbassare la guardia nella lotta alle narcomafie, al traffico della cocaina e dell''eroina, né di dirottare risorse umane e materiali oggi destinate agli interventi di prevenzione e cura delle tossicodipendenze tradizionali.

E'' però urgente guadagnare una consapevolezza diffusa del fenomeno delle droghe di sintesi fondata sulla conoscenza della sua dimensione sociale e culturale.

Questo sforzo non può peraltro essere disgiunto da una sempre più incisiva attività di ricerca e di studio sui meccanismi biochimici che sono responsabili della neurotossicità e dei danni arrecati al sistema nervoso centrale da queste sostanze. Dagli studi pubblicati su Lancet da alcuni medici italiani che seguono da anni 140 ragazzi presso il SERT di Padova risulta ormai indubitabile che il rischio di lesioni permanenti a carico dei circuiti neuronali e di alterazioni psichiche è già presente con l''assunzione di una pillola di ecstasy per 40/50 volte l''anno: meno della quantità media annua ingerita dai consumatori del week-end.

La diffusione delle sostanze di sintesi rompe gli schemi interpretativi classici della sociologia della droga.

Il consumatore occasionale ed abituale di anfetamine non è né il ragazzo che fuma l''hashish, vivendo quel gesto anche come un simbolo di contestazione delle norme sociali, né il soggetto che usa l''eroina ed appartiene al circuito della marginalità.

E'' un giovane che è, e si sente, appartenente alla classe medio-alta. E'' uno studente delle scuole superiori. Se è più grande e lavora è quantomeno diplomato o laureato, ma soprattutto ha una forte percezione negativa della marginalità sociale, dei comportamenti devianti. Chi usa ecstasy è convinto di usare sostanze che non fanno male e che non inducono dipendenza.

Centinaia di giovani consumatori di pillole anfetaminiche intervistati fuori dalle discoteche si considerano estranei dal circuito della dipendenza e si dicono convinti che tossicodipendente sia solo l''eroinomane, una figura che aborrono.

La loro scelta di utilizzare queste sostanze non è una scelta di rottura con la società e con le sue regole. Essi si sentono integrati nella società, nel mondo del lavoro che spesso li assorbe per 50 ore settimanali. Per loro la pasticca serve a vivere intensamente l''unico tempo libero che sentono come proprio: il week-end. E questo è il solo modo che essi concepiscono per dargli valore e senso.

In questo atteggiamento emerge la difficoltà diffusa di costruire relazioni e rapporti sociali, di progettare il proprio quotidiano, il proprio futuro, il disinteresse per qualsiasi forma di impegno civile e sociale. E'' il segno di una radicale trasformazione delle strutture della società contemporanea dove i tempi di vita e di lavoro sono stati profondamente modificati ed individualizzati mentre i vecchi luoghi di riferimento che ieri costituivano il tessuto connettivo della società familiare e civile non sono stati sostituiti da altri luoghi. Oggi, anche nel nostro Paese, accanto ad una presenza forte e crescente dell''impegno verso gli altri - penso in particolare alla straordinaria ricchezza del volontariato - si consolidano, non solo nelle generazioni più giovani, stili di vita totalmente autoreferenziali che prescindono da contenuti e valori non mercificabili.

Il problema di fondo della società occidentale contemporanea per i giovani e per gli adulti è l’educazione a valori non mercificabili, l’educazione al corpo come valore non scambiabile, l’educazione ai “no” necessari. Le difficoltà ideali dell’Occidente sono legate all’invasione dei principi di mercificazione, effetto di una globalizzazione che riguarda i valori commerciabili ed esclude quelli che non sono commerciabili.

Su questi dati la politica deve riflettere, non in termini moralistici, ma per costruire risposte capaci di offrire progetti credibili.

Un piccolo passo in questa direzione è costituito dall’ Accordo Stato-Regioni del 15 marzo scorso.

L''Accordo definisce le linee di intervento per la riorganizzazione del sistema di assistenza ai tossicodipendenti e parte da una premessa fondamentale affermando che al centro dell''interesse dei servizi deve esserci la persona quale soggetto portatore di un bisogno, indipendentemente da una effettiva richiesta di "intervento terapeutico".

Per quanto riguarda le nuove droghe l''Accordo insiste in particolare su due versanti: l''avvio di una campagna preventiva diffusa a livello locale mirante a fornire informazioni accurate ed imparziali sulle sostanze di sintesi e la promozione di azioni per il miglioramento dei livelli di comunicazione tra gli adolescenti e i loro genitori, gli insegnanti e gli altri educatori.

E'' su questi obiettivi che l''impegno e lo sforzo della vostra Federazione può divenire prezioso, per il particolare contributo che deriva dalla specifica esperienza di comunità che mettono da sempre al centro delle azioni di reinserimento l''impegno della famiglia. Questa esperienza, a partire dal convegno di oggi, può essere positivamente utilizzata proprio per promuovere, assieme alla scuola, una cultura del rispetto integrale di sé che può costituire anche il presupposto per un nuovo approccio, più maturo e responsabile, verso tutte le sostanze dannose per l''organismo.

Rafforzare in ognuno di noi il valore del rispetto per il proprio corpo può servire in prospettiva a superare l''approccio prevalentemente normativo che ha avuto la giusta battaglia contro la diffusione della droga nella nostra società.

In questo quadro credo sia particolarmente importante che il Parlamento abbia approvato lo scorso febbraio la legge relativa al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga che prevede la possibilità di accedere a finanziamenti non più annuali, ma triennali, per progetti presentati sia dai SERT che dalle comunità terapeutiche.

Nello stesso testo viene anche stabilita la revisione dell''atto di intesa Stato-regioni secondo alcuni principi innovatori tra i quali il riconoscimento del carattere integrato tra le azioni dei SERT, delle organizzazioni di volontariato e delle comunità sia sotto il profilo socio-sanitario delle terapie che delle attività di prevenzione.



Sono convinto che per affrontare la complessità e la profonda differenza che caratterizza il ricorso alle nuove sostanze di sintesi occorra continuare a lavorare in questa direzione.

Il seminario di oggi può costituire un importante momento di confronto, proprio per sviluppare un metodo di azione basato sulle sinergie tra risorse e capacità professionali messe a disposizione dai servizi pubblici e quelle presenti sia nelle comunità terapeutiche che in tutte le altre strutture accreditate del privato sociale.

Capire insieme e lavorare insieme sono le parole d’ordine di una nuova strategia che ha l’ambizione di servire non solo per chi usa le sostanze di cui oggi parliamo ma per tutti coloro che soffrono anche inconsapevolmente la difficoltà del vivere quotidiano.