Documentario L’altra Italia- Appunti di viaggio all’interno delle minoranze etnico – linguistiche


Roma, 02/26/2001


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Due sono le ragioni che mi hanno spinto ad accettare di buon grado la proposta della Società cinematografica Promex e del regista Alessandro Giupponi di presentare presso la Camera dei Deputati il documentario sulle minoranze etnico - linguistiche del nostro Paese.
La prima è che il documentario che adesso vedremo costituisce la prima completa enciclopedia cinematografica di tutte le minoranze linguistiche italiane, dagli occitano-valdesi di Calabria ai catalani di Alghero, dai francofoni della Valle d’Aosta agli albanesi di Puglia e Molise. Un’enciclopedia che non si limita a raccogliere le pur importanti testimonianze dell’arte, della tradizione, dei costumi del nostro Paese, ma che ne ripercorre la storia, evidenziandone i problemi economici, sociali e culturali.
La seconda ragione è che il documentario, realizzatosi a stretto contatto con i membri della Commissione Affari costituzionali e del Gruppo Misto-Minoranze linguistiche della Camera, ha significativamente percorso un iter parallelo a quello della legge sulle minoranze linguistiche storiche, approvata nel dicembre 1999, esaltandone contenuti e valori.
Con l’approvazione di questa importante legge, dopo i tentativi andati a vuoto nelle passate legislature, il Parlamento ha finalmente dato attuazione ad uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, che impone alla Repubblica non “genericamente” di rispettare le minoranze linguistiche, ma di tutelarle con “apposite norme”.
L’inserimento di questa previsione nella Carta Costituzionale costituisce uno degli elementi di più forte rottura con l’ordinamento fascista, che rispetto alle minoranze linguistiche adottò una politica di assimilazione forzata, ponendo molti ostacoli all’uso degli idiomi diversi dall’italiano. Il fascismo perseguiva una idea di “purezza della lingua”, attraverso l’eliminazione nell’uso dell’italiano di ogni influenza “disturbante” di tipo dialettale o straniero.
Una politica analoga adottò la Germania nazista.
Ad integrazione della legge sulle minoranze linguistiche storiche è stata approvata proprio in questi giorni un’ulteriore legge, attesa da vari decenni, contenente norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli – Venezia Giulia.
La nuova legge si ispira prioritariamente ai principi contenuti in due strumenti internazionali: la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (1995) e la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie (1992) in cui viene sancito il riconoscimento delle lingue regionali e minoritarie come espressione di ricchezza culturale e la necessità di una risoluta azione di affermazione di queste lingue finalizzata alla loro salvaguardia.
Questi principi sono oggi contenuti anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dove, nel far divieto di ogni forma di discriminazione fondata tra l’altro sull’origine etnica, la lingua, l’appartenenza a una minoranza nazionale, si afferma il principio del rispetto della diversità culturale, religiosa e linguistica.
La sfida che sta oggi di fronte alla politica e alle istituzioni dell’Unione Europea e dei singoli Stati è quella di guardare alle minoranze linguistiche come forze vive della società e della civiltà europea contemporanea, evitando una tutela meramente conservativa.
Per far sì che le minoranze non si disgreghino e non si disperdano è necessario preservare la coesione sociale che è garantita dall’uso della lingua nei rapporti sociali, nel lavoro, nel privato, nelle istituzioni pubbliche, nei mezzi di comunicazione.
E’ in questa direzione che si muovono tanto le due leggi approvate nel corso di questa legislatura quanto il documentario che ci viene oggi presentato.