Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti nazionali membri dell''Unione Interparlamentare e dell''ONU


New York, 08/31/2000


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Potremmo cogliere questa occasione per iniziare a riflettere su come la globalizzazione incide sul ruolo dei nostri Parlamenti.
La globalizzazione è la locomotiva di alcune grandi trasformazioni, che portano insieme miglioramenti e rischi per i paesi che ne sono coinvolti e gravi pericoli di emarginazione per i paesi che, a causa del basso tasso di sviluppo economico, ne sono esclusi.
Ne riassumo gli effetti per gli aspetti che ci riguardano: a) quasi tutti gli stati nazionali sono in difficoltà; b) in moltissimi casi la politica rischia di essere scavalcata dall’economia; c)le regole nazionali rischiano di essere travolte dai processi transnazionali economici e finanziari. Inoltre, i Paesi che non riescono a partecipare ai vantaggi della globalizzazione rischiano di avere un ruolo marginale nelle relazioni internazionali. Conseguentemente essi non potranno né stimolare né rafforzare la fiducia dei cittadini nei principi della democrazia rappresentativa della quale i parlamenti costituiscono la massima espressione.
E’ nostro compito impegnarci, nella nuova situazione, per garantire in tutti i nostri Paesi, ricchi o poveri, il futuro della rappresentanza generale, della sovranità popolare, della legge tendenzialmente uguale per tutti, valori che costituiscono la stessa ragion d’essere dei Parlamenti.
Le proposte possono essere molte; mi limito ad avanzarne tre.
Prima: bisogna porsi l’obbiettivo di costruire la dimensione parlamentare delle Nazioni Unite, nei tempi necessari, ed attraverso tutte le opportune verifiche. Ciò potrebbe favorire l''esigenza della democratizzazione della vita interna dell''ONU, a cominciare dal rafforzamento del ruolo dell''Assemblea generale e dalla riforma del Consiglio di sicurezza, sino alla prospettiva del foro parlamentare delle Nazioni Unite.
Seconda: la cooperazione interparlamentare deve assumere un ruolo significativo nelle operazioni di peace-building in cui le Nazioni Unite assolvono il loro primario mandato. La democrazia rappresentativa e le sue istituzioni sono fra i più efficaci strumenti della strategia della prevenzione dei conflitti. Il Parliamentary support program, (lanciato nel 1998 dall''UIP e dall’ United Nations Development Program), deve essere aperto al più largo contributo dei Parlamenti nazionali. L''Unione Interparlamentare potrebbe selezionare le esigenze più urgenti, mentre più facile dovrebbe essere il ricorso alle istituzioni finanziarie internazionali per il reperimento delle risorse destinate al rafforzamento dei parlamenti dei paesi poveri.
Peraltro tale sostegno istituzionale sarebbe privo di senso senza un miglioramento delle condizioni di vita di questi Paesi. Perciò sarebbe utile un invito a tutti i Parlamenti dei Paesi creditori perché venga affrontato con un’apposita legge il drammatico problema della remissione del debito. L’Italia si è già dotata di questa legge.
Terza: I rapporti delle Nazioni Unite ci dicono che nella maggior parte dei casi i diritti umani sono conculcati proprio dagli Stati cui appartengono le vittime. La Corte penale internazionale rappresenta un traguardo di civiltà giuridica ed è auspicabile anche da parte di questa Conferenza un nuovo appello alla ratifica della Convenzione istituiva. Mi chiedo però se non siano maturi i tempi per una sintetica Carta dei doveri degli Stati, che all’inizio potrebbe avere un vincolo puramente morale. Parlo del dovere di non uccidere i condannati, di non torturare i detenuti, tutelare tutte le minoranze, adottare misure contro la corruzione, investire una quota ragionevole delle risorse pubbliche contro la povertà, per l’istruzione e per la salute. Della redazione di una tale Carta l''Unione Interparlamentare potrebbe farsi promotrice, assicurando il coinvolgimento di tutti i Parlamenti nazionali che in questo modo rafforzerebbero la loro funzione di cerniera tra i bisogni dei cittadini e le politiche dei governi.
Il governo della globalizzazione, in sostanza, necessita non solo delle intese tra i governi e tra le grandi autorità finanziarie, ma anche di nuove forme di cooperazione interparlamentare.