Commemorazione dei Deputati Flaminio Piccoli, Adelaide Aglietta, Matteo Matteotti, Fiorentino Sullo


Roma, 07/12/2000


*** Commemorazione in Aula ***


Tra l’11 aprile ed il 3 luglio, in poche settimane, sono scomparsi quattro colleghi: Flaminio Piccoli, Adelaide Aglietta, Matteo Matteotti, Fiorentino Sullo.
Si è appena concluso presso la sala del Refettorio un incontro, promosso dal gruppo verde, che ha ripercorso l’esperienza umana e politica di Adelaide Aglietta.
Anche gli altri deputati scomparsi saranno commemorati per iniziativa dei gruppi parlamentari cui essi hanno fatto riferimento nella loro storia politica e parlamentare.
Tuttavia le figure dei quattro colleghi meritano di essere ricordate anche in quest’Aula per il peso che essi hanno assunto non solo nei grandi momenti della vita politico-istituzionale, ma anche nella quotidianità del lavoro parlamentare.
In questa Camera Flaminio Piccoli, Adelaide Aglietta, Matteo Matteotti, Fiorentino Sullo hanno espresso quattro modi differenti, e per alcuni versi contrastanti, di servire il Parlamento ed il Paese; ciò che unifica il senso delle loro vite è proprio la coscienza democratica che animò il loro impegno.



Flaminio Piccoli ha dedicato il suo impegno politico al partito, alla Democrazia Cristiana.
Quando è scomparso le voci che si sono levate per ricordarlo hanno celebrato soprattutto questo aspetto del suo impegno politico e civile.
Il lavoro nel partito ha rappresentato effettivamente la sua vocazione più profonda e sentita. Egli ha impersonato l’età dei grandi partiti di massa, delle passioni ideologicamente strutturate, della riflessione politica legata ai grandi ideali civili ed etici della ricostruzione e della modernizzazione dell’Italia.
Piccoli era un uomo tenace, che amava le sfide difficili.
Egli è stato più volte, nel suo partito, l’uomo a cui ci si rivolgeva nei momenti cruciali. Nel 1969 fu chiamato per la prima volta alla carica di segretario politico della DC, in una fase di aspre contese all’interno del partito e negli anni in cui cominciavano a prendere forma le organizzazioni terroristiche. Nel 1978, subito dopo l’omicidio di Aldo Moro, successe allo statista assassinato alla presidenza del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana. Nel 1980, dopo la fine dell’unità nazionale, fu chiamato nuovamente alla carica di segretario politico.
Il suo rapporto con il partito è stato attraversato da contrasti molto forti e da brucianti sconfitte personali. Egli ha però saputo mantenersi fedele alla propria appartenenza, rivendicata con coerente passione malgrado queste sconfitte e fino agli anni della dissoluzione della Democrazia Cristiana.
Flaminio Piccoli è stato un dirigente politico che aveva un grande senso del Parlamento. Prendeva parte ai lavori della Camera in maniera assidua e attenta e concepiva la partecipazione anche alle sedute apparentemente meno importanti come occasioni di confronto e di scambio di opinioni anche con chi esprimeva posizioni diverse dalle sue.
Deputato dal 1958 al 1992, ha fatto parte della Commissione Affari costituzionali, poi della Commissione Lavori Pubblici, infine, per venti anni, della Commissione Esteri, della quale fu Presidente per tutta la X legislatura. Ha ricoperto l’incarico di presidente del gruppo e di membro della Giunta per il Regolamento. Ha fatto parte di importanti Commissioni bicamerali d’inchiesta.
Il suo impegno nel partito non lo ha dunque mai allontanato dal parlamento. La serietà del suo lavoro parlamentare è segno di una concezione alta della politica, della sua capacità di dialogo, della sua sensibilità istituzionale.

Adelaide Aglietta è la più giovane dei quattro colleghi scomparsi in queste settimane. E’ morta due settimane prima del suo sessantesimo compleanno.
In tempi in cui gli schieramenti politici erano severamente condizionati dagli equilibri internazionali, Adelaide Aglietta non ha permesso che il suo impegno fosse strumentalizzato dai pregiudizi ideologici. Il filo ideale del suo impegno è stata la dignità della persona umana intesa non come categoria astratta, ma come insieme di concreti diritti e doveri di uomini, donne, vecchi, giovani, bambini.
Nella vita politica si è sforzata di far accettare la specificità femminile del sapere vivere i diversi ruoli che una donna assume nella società moderna con naturalezza ed umanità.
Deputata in più legislature, Adelaide Aglietta è stata la prima donna, e per molto tempo l''unica, ad assumere la segreteria di un partito e la guida del gruppo parlamentare.
Il vigore del suo impegno fece emergere un grave deficit di rappresentanza di cui il Parlamento italiano soffriva e continua a soffrire.
Oggi una rapida approvazione della riforma dell’art. 51 della Costituzione, unito ad un concreto impegno delle forze politiche, può aiutare a rovesciare la situazione e a rendere effettivo il principio del riequilibrio della rappresentanza dei sessi.
Adelaide Aglietta è stata protagonista indiscussa del dibattito sul divorzio e sull’aborto. In quella fase di scontro aspro tra le forze politiche e nella società ha saputo sostenere il confronto denunciando le ipocrisie e partendo dalla realtà della condizione femminile.
Nel 1990 inizia il suo lavoro di parlamentare europeo nel gruppo verde e per potere assolvere pienamente al mandato si dimette dal Parlamento nazionale.
Continua l''impegno sui diritti civili che la vedrà attiva innanzitutto sul versante dell''abolizione della pena di morte dai Paesi europei. E'' stata la prima firmataria della risoluzione per la moratoria internazionale delle esecuzioni capitali approvata dal Parlamento Europeo nel 1992.
Adelaide Aglietta sostenne con convinzione un progetto di costituzione europea che venne approvato nel 1994 dalla Commissione per gli Affari Istituzionali dell''Unione europea. La proposta poneva al centro la dignità della persona umana, i valori di democrazia e di libertà, la solidarietà tra i popoli europei.
Oggi l’Italia è protagonista dell’impegno per la Costituzione europea e nella redazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.
In questa azione, rimangono punto di riferimento i principi ispiratori di quella proposta che ha avuto il merito di anticipare il dibattito sulla costruzione della cittadinanza europea.

Matteo Matteotti ha sempre condotto la propria azione politica e la propria battaglia ideale nel solco dei principi e dei valori per i quali il padre Giacomo fu rapito e assassinato dai fascisti.
Ma fu al tempo stesso sempre attento ad evitare che la propria partecipazione alla vita politica italiana si fondasse sul credito straordinario che la figura del padre aveva conquistato nella storia dell’antifascismo italiano.
Costruì con le proprie forze, con la propria partecipazione diretta alla Resistenza, con il proprio lavoro di giornalista e di saggista, il suo impegno politico e istituzionale, conquistando incarichi di responsabilità, all’interno del suo partito, nel Parlamento, nel Governo della Repubblica.
Tra i suoi scritti ebbe particolare rilievo il saggio del 1943 sulla condizione della classe lavoratrice sotto il fascismo dove con dati e analisi rigorose dimostrò l’assoluta inconsistenza dello stereotipo secondo il quale il regime fascista avrebbe assunto come proprio obiettivo prioritario il miglioramento delle condizioni di vita degli operai e dei contadini.
Si batté sempre in modo risoluto contro l’alleanza tra partito socialista e partito comunista e nel 1947 si schierò senza indugio con Saragat nella scissione di Palazzo Barberini.
Segretario del PSDI dal 1954 al 1957, si impegnò per costruire una strategia di alleanza tra PSDI e PSI, fino all’unificazione del 1966. Dopo la scissione del 1969 scelse definitivamente la propria collocazione all’interno del PSDI.
Fu Ministro del turismo e dello spettacolo (dal 1970 al 1972) e Ministro per il commercio con l’estero (dal 1972 al 1974).
Matteo Matteotti fu persona schiva, riservata.
Nonostante la sua lunga militanza parlamentare - fu deputato alla Assemblea Costituente e fu sempre eletto alla Camera dei deputati dalla I alla VIII legislatura - la sua passione politica emerge più dai suoi scritti, che dai discorsi parlamentari, che si andarono progressivamente diradando nel corso delle ultime legislature.
Ma fino agli ultimi anni della sua vita Matteotti è rimasto un punto di riferimento significativo per il socialismo italiano, al quale non fece mai mancare il suo sostegno, il suo sguardo critico sugli errori commessi assieme all’incoraggiamento e alla fiducia verso il futuro.

Fiorentino Sullo ha fatto parte della Camera, ininterrottamente, per 41 anni, come membro della Costituente e come deputato dalla I alla IX legislatura.
Di lui voglio ricordare l’attività instancabile, gli interventi puntuali e rigorosi in materia lavoristica e previdenziale, sui temi dei lavori pubblici e della giustizia amministrativa.
Il 5 luglio scorso la Camera ha approvato la riforma del processo amministrativo che ora torna al Senato per l’approvazione definitiva.
Credo sia doveroso ricordare che fu Sullo, nel 1984, a promuovere presso la Commissione Affari costituzionali della Camera un’intensa attività conoscitiva volta ad individuare le carenze, a proporre le soluzioni per una giustizia amministrativa moderna, capace di garantire in concreto i diritti del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione.
Sullo ebbe la capacità di comprendere in anticipo le trasformazioni della società italiana e di indicare soluzioni per alcuni grandi problemi del Paese.
All’inizio degli anni ’60 colse la portata e gli effetti dirompenti del tumultuoso sviluppo industriale sul tessuto civile e sociale dell’Italia.
Individuò nella riforma urbanistica uno strumento di governo essenziale per cogliere appieno le opportunità di crescita offerte dallo sviluppo industriale e per ridurre i rischi del degrado delle condizioni di vita derivanti dai processi di velocissima urbanizzazione. Egli si batté per una cultura del territorio e dello spazio urbano, contro il consolidamento della rendita parassitaria.
Il suo progetto si inseriva consapevolmente in una politica del cambiamento, capace di coniugare le esigenze dello sviluppo economico con i valori di giustizia e di coesione sociale.
A questo progetto ancorò una riflessione lucida sulla forma e sul ruolo dei partiti e su un quadro istituzionale adeguato alle trasformazioni della società italiana.
Nel 1964 propose lo scioglimento della sua corrente ritenendo indispensabile un’azione unitaria della Democrazia Cristiana.
Riflettendo sul rapporto tra Parlamento e Governo si espresse per l’adattamento del nostro sistema al modello tedesco. Nel 1972 scriveva: “Coloro che si assumono la responsabilità di far cadere un gabinetto, durante la legislatura dovrebbero presentare le carte in tavola ed esprimere in chiave positiva il loro disegno”.
Il Paese ha pagato un prezzo, negli anni della lunga transizione, per aver mancato obiettivi importanti come questi.

Ricordiamo oggi insieme i quattro colleghi scomparsi.
Attraverso le loro differenti, e per certi versi contrastanti, esperienze di vita politica, nel Parlamento italiano sono entrati interessi, bisogni, debolezze e aspirazioni del nostro Paese.
Al Parlamento italiano possono essere mosse molte critiche, ma nella storia repubblicana esso è stato l’unico luogo istituzionale in cui sono stati rappresentati tutti i problemi, tutte le identità, tutti i ceti sociali.
È stato l''unica sede istituzionale che ha visto rappresentati al suo interno tutti gli italiani, cittadini provenienti da ogni parte del Paese ed appartenenti a tutte le classi sociali.
Non c''è stato problema sociale che non sia stato portato in Parlamento, non c''è stata decisione del Governo di una qualche importanza che non sia passata attraverso il Parlamento prima di esplicare i suoi effetti nella società.
L''intrecciarsi delle culture, delle identità e delle esperienze che hanno dato vita al Parlamento repubblicano, la "stabilità" del Parlamento rispetto alle altre istituzioni della politica, hanno fatto delle Camere la sede permanente del raccordo tra società civile e governo e un potente fattore di consolidamento dell''unità nazionale.
I quattro illustri parlamentari che oggi ricordiamo sono stati con il loro impegno testimoni e attori allo stesso tempo di questa funzione civile della nostra Camera.