Presentazione della relazione annuale sull’attività svolta dall''Autorità garante della concorrenza e del mercato


Roma, 05/30/2000


*** Saluto del Presidente della Camera dei Deputati ***


La consuetudine di presentare nelle sedi del Parlamento le relazioni annuali delle Autorità indipendenti ha finora permesso di far conoscere ai cittadini, con il dovuto risalto, i risultati del lavoro di questi importanti organismi.
Questa consuetudine ha anche consentito di tenere aperto il dibattito sulla ragion d’essere e sui compiti delle Autorità indipendenti. Un dibattito, alimentato da idee e orientamenti diversi, che ha fatto maturare negli ultimi anni un bisogno di approfondimento e di maggiore conoscenza del fenomeno.
Questo bisogno è stato raccolto dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, che ha svolto sull’argomento una indagine conoscitiva e ne ha esposto i risultati in un documento conclusivo approvato il 4 aprile scorso.
I principali nodi problematici emersi sono: la spiccata proliferazione delle Autorità, verificatasi negli ultimi dieci anni, la forte disomogeneità tipologica dei diversi organismi, l’intreccio dei rapporti fra Autorità e fra Autorità e altri soggetti istituzionali.
Non ritengo opportuno entrare nel merito dei singoli aspetti messi in luce dall’indagine, anche in considerazione del fatto che uno dei temi centrali riguarda l’eventuale modifica del potere di nomina dei componenti delle Autorità, del quale sono oggi in diversi casi titolari i Presidenti delle Camere.
Vorrei, invece, cogliere questa occasione per indicare quelli che a mio avviso sono – al di là delle scelte e delle proposte che le diverse forze politiche faranno sulle singole questioni – gli assi sui quali si gioca il rapporto di equilibrio fra Autorità indipendenti e ordinamento democratico.

Il primo punto riguarda la ragion d’essere delle Autorità indipendenti.
Il documento conclusivo della indagine conoscitiva della Commissione affari costituzionali della Camera evidenzia come la istituzione delle Autorità nel nostro Paese sia stata legata non ad un disegno unitario di politica istituzionale ma alla necessità contingente di <>.
Credo che la legittimazione delle Autorità indipendenti non possa poggiare su una “fuga” dal circuito di responsabilità e di controllo che lega l’Esecutivo al Parlamento.
Se così fosse, le Autorità avrebbero un fondamento “autoreferenziale” e l’intero sistema democratico ne risulterebbe indebolito.
Le democrazie contemporanee sono caratterizzate da un continua e rapida evoluzione della tecnologia, dell’economia, dell’informazione. Sono società dinamiche, che hanno più conflitti e più complessità.
In questo quadro la funzione giurisdizionale, come potere “terzo” che interviene quando i conflitti si sono già aperti, rimane fondamentale, ma da sola non basta.
Sono necessari luoghi istituzionali capaci da un lato di prevenire i conflitti in posizione di indipendenza e dall’altra di intervenire in settori (come il mercato o l’applicazione di determinate tecnologie) nei quali l’esigenza di una funzione di controllo o di regolazione “neutrale” prevale sulla necessità di assumere scelte che implicano l’assunzione di responsabilità politiche.
In questi casi, sulla base di valutazioni parlamentari legate esclusivamente all’opportunità politica, e quindi sempre rivedibili, si possono legittimamente costituire autorità indipendenti. E’ questo, d’altra parte, l’indirizzo che viene anche dall’ordinamento comunitario.
La relazione che oggi viene presentata dimostra quanto sia utile in un Paese democratico avanzato la presenza di un soggetto indipendente, capace di svolgere funzioni di vigilanza e di controllo sui processi di trasformazione dell’economia, di privatizzazione e di apertura al mercato di settori strategici caratterizzati in passato dalla prevalenza della proprietà pubblica.
Non è un caso che i maggiori interventi (anche in termini di entità delle sanzioni irrogate) si abbiano in settori come l’energia elettrica, le ferrovie dello Stato, le telecomunicazioni.
Ma anche nei settori privati i problemi sono rilevanti. La frequenza di intese collusive fra imprese private e il peso non sempre positivo delle associazioni di categoria – sottolineati nella relazione - dimostrano come la concorrenza e il buon funzionamento del mercato non siano minacciati solo dallo statalismo e dai monopoli pubblici.

Il secondo punto, che vorrei mettere in luce, riguarda la collocazione delle Autorità nell’articolazione dei poteri dello Stato.
Sembra difficile ricondurre le Autorità indipendenti ad una sorta di “quarto potere” dello Stato, separato e sganciato dagli altri poteri.
Una eventuale disciplina costituzionale non potrà ridursi ad una clausola generale. Dovrà definire funzioni e limiti delle Autorità nel sistema democratico, per evitare di dare una indistinta copertura costituzionale agli organismi oggi esistenti e di aprire la strada ad una loro eterogenea e incontrollata proliferazione.
Occorre sciogliere il nodo della commistione di funzioni normative, amministrative e sanzionatorie che spesso si giustappongono in capo al medesimo soggetto. E’ questo profilo, infatti, che rende “ibride” alcune figure e incerta la loro collocazione nel nostro ordinamento.
Sciogliere questo nodo significa poter distinguere i diversi tipi di Autorità, separare i diversi aspetti di competenza e di responsabilità e stabilire in conseguenza la rilevanza costituzionale da dare a ciascuna figura.
Un punto che in ogni caso resta imprescindibile, ai fini del pieno inserimento delle Autorità nel sistema democratico, è quello della contestabilità delle loro decisioni in sede giudiziaria.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato afferma nella relazione che <>.
Naturalmente occorre evitare che la giustiziabilità delle decisioni delle Autorità si traduca in un ulteriore appesantimento del sistema giudiziario amministrativo e civile.
Per questo è necessario rafforzare nei procedimenti di decisione la partecipazione in contraddittorio dei soggetti coinvolti. In questo modo si previene la litigiosità in sede giudiziaria, ma si realizza anche una garanzia democratica per i cittadini.
E’ poi indispensabile che il pieno ed autonomo esercizio delle proprie funzioni da parte delle singole Autorità continui a svolgersi nel rigoroso rispetto del principio di competenza, sia nei rapporti tra Autorità che nei rapporti tra autorità e altri organi dello Stato.
Questo consente di evitare una moltiplicazione di decisioni e di interventi che andrebbero inevitabilmente ad appesantire la vita dei cittadini e delle imprese, ma consente anche di consolidare l’autorevolezza di cui godono oggi le decisioni delle Autorità indipendenti.