Presentazione del Rapporto annuale dell''Istat


Roma, 05/25/2000


*** Saluto del Presidente ***


L’appuntamento annuale di presentazione del Rapporto dell’ISTAT rappresenta. un momento chiave per conoscere lo stato effettivo delle cose nel nostro Paese.
Per il terzo anno consecutivo, questa presentazione avviene presso la Camera dei deputati, a sottolineare quanto i dati messi a disposizione dall’Istituto rappresentino per il Parlamento, una base indispensabile per la definizione delle strategie di intervento.
Per noi i dati ISTAT costituiscono il punto di partenza per i dossiers, ricerche, relazioni che i Servizi della Camera, in particolare il Servizio Studi, elaborano per le Commissioni parlamentari e per il singolo deputato per lo svolgimento dell’attività istituzionale.
La validità di questo strumento e della scienza statistica è più che mai evidente in un’epoca caratterizzata da un ininterrotto flusso di informazioni, poiché ci aiuta a ricondurre i fenomeni alle loro oggettive dimensioni, superando la confusione spesso determinata proprio dalla difficoltà di farsi un’opinione sulla base delle opinioni altrui pubblicate o trasmesse, dall’eccesso di notizie non sempre verificabili.
Il quadro complessivo della situazione del Paese nel 1999 verrà tracciato tra breve dal Professor Zuliani, Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica.
Dal Rapporto emerge la fotografia di un paese non privo di problemi, chi non ne ha, ma che è forte e vitale.
Cito solo due dati: uno relativo all’occupazione e l’altro ai conti pubblici.
L''Italia ha raggiunto per il secondo anno consecutivo un aumento dell’occupazione. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è infatti salito al 52,5%, registrando un aumento dell’1% contro lo 0,6% del 1998. Il numero degli occupati ha avuto un andamento crescente per tutto il 1999, sebbene più marcato nelle regioni del centro-nord rispetto al mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione si è significativamente ridotto su tutto il territorio nazionale, passando dall’11,9% di ottobre 1998 all’11,2% di gennaio 2000.
Le rigorose politiche di bilancio attuate dai governi negli ultimi anni hanno inoltre consentito di raggiungere anche nel 1999 un significativo miglioramento dei conti pubblici, offrendo al paese una maggiore possibilità di sviluppo. In particolare il rapporto tra deficit e PIL si è attestato all’1,9%, ad un valore cioè mai raggiunto negli ultimi 30 anni ed anche il rapporto tra debito e PIL è sceso al 114,9%, contro il 123,8% del 1994.

Il Rapporto ISTAT mette in luce, inoltre, la crescita del ruolo della donna. Il Rapporto individua nella donna uno dei principali motori della trasformazione della società italiana contemporanea. La donna italiana moderna è sempre più scolarizzata, sempre più attiva nel volontariato e nel mondo del lavoro, anche in lavori tradizionalmente considerati maschili. Sebbene il Rapporto identifichi una donna ancora parzialmente discriminata per possibilità di accesso al lavoro e retribuzione., esso riconosce tuttavia come la donna italiana sia particolarmente tutelata da una legislazione sulle lavoratrici madri tra le più avanzate d’Europa.

Malgrado i molti problemi ancora insoluti, il nostro paese ha dimostrato in questi anni di avere la forza e la capacità di uscire dalle arretratezze economiche, sociali e culturali che lo allontanavano dagli altri paesi europei, riuscendo a migliorare le condizioni generali di vita dei suoi cittadini. Non si tratta di un autocompiacimento, ma di un riconoscimento che ci viene dal Rapporto dell’ONU sullo Sviluppo Umano per l’anno 1999, dove l’Italia è tra i paesi che hanno conseguito i migliori risultati. In particolare, considerando i parametri relativi alle speranze di vita, all’alfabetizzazione, ai livelli di povertà e alla disoccupazione di lungo periodo, l’Italia si colloca al 5° posto tra i diciassette paesi più industrializzati, superando la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti.
E’ necessario proseguire in questo sforzo, individuando i risultati sui quali far leva per affrontare i problemi ancora irrisolti. L’efficacia e la qualità delle decisioni che verranno assunte non potrà prescindere dall’acquisizione di informazioni e dati certi che consentano la conoscenza della realtà sociale, politica, economica.
Ma è altrettanto importante fare in modo che all’immagine positiva dell’Italia, ormai accreditata a livello internazionale, corrisponda l’idea che dell’Italia abbiamo noi italiani. Oggi invece circola nel nostro paese una visione di noi stessi subalterna ad un complesso autodenigratorio piuttosto che frutto di valutazioni oggettive. L’autodenigrazione non solo è ingiustificata, poiché non trova riscontro nei fatti, ma è anche pericolosa perché fa nascere una sorta di individualismo amorale che caratterizza alcuni aspetti, seppure limitati, del nostro costume ed ha come causa ed effetto la deresponsabilizzazione. Abbiamo molte virtù; ma abbiamo anche qualche vizio. E l’onestà intellettuale impone di riconoscere tanto le prime quanto i secondi. Comunque è con le prime che possiamo battere i secondi.
I dati che oggi ascolteremo ci aiutano ad abbandonare i vecchi luoghi comuni, a rendere più forte l’etica della cittadinanza.