Commemorazione di Massimo D’Antona


Roma, 05/19/2000


*** Commemorazione di Massimo D''Antona a Palazzo di Montecitorio, Sala della Lupa ***


Ricordiamo oggi, ad un anno dal suo omicidio, il professor Massimo D’Antona.

Lo ricordiamo in questa sala prestigiosa, dove venne proclamata la Repubblica italiana, alla presenza del Capo dello Stato, perché dev’essere proprio delle virtù civili della Repubblica ricordare quelli che sono caduti per i suoi valori, uccisi dai suoi nemici.

Massimo D’Antona è stato uno di quegli uomini che, nel silenzio, hanno contribuito in modo determinante alla modernizzazione dell’Italia di fine secolo.

La sua figura ed il suo impegno dimostrano la possibilità di colmare il divario tra società civile e istituzioni politiche, e la possibilità che tra politica e conoscenze specialistiche si costruisca un rapporto di reciproca comunicazione nell’interesse del Paese.

Il terrorismo ha colpito D’Antona, come ha colpito nel passato altri uomini che, al pari di lui, compivano questa fondamentale opera di coesione civile.

Non sappiamo ancora che peso abbia l’organizzazione che lo ha ucciso. Ma sappiamo che uccidere un uomo inerme è cosa tanto facile quanto vile.

La cosa terribile accade quando nella mente di qualcuno nasce l’idea di uccidere una persona inerme perché quella persona sta svolgendo quell’opera di coesione civile.

In quel momento si minaccia la vita umana, che nessuno può toccare, e si minaccia, insieme, il valore della cittadinanza intesa come partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, come prevede l’articolo 3 della Costituzione.

Perciò l’unità delle istituzioni, dei cittadini e delle forze politiche contro il terrorismo, nel rispetto delle regole dello stato di diritto, è un dovere di cittadinanza prima che una necessità politica.

Ricordare D’Antona, in questo contesto, non è una cerimonia.

E’ compiere a nostra volta, tutti insieme, davanti a chi rappresenta la Repubblica, la sua unità ed i suoi valori, un atto di coesione civile ed una testimonianza della fiducia nella capacità dell’Italia di lottare contro il crimine, di far prevalere la giustizia, di confermare il valore della memoria come espressione della continuità tra i vivi ed i morti, nell’impegno per gli stessi ideali.



Ringrazio il professor Umberto Romagnoli che ha cortesemente accettato l’invito della Camera dei Deputati e lo invito a prendere la parola.