16 maggio 1998


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Discussione della proposta di legge di iniziativa dei ragazzi Giacomo Concina, Andrea Marcon, Francesco Piraino, Alex Sperandio e Francesco Stevanato del Liceo scientifico «Ugo Morin» di Mestre, Venezia (Veneto): Insegnamento della disciplina «Cultura religiosa» nelle scuole di ogni ordine e grado (n. 105).

PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame della proposta di legge n. 105, di iniziativa dei ragazzi Giacomo Concina, Andrea Marcon, Francesco Piraino, Alex Sperandio e Francesca Stevanato del Liceo scientifico «Ugo Morin» di Mestre (Venezia): Insegnamento della disciplina «Cultura religiosa» nelle scuole di ogni ordine e grado (per il testo della proposta di legge vedi l'allegato).
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare lo studente Francesco Stevanato che, in qualità di relatore, illustrerà la proposta.

FRANCESCO STEVANATO, Relatore. Signor Presidente, cari colleghi, affinché le motivazioni, gli obiettivi e l'articolazione della proposta presentata dal nostro gruppo possano emergere con maggiore chiarezza, partiremo da un quadro storico della questione relativa all'insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana, con particolare riguardo all'istruzione secondaria di secondo grado.
Nel Concordato con la Santa Sede del 1929 si affermava la centralità dell'insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole pubbliche sia elementari che medie, restandone dispensati solo quanti ne avessero fatto domanda scritta.
Nell'accordo del 1984, modificativo dei Patti lateranensi, e ratificato nel 1985, lo Stato, pur continuando a garantire l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, offriva la possibilità di scegliere se avvalersene o meno. Ciò per ottemperare alla Costituzione repubblicana del 1848 e in particolare all'articolo 33 in cui si afferma la libertà dell'arte e della scienza di cui è libero l'insegnamento e all'articolo 8 che dichiara tutte le confessioni religiose ugualmente libere davanti alla legge.
Nasceva a questo punto un lungo dibattito relativo alla necessità di contemperare il rispetto delle scelte delle famiglie con il diritto di tutti gli alunni di fruire di un uguale tempo-scuola. Di qui la molteplicità delle proposte relative alle attività alternative all'insegnamento della religione cattolica.
Mentre le circolari ministeriali successive fornivano indicazioni attuative di tali attività alternative, nella pratica scolastica quotidiana emergevano in modo clamoroso le difficoltà organizzative e pratiche. Né contribuirono a risolvere il problema due sentenze della Corte costituzionale del 1989 e del 1991 che, affidando non al legislatore ma alle singole scuole l'organizzazione della materia, riconoscevano altresì la facoltà degli alunni di non presentarsi a scuola o di allontanarsene, facendo quindi cadere il principio dell'uguale tempo scolastico.
Gli effetti di tali sentenze non hanno prodotto miglioramenti sul piano organizzativo. Viceversa i problemi sono stati accresciuti dal progressivo aumento della scelta da parte degli alunni di non avvalersi dell'insegnamento religioso. Solo nel nostro istituto in meno di dieci anni si è passati da una quota del 12 per cento ad una del 40 per cento. Si deve attribuire questo fatto sempre ad una libera scelta di coscienza o piuttosto ad una forma di disimpegno.



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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUCIANO VIOLANTE (ore 12,10).

FRANCESCO STEVANATO, Relatore. Quanto hanno pesato motivate scelte di ordine religioso e etico e quanto invece calcoli opportunistici di un'ora in più di libertà?
Se si calcola poi che le scelte di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica si traducono nella maggior parte dei casi in forme di studio individuale o nella non presenza a scuola, si possono facilmente comprendere i disagi creati alla normale vita didattica da tali consistenti gruppi in perenne spostamento all'interno dell'edificio scolastico.
Da questa situazione contigente, ma generalizzata in tutte le scuole italiane, è emerso il nucleo della proposta che sto illustrando: istituire un'attività alternativa obbligatoria per tutti gli studenti che abbiano deciso di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica. L'obbligatorietà, lungi dal ledere un diritto, ristabilirebbe non solo e non tanto il principio, originariamente sottolineato, di fruire di un uguale tempo-scuola, ma anche di una parità di condizioni nei vari momenti della vita scolastica, compreso, ad esempio, quello degli scrutini. Infatti, essendo prevista una valutazione, sia pure registrata separatamente rispetto alle materie curricolari, lo studente potrebbe contare, in sede di scrutinio finale, su un numero di docenti pari a quelli previsti per gli alunni che dell'insegnamento della religione si avvalgono. D'altro canto, indicando un'attività come obbligatoria ci è sembrato necessario definirne l'argomento, per evitare che si ricadesse negli equivoci e nella confusione successivi al 1985, di cui si è parlato in precedenza. La scelta della cultura religiosa come oggetto dell'attività alternativa discende direttamente dalla constatazione di come le religioni siano una dimensione essenziale della storia e del patrimonio culturale e spirituale di un popolo dalla quale non si può prescindere. Di conseguenza, proprio in questo periodo in cui l'Italia si inserisce in scenari diversi da quelli esistenti all'epoca delle pronunce della Consulta, aprendosi al confronto strettissimo e vitale con gli altri paesi europei, insieme ai quali sta perfezionando il cammino dell'integrazione con quelli extracomunitari, ci pare che il compito di una scuola pluralista sia formare i cittadini forniti di conoscenze essenziali sulla cultura degli altri e perciò capaci di confrontarsi con le differenti risposte che gli uomini hanno dato, in tempi e luoghi diversi, ai grandi interrogativi del loro esistere. Infatti, solo dalla conoscenza nascono la tolleranza, il rispetto degli altri ed il confronto, che sono valori fondamentali su cui si fonda la democrazia, come sostiene Norberto Bobbio.
È quindi evidente il carattere assolutamente non confessionale, come peraltro accade anche nell'insegnamento della religione cattolica, della disciplina «cultura religiosa», che non si propone certo di sollecitare l'adesione degli alunni ad una determinata fede, ma di fondare una conoscenza scientifica e critica del fenomeno religioso nel suo profilo storico, culturale e sociale.
Inoltre, se si accetta che la cultura religiosa costituisca l'opzione alternativa ad un corso specifico di religione cattolica, anch'essa deve essere considerata come disciplina scolastica ordinaria, che preveda quindi una valutazione dell'interesse e del profitto, sia pure registrata con modalità particolari, alla stessa stregua dell'insegnamento della religione cattolica.
Per quanto concerne la scelta dei docenti destinati ad impartire questo insegnamento, ci è sembrato di poterli individuare negli insegnanti di materie letterarie o di storia e filosofia che vantino nel loro curriculum di studi un esame di storia delle religioni o che, secondo la valutazione del capo di istituto, presentino competenze scientifico-pedagogiche e motivazioni necessarie allo svolgimento di tale insegnamento.
L'impegno didattico aggiuntivo potrebbe concorrere al completamento orario delle cattedre, che prevede delle ore a

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disposizione della scuola, evitando quindi oneri aggiuntivi a carico delle finanze statali.
Questo è il senso complessivo ed il dettaglio della nostra proposta. Vogliamo che sappiate che essa è il risultato di un lavoro condotto da alunni che sul problema hanno operato scelte diverse, ma che vivono le difficoltà della situazione e ad essa cercano di trovare una soluzione. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio molto.
Devo dirvi, ragazzi, che d'ora in poi dovremo essere un po' più precisi nel rispetto dei tempi, in quanto siamo andati un po' oltre il previsto: non fa nulla, ma d'ora in avanti dovremo essere, ripeto, molto precisi, perché alle 13, come sapete, andrà in onda il telegiornale della seconda rete RAI, che sta ora trasmettendo in diretta la nostra seduta. Si tratta, quindi, di un termine che non può essere superato. Vi chiedo quindi scusa anticipatamente, ma sarò più rigoroso.
La prima iscritta a parlare è la studentessa Elisa Marinelli, dell'Istituto tecnico commerciale «Donati» di Fossombrone (Pesaro). Ne ha facoltà.

ELISA MARINELLI, (Istituto tecnico commerciale «L. Donati» di Fossombrone - Pesaro). Possedere una solida cultura religiosa è indispensabile, sia per esercitare con consapevolezza la propria libertà di cui all'articolo 19 della Costituzione, sia per favorire e promuovere la tolleranza e l'integrazione sociale. Pertanto, a nostro parere, è discriminatoria la prassi, consolidata nelle scuole, di non offrire alternative a quegli studenti che non frequentano le lezioni di religione cattolica. Con particolare riferimento alla nostra classe, tutti i ragazzi si avvalgono dell'insegnamento della religione, che viene impartito senza alcuna finalità catechistica, garantendo il pluralismo tramite il confronto dei vari culti e di tutte le opinioni. In sostanza, non si tratta di religione cattolica in senso stretto, ma di vera e propria cultura religiosa. Ne deriva che seguiamo con interesse questa disciplina, perché la sentiamo rispondente ad una nostra profonda esigenza spirituale e culturale. Pertanto auspichiamo che un tale insegnamento sia offerto ad ogni studente, al fine di garantire a tutti le stesse opportunità di conoscenza, nel rispetto della libertà di pensiero (Applausi).

PRESIDENTE. D'ora in poi dovreste concludere i vostri interventi nel momento in cui suono il campanello; se vi restano parti ancora da leggere, potrete consegnarne il testo agli stenografi, che lo riporteranno nel resoconto stenografico della seduta.
È iscritto a parlare lo studente Gabriele Cerri dell'Istituto tecnico commerciale «De Simoni» di Sondrio. Ne ha facoltà.

GABRIELE CERRI, (Istituto tecnico commerciale «A. De Simoni» - Sondrio). Il nostro intervento, contrario alla proposta del Liceo scientifico «Ugo Morin» di Mestre, inerente all'insegnamento della cultura religiosa nelle scuole, intende sviluppare le seguenti riflessioni. In primo luogo, a nostro avviso tale proposta, se accolta, lederebbe i principi della libertà di aconfessionalità espressa dalla Costituzione negli articoli 2, 7 e 8, atteso che gli alunni sarebbero comunque costretti a frequentare corsi inerenti alla cultura religiosa anche se disinteressati a tali tematiche.
In secondo luogo, nel caso in cui tale proposta fosse accettata, si creerebbe un ulteriore problema, rappresentato dalla formazione di personale docente: a nostro avviso, infatti, è bene che il personale docente in questione sia in possesso di laurea specifica e non di un solo esame di storia delle religioni, magari sostenuto esclusivamente per avere maggiori possibilità lavorative.
Per questo motivo noi diciamo no (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la studentessa Rita Catalano dell'Istituto tecnico commerciale «Alaimo da Lentini» di Lentini (Siracusa). Ne ha facoltà.



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RITA CATALANO, (Istituto tecnico commerciale «Alaimo da Lentini» di Lentini - Siracusa). Sono felice di salutare tutte le persone presenti in aula. Mi chiamo Rita e prendo la parola a nome dei ragazzi della mia classe, la II E dell'Istituto tecnico commerciale «Alaimo» di Lentini.
Nonostante la nostra proposta oggi non venga dibattuta, devo dire che abbiamo accolto con molto interesse - anzi, con partecipazione emotiva - la proposta del Liceo scientifico di Mestre, perché ci ha indotto a riflettere e ad emergere da una situazione di disagio fino ad ora avvertita confusamente, causata dall'insegnamento della religione cattolica nella scuola che si proclama, e deve essere, laica, e dall'allontanamento dall'aula, discriminante, di coloro che non si avvalgono del predetto insegnamento. Dico «discriminante» perché - come fanno notare gli studenti di Mestre - per quei ragazzi non è prevista alcuna attività curricolare sostitutiva e quel vuoto didattico viene sentito da noi ragazzi come un vuoto da «paria»!
Già da tempo, dopo aver studiato con la nostra insegnante di diritto lo spirito di equità e tolleranza che anima la legge fondamentale della nostra nazione, avevamo percepito lo strano privilegio concesso alla Chiesa cattolica come una discrepanza, una falla in questa linea costituzionale.
Studiando con la nostra insegnante di lettere Voltaire ed il suo Dizionario filosofico, abbiamo fatto nostra questa cultura della tolleranza, del superamento di pregiudizi favorito dalla conoscenza...

PRESIDENTE. Mi dispiace di doverla interrompere, ma comunque applaudiamo ugualmente la nostra amica, che è stata la prima vittima del tempo (Applausi).
Le chiedo scusa, ma può consegnare agli stenografi la parte conclusiva del suo intervento, che sarà comunque pubblicata nel resoconto stenografico della seduta odierna; questo avviene anche nelle sedute ordinarie della Camera.

RITA CATALANO. (Parte conclusiva dell'intervento, depositata presso gli uffici). Proprio questo ci propongono i ragazzi di Mestre: una crescita culturale ed umana, lo studio di religioni diverse dalla nostra, ma presenti in tutto il mondo, uno studio che più che mai oggi ci farebbe sentire europei.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la studentessa Cinza Ganassali dell'Istituto tecnico commerciale per geometri «Calamandrei» di Codogno (Lodi). Ne ha facoltà.

CINZIA GANASSALI, (Istituto tecnico commerciale per geometri «P. Calamandrei» di Codogno - Lodi). Pur riconoscendo che l'unico insegnamento di religione impartito nelle scuole italiane è quello cattolico, ritengo, sulla base della mia esperienza personale, che nella prassi didattica esso sia già orientato in una direzione interculturale. Nel mio istituto si tende, infatti, a privilegiare non tanto una confessionalità dogmatica, quanto il metodo di una fenomenologia comparata, allo scopo di individuare identità e differenze tra le varie religioni, proprio per coglierne le specificità.
Per questo giudico inopportuno e non funzionale attivare una materia denominata «cultura religiosa», perché dubito fortemente che essa abbia il potere di richiamare in aula coloro che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica. Pertanto, invito tutti a votare contro (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare lo studente Domenico Squillace del Liceo scientifico statale «Guerrisi» di Cittanova (Reggio Calabria). Ne ha facoltà.

DOMENICO SQUILLACE, (Liceo scientifico statale «M. Guerrisi» di Cittanova - Reggio Calabria). Esimio signor Presidente, onorevoli colleghi, nelle nostre classi, accanto a noi, fianco a fianco, fin dalle scuole elementari o anche prima, è diventato normale trovare ragazzi di religione ebrea, islamica, buddista e indù, senza

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contare le presenze di numerosi geoviti, metodisti, evangelici e valdesi. Di fronte a classi così composite, il solo insegnamento - scelto o non scelto, obbligatorio o non obbligatorio - della religione cattolica potrebbe apparire, a nostro avviso, un privilegio, anche se non lo è.
Pertanto, sarebbe, secondo noi, preferibile affiancare a tale disciplina una nuova materia d'insegnamento denominata «cultura religiosa» che comprenda i contenuti di tutte le altre confessioni religiose. In effetti, noi riteniamo che lo studio delle diverse religioni integri il discorso storico-filosofico che da sempre viene fatto nelle nostre scuole; inoltre, la possibilità, per lo studente, di conoscere e confrontare le varie religioni porta ad una forte riflessione interiore, da sempre punto di partenza per la nascita della coscienza di sé come essere vivente. Ben diversa sarebbe, ci auguriamo, l'ottica con cui si guarderebbe al variegato mondo dell'uomo e, forse, ciò contribuirebbe, come ha detto qualcuno, a creare un nuovo e superiore livello esistenziale.
Per questo ci dichiariamo d'accordo con la proposta, fatta dai nostri colleghi di Mestre, di introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado una disciplina denominata «cultura religiosa». Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la studentessa Federica Sinigaglia, dell'Istituto tecnico femminile statale «Einaudi» di Badia Polesine (Rovigo). Ne ha facoltà.

FEDERICA SINIGAGLIA, (Istituto tecnico femminile statale «L. Einaudi» di Badia Polesine - Rovigo). Colleghi, la proposta di legge in discussione affronta una questione di indubbia rilevanza per la scuola italiana e la società civile in vista del prossimo millennio. Il principale merito della stessa è quello di riaprire il problema dell'educazione religiosa, suggerendo una soluzione di ampio respiro culturale. Si ritiene anche di poter interpretare nel modo migliore le intenzioni degli onorevoli colleghi proponenti, suggerendo un emendamento all'articolo 1 che proponga l'insegnamento della disciplina individuata e denominata «cultura religiosa» a tutti gli studenti, non solo a quelli che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica, in considerazione della necessità di dover favorire nella scuola che si avvia verso l'anno 2000 la diffusione di valori di tolleranza, rispetto e solidarietà, superando le divisioni che anche nel passato sono esistite in campo religioso.
A nostro avviso lo studio della disciplina in discussione, la cultura religiosa, favorisce la diffusione di tali valori nella società e quindi non va limitata soltanto agli studenti che non studiano la religione cattolica, ma estesa a tutti con adeguato spazio nel curriculum scolastico (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la studentessa Elena Ghelli, dell'Istituto tecnico commerciale «Capitini» di Agliana (Pistoia). Ne ha facoltà.

ELENA GHELLI, (Istituto tecnico commerciale «A. Capitini» di Agliana - Pistoia). Signor Presidente, colleghi, con il presente intervento, a nome della classe 1a B (Igea) dell'Istituto tecnico commerciale «Aldo Capitini» di Agliana, esprimo piena adesione alla proposta di legge formulata dagli alunni del liceo scientifico «Ugo Morin» di Mestre relativa all'introduzione, nell'ordinamento scolastico, della materia «cultura religiosa» per gli alunni non avvalentisi dell'insegnamento della religione cattolica.
È noto infatti che, attualmente, l'insegnamento della religione cattolica nella scuola è previsto soltanto per gli alunni che lo desiderino, e che per agli altri non è previsto - istituzionalmente - lo studio di una disciplina alternativa.
La proposta di legge suddetta tende pertanto a colmare tale grave lacuna dell'ordinamento scolastico, e propone lo studio di una disciplina di massimo interesse per gli alunni di ogni indirizzo.
La presentazione di nozioni relative alla storia, alla diffusione ed alle peculiarità delle religioni attualmente professate nel mondo infatti, dà modo di capire

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come e quanto il fenomeno religioso abbia contribuito a fare e a condizionare la storia; si permette così agli alunni di apprendere le nozioni fondamentali di religioni professate da centinaia di milioni di persone nel mondo, i cui principi sono sostanzialmente sconosciuti alla massa degli studenti italiani.
La proposta di legge in oggetto, infine, risponde totalmente ai principi costituzionali, secondo i quali «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di religione» e «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge»; permettendo così ad ogni alunno una piena ed effettiva libertà di scelta che è di fatto negata secondo la normativa vigente.
Per questi motivi, la classe 1a B (Igea) dell'Istituto tecnico commerciale «Aldo Capitini» di Agliana esprime pieno ed incondizionato appoggio al disegno di legge summenzionato, e voterà - con i suoi cinque rappresentanti - in senso favorevole allo stesso. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare lo studente Agostino Pugliese, dell'Istituto professionale di Stato per i servizi commerciali e turistici di Tropea (Vibo Valentia). Ne ha facoltà.

AGOSTINO PUGLIESE, (Istituto professionale di Stato per i servizi commerciali e turistici di Tropea - Vibo Valentia). Signor Presidente, la tolleranza e la libertà religiosa costituiscono una delle tappe fondamentali dello Stato democratico. Tra i principi fondamentali la nostra Costituzione afferma l'uguaglianza dei cittadini, qualunque sia la religione professata. Il nuovo Concordato, tenendo conto di questi principi, ha modificato le norme del 1929, tra l'altro rendendo facoltativo e non più obbligatorio l'insegnamento della religione cattolica nella scuola.
La proposta di legge presentata dal liceo scientifico di Mestre non ci convince innanzitutto perché rappresenta un passo indietro per quelle famiglie che non intendono avvalersi dell'insegnamento religioso nelle scuole. Inoltre contrasterebbe con chi non intende avvalersi dell'insegnamento dell'ora di religione cattolica e quindi vuole decidere autonomamente di questo tempo.
Crediamo che una soluzione possibile potrebbe essere trovata nell'ambito della prossima autonomia scolastica. L'attuale ora di religione, sempre per chi volesse avvalersene, potrebbe diventare l'ora di disciplina «cultura religiosa». Temiamo invece che la proposta intenda risolvere, seppure implicitamente, il problema di qualche dirigente scolastico sulla vigilanza e la responsabilità per quei ragazzi che, non frequentando la lezione, sono liberi e non soggetti a controlli.
Infine non possiamo fare a meno di rilevare il contrasto evidente tra quanto affermato dalla proposta di legge e la nuova realtà che si andrebbe a creare.
Esprimiamo dunque il nostro voto contrario alla proposta di legge volta ad istituire la disciplina «cultura religiosa» nelle scuole di ogni ordine e grado. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di parlare il ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, onorevole Luigi Berlinguer, per esprimere il parere sulla proposta.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Il Governo è convinto che la proposta di legge tenda a colmare un vuoto che si registra nell'attuale organizzazione scolastica del nostro paese. Infatti, la possibilità di accostarsi alle religioni con il tempo e l'attenzione necessari deve costituire nella scuola un'opportunità importante sia per la rilevanza che ha nel nostro paese la religione cattolica sia per la necessità di conoscere e riconoscere altre culture ed altre tradizioni religiose, che da secoli fanno parte integrante della nostra storia e che - come è stato rilevato in questo penetrante dibattito - entreranno sempre

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più a far parte della nostra società. Si tratta dunque di un aspetto fondamentale che pone in essere la realtà stessa della nuova scuola.
Ciò detto, debbo esprimere con la massima sincerità la valutazione del Governo in ordine alla proposta di legge. Innanzitutto faccio presente che vi sono due sentenze della Corte costituzionale che dichiarano, per gli studenti non avvalentesi, lo stato di non obbligo. Quindi, si è determinato un vincolo che, al momento attuale della giurisprudenza costituzionale, non è superabile con legge ordinaria. Vi è quindi il rischio che si approvi una legge che poi la Corte costituzionale possa considerare illegittima. Pertanto, chi legifera deve tener conto di tali aspetti.
In secondo luogo, osservo che la soluzione del problema, sicuramente importante e valido dal punto di vista formativo, educativo e culturale, può non essere necessariamente quella proposta. Infatti, quest'ultima si fonda sullo schema rigido della scuola tradizionale, nella quale la composizione della classe resta continuamente identica a se stessa. Faccio presente che l'approvazione da parte del Parlamento della legge sull'autonomia, nonché i primi decreti attuativi, hanno posto in essere una nuova organizzazione scolastica - ovviamente in itinere - che crea le condizioni per la rottura del gruppo classe e quindi determina la possibilità, per molte discipline, di una riorganizzazione delle classi che possono ricomporsi diversamente nel corso dell'intero anno scolastico. Inoltre, la nuova normativa consente l'aumento dell'offerta formativa e quindi la premessa per l'introduzione, nell'ambito del processo educativo e formativo della giornata e della settimana scolastiche, di attività che possano permeare di sé l'insieme dell'offerta formativa.
Vengo ora ad una terza questione: nutro qualche dubbio in ordine al fatto che la cultura religiosa debba rappresentare una particolare disciplina o una particolare materia di insegnamento. Infatti essa potrebbe essere ricompresa nell'ambito dello svolgimento di una serie di altre attività di tipo curriculare.
Per tutte queste ragioni, il Governo ritiene che, se non si modificasse radicalmente il testo eliminando in particolare l'espressione «gli studenti sono tenuti a frequentare», che comporta un obbligo che contrasta con la sentenza della Corte, e se non si tenesse conto delle opportunità offerte dall'autonomia scolastica, quindi dalla riforma in atto, non potrebbe porsi in essere una legislazione ordinaria che confliggerebbe con la Costituzione e pertanto non si sarebbe in grado di esprimere un parere favorevole (Applausi).

PRESIDENTE. Si è così concluso l'esame della proposta di legge.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 105, testé esaminata.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:
«Insegnamento della disciplina 'cultura religiosa' nelle scuole di ogni ordine e grado» (105):

Presenti 515
Votanti 431
Astenuti 84
Maggioranza 216
Hanno votato 80
Hanno votato no 351
(È respinta).

Mai il Governo ha avuto un consenso così ampio...!
Si è così concluso l'esame delle proposte di legge iscritte all'ordine del giorno.
Ricordo che la proposta di legge n. 53 sul turismo scolastico nei parchi ha ottenuto 395 voti favorevoli; la proposta di legge n. 61 per il recupero e la riabilitazione dei minorenni che compiono reati, 312 voti favorevoli; la proposta di legge n. 85 per l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate ha ricevuto 420 voti favorevoli, mentre la proposta di legge n. 6 sull'esperienza lavorativa estiva

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presso le aziende artigiane ha avuto 328 voti favorevoli. Sono state invece respinte due proposte di legge, cioè la n. 68 sulla banca del tempo con 375 voti contrari e la n. 105 relativa all'insegnamento della disciplina «cultura religiosa» nelle scuole di ogni ordine e grado con 351 voti contrari.
Le due proposte che hanno conseguito il maggior numero di voti sono la proposta di legge n. 85 per l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate e la proposta di legge n. 53 recante benefici per sviluppare il turismo scolastico nei parchi.
Nel congratularmi con i presentatori, ricordo - come ho già detto all'inizio della seduta - che i deputati membri dell'Ufficio di Presidenza della Camera hanno assunto l'impegno a far sì che queste due proposte siano tradotte in veri e propri progetti di legge, che saranno presentati e discussi presso questo ramo del Parlamento (Applausi).
Poiché abbiamo ancora pochissimi minuti a disposizione, do la parola ai colleghi presenti per un breve saluto.