Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 853 del 6/2/2001
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(Stabilimento Cirio di Pagani - Salerno)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Selva n. 3-05003 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 2).
Il sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato e il commercio con l'estero ha facoltà di rispondere.


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CESARE DE PICCOLI, Sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato e per il commercio con l'estero. L'attenzione con la quale il Ministero dell'industria ha seguito le problematiche della Cirio, sostanzialmente legate all'avvio di un piano di ristrutturazione aziendale, ha determinato, dopo diversi incontri svoltisi tra le parti, la definizione di un accordo sottoscritto presso il Ministero nel mese di febbraio dello scorso anno.
In tale accordo, sulla base delle linee strategiche del piano industriale quinquennale illustrato alle organizzazioni sindacali, è stato evidenziato che il piano è rivolto alla creazione di un gruppo alimentare di respiro internazionale avente come core business le conserve e incentrato sulle seguenti linee di intervento: il rafforzamento del marchio Cirio in Europa attraverso rilevanti investimenti commerciali e di comunicazione; la realizzazione di una nuova struttura societaria attraverso lo scorporo del ramo d'azienda conserviero della Cirio Spa, con sede a San Polo di Podenzano; la razionalizzazione ed il rafforzamento degli assetti produttivi attraverso la creazione di due poli integrati e strategici, uno a San Polo di Podenzano e l'altro a Caivano, con investimenti tecnici per circa 57 miliardi di lire. Infine, vi è la conferma del ruolo centrale della ricerca e dello sviluppo del prodotto Cirio.
Condivisa l'importanza della creazione di un polo industriale efficiente e tecnologicamente diversificato nel Mezzogiorno, l'azienda ha previsto per Caivano una capacità produttiva a regime di 150 mila tonnellate di materia prima trasformata, distribuita su un'ampia gamma di prodotti che, partendo dai tradizionali pelati e concentrati, si consolidi sui prodotti moderni (passate e polpe) ed abbia le basi per la produzione di ricettati e di prodotti innovativi.
In conseguenza del processo di ristrutturazione aziendale, è stata prevista la dismissione dell'attività produttiva dello stabilimento di Pagani ed il trasferimento presso lo stabilimento di Caivano degli impianti e del personale, a cui è stata riconosciuta - a titolo di superminimo non assorbibile - la somma annuale di lire 6 milioni. L'accordo sottoscritto ha anche previsto, per quattro operai ed un impiegato dello stabilimento di Pagani, la risoluzione del rapporto di lavoro, previo espletamento delle procedure di mobilità di cui agli articoli 4, 5 e 24 della legge n. 233 del 1991. La Cirio Spa ha cessato completamente l'attività produttiva nello stabilimento di Pagani alla fine dell'ottobre scorso.

PRESIDENTE. L'onorevole Mussolini, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, non si può certamente esprimere soddisfazione rispetto agli insufficienti interventi del Governo, soprattutto nel Mezzogiorno. Si parla tanto di nuova economia e si fanno convegni in proposito (proprio ieri abbiamo partecipato ad un convegno sulla new economy al sud), ma assistiamo ancora a fenomeni di chiusura degli stabilimenti: questo è uno dei tanti casi che, purtroppo, si verificano nel Mezzogiorno.
Si parla di mobilità, ma in realtà stiamo assistendo ad una nuova emigrazione, dopo quella che si è avuta negli anni cinquanta e sessanta: esiste un divario molto netto tra nord e sud, ma questo non significa che non vi siano volontà e persone disposte ad investire e a capitalizzare nel Mezzogiorno. Nascono moltissime imprese, ma troppo spesso a causa della pressione fiscale e di problemi che sono antichi (la carenza di infrastrutture e soprattutto la criminalità organizzata, anzi, direi «straorganizzata») le aziende sono costrette a chiudere.
Signor sottosegretario, si parla di mobilità, ma un conto è considerare lo status di lavoratore stagionale (si parla di 350 lavoratori stagionali), un altro è considerare che vi sono 35 famiglie (con tutto l'indotto che ne deriva) costrette a spostarsi; soprattutto bisogna considerare che tra i lavoratori vi sono alcune donne e ciò rappresenta un problema in più, in


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quanto si deve tener conto delle diversità tra un lavoratore di sesso maschile ed un lavoratore di sesso femminile.
In conclusione, non ci riteniamo soddisfatti della risposta del Governo, anche perché troppo spesso, per il Mezzogiorno, si è fatta una politica di annunci: il Governo ha detto di avere cento idee per il sud, ma neanche una è stata messa in pratica.

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