Allegato A
Seduta n. 853 del 6/2/2001


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INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

(Sezione 1 - Richiesta avvio procedimento disciplinare nei confronti di magistrati)

A) Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
dopo la requisitoria che i pubblici ministeri Claudiani e Marzella hanno svolto, a porte chiuse presso il Tribunale di Modena il 16 e 17 maggio scorso, il parroco di Staggia e San Biagio (Modena), don Giorgio Govoni, per il quale erano stati chiesti quattordici anni di carcere, è stato stroncato da un infarto;
don Giorgio Govoni, accusato dai magistrati sulla base delle dichiarazioni di un gruppo di bambini di essere a capo di una setta satanica, dedita alla violenza sui minori ed alla celebrazione di messe nere nei cimiteri, durante le quali sarebbero stati torturati ed uccisi un numero imprecisato di bambini, si era sempre proclamato innocente ed aveva avuto la piena solidarietà del vescovo di Modena, dei parroci, della comunità parrocchiale, di tutti i cittadini dei comuni della bassa modenese in cui esercitava il suo ministero;
oltre alla dichiarazione dei bambini non è stato fornito alcun riscontro che potesse dimostrare che don Giorgio Govoni era una personalità criminale tale da meritarsi una richiesta di quattordici anni di carcere -:
se, in seguito alla verifica del contenuto delle requisitorie dei pubblici ministeri non ravvisi la sussistenza di elementi tali da giustificare l'avvio di un procedimento disciplinare.
(2-02416) «Giovanardi».
(22 maggio 2000)

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 5 giugno 2000 il tribunale di Modena ha condannato a lunghe pene detentive gli imputati in un processo per pedofilia;
contestualmente il tribunale ha dichiarato non doversi procedere per morte del reo a carico di don Giorgio Govoni, parroco di Staggia, stroncato da un infarto il giorno dopo che i pubblici ministeri avevano chiesto per lui 14 anni di reclusione, riconoscendolo come il capo di una setta satanica specializzata in abusi sessuali su bambini e bambine;
tutto il processo è stato istruito sulle dichiarazioni di numerosi bambini, tolti alle famiglie dai servizi sociali, dichiarazioni nelle quali i bambini hanno progressivamente parlato di riti satanici avvenuti di giorno e di notte nei cimiteri della bassa modenese e addirittura di bambini loro coetanei, alcune volte indicati anche con nome e cognome, violentati, fatti a pezzi, con la testa tagliata dal busto, appesi a dei ganci


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eccetera, racconti ritenuti verosimili dai pubblici ministeri in quanto ogni anno spariscono in Italia un certo numero di minorenni, mentre le indagini non hanno riscontrato nella bassa modenese nessuna sparizione di bambini, né morti sospette;
oltre a don Giorgio Govoni altri sacerdoti, e persino il vescovo di Crema, sono stati riconosciuti dai bambini come il diavolo che li portava a partecipare ai riti satanici; nel corso del processo le perizie mediche, che avrebbero dovuto stabilire se sui bambini fosse stato effettivamente compiuto abuso, sono state del tutto controverse, avendo alcuni periti addirittura negato che i bambini avessero mai subito violenze;
si è arrivati così alla vigilia della sentenza, all'incredibile situazione di un imputato, don Giorgio Govoni, difeso da un parte pubblicamente e solennemente dall'arcivescovo di Modena, da tutto il clero della diocesi, dai suoi parrocchiani, dai cittadini dei comuni della bassa modenese e dagli amministratori comunali, senza che una sola voce si sia alzata nella società civile per mettere in dubbio la limpidezza del suo comportamento di uomo e sacerdote, e, dall'altra, accusato soltanto dai bambini sottratti alle famiglie, che inizialmente però avevano parlato di un Giorgio sindaco, medico, con la tonaca,come la figura che guidava i pedofili;
dopo la morte per infarto di don Govoni, avvenuta il giorno dopo la richiesta dei pubblici ministeri di 14 anni di reclusione, uno dei membri del collegio giudicante ha dichiarato testualmente al giornale Ultime Notizie, che il tragico evento «non cambierà il giudizio che avevo maturato» -:
i motivi per i quali non sia stato contestato agli imputati il reato di omicidio, sulla base dei ripetuti e circostanziati racconti dei bambini, definiti verosimili dai pubblici ministeri;
se ritenga che sia stato rispettato il diritto degli imputati ad un giusto processo nel momento in cui uno dei giudici, prima ancora di ascoltare le arringhe dei difensori, ha dichiarato pubblicamente di aver già maturato il giudizio.
(2-02464) «Giovanardi».
(7 giugno 2000)