Allegato B
Seduta n. 744 del 20/6/2000


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il giro di affari relativo alla falsificazione di prodotti di consumo e di servizi nel nostro Paese ha superato, solo nel corso del 1999, un giro di affari di 40 mila miliardi con un aumento, rispetto al 1990, del 30 per cento circa;
il business dei falsi, delle contraffazioni di prodotti di consumo e di servizi ha realizzato in Italia, nel 1999, un giro di affari superiore, nel complesso, ai 40 mila miliardi, con un aumento, rispetto al 1990, di circa il 25-30 per cento;
il 60-65 per cento di tale giro di affari viene oggi gestito da società ed imprese collegate, o direttamente controllate, dalla criminalità italiana e straniera operanti nel nostro Paese;
il fenomeno della produzione dei prodotti falsi e del commercio illegale sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti e colpisce anche settori che fino a qualche anno fa sembravano esserne del tutto immuni e secondo il Wto la produzione ed il commercio all'ingrosso ed al dettaglio di prodotti contraffatti realizza ormai un giro di affari complessivo non inferiore ai 600 mila miliardi coinvolgendo 60 nazioni;
il nostro, secondo le stime delle maggiori strutture operanti nel mondo è il Paese nel quale (dopo Thailandia, Taiwan, Corea e Cina), proprio per la particolare attenzione che le organizzazioni criminali dedicano a questo business, il fenomeno ha assunto le dimensioni più rilevanti;
il fenomeno comporta un evidente danno non solo alla produzione ed al commercio legale, ma anche all'erario. I danni per le imprese sono duplici: quelli diretti, che derivano dalle mancate vendite, dalla perdita di prestigio e di immagine e dal mancato recupero degli investimenti andati a vuoto a causa dell'espansione del «mercato parallelo» e del tutto illegale; quelli indiretti ricollegabili agli investimenti fatti nel settore della comunicazione per tutelare i propri prodotti e gli oneri derivanti dal deposito dei marchi;
anche il fenomeno produce, altresì, danni considerevoli all'erario in quanto il contraffattore sfugge a qualsiasi tassa od onere di contribuzione: il mancato guadagno intacca la bilancia commerciale e provoca costi aggiuntivi in materia di imposta e di contributi sociali;
secondo l'Eurispes il mercato illegale sottrae al fisco italiano l'8,24 per cento dell'Irpef ed il 21,27 per cento dell'Iva. In termini di fatturato le attività irregolari sottraggono al mercato della vera imprenditoria circa il 30 per cento del volume di affari globale;
sono evidenti le conseguenze del fenomeno anche sul mercato del lavoro dove, a causa di questo mercato parallelo sono andati perduti nell'Unione europea circa 100 mila posti di lavoro. È sufficiente verificare, da un lato, l'esplosione dell'economia sommersa in alcune regioni e la grave crisi occupazionale che perdura in quasi tutta l'area del Mezzogiorno per comprendere quali conseguenze tale fenomeno produce anche sul versante occupazionale;
lo Stato italiano ha messo in atto misure carenti per combattere questo fenomeno; le organizzazioni criminali investono in tali attività economiche capitali rilevanti e, sul mercato, producono effetti altrettanto distruttivi; debbono sussistere, al contrario, maggiore collaborazione e coordinamento tra le forze di polizia ed una legislazione più adeguata che colpisca in modo drastico questo fenomeno illegale;
uno dei settori più colpiti è quello del commercio su aree pubbliche gestito in


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gran parte da immigrati extracomunitari; oggi, infatti, l'incidenza degli abusivi rispetto agli operatori regolari arriva mediamente al 35-40 per cento con punte assai elevate nelle maggiori aree metropolitane e nelle località turistiche rivierasche -:
se intenda attivarsi con tutti i mezzi per combattere questo fenomeno che sottrae grande ricchezza al nostro Paese, favorisce il proliferare di organizzazioni criminali ed incentiva il mercato abusivo ed illegale;
se intenda attuare una politica legislativa di controllo e di repressione dei reati di contraffazione soprattutto nei confronti delle società criminali che sfruttano questo fenomeno attivandosi altresì ad impedire, attraverso idonei interventi, la commercializzazione e la vendita dei prodotti contraffatti.
(2-02487)
«Collavini, Alborghetti, Aleffi, Anedda, Bosco, Buontempo, Chiappori, Cito, Colletti, Costa, De Ghislanzoni Cardoli, Luciano Dussin, Gagliardi, Garra, Gazzilli, Giannattasio, Giudice, Giuliano, Gramazio, Leone, Mancuso, Martinelli, Matacena, Matranga, Michelini, Nan, Palumbo, Pittino, Prestigiacomo, Radice, Riccio, Rosso, Sestini, Tortoli, Vascon, Aracu, Bergamo, Vincenzo Bianchi, Biondi, Cuccu, De Luca, Delmastro Delle Vedove, Floresta, Franz, Frattini, Fronzuti, Gnaga, Landi di Chiavenna, Marras, Migliori, Pagliuzzi, Paroli, Piva, Proietti, Rossetto, Scarpa Bonazza Buora, Taborelli, Tarditi, Tosolini, Tringali, Viale».

Interrogazioni a risposta immediata:

POZZA TASCA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la tragedia dei 58 clandestini asiatici ritrovati cadaveri in un container in Gran Bretagna ripropone con forza la necessità di una più stringente lotta alla criminalità organizzata dedita alla tratta di esseri umani, in particolare donne e bambini, dramma cui non sfugge, in qualità di Paese industrializzato, l'Italia;
l'individuazione del nuovo reato di traffico di persone è ormai un dato acquisito, frutto della discussione da tempo avviata in seno al Governo italiano; tuttavia le organizzazioni che gestiscono il traffico sono strutturate e ramificate. Esiste un coordinamento di tipo strategico con diramazioni sul territorio nazionale e agganci internazionali;
dopo la caduta del muro di Berlino si è verificato uno spostamento del baricentro criminogeno a livello mondiale. Per decenni siamo stati abituati a vedere gli assi della criminalità internazionale disposti lungo la rotta Europa-Nord America. Era la rotta che univa i poli del benessere nell'arco di tempo quasi secolare compreso tra il primo novecento e la caduta del muro. Oggi il baricentro si è spostato sull'asse Europa-Asia;
l'internazionalizzazione dell'economia, ovvero la diffusione dell'economia di mercato fin nei più remoti angoli del pianeta, nonché la restrizione delle politiche migratorie messe in atto dai paesi più sviluppati, sono alla base di altre tipologie di schiavitù moderne, quali la schiavitù domestica, la schiavitù per debito, il lavoro minorile, lo sfruttamento dei minori nei conflitti armati, che costituiscono la drammatica area della «schiavitù economica» -:
tenuto conto che sono ormai entrati a far parte dei fondamenti del diritto internazionale una serie di provvedimenti sovranazionali per la lotta alla tratta di esseri umani quali la raccomandazione 1325 del Consiglio d'Europa, le norme del tribunale penale internazionale, la convenzione Onu sul «crimine transnazionale», la recentissima risoluzione del Parlamento europeo


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121/2000 contro la tratta delle donne, quali ulteriori provvedimenti il Governo intenda prendere per la piena attuazione nel nostro ordinamento degli atti internazionali e quali azioni concrete si intendano predisporre contro l'evidente dilagare del fenomeno anche nel nostro Paese.
(3-05854)

BORROMETI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione di nuove infrastrutture e l'ammodernamento di quelle esistenti è determinante ai fini dello sviluppo economico e sociale del meridione d'Italia;
in Sicilia, in particolare, la carenza di dotazioni infrastrutturali e, soprattutto, l'inadeguatezza dei collegamenti autostradali, costituiscono un evidente ostacolo alla crescita economica e produttiva della regione;
emblematica è la situazione della Sicilia sud-orientale, una delle zone più sfavorite nei collegamenti con il resto del Paese, e, in particolare, della provincia di Ragusa, la quale, nonostante la sua vivace crescita economica e produttiva, risulta penalizzata per quanto attiene alle dotazioni infrastrutturali, non avendo alcun tratto autostradale ed essendo collegata a Catania con la strada statale n. 514, ormai assolutamente inadeguata;
ad avviso dell'interrogante, è necessaria la definitiva approvazione per legge del limite di impegno appostato nel bilancio di quest'anno per il raddoppio della Ragusa-Catania e con l'appalto dei tratti dell'autostrada Siracusa-Ragusa-Gela, che la colleghino alla provincia di Ragusa -:
quali iniziative per lo sviluppo e l'adeguamento delle infrastrutture nel Meridione e in Sicilia intendano adottare, con particolare riferimento anche alla provincia di Ragusa, al fine di eliminare il divario tuttora presente tra realtà produttive avanzate e rete infrastrutturale arretrata.
(3-05855)

EDO ROSSI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati ha dichiarato una esplicita volontà di introdurre elementi di discontinuità sulle metodologie di cessione a privati delle proprietà pubbliche;
tale discontinuità è rappresentata dal ricorso alla gara pubblica in alternativa alla trattativa privata ed è motivata dalla esigenza di garantire una più elevata trasparenza nelle procedure, nonché una migliore condizione per la reale concorrenza tra i soggetti privati che si contendono le frequenze o un altro bene pubblico in dismissione con fini di lucro;
in Inghilterra, paese simile al nostro nelle telecomunicazioni, per la concessione di 5 licenze per lo sfruttamento dell'etere dei telefonini Umts lo Stato ha incassato oltre 70 mila miliardi, in Germania la valutazione di mercato per ognuna delle 5-6 licenze da assegnare è di 18/20 mila miliardi: appare immotivato e sotto stimato l'obiettivo economico da Lei indicato -:
se il ricorso al metodo trasparente della gara pubblica di tipo tedesco nelle cessioni con rilanci riguardi solo le licenze Umts o anche le tre società dell'Enel (Eurogen, Elettrogen e Interpower) nonché le quote produttive da dismettere dall'Eni-Snam a favore dei privati e se il ricavato proveniente dall'autorizzazione allo sfruttamento dell'etere sarà utilizzato per nuove iniziative di sviluppo economico e industriale necessarie per il rilancio dell'occupazione oppure se questo introito sarà destinato unicamente all'abbattimento del debito pubblico.
(3-05856)

SELVA, LANDI DI CHIAVENNA, ARMAROLI e GASPARRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Governo italiano, con provvedimento n. 300/C/227729/12/207/1 del 10 maggio 1999, aveva determinato le condizioni


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e i criteri minimi per consentire la regolarizzazione degli stranieri presenti sul territorio in forma irregolare o clandestina;
le domande presentate sono state oltre 340 mila e di queste circa 50 mila sono state ritenute inidonee per carenza dei presupposti minimi richiesti dal provvedimento;
gli esclusi, pertanto, sono soggetti al provvedimento di espulsione previsto dagli articoli 10-14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
la mancata esecuzione del provvedimento di espulsione comporta la presenza sul territorio nazionale di almeno 50 mila clandestini «ufficiali» (oltre ad almeno altri 350 mila clandestini non dichiaratisi);
di questi, solo alcuni potrebbero effettivamente avere, nelle more, acquisito i titoli idonei (lavoro e dimora) per consentire loro una presenza «integrata» sul territorio nazionale;
la maggior parte degli esclusi vive, invece, senza dimora, lavoro e documenti anagrafici e, pertanto, pratica - o è costretta a praticare - attività illecite che destabilizzano la sicurezza del territorio e l'ordine pubblico -:
se l'ipotesi di screening delle 50 mila domande respinte, preannunciata dal Ministero dell'interno, non sottenda una nuova generalizzata maxisanatoria che, in uno al flusso 2000 porterebbe a non meno di 115 mila gli extracomunitari ammessi quest'anno sul suolo nazionale (oltre al flusso fisiologico di clandestini), e quali misure il Governo intenda adottare nei confronti degli stranieri esclusi dal provvedimento di regolarizzazione 300/99, anche al fine di far rispettare la legge in ordine sia ai provvedimenti di espulsione irrogati e mai eseguiti, sia in ordine al fenomeno della progressiva immigrazione clandestina sempre più contigua al fenomeno del malaffare nazionale ed internazionale.
(3-05857)

STEFANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
recentemente Vicenza, come molte altre città italiane, è stata protagonista di un ennesimo atto di grave, gratuita e incontrollata violenza che si è tradotta in minacce verbali ad esercenti e in percosse a rappresentanti delle forze dell'ordine, da parte di un cittadino straniero, già noto alla polizia;
i cittadini di Vicenza reagiscono a questi fatti insostenibili, e a loro sconosciuti sino a poco tempo fa, con profonda preoccupazione e chiedendo che la sicurezza della città venga assolutamente garantita;
nel Veneto da alcuni anni si assiste, in un crescendo, al compimento di gravi reati, quali induzione e sfruttamento della prostituzione, spaccio e traffico di stupefacenti, rapina, sequestro, furto, omicidio, compiuti da cittadini stranieri temporaneamente presenti in Italia in virtù di un visto di ingresso, di un permesso di soggiorno, o di un suo rinnovo, rilasciati dal ministero degli affari esteri e dal ministero dell'interno;
l'azione dell'Esecutivo non può certo incontrare il favore della comunità e delle stesse forze dell'ordine spesso demotivate in quanto vedono tristemente vanificare il loro impegno, anche a rischio della vita, di lotta e contrasto alla criminalità, con provvedimenti legislativi e sentenze che sembrano più attente a tutelare e a credere al criminale che non a coloro che gli si oppongono;
aumentare il numero delle forze dell'ordine è vano se l'azione di contrasto delle stesse non viene supportata da leggi che effettivamente intendono reprimere azioni devianti -:
per quale ragione il Governo, per quei cittadini stranieri di cui si conosce il paese di origine e che abbiano compiuto reati, non provveda al ritiro immediato del permesso di soggiorno e alla loro immediata espulsione, e se non sia il caso, a seguito delle migliaia di cittadini stranieri presenti


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in Italia che sono stati denunciati, arrestati, condannati, di avviare quanto prima un'inchiesta interna al ministero degli affari esteri e dell'interno.
(3-05858)

DILIBERTO e GRIMALDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il prossimo documento di programmazione economico-finanziario potrà tenere conto di un incremento del gettito fiscale e di eventuali entrate straordinarie -:
con quali misure il Governo intenda intervenire per migliorare le condizioni delle fasce più deboli, come aumentare i trattamenti minimi di pensione, eliminare i tickets sulle prestazioni sanitarie, rivedere le retribuzioni degli insegnanti.
(3-05859)

BECCHETTI e MAMMOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
lo sciopero degli autotrasportatori in corso è stato causato, per concorde opinione, dalle gravi inadempienze e dai ritardi del Governo in ordine alle molteplici questioni sul tappeto;
da anni, ormai, i Governi di centro-sinistra tentano impossibili soluzioni che puntualmente cadono sotto la scure della Comunità europea;
la sordità del Governo che ha rifiutato di ascoltare le giuste ragioni degli autotrasportatori ha condotto alla situazione di questi giorni;
gli autotrasportatori stanno assicurando i servizi essenziali (medicinali, eccetera) dando prova di responsabilità e correttezza -:
se non ritenga di mettere gli autotrasportatori in condizioni di parità con i concorrenti europei, mediante abbattimento dei costi, e di quello del gasolio in particolare, costi che spesso sono doppi rispetto ai competitori.
(3-05860)

CHERCHI e BOLOGNESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha recentemente condotto una indagine sul sistema sanitario di 191 Paesi ed è pervenuta alla conclusione che, sulla base di parametri oggettivi di qualità, l'Italia abbia il secondo miglior sistema sanitario del mondo; in particolare la speranza di vita, che colloca gli italiani al vertice della graduatoria mondiale, è, secondo il prestigioso e autorevole istituto, conseguenza anche del fatto che, nonostante le disfunzioni esistenti, il sistema sanitario nazionale riesce a garantire l'accesso ad una sanità di elevato livello qualitativo, anche ai cittadini meno abbienti;
le conclusioni dell'Oms contraddicono diffuse opinioni critiche dei cittadini sul nostro sistema sanitario; queste opinioni nascono dalla disorganizzazione degli uffici e dalla scadente qualità dell'edilizia ospedaliera -:
se condivida le conclusioni del rapporto dell'Oms e che cosa intenda fare per migliorare il sistema sanitario nazionale, rimuovendo quanto di negativo lo connota, soprattutto sul piano dell'edilizia ospedaliera e dell'organizzazione.
(3-05861)

MIRAGLIA DEL GIUDICE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i morti ammazzati a Napoli e provincia, hanno, ad oggi, raggiunto la drammatica cifra di 53 (16 solo dall'inizio di giugno);
non ci si può più sottrarre al fatto di essere in presenza di una vera e propria ennesima guerra di camorra tra clan rivali, che hanno il loro quartier generale a Secondigliano;
il forte impegno delle forze dell'ordine non è, sino ad oggi, riuscito a contrastare, efficacemente, il progressivo allargarsi della faida;


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la proposta di un nuovo intervento dell'esercito nel napoletano, per la tutela e la difesa di obiettivi «sensibili», pur favorendo il recupero di una certa quantità di poliziotti da reimpiegare nelle azioni di contrasto ai clan, non sembra essere, da sola, né nuova né risolutiva;
a ciò si è aggiunta, la scorsa settimana, un'operazione della procura napoletana che ha portato, prima all'arresto, quindi al rilascio di sei importanti esponenti di clan camorristici. Ciò ha ulteriormente accresciuto il livello di allarme sociale sul territorio;
inoltre, non sono ben chiare e leggibili le decisioni sinora adottate dai comitati di coordinamento per la sicurezza -:
quali ulteriori iniziative, sotto il profilo dell'attività investigativa, del coordinamento tra le forze di polizia e della sicurezza dei cittadini, il Governo intenda assumere, per contrastare la drammatica emergenza.
(3-05862)

Interrogazioni a risposta orale:

GIORDANO, DE CESARIS, VENDOLA e NARDINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dell'immigrazione dai Paesi del sud del mondo e dell'est europeo è un fenomeno di enormi proporzioni;
oltre che ingiusto e inumano, risulta del tutto illusorio il tentativo di bloccare l'ingresso di cittadini extracomunitari con politiche repressive e con una riduzione dei diritti di cittadinanza;
occorre certamente intervenire con politiche di lungo respiro strategiche e globali alternative a quelle neoliberiste che, negli ultimi anni, hanno acuito il divario tra i paesi industrializzati e quelli cosiddetti in via di sviluppo;
nell'immediato occorre governare il fenomeno dell'immigrazione con politiche dell'accoglienza e di riconoscimento dei diritti di cittadinanza a persone che fuggono, oltre che da condizioni economiche disperate, da guerre devastanti e repressione politica;
il non riconoscimento del problema, la repressione nei confronti degli immigrati e la mancanza di politiche reali di accoglienza determinano conseguenze terribili e tali da mostrare elementi di inciviltà inaudite per società che intendano definirsi democratiche;
la condizione di illegalità in cui si intende racchiudere il problema dell'immigrazione, lungi dall'arrestare l'espandersi del fenomeno, ha la conseguenza di favorire la criminalità, gettando migliaia di immigrati nella rete di potenti e spietate organizzazioni;
già numerosi sono i tragici episodi, molti dei quali avvenuti anche nel nostro Paese, nei quali gruppi di immigrati hanno perso la propria vita;
il giorno 19 giugno, un ennesimo tragico episodio è avvenuto a Dover, dove, in un container proveniente dal Belgio, sono stati ritrovati i corpi di 58 cittadini asiatici che cercavano di entrare in Inghilterra, probabilmente soffocati dalla mancanza di aria;
il ripetersi di tali tragici avvenimenti dimostra che la criminalità organizzata prospera e lucra proprio grazie alla condizione di illegalità in cui si intende rinchiudere il fenomeno dell'immigrazione nonché l'inadeguatezza, oltre che l'inciviltà, delle politiche repressive contro gli immigrati che intendono ridurre il problema a una questione di ordine pubblico e di rigore nei controlli delle frontiere;
al contrario, si mostra sempre più urgente dotarsi di altre e più complesse strumentazioni atte a governare il fenomeno dell'immigrazione con politiche dell'accoglienza e dei diritti di cittadinanza;
in Italia, inoltre, esiste il problema dei dinieghi intervenuti per oltre 50.000 cittadini stranieri che hanno fatto domanda di sanatoria, determinando, così, il rischio di rigettare nella clandestinità, e quindi nel


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ricatto della criminalità, migliaia di cittadini che da oltre due anni risiedono e lavorano nel nostro Paese;
occorre attivare misure di contrasto al dilagare del fenomeno del lavoro nero e irregolare, cui molti imprenditori ricorrono sfruttando la condizione di clandestinità dei cittadini stranieri, anche con l'introduzione di norme che determinino un conflitto di interessi tra il lavoratore sfruttato in condizioni di lavoro non regolari e il proprio datore di lavoro;
tali misure di conflitto di interessi potrebbero essere introdotte anche con la finalità di contrastare la penetrazione nell'«affare» dell'immigrazione da parte della criminalità organizzata che specula sulla sofferenza e l'assenza di altre possibilità per i cittadini stranieri;
occorrerebbe un'assunzione coordinata, a livello dell'Unione europea, di politiche di governo del fenomeno dell'immigrazione nella direzione dell'accoglienza e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza -:
quali iniziative intenda assumere, anche in sede di Unione europea, per contrastare il fenomeno dell'espandersi della criminalità nel fenomeno della immigrazione;
se non intenda perseguire, anche a livello di Unione europea, una revisione delle politiche sull'immigrazione nella direzione dell'accoglienza e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza;
se non ritenga che occorrerebbe introdurre modifiche legislative e regolamentari per introdurre norme che, favorendo l'introdursi di un conflitto di interessi, possano combattere efficacemente sia la criminalità organizzata sia il fenomeno del lavoro nero e irregolare;
se non ritenga che debba essere risolta positivamente la vertenza in atto circa il riconoscimento del permesso di soggiorno a quei cittadini stranieri che hanno presentato l'istanza di sanatoria.
(3-05864)

LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dell'industria, del commercio, dell'artigianato e del commercio con l'estero, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
famiglie italiane che non riescono più a fare fronte alle spese essenziali, già le bollette elettriche, del gas e dei telefoni, nonché assicurazioni e benzina, assorbono interamente ogni reddito mensile, non si riesce quindi a fare fronte alle spese alimentari e di vestiario;
il Governo continua a fingere di non sapere e di non vedere, ma i consumi sono crollati e questo è indice che si è precipitati verso una diffusa povertà -:
se per caso siano a conoscenza - visto che questo Governo e la sua maggioranza sono ben lontani dal popolo e non riescono neanche a cogliere la loro volontà e la loro voce - del malumore esistente nelle famiglie italiane che oppresse dal fisco e dalle carissime tariffe elettriche, gas, telefoni, nonché dal mostruoso prezzo della benzina;
se il Governo voglia mantenere questa sua linea antipopolare e favorevole ai grossi speculatori ed alle centrali affaristiche, continuando a permettere il caro telefono, il caro gas, la cara energia elettrica, il caro benzina;
se almeno per quest'ultima voce, voglia ridurre sensibilmente l'imposta di almeno 300 lire al litro; se voglia richiamare i vertici dell'Enel e dell'Eni a cambiare politica ed a praticare prezzi calmierati; se voglia inoltre dare meno protezione ai grossi gruppi della telefonia, invitandoli - visto gli ottimi rapporti esistenti tra Governo e padroni della telefonia - ad applicare prezzi decenti.
(3-05865)

FERRARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro per le politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
risulta all'esame del Consiglio dei Ministri dell'Unione europea la proposta di


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riforma dell'Organizzazione comune di mercato del settore riso varata dalla Commissione europea nella seduta del 7 giugno 2000 e applicabile a partire dalla campagna 2001-2002;
tale proposta contiene aspetti e strumenti fortemente contraddittori e prevede risorse finanziarie decisamente insufficienti, nonché innovazioni regolamentari in merito al livello dell'aiuto comunitario, del sistema delle importazioni, del meccanismo di intervento e del livello di produzione comunitaria che potrebbero determinare penalizzanti ripercussioni sulla risicoltura del nostro Paese che è il maggiore produttore europeo per un valore di circa 1.400 miliardi di lire;
nelle considerazioni della Commissione europea non viene concretamente valorizzato il contributo del settore risicolo all'equilibrio agroalimentare delle zone tradizionali di coltivazione;
è indispensabile garantire una copertura finanziaria adeguata agli obiettivi che la stessa Commissione europea intende perseguire per non incrinare la credibilità delle istituzioni nel rapporto con le imprese agricole;
si pone la necessità di contrastare la proposta della Commissione europea con indicazioni che adeguino la normativa comunitaria alle reali esigenze del comparto -:
quali iniziative intendano adottare urgentemente in sede europea al fine di:
salvaguardare una superficie di base specifica per le aree tradizionali a riso, rivisitando l'intero piano di regionalizzazione, anche tenendo conto dei nuovi scenari che si presenteranno in occasione della revisione di metà periodo di «Agenda 2000»;
assicurare compensazioni per ettaro in grado di compensare realmente i costi colturali specifici per il riso e le eventuali diminuzioni del prezzo del prodotto, soprattutto se non più sostenuto dal meccanismo di intervento;
prevedere norme specifiche di collegamento con le misure strutturali e agroalimentari previste nell'ambito del regolamento sullo «sviluppo rurale» sulla base delle peculiarità agronomiche e ambientali della coltura del riso;
mantenere un sistema di dazi alle importazioni, aumentando le tariffe attualmente applicate, definendo una tariffa fissa quanto più vicino possibile agli attuali livelli previsti dagli accordi Gatt (264 euro/t);
mantenere il meccanismo dell'intervento che risulta necessario per le connotazioni del mercato ed è, per altro, previsto dalle Ocm di tutti gli altri cereali; tale meccanismo potrebbe assumere la fisionomia e la denominazione di «rete di sicurezza o di salvaguardia»;
valutare il meccanismo di aiuti all'eventuale ammasso privato con modalità da concordare, valorizzando il ruolo delle organizzazioni economiche dei produttori, atteso che tali operazioni non possono essere sostenute a livello di singole imprese;
definire, nell'applicazione del set-aside per il riso, specifiche indennità correlate ai più elevati costi fissi da sostenere che contribuiscono a salvaguardare dal punto di vista ambientale i territori delle zone risicole;
mantenere la superficie massima garantita per singolo Stato membro e indipendente da quella definita per altre colture;
destinare un plafond finanziario specifico per il riso.
(3-05874)

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i cittadini italiani non ne possono più di extracomunitari che controllano la prostituzione


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e lo spaccio di droga, che entrano nelle case dove rapinano, rubano, violentano, uccidono -:
se veramente pensino di attuare un'altra sanatoria per extracomunitari clandestini e addirittura per 50 mila persone;
se sappiano che questo atto sarebbe ingiusto e provocatorio, ben sapendo che agli stranieri non è possibile offrire lavoro, case e sanità, che non si riesce nemmeno a garantire agli italiani;
se vogliano quindi attendere che il Governo, che verrà dopo le elezioni, affronti il problema e che frattanto vengano subito spediti ai loro paesi di origine tutti gli extracomunitari sprovvisti di regolare permesso di soggiorno.
(4-30374)

ANTONIO PEPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
a causa di un violento nubifragio verificatosi in Sant'Agata di Puglia diversi edifici del comune dauno hanno riportato danni strutturali;
anche le coltivazioni e gli allevamenti della zona hanno risentito delle cattive condizioni climatiche e si sono registrati ingenti danni e distruzioni;
le ingenti infiltrazioni di acqua hanno ancor più compromesso e peggiorato la già grave situazione idro-geografica della zona;
subito allertati, i tecnici e gli amministratori comunali, hanno con tempestività verificato lo stato dei danni rilevando la compromessa staticità di molte strutture anche comunali;
il sindaco ha, con solerzia e celerità, attivato tutti i necessari interventi ed ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di calamità per fronteggiare l'imminente rischio di crolli e di smottamenti -:
quali provvedimenti urgenti intendano assumere per far fronte alla situazione di crisi sopra esposta e se non ritengano di dover dichiarare lo stato di calamità naturale per il comune di Sant'Agata di Puglia e provvedere a quant'altro necessario in considerazione del grave dissesto idrogeologico prodottosi.
(4-30375)

MANZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle finanze e della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio speciale bonifica dell'Arneo, con sede in Nardò (Lecce), ha indiscriminatamente assoggettato al contributo di bonifica ex articolo 10 della legge regione Puglia n. 54 del 1980, immobili per civili abitazioni della intera provincia di Brindisi, compresi nel perimetro urbano, realizzati circa 40-50 anni addietro, e, attraverso le Sesit Puglia S.p.A., concessionaria del servizio di riscossione, ne ha chiesto il pagamento ai proprietari attraverso cartelle esattoriali regolarmente notificate;
trattasi di una imposizione illegittima, priva dei presupposti giuridici e di fatto, in quanto gli immobili in questione da sempre risultano collegati al servizio pubblico di acqua e fogna e pertanto non abbisognevoli dell'opera di bonifica del Consorzio, che, per la verità, non c'è mai stata;
siffatta situazione di illegittimità impositiva è stata sancita in documenti (ordini del giorno) approvati da varie amministrazioni comunali della provincia di Brindisi, in convegni e dibattiti pubblici, nonché in interventi di autorità istituzionali, oltre che in due sentenze della magistratura di merito (Sentenza del tribunale di Brindisi n. 151 del 1999, sentenza del giudice di pace del comune di Mesagne n. 138 del 1998);
il Consorzio di bonifica, però, facendo probabilmente leva sulla sconvenienza che trova il cittadino ad adire la costosa autorità giudiziaria per contrastare una pretesa che nella maggior parte dei casi non


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supera le lire 100 mila, ha disatteso ad oggi ogni pubblico pronunciamento, e nell'intento di conseguire un tributo non dovutogli, attraverso la Sesit Puglia S.p.A., ha iniziato una vera e propria campagna di terrorismo psicologico, facendo inviare ai presunti debitori, lettere di invito al pagamento, entro il perentorio termine di cinque giorni, sotto comminatoria, in mancanza, di «iscrizione di ipoteca sui beni immobili iscritti a suo nome; comunicazione all'autorità competente per il fermo degli automezzi a lei attualmente intestati; pignoramento c/terzi per somme di denaro dovute a titolo di stipendio, pensione, fitto o altro»;
trattasi di un comportamento che, ove anche fosse legittima la richiesta del Consorzio, non può non essere qualificato, attesa l'enorme sproporzione tra il modesto valore economico del tributo richiesto e la durezza e gravità delle misure giudiziarie minacciate, come forza volta alla coartazione della volontà dei proprietari degli immobili;
recentemente, in considerazione del fatto che i cittadini utenti del servizio pubblico di fognatura sono già assoggettati al pagamento del relativo canone, tra la regione Lazio e l'Unione dei consorzi di bonifica è intervenuto un accordo, in base al quale i cittadini abitanti in zone urbanizzate collegate alla rete fognante, sono stati esentati dal pagamento del tributo, ad evitare un doppione di pagamento con quello sullo smaltimento delle acque di fognature;
non va tuttavia omesso di considerare, per completezza, che nessuna relazione è mai sussistita tra l'attività di bonifica del citato consorzio e le civili abitazioni ricadenti nel perimetro urbano del territorio brindisino -:
se non ritengano vessatorie le richieste del Consorzio speciale bonifica dell'Arneo e, per come poste in essere, integranti gli estremi della minaccia volta al conseguimento di ingiusti vantaggi;
in ogni caso quali valutazioni ne diano, e quali iniziative urgenti ritengano di dovere promuovere per indurre il consorzio a desistere dalla ingiusta richiesta, evitando così il formarsi di tensioni sociali nel territorio brindisino.
(4-30376)

MENIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dell'ambiente e delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
anche quest'anno si è ripetuto nell'Alto Adriatico e nel golfo di Trieste in particolare il fenomeno delle mucillagini;
si tratta della salita verso la superficie di consistenti colonie di alghe che fioriscono causa il riscaldarsi dell'acqua (per il terzo anno consecutivo si registra un caldo record nel mese di giugno) rendendo la superficie del mare una massa gelatinosa;
dopo un parziale miglioramento delle condizioni del mare, dovuto al vento di bora che ha interessato il golfo spazzandolo in due diverse riprese, il fenomeno sta riesplodendo in tutta la sua gravità;
non solo ciò rischia di pregiudicare gravemente il flusso turistico verso le località balneari dell'alto Adriatico (Trieste, Grado, Lignano, Bibione, Caorle, Jesolo), ma soprattutto ha già determinato danni ingenti e irreparabili nel settore della pesca, che nel golfo di Trieste è stagionale (da maggio a ottobre, con l'apice della pescosità a giugno-luglio);
alla proliferazione delle mucillagini non sono interessati infatti i soli strati superficiali (fenomeno che si evidenzia sulla costa, impedisce la balneazione, ma si ripulisce con la bora) ma in maniera ben più consistente quelli fondi, con notevole sottrazione di luce e ossigeno all'acqua;
come sopra si diceva, tale fenomeno ha ormai «azzerato» la pesca nel golfo di Trieste (in genere con lampara): la massa di alghe che si espande gonfia a dismisura le reti, le strappa e lacera, ne abbassa il livello trascinando i galleggianti qualche metro sotto la superficie facendo fuoriuscire il pesce);


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negli ultimi giorni i pescatori sono rimasti a terra, le pescherie triestine sono rimaste chiuse in segno di solidarietà, le rappresentanze dei pescatori hanno richiesto che il Governo riconosca lo stato di «calamità naturale» -:
quali iniziative e misure, anche di ordine finanziario, intenda con urgenza intraprendere il Governo in ordine all'«emergenza mucillagini» dell'alto Adriatico per salvaguardarne l'equilibrio ecologico e le peculiarità ambientali, garantire le aspettative turistiche, la stagione balneare e della pesca;
quali determinazioni, in particolare, intendano assumersi in ordine alla richiesta di interventi a favore del settore della pesca ed alla richiesta di dichiarazione di calamità naturale.
(4-30379)

GAZZILLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) la sicurezza è divenuta un vero e proprio miraggio per i residenti e per i pochi turisti in transito;
la microcriminalità dilaga, l'ambiente è in continuo degrado, il verde pubblico va scomparendo e le poche strutture sportive rimaste si stanno avviando verso un irreversibile dissesto;
persino l'integrità fisica dei cittadini è costantemente minacciata da bande di cani randagi che scorazzano in permanenza nelle strade del centro;
nonostante le sollecitazioni provenienti dai diversi comitati sorti spontaneamente nella città, l'amministrazione comunale rimane inerte, facendo ulteriormente aggravare l'ormai abissale distacco tra la comunità e le istituzioni locali;
nessun esito hanno sinora sortito i numerosi atti ispettivi presentati in proposito -:
se il Governo non ritenga di dover far conoscere, una volta per tutte, quali siano le sue intenzioni circa le anomalie gestionali da più parti denunciate e di avviare, finalmente, una seria indagine sull'operato dell'amministrazione comunale sammaritana nell'ambito dei poteri di controllo sugli organi con attivazione della Commissione per l'accesso prevista dalla legge n. 241 del 1990.
(4-30388)

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia, della difesa e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione parlamentare a risposta scritta n. 4-20624 in data 10 novembre 1998, facente integrale richiamo alle precedenti interrogazioni parlamentari a risposta scritta n. 4-02701 in data 31 luglio 1996 e n. 4-11916 in data 22 luglio 1997, dirette al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri di grazia e giustizia, delle finanze e della difesa, l'interrogante denunziava, fra l'altro, una serie di gravi irregolarità commesse in seno alla procura della Repubblica presso il tribunale di Belluno e concernenti due procedimenti relativi rispettivamente: a) all'indagine condotta dal pubblico ministero Fabio Saracini in ordine all'acquisto della nuova sede dell'Ute di Belluno, conclusasi con un veloce provvedimento di archiviazione e senza l'invio di alcuna informazione di garanzia all'intendente di finanza di Belluno ed agli altri funzionari e tecnici che si erano occupati della pratica; b) ad altra, indagine, condotta dapprima dallo stesso pubblico ministero Saracini e poi dal procuratore della Repubblica dottor Mario Fabbri, volta ad individuare gli autori di un dossier, diramato con la sigla «Lega Nord-Liga Veneta» di Belluno che poneva in stretta correlazione vicende delle nuove sedi dell'Ute della città veneta e del tribunale di Velletri (Roma), entrambe realizzate e vendute allo Stato dalla s.r.l. Agredil di Roma, affermando l'esistenza di una lobby» affaristica originaria del Lazio ed estesasi in Veneto, comprendente l'ex presidente della giunta provinciale di Roma (tale Salvatore Canzonieri), un ex amministratore


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del comune di Velletri (tale Salvatore Ladaga), due avvocati del Foro di Velletri (tali Angelo e Marco Fagiolo), un pubblico ministero allora in servizio alla procura della Repubblica della cittadina laziale (tale Angelo Palladino) ed il titolare dell'impresa Agredil (tale Fausto Cianfano);
nelle stesse interrogazioni parlamentari, inoltre, si denunciavano le circostanze che all'intendenza di Finanza di Belluno, quale diretta collaboratrice del direttore dell'ufficio oggetto di indagine, sia stata in servizio fino al 1995 tale Marilena Zancristoforo, prima convivente e poi moglie del pubblico ministero Saracini; che la signora Zancristoforo risultasse intrattenere un'articolata serie di rapporti con imprese di costruzione e di compravendita di immobili; che il pubblico ministero Saracini non avesse ritenuto di astenersi dal relativo procedimento ai sensi dell'articolo 52 del codice di procedura penale «per gravi ragioni di convenienza», in considerazione del fatto che la propria consorte, per gli stretti rapporti con l'intendente di finanza titolare della pratica riguardante l'acquisto della nuova sede dell'Ute di Belluno, non poteva non avere avuto contezza di essa, se non parte nella sua trattazione; che, parimenti, il procuratore della Repubblica dottor Fabbri non aveva ritenuto di assegnare il detto procedimento ad altro magistrato per le stesse gravi ragioni di convenienza che avrebbero dovuto imporre l'astensione al pubblico ministero Saracini;
in relazione alle circostanze denunciate e tenuto conto che la risposta del Ministro di grazia e giustizia all'interrogazione n. 4-02701 in data 31 luglio 1996 risultava a parere dello stesso scrivente largamente carente sugli stessi punti, nell'interrogazione n. 4-20624 in data 10 novembre 1998, nel ribadire la richiesta di ispezione alla procura della Repubblica di Belluno, si chiedeva fra l'altro:
a)
le ragioni per cui la stessa procura non avesse condotto alcuna indagine sulla veridicità delle ipotesi di reato avanzate nel dossier della «Lega Nord-Liga Veneta» di Belluno, in ordine ai presunti collegamenti fra le vicende amministrative relative alla costruzione e vendita allo Stato delle nuove sedi dell'Ute di Belluno e del tribunale di Velletri;
b)
le ragioni della totale assenza di indagini da parte della stessa procura, in seno al procedimento penale parallelo diretto alla individuazione degli autori e diffusori del dossier, sia nei confronti dei gruppi leghisti del bellunese, sia in merito ai collegamenti fra la Lega Nord-Liga Veneta di Belluno e la «Lega Italia federale» di Velletri, operante nella cittadina laziale nello stesso periodo di diffusione del dossier;
c)
se la citata signora Zancristoforo, anche in modo indiretto ed ufficioso, si sia occupata a qualsivoglia titolo, presso l'intendenza di finanza di Belluno, della pratica inerente l'acquisto della nuova sede dell'Ute, tenuto conto che, come affermato dall'interrogante e riconosciuto dal Ministro di grazia e giustizia in sede di risposta all'interrogazione n. 4-02701 in data 31 luglio 1996, la detta persona fino ai primi mesi del 1995 è stata dipendente dell'intendenza di finanza di Belluno, ossia dell'organo che, per competenza istituzionale, ha svolto la procedura di acquisto di quell'immobile;
nella medesima interrogazione n. 4-20624 in data 10 novembre 1998 lo scrivente riferiva che in un documento esposto inviato in data 20 agosto 1997 da un cittadino di Velletri, tale Gino Verdinelli, al Ministro di grazia e giustizia, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Trieste ed al Consiglio Superiore della magistratura erano stati chiesti, rispettivamente, l'invio di ispettori ministeriali presso la procura bellunese, nonché l'apertura di un procedimento penale e di un procedimento disciplinare nei confronti del dottor Mario Fabbri citato in relazione ai fatti sopradescritti;
nell'esposto, in particolare, il cittadino di Velletri lamentava che il procuratore della Repubblica di Belluno ne avesse chiesto il rinvio a giudizio circa la vicenda


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del dossier della Lega Nord-Liga Veneta, senza aver mai ricevuto né l'informazione di garanzia ex articolo 369 codice di procedura penale né l'invito a presentarsi ex articolo 375 codice di procedura penale e senza essere stato sottoposto ad interrogatorio ex articolo 364 primo comma ovvero ex articolo 374 secondo comma del codice di procedura penale;
nell'esposto, inoltre, il cittadino di Veletri riportava de relato, fra virgolette e citandone espressamente la fonte, alcuni passi della interrogazione dello scrivente n. 4-02701 in data 31 luglio 1996, unitamente ad altri brani tratti con le stesse modalità da interrogazione presentata sullo stesso argomento da altro parlamentare (senatore Delfino, n. 4-02442 in data 1o dicembre 1994), senza aggiungere considerazioni personali e chiedendo che, per le parti di rispettiva competenza, le autorità investite intraprendessero le doverose iniziative per accertare la veridicità del contenuto delle due interrogazioni parlamentari e, in caso affermativo, adottassero i conseguenti provvedimenti previsti dalla legge;
in data 26 febbraio 1998, su conforme richiesta del pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari, presso il tribunale di Trieste disponeva l'archiviazione del procedimento di sua competenza, mentre a tutt'oggi non sono state rese note le determinazioni del Ministro della giustizia e del Consiglio superiore della magistratura;
nell'ottobre 1999, a distanza di circa due anni, la procura della Repubblica di Trieste ha notificato al signor Verdinelli un primo «invito per la presentazione di persona sottoposta ad indagini innanzi alla polizia giudiziaria delegata all'espletamento di interrogatorio» per i reati di calunnia e diffamazione articoli 368 e 595 del codice penale, che sarebbero stati commessi il primo in danno dei pubblici ministeri Fabbri e Saracini (peraltro deceduto) ed il secondo in danno al pubblico ministero Fabbri a seguito di querela da questi presentata fin dal 7 novembre 1997, ossia in epoca anticedente alla stessa richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero;
i capi di imputazione relativi ai due reati, così come elencati nell'«invito a comparire», corrispondono ad alcuni passi dell'interrogazione dello scrivente n. 4-02701 in data 31 luglio 1996, che il signor Verdinelli aveva riportato nel suo esposto fra virgolette e citandone esplicitamente la fonte parlamentare;
nei capi di imputazione, viceversa, gli stessi brani sono attribuiti sic et simpliciter al signor Verdinelli e non si fa alcuna menzione del fatto che essi sono contenuti in una interrogazione parlamentare;
a parere dell'interrogante, l'iniziativa intrapresa dalla procura della Repubblica di Trieste, al di là dell'iscrizione di quel cittadino di Velletri nel registro degli indagati per i reati ascritti, appare surrettiziamente tesa a limitare, condizionare e porre sub sudice il libero esercizio del sindacato ispettivo parlamentare, in dispregio dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione ed in evidente e gravissima violazione della normativa ordinaria e regolamentare posta a presidio della intangibilità dello stesso sindacato ispettivo;
indipendentemente dalle iniziative che lo scrivente potrà adottare in sede parlamentare a tutela del libero esercizio del sindacato ispettivo, a parere dell'interrogante, l'operato della Procura della Repubblica di Trieste, nella persona del pubblico ministero Milillo, potrebbe integrare il reato di cui all'articolo 289, n. 2, del codice penale («attentato contro organi costituzionali»), per il quale ci si riserva di agire in sede penale, tenuto conto che nel caso di specie si sarebbe in presenza di un fatto diretto a impedire o, comunque, a turbare l'esercizio di funzioni, attribuzioni o prerogative delle assemblee legislative e dei loro membri;
dal tenore dell'«invito a comparire», inoltre, risulta che la procura triestina, per ben due anni (novembre 1997/novembre 1999) ha svolto indagini sul conto del signor


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Verdinelli - anche acquisendo d'ufficio «verbali di sommarie informazioni» dal fascicolo relativo alle indagini sul dossier della Lega Nord-Liga Veneta di Belluno - senza che la stessa persona fosse informata né dello svolgimento di indagini sul suo conto, né della presentazione della querela in data 7 novembre 1997 da parte del pubblico ministero Fabbri;
l'operato della procura della Repubblica di Trieste (pubblico ministero Milillo), a parere dell'interrogante, si pone, pertanto, in assoluto ed insanabile contrasto con la legge costituzionale 23 novembre 1999, n. 2, concernente l'«inserimento dei principi del giusto processo nell'articolo, 111 della Costituzione», la quale dispone, fra l'altro, che «la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico» e «disponga del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa»;
tale principio, come noto è stato reso applicabile ai procedimenti in corso dall'articolo 1, primo comma, della legge 25 febbraio 2000, n. 35;
ad avviso dell'interrogante, inoltre, la querela del dottor Fabbri in data 7 novembre 1997 potrebbe essere tesa anche a prevenire la propria sottoposizione a procedimento disciplinare e lo svolgimento di una ispezione alla procura bellunese, in relazione sia al mancato svolgimento di indagini sul dossier in seno alla Lega Nord-Liga Veneta di Belluno, sia a quanto denunciato dalla segreteria provinciale dello stesso movimento in un comunicato stampa dell'8 marzo 1993 («... è presumibile che ... l'iniziativa possa ipoteticamente partire anche da ambienti molto vicini, se non interni, alla stessa magistratura al fine di sollecitarla ad approfondire le indagini negli, ovviamente scomodi, ambiti locali»);
come risulta dagli atti depositati, fra i «verbali di sommarie informazioni» acquisiti d'ufficio dalla procura della Repubblica di Trieste dal fascicolo relativo alle indagini sul dossier della Lega Nord-Liga Veneta di Belluno, comparirebbero quelli riguardanti le dichiarazioni rese in data 15 giugno e 4 settembre 1994 da tale Alberto Feliziani, nato a Campofilone (AP) il 5 agosto 1960 e residente in Velletri;
al termine di un processo per concussione scaturito da alcune accuse mosse dallo stesso Feliziani contro alcuni amministratori locali e conclusosi con sentenza di assoluzione, il settimanale veliterno La Torre del 16 luglio 1994, sotto il titolo «Una bolla di sapone», riportava fra virgolette i seguenti giudizi espressi alla stampa dagli avvocati difensori degli imputati sul conto del Feliziani: «delatore di seconda mano»; «gaglioffo»; «tutto quello che Feliziani ha detto è stato smentito da tutti»; «non riusciamo a capire come e perché un pubblico ministero si assoggetti a certi pettegolezzi di personaggi dequalificanti»;
in un'intervista concessa allo stesso settimanale La Torre del 2 aprile 1995, uno degli avvocati difensori, sotto il titolo «La testimonianza di Feliziani giudicata di dubbia attendibilità», osservava come la sentenza assolutoria (n. 183/94 del 12 luglio 1994) dichiarasse che «la valenza politica (dunque di parte) della denuncia indubbiamente non depone a favore della sua obiettività»;
dopo altra sentenza di assoluzione che aveva posto fine ad un processo anch'esso originato da una denuncia per concussione del Feliziani contro pubblici amministratori, La Torre del 4 maggio 1996, riportava i seguenti giudizi espressi dagli avvocati difensori sul conto del denunciante: «menestrello di maldicenze»; «prodigioso cantore»; «calunniatore»; «questo processo è nato da denunce fatte a scopo politico da un soggetto, Feliziani, che già un tribunale ha definito inattendibile in sentenza»;
nel frattempo, come riportato su La Torre del 1o aprile 1995, uno degli amministratori assolti nel primo processo, già sottoposto a custodia cautelare per circa un mese, aveva citato civilmente il Feliziani


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per farlo condannare al pagamento di lire 700 milioni a titolo di risarcimento danni;
nel citato «verbale di sommarie informazioni» del 15 giugno 1994, inoltre, il Feliziani così si esprimeva a proposito del menzionato dottor dottor Palladino, pubblico ministero presso la procura veliterna: «Conosco personalmente il Palladino Angelo, personalità integerrima sotto ogni profilo, che gode di incondizionata stima anche nel mio partito per il rigore morale con il quale ha sempre e comunque agito»;
vari brani di intercettazioni telefoniche eseguite nel periodo marzo-aprile 1993 all'epoca delle prime indagini sulla vicenda dei «fondi neri» del Sisde sono pubblicati nel libro «Premiata ditta servizi segreti» di Paola Bolaffio e Gaetano Savatteri, nel capitolo intitolato «Una primavera di intrighi e di paure»: fra le conversazioni intercettate ne figurano alcune intercorse fra lo stesso dottor Palladino e il dottor Gerardo Di Pasquale (il cui telefono era sotto controllo), allora dirigente di quel servizio segreto e già indagato per peculato, poi condannato definitivamente per lo stesso reato;
gli autori scrivono che «nelle loro telefonate l'agente segreto e il magistrato chiacchierano soprattutto di "sta roba", ossia» di una lettera-denuncia della Liga Veneta finita nelle mani della direzione investigativa antimafia e trasmessa per competenza alla procura di Roma il 7 aprile 1993». La Liga racconta una storia di tangenti per la vendita di palazzi ad enti pubblici. Nell'esposto si parla, oltre che di recrudescenza improvvisa e sospetta di innesti di criminalità organizzata nel territorio del bellunese, di droga, di appalti miliardari e di affari dove ricompaiono strani personaggi. Nel documento politico si legge anche della società Agredil retta dalla «testa di legno Fausto Cianfano» i cui «burattinai» sarebbero avvocati, ex sindaci ed ex vice sindaci nonché magistrati, tutti di Velletri: tra questi, anche il sostituto procuratore Palladino, l'amico di Di Pasquale;
come emerge dalla lettura dei brani intercettati, fra l'altro, nelle conversazioni il magistrato mostra di poter controllare l'operato del pubblico ministero Saracini e del comandante della compagnia carabinieri di Velletri, che conducevano all'epoca le indagini sul dossier leghista;
a parere dell'interrogante, la circostanza che le «chiacchierate» sul contenuto del dossier e sulle indagini che lo riguardavano siano avvenute in seno a conversazioni telefoniche riguardanti i «fondi neri» del Sisde renderebbero necessario acclarare quali collegamenti potessero esistere fra due vicende apparentemente così diverse e, in particolare, se le imprese del Cianfano non fungessero all'epoca anche da contenitore degli stessi «fondi neri» che, come emerso dalle indagini, erano prevalentemente convogliati o «parcheggiati» in società di comodo, in genere immobiliari;
l'inquietante vicenda narrata nel libro «Premiata ditta servizi segreti» è stata sottoposta alla valutazione del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Velletri, dottoressa Paola Astolfi, affinché ai sensi dell'articolo 409, quatro comma, del codice di procedura penale disponesse su di essa lo svolgimento di indagini, in seno al procedimento penale scaturito da denuncia per calunnia e abuso di ufficio contro il citato comandante della compagnia carabinieri di Velletri, capitano Gervasi, ed il comandante del locale nucleo Radiomobile carabinieri, maresciallo Martella, nella loro qualità di ufficiali di polizia giudiziaria delegati alle indagini sul dossier leghista (le presunte irregolarità commesse dai due ufficiali di polizia giudiziaria, in tali indagini sono state denunciate nelle citate interrogazioni n. 4-02701 in data 31 luglio 1996 e n. 4-11916 in data 22 luglio 1997);
con inusitata tempestività, il giorno successivo al deposito in cancelleria del testo dell'inquietante intercettazione telefonica e della relativa istanza di parte, il giudice per le indagini preliminari Astolfi, dopo che il fascicolo giaceva da circa cinque mesi presso il proprio ufficio, disponeva l'archiviazione del procedimento, con


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la singolare argomentazione che alle «conversazioni telefoniche intercettate ... potrebbe essere dato qualsivolgia significato e interpretazione non essendo chiaro ed esplicito il loro contenuto», in evidente contrapposizione con il tenore delle stesse intercettazioni quali riportate testualmente nel libro;
in data 28 e 31 gennaio 2000, inoltre, lo stesso giudice per le indagini preliminari ha disposto l'archiviazione di altri due procedimenti penali scaturiti da altrettante denunce per calunnia presentate in relazione alle dichiarazioni rese in seno alle indagini condotte dalla Compagnia carabinieri di Velletri circa il dossier leghista, nei confronti di un dipendente comunale della stessa città già pregiudicato per reati contro la persona, violenza, gioco d'azzardo ed usura, nonché di altro elemento con centinaia di milioni di protesti bancari a carico: ad entrambi, fra gli altri, fa espresso riferimento la citata interrogazione n. 4-20624 in data 10 novembre 1998, quali «reiterati casi da parte della Procura della Repubblica di Velletri, di malagestione, di fonti confidenziali, di collaboranti e di presunti pentiti» nel periodo in cui il citato Angelo Palladino - dimessosi dalla magistratura nel marzo 1999 - è stato pubblico ministero presso la stessa procura, il capitano Gervasi è stato comandante della compagnia carabinieri di Velletri ed il maresciallo Martella ha diretto il nucleo radiomobile dell'arma;
i due provvedimenti di archiviazione, nella loro identica motivazione, non conterrebbero alcun riferimento all'oggetto dei rispettivi procedimenti, in quanto sarebbe stato utilizzato un «modello prestampato» relativo a non meglio precisato e del tutto diverso procedimento per diffamazione a mezzo stampa;
a parere dell'interrogante, stante l'incongruenza dei due provvedimenti di archiviazione, si renderebbe necessario acclarare se il detto giudice, anche a seguito di eventuali pressioni dell'ex pubblico ministero Palladino, abbia inteso impedire che venissero alla luce e fossero portati all'attenzione della pubblica opinione tanto quei casi di malagestione, quanto l'identità dei responsabili di essi in seno alla magistratura;
sempre in data 31 gennaio 2000 il giudice Astolfi, in veste di Gup pronunziava sentenza di «non luogo a procedere» nei confronti di un noto commerciante imputato del reato di usura ed al quale - come riferito dal settimanale La Torre del 1o aprile 1995 con articolo in prima pagina - la guardia di finanza, anche a seguito di esposti, aveva sequestrato titoli per il valore di lire 2,7 miliardi, «una valigetta stracolma di effetti cambiari, matrici di assegni e numerose agende in cui ... erano annotate le operazioni», nonché «mandati a vendere ... alcuni redatti addirittura davanti a un notaio»;
a parere dell'interrogante, per quanto precede, risulterebbe inoltre necessario acclarare se non si renda quanto meno opportuno disporre il trasferimento in altra sede del detto giudice, che risulta originario della città di Velletri e, pertanto, maggiormente condizionabile da situazioni ambientali e da colleghi ed ex colleghi più anziani, interessati ad evitare l'emergere delle stesse situazioni ambientali;
una missiva inviata il 6 aprile 2000 al Consiglio superiore della magistratura dal sopra citato cittadino di Velletri, nel sollecitare le determinazioni dell'organo di autogoverno della magistratura riguardo l'esposto del 20 agosto 1997, riferiva altresì, in quanto variamente collegate con quella principale, in merito alle ulteriori vicende di cui si dà conto nella presente interrogazione: il decreto di archiviazione del giudice per le indagini preliminari di Trieste in data 26 febbraio 1998 riguardo lo stesso esposto; il procedimento penale iniziato dalla procura triestina nel novembre 1997 a seguito della querela 7 novembre 1997 del pubblico ministero Fabbri e culminato con l'invio dell'«invito a comparire» notificato nell'ottobre 1999; il contenuto e le motivazioni dello stesso «invito»; l'acquisizione al relativo fascicolo, su richiesta del pubblico ministero Milillo, dei


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verbali di «sommarie informazioni» rese da tale Alberto Feliziani, nonché il contenuto degli stessi verbali 15 giugno e 4 settembre 1994; il decreto di archiviazione emesso l'11 novembre 1998 dal giudice per le indagini preliminari di Velletri a chiusura del procedimento originato da denuncia per calunnia ed abuso di ufficio contro i due ufficiali di polizia penitenziaria, nel cui ambito era stato depositato stralcio del libro «Premiata ditta servizi segreti» con il testo delle telefonate intercettate, nonché il contenuto e le motivazioni dello stesso decreto; gli ulteriori due procedimenti penali per calunnia definiti dallo stesso giudice per le indagini preliminari, con decreti di archiviazione 28 e 31 gennaio 2000, nonché il contenuto e le motivazioni degli stessi; la sentenza di «non luogo a procedere» emessa dal medesimo giudice il 31 gennaio 2000 nei confronti del commerciante veliterno imputato di usura -:
se, in relazione alla stessa vicenda, non intendano disporre una ispezione presso la procura della Repubblica di Trieste, e in particolare, presso l'ufficio del pubblico ministero Milillo titolare del procedimento di cui trattasi (n. 1446/97), anche per accertare se il procuratore della Repubblica sia a conoscenza dell'iniziativa intrapresa da quel sostituto;
se non intendano disporre una ispezione presso gli uffici finanziari di Belluno per accertare se la signora Marinella Zancristoforo, consorte del pubblico ministero Saracini, si sia occupata a qualsiasi titolo della pratica relativa all'acquisto della nuova sede dell'Ute, della città veneta, nella sua qualità di dipendente dell'intendenza di finanza, ossia dell'organo istituzionalmente preposto allo svolgimento della relativa procedura;
se non intendano disporre un'ispezione alla procura della Repubblica ed all'ufficio del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Velletri, in relazione ai fatti esposti nelle interrogazioni n. 4-11916 in data 22 luglio 1997 e n. 4-20624 in data 10 novembre 1998, alle ulteriori circostanze illustrate nella presente interrogazione, alla non chiara vicenda narrata nel libro «Premiata ditta servizi segreti» che vedeva il coinvolgimento di un magistrato allora addetto a quella procura, nonché al velocissimo e non motivato provvedimento di archiviazione emesso in merito dal giudice per le indagini preliminari Astolfi;
se, inoltre, le persone prosciolte dallo stesso giudice per le indagini preliminari in data 28 e 31 gennaio 2000 abbiano goduto o godano «di una sorta di programma di protezione e, in caso affermativo, per quali benemeranze nel campo della collaborazione con magistratura ed inquirenti abbiano potuto usufruire di forme di "tutela", come richiesto nell'interrogazione n. 4-20624 in data 10 novembre 1998;
se, per le ragioni di opportunità o di «incompatibilità ambientale» di cui alle premesse, non si ritenga di disporre il trasferimento in altra sede giudiziaria del citato giudice per le indagini preliminari Astolfi;
quali siano le determinazioni in ordine alla richiesta di ispezione alla compagnia carabinieri di Velletri per le ragioni esposte alle premesse, come richiesto nell'interrogazione n. 4-02710 del 31 luglio 1996 e ribadito nell'interrogazione n. 4-11916 del 22 luglio 1997;
se a conclusione delle ispezioni agli uffici giudiziari (procura e giudice per le indagini preliminari) ed alla compagnia carabinieri di Velletri, non si ritenga di rendere noti al Parlamento gli esiti delle stesse, con particolare riguardo all'identità dei magistrati che siano corresponsabili degli episodi, già evidenziati, di malagestione di fonti confidenziali, di «collaboranti» e di presunti «pentiti» nel periodo in cui il dottor Angelo Palladino è stato pubblico ministero presso quella procura ed il capitano Gervasi ha comandato la locale compagnia carabinieri, come richiesto nell'interrogazione n. 4-11916 in data 22 luglio 1997;
quali siano le determinazioni in ordine alla richiesta di ispezione alla procura


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della Repubblica di Belluno per le ragioni esposte alle premesse, come richiesto nell'interrogazione n. 4-11916 in data 22 luglio 1997, anche alla luce della grave denuncia fatta dalla Lega Nord-Liga Veneta di Belluno nel citato comunicato-stampa 8 marzo 1993 circa la possibile matrice del dossier in seno alla magistratura locale;
quali risultino le determinazioni del Consiglio superiore della magistratura in merito a richiesta di sottoposizione a procedimento disciplinare del dottor Mario Fabbri, procuratore della Repubblica di Belluno, come richiesto nell'interrogazione n. 4-20624 in data 10 novembre 1998;
se, come richiesto nell'interrogazione n. 4-20624 in data 10 novembre 1998, non si ritenga di accertare, mediante ispezioni ministeriali, se l'operato dei magistrati addetti alla procura della Repubblica ed all'ufficio del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Padova, nell'ambito del procedimento inerente il dossier della Lega Nord-Liga Veneta di Belluno, possa essere stato condizionato, direttamente o mediante i magistrati romani collusi, dall'operato dell'avvocato Fiorenzo Grollino, pesantemente implicato insieme al pubblico ministero Giorgio Castellucci in un vorticoso giro di mazzette miliardarie nell'ambito della «Necci-Pacini Battaglia Connection».
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