Seduta n. 300 del 21/1/1998

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Discussione del disegno di legge: S. 2910. - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1 dicembre 1997, n. 411, recante misure urgenti per gli accertamenti in materia di produzione lattiera (approvato dal Senato) (4454) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1 dicembre 1997, n. 411, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera.
Avverto che la XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4454)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo di alleanza nazionale ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi del comma 2 dell'articolo 83 del regolamento.
Il relatore, onorevole Tattarini, ha facoltà di svolgere la relazione.

FLAVIO TATTARINI, Relatore. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, vorrei cogliere l'ennesima occasione di dibattito sulla vicenda delle quote latte che ci viene fornita dall'esame del decreto-legge n. 411 del 1997 per cercare di sgomberare il campo da un tentativo tanto insidioso quanto ingannevole, perseguito da più parti, di accreditare nell'opinione pubblica e presso i soggetti più direttamente interessati l'idea che questa maggioranza e questo Governo abbiano lavorato e stiano lavorando per perpetuare ingiustizie, per crearne di nuove, per coprire o lasciar correre il malaffare che si è annidato ed è prosperato nel sistema a danno degli allevatori, del comparto agricolo e del paese a causa del mancato governo del sistema stesso negli anni precedenti.
Questa idea è ingiusta e non corrisponde a verità, perché è vero l'esatto contrario. Si è lavorato e si sta lavorando con i seguenti obiettivi: per consolidare una scelta prioritaria che è quella del ripristino della legalità, della certezza produttiva per migliaia di imprese, per i veri allevatori; per fare giustizia, che vuol dire capire chi ha sforato per necessità aziendale, distinguendolo da chi ha sforato con mezzi illeciti e ricordarsi dei moltissimi che comunque hanno rispettato le regole; per riformare il sistema e rendere agibile e trasparente un'azione di governo a tutti i livelli; per riconquistare ascolto e autorevolezza politica in Europa, anche in vista della conclusione della discussione, già in atto, sulla riforma del sistema.
Questo Governo e questa maggioranza si sono proposti, con varie iniziative legislative, compresi il presente decreto-legge ed il lavoro della commissione d'indagine, di conseguire il risultato di maggiore certezza sui dati della produzione e commercializzazione delle quote e della loro gestione; un vero e proprio macigno, un ostacolo decisivo per produrre una svolta radicale rompendo incertezze, contraddizioni,


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omertà, connivenze che hanno distorto il sistema. Occorre certezza per ricostruire la situazione e per avviare, attraverso una nuova legge n. 468 del 1992 una fase riformata del sistema.
In questa direzione si sono mosse critiche di vario tipo: sui ritardi con quali si arriverebbe alle conclusioni, sul ruolo degli strumenti di gestione come l'AIMA; sul fatto che si sia modificato, a partire dalla campagna 1995-1996, il modello di compensazione; sul fatto che la riforma della legge n. 468 del 1992 dovrebbe essere già realizzata; sulla eccessiva attenzione ai pronunciamenti ed alle iniziative prescrittive o infrattive dell'Unione europea e sulla presunta debolezza politica che non ci consentirebbe di acquisire più forti spazi nel quantitativo nazionale garantito; sui carichi negativi che si accumulano sui produttori e persino sul ruolo e sul peso delle forme della rappresentanza sociale.
Non sono obiezioni insignificanti. Discutiamone pure, ma fissiamo alcuni punti di riferimento certi per il confronto, per sfuggire a demagogia e propaganda, per non seminare illusioni, per arrivare ad una conclusione certa, apprezzabile e costruttiva del nostro lavoro.
Mi domando allora se sia possibile costruire una fase nuova del sistema più equa ed in grado di sviluppare la capacità d'impresa dei nostri allevatori e di tutelare le produzioni nazionali; una riforma del modello di governo, del controllo e delle forme di partecipazione sociale e delle relazioni economiche ed istituzionali, senza prima aver raggiunto dati certi ed attendibili. È un primo punto su cui è necessario aprire il confronto. La risposta a questo interrogativo è ovvia.
Se non si vuole cadere nei pasticci già sperimentati occorre andare fino in fondo al programma di lavoro già avviato, confortato dai risultati e dalle indicazioni della commissione Lecca ed in larga misura concretizzato e definito con nettezza cronologica anche in questo decreto. Occorre puntare, con la campagna 1998-1999, a conseguire la svolta auspicata di un quadro nuovo di riferimento di dati e di regole, conseguendo in questi mesi anche la riforma della legge n. 468. Si tratta di una riforma, per la quale esistono già proposte del Governo e di alcuni gruppi, che dovremo definire attraverso una seria concertazione con le forze sociali e le regioni, per promuovere un piano di ristrutturazione incentivato; la regionalizzazione del sistema; il consolidamento della quota A e B; nuove regole per la riassegnazione delle quote rese disponibili, fissando criteri di priorità a partire dai giovani allevatori; nuove regole per la compensazione; la possibilità di un'authority garante del sistema e della mobilità delle quote.
Sarebbe stato possibile un percorso più accelerato? Esiste un percorso alternativo concreto?
È giusto mescolare giudizi legittimi su incertezze e ritardi spesso legati alle oggettive difficoltà di questo processo, sulla sfiducia negli strumenti operativi come l'AIMA, con la sfiducia e l'incertezza di possibili risultati positivi?
Noi crediamo di no e pensiamo che ciò rappresenti un pericolo ed un rischio per l'intero lavoro.
È inoltre possibile contemporaneamente porsi l'obiettivo di rientrare nelle regole, riformare le stesse con una maggiore coerenza alle norme dell'Unione europea per conquistare in quella sede risultati più rispondenti agli interessi di nostri allevatori, puntando in vario modo all'ampliamento della quota nazionale, sostenuto ora anche dall'Autorità antitrust, e pensare contemporaneamente di snobbare il ruolo particolarmente attivo dell'Unione europea che reclama appunto il rispetto di limiti come condizione per qualsiasi positivo confronto?
Esistono soluzioni compatibili con le regole che consentano di affrontare il carico di sacrifici che si accumulano sui veri produttori in questa fase, oltre le proposte avanzate dal Governo ed approvate dal Senato, dopo un confronto intenso e non formale con le rappresentanze sociali degli allevatori? Si tratta di

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proposte che già forzano, pur nella transitorietà, i problemi imposti dalle norme sulla concorrenza.
È ragionevole pensare di andare oltre il recupero, per il 1995-1996, del vecchio modello di compensazione ed oltre le modalità e le quantità di provvisoria restituzione di liquidità, senza rischiare di perdere tutto?
Il ripristino della compensazione in vigore nel 1995-1996, realizzata sulla base di dati più certi e più giusti, non è condizione decisiva per ricondurre a normalità la situazione?
Infine, si può affrontare e risolvere un problema così complesso caricandolo contemporaneamente di tanti obiettivi diversi, compreso quello di delegittimare ruoli istituzionali e ruoli delle rappresentanze sociali?
Non vi è dubbio che sarebbe ottimo riunire nel coordinamento globale ed immediato la certezza dei dati, la riforma della legge n. 468, la riforma dell'AIMA e del quantitativo nazionale; ma è altrettanto ottimo e realistico ottenere, con la necessaria ed inevitabile gradualità, tutti questi obiettivi e riuscire poi a governarli.
Nessuno ha mai affermato che questo decreto-legge sia l'unico strumento; è possibile un impegno comune di lavoro, pur mantenendo opzioni politiche diverse, per concretizzare, entro una data certa, l'insieme di queste proposte di riforma?
Si possono affrontare tutte queste problematiche con forme di lotta che ne ribaltano gli obiettivi e che spesso vanno oltre le esigenze di legalità e di certezza?
Noi vorremmo che il confronto trovasse una linea coerente e consapevole di risposte a partire da queste valutazioni, oltre le quali ci sembra che si apra solo la via dell'incertezza e della confusione più assoluta.
Ci siamo confrontati in Commissione non solo sul testo del decreto e sugli emendamenti, ma anche sul parere espresso dal Comitato per la legislazione, di cui all'articolo 16-bis del nuovo regolamento, in maniera costruttiva pur nella stringatezza dei tempi, sul quale per altra via abbiamo chiesto un'iniziativa alla Presidenza della Camera, senza pervenire ad un avvicinamento di posizioni, ad un comune sentire sui nodi più rilevanti del decreto-legge stesso.
I colleghi dei vari gruppi di opposizione riproporranno certamente in Assemblea, assieme a quelli di maggioranza, le loro valutazioni. Mi sento pertanto esonerato dal farlo per non togliere ricchezza e vivacità al dibattito con un'informazione che rischierebbe di essere solo notarile.
Ci siamo anche confrontati con i rappresentanti dei comitati spontanei che hanno da tempo, con varie iniziative, reclamato soluzioni certe e rapide ai problemi aperti. Anche in questa sede, oltre ad un atteggiamento assai più riflessivo ed ordinato ed in molte istanze positivamente orientato ad operare per una svolta di giustizia e di certezza del diritto, abbiamo dovuto registrare tuttavia una difficoltà reale a comporre in un quadro unitario proposte e contenuti del decreto, attualità e prospettive, perché permangono sostanziali differenziazioni politiche su questioni rilevanti.
Una prospettiva, tuttavia, è rimasta positivamente aperta: la possibilità e la volontà di un confronto aperto sulla riforma della legge n. 468 e sul futuro della riforma e del sistema a livello europeo.
L'azione del Governo e della maggioranza ha avviato una svolta radicale; questo è un fatto ed è la prima volta in 14 anni. Si tratta di un tentativo serio certo in mezzo a difficoltà e limiti, condotto con determinazione e coerenza.
Ad onor del vero dovrei dire che già nel 1994-1995 un'altra iniziativa fu avviata dall'AIMA e dal Ministero, sotto la spinta dell'Unione europea con la presenza attiva di ispettori FEOGA, che in vista della conclusione dell'accordo sulla multa comminata all'Italia di 3.620 miliardi e del riconoscimento dell'attuale livello di quantitativo nazionale garantito, pretesero una verifica concreta sullo stato del sistema, sulle aziende, sulle quote, sui contratti, sulle quantità prodotte e commercializzate ed indicarono anche, in maniera netta e

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perentoria, come evitare nella nuova fase che si apriva il diffondersi di incertezze, precarietà e raggiri, rimanendo - ahimè - inascoltati.
Il tentativo si concluse, come è evidente e come emerge anche da numerosi riscontri delle due relazioni della commissione Lecca, con un fallimento che pesa ancora oggi e che ha aggravato le condizioni di gestione e controllo. Un fallimento che evidenzia responsabilità politiche, istituzionali, amministrative e sociali e che impegna ad un atteggiamento rigoroso e responsabile per segnare davvero una svolta.
È giusto allora dire che è la prima volta che si fa un tentativo serio in una situazione più difficile e senza il diretto sostegno dell'Unione europea che, al contrario, ha assunto un atteggiamento rigorosamente formale e non ha lesinato iniziative che hanno rischiato di mettere in seria difficoltà questa fase di lavoro.
Sulla linea delle risultanze dell'indagine, il Governo, con il precedente e con questo decreto, si è impegnato su tre obiettivi: attenuare i sacrifici delle imprese con un ripristino compatibile di liquidità; fare piena luce e rideterminare, in un quadro di certezza, compensazioni e superprelievo per il 1995-1996 e seguenti; ripristinare la normalità delle regole della campagna 1998-1999.
Lo schema del decreto-legge n. 411 ripropone sostanzialmente il modello precedente (ripristino della liquidità, accertamento per periodi noti, compensazione per le tre annualità) ed inserisce inoltre l'istituzione di una commissione di garanzia. Tuttavia, le novità del nuovo testo sono molte e rilevanti, in particolare dopo il lavoro svolto dal Senato, che ha contribuito a spingere avanti la soluzione a quegli obiettivi.
I vari adempimenti previsti fin dall'avvio della campagna 1998-1999 nel mese di maggio prossimo sono accompagnati da una scansione cronologica precisa, congiunta con possibili sanzioni per i produttori, per gli acquirenti, per l'AIMA e per le regioni.
Quanto al ripristino della liquidità, fermo rimanendo il superprelievo, qualora dovuto, e quindi la transitorietà della restituzione, il quadro approvato al Senato estende la disponibilità di risorse ad oltre mille miliardi, con la conferma dell'80 per cento per il 1996-1997 e l'estensione al cento per cento della quota B tagliata e del 10 per cento della quota A prodotta; conferma inoltre la cancellazione del trasferimento al 1995-1996, resasi necessaria per l'intervento dell'Unione europea, che ha impegnato il Governo a ritenere definitivi, fino alla verifica-rettifica conclusiva, i dati già attribuiti ai singoli produttori e trasmessi (è di questi giorni la notizia dell'avvio anche della procedura infrattiva per i ritardi nella riscossione).
Nel testo del Senato è stata cancellata la restituzione del 20 per cento alle imprese inserite dalla relazione Lecca fra quelle da verificare a causa di varie anomalie riscontrate.
Vengo agli accertamenti, di cui all'articolo 2. In questo articolo è presente una rilevante novità, ossia l'istituzione di una commissione (presieduta dal generale Lecca) preposta all'esame dei contratti di circolazione delle quote per verificarne la regolarità o, viceversa, «la natura fittizia o comunque illecita».
La commissione ha concluso i suoi lavori esaminando 3.417 contratti ed individuando 75 fattispecie diverse di anomalie presenti in forma multipla in numerosissimi contratti, segno delle illiceità. La relazione è stata trasmessa ai vari livelli istituzionali, compresa la Presidenza della Camera, la procura della Corte dei conti e la procura della Repubblica di Roma.
L'AIMA può procedere agli altri adempimenti verso i produttori con il ruolo determinante delle regioni e passare alla fase successiva delle notifiche.

PRESIDENTE. Onorevole Lembo e onorevole Dozzo, se vi mettete vicini, forse riuscirete a discutere meglio: non so se questo gioverà all'esito della discussione, però...
Prego, onorevole relatore.


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FLAVIO TATTARINI, Relatore. È stata inserita la norma che esclude il taglio previsto per i quantitativi trasferiti ed infine la possibilità per il Presidente del Consiglio di procedere ad interventi sostitutivi delle regioni inadempienti.
A questo riguardo è introdotta la novità più rilevante, che potrebbe e dovrebbe aprire una possibilità nuova di confronto con gli allevatori. È difficile capire il senso della sottovalutazione che si è registrata su questo punto. Il Senato ha infatti inserito la norma che, a rettifica avvenuta per il 1995-1996, consentirà la definizione dei due modelli di compensazione e l'applicazione di quello più vantaggioso per l'allevatore, recuperando il punto su cui si era aperto lo scontro politico e giurisdizionale più aspro nel 1996: l'introduzione su richiesta UE di nuove regole a campagna conclusa. Questa, lo ricordiamo, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di difficoltà e di contraddizioni.
Passiamo agli accertamenti 1997-1998. Il riconoscimento di validità al pari dei bollettini AIMA dei certificati individuali da questa inviati ai singoli produttori entro l'inizio del febbraio 1998 consentirà ai produttori che hanno attivato nel corso del 1996 regolari contratti di trasferimento delle quote di far valere tale certificazione nei confronti dell'acquirente per ottenere il recupero di somme accantonate come superprelievo per la quota oggetto di trasferimenti.
In base all'articolo 4-bis è costituita una commissione di garanzia di sette membri con il compito di verificare la conformità di procedure ed operazioni per la determinazione delle quantità di latte prodotto e commercializzato nelle prime due campagne e per l'attribuzione dei quantitativi produttivi del 1997-1998 e, soprattutto, del 1998-1999. La commissione dovrà riferire al Governo entro la data conclusiva della verifica-rettifica.
Si profila con questa norma la definizione di una sorta di authority di controllo e garanzia, oltre e sopra al Governo, e del controllo della gestione del sistema, ed il tentativo di introdurre un sistema misto di un'autorità di garanzia che può, forse, determinare un nuovo circuito di trasparenza, di certezze e di fiducia più che mai indispensabile.
Il Comitato per la legislazione ex articolo 16-bis del nuovo regolamento ha espresso parere favorevole a due condizioni, afferenti la chiarezza e la proprietà della formulazione del testo: sul comma 1 dell'articolo3 e sul significato e le implicazioni dell'articolo 4-bis.
La XIII Commissione, respingendo gli emendamenti presentati in coerenza con tali condizioni, ha motivato l'inaccoglibilità delle stesse, ribadendo la chiarezza e la proprietà della formulazione del testo per vari motivi.
Mi avvio a concludere. A conclusione del lungo percorso supportato dal lavoro delle varie commissioni e garantito dalla nuova commissione di garanzia di cui all'articolo 4, l'AIMA procederà ai calcoli e alla rettifica della compensazione. Il dato più certo della rettifica sostituisce in via definitiva, per quanto attiene alle procedure adottate, l'incidenza sui singoli produttori operata dalla precedente compensazione, la cui effettualità è stata più volte rinviata e resa incerta.
Si afferma cioè una situazione definitiva meglio tutelabile sul piano legale di posizioni provvisorie ed incerte. Quindi, nessun danno, ma maggiore certezza per la pianificazione produttiva dell'azienda e comunque per eventuali iniziative giurisdizionali, sempre possibili per i soggetti interessati.
Anche l'effetto sui ricorsi presentati alla precedente compensazione sembra essere più che positivo per i seguenti motivi.
Primo. I ricorsi che hanno al centro il presupposto della incostituzionalità sono, di fatto, positivamente superati dai contenuti del comma 1 dell'articolo 3.
Secondo. I ricorsi in merito a problemi di riconoscimento di quote, di contratti o di altre forme di mobilità delle quote stesse di nuova assegnazione non legittimati con bollettini AIMA saranno ricondotti


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a legalità e certezza, ove possibile, dalle procedure attuali o, viceversa, ove rimanesse aperta un'area di incertezza, non sottratti per legge al pronunciamento giurisdizionale.
Terzo. I ricorsi esaminati con esito favorevole dal TAR, ancorché soggetti al ricorso davanti al Consiglio di Stato, saranno positivamente superati nei limiti in cui la norma in approvazione ottempera alle prescrizioni della favorevole sentenza.
Infine, si rammenta che la stessa disciplina era già stata inserita nella legge n. 81 del 1997 e nella legge n. 204, senza che ci fossero obiezioni di alcun tipo.
Per il punto 2, circa i compiti della Commissione di garanzia, è chiarissimo il ruolo della stessa in merito a procedure ed operazioni effettuate da vari punti di governo del sistema. Chiaro è il rapporto solo di semplice scambio informativo con il ministro e invece di sovraordinazione dell'AIMA, che a fronte di rilievi...

PRESIDENTE. Onorevole Tattarini, il tempo a disposizione del relatore è esaurito. Dovrebbe concludere.

FLAVIO TATTARINI, Relatore. Ho finito.
Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, da quanto ho detto emerge ancora una volta la complessità dell'articolazione del lavoro da svolgere, di cui il decreto è solo una parte. Ritengo che il punto di arrivo del Senato sia una sintesi positiva dei molti problemi aperti, una buona griglia per dare forza al lavoro e condurlo a positiva conclusione.
Mi auguro che in questa discussione sia possibile giungere all'approvazione del decreto, per passare rapidamente a confrontarci sui temi che ci pone la questione agroalimentare, oggi alla verifica dell'Agenda 2000, ai contenuti del tavolo di concertazione aperto tra organizzazioni agricole e Governo, al grande tema del completamento della riforma istituzionale. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Tattarini, ma richiamo anche l'attenzione dei colleghi, la riforma del regolamento stabilisce che quando la Commissione si distacchi dal parere del Comitato per la legislazione ne debba indicare specificamente le ragioni. In questo caso non mi pare che ciò sia stato fatto specificamente.
Voglio richiamare l'attenzione del relatore e dei colleghi: trattandosi di una fase di avvio del nuovo regolamento, può darsi che ci siano piccole defaillance, che sono colmabili con il tempo.

FLAVIO TATTARINI, Relatore. Presidente, mi scuso, ma forse la fretta della lettura...

PRESIDENTE. Forse soltanto la mia non sufficiente attenzione... Le chiedo scusa se è per questo.

FLAVIO TATTARINI, Relatore. Ho elencato puntualmente, numerandole, le motivazioni che hanno indotto la XIII Commissione a respingere gli emendamenti che di fatto puntavano ad accogliere le condizioni...

PRESIDENTE. ... poste dal Comitato. Allora, le chiedo scusa, onorevole Tattarini. Leggendo il resoconto stenografico ci renderemo meglio conto del contenuto. Vale comunque per un'eventuale occasione successiva.
Ha facoltà di parlare il ministro per le politiche agricole.

MICHELE PINTO, Ministro per le politiche agricole. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, il Governo ritiene, dopo la discussione intervenuta presso il Senato della Repubblica, presso l'apposito Comitato per la legislazione e anche presso la Commissione agricoltura di questa Camera, che gli onorevoli deputati siano perfettamente a conoscenza non soltanto dei contenuti del provvedimento oggi all'esame di quest'aula ma anche dei suoi limiti.
Al di là delle divergenze, che sono naturali in un provvedimento di questa portata e che lo stesso onorevole relatore ha indicato, credo però che si possa


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registrare - almeno questa è stata l'impressione da me colta nella discussione al Senato ma anche presso la XIII Commissione di questo ramo del Parlamento - una larga convergenza sull'obiettivo di ridefinire, nei tempi più brevi possibili, la politica nazionale del settore lattiero-caseario, in maniera tale che essa sia sempre più conforme ed adeguata, oltre che compatibile con la normativa e gli accordi in sede europea che il nostro paese ha liberalmente accettato e che quindi ha il dovere di rispettare.
È anche emersa in maniera molto forte l'esigenza di assicurare ai nostri produttori certezza di comportamenti ma anche credibilità di aspettative. Con questo provvedimento, come l'onorevole Tattarini nella sua puntuale relazione ha riferito, si è compiuto uno sforzo che noi ci auguriamo in maniera molto forte sia definitivo, per gestire il necessario periodo transitorio, venendo incontro anche alle esigenze di questo delicato settore produttivo in termini economici ma - vorrei aggiungere - soprattutto in termini strutturali.
L'azione del Governo deve peraltro rispettare (questo è notissimo agli onorevoli deputati) limiti oggettivamente invalicabili, i vincoli comunitari, noti a tutti, che portano l'Unione europea ad attendere il testo definitivo di questo provvedimento, dopo l'inizio della procedura di contestazione avvenuto già nel mese di dicembre 1997.
La disponibilità di risorse interne oggettivamente limitate e toccate anche da qualche emendamento presentato dagli onorevoli deputati determina grosse perplessità e insieme anche il dovere di rispettare le esigenze complessive del paese.
Infine (ma non è un dato di minore rilievo), vi è la volontà del Governo di non incidere in alcun modo con le proprie urgenze sulla decisione della Camera di iniziare nei prossimi giorni il delicato e complesso esame delle proposte di riforma costituzionale, la cui importanza è inutile, almeno da parte mia, sottolineare. A ciò bisogna aggiungere che non pochi emendamenti presentati pongono ulteriori problemi di compatibilità, come prima accennavo, con l'ordinamento comunitario e che il loro attuale numero suscita nel Governo ragionevoli dubbi sui tempi di conclusione dell'iter parlamentare di esame e, mi auguro, di approvazione del provvedimento.
Sono queste le ragioni in base alle quali, ritenendo che molte delle questioni proposte nel corso dell'iter del decreto-legge in questione potranno essere esaminate in maniera più approfondita nelle sedi naturali, in particolare in occasione dell'auspicata riforma della legge n. 468, il Governo ritiene di non poter accogliere ulteriori modifiche al testo. Di conseguenza (lo dico con rispetto per l'Assemblea e per ogni singolo deputato), il mancato ritiro degli emendamenti che sono stati presentati indurrà il Governo a formalizzare la questione di fiducia su questo provvedimento (Proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ho ritenuto...

VINCENZO ZACCHEO. Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Zaccheo, la richiamo all'ordine. Colleghi! Onorevole Zaccheo!

MAURO FABRIS. Ma quale rispetto!

STEFANO LOSURDO. È una vergogna!

VINCENZO ZACCHEO. Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Zaccheo, la richiamo all'ordine per la seconda volta.

MICHELE PINTO, Ministro per le politiche agricole. Ho ritenuto di rendere questa dichiarazione con tempestività, cioè immediatamente dopo la relazione dell'onorevole Tattarini, per un atto di riguardo, che ritengo non sia stato compreso, nei confronti di questa Assemblea, del suo Presidente e dei suoi singoli componenti (Proteste dei deputati dei


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gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania - Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

ENRICO CAVALIERE. Dimissioni!

ANTONIO LEONE. Sette emendamenti!

VINCENZO ZACCHEO. Stai uccidendo l'agricoltura in Italia! Dimettiti!

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, onorevole Pisanu? Onorevole Gramazio, consenta all'onorevole Pisanu di parlare.

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sulle dichiarazioni rese dal Governo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, il Governo ha anticipato la possibilità di porre la questione di fiducia, cosa che poteva anche non fare, ponendola alla fine della discussione sulle linee generali (Commenti dei deputati del gruppo di forza Italia). Mi consentite di parlare, colleghi? A questo punto, l'Assemblea ha davanti il quadro politico esatto della situazione, non falsificato (sarebbe stato falsificato se il Governo non avesse detto chiaramente che cosa ha intenzione di fare), la situazione vera, sulla quale ciascuno può intervenire. Però a questo punto (mi rivolgo a lei, onorevole Pisanu, e ai colleghi capigruppo) la questione si pone nei seguenti termini. Bisogna vedere se si intende svolgere la discussione generale oppure affrontare le questioni politiche poste dalle dichiarazioni del Governo. Quindi, darò la parola a lei e poi ad altri e così vediamo come ordiniamo i nostri lavori. Prego, presidente Pisanu.

BEPPE PISANU. Per la precisione, Presidente, è evidente che io intendo prendere la parola e sull'ordine dei lavori, per i fatti che sono accaduti negli ultimi quindici minuti, e sulle dichiarazioni del Governo, essendo chiaro che la discussione generale sul decreto è ancora tutta da fare.
Debbo dirle, signor Presidente, che sono letteralmente sconcertato. Intanto, in inizio di seduta è già stata compiuta una forzatura, con l'inversione dell'ordine del giorno che ha posposto a questo argomento una questione delicatissima come la richiesta di custodia cautelare nei confronti del collega Cito, con l'evidente scopo di assecondare la mossa che il Governo si accingeva a compiere (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Ora, io mi rivolgo a lei, Presidente, con estrema pacatezza, osservando che il nuovo regolamento offre già al Governo spazi enormi di iniziativa nella formulazione del calendario e proprio perché ha questi spazi il Governo deve diventare sempre più discreto e rispettoso nelle sue iniziative verso i calendari che sono già formulati. Altrimenti, il potere del Governo sul calendario della Camera diventa davvero esorbitante e inaccettabile. Le chiedo intanto che la questione che riguarda il collega Cito venga riesaminata - perché mi sembra a questo punto doveroso - nella sede della Conferenza dei capigruppo, in modo da trovare ad essa una collocazione idonea nel calendario; una collocazione che consenta alla Camera di pronunziarsi con la necessaria tranquillità e pacatezza e al collega Cito di veder considerata la sua posizione con la necessaria serenità (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Riconosco tuttavia che la questione che abbiamo davanti, quella delle quote latte, è di estrema importanza e che meritava perciò da parte dell'Assemblea una grandissima considerazione. Abbiamo qui davanti al palazzo della Camera, in giro per le strade d'Italia, centinaia, migliaia di allevatori, che appartengono ad una delle più operose e pacifiche categorie italiane, in agitazione permanente. Uomini che sono stanchi di protestare, che chiedono una risposta finalmente chiara ai problemi che pongono (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza


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nazionale). Essi si aspettavano e sicuramente si aspettano dai lavori di quest'Assemblea e anche dal decreto del Governo una risposta chiara. Il Governo viene qui a dirci che ci sono scadenze di natura europea - e non è vero - e che ci sono scadenze di termini - e non è vero - che impongono di «blindare» il decreto e di sottrarlo persino alla valutazione di quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD). Al decreto erano stati presentati sette emendamenti - sette! - che si sarebbero potuti esaminare nel giro di qualche ora in Commissione; l'Assemblea avrebbe avuto tutto il tempo necessario per discuterli e vararli e il decreto avrebbe avuto ancora il tempo per completare tranquillamente il suo iter, visto che la scadenza per la conversione cade il giorno 2 febbraio. Non c'è allora questa fretta e non c'è neppure il rischio, signor ministro - mi consenta di dirglielo - che nei nostri confronti venga aperta in sede europea una procedura di infrazione comunitaria per la semplice ragione che questa procedura c'è già, è stata avviata (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD). Gliel'ha comunicata nei giorni scorsi il commissario europeo per l'agricoltura Fischler attraverso il ministro degli esteri Dini. Quindi non c'è neppure il rischio di cadere in questa procedura per la ragione banalissima e semplicissima che la procedura è già aperta.
Concludendo, signor Presidente, la verità è che voi non volete affrontare il nodo di questo problema che forza Italia, alleanza nazionale e tutti i partiti dell'opposizione vi hanno già illustrato a chiare lettere. Voi non volete spiegarci perché le somme trattenute dai caseifici (quelli che voi mi pare chiamate «primi acquirenti»), prelevate ovviamente dai produttori, debbano rimanere nelle tasche dei caseifici dove «depositano» interessi invece che nelle tasche degli agricoltori da cui sono uscite (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD).
In questo modo, veramente si fa - che lo si voglia o no- dello strozzinaggio a danno degli agricoltori; si riduce liquidità, una liquidità che è già bassissima nelle disponibilità degli agricoltori. E questo perché? Perché i tempi scadrebbero e l'Europa non perdonerebbe... Ma l'Europa ci ha già condannati e le procedure le ha già avviate. Per quanto riguarda i tempi, se c'è buona volontà questo problema lo si risolve in cinque minuti, affidando agli agricoltori perché le conservino e non perché ne dispongano come vogliono, perché le conservino nei loro conti correnti, nei loro depositi bancari, dove vogliono, in attesa che l'apposita Commissione accerti le quantità globali e la congruità delle quote riconosciute a ciascun produttore.

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu!

BEPPE PISANU. Questo è ciò che si chiede, Presidente! Se questo si nega vuol dire che si vuole essere ad ogni costo ciechi, sordi e ostili di fronte agli agricoltori italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Molte congratulazioni).

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, noi non eravamo d'accordo così! Abbiamo votato una modifica al regolamento basata su due presupposti: la certezza per il Governo e per la maggioranza di arrivare all'approvazione in tempi certi dei provvedimenti e la garanzia per l'opposizione di poter votare in quest'aula gli emendamenti, e ciò per sottoporre all'aula gli emendamenti e per verificare in aula se essi venivano approvati o respinti.
Alla prima prova importante facciamo naufragio perché il ministro, prima ancora che un esponente di questo Parlamento possa aprire bocca su una questione


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così importante di cui tutto il paese parla da un mese, annuncia che porrà la fiducia, e dunque che sarà precluso il dibattito e che saranno precluse le votazioni sugli emendamenti (Commenti dell'onorevole Guerra).
Se fino ad alcuni mesi fa le cose potevano essere non chiare adesso sono chiarissime. Da una parte ci sono i produttori, quelli che nelle stalle lavorano, quelli che producono il latte vero e che sono venuti a dirci che sono pronti a pagare le multe se hanno «splafonato» sul latte veramente munto. Dall'altra parte, ci sono i truffatori, quelli che attraverso le carte, i passaggi fasulli, i contratti fasulli...

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, mi scusi se la interrompo. C'è un punto...

CARLO GIOVANARDI. Io sto sul punto, Presidente, qui ci vuole...

PRESIDENTE. Mi faccia dire una cosa. Se la dichiarazione sull'ordine dei lavori riguarda la promessa o la minaccia...

CARLO GIOVANARDI. Presidente, mi scusi, ma lei doveva dire questo al collega Pisanu. Io sto parlando da un minuto...

PRESIDENTE. Mi lasci finire, onorevole Giovanardi.
Se la dichiarazione ha per oggetto i problemi posti dall'onorevole Pinto, vale a dire la eventuale posizione della questione di fiducia, è una cosa; se invece si entra così nel merito...

CARLO GIOVANARDI. Ma io non entro nel merito, mi scusi!

PRESIDENTE. ...questa diventa già una discussione generale. È chiaro?
Prosegua pure, onorevole Giovanardi.

CARLO GIOVANARDI. Presidente, il collega Pisanu è entrato nel merito per cinque minuti senza che lei lo richiamasse. Io non sono ancora entrato nel merito, ma sto contestando la decisione di porre la fiducia e per trenta secondi mi sono permesso di sottolineare le ragioni per cui ritengo gravissima la decisione presa. Non credo, infatti, che tutti i parlamentari presenti in aula, neanche il presidente Pecoraro Scanio, vogliano che un giustizialista, che dice di voler combattere i truffatori e che poi copre le truffe...

MAURO FABRIS. Va' a dirlo a Vancimuglio!

CARLO GIOVANARDI. ...dopo aver promesso ai produttori un appoggio in questa sede, appoggi i truffatori.
Il problema vero è che in quest'aula, con la posizione della questione di fiducia, si preclude ai colleghi la possibilità di votare gli emendamenti e di dire se si vuole che i soldi vengano trattenuti dai produttori o se debbano essere trattenuti da coloro che avevano il diritto di farlo, se si vuole che i truffatori vengano premiati o se si desidera che vengano puniti, se si vuole la normalità del paese o se si vuole continuare in questa situazione. Questo è il problema della fiducia ed è una questione seria che investe il rapporto Parlamento-Governo e opposizione-maggioranza. Non possiamo non riflettere sul fatto che quello che abbiamo teorizzato per due mesi ponendo mano alla riforma del regolamento, non dopo un anno, ma di fronte al primo provvedimento importante, non viene rispettato dal Governo, che in questa maniera gode tutti i vantaggi che il regolamento concede alla maggioranza e al Governo, precludendo al contempo all'opposizione la possibilità di discutere e di votare i propri emendamenti. Francamente mi sembra una scelta vergognosa (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD, di forza Italia e di alleanza nazionale)!

ADRIANA POLI BORTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADRIANA POLI BORTONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro,


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quello che è accaduto negli ultimi minuti è tragico, è quanto di più tragico si può verificare in un Parlamento che ama definirsi ancora democratico e che sta faticosamente cercando di darsi delle regole.
In questa circostanza abbiamo ricevuto una sorta di preavviso di fiducia. Dopo che avrà finito di parlare con l'onorevole Sgarbi, vorrei chiederle, Presidente Violante, se lei ritenga che il preavviso di fiducia, che potrebbe suonare come una sorta di avvertimento, sia una fattispecie configurata in qualche parte del regolamento della Camera. Credo, infatti, che lei dovrebbe intervenire nei riguardi del Governo per chiarire che non esiste un preavviso di fiducia, ma che esiste soltanto la questione di fiducia, che si pone a determinate condizioni, se si realizzano i presupposti necessari per porla.
Ebbene, Presidente Violante, non credo ci siano le condizioni per porre la fiducia, perché tutti i gruppi politici di opposizione, dalla lega ad alleanza nazionale, a forza Italia, si sono comportati in modo massimamente responsabile per non offrire un alibi - diciamolo chiaramente! - a questo Governo imbelle, che non sa fare un decreto nel merito (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia), che non sa prospettare dei contenuti e che non sa dare delle risposte agli agricoltori, per porre la questione di fiducia. Questo Governo sa soltanto fare delle contrattazioni per mezzo di qualche partito della maggioranza che a ciò si è gentilmente prestato - facciamo i nomi e i cognomi - per il tramite del presidente del gruppo della sinistra democratica, Salvi, a tenere buoni gli agricoltori nel periodo di Natale (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia e del deputato Giovanardi), a farli smobilitare. Subito dopo Natale ha teso loro un vero e proprio agguato, che è terminato con una repressione poliziesca e con il sequestro dei trattori (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)! Non è accaduto nient'altro!
Chiedo a lei, Presidente Violante, che in quanto alta figura istituzionale ha, non il diritto, ma il dovere di tutelare le istituzioni democratiche, se le sembri democratico avvertire il Parlamento del fatto che si preannuncia niente di meno che un voto di fiducia.
Le chiedo se sia democratico che si dica, non qui, oggi 21 gennaio, a distanza di dieci giorni dalla scadenza del decreto, ma in Senato (i cui resoconti abbiamo letto) che il decreto è «blindato»; le chiedo se sia democratico consentire una mediazione al senatore Salvi, il quale si titola come l'esclusivo dispensatore dei presunti benefici agli agricoltori per fargli, come si dice comunemente, un grosso «bidone», perché questo si è fatto attraverso un decreto che sottrae agevolazioni precedentemente concesse.
Signor Presidente, le chiedo se sia democratico istituire all'interno di un regolamento parlamentare un Comitato per la legislazione i cui compiti sono completamente disattesi; se sia democratico istituire per regolamento che la Commissione di merito abbia a disposizione un'ora e tre quarti, tempo durante il quale non può portare a conclusione neppure un minimo di discussione su sette-otto emendamenti. Le chiedo se sia democratico chiedere la fiducia quando si sa che le opposizioni, per venire incontro a questo Governo, per dire «basta, non ne possiamo più: fate male ma fate quello che volete, purché andiate avanti, salvo poi verificare quello che bisognerà fare!». La verità è che non dobbiamo limitarci ad una rappezzatura della legge n. 468 ma approvare una riforma radicale del regime delle quote latte (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)!
È democratico istituire commissioni, comitati, sottocomitati elargendo agli agricoltori l'offa consistente nella possibilità di affiancarsi, dopo apposita estrazione a sorte, a qualche improbabile commissario ad acta nominato per l'AIMA? È democratico tutto questo?
Signor Presidente, si dica chiaramente che ormai in Italia non si può più

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protestare: non possono protestare gli studenti, non possono protestare i disoccupati, non possono protestare gli agricoltori; ma in Italia non può neanche parlare il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, del CCD e di deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania), il quale non parla in Commissione né in aula! Davvero le istituzioni democratiche sono fortemente minate e lei, signor Presidente, ha il dovere di intervenire perché non solo gli agricoltori ma nessuno di noi, come parlamentare e come cittadino, oggi si sente tutelato (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e del CCD- Molte congratulazioni)!

DOMENICO COMINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO COMINO. Signor Presidente, capisco l'infervoramento dei colleghi di forza Italia e di alleanza nazionale, i quali sposano tardivamente la tesi di difesa...

STEFANO LOSURDO. Ma che tardivamente!

PRESIDENTE. Colleghi!

DOMENICO COMINO. ...di un comparto produttivo che loro definiscono italiano e che secondo noi è esclusivamente ed eminentemente padano. L'Italia non c'entra niente sulle quote latte (Commenti di deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Colleghi, è una gara inutile.

DOMENICO COMINO. La ringrazio, Presidente, per il suo tentativo di difesa ma non ho assolutamente bisogno!

PRESIDENTE. Dicevo che è inutile per un'altra ragione, non per quella che pensa lei!

DOMENICO COMINO. Capisco anche che il Governo venga in quest'aula con la testa fasciata prima di averla battuta perché, nel momento in cui preannuncia la possibile apposizione della questione di fiducia, rinuncia automaticamente ad un confronto che proprio grazie al regolamento riformato non potrà essere ostruzionistico.
Il nostro gruppo ha già dichiarato che ritirerà gli emendamenti. Abbiamo mantenuto soltanto quelli di merito, che sono essenziali ed esiziali perché tutti i gruppi si pronuncino su questo provvedimento; anche se un disegno di legge di conversione che ci proviene dal Senato è un provvedimento comunque blindato per questo ramo del Parlamento. Lo sanno benissimo i colleghi di forza Italia e di alleanza nazionale: è pertanto inutile che oggi «menino il torrone» su queste cose!
Invitiamo quindi il Governo a rivedere le proprie posizioni, anche perché, signor ministro Pinto, lei sarà pure andato a trovare gli agrumicoltori e avrà pure portato loro la solidarietà del Governo, ma noi non ci dimentichiamo che, mentre lei portava solidarietà agli agrumicoltori, la polizia di Stato randellava gli allevatori padani (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Questi ultimi oggi, secondo la vostra interpretazione, sono chiamati a rispondere delle inefficienze delle istituzioni dello Stato - che qui il Governo rappresenta - che si sono accumulate negli anni, anche per la connivenza di parlamentari che non molti anni fa appartenevano a quel partito che da sempre ha gestito l'agricoltura in questo paese e lo ha fatto attraverso le istituzioni, le commissioni e le organizzazioni professionali agricole esclusivamente come voto di scambio! Ecco chi ci accusava ieri di voto di scambio sulla questione Previti: questi sono i fatti!
E i parlamentari di forza Italia e di alleanza nazionale, che oggi parlano ovviamente per un interesse politico immediato, soltanto due o tre anni fa erano decisamente dall'altra parte (Proteste dei


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deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). Guardate, che potete dirci di tutto, ma non ...

PRESIDENTE. Presidente Comino, si rivolga alla Presidenza.

DOMENICO COMINO. ... ma non potete accusarci di essere il partito del «riciclo» dei rifiuti della politica. Questo lo lasciamo ad altri (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Commenti dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
Ma ciò che è chiaro e che all'opinione pubblica deve apparire (credo che alla fine i cittadini, non solo gli allevatori e i produttori di latte, lo capiranno) è che la blindatura istituzionale di questo provvedimento non è altro che un segnale preciso inviato alla prima categoria padana di operatori economici, che sconta ancora e sempre il peso del colonialismo romano.
Signor ministro, faccia un passo indietro: consenta un dibattito sereno sul provvedimento e faccia votare gli emendamenti così che tutti si assumeranno le loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Prima di passare agli interventi nella discussione sulle linee generali, vorrei fornire alcuni chiarimenti.
Poiché è stata posta dall'onorevole Poli Bortone e da altri colleghi una questione di una certa delicatezza, esprimo un'opinione che mi è stata chiesta, naturalmente senza la pretesa di dire la verità.
La questione è la seguente. Il Governo, a differenza di quanto è accaduto altre volte in circostanze analoghe, ha informato il Parlamento, prima che iniziasse la discussione sulle linee generali, di quelli che sarebbero stati i suoi intendimenti. A questo punto, la Camera ha davanti il quadro esatto, e non falsificato, della realtà; perché, altrimenti, se avessimo discusso senza questo tipo di dichiarazione, lo avremmo fatto in una situazione falsa, come è accaduto purtroppo altre volte.
Devo quindi riconoscere un atto di lealtà - che può essere sgradita - del Governo nei confronti della Camera. Adesso infatti noi sappiamo qual è il reale stato delle cose: si può essere d'accordo o in disaccordo; si può convenire o meno, ma adesso tutti (chi sta qui, chi sta fuori o nelle tribune) sanno come stanno realmente le cose e può quindi orientare i propri interventi sulla base non di dati fittizi, ma reali.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, debbo innanzitutto rilevare che questo preannuncio di questione di fiducia è certamente un'innovazione abbastanza singolare, teso - è stato detto poc'anzi dal Presidente della Camera - a salvaguardare la dignità del Parlamento. Francamente credo che non sia così.
Mi domando allora: è dignitoso discutere su questo decreto-legge sotto il preannuncio o la minaccia o l'intimidazione della questione di fiducia? È dignitoso strozzare i tempi della discussione, sapendo che ciò che diciamo non è finalizzato ad entrare nel merito degli emendamenti, ma servirà soltanto a rimanere carta negli atti parlamentari? È dignitoso, signor Presidente, costituire un Comitato per la legislazione per poi vedere ignorate dalla maggioranza e dal Governo le indicazioni provenienti da quest'organo paritetico individuato dall'Assemblea? Ecco le questioni che ci lasciano assolutamente perplessi.
Nel merito delle motivazioni che hanno indotto il ministro Pinto a preannunciare la fiducia, poi, si è parlato di un numero eccessivo di emendamenti. Ma quanti dovrebbero essere gli emendamenti ad un decreto-legge per evitare che ci sia messa davanti questa motivazione assolutamente insensata ed irragionevole? Gli emendamenti


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sono stati ridotti al minimo e servivano soltanto a individuare le debolezze ed a correggere gli errori contenuti nel provvedimento.
Sui vincoli comunitari, signor ministro, un anno e mezzo fa lei ci ha detto in quest'aula che mai e poi mai sarebbero successe certe cose, che mai e poi mai il Governo avrebbe restituito i superprelievi. Ma così non è. Ebbene, questa nuova linea Maginot che lei stabilisce rispetto ai presunti vincoli comunitari non può produrre torti né può giustificare la sottrazione di liquidità quanto meno a quegli agricoltori e produttori che già oggi risultano a posto rispetto a tutte le indagini che sono state condotte.
Per quanto riguarda, infine, i limiti alle risorse finanziarie, vorrei sapere di quali risorse stiamo parlando. In realtà si parla delle risorse dei produttori, che noi chiediamo siano riaffidate alla tutela dei produttori stessi.
In sostanza nel preannuncio della questione di fiducia noi scorgiamo una inconsistenza di motivazioni che ci preoccupa fortemente con riferimento ad un deficit di democrazia, alla debole coscienza democratica di attenzione ai problemi reali della gente, nonché - consentitemelo - alla tirannia del Governo e della maggioranza rispetto ad un'Assemblea parlamentare che ha diritto, per il ruolo dell'opposizione, di vedere votati e magari respinti i propri emendamenti; ogni forza politica deve assumersi le proprie responsabilità.
Signor Presidente, qualche collega ha fatto cenno alla nostra posizione in quest'aula. Sottolineo che noi siamo qui a difendere tutti i produttori, del nord, del centro e del sud. Si tratta dei produttori che con la loro protesta civile e democratica hanno evidenziato i grandi problemi di questo settore (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali.
La prima iscritta a parlare è l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, ciò che è accaduto in quest'aula evidentemente mi mette nella condizione di mutare le linee dell'intervento che avevo preparato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 17,14)

MARETTA SCOCA. Il preannuncio della posizione della questione di fiducia è un fatto probabilmente preordinato a non consentire di valutare il problema degli agricoltori. La finalità forse (lo sottolineo: forse) è quella di far pagare agli onesti la disonestà degli altri, così come è stato già accertato dalla commissione Lecca e da alcuni procedimenti giudiziari in corso. Noi volevamo soltanto migliorare leggermente il provvedimento, che è comunque ingiusto. In discussione vi erano sette emendamenti; nemmeno questo ci è stato concesso.
Desidero svolgere un'altra osservazione in riferimento ai colleghi che hanno applaudito. Questi applausi mi hanno stupito da una parte e scandalizzato dall'altra. Sembrava quasi che gioissero per il raggiungimento di una meta positiva; evidentemente, però, molto positiva non è, tenuto conto della protesta degli allevatori. È evidente che lo scollamento tra i colleghi che hanno applaudito e la realtà sociale e lavorativa italiana è totale ed incolmabile.
La commissione Lecca, del resto, ha già segnalato pesanti violazioni sia nei confronti delle leggi nazionali sia rispetto a quelle comunitarie. È stato accertato che vi è chi ha stipulato fino a dodici contratti di soccida contemporanea ed ha fatturato 5-6 miliardi di lire. Alcuni si sono addirittura rifiutati di consegnare la documentazione ed è stato accertato che alcune aziende, che operano in pianura, risultavano operare in montagna, perché in questo modo si è esenti dal superprelievo. Sono emerse responsabilità di alcuni funzionari dell'AIMA, dell'Unalat e di altre organizzazioni professionali. In altre parole,


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la commissione ha accertato che migliaia di soggetti hanno avuto quote non spettanti loro, con la conseguenza che l'assegnazione delle quote è stata fatta in gran parte a soggetti che non ne hanno diritto, in quanto non producono latte. Del resto, come dicevo, la magistratura sta già valutando molti di questi casi, che speriamo vengano rapidamente accertati e puniti adeguatamente anche per il grave danno che hanno provocato agli allevatori veri, quelli onesti, che lavorano duramente per sé, per la propria famiglia e per la ricchezza italiana. Evidentemente, però, gli applausi di controparte non andavano agli allevatori onesti.
È stato inoltre accertato che esistono quote doppie e triple del tutto illegittime, cessioni di quote illegittime, quote mai prodotte oltre a contratti di comodato e di soccida sospetti, molto, troppo sospetti. Questi contratti sono stati stipulati quasi tutti presso le associazioni di categoria Unione agricoltori e Coldiretti. Evidentemente gli applausi erano diretti a tutelare anche queste persone.
Si sono registrati inoltre false fatturazioni; latte prodotto da allevatori che avevano già il diritto alla campagna di abbandono e di abbattimento; fatturazioni emesse da produttori che non posseggono neppure una mucca. Tutte queste illegalità, denunciate e documentate dalla commissione, si riferiscono principalmente a comportamenti omissivi o commissivi delle istituzioni, dello Stato, delle regioni, degli organismi di controllo, dell'AIMA, delle associazioni di categoria, dei sindacati e dei coldiretti; soggetti che evidentemente devono essere protetti.
I veri soggetti penalizzati in tutta questa vicenda sono i produttori onesti. Ciò non è giusto, non è ammissibile. Pertanto, vanno sospese le condanne al pagamento delle multe fino a quando non saranno accertate dai giudici le responsabilità dei falsi produttori, dei funzionari implicati, delle istituzioni, degli importatori e di tutte quelle persone alle quali è addebitabile la grave situazione delle quote latte. Vanno inoltre sospese le condanne perché sembra addirittura che l'Italia non abbia neppure raggiunto la quota disponibile che ci è stata assegnata dall'Unione europea.
Del resto, è condizione di elementare giustizia che per condannare qualcuno occorra, come minimo, accertare la violazione e porla unicamente a carico di chi l'ha commessa. È dunque prioritario che si accertino le numerose responsabilità e che vengano poste totalmente a carico dei responsabili. Fin tanto che non saranno accertate tali condizioni, non vi sono i presupposti giuridici per l'applicazione delle multe. Gli allevatori onesti sono le vittime di scelte ingiuste e di cattiva gestione, che non possono più essere sopportate.
Noi del centro cristiano democratico sosteniamo le ragioni degli allevatori e pertanto chiediamo la restituzione del cento per cento delle somme ai veri produttori, naturalmente purché siano in regola con il modello L1 e con le fatture.
La restituzione deve riguardare le somme trattenute dagli acquirenti per gli anni 1995-1996 e 1996-1997. Chiediamo inoltre che siano liberate le garanzie fideiussorie.
Il decreto-legge in esame è insufficiente e dunque sarebbe ingiusto anche se fossero approvati gli emendamenti. Esso non risolve i problemi degli agricoltori, né le gravi difficoltà generali dell'agricoltura italiana, che riguardano anche altri settori come quelli degli ortocoltori, i produttori di olio, i bieticoltori ed altri ancora.
Noi tutti sappiamo quanto siano pacifici e responsabili gli agricoltori. Si tratta di gente avvezza al sacrificio ed ai fatti, non certo alle chiacchiere; se oggi allora fanno sentire alta la loro voce è perché sono vittime di una cattiva politica comunitaria seguita da Governi vecchi e nuovi, di una cattiva gestione, di furbi che lucrano sulle loro fatiche (Applausi dei deputati del gruppo del CCD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo,


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come Commissione agricoltura, nonostante siamo riusciti a portare a termine molti provvedimenti importanti, non abbiamo il piacere di vederli discutere nell'aula di Montecitorio. Da questo punto di vista dobbiamo essere riconoscenti ai trattori ed alle battaglie degli allevatori se almeno siamo riusciti a discutere di quote latte.
Proprio nei giorni scorsi il ministro ha potuto fornire i risultati di una situazione grave e scandalosa, che configura una sorta di Tangentopoli del latte in questo paese, vale a dire i dati di contratti non solo scorretti, ma con gravissime irregolarità (fino a 70-75 irregolarità in un solo contratto), addirittura con la cessione non solo delle quote latte, ma anche delle terre, il che significa non solo che sono stati truffati gli onesti allevatori e gli onesti cittadini che pagano le tasse (i quali hanno pagato poi i 3.600 miliardi di multe), ma che altre truffe sono state commesse ai danni dell'AIMA. Con quella cessione fasulla delle terre, infatti, si sono ottenuti anche contributi illegali sulle terre stesse. Questo è solo il primo elemento di una vergognosa e scandalosa gestione del settore agricolo, condotta per anni.
Peraltro, grazie alla commissione Lecca - istituita con decreto-legge da questo Governo, non di altri, anche se recependo una giusta istanza di ribellione di persone e di produttori - questi dati stanno venendo alla luce. Spero che alla Tangentopoli del latte segua, ad esempio, quella delle quote dei pomodori (per la quale forse riscontreremo altri agganci) o del vino, od ancora di altri settori. L'iniziativa assunta dovrà andare avanti. Non so però se alcuni colleghi saranno così contenti di attaccare le truffe quando magari dovremo decidere in quest'aula, caro collega Giovanardi, gli eventuali provvedimenti a carico di alcuni politici che possono risultare coinvolti...

CARLO GIOVANARDI. Cominciamo da oggi!

ALFONSO PECORARO SCANIO. ... nella gestione scandalosa dell'agricoltura di questo paese.
La credibilità nella lotta alle truffe la si deve avere sempre (Proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale - Commenti del deputato Fabris)!

PRESIDENTE. Onorevole Fabris, per favore!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Non vedo perché non si possa parlare! Perché vi agitate?

GENNARO MALGIERI. Fai i nomi e i cognomi!

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Perché vi agitate?

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, la prego di rivolgersi al Presidente!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Sono stato inopinatamente chiamato in causa e proprio oggi, dopo ieri sera, è inopportuno che qualcuno qui si erga a paladino della parità di condizione dei cittadini di fronte alla legge (Reiterati commenti del deputato Fabris - Commenti del deputato Giovanardi).
Si calmi, Giovanardi!

MAURO FABRIS. Sei un buffone!

PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la prego di sedersi!
Onorevole Fabris!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Mi sembra che parlando di decenni (Proteste dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e del CCD)...
Colleghi, si può parlare o manganellate il diritto di parlare in quest'aula? Volete manganellare?


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PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Fate parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Colleghi!

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, la prego...

ALFONSO PECORARO SCANIO. Sto cercando di concludere!

PRESIDENTE. Lei però deve interloquire con il Presidente, quando il Presidente la chiama!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Io interloquisco correttamente con il Presidente!

PRESIDENTE. Allora, onorevole Pecoraro Scanio, la prego: mi sembra che il clima sia sufficientemente teso! Cerchiamo di svolgere la discussione con la dovuta tranquillità.

MAURO FABRIS. Pecoraro, fai il presidente di Commissione!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, sono convinto che in quest'aula tutti dobbiamo essere rispettosi ed accettare...

MAURO FABRIS. Non provocare, buffone!

PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la richiamo all'ordine!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Vedo il CCD agitato!

MAURO FABRIS. Smettila, buffone!

PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
Prego, onorevole Pecoraro Scanio, prosegua.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Mi sembra che la stragrande maggioranza dei colleghi in quest'aula non possa che convenire - poi vi possono essere divergenze sul modo di affrontare il decreto-legge al nostro esame - sulla necessità di fare pulizia e chiarezza nel mondo dell'agricoltura italiana.
Credo che, onestamente, ribellarsi a considerazioni di questo tipo sia profondamente sbagliato. Noi dobbiamo andare avanti su questa strada, pur avendo valutazioni diverse. Anche in Commissione ho detto e ripetuto che personalmente ritenevo che nel decreto-legge dovevano essere inseriti degli elementi aggiuntivi.
Il Governo ha chiesto fin dal primo momento la sua conversione in legge esattamente nel testo che è stato licenziato dal Senato.
La mia opinione, che ho espresso pubblicamente anche in aula, è che, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione di questo paese, il Governo emana i decreti-legge sotto la propria responsabilità. È dunque assolutamente ovvio, a mio giudizio, che quando il Governo viene in un'aula del Parlamento - in questo caso quella della Camera - chiedendo che un decreto-legge venga approvato senza modifiche, è corretto ed anzi doveroso che su di esso ponga la questione di fiducia.

ANGELA NAPOLI. Macché corretto, siamo in democrazia!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Colleghi, credo che ognuno possa esprimersi liberamente. Forse voi pensate di essere i soli a poterlo fare (Commenti del deputato Malgieri)?

PRESIDENTE. Onorevole Malgieri, per favore!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, potrei parlare senza essere interrotto?


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PRESIDENTE. Colleghi, ciascuno ha le proprie opinioni ed esse possono essere, evidentemente, diverse!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Infatti, Presidente: evidentemente c'è una differenza di valutazioni sulla libertà di parola!
Io credo che per correttezza nei rapporti istituzionali dobbiamo tutti insieme imparare a comprendere il nuovo regolamento, che presenta aspetti positivi ed aspetti negativi. In esso ci sono elementi che devono essere chiari: alla Camera ci sono deputati di opposizione e deputati di maggioranza e tutti hanno diritto ad essere rispettati. Quindi, se il Governo presenta un decreto-legge aperto alla discussione, tutti hanno possibilità di presentare emendamenti!

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Presentateli!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Non esistono solo gli emendamenti dell'opposizione: è chiaro? Perfetto!

ENZO CARUSO. Presentateli!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Infatti, li abbiamo presentati!
Il Governo ha invece ritenuto di porre la questione di fiducia. Impariamo, dunque, a governare i fenomeni e smettiamola con il vecchio consociativismo: per i rapporti che vi sono tra Governo e Parlamento, se un decreto-legge arriva alla Camera dal Senato con molto ritardo - e la Commissione si è lamentata di questo - e...

MAURO FABRIS. Sei il presidente della Commissione, non il ministro!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Se la Camera riceve un decreto-legge con tanto ritardo (nel mezzo vi sono state le feste di Natale)...

CARLO GIOVANARDI. Ci sono ancora dodici giorni!

ALFONSO PECORARO SCANIO. ...ed il Governo chiede che esso venga convertito nel testo trasmesso dal Senato, è corretto ed è normale che ponga su di esso la questione di fiducia. La discrezionalità nella richiesta del voto di fiducia compete al Governo, perché il decreto-legge è un atto governativo!

CARLO GIOVANARDI. Dimettiti da presidente della Commissione!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Poi noi possiamo scegliere se concedere o meno la fiducia...

MAURO FABRIS. Va' a fare il tuo mestiere!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Ma per favore, ma perché siete così agitati?

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, la prego, non raccolga le provocazioni!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, dovrebbe richiamare loro!

PRESIDENTE. Io richiamo tutti, anche lei, se interloquisce ogni volta che qualcuno esprime un parere in dissenso!

ALFONSO PECORARO SCANIO. Capisco l'agitazione, per i banchi da cui proviene, ma non la considero normale (Commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e del CCD)!
Apprezzo che il Governo, coerentemente con la richiesta di non modificare il testo del decreto-legge, per ragioni politiche abbia posto la questione di fiducia.

CARLO GIOVANARDI. Dimettiti da presidente!

MAURO FABRIS. A Natale hai detto il contrario: bravo!

ALFONSO PECORARO SCANIO. È una questione di correttezza!


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MAURO FABRIS. Quando sei andato a mangiare a casa degli agricoltori, hai detto il contrario!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pecoraro Scanio.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente!

PRESIDENTE. Mi scusi, pensavo avesse terminato.

ALFONSO PECORARO SCANIO. No, vorrei...
Insomma, che agitazione!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore, lasciamo concludere l'onorevole Pecoraro Scanio. Penso che abbia diritto di parola.

ALFONSO PECORARO SCANIO. C'è una grossa coda di paglia di alcuni colleghi!

PRESIDENTE. Penso che sul fatto che abbia diritto di parola non ci sia dubbio. Prego, onorevole Pecoraro Scanio.

ALFONSO PECORARO SCANIO. La richiesta che personalmente formulo al Governo è che comunque su alcuni aspetti importanti - come il problema di definire compiti precisi nell'ambito della commissione di garanzia, l'attenzione sulle future nomine (perché ciò dia garanzia massima di rigore, come è stato dato finora dalla commissione Lecca e perché si vada avanti su questa materia), l'aspetto di analizzare fino in fondo le possibilità relative all'annata 1995-1996 mantenendo gli impegni che sono stati presi - sia posta la massima attenzione.
Chiedo anche che si compia fino in fondo una verifica (e che si comunichino i relativi dati) su tutte le liquidità giacenti presso gli industriali, con l'esatta definizione dell'epoca di giacenza e delle aziende presso cui queste liquidità sono state mantenute. Ciò dovrebbe essere poi comunicato all'Assemblea, perché il nostro impegno come maggioranza è quello di andare fino in fondo, con trasparenza, su queste cose, non guardando in faccia nessuno e con la solidarietà - spero anche in futuro - di tutti coloro che un giorno garantiscono anche grandi problemi giuridici e che un altro giorno si sentono invece molto analitici rispetto ai truffatori. Spero che la battaglia contro il malcostume di questo paese sia quotidiana e che non sia la sera in un modo e il giorno in modo diverso. Grazie e buon lavoro (Commenti).

MAURO FABRIS. Parla per te!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

ENZO CARUSO. Signor Presidente, signor ministro (Commenti), il dibattito che avremmo dovuto condurre prima che il signor ministro facesse queste strane dichiarazioni e prima che, sull'onda di tali dichiarazioni, si accendesse la discussione ci porta a fare delle considerazioni abbastanza gravi sul residuo di democrazia che rimane in quest'aula. Infatti, che un ministro dica (parole testuali) «se ritirate gli emendamenti non presentiamo la fiducia», che cosa significa? Quando si pone la questione di fiducia decadono gli emendamenti; dovremmo forse chiedere noi la fiducia o accontentarci della concessione del Governo, che ci consente di votarla? Questa è la sintesi di quello che sta succedendo.
Per quanto riguarda l'intervento alquanto obliquo e strano del presidente della Commissione agricoltura, che in quanto tale, per l'alto ruolo che ricopre, dovrebbe comportarsi un tantino diversamente (Commenti), non si riesce a capire come il lunedì dichiari alla televisione che invita il Governo a porre la fiducia e il lunedì sera convochi i comitati spontanei per discutere le eventuali modifiche da apportare al decreto. E a cosa serve questa richiesta di fiducia e poi la convocazione? Forse, signor Presidente della Camera, per comparire in televisione la sera del lunedì e presenziare! E la fiducia


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(Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia) non è forse l'alibi che questa maggioranza vuole? Infatti, mentre da una lato va a Vancimuglio a promettere determinate cose, dall'altro lato la fiducia gli toglie le castagne dal fuoco. Non può disattendere le cose che aveva promesso, quando ci sono gli emendamenti che parlano chiaro, e quindi il presidente Pecoraro Scanio si giustifica dicendo: il Governo ha posto la fiducia, non ho potuto adempiere alle promesse che avevo fatto, non è colpa mia. Questo è il gioco bizantino che si sta facendo in quest'aula su questo decreto, un gioco strano e grave, che noi cercheremo di sconfiggere e di mettere a nudo anche nel merito, perché tante e varie falsità sono state dette questa sera in quest'aula. Se infatti leggiamo i resoconti stenografici che da un anno e mezzo hanno registrato i nostri interventi in quest'aula, possiamo renderci conto che sono state dette cose molto diverse da quelle che vengono affermate ora. La linea del Piave, la linea Maginot si sposta, è mobile; i vincoli comunitari ci sono e non ci sono. Quando con il decreto n. 440 dell'8 agosto scorso si cambiò la compensazione per APL in compensazione nazionale, si disse che lo imponeva l'Unione europea e addirittura la compensazione venne cambiata retroattivamente. Tutti i TAR, la Corte costituzionale, tutti i tribunali normali hanno già dato torto al Governo. Come fa ora il Governo a presentare un nuovo emendamento al Senato con cui si afferma che i produttori sceglieranno la compensazione che determina meno danno?
Delle due l'una, signor Presidente e signor ministro. O noi, adottando la compensazione per APL, faremo risparmiare qualcosa ad alcuni allevatori, e quindi dovremo intervenire rispetto all'entità delle multe, per cui comincerà la procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, oppure il Governo dovrà sopportare (quindi si dovrà cambiare legislazione) una decisione già adottata da tanti TAR e dalla Corte costituzionale, che dichiarerà illegale, perché retroattiva, la compensazione nazionale.
Questa è una delle tante contraddizioni in cui siete caduti per cercare di uscire da una situazione che avete reso sempre più ingarbugliata adottando più di 15 decreti in un anno. Qualè il ruolo e la funzione del comitato della legislazione, che dovrebbe chiarire e semplificare le leggi? Voi, colleghi, avete mai provato a leggere i decreti, le leggi, le circolari in materia di quote latte? Un deputato dovrebbe fare solo questo per capirci qualcosa! Il comitato per la legislazione, che dovrebbe chiarire e semplificare le leggi, come farà a leggere questi obbrobri? Purtroppo, per certi versi si è costretti a fare degli obbrobri, perché bisogna richiamare leggi e norme precedenti, aprire questioni incidentali che non finiscono mai. Come si può districare il povero allevatore in questa giungla? Come può capire qualcosa se non ricorrendo ai soliti intermediari, quelli che interpretano, gestiscono e applicano? È questo quello che voi volete: volete che l'allevatore si rivolga ai soliti intermediari, che non debbono essere scoperti.
Noi, signor Presidente, siamo contenti che nella prima, nella seconda e nella terza relazione Lecca si sia scoperto qualcosa, ma eleviamo la nostra vibrata protesta perché sappiamo che una sintesi della terza relazione Lecca è stata comunicata attraverso una conferenza stampa a tutti i giornalisti. Il signor ministro ha detto che l'ha già inviata o che la invierà all'Unione europea; noi chiediamo da lunedì pomeriggio al Presidente della Camera, al quale tale relazione è stata trasmessa, di poterla avere. Noi siamo deputati e fra noi ci sono i membri della Commissione agricoltura, che debbono giudicare (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)! È possibile che da viale XX settembre a palazzo Chigi e quindi a Montecitorio occorrano due o tre giorni perché arrivi una relazione?
Questi sono alcuni fatti gravi che riguardano l'iter del decreto-legge in esame,

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che sostituisce il decreto n. 305, il quale conteneva sicuramente norme più convenienti per gli allevatori ma è stato ritirato dal Governo. Proprio stamattina il ministro Pinto, con un linguaggio criptico, ha detto che conosce le responsabilità e i motivi per cui il Governo ha dovuto ritirare tale decreto. Farebbe cosa gradita se lo dicesse anche in quest'aula, perché, avendo vissuto quei tempi e quelle vicende, so che il decreto in questione giunse alla Camera molto tardi rispetto ai suoi termini di scadenza. So che non abbiamo perso nemmeno un giorno in Commissione per portarlo all'Assemblea, ma so che poi, in un contesto di ingorgo parlamentare ed istituzionale, il Governo l'ha dovuto ritirare e poi ha emanato il decreto n. 411, che è peggiorativo, perché non prevede niente per l'annata 1995-1996, mentre il decreto n. 305 prevedeva la restituzione del 40 per cento.
I vincoli comunitari. Signor Presidente, signor ministro, ho cercato di capire qualche cosa nell'azione di confronto tra l'Italia e l'Unione europea e ho visto un atteggiamento per certi versi schizofrenico, non tanto da parte dell'Unione europea, ma da parte dell'Italia, quando, da una parte, immediatamente ubbidiva alle intimazioni dell'Unione europea ma, dall'altra, certe volte non se ne curava nemmeno.
Mi avvio a concludere. Rispetto ad un eventuale errore di un produttore ci sono centinaia di errori degli enti pubblici, dall'AIMA all'Unalat, dalle organizzazioni ai consorzi di verifica; più di cento miliardi abbiamo dato a consorzi che non hanno verificato niente, se non sulla carta, a tavolino! Abbiamo avuto tanti censimenti: non si riesce ancora a capire quanta è la produzione; non si riesce ancora a capire qual è il nostro patrimonio bovino e non si riesce ancora a sapere quanto latte può produrre una singola mucca.
Avremmo voluto anche i dati che voi avete fornito alla stampa, della terza relazione Lecca, perché abbiamo trovato tanti e tanti casi anomali, contratti anomali, irregolari. Per queste vicende di irregolarità avremmo voluto che da parte di questo Stato si avesse prima di tutto fiducia negli allevatori e che l'importo delle cosiddette supermulte, invece di essere trattenuto dagli acquirenti, dalle industrie, fosse trattenuto direttamente dalle aziende, perché chi ha un'azienda lo avrebbe potuto in tal modo utilizzare, portando come garanzia l'azienda stessa, il terreno, il bestiame. Poi, a conclusione di queste verifiche, avremmo verificato chi avrebbe dovuto pagare e chi invece no. Attraverso i pochi controlli che sono stati fatti si sono scoperti 7.000 contratti anomali, rispetto ai quali sono state chieste delle documentazioni. Di queste documentazioni ne sono pervenute solamente 3.417 e ne sono state esaminate 2.400 circa; 2.019 sono risultati contratti illegali, cioè contratti di soccida illegale, di comodato di stalla, di affitto inferiore a sei mesi. Addirittura, abbiamo 680 affitti con una durata inferiore ai quindici giorni.
Questa è la situazione che noi speriamo venga ulteriormente chiarita. In questo contesto si sono verificate notevoli omissioni, ritardi a non finire e veri e propri doli da parte di tutti gli organismi pubblici che ho menzionato ed abbiamo tutti gli atti per confermarlo. Abbiamo anche gli atti dell'indagine conoscitiva svolta in Commissione, nel corso della quale il responsabile dell'AIMA ha candidamente dichiarato che egli non ne capiva niente di latte e che il latte lo beveva solo la mattina con il caffè: e costui avrebbe dovuto porre rimedio a questo ginepraio! Abbiamo documentazioni a non finire. Certo, in questa vasta documentazione si individuano responsabilità da parte degli allevatori, da parte dei produttori, che devono essere colpiti, eliminati in questo caso dal novero degli onesti. Si deve ripulire tutto il mondo della produzione lattiera in Italia. Non c'è dubbio che non è possibile che la quota abbia un valore in sé; la quota è una autorizzazione a produrre e non può essere venduta, affittata, non può circolare. Avete stabilito quell'obbrobrio con la legge n. 468!
Quell'obbrobrio purtroppo ha portato a tutte queste conseguenze.

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Per questo noi diciamo che quando ci troviamo in una situazione del genere bisogna prima di tutto dare fiducia al produttore, all'allevatore e togliere tutte quelle che sono le fideiussioni che gravano sulle aziende, sulle stalle, e completare questo lavoro di indagine e di ripulitura. Solo allora chi dovrà pagare, pagherà e duramente, a nostro avviso. Ma fin quando si trattengono le supermulte del 1995-1996 senza che si sappia a quanto ammonti la produzione e quanto bisognerà pagare e quanto ci sia di illegale, fino a quando queste vengono trattenute da parte dei primi acquirenti e quindi dal Ministero del tesoro mentre le aziende sono indebitate fino al collo, fin quando ci sarà questo rapporto di diffidenza e di criminalizzazione verso gli allevatori che si fanno uscire dai presidi in cui hanno parcheggiato i propri i trattori per poi fermarli sette chilometri dopo e portarli in galera sequestrando i loro trattori, fino a quando - lo ripeto - c'è questo atteggiamento di criminalizzazione e di sfiducia, questo Governo, questa maggioranza, questo Parlamento, queste istituzioni non potranno che attirare su di loro la disistima di tutti gli italiani i quali sono stanchi di un Governo come questo, e temono fortemente per la democrazia. Democrazia che con gli atti messi in opera stasera è profondamente a rischio.
Per questo noi chiamiamo a raccolta gli italiani di buona volontà, quelli che amano la libertà e che vogliono produrre (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor ministro, una volta in quest'aula l'avevo chiamata affettuosamente «Pinocchio». Purtroppo oggi lei ha dichiarato che dato l'elevato numero degli emendamenti poneva la questione di fiducia; ciò mi fa pensare che quell'affettuoso termine che le avevo attribuito possa sussistere anche quest'oggi.
Lo dico, signor ministro, perché o lei non è a conoscenza o gli uffici non l'hanno informata del ritiro di buona parte dei nostri emendamenti. Il nostro gruppo infatti ha mantenuto soltanto dieci emendamenti!

ENZO CARUSO. Il nostro gruppo tre!

GIANPAOLO DOZZO. Il gruppo di alleanza nazionale ne ha soltanto tre; complessivamente dunque sono pochissimi gli emendamenti... Guardi, signor ministro, che sul quel plico purtroppo vi sono anche gli emendamenti che sono stati ritirati.
Quindi, o gli uffici hanno trasmesso «qualcosa» di inopportuno oppure lei veramente in questo momento ci sta prendendo in giro. Lo dico a buona ragione perché già lunedì, nell'incontro di maggioranza tra lei, il ministro Bogi e i gruppi parlamentari della maggioranza, avevate deciso di porre la questione di fiducia. E ciò per una questione politica all'interno di una vostra maggioranza. Vi siete aggrappati al discorso dell'esiguità dei tempi e al fatto che non vi era la possibilità, una volta modificato e migliorato il decreto qui in aula alla Camera, di portarlo al Senato. Ma questa è un'altra frottola, signor ministro, perché lei sa meglio di me che il Presidente Mancino ha posto una questione politica. Il Presidente del Senato, infatti, ha detto chiaro e tondo, facendo così leva sulla propria parte politica, che lui non avrebbe calendarizzato per la prossima settimana il decreto perché per lui e per il suo gruppo politico il decreto andava bene così com'era. È questa la verità, caro signor ministro, e non ci venga a dire, come sempre, che è colpa di gruppi della minoranza, dell'ostruzionismo dei gruppi della minoranza e della cattiva volontà e della malafede di gruppi della minoranza. Non è così, caro signor ministro.
Ma veniamo alle argomentazioni del relatore Tattarini. Non so se il collega Tattarini si sia recato anche lui in pellegrinaggio presso qualche presidio come ha fatto l'illustre collega, presidente Pecoraro Scanio, che ha appena svolto un discorso sui generis per scaricare la patata bollente


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al Governo in modo da potere, da bravo battitore libero, fare nuovamente delle promesse presso i presìdi. Come dicevo, non so se il collega Tattarini sia andato a fare delle promesse ai presìdi, però devo dire che su qualche questione è stato onesto. Egli ha dimostrato la volontà di migliorare il provvedimento in esame, ma è stato bloccato dalle iniziative di qualche gruppo parlamentare della maggioranza e del Governo. Quindi, il collega si è dovuto arrendere all'evidenza, però ha dimostrato di avere la volontà di migliorare il decreto.
Signor ministro, le ricordo che, quando nel settembre 1996 in quest'aula si parlava del decreto n. 440 e si affrontava la questione della retroattività di determinate misure e della famosa lettera di Fischler, lei ha detto che la Comunità europea imponeva solo la compensazione a livello nazionale e che pertanto la compensazione a livello delle APL non avrebbe avuto luogo di esistere. Non vedo allora perché ella, signor ministro, in questo decreto preveda la possibilità di tornare in qualche modo alla compensazione tra le APL. E non mi dica che le cose non stanno così, perché la scelta tra la migliore compensazione, vale a dire tra quella prevista dal decreto n. 642, mi sembra, e quella tra le APL è prevista dal decreto-legge in esame.
È inutile che lei affermi che la compensazione tra le APL non avrà più luogo e che quanto previsto dal provvedimento in esame attiene esclusivamente alla campagna 1995-1996, perché, se è possibile effettuare oggi questo tipo di compensazione, non capisco perché nel 1996 ella abbia adottato certi decreti.
Le vorrei chiedere, inoltre, come potrà risolvere il problema delle compensazioni fatte dalle APL nel 1995-1996, problema posto dal modo in cui certe APL si sono servite del Bollettino 4 del 1994 e del Bollettino 1 del 1995. Mi chiedo davvero come potrà fare questo tipo di compensazione, a meno che lei non abbia fatto ricorso a questo piccolo escamotage per tentare di dividere i produttori delle varie regioni. Non mi risponda con un diniego, signor ministro, perché questo è l'escamotage cui si è fatto ricorso, come abbiamo sentito dire dalla viva voce dei produttori lunedì sera in Commissione agricoltura.
Vorrei tornare alla questione focale, quella per la quale i produttori di latte si stanno battendo da parecchi mesi, se non addirittura da anni; mi riferisco alla soluzione della questione del superprelievo per l'annata 1995-1996. Se ben ricordo, lei, signor ministro, era venuto in Commissione per proporre che per l'annata 1995-1996 la restituzione del prelievo supplementare fosse pari al 70 per cento, come d'altronde si prevedeva di fare per la campagna 1996-1997. Purtroppo successivamente è andato a Cremona e, quando è tornato, non ha fatto più cenno alla restituzione di quanto prelevato nella campagna 1995-1996.
Mi chiedo come mai lei in certi momenti faccia determinate affermazioni e successivamente, tutto ad un tratto, le ritratti ed anzi sostenga di non averle mai fatte. Purtroppo per lei, signor ministro, ho conservato le dichiarazioni da lei rese alla stampa. Pertanto, le chiedo come potesse parlare nell'ottobre del 1997 di una restituzione del 70 per cento per il periodo 1995-1996, che successivamente, nel novembre 1997, scendeva al 40 per cento, mentre ora, nel gennaio 1998, afferma addirittura di non poter più procedere a questa restituzione.
Lei risponderà che si tratta, per quanto riguarda la Comunità europea, di una questione di inflazione. Le voglio ricordare però che la scorsa settimana abbiamo incontrato i colleghi tedeschi della Commissione agricoltura, i quali ci hanno rivolto domande soprattutto in materia di quote latte. In particolare ci hanno domandato se rispondessero a verità le affermazioni rilasciate nel maggio scorso a Roma circa l'esistenza in Italia di grandi quantità di latte tedesco importato in «nero». Ci hanno chiesto se abbiamo scoperto chi effettui le importazioni in modo fraudolento e di fornire i nomi degli importatori e degli acquirenti. Evidentemente i parlamentari tedeschi sanno che la gestione del sistema delle quote latte in

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Italia da parte delle organizzazioni professionali, dell'Unalat e dell'AIMA, è stata fraudolenta nei confronti dei veri allevatori. Mi riferisco a quegli allevatori che lei aveva indicato come persone che in maniera consapevole avevano «splafonato» e non avevano rispettato le regole.
Le domando, signor ministro, se abbia cambiato idea, se ancora lei ritenga che quei 14 mila produttori siano disonesti ovvero se siano altri i produttori da considerare tali. Vorrei anche ricordarle che, in base a questo decreto, i produttori pagheranno conseguenze derivanti da colpe di altri produttori. Mi riferisco alle priorità compensative. Non è giusto che un produttore, la cui azienda sia ubicata in zone di pianura ed abbia «splafonato», paghi anche per il produttore delle zone svantaggiate. È un problema di costituzionalità che abbiamo più volte sollevato ma che non è stato recepito dalla maggioranza, ma è anche un problema di equità sociale.
Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza, a coloro i quali a parole hanno detto di voler mutare la situazione e risolvere il problema. In particolare mi rivolgo a qualche collega della Commissione agricoltura che nel giro di un mese ha radicalmente cambiato le proprie posizioni per qualche motivo che non conosco, forse perché ha riconosciuto i propri errori; mi rivolgo anche al collega Carmine Nardone, che stimo molto, per osservare quanto sia incredibile che ancora una volta attraverso un decreto non si diano quelle giuste risposte che egli stesso aveva promesso nel corso di riunioni con gli allevatori. Non è possibile che dopo un mese non si mantengano le promesse fatte, le parole date. Non è possibile che voi, membri della maggioranza, siate stati così fagocitati dai vostri colleghi del Senato e che questi ultimi non siano riusciti a dare risposte certe ai produttori!
Spero che non si voglia porre la questione di fiducia su questo decreto-legge e che da parte di tutti i colleghi della maggioranza e della minoranza vi sia la volontà, una volta per tutte e in maniera definitiva, di far terminare queste assurdità.
Spero inoltre sinceramente che si possa votare anche un solo emendamento: ad esempio, l'emendamento 1.1. Sarebbero sufficienti la votazione di un emendamento e la votazione finale del provvedimento: si tratterebbe complessivamente di due sole votazioni; e quindi non vi sarebbe bisogno di tanto tempo.
Ciò detto, ribadisco la richiesta al Governo di non porre la questione di fiducia ed ai colleghi della maggioranza di votare un solo emendamento: se farete lo sforzo di votare un solo emendamento, avremo risolto i problemi dei produttori.
Grazie signor ministro, grazie signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole de Ghislanzoni Cardoli. Ne ha facoltà.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI. Signor ministro, devo dirle francamente che inizio il mio intervento con molto imbarazzo. Mi aspettavo da lei un altro intervento e non quella velata minaccia di ricorrere, ancora una volta, alla questione di fiducia per bloccare così un iter legislativo che noi, con tanta buona volontà, abbiamo cercato di portare avanti in Commissione e in aula.
Signor ministro, lei sa come da tanto tempo la Commissione cerchi ed invochi chiarezza in un settore nel quale mi sembra sempre più difficile districarsi e, rispetto al quale, mi riesce difficile capire da che parte sia la ragione e da che parte sia il torto.
Se questo decreto-legge verrà convertito in legge così com'è, sfido chiunque ad applicare quanto in esso è contenuto.
Chi detiene in questo momento i soldi? Chi ha titolo ad avere una restituzione? Cosa deve fare una Commissione? Come debbono essere compilati i modelli L1? Ci troviamo francamente in presenza di un coacervo di disposizioni che faranno soltanto


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la fortuna degli avvocati e di ricorsi al TAR che creeranno ancora di più disagio in un mondo agricolo che in questo momento non ha certo bisogno di ulteriori disagi.
Signor ministro, sono stato tutto il pomeriggio ad ascoltare le opinioni degli allevatori che, compostamente e civilmente, stazionano davanti al palazzo di Montecitorio in attesa di una risposta da questo ramo del Parlamento. Credo che le risposte che noi dobbiamo dare a questi soggetti, che sono diventati dei casi umani, siano risposte di certezza e di chiarezza e non di omertà.
Allora, quello che noi vogliamo è che non si ponga veramente una pietra tombale su tutto ciò che è stato il pregresso. Noi non vogliamo una criminalizzazione generalizzata e che passi l'assioma «tutti colpevoli, nessun colpevole»!
Le relazioni del commissario Lecca hanno evidenziato veramente - mi consenta il termine, visto che stiamo parlando di allevamenti zootecnici - un letamaio in ciò che è stato fatto. Queste colpe debbono essere perseguite e non possono essere consentite omissioni; non possiamo però fare di tutta un'erba un fascio.
Allo stesso modo, signor ministro, non possiamo accettare l'assioma del latte padano e del latte prodotto nelle altre zone: il latte è prodotto solo dai veri allevatori ed è prodotto in stalla! Deve essere colpita e perseguita la produzione dell'altro latte, cioè quello prodotto con le quote di carta, il latte rigenerato utilizzando quello in polvere!
Per consentire che la zootecnia in Italia possa continuare a vivere, abbiamo un dovere: restituire immediatamente l'intera liquidità agli allevatori. Gli allevatori sono persone di parola; nel mondo dei campi, infatti, esiste ancora l'accordo stipulato con una stretta di mano: e i relativi accordi vengono sempre rispettati! Allora, noi a questa gente non dobbiamo dire che il Governo restituirà loro 1.100 miliardi, ma dobbiamo restituire tutti i soldi! Che solo esclusivamente loro e gli agricoltori si faranno garanti, con le loro aziende, di rispettare l'impegno quando - e speriamo presto - questo Governo farà chiarezza su chi ha splafonato e su chi ha prodotto in maniera truffaldina il latte.
Noi non possiamo accettare, signor ministro, dati come quelli che ci dicono che esistono 660 contratti di soccida inferiori ai quindici giorni. Non possiamo accettare (lo ha detto lei in Commissione) che non si facciano nomi e cognomi a causa della legge sulla privacy, quando ci sono persone che da due anni non percepiscono una lira dai primi acquirenti del loro prodotto; i nomi e cognomi devono essere fatti, queste persone devono essere perseguite. Deve essere il punto di partenza di una nuova riscrittura della vicenda delle quote latte.
La legge n. 468 si è dimostrata inadeguata; necessita di essere riscritta in tempi brevi, ma va riformata con ampio respiro, con le certezze che sono chieste e pretese dagli allevatori che in questo momento ci stanno osservando ed ascoltando.
Credo che una categoria come gli allevatori e come gli agricoltori in generale debba essere innanzitutto rispettata ed onorata. È gente che lavora dalla mattina alla sera, con tanto sacrificio, per 365 giorni all'anno. Non può essere presa in giro ulteriormente.
Dobbiamo allora azzerare queste quote ed assegnare quote chiare e certe; soprattutto, dobbiamo garantire la continuità di un settore vitale e fondamentale per il nostro paese. A questa gente dobbiamo dare risposta e dobbiamo restituire integralmente la liquidità trattenuta illegittimamente dai primi acquirenti. Solo così renderemo un servizio ad una categoria che fa onore e vanto al nostro paese.
Forza Italia si batte per tutto questo. Noi chiediamo con forza che lei ritiri la minaccia del voto di fiducia, signor ministro, e che ci consenta di discutere in tempi brevi l'approvazione del decreto modificato con la restituzione integrale delle quote agli allevatori (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.


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TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esame del decreto-legge n. 411 del 1997 offre al Governo, alla maggioranza ed al Parlamento un'ulteriore possibilità per superare alcuni importanti problemi residui aperti nelle campagne 1995-96 e 1996-97.
Il Governo e questa maggioranza, signor relatore e signor ministro, hanno assunto negli ultimi due anni molte iniziative di legge: fra decreti-legge, finanziarie, emendamenti estemporanei su altri provvedimenti proposti al Parlamento ne contiamo oltre una decina. Ovviamente, però, essi non hanno risolto né i problemi delle due campagne ricordate né le prospettive future dei produttori.
Riteniamo possibile una soluzione definitiva, ma ciò richiede un cambiamento più deciso delle posizioni del Governo e della maggioranza. Sappiamo anche riconoscere che qualche passo avanti è stato compiuto rispetto alle posizioni di alcuni mesi fa. Ma prendiamo le distanze dal decreto-legge in esame per una serie di problemi che vorrei qui richiamare partendo dagli aspetti segnalati dai produttori e dalle loro associazioni.
La restituzione degli importi trattenuti per le campagne 1995-96 e 1996-97, innanzitutto: perché, signor ministro, non è possibile disporre dei dati sulla restituzione degli annunciati 1.140 miliardi, che il Governo dice di aver già ristornato a favore dei produttori? Ancora ieri nell'audizione informale che si è svolta con i produttori ci è stato chiaramente detto che rispetto alla somma richiamata il ristorno effettivo sarebbe ad un livello estremamente basso.
Abbiamo chiesto in Commissione che i suoi componenti fossero a conoscenza, atteso che tante di queste restituzioni erano già previste dal precedente decreto e che i decreti-legge sono immediatamente operativi, del quadro preciso della situazione.
Ci domandiamo se sia demagogico e strumentale chiedere che ai produttori - signor relatore -, alla luce dei dati già emersi dai lavori delle commissioni di indagine, siano restituiti, almeno parzialmente, gli importi trattenuti per il 1995-1996. Non sarebbe questo un gesto di apertura e di disponibilità che collegherebbe l'attività di indagine su ciò che è avvenuto in questi anni e nel passato, ad un'effettiva volontà del Governo e della maggioranza di tener conto delle difficoltà di liquidità che le aziende, i veri produttori, incontrano?
Credo che questo sia un problema sul quale quei pochi emendamenti presentati dalle opposizioni fornirebbero una risposta, anche se non completamente esaustiva rispetto alle attese dei produttori; in ogni caso, sarebbe l'occasione per dimostrare nei fatti che vi è la volontà di concorrere tutti insieme alla soluzione del problema, come in queste settimane, in questi giorni, abbiamo sentito affermare. Ancora ieri, presso la Commissione agricoltura della Camera, abbiamo sentito parlare di volontà comune. Non è che non ci fosse, collega relatore, un comune sentire. Certo che c'era, ma eravamo a fronte di un'impossibilità palese; e l'annuncio della posizione della questione di fiducia ci fa pensare che vi siano articolazioni diverse all'interno della maggioranza, per cui non si vuole affrontare un confronto aperto ed il voto sugli emendamenti, poiché potrebbe essere a rischio la tenuta della maggioranza su questioni di buonsenso che attengono alla restituzione almeno di una parte degli importi per il 1995-1996, che si è accertato essere doverosa in considerazione delle irregolarità e delle illegalità delle quali ha parlato anche il signor ministro in Commissione, facendo riferimento al 1995. Allora, perché viene meno la disponibilità ad andare incontro a tali richieste?
Vi è poi un'altra questione. Si afferma che può essere avviata una nuova fase del sistema. Ma ciò può essere fatto credibilmente se non si ha la disponibilità ad un confronto aperto, costruttivo con l'opposizione sul merito delle questioni che gli emendamenti pongono? Tale confronto deve poi trovare un momento di decisione e di chiara presa di posizione dei parlamentari e delle forze politiche su tali


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problematiche. Ciò, d'altra parte, non può avvenire se non con il voto sugli emendamenti.
Quale giustificazione può essere addotta per sostenere rigorosamente l'esistenza dei presunti vincoli comunitari, quando con il presente decreto si opera una virata di 180 gradi per quanto riguarda la compensazione tramite APL, compensazione negata - lo ha già ricordato, tra gli altri, il collega Dozzo - un anno fa, quando venne dichiarata assolutamente improponibile, perché sarebbe andata contro le regole comunitarie?
Oggi, invece, si prende atto del fatto che le ragioni che avevamo sostenuto allora circa l'impossibile irretroattività delle norme, erano serie e fondate.
Ci domandiamo, allora, perché, anche in merito alla restituzione parziale degli importi relativi all'annata 1995-1996, non possa esservi una mediazione, un incontro.
Tutto ciò suscita in me, signor relatore, alcuni dubbi. Come giustificare, per esempio, la linea ondivaga, oscillante di molti rappresentanti della maggioranza rispetto proprio alla restituzione degli importi trattenuti sulla campagna 1995-1996?
Al Senato sono stati fatti tentativi e si sono avuti incontri con i produttori. In quella sede si è autorevolmente espressa disponibilità su questi temi. Perché poi, coerentemente, non si dà corso a questa apertura? Come non valutare allora quegli atteggiamenti come momenti puramente strumentali ed opportunistici per tenere calmi i produttori e raffreddarne la protesta? Francamente, si tratta di una doppiezza che stigmatizziamo con forza perché giocata sulla pelle dei produttori.
Per quanto riguarda infine gli accertamenti e la trasparenza dei dati, la ricerca della verità sulle quote prodotte e commercializzate negli anni 1995-1996 e 1996-1997 non si possono giustificare, colleghi, i ritardi di questa maggioranza e di questo Governo, come ho sentito fare ancora ieri e l'altro ieri, con il malaffare del passato. Esso esiste - lo dimostrano le indagini -, ma questo dato non può negare l'evidenza che, in due anni di tempo, se non ci fossero state divisioni nella maggioranza, se non si fosse lavorato con ambiguità rispetto agli obiettivi, se vi fosse stata la disponibilità verso un coinvolgimento immediato e diretto dei produttori, probabilmente oggi avremmo una risposta chiara. Infatti, i 19 o 20 mesi trascorsi su questa questione lo avrebbero ampiamente reso possibile.
Noi abbiamo invece il sospetto che si sia fatto il tentativo di emarginare, o peggio di criminalizzare, i produttori, nella speranza di poter dire che sulle questioni complessive che attenevano a questo settore erano stati commessi sì degli errori, ma nel complesso la gestione delle quote latte era stata sufficiente ed accettabile.
Abbiamo sempre sostenuto con forza l'esigenza di perseguire con determinazione, con decisione e con gli strumenti appropriati l'accertamento vero dei quantitativi di latte commercializzati e prodotti. Nello stesso tempo abbiamo sempre sostenuto - e mi accingo a concludere, Presidente - che non si poteva né si doveva fare carico sui produttori, né su quelli che si erano adeguati alla normativa, né su coloro che avevano subito gli errori, gravi ed in parte dolosi (come testimoniano le indagini in corso) della pubblica amministrazione. Non si potevano scaricare sui produttori gli errori dello Stato, dell'AIMA e di quanti avevano corresponsabilità gestionali. Invece, così è stato.
L'aver trattenuto da parte dei primi acquirenti, non riaffidare le somme ai produttori, vuol dire signor ministro, signor relatore, penalizzare ancora una volta coloro che hanno veramente prodotto e che hanno soltanto richiesto che nel seguire l'obiettivo (su cui conveniamo) di dare certezza ai produttori, si tenesse conto del fatto che gli errori non stavano dalla parte dei produttori stessi, ma che la situazione esistente si era in larga misura determinata a causa di una gestione inadeguata ed insufficiente delle quote.
Allora auspichiamo che vi sia questo confronto di merito sugli emendamenti - peraltro vi è la disponibilità dei deputati

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del CCD e del CDU a ridurre ulteriormente il loro numero - perché siano affrontate almeno alcune questioni fondamentali, che a nostro giudizio possono trovare una soluzione, che potrà essere confermata in via definitiva dal Senato (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, signor ministro, partecipiamo alla discussione in quest'aula anche con un pizzico di acredine, per la palese volontà del Governo di prevaricare qualsiasi forma di dialettica politica volta a migliorare il decreto-legge al nostro esame.
In altre occasioni - le pochissime che il Governo ci ha offerto per esaminare i problemi della politica agricola - abbiamo avuto modo di lanciare un grido di allarme, soprattutto per quanto riguarda il problema dei produttori di latte e l'assenza di una politica volta a risolvere i problemi che stanno esplodendo in modo devastante.
Vi sono argomenti di fondo che vogliamo porre all'attenzione dell'Assemblea e del Governo: mi riferisco, innanzitutto, al diritto di questo ramo del Parlamento di incidere su un provvedimento, diritto che per l'ennesima volta ci viene negato.
Noi, signor ministro, siamo i legittimi rappresentanti del popolo ed abbiamo il diritto di intervenire sui problemi aperti nel paese e di correggere con emendamenti i decreti presentati dal Governo.
Per essere chiari vogliamo sottolineare che il problema delle quote latte non era nel programma elettorale del Governo Prodi, del Governo delle sinistre. I provvedimenti legislativi che vengono sottoposti all'esame del Parlamento sono «fuori sacco». Pertanto non è possibile che questo ramo del Parlamento intervenga, spiegando la posizione politica e culturale a difesa dei legittimi interessi di quanti nel nostro paese lavorano.
Desidero brevemente fare un cenno a quanto sta avvenendo e alle considerazioni politiche presentate come fumo negli occhi degli osservatori, dei critici, della stampa, di quanti si avvicinano al problema delle aziende agricole e dei produttori del latte. Mi riferisco alla questione dei vincoli che la Commissione europea ha posto in ordine alla vicenda e all'atteggiamento del Governo, che in questo caso è rigido e non transige sui deliberati europei, mentre in altri settori, economicamente più vantaggiosi - si veda quello delle telecomunicazioni, con la gara per il terzo gestore -, disattende le diffide della Commissione europea. Vi sono cioè gruppi e cordate che vanno tutelati, mentre gli agricoltori, i produttori di latte sono dei singoli e dunque questo Governo non ha interesse a tutelare le loro posizioni.
Allora si impedisce la legittima protesta, che viene repressa su indicazione del ministro dell'interno: gli agricoltori, con operazioni di bassa lega, vengono portati in questura e costretti ad un censimento «sovietizzante», che ricorda vecchi sistemi comunisti.
Signor ministro, noi vogliamo denunciare in quest'aula quanto sta avvenendo nelle strade del nostro paese, il tentativo di soffocare qualsiasi forma di legittima protesta, perché questo decreto non risponde alla soluzione dei problemi; denunciando ciò che il Governo e il ministro dell'interno vogliono fare nei confronti degli allevatori, costringendoli a non protestare più, portando tutto all'appiattimento con giochi di bassa cucina politica, noi vogliamo sollevare - a tutela anche delle voci che non hanno risonanza in un Parlamento democraticamente eletto - la voce di chi oggi non si sente rappresentato.
Ora, in ordine alle quote latte riteniamo che debba essere comunque sospesa qualsiasi forma di multa, di condanna che oggi il Governo intende portare avanti, senza aprire un tavolo di trattativa seria, con persone che lavorano e che protestano senza organizzazione, perché non lo hanno mai fatto nella loro vita. Oggi è in gioco la sopravvivenza di centinaia di migliaia di aziende agricole


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familiari: signor ministro, non possiamo far finta che non stia avvenendo niente in virtù di una strada europea, che in questo momento non ci riguarda.
Noi avremmo potuto aprire un tavolo di trattativa non falso, non soltanto demagogico, con gli allevatori, con la protesta spontanea, e in quella sede avremmo potuto indicare una politica diversa sull'agricoltura, una politica che oggi favorisce soltanto gli industriali del latte e non i produttori del latte, una politica che detti norme chiare sul latte fresco, con i rischi che oggi corriamo con l'importazione: è lì che il Governo deve intervenire, perché nel nostro paese si importa il latte a lunga conservazione dalla Francia e dalla Germania a 100 o 200 lire in meno, a danno del nostro latte fresco. Si privatizzano le aziende comunali senza dare la possibilità ai produttori di latte di entrare in quella gestione di privatizzazione, perché ci sono i grandi gruppi industriali che hanno rilevanti interessi anche sulle quote del latte, anche sulle quote di carta, anche sul latte in polvere.
Sono questi i problemi. La maggior parte degli enti locali, con lo stesso colore di questo Governo e di questa maggioranza di sinistra, non dà una risposta al problema dell'agricoltura, delle aziende agricole, della conversione delle aziende agricole che non riescono più a far quadrare i conti familiari, perché magari producono poco latte, perché il latte viene pagato poco e non riescono a far quadrare i conti. Non si consente nemmeno la conversione delle aziende agricole in agriturismo, e si pongono problemi di carattere urbanistico nei confronti di quei nuclei familiari che magari si potrebbero dividere creando un'altra casa per i figli che devono continuare a coltivare la terra.
La verità è che troppe braccia sottratte all'agricoltura ci sono in questo Governo! Troppi disertori della vanga ci sono in questo Governo, caro signor ministro! Questo lo deduciamo perché abbiamo la netta impressione che voi parlate di agricoltura senza sapere nemmeno quanto sia bassa la terra, quanto sacrificio comporti, quanto costino i concimi e i diserbanti.
Signor ministro, noi vogliamo dare un contributo, nonostante la prevaricazione, nonostante le cariche che vengono fatte, ma non per colpa delle forze dell'ordine; infatti, l'ordine è di sopprimere la protesta. Noi lo denunciamo con forza, e lo dico ai signori della sinistra, i quali protestavano con altri Governi, mentre oggi stanno zitti. Il presidente della Commissione agricoltura è andato a visitare i campi di protesta, ha fatto il turista.
Oggi viene in quest'aula e afferma che la questione di fiducia è un atto dovuto. Ci sembra strano che da una parte si dica una cosa alla gente e dall'altra in quest'aula, dove si decide e dove possiamo migliorare i provvedimenti, non si dia la possibilità di farlo.
Voi avete la maggioranza: che paura avete? Perché ponete la questione di fiducia? Perché non si vuole discutere, perché questo provvedimento è blindato, perché gli interessi prevalgono sulla vita di queste famiglie! Noi, signor ministro, non porremo mai la sfiducia nei suoi confronti. Noi esprimiamo sfiducia nei confronti di una linea politica che stentiamo a identificare, nella pesca e non solo nel settore lattiero, nell'agricoltura in generale, a fronte della protesta spontanea che sta nascendo nel paese e che voi state soffocando. Avrei voluto vedere come si sarebbe comportato, in una situazione analoga, un Governo diverso dal vostro, magari quello che ha preceduto l'attuale maggioranza. Avrei voluto vedere quale grido sarebbe venuto da questo Parlamento di fronte ad una posizione volta ad evitare di discutere!
Dobbiamo capire bene quali sono i problemi della gente che lavora, per evitare che nella politica anche europea i cosiddetti imprenditori assistiti dallo Stato, quelli che vogliono monopolizzare il settore del latte, costringano quest'ultimo in un regime di monopolio.
Non deve pensare, signor ministro, che chiedendo il voto di fiducia verrà meno qualsiasi forma di espressione politica in questo Parlamento. Noi ritorneremo su

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questo problema e organizzeremo una battaglia politica che sia adeguata alla sua importanza.
In conclusione, le mie considerazioni non nascono soltanto da una linea politica, da una linea culturale, ma anche dalla difesa di problemi che vogliamo riportare con forza in questa discussione generale. Nel decreto, signor ministro, si deve parlare anche della regionalizzazione delle quote, perché anche gli esuberi non rientrano nella compensazione nazionale. Noi vogliamo che si faccia un discorso a carattere regionale e che i produttori di latte possano gestire il problema delle quote anche a livello regionale, non per favorire i soliti noti. La nostra battaglia, oggi, è nazionale e unica; poi, se lei ce lo consentirà, signor ministro, potremo collaborare per cercare di risolvere i problemi dei produttori di latte.
Non credo che la strada indicata sia quella giusta né che sia dignitosa per questa maggioranza e per questo Governo, che ricorda le fasi più sovietizzanti di una cultura che noi denunciamo e che è volta a sopprimere qualsiasi forma di libertà di protesta nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo del CCD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per il gruppo di alleanza nazionale ha parlato l'onorevole Caruso, che ha svolto un intervento appassionato e a mio avviso esaustivo su tutta la vexata quaestio delle quote latte. Ritengo anch'io opportuno intervenire per fare alcuni rilievi sul decreto-legge in esame e su tutta la politica decretizia del Governo in questa materia.
Devo ricordare a chi ci ascolta che in materia di quote latte si sono susseguiti numerosi decreti. In pratica, ogni tre o quattro mesi viene adottato un decreto su questo argomento. Per quanto riguarda la restituzione delle multe (che in realtà non sono multe, perché non è stata accertata nessuna infrazione), cioè di quanto è stato indebitamente trattenuto agli allevatori, sono intervenuti parecchi riconoscimenti percentuali, per così dire. In un decreto è stata riconosciuta la restituzione, anche per gli anni 1995-1996, del 40 per cento; in un decreto successivo la restituzione del 50 per cento per le annate seguenti, in un altro ancora quella del 70 per cento e in un altro quella dell'80 per cento di quanto indebitamente trattenuto agli allevatori. Non è stato ancora riconosciuto, e penso che non lo sarà mai per la sensibilità cabalistica che probabilmente lei ha, signor ministro, il 90 per cento, perché il 90 rappresenta la paura!
Queste percentuali di riconoscimento cosa dimostrano? Che indubbiamente gli allevatori hanno buone, fondate ragioni e allora, signor ministro, la ragione è una e non può essere riconosciuta percentualmente. Ecco perché tutta l'opposizione - tutta: dalla lega a forza Italia, ad alleanza nazionale; non abbiamo pretese di esclusiva nel rivendicare i diritti degli agricoltori e degli allevatori in particolare - in questo momento si batte perché queste ragioni siano riconosciute integralmente. Quando si riconoscono le ragioni degli allevatori fino all'80 per cento, signor ministro, significa che le loro ragioni sono fondate e non si capisce il motivo per cui tali ragioni non debbano essere riconosciute al 100 per cento e per cui non debba essere restituito ad essi quanto indebitamente trattenuto. Su questo lo Stato può essere sicuro, tranquillo, perché gli agricoltori non sono solo «patrimonializzati», per cui se si riconoscesse l'errore di qualcuno, quella somma sarebbe sicuramente recuperata dallo Stato, ma - e qui parlo da avvocato - non ci sarebbe niente di più semplice, di più facile, trattandosi di gente onestissima. Poche oasi di onestà rimangono in Italia e fra queste quella degli agricoltori, per cui non vi sarebbe nulla di più facile che recuperare soldi senza cauzioni dagli agricoltori, nel caso si accertasse qualche loro infrazione.
Quindi, riteniamo che tutta la ragione avrebbe dovuto essere riconosciuta e questo sforzo è mancato da parte del Governo e da parte sua, signor ministro.


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In questo decreto vi è un altro elemento che francamente mi ha impressionato, signor ministro. Nel disconoscere le ragioni della restituzione per l'annata 1995-1996, si è detto che non era possibile procedere adesso - eppure in un decreto precedente si era riconosciuta una percentuale di rimborso - perché la Comunità europea non lo consentiva. Orbene, in questo stesso decreto si introduce un tipo di compensazione, quella fra APL, che era stata a suo tempo eliminato perché la Comunità europea così voleva. Allora, ministro, perché si invoca la Comunità europea quando si devono togliere diritti agli allevatori e invece non la si invoca, non la si tiene presente quando bisogna riconoscere qualche giusto e fondato diritto agli allevatori? Questa è una stranezza del decreto; anzi, questo decreto viene caratterizzato da tale assurda diversità di comportamento nel valutare quello che la Comunità europea deve imporre al mondo agricolo.
Sono solo accenni alle improprietà e stranezze di questo decreto, per arrivare ad una conclusione politica. C'è ormai chiaramente in Italia - ed è sempre più evidente e manifesta - una volontà politica di mortificare il mondo dell'agricoltura, cominciando dagli allevatori. In effetti, non poteva non essere così. Questo Governo è composto dagli eredi di una lunga fase della politica italiana che ha creato questo «papocchio» delle quote latte e tutti i problemi di cui l'agricoltura italiana oggi si deve lamentare. Questo Governo è poi composto dagli eredi di una ideologia che fino a poco tempo fa, fino a qualche anno fa vivevano ancora sotto suggestioni kolchoziane, oppure andavano addirittura predicando che la terra andava data ai contadini - veramente Pajetta diceva ai «Carandini» - ovviamente tramite esproprio. Con queste impostazioni, con questa compagine governativa era difficile ottenere giusti riconoscimenti.
Ma in questo decreto ci sono anche altre incongruità che voglio rilevare. All'articolo 2 si affida all'AIMA - questo aspetto è stato splendidamente ricordato questa mattina dall'onorevole Poli Bortone in Commissione - il compito di determinare gli effettivi quantitativi di latte prodotto nei periodi 1995-1996 e 1996-1997. Stamattina in Commissione non si è voluta accettare una annotazione che mi sembra lapalissiana: come si fa ad affidare all'AIMA - che ben due Commissioni di inchiesta hanno ritenuto fra i maggiori responsabili di tutto il pastrocchio che è avvenuto sulle quote latte - questa possibilità di determinare i quantitativi di latte prodotto? È un'assurdità che è stata introdotta e che bisognava assolutamente eliminare. Insomma, si chiamano gli incendiari, i piromani per spegnere l'incendio! Questa è una contraddizione che non avete voluto eliminare ed è una cosa a mio avviso effettivamente molto, molto grave.
Viene indubbiamente inferto con questo decreto-legge un colpo mortale all'agricoltura italiana e in particolare all'intero comparto lattiero-caseario, un comparto che almeno nelle regioni del nord Italia è, forse dal punto di vista tecnologico, il più avanzato dell'agricoltura italiana. Già duecento anni fa, una imperatrice d'Austria (e qui non vi sono reverenze asburgiche da rivendicare perché non mi interessano) riconosceva che, per quanto riguardava tale comparto, l'impero asburgico era autonomo. Ebbene dopo duecento anni con molta probabilità questo comparto viene distrutto; si costringeranno gli allevatori a chiudere le stalle e di questo ne porterete la storica responsabilità. Potevate evitarlo concedendo cose essenziali che non avrebbero stravolto il decreto e che di fatto non avrebbero creato alcun problema nei confronti della Comunità europea.
Lei, signor ministro, sarebbe potuto andare a Bruxelles e rivendicare la restituzione degli importi per il 1995 e il 1996 forte di fatti inoppugnabili. Vi sono ormai decine di pronunzie giudiziali che danno ragione agli agricoltori; non c'è una pronuncia giudiziale in Italia che dia torto agli agricoltori in questa materia. Sarebbe potuto andare a Bruxelles con il conforto di ben due Commissioni di inchiesta che

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non riconoscevano agli allevatori alcuna responsabilità; con il conforto di ciò lei avrebbe potuto sostenere le ragioni degli allevatori italiani. Non lo si è fatto perché si è voluto a mio avviso mortificare l'agricoltura italiana e gli allevatori.
Voglio rivolgere appello a tutti gli allevatori ed agricoltori. Bisogna rimanere uniti perché non è il caso di rivendicare esclusive, e questo lo dico a Comino. Se chi vuole rivendicare esclusive si dispiace del fatto che sulle buone ragioni si crea un vasto schieramento, vuol dire che vuole usare un movimento. Noi invece dobbiamo sostenere, tutti uniti, questa giusta lotta.
Le ragioni dell'agricoltura e del mondo imprenditoriale in genere vivono o muoiono con l'opposizione e con gli schieramenti di opposizione, questo ormai è chiaro. L'appello all'unità va dunque rivolto agli agricoltori.
Rivolgo poi un appello ulteriore agli agricoltori, quello di non delegare ad alcuno l'individuazione delle loro giuste ragioni e di politicizzarsi. Se si politicizzeranno nel senso giusto del termine potranno scegliere, in questo sistema bipolare, la giusta collocazione per vedere riconosciuti i loro sacrosanti diritti.
Ministro, concludo dicendo che chi non riconosce le ragioni delle richieste generali del mondo dei campi, e si dimostra duro ed insensibile ha un futuro politico non solo incerto ma difficile. Noi di sicuro ve lo renderemo tale (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Lembo e Peretti, iscritti a parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. Signor Presidente, molte onorevoli parole sono state spese per cercare di giustificare e camuffare l'effetto disastroso che produrrà questo decreto così «blindato», una volta convertito in legge.
Stamane non è stato possibile discutere in Commissione questo decreto perché, con la scusa del tempo, la discussione è stata chiusa dopo l'esame dell'articolo 1. Grazie alla fiducia che intendete porre non c'è la possibilità di discuterlo ed esaminarlo nemmeno in aula.
Ancor prima del merito ciò che allibisce è la stolta e cieca volontà dimostrata dalle forze di maggioranza nel non voler recepire nessuno dei suggerimenti portati dalle altre forze politiche né quelli che gli imprenditori agricoli, dopo mesi di democratica e composta manifestazione, hanno direttamente inteso portare ed evidenziare.
Nel merito nulla di nuovo si può annoverare. Ciò che si è abbondantemente dimostrato nel dibattito di questi mesi è la non volontà delle forze di maggioranza di porre rimedio al sopruso a cui sono assoggettati gli allevatori colpiti.
Parlo di sopruso a ragion veduta, in quanto questo problema è divenuto tale perché mai in precedenza lo si è voluto chiarire. Esso affonda le sue radici nella volontà politica, infatti si è voluta circoscrivere la portata del problema al nord, considerato che originariamente - non dobbiamo dimenticarlo - le aziende colpevoli - di cosa non si sa, perché non è stato ancora chiarito, anche se sono state giudicate colpevoli - erano oltre 52 mila ed erano distribuite su tutta la penisola. Ebbene, sono state ridotte a tavolino per volontà politica a circa 14 mila, tutte collocate al nord, cioè in Padania, dove realmente si produce l'80 per cento del latte.
Una volta circoscritto alla sola Padania il problema, vi mostrate ora ciechi, sordi e stolti perseguendo una politica di punizione a fronte di una colpa che neppure voi oggi riuscite a provare, mentre svariate magistrature si sono espresse per la non responsabilità degli allevatori.
Se è vero che qualche furbo c'è stato, coperto anche dalla complicità delle associazioni di categoria e delle forze di Governo di allora come di oggi, perseguitelo e non colpite chi, invece, si è comportato onestamente. Infatti, gli onesti sono la stragrande maggioranza. La commissione del generale Lecca ha stilato


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l'elenco dei furbi, almeno in gran parte. Perseguite questi furbi e restituite il maltolto agli onesti, insieme alla certezza di poter produrre in misura proporzionata alla loro reale capacità produttiva!
Il tempo per apportare correzioni indispensabili al provvedimento c'è, ma ciò che vuole il Governo è arrivare al 25 marzo, alla riunione dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea, avendo dimostrato la forza della sua inflessibilità per acquistare importanza e peso in quella sede. Ma a cosa servirà tutto ciò se lascerete alle vostre spalle il cadavere dell'agricoltura?
Inoltre, voi fate ricadere la responsabilità sull'Unione europea che vuole il rispetto delle regole, ma l'Unione europea chiede solo di conoscere chi siano i responsabili dei misfatti contestati. Ebbene, ciò non può essere fatto perché non a caso è ministro dell'agricoltura Pinto, figura scelta d'accordo con chi in passato si è macchiato di gravi scorrettezze. Non a caso i trattori stanno presidiando le sedi del partito popolare italiano!
Ministro Pinto, è vero che in questi giorni ne ha sentite tante, ma abbia la compiacenza di sentire anche l'ultima, forse la penultima. Vorrei infatti chiederle, ministro Pinto, se valga veramente tanto una poltrona. Lei passerà alla storia dell'agricoltura padana, ma non sarebbe meglio anche per lei rinunciare a tale onore (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)?

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho l'onore di essere l'ultimo ad intervenire e quindi sarò particolarmente sintetico, anche perché tutti i colleghi stanno attendendo la posizione della questione di fiducia da parte del Governo. È logico e sensato chiedersi per quale motivo si ponga la fiducia. È evidente che a questo punto il Governo dimostra di non volere il dialogo politico tra le parti, di non desiderare il confronto politico tra le parti e di preferire il ricorso al voto di fiducia che consente l'approvazione del provvedimento senza modificazioni.
Da due anni a questa parte assistiamo ad una giostra di comparse; abbiamo assistito alla formazione di Commissioni d'inchiesta e a varie audizioni che hanno prodotto come unico risultato una notevole perdita di tempo, una montagna di chiacchiere inutili. È chiaro allora che si procede in modo irresponsabile nei confronti dei lavoratori autonomi della terra, i quali sono colpevoli di aver lavorato troppo, di essere irreprensibili e proprio per questo vengono colpiti con la mano pesante. Ovviamente ciò non riguarda altre categorie come quella, ad esempio, delle tute blu.
Quindi siamo di fronte ad un ennesimo esempio di strumentalizzazione politica di facciata da parte di qualche forza politica che nei campi presidiati dai Cobas si presenta sotto mentite spoglie, rilasciando determinate dichiarazioni e sottoscrivendo documenti particolari e poi, magari in sede di Commissione, dove l'atmosfera è più raccolta, fa il voltagabbana. Da qui nascono i «ma», i «come» e i «perché». Saremo noi a spiegare tutto questo ai nostri elettori, chiarendo che chi li ha effettivamente difesi, e continua a farlo, è solamente la lega nord per l'indipendenza della Padania! Probabilmente questa mia affermazione non piacerà ma è certo che questo importantissimo comparto produttivo entrerà in Europa con il cappello in mano dentro il quale non so cosa ci daranno da mettere i nostri partner europei.
Vanno invece indicate chiaramente tutte le responsabilità, presenti e passate, a causa delle quali siamo qui a discutere di una questione che volutamente è stata trascinata fino ad oggi da un Governo che volutamente copre il pregresso e le responsabilità di tutte le cariche dello Stato coinvolte.
Mi dispiace che il signor ministro stia attento ad altri discorsi...


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MICHELE PINTO, Ministro per le politiche agricole. La sto ascoltando.

LUIGINO VASCON. Non voglio venir meno al rispetto che le devo ma mi creda, in piena serenità di dialogo, le voglio dire che siamo di fronte ad una Tangentopoli del latte e non vogliamo minimamente scoprire cosa c'è dentro questa pentola. Pensate che siamo nella seconda Repubblica? No, siamo nella prima (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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