Seduta n. 181 del 16/4/1997

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Si riprende la discussione del disegno di legge n.2564 (ore 16,42).

(Per i testi dell'articolo 19, del complesso degli emendamenti e del subemendamento ad esso presentati vedi l'allegato A alla seduta del 15 aprile).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 19.1.

DIEGO NOVELLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO NOVELLI, Relatore per la maggioranza. Mi è stato fatto notare che su questo emendamento - forse ieri mi sarò sbagliato - il parere della Commissione e del Governo era favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Galletti 19.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 431
Votanti 256
Astenuti 175
Maggioranza 129
Hanno votato 252
Hanno votato no 4
(La Camera approva).

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Signor Presidente, questo, nella valutazione del Governo, è un provvedimento che contiene misure di grande urgenza, molto attese, che ci è stato ripetutamente sollecitato da moltissime parti. La Conferenza Stato-città-autonomie, in tutte le sue riunioni, ha sollecitato una rapida approvazione di questo provvedimento; in tale organismo sono presenti i sindaci di tutte le parti politiche ed i presidenti di provincia di tutte le parti politiche, ed esso si è sempre espresso all'unanimità.
Come i colleghi sanno, esso è sollecitato anche da molte organizzazioni di tutti i settori del mondo del lavoro, imprenditoriali, organizzazioni che rappresentano i lavoratori. Il Governo l'ha presentato il 12 luglio ed è stato approvato dal Senato il 24 ottobre; è stato oggetto di un serio, approfondito, utile ed importante lavoro in Commissione, cui hanno dato il loro contributo tutte le parti politiche.
Questo lavoro è stato prezioso, come è stato anche prezioso il lavoro che si è svolto finora in quest'aula, ma di fronte a comportamenti che devo purtroppo definire dilatori il Governo presenta un emendamento sostitutivo degli articoli che restano da approvare e, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo su questo emendamento la fiducia (Commenti).

LUCIANA SBARBATI. Ma siamo pazzi!

PRESIDENTE. Mi scusi, quale emendamento? Deve essere valutato dalla Commissione, ci vuole il parere del Comitato Presenti l'emendamento prima, mi scusi: poi sospendiamo la seduta, lo valuterò e dopo lei eventualmente metterà la fiducia.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 18,50.

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo scusa innanzitutto per la durata della sospensione, ma il Governo ha presentato - come voi sapete - un emendamento di circa 23 pagine, che si è dovuto valutare per i profili di ammissibilità. Successivamente il Governo ha presentato un ulteriore testo, cioè l'emendamento 19.10 (vedi l'allegato A) che è sostitutivo di quello presentato in precedenza e che sta per essere distribuito ai presidenti dei gruppi.
Voi sapete che la questione di fiducia era stata irritualmente posta nella fase precedente. Ora che l'emendamento è stato dichiarato ammissibile, si può pronunciare il Governo.
Ha facoltà di parlare, ministro Bassanini.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. L'emendamento 19.10 presentato dal Governo recepisce il testo della Commissione, con gli emendamenti accolti dal Comitato dei nove, ed alcuni altri emendamenti presentati sia da colleghi della maggioranza che di opposizione che, a giudizio del Governo, potevano essere considerati positivamente e favorevolmente in modo da integrare ulteriormente il testo.
A nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione dell'emendamento


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19.10, interamente sostitutivo dell'articolo 19, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, e soppressivo dei restanti articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, ma il testo dov'è?

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, come ho detto un attimo fa, ho disposto la distribuzione del testo, che adesso è arrivato, a ciascun presidente di gruppo.

TEODORO BUONTEMPO. È stata posta la questione di fiducia prima che conoscessimo il testo!

PRESIDENTE. Questo non c'entra niente. Si stanno facendo le fotocopie del testo e poi i colleghi ne potranno prendere visione.
Informo l'Assemblea che il testo in questione è stato inviato alla Commissione competente. Pertanto, ora darò la parola ad alcuni colleghi che ne hanno fatto richiesta e poi sospenderò la seduta e convocherò immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo.

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Presidente, lei non si deve scusare con noi per il ritardo, anzi siamo noi che dobbiamo ringraziarla perché si tratta di un ritardo «cantatore». Ciò significa che ella, ai sensi dell'articolo 89 del regolamento, come d'altra parte ci ha ricordato un momento fa, ha compiuto un attento esame del megaemendamento che assorbe moltissimi articoli del disegno di legge. Ritengo che questa sua fatica sia stata fruttuosa perché, se il Governo ha ritenuto di fornire un'altra versione del megaemendamento, vi sono ragionevoli probabilità ed è lecito pensare che ciò si è verificato perché il suo esame è stato talmente puntuale che avrà fatto rilevare al Governo talune cose che probabilmente non erano conformi alle nostre regole parlamentari.
D'altra parte, signor Presidente - e vengo alla seconda osservazione - la posizione della questione di fiducia da parte del ministro Bassanini era stata intempestiva perché, evidentemente, porre la questione di fiducia su un testo che né lei né noi conoscevamo era un atto non conforme alle nostre regole.
Devo aggiungere che questo megaemendamento è poco conforme anche al primo comma dell'articolo 72 della Costituzione, il quale prevede che ogni disegno di legge venga approvato articolo per articolo e con votazione finale. In questo caso però ci troviamo di fronte all'assorbimento di 12 - mi pare - articoli, alcuni ancora da esaminare ed altri accantonati, e a 23 pagine di testo. Poi non ci lamentiamo se i magistrati danno una interpretazione libera del diritto, visto che il diritto è malscritto!
Voglio altresì aggiungere che questo megaemendamento si pone probabilmente in conflitto con la legge n.400 del 1988 - certo non è un decreto-legge ma l'omogeneità è tutta da dimostrare - e mi spiace dover fare anche una considerazione che in quest'aula è stata già fatta ieri. Il ministro Bassanini - e ne aveva il pieno diritto - è capolista a Milano per la sua formazione politica e il fatto che questo provvedimento sarà approvato, entro domani o dopodomani, pone un problema, che non voglio definire interesse privato in atti d'ufficio, ma comunque non esteticamente bello (Commenti di deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

DIEGO NOVELLI. Circonvenzione di incapaci!

PAOLO ARMAROLI. Concludo, signor Presidente, osservando che l'onorevole Bogi - elevato da sottosegretario a ministro, e la cosa ci ha fatto molto piacere - in pubbliche dichiarazioni apparse sulla stampa aveva tenuto un atteggiamento molto conciliante, affermando che il Governo


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si proponeva di instaurare migliori relazioni con tutto il Parlamento, quindi con la maggioranza (ed ha ragione il ministro Bogi: maggiori contatti tra il Governo e la sua maggioranza, più o meno presunta, sono sempre un fatto positivo), ma anche con le opposizioni. Devo constatare, signor Presidente, che alle parole purtroppo non seguono i fatti. Grazie.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Armaroli.
Prima di dare la parola all'onorevole Buontempo, che l'ha chiesta, ho il dovere di chiarire un punto.
Per cortesia, colleghi!
Avrei commesso una grave scorrettezza, onorevole Armaroli, se avessi, per così dire, riservatamente informato il ministro dei profili di inammissibilità senza informare l'Assemblea. Naturalmente questo non è stato fatto. Prima che io terminassi l'esame dell'emendamento per valutarne l'ammissibilità, il Governo ha presentato spontaneamente un suo nuovo testo sul quale si è proceduto ad una nuova valutazione ai fini della sua ammissibilità. Sarei stato molto scorretto, ripeto, se non avessi informato l'Assemblea (Commenti di deputati di alleanza nazionale).
Volevo anche precisare - e poi concludo su questo argomento - che le valutazioni politiche in ordine alle candidature sono quelle che sono; tuttavia, questo è un provvedimento collegato che, come è noto, pende in Parlamento ormai da molto tempo.
Ha facoltà di parlare, onorevole Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, il fatto che lei dica che questo non c'entra niente, mentre impone all'aula di «accettare» la questione di fiducia su un emendamento di cui non si conosce il contenuto, né tanto meno è stato possibile comprenderne i punti dopo l'intervento or ora svolto dall'onorevole Bassanini, a me non pare sia regolamentare. Comunque è una questione politica prima ancora che di regolamento. Le parole di Bassanini sono state queste: di fronte ad un atteggiamento di tipo dilatorio egli ha presentato un emendamento sostitutivo della restante parte del provvedimento e, a ciò autorizzato dal Consiglio dei ministri, ha posto sull'approvazione del medesimo la questione di fiducia.
Mentre l'onorevole Bassanini parlava, evidentemente il Governo non aveva deciso di porre la questione di fiducia, altrimenti lei, Presidente della Camera, ne avrebbe dato notizia alla Camera stessa. Quindi, Presidente, l'onorevole Bassanini, per una questione di rivalsa nei confronti del legittimo interesse politico dell'opposizione, ha fatto una forzatura nei confronti del Governo e nei suoi confronti.
Onorevole Violante, sul serio a volte ho l'impressione - che può essere anche sbagliata, ma ce l'ho - che lei nello stesso tempo voglia fare il Presidente della Camera, il Presidente del Consiglio e il capo della maggioranza! Questo secondo me è un po' troppo.

PRESIDENTE. Lascio libera l'opposizione, però, come vede!

TEODORO BUONTEMPO. Ha provato anche a fare questo; qualche volta ci riesce, purtroppo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati di forza Italia)!

NICOLA BONO. Io dico che ci riesce meglio!

TEODORO BUONTEMPO. L'onorevole Vito ha posto una questione mentre eravamo in fase di votazione di alcuni emendamenti.
Primo punto. Non poteva essere considerata un'inversione dell'ordine del giorno, perché in quel caso avrebbe dovuto chiederla tra un provvedimento e l'altro. Era quindi una questione sospensiva; poiché era già iniziata la votazione degli emendamenti, lei non avrebbe potuto dar luogo alla sua votazione se la questione non fosse stata proposta da dieci deputati. Lei invece ha accolto la richiesta


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dell'onorevole Vito, secondo me andando oltre le sue funzioni, perché a quel punto era il Governo che avrebbe dovuto dire se accettasse o meno la proposta Vito e l'Assemblea avrebbe dovuto decidere. Invece lei si è fatto controparte, addirittura formulando una controproposta a quella avanzata dall'onorevole Vito. Successivamente, ha posto in votazione, in violazione del regolamento, la richiesta dell'onorevole Vito, che in un secondo intervento ha accettato sostanzialmente ciò che lei ha detto. Questa è una palese violazione del regolamento.
Non si tratta di questioni formali; sono questioni di sostanza, perché oggi abbiamo assistito ad una cosa indecente: il Presidente della Camera non viene informato del fatto che il Governo pone la questione di fiducia (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)! Lei, se è onesto, deve dire qui, in quest'aula, che è stato «preso» dall'onorevole Bassanini in una condizione, perché se lei sapeva che il Governo intendeva porre la questione di fiducia non doveva far votare per alzata di mano la proposta Vito, ma doveva comunicare alla Camera che il Governo poneva la questione di fiducia.
E così anche per altre norme regolamentari, perché se un deputato chiede la parola lei può dire: «Non gliela do perché non le spetta sulla base di questo articolo del regolamento», ma non può ignorare la richiesta di parola di un deputato.
Nel caso specifico, sulla proposta Vito, accettata in violazione del regolamento, lei avrebbe dovuto dare la parola ad un oratore a favore e ad uno contro; invece ha fatto svolgere un dibattito. È nei poteri del Presidente allargare il dibattito quando una questione assume un particolare valore politico, ma lei, mentre ha questo potere, non ha quello di impedire di parlare a chi ne faccia richiesta, perché può aggiungere, può allargare, ma non può togliere i diritti.
Ci si viene a dire che viene corretta la forma, come se questo fosse un gioco tra bambini! Lei dice adesso che il testo è stato consegnato, addirittura pare che sia stato anche modificato in rapporto a ciò che aveva presentato Bassanini, ed è un testo che noi non conosciamo. Pertanto la richiesta di fiducia del Governo è impropria, è anomala, è inaccettabile! Noi non siamo alla questione di richiesta della fiducia, perché si chiede la fiducia alla Camera su un testo sul quale la Camera stessa ha possibilità di esprimersi e, a seguito delle intenzioni manifestate dall'Assemblea, il Governo ritiene che a quel punto ci siano le condizioni per porre la fiducia. Bassanini, dalle parole che ho letto, ha chiesto la fiducia; come lui dice: di fronte ad un atteggiamento di tipo dilatorio ha chiesto la fiducia. Questo lo ha fatto senza un deliberato del Consiglio dei ministri, senza aver sentito il Presidente del Consiglio, senza che fosse informato il Presidente della Camera.
Onorevoli colleghi, agli «inciuci» ci sono dei limiti; mi rivolgo anche al Polo per le libertà. Non è possibile accettare questa conduzione dei lavori dell'Assemblea, non è possibile accettare che il Governo ritenga che qui ci sia stato un esproprio della democrazia e delle funzioni del deputato (Commenti)! Sì, dite: «oh, oh!». Se a qualcuno (chiedo scusa al Presidente) non interessa, non è un problema che può riguardare me, riguarderà i suoi elettori.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente.
A questo punto chiedo, in base agli articoli 43, 41 e 45 del regolamento, che la questione venga discussa in altra sede, che potrebbe essere la Conferenza dei presidenti di gruppo, perché, Presidente, mi chiedo come sia stata possibile quella sceneggiata: un ministro che presenta le regole, che passa per campione delle regole, vuole che non sapesse che la fiducia viene chiesta seguendo una certa procedura? Allora, onorevole Vito, il problema non è che Bassanini si sia candidato; il problema è che con questo provvedimento si toccano gli interessi di migliaia


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e migliaia di dipendenti degli enti locali. E il centro-sinistra vuole questo provvedimento prima delle elezioni amministrative, per condizionare il voto di quelle città in cui si andrà alle urne. Ecco perché è un fatto politico, e mi sembra dunque che si debba tornare alle regole. Credo, pertanto, che al momento la Camera non possa ricevere la richiesta del voto di fiducia, perché non conosce il testo sul quale il Governo ha appunto posto la questione di fiducia (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, come lei sa benissimo e come sanno i colleghi, la conoscenza del testo è necessaria o nel momento in cui comincia la discussione dello stesso oppure nel momento in cui si passa al voto, non nella fase in cui viene posta la questione di fiducia, e questo è così da sempre. Come sa, nel momento della ripresa della seduta ho fatto distribuire una copia del testo, che richiede un certo tempo per essere letto poiché si tratta di 23 pagine; tuttavia ribadisco che non è necessaria la conoscenza del testo.
In secondo luogo, voglio rassicurarla sul fatto che il Presidente non era assolutamente a conoscenza della decisione del Governo, che è stata comunicata in aula a lei e agli altri colleghi presenti.
Terza questione: per quanto riguarda la riunione del Consiglio dei ministri, si tratta di interna corporis; tuttavia il ministro, nel momento in cui ha posto la questione di fiducia, ha dichiarato di essere stato autorizzato a farlo dal Consiglio dei ministri.

TEODORO BUONTEMPO. Perché non lo ha comunicato prima di presentare l'emendamento?

PRESIDENTE. Per quanto riguarda il problema della norma che è stata applicata dal Presidente, le faccio presente che ho applicato l'articolo 41, il quale stabilisce che i richiami per l'ordine dei lavori - ed il collega Vito ha chiesto la parola a questo titolo - hanno la precedenza sulla discussione. Su questioni importanti il Presidente può dare la parola, come ho ritenuto di fare, ai sensi del combinato disposto degli articoli 41, comma 1, e 45 del regolamento, ad un oratore per gruppo; quindi come dispone il comma 1 dell'articolo 41, ho fatto votare per alzata di mano.

TEODORO BUONTEMPO. Sono richieste dieci firme!

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, più che intervenire su questioni regolamentari, che non mi appassionano moltissimo, vorrei sottolineare ciò che di grave è avvenuto e sta avvenendo dal punto di vista politico in quest'aula. Infatti qui è stato compiuto un delitto premeditato o preterintenzionale da parte del Governo nei confronti innanzitutto del dialogo che stava avvenendo tra maggioranza ed opposizione su un provvedimento importante. Infatti su quest'ultimo in Commissione affari costituzionali si è svolto un confronto serio ed approfondito...(Commenti), arriverò anche a questo punto, onorevole collega!

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, per cortesia, si rivolga alla Presidenza.

CARLO GIOVANARDI. Presidente, amo rispondere alle interruzioni anche perché lo si può fare motivatamente.
Dunque, era in atto un approfondito confronto e, contrariamente ad altre volte, gli emendamenti dell'opposizione ragionevoli e che hanno convinto la Commissione, sono stati accolti. Con la decisione assunta, invece, il confronto è stato spazzato via. Infatti sugli articoli accantonati e su quelli ancora da votare il voto di fiducia impedisce un approfondimento ed un confronto. Si tratta dunque di un delitto


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nei confronti del dialogo e del confronto tra opposizione e maggioranza, nonché verso la Commissione affari costituzionali ed il Comitato dei nove.
La cosa è ancora più incomprensibile ed ingiustificabile - e rispondo al collega che mi ha poc'anzi interrotto - perché noi, parlo per i cristiano-democratici, non abbiamo fatto mancare il numero legale; esattamente un'ora fa abbiamo inoltre votato contro la proposta di inversione dell'ordine del giorno, questione sulla quale si era registrata una maggioranza molto ampia che consentiva di continuare i lavori e la discussione dell'articolato. È dunque a maggior ragione pretestuosa la questione di fiducia posta dal Governo. Infatti, lo ripeto, si erano appena registrate le condizioni parlamentari per proseguire nei lavori e nel confronto parlamentare tra maggioranza ed opposizione. Oltretutto nell'intervento del collega Vito era già stato individuato nella giornata di martedì 29 aprile il termine ultimo per l'approvazione di questo provvedimento.
Debbo pertanto prendere atto con rammarico del fatto che anche su questo provvedimento, che ha avuto una vita parlamentare così intensa, il Governo è intervenuto con una sorta di prevaricazione, e che anche in questo caso finiremo con un voto di fiducia che rappresenta l'umiliazione dell'attività del Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione. Al di là, quindi, degli aspetti regolamentari, sempre discutibili, dobbiamo concludere che, ancora una volta, politicamente il Governo ha forzato la situazione. Può averlo fatto perché è stato il ministro a volerlo o per coprire crepe che potevano esserci nella maggioranza in ordine ad alcuni degli articoli ancora da discutere (quelli sull'università, sui segretari comunali, sui comitati di controllo, che sono articoli importanti). Ciò impedisce anche a quella parte della maggioranza che voleva concorrere, in un dibattito parlamentare, a fare passare soluzioni migliorative, di farlo e, quindi, umilia l'intero Parlamento, non solo l'opposizione, e fa diventare ormai una prassi costante il fatto che l'attuale Governo fa passare i provvedimenti con i voti di fiducia.
Qualche voto di fiducia può essere anche fisiologico, ma quando un Governo fa passare i provvedimenti solo con ripetuti voti di fiducia, evidentemente siamo nella patologia, in un rapporto con il Parlamento inaccettabile che respingiamo con forza.
Riteniamo quindi questa scelta del Governo un «delitto» nei confronti del Parlamento e certamente un gravissimo errore politico (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD e di forza Italia).

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, innanzitutto io, proprio io per i numerosi richiami al regolamento ed all'ordine dei lavori che faccio, anche polemici, spesso nei suoi confronti, intendo darle atto questa volta della estrema correttezza con la quale lei ha gestito e sta gestendo un momento particolarmente delicato dei nostri lavori parlamentari. Credo che non fosse facile per lei, mentre in questa occasione a me risulta particolarmente facile e gradito dargliene atto.
Lo stesso giudizio non può invece essere dato nei confronti del Governo e del ministro Bassanini e quanto è successo pone un problema politico interno alla maggioranza ed al Governo.
Il sottoscritto ha avanzato una questione di opportunità politica che non è stata condivisa dall'Assemblea. Non lo è stata, si è detto, non per l'obiettivo, che poteva essere condiviso (votare nella data certa del 29 aprile ed esaminare altri provvedimenti del Governo), ma per le motivazioni che erano state addotte. Benissimo, legittimo da parte della maggioranza respingere una nostra richiesta fondata su ragioni di opportunità politica. Quello che è successo dopo, però, smaschera a mio giudizio l'atteggiamento che hanno avuto già dalla giornata di ieri il Governo ed il ministro Bassanini. Perché?


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È sembrato quasi che la questione di fiducia richiesta in un primo momento dal ministro Bassanini potesse essere il frutto di un gesto d'ira improvviso nei confronti di un incidente creato in aula dall'opposizione, che aveva fatto mancare il numero legale o che stava facendo un ingiustificato ostruzionismo verso il suo provvedimento. Le cose non sono andate così ed i fatti dimostrano che non sono andate così e che quell'incidente d'aula che il ministro Bassanini aspettava per porre la fiducia sull'emendamento che ha pronto nel cassetto da questa mattina non c'è stato, che l'opposizione non ha fatto ostruzionismo perché non si stava intervenendo a decine sugli emendamenti, né vi erano interventi in dissenso. Siamo stati sconfitti dalla maggioranza su una nostra valutazione di opportunità politica rispetto a questo provvedimento.
Il ministro, invece, si è alzato inventandosi un incidente che non c'è stato ed ha utilizzato un incidente che, lo ripeto, non c'è stato per porre una questione di fiducia quasi improvvisa; improvvisa nei suoi confronti, Presidente, e dell'Assemblea, perché non preannunciata ma, evidentemente, non improvvisa per il ministro e per il Governo, se il ministro ha detto di essere stato autorizzato dal Consiglio dei ministri.
Cosa ci sta a fare un ministro per i rapporti con il Parlamento che non informa il Presidente della Camera che il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ministro Bassanini a porre la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)? Onorevole Bogi, sta lì silente, a fianco del ministro Bassanini, quasi che stesse assistendo ad una rappresentazione teatrale e non fosse invece protagonista anche lei, come il ministro Bassanini, di una brutta pagina per questo Governo nei rapporti con la Presidenza della Camera e con il Parlamento.
Il ministro Bassanini, quindi, utilizza un incidente che non c'è stato per tirare fuori dal cassetto un emendamento preannunciato, preparato ed autorizzato dal Consiglio dei ministri. Questa è la realtà: 23 pagine, 138 commi!
Cosa succede ancora? Succede che questo emendamento svela che, in realtà, l'interesse per questo provvedimento va ben oltre la mia ingenua, maliziosa, affermazione sulla campagna elettorale del ministro Bassanini. In realtà, se il Governo pone la fiducia su questo emendamento, sapendo che in tal modo rinuncia al decreto n.50, a 6 mila miliardi di manovra correttiva, a portare a termine in Commissione lavoro il pacchetto Treu, a portare a termine in Commissione bilancio la manovra di Pasqua con il TFR, tutto questo per il cosiddetto collegato Bassanini (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale), è perché volete fare la campagna elettorale in tutta Italia, non solo a Milano, con il collegato Bassanini, con i dipendenti comunali degli enti locali, con i provvedimenti sui segretari comunali! Questa è la verità!
Avevo peccato di ingenuità dicendo che era un problema personale del ministro Bassanini, candidato a Milano, capolista del PDS: si tratta di un problema del Governo Prodi, che dichiara di essere interessato all'Europa, alle grandi riforme, alle manovre, ma che è interessato invece alla lottizzazione e alla gestione del potere e a provvedimenti che gli consentiranno in questo modo di vincere le elezioni (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!
Se non fosse stato così, ministro Bogi, lei non avrebbe consentito al ministro Bassanini di porre la fiducia: avrebbe detto che la priorità del Governo è il pacchetto Treu, è la manovra fiscale, è il decreto n.50, il pacchetto giustizia di Flick. Questa è la verità!
Delle due l'una: o Bassanini ha parlato a nome del Governo, e quindi non si capisce cosa ci stia a fare il ministro per i rapporti con il Parlamento, che deve annunciare la questione di fiducia, che deve comunicarla al Presidente della Camera, dopo che il Consiglio dei ministri

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l'ha decisa, oppure, se ha parlato a titolo personale, evidentemente il Governo doveva...

MARIO LANDOLFI. Uno dei due si deve dimettere!

ELIO VITO. ... sostituirlo.

GENNARO MALGIERI. Tutti e due!

ELIO VITO. Pertanto, signor Presidente, da questa vicenda che cosa emerge?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ELIO VITO. Emerge, signor Presidente - e concludo davvero - uno stato di profondo disagio, nel quale l'opposizione sta vivendo dall'inizio di questa legislatura, sistematicamente colpevolizzata dal Governo di impedire l'approvazione di suoi provvedimenti (e invece i dati che lei ha fornito pubblicamente dimostrano che non è vero e che la produttività di questa Camera è stata tra le più alte di quelle delle ultime legislature); sistematicamente colpevolizzata e derisa dal Governo per quelle che sono le sue proposte emendative, quando il Governo sa che quelle proposte trovano il consenso di larghi settori della maggioranza, perché una volta respinta la mia richiesta di inversione, la conclusione del voto finale a domani era nei fatti. Signor Presidente, abbiamo i tempi contingentati! Ci sono rimaste tre ore! Bassanini avrebbe concluso il provvedimento questa sera! Perché domani alle 19? Perché deve impedire la convergenza, sui nostri emendamenti sulla scuola, di rinnovamento italiano e dei popolari. Questa è la verità della debolezza di questo Governo, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e gruppo misto-CDU)!
E allora noi non possiamo più assistere alla distruzione sistematica dei diritti dell'opposizione e del Parlamento, alla nostra colpevolizzazione e a queste sceneggiate, che il Governo realizza in pieno dispregio...

PRESIDENTE. Si avvii a concludere, onorevole Vito.

ELIO VITO. Concludo, signor Presidente. In pieno dispregio della democrazia parlamentare che, ripeto, è una sola cosa: non è la democrazia decidente alla quale lei si richiama, il diritto del Governo di approvare i provvedimenti, perché i provvedimenti vengono approvati dai Governi anche nelle dittature. La democrazia parlamentare, la democrazia rappresentativa è una sola cosa: il diritto dell'opposizione di esistere, il riconoscimento dei diritti dell'opposizione.
Con le vostre posizioni strumentali delle questioni di fiducia state contemporaneamente instaurando un regime politico, distruggendo i diritti dell'opposizione e distruggendo la democrazia (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e misto-CDU - Molte congratulazioni).

TOMMASO FOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, mi permetto di farle soltanto un richiamo. Se ho seguito bene i lavori parlamentari, a un certo punto la seduta è stata sospesa; quando lei è rientrato in aula ha fatto presente che il primo emendamento, sul quale il Governo aveva chiesto la fiducia, veniva giudicato inammissibile da parte della Presidenza della Camera.

PRESIDENTE. Non ho mai detto questo. Ho detto che mi riservavo il giudizio.

TOMMASO FOTI. Sul primo sì, lei ha detto questo. Alla ripresa della seduta...

DIEGO NOVELLI. Non hai capito!

TOMMASO FOTI. Alla ripresa della seduta lei ha detto che sul primo emendamento


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era terminato l'esame ed a tal punto il Governo ha cambiato posizione, presentando un nuovo emendamento. Questo è stato detto.

PRESIDENTE. Mi scusi, solo per favorire il suo intervento vorrei dirle che io ho affermato un'altra cosa. Mi sono scusato per la lunghezza dei tempi, ho detto che era stato presentato un emendamento di 23 pagine e che mentre lo stavo esaminando ai fini di valutarne l'ammissibilità il Governo ha presentato un nuovo testo modificato che sono stato costretto a riesaminare. Non è che il primo fosse inammissibile...

TOMMASO FOTI. A questo punto - è la domanda che intendevo porre - sul secondo emendamento (perché a mio avviso di ciò si tratta giacché sul primo il Governo aveva chiesto la fiducia e la seduta era stata sospesa), che potremmo chiamare emendamento sostitutivo, quando ha potuto vagliare l'ammissibilità il Presidente della Camera? Sicuramente avrebbe dovuto farlo in aula, non nel corso della sospensione...

PRESIDENTE. Mi scusi, forse le è sfuggito qualche passaggio quando ho parlato in precedenza: può capitare. Mentre esaminavo il primo testo mi è stato recapitato un secondo testo da parte del Governo che conteneva alcune correzioni rispetto al primo. L'ho valutato e quindi sono sceso in aula ed ho disposto che venisse distribuito a tutti i presidenti di gruppo. Ora credo che le copie siano pronte per tutti i deputati.

CARMELO CARRARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO CARRARA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo misto-CDU e faccio mie tutte le censure che sono state esternate negli interventi di coloro che mi hanno preceduto. Credo di interpretare il senso di disgusto, di disagio a stare in quest'aula, di tutti i componenti dell'opposizione per lo scippo premeditato che si sta qui consumando a totale discapito della democrazia. Devo dire che l'onorevole Vito ha fortemente recuperato, con questo suo vibrante e convinto intervento, quella dose di ingenuità che sicuramente ci è costata moltissimo nel primo intervento provocatorio che aveva fatto nei confronti di Bassanini a proposito delle interferenze elettorali che sicuramente hanno fortemente minato questo dibattito.
Devo dire che eravamo orientati, sulla falsariga di quanto aveva detto anche il capogruppo del PDS, onorevole Mussi, a restare ancora a discutere su questo provvedimento per poi votarlo «a bocce ferme», il giorno 29. Eravamo convinti che si potesse procedere tranquilli su questo binario. Invece lo scippo si è consumato ed ha ragione l'onorevole Giovanardi quando afferma che si è trattato di uno scippo premeditato perché non si può, in sole due ore, presentare un emendamento che sostituisce ben 20 articoli con 138 commi; si tratta sicuramente di una cosa premeditata, premeditata da tempo. Non possiamo dunque assolutamente più sopportare che a colpi di fiducia si passi sopra il dibattito parlamentare con un Presidente del Consiglio completamente assente (ma di questo ci siamo ormai accorti un po' tutti), con un ministro Bassanini che è sicuramente il «marpione» della situazione e con un ministro Bogi che è un semplice «convitato di pietra». Noi ci lamentiamo di questo che sta diventando veramente un regime ed è inutile che da più parti...

PRESIDENTE. Onorevole Carrara, mi scusi. La polemica politica può essere anche molto vivace senza offendere nessuno.

CARMELO CARRARA. Ma ci troviamo davanti ad uno straripamento fortissimo di potere. È inutile che andiamo a pensare a straripamenti di potere da parte di altri organi e poteri dello Stato quando qui assistiamo ad un vero e proprio regime.


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In conclusione, signor Presidente, vorremmo che questo Parlamento, che doveva essere veramente la culla della cultura democratica, l'aula in cui esisteva la libertà di poter discutere di tutto, non diventi - come rischia di diventare - la bara del confronto democratico (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU e di forza Italia).

PRESIDENTE. Poiché non possiamo prolungare per tutta la notte questo dibattito, invito i colleghi che intendono chiedere la parola a farlo presente.

ENZO TRANTINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO TRANTINO. Non concordo con la richiesta di dimissioni del ministro Bassanini, addirittura con l'aggiunta anche di quelle del ministro Bogi. Credo invece che sia opportuno che tutti e due restino al loro posto, perché più durano più danno esempio di come si consuma lo scempio di questo paese, dove la democrazia formale ha sostituito tutti i diritti, persino quello che neppure le dittature osano toccare, vale a dire del formalismo della presenza delle opposizioni!
Allora, nel caso di specie, il problema non è regolamentare; Mosè inventò le dieci Tavole, ma non inventò la procedura, perché sapeva che la procedura è opinabile, il principio è rigoroso. In ordine alla procedura, vale a dire sullo sviluppo del regolamento, noi non abbiamo argomenti da opporre. Abbiamo argomenti concreti di natura politica e di fatto che smascherano l'operazione di questo Governo, che sicuramente questa sera non ha scritto una bella pagina.
Mi sono permesso di fare velocemente un monitoraggio e così ho scoperto, per deformazione professionale, che sareste riusciti a scrivere cinque righe al minuto, se fosse vera l'affermazione che questa sottoposizione del testo alla fiducia della Camera sarebbe nata «improvvisamente». Il che significa che, in realtà, quel testo era già preordinato, che si aspettava un incidente, quale che fosse, e che, senza volerlo, l'intervento del collega Vito ha utilizzato argomenti che voi avete immediatamente sfruttato per soluzioni che certamente non riguardano l'indicazione che il Parlamento aveva dato.
Ma più grave è l'affermazione che si rinviene all'interno delle sue dichiarazioni, onorevole Presidente. Non è una sua responsabilità, ma lei ha riferito quel che il Governo ha trasmesso, cioè che a giudizio di quest'ultimo potevano essere recuperati emendamenti dell'opposizione. È un'affermazione di una gravità senza precedenti! Quindi, il Governo ha esautorato le opposizioni, ha fatto uno screening dei lavori dell'opposizione, ha valutato minuziosamente gli argomenti che a suo giudizio avrebbero potuti essere accolti o no e - al di fuori del libero dibattito, spogliando il Parlamento della sua prerogativa, che è quella del dibattito e quindi dell'esame - ha immediatamente incamerato, a suo insindacabile giudizio, quelle norme che potevano essere - attenzione al verbo - «recuperate» in seno alla posizione della fiducia su quell'emendamento «lenzuolo», che dovrebbe comprendere tutto e il contrario di tutto.
Sono convinto, onorevoli colleghi, che la violenza sia stata grave, che su questo crinale noi ci avviamo a far stabilire nei confronti dell'opinione pubblica dei parametri di confronto, che noi siamo davanti a temi rispetto ai quali la maggioranza ha usato i suoi numeri per poter stravolgere - attenzione - una proposta di contingentamento dei tempi che aveva avanzato il collega Vito.
Bene, questa maggioranza ha subito in quest'aula una verifica, vale a dire che la stragrande parte di essa voleva che si concludessero i lavori. Dopo aver acquisito codesto risultato, contrariamente alle indicazioni della maggioranza, con un colpo di mano autentico, il Governo le vanifica e dice: «Quello che la maggioranza ha votato non interessa più, perché fino a questo momento abbiamo giocato e rivolgiamo a nostro favore, con la fiducia, le considerazioni svolte dal collega Vito»


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- che non intendo riportare - «vale a dire i passaggi obbligati che sottraggono al dibattito verifiche importanti».
Allora, onorevole Presidente, credo che l'onorevole Bassanini non conosca l'istituto degli aiuti involontari, che sono quelli che arrivano non richiesti. Egli si trova, con questo provvedimento, nelle condizioni di far sapere - come fece un altro Governo un giovedì, due giorni prima delle elezioni (e ricorrono quasi le stesse cadenze temporali) - di avere agevolato alcune fasce di statali, per ricevere 250 mila voti in più (quei voti che allora furono determinanti ai fini della vittoria formale di questa maggioranza) (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)!
Ebbene, c'è stata la seconda prova generale e credo che sia riduttivo attribuirla alla responsabilità di Bassanini. Con tutto il rispetto, credo che sia modesto passaggio. È un problema organico e generale. Però, credo che l'onorevole Bassanini debba tenere conto delle fasce apicali di questo paese, dai diplomatici ai prefetti, che aspettano il varo di questo provvedimento iugulatorio per poter giudicare in effetti questa maggioranza, che non tiene conto del merito e ubbidisce alla forma.
Concludo, signor Presidente, con un ultimo rilievo che mi consentirà di non riprendere la parola.
Ieri si è verificato...

PRESIDENTE. Mi scusi ma non le posso dare la parola su questo punto; lo farà successivamente.

ENZO TRANTINO. La ringrazio, Presidente.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, sarò molto breve perché chi mi ha preceduto ha già ampiamente sottolineato gli aspetti di questa che è - se mi consente di dirlo - una triste giornata. Triste perché questa fiducia vorrebbe far passare, sotto il profilo politico, come un provvedimento da «spendere» nel paese per l'efficacia della pubblica amministrazione un provvedimento che, in realtà, toglie ogni possibilità di reclamo, per esempio, avverso i provvedimenti adottati dai consigli comunali; un provvedimento quindi che toglie alle opposizioni, nei consigli comunali, ogni possibilità di denunciare l'illegittimità degli atti.
Ma è ancora più grave, signor Presidente (e mi dispiace che lei abbia liquidato la questione come - così l'ha definita - un'interna corporis) la modalità con cui oggi è stata posta la questione di fiducia. Mi dispiace ma non condivido la prospettiva che lei correttamente e più volte ha già illustrato sul punto. Il ministro Bassanini, anticipando il suo intervento (poi «stoppato» dalla sua immediata reazione), aveva sostanzialmente fatto riferimento all'autorizzazione avuta dal Consiglio dei ministri per porre la questione di fiducia.
Signor Presidente, sarebbe interessante sapere dal ministro interessato anche quando abbia ricevuto l'autorizzazione per porre la questione di fiducia. Questo è un altro interrogativo di estrema importanza per l'aula (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo di forza Italia)!
Ma c'è un'altra questione. Posto che il Presidente del Consiglio, in forza del provvedimento normativo sull'ordinamento della Presidenza del Consiglio, è la persona legittimata a porre la questione di fiducia, sarebbe interessante, signor Presidente, anche eventualmente in vista di una riforma del regolamento della Camera, chiedersi se quando a porre la questione di fiducia è un ministro questi sia espressamente delegato, come prevede la disposizione normativa. Anche questo è un aspetto che nell'interesse del Parlamento deve, a nostro avviso, essere affrontato.
In quest'aula tutti lo sappiamo, la questione di fiducia elimina il dibattito parlamentare; la questione di fiducia su


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un provvedimento importante qual è quello al nostro esame toglie all'opposizione la possibilità, come ha ben detto poc'anzi l'onorevole Vito, di migliorare il provvedimento. E ciò è stato fatto non solo nelle Commissioni competenti ma anche in quest'aula ed è stato fatto con i tempi contingentati. Anche tale aspetto va sottolineato.
Ne consegue che la fiducia non soltanto è mal posta sotto il profilo politico, come bene hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, ma a nostro avviso non ha nemmeno i presupposti previsti dal regolamento della Camera.
Signor Presidente, le chiedo se vi sia la possibilità di deliberare la questione di fiducia su un testo diverso. A fronte di ciò che ha dichiarato in quest'aula chiedo, in base alla sua esperienza, se ritenga corretto che un testo, sul quale dovrebbe essere stata posta la fiducia, vista anche l'importanza del provvedimento, possa essere sostituito nel corso dell'esame che il Presidente (anch'egli colto alla sprovvista) sta facendo in ordine all'ammissibilità del primo testo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo di forza Italia)!
Queste non sono questioni da niente; qui effettivamente è in gioco il ruolo della Camera dei deputati ed io le chiedo, signor Presidente, non per oggi ma per il futuro, di far sì che anche il Governo - altro che interna corporis! - rispetti questo ruolo, perché il rispetto del Parlamento è il rispetto della libertà, è il rispetto delle nostre opinioni come di quelle della maggioranza, è il rispetto di tutti i deputati ed è il rispetto di questo paese.
Riteniamo che in questa occasione il ministro Bassanini non abbia sicuramente avuto lealtà nei confronti del Presidente della Camera e rispetto nei confronti dell'intera nazione. E vogliamo cogliere questa occasione per denunciarlo (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia, del CCD e misto-CDU - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Onorevole Contento, la questione del momento e della sede in cui il ministro è stato incaricato a porre la questione di fiducia, e del testo sul quale è stato «incaricato», è un'interna corporis per il Presidente, il quale non ha titolo per interferire su ciò. Ma esiste un rapporto tra maggioranza, Governo ed opposizione, per cui è il ministro Bogi... (Commenti del deputato Colucci).
Non mi interrompa, perché è inutile. Si accomodi.
Il ministro Bogi ha chiesto di parlare e, se riterrà, potrà anche rispondere su questo aspetto.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Assistiamo oggi ad un comportamento degno di un regime. Quando il Governo pone la questione di fiducia, non adotta un atteggiamento democratico, poiché essa limita moltissimo, se non completamente, le prerogative dell'Assemblea parlamentare.
In questi 10 mesi di legislatura siamo - mi pare - alla diciottesima o forse alla diciannovesima fiducia. Siamo, in sostanza, di fronte all'ennesimo colpo di regime, che peraltro si inserisce in una situazione di relativa tranquillità. Infatti la Commissione affari costituzionali aveva lavorato ed anche abbastanza bene: non vi era dunque alcun motivo per porre la questione di fiducia così a freddo.
La gravità aumenta ancor di più se si pensa che la decisione è stata assunta in ordine ad un provvedimento per il quale era stato previsto il contingentamento dei tempi. Dunque, neppure più il tempo contingentato è sufficiente per tenere insieme questa maggioranza - o, meglio, questa pseudomaggioranza - che cerca di andare avanti a colpi di regime.
Il problema vero è politico: in Commissione abbiamo visto la maggioranza spaccarsi, spappolarsi quasi quotidianamente e lo stesso Governo, rappresentato da ministri diversi, bisticciare su alcuni passaggi del provvedimento.


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Questa maggioranza e questo Governo non sono riusciti a chiudere, nonostante sia trascorso molto tempo, due o tre passaggi fondamentali che sono rimasti nel limbo e che ora giustificano la posizione della questione di fiducia.
Vi è un problema di natura elettorale, perché dopo un anno di lavoro si vuole ottenere qualche risultato. Sono ormai mesi che si sta esaminando il provvedimento, anche se non si arriva a conclusione, sebbene non per colpa delle opposizioni, quanto piuttosto di questa maggioranza che è divisa quasi su tutto.
Vi è poi un problema di natura politica: ancora una volta si è cercato di mettere una pezza, di fare un colpo di regime per tenere insieme una maggioranza che sistematicamente si divide e che con enorme difficoltà è riuscita, giorno dopo giorno, ad andare avanti nell'esame del provvedimento, peraltro con la collaborazione propositiva dell'opposizione.
Si tratta dunque di un comportamento oltremodo arrogante. E non mi si venga a dire che esso è frutto di una mancata collaborazione dell'opposizione, perché è la maggioranza che deve garantire il numero legale: l'opposizione svolge il proprio ruolo!
Se gli emendamenti dell'opposizione non vengono approvati, cosa deve fare quest'ultima per far capire alla maggioranza la validità delle sue proposte, se non utilizzare tutti i mezzi legittimi, quale la mancanza del numero legale?
Il problema è che il numero legale è mancato perché mancava la maggioranza, che non c'era né dal punto di vista politico, né dal punto di vista numerico. Questo è il dato politico del provvedimento in esame.
Siamo giunti oggi, dopo la questione dell'Albania, al punto di dover rimarcare ancora una volta il fatto che questo Parlamento, questa che voi chiamate Italia, non ha una maggioranza, non ha una maggioranza omogenea ...

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, la prego di concludere.

ROLANDO FONTAN. ... non ha una maggioranza omogenea né tanto meno ha i numeri. Va avanti a colpi di fiducia.
Ricordo che dal 1948 in poi non è mai successo che nell'arco di una legislatura siano state poste 18 o 19 fiducie. Quindi siamo praticamente in un pieno e convinto regime (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, ritengo doveroso intervenire solo su un punto: contribuire al mantenimento del numero legale è dovere di tutti i deputati, non solo di una parte.
Per quanto riguarda la mancanza del numero legale, in questa legislatura esso è mancato molto meno che nella legislatura precedente (Applausi di deputati del gruppo di forza Italia).

FABIO MUSSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO MUSSI. Cari colleghi, io sono rammaricato, sono sinceramente dispiaciuto del fatto che sia mancato un accordo sulle procedure e sui tempi; ciò è dovuto a tante cause, anche forse a qualche fraintendimento di una giornata troppo convulsa. Il collega Vito ci ha messo anche qualche pizzico del suo carattere, quando è nei giorni non conciliatori.

NICOLA BONO. Quali sono, quelli dispari o quelli pari?

RAFFAELE VALENSISE. Ora la colpa è di Vito!?

FABIO MUSSI. Non lo so se sono dispari o pari, ma capita.
Devo dire, avendo ascoltato anche critiche alla condotta del Presidente della Camera, che ad una valutazione serena apparirà a tutti che il Presidente ha seguito rigorosamente regolamenti e prassi, ed io voglio dargliene atto. Qualche difetto, se è il caso, c'è stato da parte dei


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gruppi politici che avrebbero dovuto parlarsi più direttamente e più intensamente.
Nei vostri discorsi - lo noto con qualche ironia, ma senza la volontà di provocare alcunché - trovo persino qualche tratto di lusinga verso il Governo e verso la maggioranza, perché dire che abbiamo voluto, che abbiamo fortissimamente voluto imporre questo provvedimento alla vigilia delle elezioni amministrative ...

TEODORO BUONTEMPO. Per ricompattare la maggioranza!

FABIO MUSSI. ... è il riconoscimento che forse questo provvedimento è buono, può piacere, può portare consensi. Potevamo persino dividerci un po' di più il merito dello stesso, se avessimo ragionato meglio tra maggioranza e opposizione in queste settimane. Però prendo questo come un complimento al Governo ed alla maggioranza.
Anch'io penso sia un provvedimento buono (Commenti del deputato Armaroli), valorizzato, apprezzato e fortemente richiesto da tante parti della società italiana, però devo dire che purtroppo l'interpretazione che è stata fatta non è esatta, perché sono mesi che ce ne occupiamo.
Nel luglio 1996 il Governo approva il disegno di legge collegato alla finanziaria; nell'ottobre 1996 viene approvato dal Senato e nel dicembre 1996 viene all'esame della Camera. Sono testimone di un'autentica battaglia persa - vero, collega Pisanu? - nella Conferenza dei presidenti di gruppo per ottenere, anche nelle pieghe di un calendario molto affollato, che entro il 31 dicembre 1996 potesse essere discusso in aula. Non ci sono e non ci siamo riusciti. Quindi, il provvedimento è andato in Commissione il 4 febbraio ed è venuto in aula il 20 marzo 1997. È passato quasi un anno dal luglio 1996 e sono tre settimane che sta in aula. Le opposizioni hanno presentato 1.500 emendamenti in Commissione, 800 emendamenti nel Comitato dei nove, 90 in aula; inoltre, per quattro volte è mancato il numero legale, con le tessere sfilate o con sistemi analoghi.

NICOLA BONO. Voi avete chiesto la fiducia! Voi avete fatto saltare la settimana scorsa per la fiducia!

CARMELO CARRARA. Voi dove eravate?

FABIO MUSSI. Non solo, aggiungo per chi se ne fosse dimenticato che quando si voterà il 27 aprile ed anche, immagino, quando si andrà al ballottaggio, il provvedimento non sarà ancora legge, perché deve tornare al Senato.
Queste sono le date e le cifre ...

MARCO ZACCHERA. Mettete un'altra fiducia!

FABIO MUSSI. ... non di una democrazia parlamentare moderna, queste sono le date e le cifre di Bisanzio! La questione, l'interrogativo persino angoscioso dovrebbe riguardare voi, oltre che noi. Molti di noi sono assai sensibili al tema dei diritti dell'opposizione ma, se non riusciamo a rendere sicuro il cammino delle leggi, non ci saranno più né diritti dell'opposizione né diritti della maggioranza e, soprattutto, rovineremo quel bene prezioso che è la forza e il prestigio delle istituzioni democratiche (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).

DANIELE ROSCIA. Bravo, Mussi!

NICOLA BONO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, per come è stata gestita questa vicenda dell'autore della lettera di accusa ai dilettanti al Governo, credo che nel Governo Prodi il dilettantismo sia un vizio contagioso.


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Il problema che mi inquieta, il motivo per cui ho chiesto di parlare nasce dal fatto che lei svolge un ruolo di garanzia del Parlamento. Ho la sensazione netta, sollevata anche da altri colleghi del mio gruppo che sono intervenuti prima di me, che ci sia un vuoto procedurale, non previsto dal regolamento, nel modo con cui abbiamo avuto questa sera la gestione dei nostri lavori. Poiché questo passaggio, a mio parere, non è emerso in tutta la sua nitidezza e poiché nei lavori parlamentari contano anche la prassi e i precedenti e poiché un precedente del genere potrebbe compromettere in futuro (come sta compromettendo oggi) anche i buoni rapporti tra maggioranza ed opposizione, ho la necessità di chiarire con lei, Presidente, questo passaggio.
Nel momento in cui si è interrotta la seduta, il Governo ha depositato un testo di un emendamento su cui chiedeva la fiducia. Su questo testo il Presidente si è riservato, con i suoi uffici, di esprimere un giudizio di ammissibilità. I lavori sono ripresi ed il Presidente ha comunicato quello che noi sappiamo. In corso d'opera, cioè in corso di esame, il Governo ha modificato il testo e la Presidenza si è pronunciata sul secondo testo. Qui è il vuoto che non è previsto da alcuna norma regolamentare e che getta un'ombra inquietante sul nostro rapporto e sulla sua garanzia nei confronti dell'Assemblea e sulla correttezza procedurale.
Non sono un appassionato dei problemi regolamentari, che peraltro credo appassionino poca gente, ma ci sono forme dietro le quali c'è sostanza politica. A mio avviso, lei avrebbe dovuto presentare all'Assemblea il giudizio di ammissibilità sul primo ed unico emendamento, qualunque fosse. Il Governo, se in corso d'opera avesse cambiato, come ha cambiato, idea, avrebbe dovuto proporre un nuovo emendamento sia che il primo fosse stato ammesso sia che non fosse stato ammesso e lei si sarebbe dovuto riservare un giudizio sul secondo emendamento così, durante la sospensione, i deputati e la Commissione avrebbero potuto valutare il primo testo dell'emendamento. È su questo punto che si pone il problema politico e non regolamentare, perché la vicenda della modificazione dell'opinione del Governo, avvenuta fuori da qualunque tipo di verifica politica e da qualunque tipo di pubblicità, comporta il rischio, ipotizzato anche dal collega Armaroli, che (certamente non con lei come Presidente della Camera) la vicenda possa essere stata discussa in corso d'opera con i funzionari, con qualcuno, cioè che ci sia stata qualche «intelligenza» nella stesura del secondo emendamento. Peraltro abbiamo il dubbio, più che ragionevole, che sul secondo emendamento non vi sia stato neanche un apprezzamento da parte del Governo, che non ha autorizzato il secondo testo sul quale è stata posta la fiducia, proprio perché non c'è stato il passaggio della formalizzazione.
Questo è un punto fondamentale, Presidente, perché se lei non chiarisce fino in fondo questo aspetto e se lei non ammette che c'è stato comunque un errore procedimentale, rischiamo in futuro che con vicende di questo tipo (quando magari alla Presidenza ci sarà altra persona, magari più disponibile nei confronti del Governo a concorrere con esso nella stesura dei testi) potremmo avere di fronte tre, quattro, cinque ipotesi di lavoro rimanendo qui otto ore ad aspettare che qualcuno, in una segreta stanza, decida quale debba essere il testo da presentare e da votare.
Ho la sensazione che si sia fatto un pochino il gioco non delle tre ma delle due carte.

PRESIDENTE. Onorevole Bono, la prego di avviarsi a concludere.

NICOLA BONO. Sto concludendo!
Ci siamo trovati di fronte ad una proposizione di testi senza alcuna formalità. Allora, senza volere saltare gli aspetti - che condivido in pieno - delle motivazioni di questo decisionismo del Governo proteso alla tutela dalla sua maggioranza, desidero ottenere da lei un chiarimento, perché è lei, Presidente, che ha la responsabilità e il dovere di mantenere nei


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confronti della Camera, a garanzia di tutti i parlamentari ma soprattutto della opposizione, dei livelli accettabili nei rapporti istituzionali tra noi e il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Bono, se vi fosse stato un Presidente che intendeva coprire eventuali vuoti nella proposta del Governo, questo Presidente non avrebbe fatto avere immediatamente il testo a tutti i presidenti di gruppo. In altri termini, quando il Presidente ha avuto il testo - sul quale è stata posta irritualmente la prima fiducia - è stato fatto pervenire immediatamente anche a tutti i presidenti di gruppo, di modo che vi fosse un punto di controllo non solo mio, ma di tutti.
È chiaro?
Onorevole Bono, la prego di ascoltarmi perché queste sono questioni di non secondaria importanza.
La prego di ascoltare me, piuttosto che il suo collega! Un po' di educazione, per cortesia! Questa è proprio elementare educazione.

VALENTINO MANZONI. Pensavo avesse concluso il suo intervento!

PRESIDENTE. Seconda questione: gli emendamenti si presentano alla Presidenza della Camera, come lei sa, quando siamo in aula e, se si ritirano, si ritirano presso la Presidenza della Camera.
Allora, il Governo ha presentato quell'emendamento; poi lo ha ritirato e ha presentato l'altro emendamento alla Presidenza della Camera (Commenti). No, alla Presidenza della Camera! Come sapete, si possono presentare anche quando l'aula non è aperta. Avviene frequentemente la presentazione di emendamenti ad aula chiusa; si fa, anzi, quasi abitualmente!
Ricevuto il testo del secondo emendamento, non solo ho informato l'Assemblea che il primo era stato ritirato, ma prima ho fatto una valutazione ed ho dichiarato l'ammissibilità.
Vi sono altri profili sui quali altri colleghi si sono soffermati (mi riferisco all'onorevole Contento e ad altri): su di essi non sta a me intervenire, ma ad altri. Questa è la questione.
Capisco - ed è giusto - che l'opposizione e la maggioranza abbiano - come dire - un «sospetto costituzionale» nei confronti di chi ha funzioni di garanzia, però la prego di valutare il fatto che la procedura sia andata in modo talmente corretto che l'opposizione e la maggioranza hanno avuto la possibilità di leggere tanto il primo quanto il secondo testo, quando teoricamente non vi era alcun bisogno di diffondere il primo testo.

PAOLO ARMAROLI. Rimane il giallo del secondo testo: perché?

MAURO PAISSAN. Leggi e lo capirai!

PRESIDENTE. Questo è un problema che risolverà il Governo; non posso mica risolverlo io, colleghi!
Hanno chiesto di intervenire i colleghi Selva e Mancuso e poi interverrà il ministro Bogi.
Ha dunque facoltà di parlare l'onorevole Selva.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, io non interverrò su questioni di regolamento o procedurali perché quello che mi sembra importante è essenzialmente il fatto politico. Non colloquierò con lei su tali questioni, signor Presidente, avendolo già fatto i miei colleghi di gruppo, ma colloquierò e mi rivolgerò invece al Governo.
Noi ormai ci troviamo ad agire con uno strano sistema: vi è stata di certo quella discussione di cui ha parlato l'onorevole Mussi, che è stata apparentemente molto ampia e che ha coperto un arco di tempo abbastanza lungo. Egli però dimentica nella fattispecie di ricordare una cosa fondamentale: nell'esame di questo provvedimento erano stati accantonati gli articoli più importanti; almeno quattro degli articoli più importanti, con diversissimi commi, erano stati accantonati.


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LUCIANA SBARBATI. Su vostra richiesta!

GUSTAVO SELVA. Noi ci troviamo quindi oggi di fronte ad una «tagliola» della discussione su temi fondamentali perché, appunto, accantonati. E come li accantona il Governo? È certo che il ministro Bassanini in altra occasione ha parlato - e lo ricordava prima l'onorevole Bono - di dilettanti che si occupano di alcune questioni falsificando un po' la documentazione. Io non vorrei essere severo con il ministro Bassanini, ma di questi dilettanti ho l'impressione che, in un momento topico come questo, il senatore Bassanini sia il capo.
In effetti, cosa è successo? È successo che andremo a votare su un unico articolo che comprende ben 138 commi! Ditemi voi se questo è un modo corretto di legiferare, soprattutto se è un modo per far capire all'opinione pubblica cosa stiamo decidendo, se di questo non avremo nemmeno il tempo di discutere ma dovremo semplicemente domani, in seguito alla posizione della questione di fiducia, dire un «sì» o un «no»!
Non voglio ripetere le argomentazioni svolte in modo appassionato, ma soprattutto convinto e convincente, dall'onorevole Vito; tuttavia pare anche a me che oggi, sotto l'apparenza di un dibattito che si svolge in Parlamento, in realtà sia nelle segrete stanze del Governo che, attraverso combinazioni come quelle di oggi, viene prodotta la legislazione. In modo particolare, devo sottolineare che in questo modo viene limitato il potere di controllare e di contribuire alla legislazione da parte del Parlamento.
Mi lasci dunque concludere, signor Presidente, dicendo che la nostra sfiducia forse si potrà manifestare questa volta anche in forme più clamorose delle volte precedenti. Non intendiamo più, infatti, subire il taglio del nostro diritto-dovere di contribuire alla formazione delle leggi ad opera del Governo. Quando il Presidente del Consiglio (o il Capo dell'esecutivo) sarà eletto direttamente dal popolo, in questo caso probabilmente consentiremo anche noi che i poteri legislativi del Governo aumentino, ma finché siamo in una Repubblica in cui l'opposizione - comunque ciò avviene sempre in qualsiasi tipo di ordinamento - dovrà avere i suoi diritti, non intendiamo assolutamente rinunciarvi e denunciamo questa come responsabilità primaria del Governo.
A me dispiace che l'onorevole Bogi, con il quale - non ho alcuna difficoltà a confessarlo - ho un personalissimo rapporto, sia stato oggi veramente, come è stato definito da un mio collega, un «convitato di pietra». Mentre il ministro Bassanini stava trattando le modifiche e gli aggiustamenti che dovevano essere apportati al suo disegno di legge, il ministro per i rapporti con il Parlamento si intratteneva molto amabilmente in quest'aula, dando non so quale contributo e assumendo quale responsabilità per i rapporti, appunto, con il Parlamento!
Lancio dunque un allarme: se si continua in questo modo, onorevole Presidente della Camera, francamente il Polo per le libertà, e alleanza nazionale in modo particolare, dovrà scegliere strade più incisive per far capire al paese che la voce dell'opposizione non può essere in questo modo spenta (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.

FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, non ho diffidenze costituzionali, ho certezze razionali e politiche, sia a suo riguardo, sia a riguardo del Governo.
Non ripeterò alcuna delle considerazioni negative che sono state svolte da colleghi del mio gruppo e che spero siano state anche intimamente e tacitamente maturate nelle coscienze di appartenenti ad altro gruppo. Di lei, signor Presidente, voglio recuperare un'osservazione: l'ammonimento alla buona educazione che rivolgeva all'innocente, breve colloquio di nostri due colleghi.
Si è accorto che cosa viene praticato da ore da parte del Governo, che scrive,


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chiacchiera e con sprezzante disattenzione segue le parole, soprattutto quelle dell'opposizione? È o non è conforme a quella sensibilità che lei ha manifestato al riguardo? Ma capisco: se non c'è il problema anteriore di comprendere certi doveri, è inutile rammentarli; sono costituzionalmente lontani dalle persone che disattendono questi doveri, sia che dovessero sorgere spontaneamente sia che debbano essere rappresentati.
Signor Presidente, lei sa che la legge che regola l'attività del Consiglio dei ministri prevede per ciascuna singola deliberazione e seduta una formalizzazione del fatto, dell'atto e di quanto maturatosi nel collegio. Noi quindi dovremmo sperare che il Consiglio dei ministri, che ha posto la questione di fiducia, come ci si dice, fosse arricchito, comunque documentato da una deliberazione formalmente assunta per iscritto e che in seno ad esso fosse presente, assieme alla questione da porsi, cioè la fiducia, anche la delega al ministro, in assenza dell'assentissimo Presidente del Consiglio (che in questo rivaleggia, per la verità, con il ministro della difesa e con altri).
Noi disprezziamo questo Governo. Personalmente le pongo la seguente domanda. Il Governo è in grado di presentare il documento che contiene sia la deliberazione circa la fiducia sia la delega al ministro, a quel ministro che qua l'ha posta, non ad altri genericamente? Le rammento che una delega posteriore, successiva, come dite voi giuristi, non è ammissibile, perché si tratta casomai di una ratifica ed in questa materia non v'è ratificabilità.
Le pongo, signor Presidente, il caso di coscienza e di dignità per il Governo, il quale deve dirci documentalmente se esso abbia deliberato formalmente, se il documento esista ed eventualmente quale contenuto esso abbia (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

TEODORO BUONTEMPO. Lo dovrebbe avere il Presidente della Camera!

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, devo solo dirle che la posizione della questione di fiducia riguarda il rapporto tra Governo e Assemblea, non il rapporto tra Governo e Presidente della Camera, tant'è che quest'ultimo, credo per la prima volta nella storia parlamentare, non era stato informato della posizione della questione di fiducia.

DOMENICO GRAMAZIO. Brutto affare!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Bogi, ridacci lo stipendio!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento.. Non intervengo per avvalorare o meno la caratteristica di «convitato di pietra», citata da due colleghi, ai quali vorrei peraltro ricordare che nel dramma di don Giovanni il convitato di pietra è tutt'altro che indifferente, anzi diciamo che don Giovanni precipita all'inferno perché il convitato di pietra lo spinge all'inferno (Applausi). Quindi, colleghi, questo minimo di pacatezza (Vivi commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)...

BEPPE PISANU. Dagli una spinta!

PRESIDENTE. Colleghi, in un'altra edizione lo sospingerà verso il paradiso...!
Prosegua, ministro Bogi.

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento.. La tradizione oratoria pretende almeno la correttezza dei riferimenti; questo me lo consentirete.
Vorrei dire una seconda cosa. Immagino il travagliato stupore dell'onorevole Vito nel ritenersi ingenuo, e devo dire che è anche il nostro, certamente anche il mio. Immagino il travagliato stupore, forse vicino alla crisi di identità, onorevole


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Vito, perché effettivamente è una caratteristica che si fa fatica ad attribuirle. Rispetto agli errori eventuali commessi in quest'aula, penso che lei non avrà difficoltà ad apprezzare il fatto...

TERESIO DELFINO. Parlaci dei fatti!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ...lei non avrà difficoltà ad apprezzare che, ove avesse voluto conseguire il risultato che dichiarava, probabilmente avrebbe potuto seguire modi diversi. Non c'è dubbio che il travaglio dell'Assemblea rispetto a questa decisione in parte è maturato anche per il suo modo di porre la questione, che peraltro lei aveva già posto in Conferenza dei presidenti di gruppo (Commenti).

ELIO VITO. Questa è la colpevolizzazione dell'opposizione! Non siamo umili!

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo finire il ministro Bogi!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevoli colleghi, ho seguito gli interventi - e penso che l'onorevole Mancuso me ne possa dare atto - ascoltando e guardando anche gli oratori; immagino dunque che mi vogliate consentire di parlare normalmente.

MARCO TARADASH. Siete un Governo, sei un ministro della Repubblica!

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, la richiamo all'ordine per la prima volta!

DOMENICO GRAMAZIO. È quella la comica!

PRESIDENTE. Colleghi, non c'è niente di peggio che non far parlare un ministro in aula!
Prego, ministro Bogi.

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Certamente si sarebbero potute seguire modalità diverse, e non credo che quelle proposte dall'onorevole Vito siano state opportune; egli tra l'altro aveva già prospettato tale questione in Conferenza dei presidenti di gruppo ed in quella occasione era stata ritenuta, anche da esponenti non della maggioranza, ingiustificata. Tuttavia ciò non è servito ad impedire all'onorevole Vito di riproporla in questa sede negli stessi termini.
Veniamo ai fatti: il provvedimento in esame ha seguito l'iter al quale ha accennato l'onorevole Mussi. Aggiungo che un esponente di rilievo dell'opposizione chiese che il provvedimento potesse essere trattenuto in Commissione per un periodo sufficientemente lungo, al fine di poter svolgere un proficuo confronto. Ritengo che ciò sia sicuramente accaduto: le date e la scansione temporale sono state qui ricordate e quindi non le ripeto.
Devo dire che il provvedimento in Commissione ha avuto modificazioni consistenti, tanto che tornerà al Senato con cospicui emendamenti. Inoltre si è manifestata la disponibilità del Governo ad accogliere tali modificazioni al punto tale che molte votazioni in aula sono avvenute ad elevatissima maggioranza. Ciò che effettivamente deve essere spiegato è che nel corso dell'esame del provvedimento, sul quale il confronto in Commissione era stato serrato ed articolato, vi è stato l'accoglimento di un certo numero di emendamenti da parte del Governo; in alcuni casi l'esecutivo si è fatto carico di riproporre modifiche dell'opposizione riformulandole. Il fatto che il Governo abbia presentato molti emendamenti, anche in ordine a ciò che prima vi annunciavo, ha portato alla dilatazione dei tempi contingentati.
È dunque difficile affermare che il Governo non si sia presentato al confronto sul provvedimento per lo meno con media disponibilità ad accogliere modificazioni. In Assemblea il provvedimento ha ottenuto su molti emendamenti larghe maggioranze, ma l'esame procede lentamente, perché in maniera esplicita e privatamente alcuni esponenti dell'opposizione dicono che il testo non deve essere approvato prima del 27 aprile. Questo è il


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motivo per cui in Assemblea non ci si confronta: non perché il Governo rifiuti il confronto, ma perché alcuni autorevoli esponenti dell'opposizione hanno l'intenzione dichiarata di non concludere l'iter prima del 27 aprile.

ELIO VITO. Si è votato, abbiamo perso!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Hanno l'intenzione dichiarata che non si chiuda prima del 27 di aprile! Con ciò scontando curiosamente il fatto che il tempo che utilizzerà la Camera per l'esame del provvedimento non sarà conclusivo, giacché il disegno di legge deve tornare al Senato e con certezza - è una stima che possiamo fare - non potrà concludere il suo iter prima dell'11 maggio.

MARCO TARADASH. Contraddici te stesso, Bogi!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Perché allora l'opposizione ha un comportamento dilatorio nonostante che poi in aula voti, non raramente, insieme alla maggioranza?

ELIO VITO. C'è stata una richiesta di inversione dell'ordine del giorno!

NUCCIO CARRARA. Sul rinvio si è votato!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo viene accusato di voler strozzare il confronto, ma mi sembra che tutto porti alla conclusione opposta.

NUCCIO CARRARA. La fiducia è stata posta dopo!

PRESIDENTE. Colleghi, il ministro non intende convincervi, vuole solo spiegare la sua posizione; lasciatelo parlare!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Quanto ho affermato mi sembra oggettivamente inoppugnabile. Infatti nelle ultime quattro sedute si è verificato quanto ho detto. Chi ha sostenuto, allora, che il problema è il confronto, deve sapere che il confronto su aspetti specifici del provvedimento l'opposizione ha deciso di non averlo prima del 27 aprile! Immagino che dopo tale data fosse disposta, ma sicuramente non prima del 27 aprile. Mi sembra allora eccessivo accusare il Governo di voler interrompere questo confronto.
Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la posizione della questione di fiducia in data 27 marzo. Se questo avesse... (Commenti).

ELIO VITO. Su quale testo?

MARCO TARADASH. È scaduto!

NICOLA BONO. Il 27 marzo? Allora il Presidente avrebbe avuto modo di dircelo!

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate finire.
Prego, onorevole Bogi.

MARCO TARADASH. Su quell'emendamento ha posto la fiducia?

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, lasci finire. Esprimerà compiutamente la sua opinione alla fine.
Prego, onorevole Bogi.

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Consiglio dei ministri ha ipotizzato la possibilità... (Commenti).

NUCCIO CARRARA. Ha ipotizzato!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Allora, se non si può parlare...

PRESIDENTE. Colleghi!

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ha deliberato...

NICOLA BONO. Cosa?


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GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ... la facoltà di porre la questione di fiducia ove i ministri che seguissero in aula il provvedimento lo ritenessero opportuno (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, lasciate finire di parlare. Non è possibile andare avanti in questo modo. Se non siete d'accordo, lo direte alla fine.

Una voce: Non si sente!

PRESIDENTE. Se urlate certo che non si sente!
Prego onorevole Bogi.

GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Se questa deliberazione avesse corrisposto all'intenzione di chiudere il confronto, la fiducia sarebbe stata posta ben molto tempo fa. Non è stata posta (Dai banchi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale si grida: Grazie!) perché il Governo ha conservato l'intenzione, come ha fatto, di confrontarsi in Commissione, nel Comitato dei nove ed in Assemblea con tutti i componenti e, nella fattispecie, con l'opposizione. Questi i dati oggettivi.
Quando viene, come dire, conservata l'intenzione di impedire il voto prima del 27 aprile e l'onorevole Vito lo giustifica con il fatto che il ministro Bassanini, candidato a Milano, ne avrebbe tratto vantaggio, in quel momento, immaginando che l'intervento fosse veramente dilatorio, il Governo ha posto la fiducia sul maxiemendamento (Commenti).

MARCO TARADASH. È una buffonata!

MARIO LANDOLFI. Vergogna, la Camera ha votato!

GENNARO MALGIERI. Mai assistito ad una cosa del genere!

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Onorevole Malgieri, lasciamo parlare il presidente del gruppo di forza Italia.
Prego, onorevole Pisanu.

BEPPE PISANU. Sarò brevissimo, signor Presidente, ma ho chiesto la parola anche perché, essendo stato ripetutamente chiamato in causa il collega Vito, tengo a precisare che egli ha parlato sempre a nome del gruppo di forza Italia ed ha la totale solidarietà del suo presidente e degli altri colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

LUCIANA SBARBATI. È un sabotatore!

BEPPE PISANU. Non entro nel merito della cronistoria di questo provvedimento anche perché - è vero - sono state dette cose giuste, ad esempio dal collega Mussi. Oggi, però, è stata sollevata dal collega Vito una questione politica, esprimendo un punto di vista politico che lo aveva indotto a chiedere l'inversione dell'ordine del giorno.
Questo punto di vista non è stato condiviso, l'inversione dell'ordine del giorno è stata respinta e, se avessimo proceduto con l'esame del provvedimento, a quest'ora, signor Presidente, saremmo stati al voto finale, conclusivo (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Accantonata quindi la questione, la prego, signor Presidente della Camera, di prendere atto della richiesta avanzata dal collega Mancuso e rimasta senza risposta da parte del Governo.
La prego altresì di prendere atto del fatto che dalle dichiarazioni del ministro per i rapporti con il Parlamento risulta in tutta evidenza che il Governo non ha deliberato la questione di fiducia su questo testo (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e misto-CDU), perché il 27 marzo questo testo non c'era, signor Presidente (Dai


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banchi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale si scandisce: Dimissioni, Dimissioni!»).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere l'onorevole Pisanu.

BEPPE PISANU. Quindi, quello che io denuncio - e le assicuro che lo faccio con molta emozione, perché credo, da vecchio parlamentare, di avere un certo amore per il Parlamento e per le sue regole - è un fatto gravissimo: il Governo è venuto qui a porre la questione di fiducia senza aver correttamente deliberato, e tale questione di fiducia è stata posta scorrettamente. Ma allora, a questo punto noi non possiamo neppure procedere con la questione di fiducia. Venga qui il Presidente del Consiglio e ci dica definitivamente, carte alla mano, se il Consiglio dei ministri ha o meno deliberato su questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, del CCD e misto-CDU)!

NICOLA BONO. Dilettanti!

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Taradash, che ha segnalato di voler intervenire, comunico che la seduta sarà sospesa subito dopo l'intervento del collega e la Conferenza dei presidenti di gruppo sarà immediatamente convocata nella Biblioteca del Presidente.
Onorevole Taradash, a che titolo intende intervenire (Dai banchi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo si grida: «Basta»)?

FILIPPO MANCUSO. Buffoni!

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, la prego! Almeno lei!

MARCO TARADASH. Desidero intervenire per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Intervengo in relazione al richiamo all'ordine che ho ricevuto dal Presidente della Camera, perché il regolamento a questo proposito parla chiaro: non credo di meritare questo richiamo e non credo, a dir la verità, che lo abbiano meritato neppure - colgo l'occasione per trattare adesso la questione - molti colleghi richiamati all'ordine nel corso di molte sedute soltanto perché passeggiavano fra i banchi o perché parlottavano tra di loro.
Signor Presidente, credo che questa gestione collegiale - da collegio - della Camera sia irrispettosa nei confronti dei parlamentari e credo che lei sia stato irrispettoso nei confronti di un'emozione che un parlamentare ha provato, che io ho provato poco fa, quando mi sono rivolto gridando al ministro Bogi, ma gridando delle frasi politicamente cariche di significato critico, non frasi sconvenienti!
Secondo l'articolo 59 del regolamento, un deputato può essere richiamato se pronuncia parole sconvenienti - e non lo facevo - oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni - e certamente non turbavo alcuna libertà - o l'ordine della seduta.
Signor Presidente, lei fa segno di sì con la testa: io credo che il livello di sopportazione di turbative della libertà da parte della sua Presidenza sia molto basso, e sono preoccupato perché lei ritiene turbativa dell'ordine o turbativa di libertà atti che invece fanno parte ... - ora mi calmo - della normale dialettica parlamentare.
L'interruzione parlamentare, anche l'eccitazione parlamentare fanno parte del nostro modo di essere e di fare, fanno parte della nostra libertà che lei ci sta sottraendo in nome della buona educazione, della «buona» libertà (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, lei ha detto cose che non sono fondate, come sa benissimo, perché ha troppa esperienza parlamentare. Io l'ho richiamata all'ordine dopo che per due volte le avevo fatto segno con la mano - e mi aveva visto -


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di non interrompere perché impediva ad un altro deputato di parlare. Non si può impedire ad un altro deputato di parlare: questa è la libertà. Credo che lei non possa non condividere questa considerazione che tante volte vale anche a tutela del suo diritto.

DOMENICO GRAMAZIO. Totò è morto! Totò è morto trent'anni fa!

GIANFRANCO MICCICHÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MICCICHÈ. Devo porre una questione che è sicuramente marginale rispetto a quello che sta accadendo oggi in quest'aula ma che di per sé ritengo gravissima.

PRESIDENTE. Prego il Governo di ascoltare. Onorevole Bogi, la prego di ascoltare.

GIANFRANCO MICCICHÈ. Ripeto che devo porre una questione che può apparire marginale rispetto a quanto è accaduto oggi in quest'aula ma che di per sé ritengo gravissima.
Mi è giunta una copia della pagina 164 di un libro di testo attualmente in uso nelle scuole medie italiane dal titolo «Nuovi elementi di educazione tecnica», edizione Teorema, Milano, in cui con la buona idea di spiegare ai ragazzini di dieci, undici e dodici anni come si legge un quotidiano si riporta come esempio, stampata sulla pagina del libro di testo, una prima pagina del quotidiano la Repubblica incredibilmente offensiva nei confronti dell'attuale leader dell'opposizione.

GIACOMO STUCCHI. Leader del Polo, non dell'opposizione!

MARIO LANDOLFI. Leggi il titolo!

GIANFRANCO MICCICHÈ. Il titolo de la Repubblica è: «Mani pulite su Berlusconi inquisito per corruzione» e quant'altro. Colleghi della maggioranza, vi prego di non ridere, perché la democrazia credo sia qualcosa che interessa anche la vostra parte politica, forse!
Signor Presidente, poiché non voglio pensare - o meglio, lo penso ma non voglio crederlo - che questo testo sia stato addirittura suggerito dal ministro Berlinguer per l'utilizzazione nelle scuole medie italiane le chiedo, proprio perché la censura non fa certamente parte della cultura di questa parte politica, di consigliare - mi rivolgo anche al ministro Bogi - quanto meno al ministro Berlinguer il ritiro immediato di tutte le copie di questo libro attualmente in uso nelle scuole italiane. Se così non avvenisse - ministro Bogi e Presidente della Camera - questo sarebbe davvero un regime; e se questo è un regime abbiate la cortesia e la compiacenza di prendervela almeno soltanto con noi adulti lasciando stare i bambini di dieci e undici anni! Questo libro deve essere immediatamente ritirato perché è offensivo e con esso si fa propaganda politica nei confronti di bambini di dieci anni (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)! Questo è il vostro regime! Questa è la maggioranza che in questo momento sta governando questo paese!

RINO PISCITELLO. Ma che ci «azzecca»?

GIANFRANCO MICCICHÈ. Questo è il Governo! Questo è il Governo e queste sono le cose che questo Governo fa in Italia! Signor Presidente, mi appello realmente e con il cuore alla sua sensibilità ed alla sua serietà perché si ponga immediatamente la questione che ho sollevato, sulla quale il nostro gruppo presenterà certamente un'interrogazione parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Micciché, credo che il ministro Bogi riferirà immediatamente al ministro Berlinguer di questa


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vicenda. Naturalmente bisognerà anche vedere quando è stato pubblicato il libro.

RAFFAELE VALENSISE. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VALENSISE. Alla fine degli interventi che si sono succeduti sento il dovere di porre alla sua attenzione un richiamo al regolamento sulla base delle dichiarazioni spontanee rese in quest'aula dal ministro Bogi. Il ministro Bogi ci ha detto che il Consiglio dei ministri aveva deliberato il 27 marzo di porre eventualmente la fiducia. Il collega Pisanu ha rilevato e ha sottolineato che il testo sul quale la Camera è chiamata oggi a deliberare il 27 marzo non esisteva, perché è esistito soltanto successivamente.
Allora, se deve essere rispettato l'articolo 116 del nostro regolamento, la fiducia andava posta in maniera attuale, con una deliberazione «attuale», cioè di questi giorni e sul testo che noi abbiamo in esame, dal Consiglio dei ministri!
Allora, pongo tale questione regolamentare alla sua attenzione, perché è necessario, sulla base delle dichiarazioni che sono state rese dal Governo, accertare questa circostanza e, una volta accertata, invitare il Governo, se vuole porre la fiducia, a farlo sul testo che attualmente è all'esame delle Camere. In questo momento, non risulta assolto questo adempimento, così come il ministro Bogi onestamente ha rassegnato all'Assemblea.
Questa è la questione regolamentare che pongo alla sua responsabilità, per l'ordine dei lavori di questa Assemblea, per il rispetto del regolamento, per il rispetto della maggioranza e dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevole Valensise, mi riservo di studiare la questione che ella ha posto.. Scusate colleghi! Dicevo che mi riservo di studiare la questione che ha posto l'onorevole Valensise. Ma vorrei dire che la legge n.400... Onorevole Bogi, stiamo parlando di cose di una certa serietà! Dicevo che la legge n.400, l'unica che fa riferimento alla posizione di questioni di fiducia, parla - con riferimento alle competenze del Consiglio dei ministri - di dichiarazioni relative all'indirizzo politico, agli impegni programmatici ed alle «questioni su cui il Governo chiede la fiducia del Parlamento», non sui testi e sui documenti... (Commenti) Onorevoli colleghi!

FILIPPO MANCUSO. Non è vero!

PRESIDENTE. Va bene, allora lasciamo perdere!
Sospendo la seduta.

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