Seduta n. 134 del 22/1/1997
(antimeridiana)

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INTERVENTO DEL DOTTOR GERARDO D'AMBROSIO AL CONVEGNO «CAPITALISMO E LEGALITÀ» (MILANO, 12 OTTOBRE 1996), CITATO DAL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LA GIUSTIZIA, GIUSEPPE MARIA AYALA, NEL CORSO DELLA RISPOSTA ALLA INTERROGAZIONE GASPARRI N. 3-00331.

Devo dire che mi trovo qui per caso perché Flores D'Arcais mi ha invitato a dire qualche parola sulla cosiddetta «soluzione politica».
Devo dire subito però che sono pienamente d'accordo con Carla Del Ponte perché questa ultima frase che lei ha detto, «bisogna preoccuparsi della libera circolazione dei magistrati», fu detta anche tempo fa in in un convegno che è stato tenuto proprio qui a Milano, in cui dicemmo che, per combattere efficacemente il grande traffico di droga, occorreva innanzitutto un coordinamento fra i magistrati dei vari paesi interessati e devo dire che questo coordinamento c'è stato ed è stato molto efficiente ed ha dato i suoi risultati.
Dicevo che sono qui per caso perché Flores D'Arcais mi ha detto di dire qualche parola sulla cosiddetta «soluzione politica» di Tangentopoli, soluzione politica alla quale io sono stato sempre contrario, non c'è nessuno assolutamente che possa mettere in dubbio questo mio atteggiamento, lo sono stato anche contrastando amici carissimi come Gherardo Colombo e anche Antonio Di Pietro, quando presentò insieme a Stella e agli altri colleghi del pool questo progetto di soluzione.
Proprio Stella, fra l'altro, mi ha stupito quando ha detto che quello che è importante è l'inevitabilità della pena, veramente Beccaria diceva l'ineluttabilità della pena cioè nel senso che doveva essere una pena alla quale non ci si poteva sottrarre sia perché veniva scoperta la maggior parte dei reati, sia perché una volta che c'era stata la condanna non ci si poteva sottrarre e lo diceva a proposito del fatto che è questo che scoraggia la criminalità.
Io non ho accolto con entusiasmo la prima proposta di Colombo, quella della esenzione della pena principale, come non ho accolto le altre per due fatti fondamentali, primo perché credo fermamente in questo principio di prevenzione del reato che è quello a cui ho accennato prima e secondo perché ritengo che soluzioni che riguardino solo alcune persone possono creare dei profondi equivoci, cioè che ci sono cittadini di prima categoria e cittadini di seconda categoria, i cittadini di prima categoria che non sono soggetti neanche alla legge penale e che possono comunque uscire dalle maglie della legge penale anche quando sono incappati in condanne e cittadini di seconda categoria perché invece quando incappano in un reato vanno in galera?
Si è detto tanto della carcerazione preventiva usata, io non ho qui con me la relazione ultima che ci ha fatto il carcere di San Vittore, in effetti di colletti bianchi a San Vittore non ce ne sono.
Ci sono soprattutto gli emarginati che vivono in condizioni veramente indecenti su un carcere che può ospitare solo 800 persone, di media ne transitano 2.500 ed è diventato una torre di Babele nel senso che la maggior parte, circa il 45 per cento, sono extracomunitari che parlano lingue diverse e quindi non solo non si capiscono con le guardie carcerarie che dovrebbero rieducarli, ma non si capiscono neanche fra di loro.
Ma c'è anche soprattutto un problema che una soluzione politica di questo tipo sarebbe diseducativa così come lo sono stati i nostri legislatori diseducativi quando hanno attuato i condoni fiscali e i condoni edilizi e quando hanno stabilito, per esempio, che chi aveva pagato le 85 mila lire per il medico di famiglia le aveva


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pagate mentre gli altri che non lo avevano ancora fatto non erano più obbligati a farlo.
Ecco, queste sono cose veramente terribili per l'educazione della gente, ecco perché i giovani non ci credono più, perché i nostri legislatori sono stati capaci di dividere il popolo italiano in gente onesta e gente, per usare un eufemismo, furba.
C'è chi non paga le tasse perché sa che dopo vi è il condono fiscale e c'è chi si fa le case abusive perché sa che ad un certo punto vi sarà una sanatoria e badate bene, queste cose sono talmente diseducative che si è creato, poi, un indotto di corruzione attorno a questi provvedimenti legislativi perché poi, per rientrare, per esempio, nel condono edilizio, bisogna che ci siano determinati parametri e allora per ottenere questi parametri dal pubblico ufficiale «si paga», non c'è verso.
Detto questo vorrei dare anche una parola di speranza perché ho visto particolarmente allarmata la collega Dal Ponte specialmente di fronte alla prima relazione di Scarpinato.
Indubbiamente l'Italia è stato un paese anomalo perché per un cinquantennio non ha avuto opposizione per il famoso fattore «K», perché il nostro paese veniva considerato un paese di confine, non tanto perché confinasse con i paesi comunisti come la Iugoslavia, ma perché aveva il più forte partito comunista.
Per cui, a questo punto bisognava in qualche modo impedire qualsiasi progresso in senso sociale perché poteva avvicinare il comunismo e portarlo ad un determinato salto, e così si spiegano determinate cose come lo stragismo.
Ma, direi, ci sono stati sempre i poteri forti, uno dei quali, o la prima espressione, se facciamo riferimento alla nostra storia, risale alla prima crisi del Governo di centro-sinistra.
Nel 1964 ci fu il primo Governo di centro-sinistra, ci fu un patto preciso fra i socialisti e la democrazia cristiana, ma questo patto cadde nel momento in cui venne toccato un potere forte, cioè quello dei proprietari terrieri ed immobiliari, perché si doveva fare la cosiddetta «legge ponte» sull'edilizia e si voleva, da parte delle sinistre, che non si creassero grosse speculazioni.
Ci si mosse in tal modo da parte dei poteri forti che si arrivò addirittura a far sentire il tintinnio delle sciabole.
Nel giugno, l'allora generale De Lorenzo andò a casa dell'avvocato Merloni, poi diventato senatore e poi diventato ministro di grazia e giustizia, a parlare solo con i democristiani, poi si disse che nella Commissione di inchiesta avevano parlato delle imminenti elezioni.
Ma in effetti quello che ne venne fuori fu che il partito socialista dovette cedere su questo punto fondamentale che è stato uno dei punti cardine della collusione che è venuta dopo, quando si trasformavano i terreni da agricoli in edilizi e si sapeva benissimo quali erano le forti speculazioni e le forti spinte che venivano fuori e si crearono le prime collusioni.
Si è detto che solo da cinque anni si è scoperto il fenomeno della corruzione, non è vero, in Italia la corruzione era venuta fuori molto prima, uno dei primi era stato proprio Gherardo Colombo che si era occupato dei fondi neri dell'IRI. Se quell'inchiesta fosse stata portata avanti forse avremmo saputo cose che si sono sapute solo adesso.
C'è stata l'inchiesta che portò alla scoperta del sistema Natali, che è stata fatta dal collega Greco e che portò in carcere proprio Natali, ma poi fu negata l'autorizzazione a procedere dicendo che la metropolitana milanese non poteva avere il suo presidente come pubblico ufficiale, perché era una società per azioni, tant'è vero che la prima battaglia che abbiamo affrontato sulla metropolitana milanese, che io ho condotto, è stata proprio quella sulla natura giuridica dei rappresentati di questa società.
Tutto questo ci dice che alle spalle c'è una volontà politica ben precisa e cioè che queste cose non venissero a sapersi e quelle che sono poi venute fuori o sono venute fuori in inchieste diverse da quelle contro la pubblica amministrazione, e quindi per caso soprattutto nei fallimenti,

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o sono venute fuori in inchieste, per esempio, su processi valutari, in cui venne fuori la storia del Banco Ambrosiano, delle società off-shore e del sistema usato da Sindona nello stesso processo Sindona, o nell'indagine portata avanti dalla collega Carollo in cui venne fuori per la prima volta la collusione politica-mafia-imprenditori.
Noi, in Italia, abbiamo avuto questa grande cosa che, per una serie di coincidenze, che non elenco perché voi le conoscete, è venuto fuori questo sistema di collusione politico-amministrativo-imprenditoriale, che non ho avuto esitazione a definire un «cancro» della democrazia, sia perché portava squilibrio fra partiti che erano al potere e partiti che erano all'opposizione perché il denaro pubblico viene gestito dai partiti che sono al potere e quindi creava squilibri forti fra chi era al potere e chi era all'opposizione, quindi alternava il gioco democratico, ma aveva ripercussioni gravissime sull'economia che mettevano in pericolo la stessa democrazia perché aumentava il debito pubblico.
Noi siamo il paese in cui abbiamo avuto il maggior numero di elezioni e ogni volta che ce ne è stata una, si doveva mobilitare la macchina delle opere pubbliche, perché si dovevano dare appalti per avere tangenti, per pagare le campagne elettorali e naturalmente questo era uno dei pretesti, ma poi, come ha già detto la Del Ponte, molti soldi di questi finivano all'estero in grande entità, quindi non lo diciamo noi.
Di fronte a questo, quello che mi stupisce e che mi lascia abbastanza perplesso è l'atteggiamento attuale, non mi ha stupito, per la verità, l'atteggiamento che c'è stato prima, che era un atteggiamento che ci si aspettava, io ho fatto processi grossi come quello di piazza Fontana e ho sempre detto che quando si supera il livello di guardia c'è una reazione grossa, forte, tant'è vero che noi abbiamo lavorato come dei matti accelerando, per quanto possibile, i tempi dei processi, proprio perché avevamo paura che questa reazione avvenisse. Fatto strano, la reazione non è avvenuta da parte della prima Repubblica, così come la chiamano tutti quanti, ma è avvenuta dopo.
Tutti quanti hanno plaudito alle iniziative di «mani pulite», hanno plaudito al fatto che finalmente veniva messa alla luce sotto gli occhi di tutti una corruzione così diffusa, ma poi stranamente e mentre nella prima Repubblica si è fatto qualche cosa o quantomeno si accennava a fare qualcosa per evitare che si potesse ripetere un fenomeno così grave come quello che era stato scoperto da «mani pulite» e si era fatta la legge quadro sulle pubbliche forniture come si era fatta la legge Merloni.
Invece dopo abbiamo avuto prima, timidamente, un primo decreto Conso da parte del Governo poi un decreto Biondi e poi abbiamo avuto nella cosiddetta seconda Repubblica, forse quella attuale è la terza Repubblica, la sospensione della legge Merloni che era l'unica cosa buona che era stata fatta, perché in essa era stata prevista una autority che era stata il suggerimento di quello che era venuto fuori dalle nostre inchieste e che erano stati dati da noi e mi ricordo di quante volte abbiamo discusso con tutti i colleghi di come si poteva truccare e alterare un appalto durante il corso dell'appalto e come si poteva vedere che fra diversi appalti venivano praticati prezzi assolutamente diversi e quindi si era detto creiamo una autority che prenda in mano questa situazione che elenchi tutti gli appalti e che li controlli e li verifichi in corso d'opera e badi soprattutto alle varianti in corso d'opera che erano dei sistemi più facili per tirare su tangenti.
Questo era avvenuto però prima, poi venne sospesa la legge Merloni.
Dopo le elezioni del 1994 e dopo quelle del 1996, non si attua ancora questo regolamento per fare l'autority.
Nella campagna elettorale, specialmente da parte dell'Ulivo, si erano previste una serie di riforme che dovevano portare a fare processi, e giustamente, proprio Colombo ha detto che i processi si sono fatti, facendo poi un elenco dei processi che sono arrivati a definizione,

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dei processi che sono fermi al GIP e quindi si è detto che c'è una strozzatura e quindi un ritardo nei processi.
Riformiamo il codice penale perché i processi si facciano tutti e non solo quelli di «mani pulite».
Si era pensato al giudice unico di primo grado, alla riforma dei riti alternativi, all'attuazione dell'articolo 106 della Costituzione, all'aumento di competenza dei giudici di pace, alla sostituzione dei giudici onorari per esaurire il lavoro delle sezioni civili, alle attuazioni di misure precise per snellire la burocrazia e per togliere occasione alla corruzione.
In effetti non si era data assolutamente la priorità a queste cose.
Ma mentre da parte di tutti, purtroppo, si scatena una sorta di campagna di delegittimazione del lavoro di «Mani Pulite» o quanto meno di smitizzazione di quella che è stata «Mani Pulite» invece di dare precedenza a queste riforme ed invece di attuare il regolamento della «legge Merloni» si pensa ad una riforma della 323 (abuso d'ufficio) che secondo me è un reato che noi abbiamo rispettato nella maniera più rigorosa delle interpretazioni, tant'è vero che abbiamo archiviato ben l'88 per cento delle denunce al momento stesso delle iscrizioni abbiamo però mantenuto gli abusi d'ufficio che ci sembrava potessero creare i presupposti per una nuova Tangentopoli.
Ricorderete tutti quello che è successo su quella strana intercettazione telefonica che fu fatta dal Corriere della Sera in cui si discuteva sulle nomine dei direttori generali delle unità sanitarie locali, in quella conversazione non è apparsa mai la parola professionalità o interesse pubblico.
Sono state fatte quelle nomine in modo che si creassero di nuovo i presupposti secondo le lottizzazioni più classiche, questa spetta a me perché ho più voti, questa spetta a te perché hai meno denari da gestire e così via dicendo.
Noi non abbiamo avuto esitazioni e abbiamo concluso a razzo questo processo, per lo meno le indagini preliminari, poi il processo non si è ancora fatto per le solite lentezze. Adesso se passerà questo disegno di legge che è stato già approvato da uno dei due rami del Parlamento in sede di Commissione, allora diremo che questo fatto non costituisce reato. Non mi pare che in questo modo ci si stia avviando sulla strada giusta per l'affermazione del principio di legalità.

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