Seduta n. 81 del 22/10/1996
(pomeridiana)

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Deliberazione ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del regolamento sul disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 settembre 1996, n.497, recante disposizioni urgenti per il risanamento, la ristrutturazione e la privatizzazione del Banco di Napoli (2298) (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del regolamento sul disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 settembre 1996, n.497, recante disposizioni urgenti per il risanamento, la ristrutturazione e la privatizzazione del Banco di Napoli.
Ricordo che nella seduta del 2 ottobre scorso, la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso parere favorevole sull'esistenza dei presupposti richiesti dal comma 2 dell'articolo 77 della Costituzione per l'adozione del decreto-legge n.497 del 1996, di cui al disegno di legge di conversione n.2298.
Avverto che la procedura di cui al comma 3 dell'articolo 96-bis del regolamento è applicata su richiesta del presidente del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Grimaldi.

TULLIO GRIMALDI, Relatore. Signor Presidente, come i colleghi sanno, siamo alla terza reiterazione di questo decreto-legge. La Commissione affari costituzionali ha già espresso parere favorevole sulla esistenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dalla Costituzione. A me non resta che ribadire tale parere favorevole, considerato che il provvedimento riguarda un istituto di credito che altrimenti sarebbe messo in liquidazione coatta. Ricordo poi che sono state adempiute tutte le premesse indicate nel decreto-legge e cioè la ristrutturazione di un accordo sindacale e la riduzione del capitale.
Successivamente passeremo alla valutazione del merito del provvedimento, ma


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per il momento ribadisco il parere favorevole della Commissione sull'esistenza dei presupposti di necessità ed urgenza richiesti dalla Costituzione per l'adozione del decreto-legge n.497.

LUCA BAGLIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Un attimo solo.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIORGIO BOGI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo raccomanda all'Assemblea di votare a favore della sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza.

PRESIDENTE. Ricordo che può intervenire un deputato per gruppo, per non più di quindici minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Bisceglie. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI BISCEGLIE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che i requisiti di necessità ed urgenza - così come è stato appena confermato dal relatore - ricorrano come non mai per quanto riguarda lo stato del Banco di Napoli.
Vorrei sottolineare che, indipendentemente dalla soluzione adottata nel decreto-legge e quindi indipendentemente dal merito del provvedimento (su cui si può essere o meno d'accordo), vi sono evidentissime ragioni che portano a riconoscere l'indifferibile necessità di intervenire per motivi di responsabilità e di interesse generale, per la tutela del risparmio e delle regole del mercato, nonché per ragioni legate all'andamento dell'economia meridionale e del credito.
Intervenire per provvedere al risanamento, alla ristrutturazione e alla privatizzazione del Banco di Napoli nelle modalità della straordinaria necessità e dell'urgenza è dunque atto di responsabilità istituzionale; non intervenire rapidamente potrebbe indurre perfino a pensare che in qualche modo il dissesto di questo grande istituto creditizio del Mezzogiorno e la sua vecchia, cattiva amministrazione potrebbero far comodo per obiettivi di rottura dell'unità nazionale o di accentuazione della sua crisi. Ecco perché mi permetto di affermare che tutto si può sostenere tranne che non vi sia la necessità e l'urgenza di interventi per risanare il Banco di Napoli.
Sono queste le ragioni per le quali esprimiamo un voto favorevole sull'esistenza dei requisiti di necessità ed urgenza per il decreto-legge n.497.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, colleghi, abbiamo già avuto modo di rilevare nel corso dei lavori in Commissione durante la vigenza dei precedenti decreti-legge reiterati che ci lascia assolutamente perplessi il ricorso allo strumento del decreto-legge, dovendosi procedere all'accertamento delle situazioni che possano condurre al risanamento dell'istituto del Banco di Napoli, situazioni che richiedono un approfondito esame e che dovrebbero dare luogo ad un reale dibattito, che si può aprire e realizzare solo sulla base di un disegno di legge. Peraltro, anche la recentissima e solo annunciata sentenza della Corte costituzionale, nell'esprimere il divieto di reiterazione dei decreti-legge, ribadisce un principio da noi sempre sostenuto, cioè che il fatto stesso della reiterazione esclude di per sé il carattere necessario ed urgente del provvedimento.
Nel caso in esame, si deve ancor più ribadire l'inopportunità di procedere con decreto-legge, in considerazione del fatto che si prevedono deroghe rilevanti a norme di legge, quali ad esempio l'articolo 2441 del codice civile, in materia di prelazione nell'acquisto delle azioni e delle obbligazioni convertibili e non optate da parte di coloro che esercitano l'opzione, e l'articolo 10 della legge n.149 del 1992, in materia di obbligo per gli acquirenti di effettuare l'offerta pubblica di acquisto.
Questo doverosamente premesso, osserviamo peraltro che il Governo ha ac


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colto, a seguito degli emendamenti da noi proposti in Commissione e della nostra opposizione, talune istanze che abbiamo avanzato affinché l'intervento proposto possa restituire al Mezzogiorno una banca efficiente, di rilevante importanza, libera dagli errori e dai condizionamenti che si sono verificati nelle passate gestioni, nonché idonea a raggiungere i livelli di efficienza operativa propri di una moderna istituzione creditizia, garantendo in tal modo i diritti degli azionisti, dei dipendenti, del Ministero del tesoro e della fondazione.
Ci rendiamo conto del fatto che, proprio nel grave momento in cui versa l'economia italiana nel suo complesso, non è opportuno infliggere ad essa ulteriori contraccolpi, come quelli che deriverebbero dalla liquidazione del Banco di Napoli. Riteniamo infatti che tale situazione andrebbe ad incidere sulla credibilità stessa dell'intero sistema finanziario italiano e sulle condizioni di accesso al credito sui mercati internazionali sia per gli operatori nazionali sia per lo Stato. Valutiamo altresì in modo positivo il fatto che il Governo abbia introdotto modifiche significative al decreto in oggetto, diversamente dall'atteggiamento di totale blindatura mantenuto in sede di esame in Commissione del provvedimento nella precedente stesura. Tale atteggiamento ci aveva costretto a presentare un considerevole numero di emendamenti, anche al fine di ribadire il principio secondo il quale le disfunzioni del sistema non debbono essere strumento di negazione dei diritti dell'opposizione.
Conseguentemente, mentre annunciamo il nostro voto contrario, auspichiamo, nell'ipotesi in cui la maggioranza decidesse di proseguire con lo strumento proposto, che l'atteggiamento di apertura del Governo sia mantenuto nel corso dell'esame del decreto-legge, alla luce degli emendamenti migliorativi che abbiamo presentato affinché le condizioni che costituiscono il presupposto dell'adozione del decreto trovino concreta ed effettiva applicazione (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Signor Presidente, il gruppo di alleanza nazionale ha già avuto modo di prendere una posizione netta sull'argomento in esame, segnatamente nella seduta del 2 luglio scorso della Commissione affari costituzionali.
Per la verità, avevamo anche manifestato l'intenzione di esprimerci a favore della sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza, purché fossero venuti dal Governo chiarimenti precisi in ordine ad inquietanti interrogativi che avevamo prospettato e che non erano frutto di fantasia ma corrispondevano all'effettiva realtà.
Avevamo denunziato una gestione scellerata del Banco di Napoli; avevamo denunziato l'insabbiamento di inchieste che non avevano mai portato ad alcun risultato; avevamo denunziato, tra l'altro, anche la scellerata gestione dell'attuale direttore generale e la vendita di 48-50 sportelli al nord che consideravamo non proficua e non rispondente al loro effettivo valore, comprensivo dell'avviamento e degli immobili. Aspettavamo in proposito un chiarimento dal Governo non per essere condizionati dalle risposte sul merito per poi esprimere eventualmente un parere favorevole; la nostra valutazione era legata al fatto che ritenevamo che la necessità e l'urgenza non potessero essere prive di un collegamento con la posizione espressa dal Governo. In quella sede il Governo non fornì alcuna risposta esauriente nella persona del sottosegretario Pinza, per cui noi assumemmo un atteggiamento ben diverso da quello inizialmente preannunciato ed esprimemmo parere sfavorevole.
Il momento è ora completamente cambiato. Per la verità, le ragioni che ho esposto potrebbero ritenersi superate dalla presentazione di alcuni emendamenti da parte dell'opposizione accolti in sede di Commissione dalla maggioranza, ma non possiamo rivedere la nostra posizione per una ragione di forma, giacché nelle more è intervenuta la sentenza della Corte costituzionale che impedisce la reiterazione dei decreti-legge. La maggioranza potrà soste


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nere che ci troviamo in una fase in cui, sotto il profilo strettamente giuridico, la reiterazione è possibile in quanto la sentenza dovrà essere applicata ai futuri decreti, ma noi dobbiamo compiere valutazioni che vadano al di là delle considerazioni strettamente giuridiche, che siano affermazioni politiche.
Tante volte abbiamo lamentato la prassi poco ortodossa seguita dal Governo attraverso la decretazione d'urgenza, che di fatto espropria il Parlamento del potere legislativo. Avevamo preso atto della volontà del Governo di modificare tale atteggiamento, ma ci siamo trovati una prima volta di fronte ad un disegno di legge monstre e quindi, a seguito della nostra opposizione, a decreti-legge che si configuravano come l'accorpamento di tante materie, aggravando così ancora di più i difetti dei precedenti provvedimenti, ossia la mancanza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza e la totale disomogeneità delle materie. A tale proposito devo dare atto al presidente della Commissione affari costituzionali che, ancorché appartenente alla maggioranza, ha constatato la sussistenza di tali anomalie.
A fronte della sentenza della Corte costituzionale, non possiamo che rafforzare il nostro convincimento e preannunciare in linea di principio che la deliberazione ai sensi dell'articolo 96-bis del regolamento sui 56 decreti-legge non ancora convertiti avrà la nostra totale opposizione. La sentenza della Corte costituzionale, infatti, oltre alle conseguenze di carattere giuridico, impone anche conseguenze di carattere politico che non possono non concretizzarsi nel nostro voto contrario alla reiterazione dei decreti-legge, ivi compreso quello oggi al nostro esame.
A nome del gruppo di alleanza nazionale, annuncio pertanto il voto contrario sulla sussistenza dei requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione sul provvedimento al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagliani. Ne ha facoltà.

LUCA BAGLIANI. La richiesta d'urgenza formulata dalla maggioranza parlamentare non manifesta alcun interesse a conoscere le reali valutazioni riguardo agli strumenti di tutela predisposti a favore dei piccoli azionisti dal decreto-legge in oggetto. Più specificatamente, non è stata neppure valutata ragionevolmente l'estensione di una eventuale OPA (offerta pubblica di azioni) per le azioni di risparmio (articolo 1, comma 4, del decreto-legge) e sul diritto di acquistare al valore nominale un'azione ogni 15 possedute, esteso anche ad azioni di risparmio. Inoltre, neppure è stato evidenziato l'interesse ad avere indicazioni circa la sospensione di alcuni obblighi disposti dal codice civile e dalla legge n.216 del 1974.
Signori, non si applicano le norme del codice civile e neppure quelle della legge fallimentare: questo è il nostro Stato!
In ordine a tale ultima questione, si evidenzia preliminarmente che nella valutazione della stessa si è deciso scientemente di prescindere dalle particolari motivazioni contenute nella relazione di accompagnamento del decreto-legge. L'iniziativa del Governo è infatti motivata dalla cronica e perpetua crisi finanziaria nella quale il Banco di Napoli versa da tempo ed è giustificata con l'esigenza di tutelare solo e soltanto la partecipazione che il tesoro dello Stato italiano detiene nell'istituto (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), con i malefici per l'economia settentrionale e con i benefici che direttamente deriverebbero al finanziamento dell'economia meridionale e mafiosa, nel cui ambito territoriale sono prevalentemente insediati i punti operativi dell'«azienda mafia», e ancora con la necessità di evitare possibili rischi sistemici per la dirigenza occulta del Banco di Napoli, attese le deficitarie dimensioni di quella banca.
Tali giustificazioni, della cui ricorrenza il paese, ancora una volta, non può che prendere semplicemente atto, ed in particolare l'ultima di esse, prospettano rischi di una natura e gravità tali da far comprendere l'assunzione di decisioni eccezionali, quali quelle della liquidazione coatta amministrativa e non quello dell'assistenzialismo meridionale e mafioso (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).


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Il decreto, fra l'altro, vuole sottrarre definitivamente il Banco di Napoli e le azioni emesse dall'istituto e quotate in Borsa all'applicazione di norme disciplinanti in generale le società per azioni, o in particolare le società per azioni quotate in Borsa: si fanno due pesi e due misure differenti. Le norme sospese contengono regole codicistiche o speciali, volte essenzialmente a tutelare, anche tramite la grave conseguenza dello scioglimento della società, l'integrità del capitale sociale, salvaguardando il rispetto del minimo legale (articoli 2447 e 2448 del codice civile), ovvero del rapporto minimo fra azioni ordinarie da un lato e azioni privilegiate e di risparmio dall'altro. Con riferimento a tali norme il decreto si ripropone, in primo luogo, solo e soltanto di evitare il rischio rappresentato dal possibile scioglimento automatico connesso al verificarsi dei presupposti di cui all'articolo 2448, comma 1, lettera a), o di cui all'articolo 15, comma 9, della legge n.216 del 1974; in secondo luogo, di predisporre strumenti alternativi di salvaguardia del patrimonio dell'istituto, tipici strumenti di illegalità vera, che hanno il sapore della truffa nei confronti del popolo del nord (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Il secondo periodo dell'articolo 3, comma 5, del decreto-legge sospende altresì, in pendenza delle condizioni di cui al comma 1, nei confronti del tesoro gli effetti di cui alla legge 18 febbraio 1992 n.149. Il riferimento a tale legge appare finalizzato, al di là della generica formulazione, a disapplicare nel caso di specie l'istituto dell'OPA obbligatoria di cui all'articolo 10 della legge n.149 del 1992.
L'unica operazione consentita al Tesoro dal decreto-legge in oggetto, in pendenza delle condizioni di cui all'articolo 3, comma 1, è rappresentata (articolo 3, comma 2) dall'assunzione del prestito obbligazionario, già sottoscritto dalla Cassa depositi e prestiti per un importo di mille miliardi, da convertire in un prestito subordinato. Tale assunzione da parte del tesoro è condizionata alla costituzione in suo favore di un pegno con diritto di voto delle azioni di proprietà della fondazione Banco di Napoli, ovvero al conferimento, da parte della stessa fondazione in favore del tesoro, di un mandato irrevocabile, anche per più assemblee e senza indicazione di istruzioni, ad esercitare il diritto di voto relativo alle azioni del Banco, al fine di consentire la realizzazione delle finalità del controllo dei pochi individui sull'istituto, magari di quei pochi mafiosi. Con la disponibilità di diritti di voto connessi alle azioni avute in pegno o discendenti dal mandato irrevocabile, il Tesoro acquisirebbe il controllo del Banco di Napoli, cioè di una banca fallimentare!
Pertanto deve ritenersi che la citata disposizione sulla legge n.149 del 1992 sia stata introdotta proprio allo scopo di dirimere ogni possibile dubbio circa l'applicazione della suddetta legge n.149 a tale fattispecie, evitando così di rimettere alla Consob una eventuale decisione interpretativa mediante la quale, analogamente a quanto ritenuto in occasione di altre operazioni di salvataggio, ritenere non perfezionato il presupposto di operatività della normativa sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie. Non si vuole neppure il controllo di un organismo creato a questo fine! Infatti, l'articolo 10 della legge n.149 del 1992 non prevede, ad eccezione di alcune fattispecie di operazioni infragruppo, di cui al comma 12 dello stesso articolo, ipotesi esplicite di deroga all'obbligo di OPA. Peraltro, la Consob al fine di assicurare la corretta applicazione della legge ha ritenuto, con riguardo a determinati casi concreti, non sussistenti i presupposti legali per l'assoggettamento alle disposizioni in materia di OPA obbligatoria.
A tale riguardo corre anche l'obbligo di segnalare che la Consob nel formulare una propria proposta di riforma del capo II della legge n.149 del 1992, da tempo trasmessa al ministro del tesoro, ha previsto l'introduzione nel nostro ordinamento, in linea con quanto avviene nei principali paesi europei, in cui è previsto l'istituto dell'OPA obbligatoria, di un compiuto sistema di deroghe che qui non ci sono, nell'ambito del quale rientra anche l'ipotesi di interventi finalizzati al riequilibrio eco


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nomico e patrimoniale della società nella quale viene acquisita da uno o più soggetti una partecipazione significativa, la cui rilevanza ai fini dell'OPA obbligatoria è rimessa ad una valutazione dell'organo di controllo. Ma notiamo, ancora una volta, l'insussistenza di tale elencazione: tutto è sempre urgente e necessario!
In questa sede voglio ricordare che la Comunità economica europea ha avviato una commissione di inchiesta sul Banco di Napoli e che il nostro movimento della lega nord per l'indipendenza della Padania ha più volte richiesto, in questa sede, l'istituzione di una Commissione di inchiesta, e che a ciò gli è sempre stato risposto in maniera negativa.
Con riferimento alle disposizioni in materia di tutela dei piccoli azionisti, deve in primo luogo rilevarsi che successivamente al verificarsi delle condizioni di cui al comma 1 dell'articolo 3 del decreto-legge in oggetto, non sembra configurabile alcun obbligo del promuovere un'offerta pubblica di acquisto, sia essa preventiva o successiva all'eventuale acquisizione a trattativa diretta di azioni del Banco di Napoli da parte del Tesoro, consentita dal comma 4 dell'articolo 1. Lo stesso Tesoro, infatti, per le ragioni esposte al punto 1, si verrebbe già a trovare nella posizione di soggetto controllante la società. Ovviamente tale considerazione vale nel presupposto che il Tesoro mantenga i diritti che gli derivano dal conferimento e impegno delle azioni del Banco o dal mandato irrevocabile ad esercitare il diritto di voto sopra menzionato.
Pertanto l'eventuale OPA di cui al comma 4 dell'articolo 1 del decreto assumerebbe la veste di OPA volontaria, soggetta alle disposizioni procedurali di cui alla legge n.149 del 1992, con l'ulteriore vincolo, legislativamente disposto, di assicurare la parità di trattamento tra azionisti ordinari ed azionisti di risparmio, che necessitano di maggiore tutela. L'offerta infatti venne rivolta alle medesime condizioni anche agli azionisti di risparmio.
Tale ultima circostanza, se da un lato non può essere apprezzata, disgraziatamente, in quanto estende anche agli azionisti di risparmio le medesime disopportunità economiche che saranno offerte agli azionisti ordinari, assicura dall'altro ai primi una disgrazia maggiore di quella riconosciuta agli stessi in via generale dalla legge n.149 del 1992 in presenza di offerte pubbliche di acquisto, ove la parità di trattamento è obbligatoriamente prevista soltanto con riguardo agli azionisti di una stessa categoria.
A questo proposito la stessa Consob, stante l'insussistenza di un obbligo legale in tale senso, aveva auspicato già dal 1993, in occasione di offerte pubbliche di acquisto residuali sulle azioni ordinarie emesse da società quotate nei mercati regolamentari, che venisse assicurata agli azionisti di risparmio almeno una tutela analoga a quella riservata ai portatori di azione ordinaria.
Al riguardo si evidenzia che l'opportunità di una parità di trattamento tra azionisti di diverse categorie assume particolare rilievo nell'ambito della predetta tipologia di offerte obbligatorie - è questo che ci vorrebbero dare ad intendere - che come è noto precede, di norma, la cancellazione dal listino dei titoli che ne costituiscono oggetto per i quali non sussiste più un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni. Ma laddove - prevede la norma - non sia lo Stato a creare una turbativa del mercato, abbiamo chiesto che venga sentita anche l'autorità sulla concorrenza sleale.
Le disposizioni relative agli attuali azionisti di cui all'articolo 2 del decreto, che sono da valutare in relazione all'acquisizione delle azioni e dei diritti di cui all'articolo 1, comma 4, dettano in primo luogo norme in ordine alla determinazione del corrispettivo di tale acquisizione e non c'è una regola che indichi a quale prezzo verranno vendute.
Con questo, egregio Presidente, concludo dicendo che non parteciperò al voto in nome del movimento della lega nord per l'indipendenza della Padania (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, i requisiti di necessità ed urgenza oggettivamente sussistono. Infatti la mancata soluzione della grave, della gravissima situazione in cui versa il Banco di Napoli rappresenta un danno oggettivo non solo per il meridione, ma per lo sviluppo dell'economia nazionale ed è motivo di grande preoccupazione per lo squilibrio dell'intero sistema creditizio italiano, date le grandi dimensioni del Banco di Napoli.
Detto questo, entrando nel merito, non si può non sottolineare come il decreto-legge al nostro esame sia criticabile e come preliminarmente occorra che il Governo fornisca chiarimenti in merito, per esempio, alla valutazione del suo patrimonio che, come abbiamo sentito, sarebbe stato sottovalutato di un 20 per cento; in merito ad alcune situazioni pregresse che potrebbero comportare responsabilità personali di alcuni dirigenti; in merito a quello che in prospettiva sarà il futuro riassetto del credito napoletano.
Per questo esprimeremo un voto favorevole in sede di deliberazione ai sensi dell'articolo 96-bis del regolamento sia pure sub condicione. Vorrei aggiungere che se, però, il Governo dovesse ritenere di porre la questione di fiducia sul provvedimento, le nostre determinazioni non saranno legate a questa espressione di un parere favorevole sul disegno di legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ballaman. Ne ha facoltà, per due minuti.

EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, a parte il fatto che due minuti mi sembrano pochi per esprimere il dissenso nei confronti di un provvedimento, vorrei dire che, mentre chi si è espresso a nome del gruppo ha dichiarato che non parteciperà al voto, desidero manifestare il mio voto contrario su un provvedimento che mira a fare del Banco di Napoli due soggetti: un banco sano ed uno marcio.
Ciò avviene perché nel banco marcio sono stati messi 12 mila e passa miliardi, ed il pagamento di tale somma ricadrà, neanche a dirlo, su tutti i contribuenti. Invece il banco sano - di cui ci si sta spartendo le spoglie -, ripulito e bello, verrà privatizzato, per modo di dire, perché il 60 per cento dello stesso verrà dato ad uno dei classici poteri forti presenti nel nostro Stato, mentre il 40 per cento dello stesso rimarrà in mano del Tesoro. Più volte è stato chiesto di porre un termine per procedere alla privatizzazione anche di questo 40 per cento, ma tale termine non è mai stato fissato nonostante le nostre continue richieste. Ciò dà l'idea che si vogliano mantenere dei posti nel consiglio di amministrazione per qualche politico «trombato» alle ultime elezioni.
Ebbene, come rappresentanti del popolo ci dobbiamo porre un quesito: perché premiare un'azienda così inefficiente?
Nella precedente legislatura abbiamo richiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla questione, ma in questa legislatura ci è sempre stato risposto picche. Quali mali affari di mafia e quali altre aziende si nascondono...?

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ballaman.

DOMENICO COMINO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO COMINO. Signor Presidente, ci stiamo pronunciando ai sensi dell'articolo 96-bis del regolamento, segnatamente ci troviamo nella fase regolamentata del comma 3 di tale articolo che afferma che, quando la Camera deve pronunciarsi sull'esistenza delle condizioni di necessità ed urgenza richieste dall'articolo 77 della Costituzione, devono essere sentiti il relatore - e ciò è stato fatto -, il Governo, che ha rinunciato a parlare, ed un deputato per gruppo per non più di quindici minuti ciascuno. Il comma 3 dell'articolo 96-bis prosegue sostenendo che: «Hanno altresì diritto di intervenire per non più di dieci minuti ciascuno i deputati


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dissenzienti dalle posizioni del proprio gruppo».
Ho potuto constatare, signor Presidente, come la sua interpretazione dell'espressione: «per non più di dieci minuti», sia alquanto personale, perché il collega Bagliani ha evidenziato una posizione del gruppo che ritengo non condivisibile dal momento che il collega Bagliani può giustamente sostenere per protesta la non partecipazione personale al voto, ma non può imporla al gruppo.
L'onorevole Ballaman ha chiesto di parlare in dissenso rispetto alle posizioni espresse dall'onorevole Bagliani a nome del gruppo. Lei ha assentito a che l'onorevole Ballaman esponesse la posizione di dissenso, concedendo all'onorevole Ballaman un tempo massimo di due minuti. A questo punto le chiedo a quale appiglio regolamentare, a quale prassi regolamentare consolidata si sia attenuto nel determinare il tempo massimo di due minuti nelle dichiarazioni di dissenso (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Voglio ricordare al presidente del gruppo della lega nord, onorevole Comino, che il tempo a disposizione dei deputati che intendono esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo è regolato dalla Presidenza, secondo un principio generale affermato anche per altre fasi procedurali (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), in modo tale da non arrecare detrimento allo svolgimento delle procedure secondo i tempi e le cadenze previsti dal regolamento.
Ciò è confermato, nel caso in specie, dal carattere limitato della discussione prevista dall'articolo 96-bis, comma 3, del regolamento, con tempi di intervento abbreviati, onorevole Comino, rispetto a quelli ordinari per consentire una tempestiva pronuncia dell'Assemblea sui requisiti costituzionali dei decreti-legge.
La stessa lettera del regolamento, che prevede che i deputati che intendono esprimere un voto diverso dal proprio gruppo possono intervenire per non più di dieci minuti, è stata già del resto in tal senso interpretata, come nel caso della seduta del 6 dicembre 1995, in occasione di un intervento in dissenso dal proprio gruppo dell'onorevole Corleone.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Parlerò in dissenso da quanto dichiarato dal collega Bagliani non perché non ne condivida le motivazioni ma perché, davanti ad un simile provvedimento, ritengo che occorra avere un atteggiamento decisamente contrario per tutti i motivi che sono stati elencati dai colleghi. Quella di cui ci occupiamo è un'azienda ormai bolsa, un'azienda con un contenuto di crediti inesigibili (la sofferenza supera i 12 mila miliardi) e perché, in virtù del solito assistenzialismo, nonché in nome del liberismo al contrario che spesso viene invocato, si interferisce con il mercato per la salvaguardia di un istituto di questo genere.
Tutto questo è inaccettabile, la Padania non vuole, non può e non deve accettare un provvedimento di questo tipo, tanto più perché non presenta i requisiti di urgenza tipici di un decreto-legge. Voterò dunque contro, perché si fa riferimento ad un famoso decreto del settembre 1974, il cosiddetto decreto Sindona in base al quale, ferma la misura dell'interesse sulle anticipazioni presso la Banca d'Italia, sono consentite anticipazioni a 24 mesi sui buoni del tesoro a lunga scadenza all'interesse dell'1 per cento. In realtà le perdite saranno molto superiori a questi 2 mila miliardi. Dichiaro ancora una volta il voto contrario della Padania a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon.Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, intervengo in dissenso dal mio gruppo e voterò contro i requisiti


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di urgenza del decreto-legge n.497. Il motivo è molto semplice: il Governo viene qui a chiedere di riconoscere l'urgenza di un provvedimento a favore del Banco di Napoli che ha 12 mila dipendenti. Questo stesso Governo, all'articolo 28 del collegato, con un colpo di mano cancella 1.500 miliardi a favore dell'Ente poste italiane che ha ben 186 mila dipendenti. Si tratta davvero di un fatto singolare: questo ente avrebbe dovuto essere trasformato in società per azioni dal primo gennaio 1997, ma non si riesce a capire perché il Governo con il citato articolo del collegato, intitolato «Interventi inerenti alle poste» ma che avrebbe dovuto essere chiamato «articolo Ciampi o del Tesoro», ancora una volta abbia massacrato tale ente ritenuto di pubblica utilità, come peraltro è affermato nello stesso articolo del provvedimento collegato.
A questo punto, ritengo inaccettabile che il Governo vada sempre in soccorso delle banche e che agisca in nome ed in funzione di queste ultime. Tale comportamento potrebbe essere anche «legittimo», in quanto tutti conosciamo i trascorsi sia del ministro Ciampi sia del ministro Dini, ma è comunque un comportamento inaccettabile! È tale nello stesso momento in cui ci troviamo in presenza di un Ente poste italiane al quale, pur avendo per il 1996 un deficit di 647 miliardi e dovendo diventare nel 1997 una società per azioni, vengono tagliati altri 1.500 miliardi!
Dov'è la coerenza? In che cosa consiste l'urgenza - se vi è, ma non ci risulta - e se questa consista soltanto nel dare per l'ennesima volta una mano alle banche, punendo e colpendo in maniera vergognosa l'Ente poste, i dipendenti del quale non hanno mai goduto di alcun tipo di prepensionamento?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Anche la mia è una posizione in dissenso da quella espressa dal collega Bagliani, perché ritengo che non si possa far altro che votare contro il riconoscimento dei requisiti di necessità ed urgenza per il decreto-legge n.497 del 1996.
Devo dire, peraltro, che mi farebbe piacere se questo provvedimento (non come padano, ma come antitaliano) venisse approvato, perché ciò darebbe un'ulteriore spinta verso quel necessario processo di trattazione e di negoziazione che dovrà avvenire tra le due parti del paese.
Ricordo che l'articolo 77 della Costituzione così recita testualmente: «Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità (...)». Devo dire che queste ultime parole mi interessano molto, perché... Mi accingo a dire una cosa che probabilmente non verrà messa agli atti perché parlerò del governo provvisorio della Padania: ma anche se non verrà messa agli atti, sappiamo che dei mezzi di divulgazione radiofonica consentiranno anche ai cittadini padani di ascoltare quello che si dice qua dentro.
Dicevo che il governo provvisorio della Padania ha già dato disposizioni affinché la quota parte del salvataggio del Banco di Napoli a carico dei cittadini padani non venga da questi pagata nel momento di versare l'acconto IRPEF. Si tratta quindi di un'obiezione morale molto forte di attacco ad un provvedimento che va, ancora una volta, a dissanguare le aree produttive del paese, che chiede l'intervento delle banche delle aree produttive di questo paese dove sono depositati i risparmi della gente che lavora in Padania. E si pretende, poi, che queste banche vadano a sanare una situazione di dissesto causata da una gestione clientelare e mafiosa (per dir poco!).
È ora evidente che la risposta che verrà data dai cittadini, nel momento del versamento dell'acconto IRPEF, sarà una risposta politica. E proprio in questo consiste la responsabilità di questo Governo romano...

PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, concluda, per cortesia. Lei ha infatti abbondantemente superato il tempo di due minuti previsto per gli interventi in dissenso.


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ENRICO CAVALIERE. Mi limiterò soltanto a rimarcare ancora una volta il mio voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Come al solito, signor Presidente, intervengo in dissenso dal collega Bagliani.
Come rappresentanti del popolo abbiamo un grossissimo problema da sottoporci: perché salvare il Banco di Napoli?
Per spiegare il mio punto di vista, citerò alcune parti di un'intervista rilasciata dal ministro Ciampi al Corriere della Sera del 16 ottobre scorso. In tale intervista si leggono testualmente le seguenti parole: «La gara per l'acquisto del Banco di Napoli è iniziata: il `via' lo ha dato lo stesso ministro del tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, illustrando le modalità dell'asta competitiva». Egli si è così espresso al riguardo: «Alla gara potranno partecipare italiani e stranieri. L'unica pregiudiziale che poniamo è che l'acquirente, oltre ai requisiti patrimoniali, abbia capacità imprenditoriali». «Il passaggio della maggioranza delle azioni (sarà venduto il 60 per cento del capitale) dal Tesoro ad altre banche o istituzioni finanziarie (sono escluse le industrie)» - badate bene, perché in questo articolo si dicono cose molto gravi! - «rappresenterà l'ultimo atto del salvataggio del Banco di Napoli; lo sbocco per giustificare, soprattutto agli occhi dell'Unione europea» - e qui si gioca ancora la carta dell'Unione europea; perché ultimamente si parla solo di Europa: si prendono in giro tutti gli italiani parlando solo di Europa! - «l'intervento di ricapitalizzazione per 2 mila miliardi che il Tesoro si è impegnato a varare, prima di vendere la maggioranza delle azioni. È la prima volta che l'azionista Stato adotta il sistema dell'asta competitiva per vendere un suo bene, una delle maggiori banche ordinarie del paese. Una grande privatizzazione, varata però sotto lo stato di necessità, visto che il Banco di Napoli ha accumulato...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo in dissenso dall'intervento dell'onorevole Bagliani. Sono contrario alla ricapitalizzazione perché se ciò si verificasse realmente non chiamerei più quell'istituto Banco di Napoli, ma «sbanco» di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Trovo assurdo, infatti, finanziare un istituto di credito, settore che evidenzia bilanci con notevoli utili da parte di quasi tutti gli istituti.
Come si è giunti a questa situazione? Assunzioni clientelari ed eccessive, per numero, di personaggi vicini ai politici, con inquadramenti di livello superiore, senza percorrere la scala gerarchica, come avviene in tutti gli altri istituti, portando così il costo del lavoro a livelli esagerati, pagando individui incapaci di gestire una qualsiasi attività commerciale. Affidamenti e finanziamenti irregolari e clientelari, senza curarsi delle regole più elementari del credito, prestando magari soldi agli «amici degli amici» (vedi Gava, Cirino Pomicino, De Lorenzo, eccetera), senza raccogliere le dovute garanzie e precauzioni. Inoltre: mancato intervento della vigilanza, perché il problema era di vecchia data e la Banca d'Italia è stata totalmente assente. Al riguardo sì che occorrerebbe un'indagine parlamentare!
A mio avviso, pertanto, non si devono sborsare ulteriori miliardi, che andrebbero ad impoverire ulteriormente le già esangui casse dello Stato, per questo pseudosalvataggio: sarebbe come gettare un bicchier d'acqua su una petroliera in fiamme. La maggior parte degli istituti, ripeto, chiude con consistenti utili e per quelli che chiudono in perdita, o peggio in sfacelo come il Banco di Napoli, si possono indicare le seguenti soluzioni: commissionare l'istituto da parte della Banca d'Italia; verificare le capacità di uscita dalla crisi; vendita in toto...


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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alborghetti.
Ha chiesto di parlare, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.

RINALDO BOSCO. Signor Presidente, innanzitutto mi congratulo con lei per il colore della cravatta: un bel verde padano (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Non sono però altrettanto...

PRESIDENTE. Onorevole Bosco, non è che io escluda dal mio mondo coloro che abitano in certe parti d'Italia: come lei sa, per tutti il verde è un motivo di speranza. Mi auguro, pertanto, che lei prosegua nel suo intervento in maniera serena.

RINALDO BOSCO. Magari lei, Presidente, essendo campano, ha voluto, in un certo modo, contingentare i nostri tempi. Di questo sono deluso perché ai miei elettori, ai miei cittadini, avrei voluto spiegare perché dico «no»; avrei voluto spiegare perché sono contro questo finanziamento.
Quando andrò dai miei elettori a dire che c'è da pagare la tassa per l'Europa, dovrò spiegargli anche perché non gli vengono rimborsati gli accrediti IVA (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), perché non gli vengono rimborsate le tasse che hanno pagato in anticipo, che lo Stato non vuole rimborsare, premiando invece chi ha sciupato, scialacquato, gestito male il credito in Italia!
Sulla stampa appaiono articoli del seguente tenore: «Bankitalia dice: Gli istituti del nord devono salvare le banche del mezzogiorno. Al sud per tappare i buchi». Siamo stanchi di tappare i buchi, siamo stanchi delle pensioni che si sono «creati» questi signori in via Toledo, dove tutti sono capufficio: centinaia di pensioni a 290 milioni l'anno! Da noi la gente per pagare le tasse va dagli strozzini, perché le banche non gli danno più nulla (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), perché altri hanno già preso tutto. Questi sono i motivi che intendevo illustrare ai colleghi qui presenti: andiamo a salvare ed a premiare chi ha gestito male, chi ha rubato.
Questi signori, che si dicono italiani per interesse privato...

PRESIDENTE. Onorevole Bosco, mi dispiace, ha terminato il tempo a sua disposizione. Poi le farò omaggio della mia cravatta, visto che le piace tanto; lo consideri un dono di questa Presidenza!
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Gambato. Ne ha facoltà.

FRANCA GAMBATO. Signor Presidente, colleghi deputati, anch'io intervengo in dissenso dal mio gruppo, ribadendo il voto negativo sul provvedimento concernente il Banco di Napoli, tanto più che la dirigenza di tale banca sembra impegnata a dare «i numeri» nel senso peggiore del termine, indicando cifre improbabili e continuamente cangianti dei suoi conti malconci.
La progressione è impressionante: un anno fa si venne a sapere che il Banco di Napoli aveva registrato, nel giro di diciotto mesi, un buco di 2.700 miliardi, un record italiano e forse anche mondiale. Quel primo allarme fu seguito da notizie catastrofiche; man mano che si metteva ordine nella voragine di crediti non esigibili, si accertava che il buco era ben più profondo di quanto anche i più pessimisti potevano prevedere. La radiografia dei conti metteva infatti in luce che il più importante istituto di credito del Mezzogiorno era in stato di precoma e che solo massicci interventi avrebbero potuto salvarlo.
Bruno Bianchi, direttore della vigilanza della Banca d'Italia, descrisse ai membri della Commissione finanze una situazione disperata. Affermò che era stata posta in luce l'esistenza di crediti in sofferenza per circa 7.600 miliardi e di incagli pari a quasi 5.900 miliardi con discordanze rispetto ai dati segnalati dall'azienda dell'ordine di 3.700 miliardi per le sofferenze e di 1.800 miliardi per gli incagli.
Se qualcuno si prendesse la briga - come sarebbe doveroso - di ricostruire le


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vicende che hanno provocato gli incagli e le sofferenze, vedrebbe passare la storia del Banco di Napoli e dell'economia meridionale degli ultimi decenni; una storia di incapacità, di soprusi, di clientelismo, di legami lobbistici e di intreccio tra affari e malaffare.
Ecco che noi, esprimendo un voto negativo, ribadiamo il nostro «no» a tali intrecci che ancora una volta caratterizzano il rapporto tra affari e politica; una politica fatta nel modo più sporco ai danni dei cittadini del popolo padano, che pagano le tasse e che non ne possono più di versare soldi che poi finiscono sempre nella parte sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Commenti del deputato Brunetti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Dissento anch'io dalla posizione espressa dal collega Bagliani, giacché ritengo inaccettabile il provvedimento sul Banco di Napoli.
Più che le mie parole, vorrei usare quelle di certa stampa, in particolare di un quotidiano che spesso utilizza le parole come armi ed in modo pesante nei nostri confronti; lo faccio perché ritengo che ciò possa essere piuttosto significativo.
Tale quotidiano, che esprime posizioni di sinistra, afferma: «Salvare un istituto come il Banco di Napoli è opera davvero improba soprattutto quando, com'è avvenuto in questo caso, si parte con il piede sbagliato. In Italia - si sa - le banche non falliscono mai, ed è ormai ora che a ciò si ponga rimedio. Ma quando si ha una storia come quella del Banco, con sedimentazioni decennali di malgestione e di clientelismo, una vera prospettiva di rinascita e di sviluppo senza tagliare la continuità con il passato è una pia illusione. Il Tesoro e la Banca d'Italia hanno costruito il salvataggio dell'istituto proprio su questa illusione. Mettere dentro il Banco di Napoli dei soldi per tappare i buchi fino ad oggi emersi non è bastato né poteva bastare. Nessun banchiere di buon senso investirebbe capitali per acquistare un'azienda piena di armadi inquietanti, i cui contenuti potrà conoscere solo dopo aver pagato. E infatti fino ad ora, nonostante le numerose manifestazioni di interesse, una vera volontà di acquisto non è emersa mai da nessuna parte».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come tutti voi troverò molta difficoltà a spiegare alla piccola e media impresa, agli imprenditori padani e non padani, agli imprenditori di tutta Italia, a coloro che di questo sistema bancario sono sempre stati succubi, a coloro che di questo sistema bancario hanno sempre capito l'inefficienza, perché un'azienda come il Banco di Napoli, con un bilancio come quello del Banco di Napoli, non abbia ancora portato i libri in tribunale, come sarebbe stato normale (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
È perciò doveroso dare un'occhiata - certo, ci vorrebbe molto più tempo dei due minuti che mi sono concessi - al sistema bancario in Italia, a come è governato e regolato. Tutti sappiamo che il sistema bancario in Italia è clientelare e partitico, un sistema che dipende dalle segreterie dei partiti politici e che è sempre andato avanti così (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Laddove non è premiata la meritocrazia...

PRESIDENTE. Onorevole Stefani...

STEFANO STEFANI. Presidente, xa finio? Ha perso la parte più bella!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Roscia. Ne ha facoltà.

DANIELE ROSCIA. Signor Presidente, desidero innanzi tutto intervenire sull'ordine dei lavori perché l'interpretazione re


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strittiva del regolamento e quindi il tempo limitato messo a disposizione del mio gruppo ci induce, anche su altri provvedimenti, a tenere un atteggiamento ancora più rigido. Vorrei allora invitare ad una riflessione, perché sono all'ordine del giorno provvedimenti molto importanti, compresa la legge finanziaria, e se andassimo ad uno scontro nei modi consentiti dal regolamento, vista la caparbietà dei colleghi, tipicamente padana anche in quest'aula romana, possiamo dire che non arriveremmo ad alcuna decisione e certamente bloccheremmo il Parlamento. Invito le altre forze politiche a compiere questa riflessione.
Se vogliamo uno scontro in tema di regolamento, che ben venga, ma allora vorrei suggerire al Governo, al dottor Balanzone, di chiedere immediatamente la fiducia, così risparmiamo tanto tempo e tante discussioni.
Signor Presidente, intervengo ora in dissenso dal mio gruppo e credo perciò che da questo momento dovrebbe essere calcolato il tempo a mia disposizione.
Il decreto in esame deve essere sottoposto al vaglio di cui all'articolo 96-bis del regolamento per valutare la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza. Leggendo gli articoli apparsi in questi mesi sulla stampa, si capisce a chiare lettere che tali requisiti non sussistono, anzi sussistono seri motivi per bloccare immediatamente questo scellerato provvedimento. Qualcuno dei miei colleghi è intervenuto affermando che ormai siamo allo scontro tra la Padania ed il resto del paese; potrebbe darsi, anzi ne sono convinto e lavoro in questo senso. Desidero però far riflettere sulle intenzioni della maggioranza e dell'intero Parlamento.
È stato detto che sono già state cedute alcune filiali al nord, ahimè anche alla Banca popolare di Brescia che, grazie all'improvvido acquisto, ha perso in sei mesi l'8 per cento del suo listino. Ci si domanda come possa il nord guadagnare in questa operazione.
C'è poi un'altra organizzazione, dato che le altre si sono ritirate, e anche qui - guarda caso - c'è lo zampino del Vaticano! Si parla di Ambroveneto, si parla di Opus Dei: qui si vede come lo zampino del Vaticano ha già provocato tanti guai all'economia nazionale e ai piccoli risparmiatori!
Vorrei poi ricordare la vicenda del Banco ambrosiano, a Milano, e dei 2 mila miliardi che lo Stato italiano - meglio, i contribuenti soprattutto padani - ha dovuto pagare per sostenere questo crack.
Quindi, amici miei, state veramente facendo gli interessi del Meridione? Non state invece lavorando, voi meridionalisti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Roscia.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Frosio Roncalli. Ne ha facoltà.

LUCIANA FROSIO RONCALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo anch'io in dissenso dal mio collega Bagliani per sottolineare che siamo di fronte ad un decreto-legge che vuol far pagare a tutti i contribuenti la cattiva gestione della dirigenza del Banco di Napoli e l'inefficienza della vigilanza della Banca d'Italia.
La paura di non essere in grado di rispettare le scadenze, dopo la recente sentenza della Consulta sui decreti-legge che renderebbe difficile una ulteriore reiterazione del provvedimento, ha portato a forzare i tempi: mi riferisco all'iter che l'esame degli emendamenti ha avuto in Commissione finanze. Intendo dire che essi non sono stati assolutamente presi in considerazione e non è esistita alcuna discussione.
In Commissione finanze in questi ultimi mesi abbiamo assistito a diverse audizioni di tutte le parti interessate al salvataggio del Banco di Napoli; tuttavia, nessuno mi ha spiegato quali siano state le vicende che hanno provocato quella voragine di crediti non esigibili. Nessuno mi ha raccontato la storia delle incapacità, dei soprusi, del clientelismo, dei legami lobbistici e dell'intreccio tra affare e malaffare.
Ora, la via d'uscita che il Governo ci propone, cioè creare una apposita società


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in cui convogliare la grande massa dei debiti «incagliati» e difficilmente esigibili, non ci piace. Si tratta di un'operazione, a detta di alcuni, senza rischi, poiché gli eventuali esiti negativi sarebbero comunque garantiti dal Tesoro. Una volta ripulito il Banco di Napoli da debiti ed impurità avverrebbe la privatizzazione.
Si è quindi seguita la strada già percorsa dal Crèdit Lyonais, ma si è anche visto come questa strada si sia riveltata tortuosa e come si siano resi necessari altri tre interventi per ripianare le perdite.
Pertanto, l'esperienza del Crèdit Lyonais dovrebbe avere insegnato qualcosa. Prima di tutto, che nessuno è in grado di determinare con precisione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frosio Roncalli.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, deputati del Parlamento di Roma, deputati del parlamento della Padania, ministri del governo provvisorio della Padania...

PRESIDENTE. Deputati del Parlamento italiano! Si rivolga al Parlamento italiano, che è l'unico che esiste e che è legittimato (Applausi)!

DAVIDE CAPARINI. Questo secondo lei! È una sua opinione!

PRESIDENTE. Questo secondo la legge e la Costituzione italiana!

DAVIDE CAPARINI. Benissimo, allora io direi...

PRESIDENTE. Vada avanti nel suo intervento, altrimenti le tolgo la parola!

DAVIDE CAPARINI. Mi scusi, non ho sentito!

PRESIDENTE. Vada avanti nel suo intervento, che deve riguardare il tema specifico del Banco di Napoli!

DAVIDE CAPARINI. La prego di non interrompermi e di consentirmi di recuperare il tempo perso!

MARIO BRUNETTI. Ma smettila, buffone!

DAVIDE CAPARINI. Ripeto: deputati del parlamento della Padania e deputati del governo provvisorio (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)...

PRESIDENTE. Onorevole Caparini...

DAVIDE CAPARINI. Alla richiesta...

PRESIDENTE. Si rivolga ai deputati suoi colleghi che sono in aula e vada avanti! Non tenti di fare ostruzionismo attraverso le sue parole!

DAVIDE CAPARINI. Alla richiesta della lega nord per l'indipendenza della Padania di istituire una Commissione di inchiesta sul Banco di Napoli per accertare le responsabilità, il Governo ha «nicchiato» nella speranza di vedere affievolirsi l'azione di opposizione di coloro che, come noi, vogliono che vengano accertate le responsabilità.
La lega nord per l'indipendenza della Padania chiede che vengano applicati gli articoli del codice civile e del codice fallimentare, effettuando la liquidazione coatta amministrativa e non, come il Governo di Roma intende fare, approvando il decreto-legge in esame e realizzando l'ennesimo salvataggio, in linea con una politica economica interventista, garante degli interessi mafiosi e criminale.
Con quale coraggio, Presidente del Consiglio, si permette di chiedere ai padani di ripianare i buchi del Banco di Napoli e di rendersi in tal modo complici di questa criminale e sciagurata gestione? Con quale coraggio, Presidente del Governo romano, chiede ulteriori sacrifici agli imprenditori che, strangolati da un fisco e da una burocrazia da Stato totalitarista, tutto ciò che chiedono è di trovare il denaro per liquidare le loro società, tanta è la pressione che esercitate su di loro? Con quale coraggio lei opererà l'ennesimo


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prelievo forzoso sulle buste paga di tutti quei lavoratori dipendenti che ogni mattina affollando pulmini e furgoni partono dalla mia valle, la Valcamonica, e percorrono centinaia di chilometri per andare a lavorare dalle 10 alle 12 ore nelle periferie delle città per uno stipendio da fame (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)?

RAMON MANTOVANI. Di che regioni sono gli imprenditori che ti danno lo stipendio da fame (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non si riesce a capire come al nord le banche vivano e facciano guadagni, mentre al sud non fanno altro che incentivare lo sperpero di denaro pubblico. Questa è una differenza sostanziale (Commenti dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo)!

FRANCESCO GIORDANO. Evasori!

PRESIDENTE. Prosegua pure, onorevole Cè.

ALESSANDRO CÈ. Non voglio essere disturbato!

PRESIDENTE. Non si preoccupi, terrò conto del tempo che le viene sottratto dagli altri!

ALESSANDRO CÈ. Quali sono i motivi per i quali il Banco di Napoli ha un deficit così forte? I motivi consistono nel fatto che il personale è gestito in malo modo e che gli sperperi vanno nella direzione di favorire le clientele. A fronte di tutto questo, qual è l'intervento che si chiede allo Stato, al Ministero del tesoro? È quello di ripianare il debito, di dividere la banca in una parte buona, che andrà sul mercato e diventerà preda delle grandi lobbies, delle forze imprenditoriali che hanno dominato sempre il paese, e una parte cattiva, che dovrà essere sempre accollata allo Stato italiano. Quest'ultimo, in nome di tali scelte, chiede continuamente sacrifici alla parte produttiva del paese, in particolare al nord, alla Padania.
È inutile che vi siano reazioni a quanto dico: la verità è questa e dovete stamparvela in testa, perché può essere verificata giorno per giorno! Nonostante qualche eccesso del mio collega Caparini, si tratta di cose ormai risapute e dovete ricordarvele bene!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Apolloni. Ne ha facoltà.

DANIELE APOLLONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in dissenso rispetto a quanto ha affermato il mio collega onorevole Bagliani.
La situazione aziendale del Banco di Napoli è caratterizzata da gravi problemi tecnico-gestionali, come leggo all'inizio del disegno di legge presentato proprio da lei, signor Presidente del Consiglio, nonché dal ministro del tesoro e del bilancio e della programmazione economica, Carlo Azeglio Ciampi. E ti credo, mi son detto! Hanno mangiato finché hanno potuto, hanno avuto funzionari e dipendenti vari che si «cuccavano» fior fior di milioni al mese facendo registrare record da vero Guinness dei primati, stipendi per la loro categoria più alti in assoluto! Per giunta, se ne sono altamente fregati quando in passato era stato suggerito loro di calmarsi un attimino! E mo' che vogliono? Per caso che i soldi li caccino fuori i padani, lavoratori e contribuenti?
Il bilancio 1994 si è chiuso con una perdita di 1.147 miliardi, sulla quale ha influito l'abbattimento dei crediti ritenuti inesigibili per 1.107 miliardi. Poverini! Forse non sanno davvero più dove andare a sbattere la testa! Diciamo la verità, noi la loro testa sapremmo dove sbatterla: ma queste cose non si dicono. Si dice che il loro primo semestre 1995 ha registrato un ulteriore risultato negativo per 1.560 miliardi, ma non si dice invece che è stata la gestione ad essere risultata scandalosa.


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Scandalosa nell'attività di intermediazione, buffonesca nella gestione dei principali comparti operativi, ladra nella gestione complessiva dei canoni di correttezza e di efficienza. Signori, ma quando vi deciderete a crescere un pochino? Non dico mica diventare adulti...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.

PAOLO COLOMBO. Intervengo per testimoniare il mio dissenso sulla richiesta dell'onorevole Bagliani di non partecipare alla votazione. Ritengo sia indispensabile dichiarare la propria contrarietà circa la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza su questa materia. Su questo tema il Parlamento deve avere tutto il tempo necessario per fare chiarezza e per capire come sia stato possibile un disastro economico di questo tipo nella più grande banca del Mezzogiorno. Il Parlamento deve poter chiarire le responsabilità per evitare che in futuro possano nuovamente verificarsi vicende analoghe. Il disastro economico del Banco di Napoli è scandaloso. Questo Governo, che si erge a tutore degli interessi del popolo, dei lavoratori, dell'ambiente, copre in modo vergognoso le responsabilità di chi ha rubato e sperperato, tradito il popolo stesso, devastato l'ambiente con finanziamenti mai più restituiti ed ha permesso ai dirigenti di questa banca di vivere con stipendi scandalosamente al di sopra delle normali retribuzioni vigenti nel sistema bancario italiano, già fin troppo remunerato, che vive in uno stato di inefficienza che lo espone alla sconfitta nella competizione con le banche che lavorano secondo modelli e sistemi europei. L'urgenza non è giustificata e vorrei che il Governo e le forze parlamentari che lo sostengono si convincessero di ciò. Non riesco a capire...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Faustinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO FAUSTINELLI. Devo per forza intervenire in dissenso rispetto a quanto affermato dal collega Bagliani perché non si può non votare contro un provvedimento del genere. Per chiarezza, desidero portare velocemente (in considerazione del poco tempo che ho a disposizione) a conoscenza dei colleghi che non hanno seguito l'iter in Commissione del provvedimento, alcuni dati.
All'inizio dell'esame del decreto-legge abbiamo chiesto alcune audizioni. La prima è stata quella della direzione del Banco di Napoli che ci ha comunicato che negli ultimi due anni sono stati resi inesigibili crediti per circa 4.800 miliardi mentre fino al 1993 non esistevano perdite rilevanti. La direzione ci ha anche fatto presente che parte di tali perdite poteva essere recuperata. A mio avviso, quando si redige un bilancio, le perdite che si registrano sono reali, non fittizie. Inoltre, non si possono registrare negli ultimi due anni 4.800 miliardi di perdite quando fino al 1993 non ne risultavano o almeno erano di minima entità. O si tratta di falso in bilancio oppure c'è qualcosa di grosso (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). In Commissione abbiamo chiesto più volte che su tali bilanci, sui dati finanziari forniti dal Banco di Napoli venisse fatta chiarezza. Ci è sempre stato risposto picche. Abbiamo richiesto una commissione d'inchiesta che non è mai stata concessa. Pensate che quando abbiamo chiesto la commissione d'inchiesta, ci è stato risposto, prima delle ferie, che data l'urgenza era meglio dare i soldi subito per poi a settembre, ottobre, con tranquillità verificare quanto fosse avvenuto...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Signor Presidente, sono oltre dieci anni che appartengo al partito che rappresento: vi sono entrato quando era pericoloso esporsi, quando la stampa ci derideva e l'opinione pubblica non ci apprezzava. Ebbene, con la lega e con Bossi ho condiviso anni di lotte e momenti oserei dire epici, non escluse le esal


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tanti fasi dell'abbattimento della vecchia partitocrazia; ricordo che con questo abbiamo smantellato il clientelismo democristiano, l'assistenzialismo affaristico dell'epopea socialista, abbiamo contribuito al grande ricambio generazionale di questo Parlamento. Ora però non me la sento di condividere la posizione espressa dal mio partito per bocca del collega Bagliani; egli ha preannunciato di non voler partecipare al voto su questo triste provvedimento ma, secondo me, sbaglia di grosso perché il processo di rinnovamento non è finito.
Personalmente ritengo che sia più giusto votare contro questo provvedimento. Il Banco di Napoli rappresenta infatti la fonte di perpetuazione del vecchio modello di gestione politica cui la lega si è sempre opposta e cui deve continuare ad opporsi. Signori, credete davvero che sia stato sufficiente cambiare le persone che siedono qui dentro per sperare che cambiasse la situazione generale? Si doveva cambiare la cultura della classe dirigente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bampo.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon.Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, anch'io come i colleghi che mi hanno preceduto annuncio il mio voto contrario. Intervengo quindi in dissenso dal collega Bagliani perché non condivido minimamente quanto da lui espresso, in quanto non credo, come del resto egli ha indicato, che il Banco di Napoli rappresenti una grande opportunità, forse voluta, forse cercata. Evidentemente, prima di ora, nessuno si è mai occupato di questo benedetto bilancio, o non se ne è voluto occupare, creando appunto questo dissesto, questo pozzo di san Patrizio.
Parlavo di grande opportunità in relazione ai 700 sportelli: una fusione farebbe diventare l'Ambroveneto la quarta o forse addirittura la quinta banca italiana, all'interno di un sistema dove la grande questione rimane, sempre e comunque, la spartizione, l'opportunità, da taluni cercata e perorata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 17,55)

LUIGINO VASCON. È evidente che il metro utilizzato nell'acquisizione di fidi, di prestiti e di mutui non è lo stesso impiegato in altre località della penisola, o meglio in Padania. Da noi vogliono sapere addirittura il numero di scarpe, mentre altrove basta il cognome, o addirittura il nome del compare, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Mi domando come i colleghi di altre formazioni o schieramenti politici residenti al nord potranno spiegare questa manovra finanziaria, questa tassa per l'Europa: quando andrete a casa continuerete a prendere per i fondelli i vostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Annuncio il mio voto contrario, in quanto il Governo, nonostante abbia avuto un tempo illimitato, circa sei mesi, per dare una risposta, oggi ricorre alla decretazione d'urgenza. Oggi come allora mi chiedo come sia possibile trovarsi improvvisamente di fronte a cinque miliardi di buco (ultimamente ciò è capitato anche all'Olivetti). Visto che c'è questo «buco» (che è stato definito un buco record) chiedo: di chi è la colpa?
Se noi qui fossimo degli amministratori di un'azienda, saremmo così superficiali nel pagare il conto del Banco di Napoli? A queste domande ho tentato di dare una risposta. Con riferimento al primo quesito ho chiesto l'istituzione di una Commissione di inchiesta per poter conoscere la provenienza di questo buco... Sorriso generale. La Commissione di inchiesta è una cosa d'altri tempi! Allora mi sono documentato e posso dire che a provocare questo buco certamente non sono stati i piccoli imprenditori né gli artigiani né altri


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personaggi che qui allora definii - e chiedo cortesemente che vi sia un riferimento giusto di quello che dico - i terroni che noi troviamo al nord e al sud! Perché terroni sono i mafiosi, i politici corrotti e il grande capitale che oggi «gira» in Italia. Questa è la mia considerazione.
A questo punto debbo dire una cosa che mi pare abbia un significato in quest'aula. Con enorme curiosità vorrò vedere come voteranno i colleghi...

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, la ringrazio ma il tempo a sua disposizione è scaduto.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, egregi colleghi, come rappresentanti del popolo abbiamo un problema da porci: perché salvare il Banco di Napoli? Vorrei ricordare che ieri un disabile bergamasco è stato condannato a otto mesi perché in possesso di due banconote false da mille lire; qui invece stiamo premiando chi dilapida migliaia di miliardi. Eppure, chiarezza, trasparenza, buon governo, «no» alla burocrazia tortuosa e delle torte: tutti slogan da campagna elettorale che perdurano in quest'aula e falsi indirizzi che celano malamente il vero scopo del potere: consolidare le regole che hanno condizionato questo paese, ormai smembrato.
Neanche nello Zaire Mobutu sarebbe disposto a tappare gli enormi buchi causati da incompetenza e lassismo. Nell'ex Congo belga chi dilapida e causa danni ai cittadini ed allo Stato (che è poi la stessa cosa anche se mai abbastanza divulgata) viene «regalato» ai coccodrilli.
Secedere è senz'altro meglio che decedere; secedere da uno Stato che premia l'incompetenza e la leggerezza contabile!
Dichiaro quindi il mio voto contrario, in dissenso rispetto a quanto affermato dal mio collega (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Bampo?

PAOLO BAMPO. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Per favore, la prego di formalizzare la sua richiesta relativa all'ordine dei lavori.

PAOLO BAMPO. Senz'altro, Presidente.
Il mio posto è due o tre file sotto quello del collega che ha appena parlato; comprendo come l'interesse dei colleghi degli altri schieramenti non sia sicuramente dei più alti in ordine alle motivazioni addotte dalla lega, tuttavia personalmente ero interessato ad ascoltare gli interventi dei colleghi, ma il brusio dell'aula non mi ha permesso di ascoltare. Spero che i colleghi degli altri gruppi prestino un po' di attenzione oppure scelgano strade diverse.
Penso che oggi vi sia qualcuno che gioca allo sfascio anche delle istituzioni. Questo qualcuno non è la lega, ma chi, nel disinteresse più totale, ha sempre lasciato che tutto andasse e continui ad andare a rotoli, anche con questo provvedimento.
La nostra è un'opposizione costruttiva, perché ha il fine di evitare che si cada in errore ancora una volta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Dalla Rosa. Ne ha facoltà.

FIORENZO DALLA ROSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio personale dissenso rispetto alla dichiarazione di voto del rappresentante di gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, onorevole Bagliani, il quale ha annunciato ed ampiamente motivato la propria non partecipazione al voto.
Intendo invece dichiarare il mio voto contrario in quanto provo un profondo senso di vergogna, non nell'approvare questo decreto-legge, ma anche solamente nel discuterlo. Provo vergogna, signor Presidente, così come ritengo provino vergogna e rabbia tutti i cittadini padani. Sì, onorevole Prodi, mi riferisco anche a quei cittadini del Veneto che lei qualche giorno fa si


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è permesso di andare ad offendere, dichiarando che non se ne può più dei loro capricci. Vedrà, onorevole Prodi, vedrà tra poco quale esito avranno quelli che lei definisce capricci.
Parlavo della rabbia di ogni cittadino padano che tra poco verrà, ancora una volta, svillaneggiato e taglieggiato da questo Governo. Infatti i soldi rastrellati non serviranno di certo ad entrare in Europa, ma verranno usati per tenere in piedi uno dei tanti baracconi vampireschi che prosperano nella Repubblica italiana.
Quindi, signor Presidente, ribadisco la mia ferma intenzione di non avallare, neppure lontanamente, alcun atto che finanzi o acceleri i finanziamenti a fondo perduto per migliaia di miliardi in favore di rottami economici che altro non sono se non un pozzo senza fondo.
Quindi, signor Presidente, ribadisco il mio voto contrario su questo provvedimento (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro il mio dissenso rispetto al gruppo annunciando che esprimerò un voto contrario sul provvedimento al nostro esame.
Le banche italiane, con la sola eccezione del Banco Ambrosiano, che è fallito nel 1982, hanno sempre fatto onore ai loro impegni. Peccato che nel 1982 si fosse in piena Tangentopoli, molti amministratori rubassero a piene mani e che la lega nord, non essendo ancora presente in Parlamento, non abbia potuto opporsi a quel provvedimento.
Oggi, nel 1996, teoricamente le cose dovrebbero essere cambiate, ma questi 2 mila miliardi regalati al malaffare mi fanno riflettere. A differenza di allora, oggi la lega è ben presente e sta cercando di fare quanto è in suo potere per evitare un nuovo salasso ai contribuenti, in particolare a quelli del nord.
Il vostro Governo ha parlato di federalismo, ha promesso chiarezza: nulla sarebbe stato più come prima. Peccato che fossero solo dichiarazioni elettorali! Allo stesso modo il Governo in campagna elettorale ha promesso di non aumentare la pressione fiscale...
Persino le banche internazionali hanno da tempo sospeso l'apertura di nuove linee di credito al Banco di Napoli. Sarebbe stato meglio mettere in liquidazione l'istituto di credito: al suo posto avrebbero potuto subentrare altri istituti bancari, magari più efficienti e meno insolubili.
Concludo con una frase molto semplice: godetevi pure gli ultimi bottini delle vostre razzie, tra poco i padani riusciranno a tagliarvi gli artigli (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Barral. Ne ha facoltà.

MARIO LUCIO BARRAL. Anch'io esprimerò un voto contrario in dissenso dal mio gruppo, perché sono assolutamente contrario alla ricapitalizzazione del Banco di Napoli con i soldi dei cittadini del nord.
La vicenda di questa banca è oscura: i giornali non ne hanno parlato in termini approfonditi. Se all'epoca vi fosse stata un'effettiva vigilanza sull'istituto, non si sarebbe giunti ad una situazione di questo genere.
Il gruppo della lega nord aveva presentato una proposta di istituzione di una Commissione di inchiesta, ma il risultato è che non se ne sa nulla. Dopo grossi errori nella gestione del Banco di Napoli, non ritengo opportuno che si provveda con la decretazione d'urgenza al sovvenzionamento dell'istituto senza che i parlamentari abbiano ottenuto le necessarie notizie.
In questo momento le grandi imprese del nord versano in notevoli difficoltà e con le manovre che si sono susseguite si continuano a togliere soldi alle imprese. Ciò nonostante, però, si troveranno i 2


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mila miliardi necessari per risanare il Banco di Napoli, che nel 1994 aveva perdite per 1.174 miliardi e sofferenze per 3.893 miliardi, nel 1995...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barral, il suo tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, si parlava del Banco di Napoli anche nell'ultima campagna elettorale di aprile. Infatti, le vicende di questo provvedimento prendono avvio all'epoca del Governo Dini e si tratta di un malsano ed infelice provvedimento.
Signor Presidente, a mio modo di vedere, l'intervento a favore del Banco di Napoli è stato uno dei fattori vincenti per la lega nord nell'ultima consultazione elettorale. Lo vorrei far presente soprattutto a futura memoria dei colleghi parlamentari del nord, che ben sanno quale sia la situazione infrastrutturale delle nostre strade, dei nostri porti e delle nostre ferrovie (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania); a futura memoria, colleghi del nord!
Signor Presidente, nell'immaginario collettivo le banche sono aziende che, avendo confidenza con il denaro, dovrebbero con facilità produrre reddito. Purtroppo questo non avviene da anni non solo per il Banco di Napoli, ma anche per la maggior parte delle banche del sud. Si assiste infatti al triste e preoccupante fenomeno del soccorso bancario che le banche del nord da anni attuano non per scelta imprenditoriale ma perché richiesti dalla Banca centrale a beneficio delle banche del sud.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiediamoci perché le banche del sud versino in tale situazione. Come mai anche la più importante banca del sud si è ridotta in questo stato di passività?
Signor Presidente, gli amministratori responsabili degli ultimi dieci anni sono andati in quiescenza con laute indennità, dell'ordine di miliardi. Questi signori ed anche i loro eredi - mi riferisco soprattutto al presidente Ventriglia, con tutto il rispetto, anche se non c'è più -, anche gli eredi...
Onorevoli colleghi, il Banco di Napoli era famoso soprattutto...

PRESIDENTE. Onorevole Covre, il suo tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, anch'io esprimo il mio dissenso dal collega Bagliani, del quale peraltro comprendo pienamente l'indignazione; un'indignazione talmente forte da averlo forse indotto a pensare che sia addirittura il caso di lasciar perdere e di non partecipare al voto.
Invece ritengo che dobbiamo votare contro il provvedimento in nome e per conto...

LUCIANO DUSSIN. Presidente, faccia fare un po' di silenzio in quest'aula, non si sente niente!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore, lasciate parlare la vostra collega.

LUCIANO DUSSIN. Deve anche recuperare il tempo!

PRESIDENTE. Continui pure, onorevole Bianchi Clerici.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI....in nome e per conto - dicevo - di tutta quella gente delle regioni della Padania che abbiamo l'onore di rappresentare in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania): quella gente che ogni mattina esce di casa, va a lavorare, fa sacrifici e da tempo immemorabile mantiene gli sperperi di questo Stato.
Non è moralmente accettabile, quindi, che con questo decreto si azzeri con un colpo di spugna un'antica malagestione clientelare se non addirittura malavitosa.


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I numeri parlano chiaro: nel primo semestre del 1996 l'istituto napoletano ha registrato 700 miliardi di perdite e a fine anno il disavanzo dovrebbe toccare i 1.400 miliardi, portando il deficit complessivo a 5.700 miliardi. Cifre spaventose, intollerabili come la situazione che le ha generate ma, soprattutto, senza rimedio alcuno. Infatti lo stratagemma della cosiddetta bad bank, con lo scorporo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianchi Clerici, il suo tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Anch'io interverrò in dissenso da mio gruppo. Mi dispiace per il collega Bagliani ma non posso esimermi dal votare: sono contrario, contrarissimo al riconoscimento dei requisiti di necessità ed urgenza del decreto-legge n.497. L'unica urgenza che esiste in questo momento è quella di smetterla con il clientelismo e di affossare questo provvedimento. Mi sembra comunque di non essere l'unico a pensarla in questo modo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 18,15).

CARLO FONGARO. Leggo da un articolo di Gianni Corbi de la Repubblica, che non mi sembra sia un quotidiano del nostro movimento: «Non sappiamo come andrà a finire la storia del Banco di Napoli e degli altri istituti di credito meridionali che faticosamente si cerca di salvare dalla bancarotta. Di certo c'è solo che il problema è stato affrontato come un'inevitabile emergenza. Per essere chiari, il Governo e le autorità monetarie hanno cercato di tamponare, uno dopo l'altra, le perdite accumulate dissennatamente - e non lo diciamo noi - mentre nessuno si è preoccupato di delineare una politica ed una strategia in grado di evitare gli errori del passato». Ancora meglio dirà poi che: «Migliaia di miliardi vengono così gettati nella fornace bancaria meridionale». Leggo sempre da la Repubblica: «Nessuno, in mancanza di una norma politica per il Mezzogiorno, ha la garanzia che questi disastri non si ripeteranno».
In un articolo pubblicato su Il Mattino si fa riferimento ad un atteggiamento di un deputato di forza Italia con un commento del presidente della Commissione finanze Giorgio Benvenuto, che è durissimo nei confronti...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ciapusci. Ne ha facoltà.

ELENA CIAPUSCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento sottoposto oggi alla nostra attenzione (cito dalla relazione che lo accompagna) si inserisce in un momento, sarebbe meglio dire in anni, di gravi difficoltà per l'economia e la finanza meridionali. Ancora, dopo aver citato i rapporti percentuali che evidenziano esclusivamente la diversa capacità imprenditoriale tra nord e sud (non sono parole mie ma della citata relazione) si aggiunge un «minor livello di efficienza delle banche meridionali».
Ho fatto questa citazione perché si evidenzia che nonostante i tempi di restrizioni - che io definirei di recessione - per tutti i cittadini, sia meridionali sia padani... Per inciso vorrei precisare che i confini della secessione d'Italia non li poniamo noi deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania, ma sono stati fissati precedentemente dal decreto del Presidente della Repubblica di trenta anni fa, che ha stilato un elenco delle regioni chiamandole Cassa per il Mezzogiorno. Questi sono i confini del Mezzogiorno, questi sono i confini della Padania, sono i confini del sud (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Nonostante assistiamo a continui fallimenti di aziende in tutto il paese, al commissariamento di piccole aziende, soprattutto nel settore delle imprese artigiane che spesso lavorano per le cooperative che stranamente appaltano i grossi interventi facendo lavorare poi, al maggior ribasso, le


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piccole imprese rimanendo solo sfiorate dalle vicende sulle tangenti, si permettono di non onorare i loro crediti (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Parlo in dissenso dal mio gruppo perché credo sia necessario esprimere ai colleghi del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania il sentimento di chi condivide tutte le ragioni che li portano a votare contro i requisiti di necessità ed urgenza del decreto-legge in esame ma che non può accettare l'idea che ci sia un nord che è stato al di fuori dei giochi clientelari e mafiosi mentre il sud vi sprofondava (Applausi di deputati del gruppo di forza Italia)! Questo non è vero!
Cari amici del nord, non è vero perché l'Olivetti sta al nord, come pure Gemina e la Ferfin (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale - Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)...

ENRICO CAVALIERE. Parli per tutti, Taradash!

MARCO TARADASH. E se uno fa l'elenco delle banche italiane che sono state sull'orlo del collasso, si scoprirà che ve ne sono state sia al nord sia al sud!
E la «Roma» che voi denunciate è quella che si deve denunciare dal nord, dal sud e da Roma stessa, come centro e intersezione di interessi clientelari, partitocratici e sindacatocratici. E allora, voi non potete fare un discorso «etnocentrico»: non lo potete fare perché non vi è un nord «pulito»...

ENRICO CAVALIERE. C'è la Padania!

MARCO TARADASH... contro un sud «sporco» (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo di forza Italia - Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)! Esiste, invece, un sistema di potere e vi sono le lobby, il non funzionamento della democrazia e del mercato! E non è con i vostri argomenti che questa situazione potrà cambiare (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo di forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pagliuca. Ne ha facoltà.

NICOLA PAGLIUCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io esprimo il mio dissenso e mi associo alle critiche rivolte dall'onorevole Taradash agli amici della lega. A questi ultimi, vorrei dire che non è possibile immaginare che tutti i mali verificatisi per il Banco di Napoli siano derivanti da una gestione clientelare che è avvenuta solamente in quella sede. Vorrei ricordare loro che da più di qualche anno tutte le banche del sud sono ormai preda facile delle banche del nord (Applausi di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale - Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)! Voglio ricordare, ad esempio, che la Cariplo ha preso la Cassa di risparmio di Calabria e Lucania e che la Banca popolare di Novara ed il Credito Romagnolo sono presenti al sud! Voglio ricordare inoltre che l'unico istituto bancario che ha fatto «politica per il meridione» in questo caso è stato il Banco di Napoli! Ed oggi nessuno può dirci che non è vero che i tassi che si pagano in maniera più elevata al sud siano anche il frutto di un atteggiamento che evidentemente le banche del nord hanno rispetto ad aziende di altre realtà, considerate più «tranquille» (Commenti del deputato Roscia)!
Per questi motivi, amici del nord, prima di parlare, esaminate bene le realtà alle quali fate riferimento e non parlate in maniera generalizzata (Commenti del deputato Roscia). Non è questo il modo in cui si fa quella «sega», di cui parlate voi!


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La «sega» portatela per tagliare la legna, che facciamo altre cose!
Ribadisco pertanto che non è possibile criminalizzare chi vive in una realtà che già di per se stessa subisce penalizzazioni costanti. Amici del nord, da tre anni a questa parte vi siete avvantaggiati per gli effetti di una svalutazione che al sud non vi è stata! Dalle vostre parti si è avuta un'economia in ripresa, mentre al sud non vi è stato nulla di tutto questo! Queste sono anche le ragioni che portano oggi a svalutare i crediti del Banco di Napoli e a far sì che poi si registrino perdite così elevate (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo poiché non sono d'accordo in linea di principio sul modo in cui risanare l'azienda: è infatti evidente che, se l'azienda va male, vi sono regole di mercato ed è quest'ultimo che naturalmente salva o rilancia l'azienda. Sono pertanto contrario in linea di principio a questo modo di procedere.
Credo che in questa sede dovremmo discutere invece delle responsabilità da addebitare ai funzionari del Banco di Napoli, che hanno messo probabilmente a rischio la pensione di 12 mila dipendenti, mentre noi con questo provvedimento garantiremo probabilmente loro la pensione (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per un richiamo al regolamento per ricordare che noi stiamo discutendo sull'esistenza o meno per questo decreto-legge dei requisiti di necessità ed urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione, e non sul merito dello stesso! Il dibattito, invece, ha preso e continua a prendere la strada dell'esame nel merito del provvedimento, questione che dovrà essere discussa in una fase successiva!
Sostengo tale punto di vista anche perché credo che continuare ad assistere a questo «ping pong» tra il nord ed il sud, su chi sia più ladro tra le banche del nord e quelle del sud, non sia molto utile. È vero invece che in Italia (ed ecco perché noi riteniamo che non sussistano i requisiti di costituzionalità per il provvedimento in esame) esiste un sistema bancario da strozzinaggio, da usura (Applausi). Dare i soldi dei cittadini alle banche e non alle imprese, agli artigiani o a chi vuol comprare la prima casa è una vergogna! E lo constatiamo dalle presenze nei banchi del Governo per l'esame di questo decreto-legge: quando esaminiamo altri decreti, infatti, non abbiamo visto in aula Prodi, Maccanico, Visco e gli altri ministri (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania e di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia). Stanno lì a rappresentare le lobby! Stanno lì, tutti insieme, precettati dai loro padroni (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)! E questo Parlamento, ancora una volta, rischia di piegarsi, con la complicità della sinistra...

VALTER BIELLI. Di che parla, Presidente?

TEODORO BUONTEMPO.... alle lobby affaristiche, mentre le banche in Italia, tutte insieme, dovrebbero andare sotto accusa. In tutti gli altri paesi del mondo, infatti, il loro sistema finirebbe sotto accusa ed essi finirebbero in galera perché sono degli strozzini per quanto fanno pagare di interessi (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le voglio solo ricordare che lei ha fatto un esordio pregevole, richiamando gli altri a non entrare nel merito, dopo di che anche lei è andato al di là...


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TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione, Presidente.

PRESIDENTE. Evidentemente, come diceva un tale, qualcuno ha ragione e altri non hanno torto, nel senso che a volte vengono utilizzati gli strumenti di filibustering parlamentare per creare qualche problema, qualche inconveniente da parte di chi dissente da altri. L'importante, comunque, è che ci sia un clima di serenità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla dichiarazione di esistenza dei presupposti richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per l'adozione del decreto-legge n.497 del 1996, di cui al disegno di legge di conversione n.2298.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti498
Votanti485
Astenuti13
Maggioranza243
Hanno votato 299
Hanno votato no186

(La Camera approva - Prolungati applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

DANIELE ROSCIA. Secessione! Secessione!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!
Onorevole Comino, la prego di invitare i suoi colleghi a consentire il proseguimento dei lavori.

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