Seduta n. 61 del 26/9/1996

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Istituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del regolamento, per l'esame dei progetti di legge recanti misure per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'Istituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del regolamento, per l'esame dei progetti di legge recanti misure per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione.
Propongo alla Camera, come preannunciato nella riunione del 24 settembre scorso della Conferenza dei presidenti di gruppo, e alla luce degli orientamenti emersi in quella sede, di procedere all'istituzione, a norma dell'articolo 22, comma 2, del regolamento, di una Commissione speciale per l'esame dei progetti di legge recanti misure per la prevenzione e la repressione di fenomeni di corruzione.
La Commissione, se la proposta verrà accettata dall'Assemblea, sarà composta di 25 deputati, designati in proporzione alla consistenza numerica dei gruppi, e dovrà riferire all'Assemblea entro il 31 gennaio 1997. Ad essa saranno assegnati in sede referente i seguenti progetti di legge:
LUCCHESE ed altri: «Istituzione del Servizio ispettivo nazionale a garanzia dell'imparzialità nella pubblica amministrazione» (403);
GALDELLI ed altri: «Norme per il sequestro preventivo dei beni nei confronti di soggetti indagati per reati contro la pubblica amministrazione o contro il patrimonio» (623);
MARTINAT ed altri: «Norme per lo scioglimento e la confisca dei beni dei partiti politici a seguito di condanne penali dei loro segretari nazionali politici o amministrativi» (725);
PECORARO SCANIO: «Istituzione del Servizio centrale di prevenzione della corruzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri» (780);
PECORARO SCANIO: «Norme in materia di prevenzione della corruzione e dell'illecito finanziamento di partiti politici» (781);
PECORARO SCANIO: «Estensione delle misure di prevenzione di carattere patrimoniale di cui alla legge 13 settembre 1982, n.646, ai responsabili di reati di corruzione, concussione, ricettazione e violazione delle norme sul finanziamento pubblico dei partiti politici » (785);
VELTRI: «Norme per garantire la separazione tra funzioni politiche e gestionali nelle Amministrazioni pubbliche» (1628).


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Alla Commissione saranno altresì assegnati, in sede referente, i progetti di legge, in corso di stampa o che saranno comunque presentati entro il 31 ottobre 1996, rientranti nell'ambito della sua competenza.
Su questa proposta darò la parola, ai sensi del combinato disposto degli articoli 41, comma 1, e 45 del regolamento, ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta, per non più di cinque minuti.

FEDERICO ORLANDO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO ORLANDO. Spero che lei, signor Presidente, non mi considererà monotono e ripetitivo; tuttavia, desidero riproporre in un'occasione importante come questa il problema che già posi alla sua attenzione, e all'attenzione dell'Assemblea, la scorsa settimana, quando discutemmo sui temi contenuti nel messaggio del Capo dello Stato.
In quell'occasione feci rilevare l'inadeguatezza di un dibattito limitato ad un solo esponente per gruppo parlamentare, o leader di partito. Con estrema cortesia lei, signor Presidente, prese atto della rilevanza del problema che ponevo ed assicurò a me ed all'Assemblea che al più presto avrebbe provveduto ad affrontare la questione in sede di Conferenza dei capigruppo. Ciò al fine di consentire alla Camera di svolgere un dibattito più approfondito, capace di far emergere i sentimenti e la vera temperie dell'Assemblea, che non possono certamente manifestarsi quando quasi tutto si riduce ad uno scambio di opinioni, inevitabilmente ufficiali, fra i leader dei gruppi parlamentari e dei partiti.
In questa Assemblea, come lei sa, Presidente, vi sono molti deputati personalmente impegnati nella materia della quale si dovrà occupare la Commissione speciale che si va ad istituire. Sono già state presentate proposte di legge ed altre stanno per essere predisposte. La corruzione, soprattutto nella pubblica amministrazione, è un aspetto decisivo della battaglia per la moralizzazione del paese, proprio mentre da tante parti si sollevano obiezioni sul comportamento di chi indaga piuttosto che su quello di chi viola continuamente le leggi dello Stato.
Per tale motivo, signor Presidente, le rinnovo la preghiera di voler organizzare i nostri lavori in modo che sia possibile ritagliare spazi ad altre attività dell'Assemblea, per esempio quelle relative ai «dispositivi elettronici», consentendo un più libero, ampio e completo dibattito sulle idee.

ELIO VELTRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VELTRI. Signor Presidente, lei sa quanto abbia insistito in questi mesi per l'istituzione della Commissione speciale e lo sanno bene i colleghi della Commissione affari costituzionali: ero infatti diventato ossessivo.
Debbo esprimere il mio rammarico e concordo con il collega Orlando per il fatto che non si possa partecipare al dibattito odierno.
Avevo chiesto di parlare perché mi era stato detto che non vi sarebbero state limitazioni. Inoltre, per un gruppo grande come quello della sinistra democratica-l'Ulivo, composto da 170 deputati, è sempre difficile procedere se si decide che parla un solo esponente del gruppo.
Esprimo dunque il mio rammarico, poiché non posso intervenire su una materia della quale mi occupo da anni e sulla quale ho scritto quattro libri.

PRESIDENTE. Colleghi, noi procediamo a norma dell'articolo 45 del regolamento, il quale, nella prima parte prescrive: «Nei casi di discussione limitata per espressa disposizione del regolamento è in facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo».
Onorevole Orlando, considerato che ha posto la questione, posso avere la sua attenzione? La ringrazio.


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Lo stesso articolo 45 del regolamento prevede inoltre che, in via del tutto eccezionale, il Presidente può consentire altri interventi.
Considerato che l'importanza della materia lo richiede, avendo chiesto di parlare anche i colleghi Veltri, Orlando e Mancuso, dopo che saranno terminati gli interventi di un oratore per ciascun gruppo, darò loro eccezionalmente la parola per la stessa durata degli altri interventi.

FEDERICO ORLANDO. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, nei cinque minuti a mia disposizione voglio svolgere alcune osservazioni non tanto sulla questione dei saggi che il Presidente nominerà, giacché tale atto com'è stato chiarito è di competenza esclusiva del Presidente, il quale ha cortesemente informato i presidenti di gruppo, quanto invece sulla tematica che ci interessa, quella appunto relativa all'istituzione della Commissione speciale di cui all'ordine del giorno.
Ebbene, per dirla con Catalano, riteniamo sia meglio fare qualcosa piuttosto che non fare niente come il Governo, che appunto non fa nulla nei confronti di un fenomeno che è riesploso in maniera così virulenta negli ultimi giorni. Siamo davanti, ad esempio, alla latitanza del Ministero della difesa: generali ed un ex ministro sono stati coinvolti in questioni che riguardano la produzione e la vendita di armi, senza che in questo caso si capisca dove sia l'illecito. Ebbene, non vi è stata una parola da parte né del Presidente del Consiglio né del ministro della difesa per chiarire la vicenda.
Di fronte alla latitanza ed ai balbettii del Governo, riteniamo che un'iniziativa parlamentare, una risposta del Parlamento al paese, sia qualcosa che non sappiamo se darà risultati all'altezza delle aspettative, ma che comunque dimostra l'impegno dei gruppi parlamentari nella direzione della prevenzione e del contrasto alla corruzione. È chiaro però che ciò non sarà sufficiente se non cercheremo di capire cosa è accaduto negli anni scorsi e se non rifletteremo su un sistema che, evidentemente, riserva sempre delle sorprese nel momento in cui non si è compreso cosa è avvenuto nel recente passato.
Ribadiamo quindi la nostra posizione favorevole all'iniziativa che già nel 1993 il Parlamento aveva assunto riguardo una Commissione di inchiesta sul sistema di finanziamento dei partiti, sugli intrecci tra partiti ed enti di Stato, su tutta quella situazione che ha determinato poi i fatti di cui la Commissione speciale si dovrebbe occupare.
Restando all'attualità, siamo nella situazione in cui il Presidente del Consiglio Prodi era in qualche modo presente nelle intercettazioni, aveva una società beneficiaria (10 miliardi: l'abbiamo letto) di un incarico ed era direttamente interessato anche come garante nominato dalle ferrovie.
Abbiamo questo intreccio tra la politica, fra i cosiddetti boiardi in carica, in pensione o prestati temporaneamente alla politica e gli enti di Stato. Dobbiamo ancora capire quanto la vicenda giudiziaria abbia influenzato la politica e se le forze politiche abbiano dato sempre risposte all'altezza e con uguali trattamenti in tutte le situazioni. Per esempio, non ho sentito il collega Pecoraro Scanio, il quale è uno specialista nel combattere il malaffare e la corruzione, dirci se è giusto o meno il problema che abbiamo posto ieri al Governo, ossia se il ministro Burlando, rinviato a giudizio, possa tranquillamente esercitare funzioni quale quella di revocare un inquisito, che nelle categorie giudiziarie è ad un gradino di responsabilità minore rispetto al suo, che ha già ricevuto il rinvio a giudizio.
Vi sono ministri come Fontana (cinque nel Governo Ciampi) che si sono dimessi immediatamente perché raggiunti da avviso di garanzia, alcuni dei quali non sono stati oggetto di alcun atto giudiziario successivo; vi sono invece ministri in carica che sono stati rinviati a giudizio. Anche


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questa, allora, è una riflessione che il Parlamento dovrebbe compiere: quando, come e dove la corruzione incide sui fatti politici, se ci sono «zone franche», tali per cui le regole che vengono invocate nei confronti degli altri non valgono e non debbono essere rispettate; se vi sono partiti o gruppi più uguali degli altri.
Come vedete, i problemi sono molto complessi, la materia richiede riflessione; il contrasto, la lotta e la prevenzione contro la corruzione impongono valutazioni politiche a monte perché, probabilmente, solo la strada della privatizzazione, della liberalizzazione e dell'analisi costi-benefici può portare a dei risultati, non quella della moltiplicazione dei controlli burocratici e cartacei. Infatti, ogni passaggio in più che immettiamo nella pubblica amministrazione fa crescere i pericoli di corruzione in ordine ad intralci burocratici che possono essere risolti alla Pacini Battaglia.
Come ho premesso all'inizio del mio intervento, per quanto ci riguarda, pur avendo presenti i limiti della proposta, riteniamo che valga comunque la pena per questo Parlamento, per il nostro gruppo, di impegnarsi all'interno di una Commissione per cercare delle soluzioni, affiancando però ad essa anche una Commissione di inchiesta su quanto è accaduto, che è necessaria per capire il fenomeno e per dare risposte adeguate ed all'altezza della sfida che ci attende (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggi. Ne ha facoltà.

ROCCO MAGGI. Signor Presidente, colleghi, mi pare che la questione all'ordine del giorno vada posta innanzitutto in termini di opportunità dell'iniziativa, al di là di analisi soggettive come quelle che poc'anzi abbiamo ascoltato, che francamente esulano dalla natura di questo dibattito.
Sotto questo profilo, il gruppo dei popolari e democratici esprime il proprio forte consenso ed il proprio apprezzamento per questa iniziativa, per due ordini di ragioni, che vanno brevemente analizzate.
Innanzitutto, un profilo tecnico-operativo, per cui è evidente che, lungi dal sottrarre attività alle rispettive Commissioni giustizia della Camera e del Senato o a svuotarle, come si è detto in questi giorni, diventa invece più opportuno occuparsi in maniera specifica di un tema che ormai rappresenta per il paese una delle patologie che nella vita democratica hanno maggiore significato. Quindi, è innanzitutto da rilevare un elemento di utilità in termini tecnici e operativi, perché una Commissione speciale su queste iniziative di legge in qualche modo potrà anche deflazionare l'attività delle Commissioni giustizia, che oggi sono oberate da una serie di iniziative legislative estremamente importanti.
Ma vi è anche un aspetto di opportunità più generale e quindi politico che non va sottovalutato, ed è quello di rivendicare alla centralità del Parlamento, in un momento così delicato della vita del paese, un tema che non può assolutamente ritenersi sotto questo profilo conflittuale o addirittura di ingerenza nell'attività della magistratura. È un tema fondamentale, anche per gli ultimi avvenimenti che ben conosciamo, che deve essere osservato dal Parlamento e soprattutto trattato in maniera specifica e speculare, senza alcuna distrazione o divagazione. Quindi, sotto questo aspetto, appare evidente anche l'opportunità di questa iniziativa, perché è chiaro che nel momento in cui si ritiene di dover affrontare la legislatura in termini ricostruttivi della vita civile e democratica del paese, per quello che è noto a tutti, non può sfuggire al Parlamento un'attenzione sul tema così significativo della corruzione.
L'aspetto fondamentale è quello della prevenzione e quindi ben venga l'istituzione di un comitato di saggi indicato dal Presidente, che evidentemente potrà offrire suggerimenti per affrontare la patologia di un fenomeno che ormai ha interessato e interessa questo è un altro significativo aspetto della questione l'intero sistema, non solo gli apparati dello Stato e per certi aspetti anche istituzionali,


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ma anche il tessuto della vita economica del paese. I suggerimenti che verranno dal comitato dei saggi (che saranno sicuramente dei tecnici) appaiono estremamente opportuni soprattutto e direi fondamentalmente sotto il profilo preventivo, perché bisognerà rendersi conto dei meccanismi che vanno eliminati per incidere quanto più possibile alla fonte su questo fenomeno.
Concludendo, non si può sottacere che nel momento in cui si ritiene che in qualche modo anche la «contaminazione» di alcuni magistrati abbia potuto incidere in senso negativo a livello di opinione pubblica sull'attenzione delle istituzioni e quindi sulla portata di un fenomeno così ampio, l'interessamento del Parlamento alla questione non può assolutamente essere visto come un'ingerenza o addirittura come un'occasione di conflittualità, ma come un ritorno a discutere nella sede naturale di temi che sono fondamentali per la vita democratica del paese.
In definitiva, si tratta di riportare all'attenzione della centralità del Parlamento innanzitutto la questione morale. Nessuna delle tre funzioni fondamentali dello Stato, neppure quella giurisdizionale, può apparire sotto questo profilo sminuita dall'iniziativa di cui stiamo parlando. Ritengo anzi che l'attenzione del Parlamento a tale problema possa essere in qualche modo di supporto all'attività della maggior parte dei magistrati, cui va il nostro plauso ed il nostro sostegno per le iniziative trascorse e per quelle in atto, che denotano una significativa ripresa della vita democratica del nostro paese e quindi dell'attenzione per la questione morale (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, colleghi, in un paese squassato da una serie ormai interminabile di indagini giudiziarie e di denunce a catena, che vedono lambiti persino i vertici del Governo da una serie di voci e di sospetti in ordine alle attività di consulenza della società Nomisma, si pone con molta urgenza la necessità di dar vita ad uno strumento (sul quale esprimo il parere favorevole del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania) per rivedere il sistema dei controlli. Tangentopoli, infatti, è stata resa possibile proprio dall'inefficienza che ha caratterizzato il «sistema Italia», un sistema in cui vivono, vegetano ed operano 250 mila centri di spesa, di fatto sostanzialmente incontrollati.
Questa può essere, allora, l'occasione per dare alcune indicazioni di rotta alla Commissione speciale di cui stiamo parlando, in primo luogo con riferimento alle partecipazioni statali, dove i boiardi di Stato hanno costituito, nel corso dei decenni, una vera e propria nomenclatura, che vi ha profondamente radicato usi e costumi, più propri e più simili ad un'inamovibile burocrazia del genere di quella degli Stati dell'ex Europa dell'est, con faide, giochi di potere, intrecci affaristici e coperture che ne fanno l'asse portante e l'elemento vero di continuità tra i Governi e di raccordo tra maggioranza e più o meno finte opposizioni, quindi anche di conservazione istituzionale.
L'altra direzione è quella del settore dei rapporti tra banche, finanza e poteri pubblici. Non dice niente a nessuno che finora praticamente nessuna delle grandi procure e dei grandi centri di indagini interessati alle varie Tangentopoli abbia fatto emergere un serio filone di indagini sull'attività bancaria? Eppure abbiamo assistito a scorrerie finanziarie, da Gardini in poi, che hanno arrecato guasti immensi all'economia del paese e falcidiato i risparmi di milioni di famiglie. Il fatto è che nel sistema bancario italiano le ispezioni e le commissioni d'inchiesta chiudono regolarmente i recinti quando i buoi sono scappati da tempo, lasciando a noi solo voragini immense da coprire, come nel caso degli innumerevoli buchi scoperti nelle grandi banche meridionali.
Per quanto riguarda l'azione di contrasto, come ha funzionato, o meglio come non ha funzionato il sistema dei controlli sulle Ferrovie dello Stato? La Corte dei


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conti, che redige analisi approfondite su tutti gli enti pubblici, di fronte al superpotere ferroviario della Repubblica italiana è diventata «buonista». Basta leggere le cento smilze paginette della relazione trasmessa al Parlamento il 30 luglio 1996 (cioè poco più di un mese prima dell'arresto di Necci) sui bilanci delle Ferrovie dal 1991 al 1994. Viene valutata positivamente l'azione di risanamento delle Ferrovie e non si dice praticamente nulla sulle consulenze, cioè sul vero bubbone, sull'aspetto più ghiotto, più interessante, più da controllare e da risanare di quest'attività amministrativa, proprio ciò su cui si incentrano le polemiche di questi giorni.
Un'alta velocità che procede a colpi di trattative private (gare europee, manco a parlarne!), che ovviamente danno spazio enorme all'affarismo e, in Campania, a qualcosa di molto peggio, cioè alle mani della camorra sugli appalti. E le denunce a chiare lettere di magistrati, forze dell'ordine, uomini onesti del nord e del sud, hanno lasciato la classe politica quasi indifferente!
E ancora sui controlli: è mai possibile che in questo paese la Guardia di finanza compia controlli spietati quasi solo in certe regioni guarda caso al nord, in Padania e su certe categorie (commercianti, artigiani e piccoli imprenditori), mentre non si prende mai la briga di controllare i manager ed i dirigenti pubblici e, perché no, i controllori pubblici, magistrati compresi? La lega nord per l'indipendenza della Padania non da oggi ha presentato una serie nutrita di proposte in questo senso, che costituiranno argomento di esame della Commissione istituenda. La lega ha individuato la causa prima di questa situazione, divenuta ingovernabile, nel centralismo e nello statalismo, di cui uno degli aspetti più arcaici e contrastanti con la nostra appartenenza all'Europa...

PRESIDENTE. Onorevole Borghezio, il tempo a sua disposizione è terminato.

MARIO BORGHEZIO. ... è il permanere dei grandi monopoli pubblici, vere cattedrali di affarismo e di spreco. È da qui che bisogna partire per allontanare definitivamente il nostro paese dalla deriva ed è questo ciò di cui parliamo: «secedere» da questi costumi perché mi consenta, signor Presidente Tangentopoli è Italiopoli (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nania. Ne ha facoltà.

DOMENICO NANIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimiamo il nostro consenso più convinto e ragionato all'istituzione di una Commissione speciale incaricata di studiare le misure per prevenire e reprimere un fenomeno di così ampia portata come quello che stiamo vivendo e del quale tanto si parla, la corruzione. Il nostro consenso è senza riserve in relazione all'istituzione di una Commissione speciale, mentre in questo senso ho già avuto modo di esprimermi in una riunione dei presidenti di gruppo abbiamo delle riserve sulla nomina del comitato dei saggi del quale tanto si parla. Queste ultime nascono dal fatto che non ci è chiaro sulla base di quali criteri i saggi vengano nominati. Abbiamo assistito poco fa alla protesta di un collega, il quale, dal punto di vista personale, si ritiene un saggio per aver scritto molti libri sull'argomento. Non riusciamo a capire quali siano i compiti, né quale sia la natura dei pareri che i saggi dovrebbero esprimere; non sappiamo inoltre se gli eventuali pareri saranno resi congiuntamente dai saggi o saranno pareri singoli, se quindi vi sarà o meno un solo parere che dovrà essere votato a maggioranza. Non è inoltre chiaro se i pareri saranno forniti all'organo che ha nominato i saggi, come vorrebbe la logica, cioè al Presidente della Camera, né quale sarà il rapporto fra i pareri formulati e quest'ultimo, in qualità di soggetto che ha nominato il comitato, e di conseguenza il rapporto che si stabilisce con la Commissione speciale; non sappiamo nemmeno se sarà quest'ultima a ricevere il parere o i pareri del comitato dei saggi. Inoltre, nel caso in cui la Commissione speciale non dovesse acco


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gliere il parere o i pareri del comitato dei saggi, ciò potrebbe voler dire che i parlamentari non vogliono combattere la corruzione solo perché si sono allontanati dal parere espresso dal comitato?
Come si vede, vi sono problemi particolari e di ampia portata, anche perché ognuno di noi sa che i saggi esprimeranno le loro convinzioni sulla base degli studi effettuati e dei loro orientamenti perché non dirlo? anche politici o addirittura prepolitici. Su tali aspetti vogliamo essere particolarmente attenti. Il gesto del Presidente della Camera non ci sembra di tipo neutro; ci sembra piuttosto una decisione d'ordine politico e su di essa, in quanto tale, il Parlamento si deve particolarmente concentrare.
I saggi spiegheranno, ad esempio, che la corruzione di tipo criminale viene da lontano, giacché la mafia fu legittimata al tempo dell'invasione anglo-americana, tant'è che i primi mafiosi venuti in Sicilia sono stati anche i primi sindaci nominati in quella regione? Ecco la contiguità tra il potere criminale mafioso e la nascita del nuovo sistema politico in Italia.
I saggi spiegheranno tutto ciò o diranno che il fine giustifica i mezzi? Ritornerà il discorso tanto caro a Craxi? Quante volte egli ha detto, persino in quest'aula, che l'illecito finanziamento dei partiti serviva al finanziamento della politica. Se lo Stato ha utilizzato la mafia per favorire lo sbarco anglo-americano, si può utilizzare lo stesso teorema: il fine giustifica i mezzi. I saggi diranno che l'illecito finanziamento dei partiti era causato dai costi della politica?
I saggi spiegheranno che non era proprio vero che il consenso era drogato, come Michele Salvati, un esponente del PDS, ha scritto in più occasioni, affrontando il tema del consenso nei primi cinquant'anni della Repubblica?
I saggi parleranno del ruolo del consociativismo nel consolidamento della corruzione? I saggi spiegheranno che la corruzione è dovuta senz'altro al comportamento di chi governa, ma anche alla mancata vigilanza di chi dovrebbe controllare?
I saggi spiegheranno come mai un partito comunista, che per bocca di Berlinguer rappresentava l'opposizione contro la quale, o senza la quale, in Italia non si faceva niente, presente nei CORECO, negli istituti autonomi case popolari, ...

PRESIDENTE. Onorevole Nania, il tempo a sua disposizione è esaurito.

DOMENICO NANIA. Signor Presidente, lei ha il potere di concedere qualche minuto in più.

PRESIDENTE. A tutti o a nessuno.

DOMENICO NANIA. Lo conceda anche agli altri.

PRESIDENTE. Gli altri sono già intervenuti. La invito perciò a concludere.

DOMENICO NANIA. Voglio ribadire che il ruolo dei saggi appare pericoloso, perché non siamo convinti che possano interpretare le ragioni di tutti.
Per queste motivazioni, esprimendo un consenso convinto e ragionato sull'istituzione della Commissione speciale, manteniamo forti riserve sulla nomina del comitato di saggi ed invitiamo il Presidente a riconsiderare la questione e, comunque, a chiarire meglio i termini della sua proposta (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Biondi. Ne ha facoltà.

ALFREDO BIONDI. Signor Presidente, resisterò alla tentazione di trasformare questi cinque minuti in una requisitoria o in un giudizio che risulterebbe sommario. Voglio però tenere presente la riserva, manifestata oggi sui giornali, sull'opportunità della proposta, sull'invasione di campo, sulla delegittimazione di questo o quello.
Credo che con l'istituzione della Commissione speciale ci si limiti a legittimare la funzione del Parlamento, rimettendo al centro delle valutazioni, prima, e delle decisioni, poi, alcune questioni che hanno un triplice carattere morale, amministrativo e politico; in sintesi, un carattere legi


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slativo non dico per poter risolvere il problema della corruzione, intesa come corrompimento dell'anima e trasferimento dei doveri negli abusi e nei vantaggi che nello snodo tra amministrazione, politica e interesse privato derivano questo no, perché sarebbe una pretesa eccessiva ma per fare ordine, per consentire alle diverse voci che hanno animato il dibattito politico di inserirsi autorevolmente nella realtà parlamentare e fare in modo che non siano altri ad occupare i nostri spazi, riassumendone la responsabilità, coscienti che tale responsabilità intride molta della realtà politica di cui siamo parte; non imparziali quindi, e in grado di beneficiare di apporti comuni.
Ho sentito e sento dire che i problemi della maggioranza e quelli dell'opposizione sui temi della giustizia, dei valori e delle istituzioni dovrebbero trovare un punto di «collimanza». Io sono di quell'idea! Sono anche dell'idea di svolgere, attraverso un'indagine ed una valutazione complessiva e poi una successiva e conseguente forma di sintesi, una nuova linea di riferimento che certo non «spogli» le Commissioni competenti e le iniziative parlamentari già in atto della loro funzione e della loro «producenza», ma semmai compia una specie di verifica dei rispettivi confini e indirizzi meglio. Mi pare che sia questa la migliore ragione per cui un gruppo, come forza Italia, che si rifà a principi liberali, come quello del «conoscere per deliberare», attiva la sua presenza. Certo, ci sono anche delle riserve, delle preoccupazioni; è quanto io stesso ho avuto modo di esprimere con lealtà di amico e di collaboratore (e di avversario, quando è stato il caso). Mi riferisco alla preoccupazione per cui questo comitato di esperti o di saggi potrebbe essere diciamo troppo saggio, e alla fine confinare il Parlamento a compiere un'opera di riduzione ... Quindi poi, rispetto alla saggezza, ci potrebbe essere non dico «l'elogio della pazzia», ma della minor saggezza, ovvero un dualismo tra quello che è un aspetto di carattere meramente propositivo ed un altro, sempre più umile, che è quello decisorio, quello di chinarsi sulle cose e vedere cosa sia meglio fare, non in astratto, ma in concreto.
Questo rischio c'è, signor Presidente! Mi rifaccio alla sua sperimentata competenza per evitare che il Parlamento sia schiavo di questi ... grilli parlanti, che ci possono dire di non andare nel «paese dei balocchi». Credo che quello dell'onorevole Nania sia un discorso che vada tenuto presente, non perché lei abbia bisogno dei nostri suggerimenti, ma perché il Parlamento ha il dovere di non essere soggetto alla filosofia e alla scienza astratta ma semmai di tenerne conto come mi permisi di dire come organo di consulenza tecnica, che non vincola né le parti né il giudice, perché è poi il Parlamento il perito dei periti che dovrà vedere come regolarsi nel caso concreto.
Ho letto sui giornali, perché anche qui dentro non viviamo nella astrattezza, cose gravi, molto preoccupanti. Questo intreccio tra politica, affari e giustizia turba la coscienza della gente ed ha bisogno di una verifica approfondita ed impietosa.
È inimmaginabile che continui una prevalenza di poteri su poteri, che vi sia chi possa giudicare perché ha più potere di altri, che invece sono titolari dell'unico potere legittimo, che è quello del popolo che lo affida ai suoi rappresentanti. Tutto questo è pericoloso. È pericoloso che si stabiliscano aree nelle quali c'è chi è più bravo, più competente degli altri, più procuratore degli altri, meno giudice degli altri, più finanziere degli altri, più ministro degli altri!
Ecco, quindi, che questo intreccio tra morale, amministrazione e politica non troverà certo una risoluzione con l'istituzione di una nuova Commissione; potrà comunque trovare uno spirito nuovo in questo Parlamento, capace di riporre al centro delle valutazioni e considerazioni il primato della politica e perché no della morale pubblica sulle disfunzioni e sulle prevalenze di ciò che di privato vi è di peggiore: confondere il pubblico con il privato.
Stabilire questo criterio di moralizzazione è un fatto di cultura oltre che di politica (Applausi dei deputati dei gruppi di

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forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU)
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. I parlamentari verdi condividono la proposta dal Presidente (successivamente condivisa dalla Conferenza dei capigruppo) di istituire una Commissione speciale per l'approvazione ci auguriamo rapida e tempestiva di progetti di legge tesi a combattere la corruzione e soprattutto a creare le condizioni per una sua prevenzione.
Ci convince infatti, soprattutto, l'idea di un Parlamento capace di riprendere il suo ruolo, anche attraverso l'istituzione di questa Commissione speciale e l'ausilio dei saggi, che però mai possono sostituirsi al lavoro della Commissione, all'autonomia legislativa e alla responsabilità del Parlamento. È necessario che il Parlamento svolga un ruolo attivo su queste vicende, legiferando rapidamente senza tentazioni giustizialiste, ma con l'obiettivo di rafforzare gli strumenti di lotta e prevenzione di un fenomeno complesso, come appare evidente dalle vicende di queste settimane. Con questa iniziativa politica il Parlamento torna ad occupare uno spazio attivo ed adeguato alle aspettative del paese.
I verdi hanno giù presentato nel corso delle precedenti legislature e in quella attuale alcune proposte di legge per affrontare in termini incisivi il problema della corruzione e della sua prevenzione. Altre proposte saranno avanzate nel termine che è stato indicato per l'inizio dei lavori della Commissione. Siamo convinti che essa dovrà, entro il 31 gennaio, produrre atti da sottoporre, poi, al vaglio dell'Assemblea adeguati, perché il paese attende una risposta. Se la magistratura, a cui va il ringraziamento di tutto il paese, ha il compito di intervenire, reprimendo coloro che commettono reati, il compito del Parlamento è quello di creare le condizioni affinché i reati e le situazioni in cui si sono determinati non si ripetano per il futuro.
Quindi sarebbe un errore grave da parte di questo Parlamento perdere l'occasione che la Commissione speciale che sarà istituita offre a noi e, credo, a tutto il paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scozzari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE SCOZZARI. Presidente, i deputati della rete, ritengono opportuna l'iniziativa di istituire una Commissione speciale, soprattutto perché, come dice il collega Biondi, ridà centralità al Parlamento e alla politica.
È assolutamente inaccettabile la posizione di chi si sente spogliato di un proprio potere, di una propria capacità di interloquire in una materia nella quale il Parlamento ha l'obbligo e quasi il dovere morale di intervenire.
Bisogna rioccupare uno spazio che altri poteri dello Stato avevano avocato a sé, in un momento delicato nel quale la politica era debole e gli uomini che governavano attraverso di essa erano pure deboli. Bisogna riassumersi tutte le responsabilità che derivano dall'esercizio del potere politico.
È importante capire le dinamiche ed intervenire preventivamente. Al riguardo desidero fare brevissime riflessioni di merito su due questioni. La prima è la burocrazia. Il nodo centrale è sicuramente capire che cosa è avvenuto al suo interno. La burocrazia blocca lo sviluppo e si erge a contropotere del potere politico. La burocrazia in alcune zone del paese, nel Mezzogiorno, è strettamente collegata con alcuni spezzoni della criminalità organizzata e della mafia; oggi è il vero potere che blocca lo sviluppo e scredita le istituzioni e la politica e questo le consente di esercitare un controllo su tutto il territorio.
L'altra questione importante è l'iniziativa del ministro Flick per la tutela della persona in relazione a fatti che non hanno nulla a che vedere con le indagini. Condividiamo perfettamente l'azione di riequilibrio tra i poteri dello Stato che egli sta ponendo in essere. Infatti, nel momento in cui si va oltre aspetti attinenti alle indagini, incidendo sulle persone, non si eser


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cita legittimamente un potere, ma piuttosto si cerca di delegittimare la politica.
Bisogna evitare, naturalmente, gli eccessi. In Italia siamo troppo abituati a passare da un eccesso ad un altro. Occorre dunque che si cerchi di non criminalizzare chi svolge il proprio dovere, sia politico sia magistrato. Proprio per questo è importante ridare serenità a tutti: sia ai politici nell'esercizio delle loro funzioni sia ai magistrati, affinché compiano fino in fondo il loro dovere.
Lodiamo questa iniziativa perché attribuisce nuovamente un ruolo alla politica e ridà legittimazione ad un'istituzione importante come il Parlamento. Per tali ragioni siamo favorevoli alla istituzione di questa Commissione speciale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicocchi. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BICOCCHI. Signor Presidente, il gruppo di rinnovamento italiano condivide la proposta e dà atto al Presidente Violante della sensibilità con cui ha colto un'esigenza avvertita tra i cittadini ed ha avanzato una proposta alla Camera. Senza invasioni di competenza, è necessario che la magistratura svolga la sua funzione ed il Governo e il Parlamento le loro.
Invito i colleghi ad evitare di caricare questa iniziativa di eccessive attese, cui corrisponderebbero delusioni altrettanto cocenti, perché dobbiamo essere consapevoli che il problema non si risolve con l'istituzione di una Commissione, ma che richiede una notevole attenzione a svariati livelli.
Siamo convinti che il tema della corruzione non possa essere risolto con una legge anticorruzione, bensì con una profonda riforma dello Stato. Il tema della corruzione infatti deve essere affrontato partendo da una incisiva riforma dello Stato e della pubblica amministrazione. Come si ricordava in precedenza, senza una drastica riduzione del peso del settore pubblico, non solo dello Stato ma anche degli enti locali, sull'economia e sui servizi, senza un radicale snellimento dell'apparato a tutti i livelli, senza l'introduzione di criteri di efficienza, di produttività e di concorrenza, non è possibile affrontare seriamente la questione.
Molto delicata è la questione della delimitazione dei compiti della Commissione al fine di pervenire a risultati concreti, a realizzazioni minime che risultino visibili ed efficaci.
Per parte mia, desidero avanzare due proposte: in primo luogo, la distinzione tra politica e amministrazione. È un tema che negli anni scorsi era stato sottoposto anche all'attenzione del legislatore e che oggi è venuto meno, mentre ritengo si tratti di una questione fondamentale. Infatti, se non si riesce ad operare una netta separazione tra le competenze di chi fa politica e prende le decisioni politiche e quelle di chi amministra una distinzione che si deve tramutare in dialettica e, se necessario, in conflitto di responsabilità e funzioni tra chi governa e chi amministra, proprio perché si tratta di due funzioni nettamente diverse che devono controllarsi a vicenda se non si tocca questo nodo, non si affrontano realmente le questioni cruciali.
L'altro aspetto sul quale occorre incidere è quello dei controlli. Nel nostro paese la corruzione ha assunto la dimensione nota pur in presenza di milioni di inutili atti cartacei di controllo. Ebbene, se la Commissione si occupasse anche solo della questione dei controlli, svolgerebbe già un ruolo molto importante, incidendo in modo profondo su uno dei problemi da anni insoluti.
La Commissione speciale non è una Commissione di inchiesta, ma è inserita nel procedimento legislativo, dovendo esaminare i progetti di legge diretti ad incidere sulla struttura dell'amministrazione, in modo da effettuare una reale prevenzione.
L'aspetto politico e gli interventi repressivi sono questioni diverse, così come cosa differente sono le Commissioni di inchiesta. Il problema quindi, Presidente, sarà quello di delimitare le competenze della Commissione, anche attraverso il lavoro dei saggi, e di ottenere risultati concreti in breve tempo. Grave sarebbe se la


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Commissione partorisse il famoso topolino, perché non si può creare l'attesa di una incisiva risposta su un tema così angosciante per l'opinione pubblica e dimostrare poi che il Parlamento e la Camera sono incapaci di corrispondere alle aspettative. Invito pertanto i colleghi a tenere nella dovuta considerazione l'esistenza di un problema reale di efficienza e di produttività per l'istituenda Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

TULLIO GRIMALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, non abbiamo fatto mancare il nostro assenso all'iniziativa del Presidente, pur avendo manifestato riserve; avremmo preferito non dover ricorrere ad organismi speciali e straordinari perché danno sempre un segnale di debolezza e denunciano l'affanno di una risposta. Inoltre rischiano di sovrapporsi alle competenze ordinarie sollevandole dalle loro responsabilità. L'esperienza poi non induce a previsioni ottimistiche ma, poiché il ruolo di Cassandra è sempre sgradevole, cercheremo di mettere da parte i dubbi e di offrire un contributo fattivo.
Il nuovo scenario che si apre sulla corruzione è impressionante: comitati di affari e lobbies agiscono come poteri criminali direttamente sulle leve dell'economia, un mercato sommerso di traffici illegali sta avvolgendo tutti i settori della vita del paese. Non è soltanto un problema di ricambio del personale dirigente (un comitato di saggi forse potrà dare utili suggerimenti), ma se i luoghi della politica non si riapproprieranno del potere di decisione, anche le idee migliori non avranno realizzazione. C'è, al contrario, una tendenza a dislocare sempre più poteri fuori dagli ambiti di controllo in un'esaltazione continua del modello privato.
Non vorrei richiamare qui il discorso manzoniano dell'Azzeccagarbugli: «le gri-de ci sono ma i bravi non scompaiono». Una stridente contraddizione si profila invece quando si vogliono far tacere i magistrati e limitare il loro intervento o quando ci accingiamo (come avverrà oggi) ad approvare una legge che in pratica esclude il carcere fino a tre anni, comprendendo anche reati di corruzione, concussione e peculato, oppure quando (come sta avvenendo al Senato) si approva una legge con la quale si vuole praticamente cancellare il reato di abuso di ufficio.
La Commissione speciale dovrà lavorare nei tempi dati e con obiettivi ben circoscritti e definiti. In primo luogo dovrà rivedere le forme di controllo nei settori dove la corruzione si annida; in secondo luogo dovrà dare strumenti adeguati ai magistrati per la repressione. È questo, a mio parere, un compito che può assolvere un organismo speciale e straordinario come quello che si sta per approvare, ma che non deve andare al di là degli obiettivi e dei confini conferiti dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Signor Presidente, il gruppo della sinistra democratica la ringrazia per l'iniziativa che ha assunto nei giorni scorsi e che è un modo concreto per affermare l'autonomia e la funzione del Parlamento e della politica. Apprezziamo altresì il largo consenso che i presidenti di gruppo ed i singoli gruppi hanno manifestato sulla sua proposta.
Credo che alcune delle riflessioni critiche in merito al comitato dei saggi che qui abbiamo ascoltato debbano essere intese nel senso di concepire la funzione del comitato stesso come preparatoria, propedeutica, istruttoria, la quale nulla toglie all'autonomia, all'iniziativa, alla decisione sovrana di ciascun gruppo e di ciascun parlamentare prima nella Commissione speciale e poi in Parlamento.
Ma questa iniziativa è opportuna perché ha l'obiettivo specifico di produrre alcune modifiche legislative o alcune norme, attualmente inesistenti, che possano rendere più difficile la riproduzione del sistema della corruzione. Si tratta quindi di una iniziativa «propria» di fronte ad un


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allarme molto diffuso che nel paese è cresciuto in questi giorni soprattutto attorno all'inchiesta della magistratura spezzina.
Lo scenario e lo spaccato che tale inchiesta offre per alcuni versi è forse ancora più realistico di quello che avevamo conosciuto negli anni passati, perché ci fa vedere un sistema di corruzione che non è solo un sistema di finanziamento occulto delle forze politiche, ma un ambito nel quale operano veri e propri centri di potere, con diramazioni in tutti i gangli decisionali dell'economia e della finanza, delle banche e degli affari, della magistratura, della politica e dell'amministrazione.
Credo che di questa ricostruzione della vicenda dobbiamo essere grati alla magistratura per il lavoro che ha svolto e che sta svolgendo. Voglio dirlo senza polemica: quanto è stato importante e quanto è importante continuare a battersi per difendere l'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario!
In ogni caso, colleghi, fare tale affermazione non può significare assolvere il ruolo della politica. Il fatto che si scopra, cioè, all'improvviso che sono corrotti anche dei magistrati, dei finanzieri e i rappresentanti di centri di potere più larghi, non è una grande consolazione! Anzi, tutto ciò in qualche modo ci dice che, accanto alla «mala politica», cioè a quella parte della politica che rubava, si è registrata ancora (e troppo) un'inerzia anche del complesso delle forze politiche, vale a dire di tutti noi, nel consentire di esercitare una funzione attiva, nel delegare di fatto al solo controllo penale la lotta alla corruzione. Questo è il punto!
Si è chiacchierato tanto, anche quest'estate, sull'adozione o meno di soluzioni politiche della vicenda. Sono chiacchiere piuttosto inutili, perché il vero problema è che la corruzione si sradica certamente mantenendo l'azione penale intatta del resto, in questi anni è stata potenziata -, senza indebolirla!
Altri problemi sui quali dovremmo discutere in Parlamento sono quelli del processo penale, della forza della difesa e della terzietà del giudizio. In ogni caso, colleghi, il problema è che l'azione penale da sola non basta. Se ci limiteremo a delegare all'azione penale, appiattendoci sulle inchieste o attaccandone e criticandone gli esiti, ci troveremo di fronte ad una crescita sempre più patologica di fenomeni di questa natura.
Allora, la strada da seguire non è quella di imboccare la via delle leggi emergenziali, ma quella di dar vita ad un sistema che, con controlli preventivi di carattere amministrativo e con una forte azione a monte, riduca ragionevolmente e largamente le possibilità di rubare, consentendo inoltre, laddove si verifica una violazione delle leggi, che il «bisturi» dell'azione penale possa effettivamente intervenire con efficacia.
Per consentire alla Commissione di ottenere i risultati che si prefigge, è importante mantenere un clima di dialogo tra le diverse forze politiche. Devo dire di aver apprezzato l'intervento dell'onorevole Biondi, che mi è sembrato molto costruttivo in questo senso. Il buon esito della fase politica che stiamo vivendo mi riferisco alla Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, alla Commissione antimafia ed allo stesso lavoro che stiamo svolgendo in Commissione giustizia dipenderà molto dal modo in cui le forze politiche, della maggioranza e dell'opposizione, si confronteranno, se riusciremo a mettere in campo riforme opportune.
Il ministro Flick ha chiesto ai magistrati di mantenere il riserbo sulle inchieste; ed ha fatto bene, perché il pubblico ministero, il magistrato, trova legittimazione solo nella legge e non nel consenso. In ogni caso, occorrerebbe anche da parte nostra, del mondo politico, non solo tenere più bassi i toni delle polemiche, ma anche cercare di fare più leggi e, magari, qualche dichiarazione in meno.
In conclusione, esprimo l'auspicio che la Commissione speciale ci possa aiutare a dotarci di una strumentazione che ci consenta di intervenire efficacemente, affinché la corruzione nel nostro paese non sia più quel male così diffuso che abbiamo visto fino ad ora (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e di rifondazione comunista-progressisti).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Veltri. Ne ha facoltà.

ELIO VELTRI. La corruzione non è una peculiarità del nostro paese, essa è antica quanto gli ordinamenti statuali. Le differenze tra il nostro paese e gli altri, soprattutto quelli a tradizione anglosassone, sono fondamentalmente cinque, tre principali e due subordinate. La prima: il fenomeno da noi è patologico perché penetrante e pervasivo, ambientale appunto, come è stato detto. La seconda: la riprovazione sociale è minore, o meglio, almeno me lo auguro, lo era. La terza: la politica, come anche il caso Necci dimostra, non interviene mai prima.
E veniamo alle due differenze subordinate. La legislazione è caotica, mutevole e provvisoria e l'amministrazione è in assoluto la peggiore delle grandi democrazie. Il 31 maggio del 1993, di fronte all'assemblea della Confindustria, il Governatore della Banca d'Italia Fazio ha affermato: «Forme di corruzione diffusa nei rapporti tra imprese e sfera pubblica hanno gonfiato la spesa, leso il buon funzionamento del mercato, ostacolato la selezione dei fornitori e dei prodotti migliori. L'entità di questa tassazione impropria, che da ultimo ricade sui cittadini, è di una gravità che sgomenta».
La Commissione che ci viene proposta può essere il luogo idoneo per decidere misure anticorruzione, utilizzando l'esperienza di altri paesi, l'enorme materiale elaborato in Italia, i progetti di legge del Governo e dei deputati, l'apporto dei magistrati più seri che si sono occupati di questi problemi. La Commissione può anche favorire i rapporti con gli altri organi dello Stato, in particolare la magistratura; ma questa volta, colleghi, sarebbe il potere politico a chiamarla a collaborare nella sede istituzionale della sovranità nazionale e non viceversa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.

FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, signori deputati, posso accettare l'idea, non la proposta, perché quest'ultima contiene anche la soggettività del proponente. Confesso di avere ancora idee confuse circa la combinazione di competenze tra comitato e Commissione nella ripartizione delle stesse (se referenti, consultive, o decisorie), ed anche sui tempi di intervento di questa collaborazione estranea alla Commissione. Questa è una perplessità che si dovrebbe dirimere prima.
La seconda considerazione, che mi induce ad aderire all'idea e non alla proposta, è quella per la quale resta indefinito l'oggetto dell'indagine che dovrebbe essere svolta. Si tratterebbe di un'indagine per la prevenzione e la repressione della corruzione. Con il termine «corruzione», certo, non intendiamo solo ciò che la legge penale definisce come tale: sarebbe troppo poco. Forse in questo caso corruzione è un'indicazione fenomenica che abbraccia anche le carenze operative che siano difformi dalle deontologie e dal costume «misurato».
Mi chiedo: è o non è corruzione l'intrigare per acquisire al proprio partito uffici giudiziari minacciando infondatamente chi li occupa (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)?
È corruzione il fatto che da parte di un funzionario di polizia possa giudicarsi conveniente o non conveniente, giusta o non giusta, veridica o non veridica, l'affermazione di un soggetto processuale quando questi «minaccia», peraltro ipoteticamente, il suo patrono politico?
È possibile che un'alta carica dello Stato, cui compete il potere di accertamento della legittimità dei procedimenti di formazione della legge, asserisca davanti al paese che egli non firmerà una legge regolarmente votata dal Parlamento perché difforme dalle proprie vedute personali (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)?
È corruzione o non è corruzione che un'alta carica dello Stato inganni la verità e la nazione tacendo sul fatto che in altri tempi egli si è reso confessamente percettore di fondi dello stesso Stato (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)?


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È corruzione o non è corruzione che chiunque detenga un minimo potere lo dilati fino a sopprimere le legittime difese delle personalità altrui?
Questa risposta non l'avrò in questa sede; né lo dico sinceramente mi sento di chiederla a lei, signor Presidente.
Tuttavia, vi sia o meno comitato (e vedremo nominato da chi); vi sia o meno la Commissione speciale; ove mai in qualsiasi maniera e attraverso qualsivoglia procedimento si avvierà tale nuova realtà che ripeto in principio se posso dirlo mi trova consenziente, però alla condizione ulteriore che essa abbia un ampio spettro di competenze senza sovrapporsi ad altre; ebbene, qualunque possa essere l'iniziativa, solleciterei almeno due alte cariche dello Stato a dimettersi prima che un siffatto organo cominci i propri lavori (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

FEDERICO ORLANDO. Signor Presidente, dirò solo due delle ragioni per le quali esprimo il mio assenso alla sua proposta.
Innanzitutto, la nuova Tangentopoli sembra figlia soprattutto della intangibilità della pubblica amministrazione e della indiretta istigazione a delinquere che ne deriva. Nessun provvedimento è stato adottato nel nostro paese contro funzionari condannati. Bisogna abbattere uno dei perduranti miti dello statalismo centralista antidemocratico, quel che resta dello stato giuridico dei pubblici dipendenti, cioè della sacralità della corporazione. Nella pubblica amministrazione includiamo naturalmente anche l'amministrazione della giustizia. Quei magistrati per fortuna pochi che prediligono esercitarsi nella critica ai colleghi delle varie «mani pulite», che hanno ripulito almeno in parte il nostro paese, ci dicano se sono o meno favorevoli a smantellare, insieme a noi, il sistema di privilegi e di inammissibili arricchimenti dei giudici (penso ai collaudi, agli arbitrati e ad altre occasioni omertose).
Vengo al secondo motivo di consenso. Signor Presidente, con questa iniziativa lei ridà funzione alla politica che, come sa l'amico e collega Biondi, di per sé non è una polizza assicurativa contro la corruzione, ma con leggi incisive ed approvate prioritariamente può spezzare le giunture del sistema della corruzione, che è unitario e va dai gabinetti dei ministri alle partecipazioni statali, alle grandi industrie, ai grandi finanzieri, ai mediatori, ad una parte del sistema dell'informazione e della classe politica nazionale, regionale e comunale.
Signor Presidente, concludo dunque con il mio «sì» chiedendo però una riflessione: questa Commissione è quasi un'authority interna al Parlamento, come è giusto che sia, e non può essere composta a mio parere solo di tecnici dell'amministrazione e del diritto, ma anche di rappresentanti di altre esperienze culturali, quelle per esempio che, svincolate dalle logiche di appartenenza politica, ma non dalle esigenze alte della politica, si battono contro i probabili ma temuti nuovi consociativismi, che sono sempre la crosta fredda sotto la quale continuerebbe a ribollire il magma del malaffare (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

ALFONSO PECORARO SCANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, non mi risulta che lei avesse chiesto di parlare. Se però intende chiedere l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo del suo intervento, la Presidenza lo autorizza senz'altro.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Intendevo appunto chiedere la pubblicazione di un intervento scritto per chiedere che la Commissione speciale si occupi davvero di tutto e si evitino interventi come quelli di Mancuso, che ritengo estremamente scandaloso in quest'aula (Vive proteste dei de


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putati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

DOMENICO GRAMAZIO. Buffone!

PRESIDENTE. Colleghi!
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta della Presidenza di istituire una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del regolamento, per l'esame dei progetti di legge recanti misure per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione.
(È approvata Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

Mi sembra che la proposta sia stata approvata all'unanimità; no, mi correggo: ci sono stati due voti contrari.

GIORGIO BOGI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO BOGI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Intervengo per dichiarare l'intenzione del Governo di collaborare attivamente ai lavori della Commissione speciale testé istituita...

ALFREDO BIONDI. Ne siamo lieti!

GIORGIO BOGI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. ... perché ne intendiamo gli aspetti di estrema concretezza, non certo di indagine generale o generica, ma finalizzata alla produzione di strumenti legislativi per la prevenzione o la repressione della corruzione. In questo senso il Governo, anche in riferimento a quanto per parte sua ha già iniziato in termini di definizione dei procedimenti di trasparenza e di controllo per gli atti della pubblica amministrazione, ritiene di poter concretamente collaborare con la Commissione speciale.
PRESIDENTE. La ringrazio molto, onorevole Bogi.

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