Seduta n. 43 del 30/7/1996
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Si riprende la discussione del disegno di
legge di conversione n.1857 (ore 14,08).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnaga.
Ne ha facoltà.
SIMONE GNAGA. Signor Presidente, colleghi deputati,
rappresentante del Governo, ci troviamo a discutere sulle disposizioni urgenti per il
risanamento della finanza pubblica. Per l'ennesima volta, quindi, ci ritroviamo a compiere
un'azione caratterizzata dall'immediatezza; tuttavia, lo facciamo con una terminologia non
adeguata. Discutiamo, appunto, di risanamento della finanza pubblica, ma si tratta sempre
di piccoli interventi che a nulla serviranno per realizzare veramente il risanamento.
Faccio alcuni esempi.
Certo nessuno si illude che nell'immediatezza, con tutti i problemi procedurali e di
tempo, il Governo sia in grado di poter sopperire allo stato assolutamente disastrato
della finanza pubblica; tuttavia, se non altro, c'era la speranza di vedere un'azione
chiara, soprattutto in alcuni settori (mi riferisco, soprattutto, a quello della sanità e
all'intervento nei confronti degli enti pubblici).
Ad ogni modo, alle decine di emendamenti presentati dal gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania non è stato dato alcun tipo di riscontro effettivo: non si
ritiene che vi sia alcuna necessità di svolgere un rapporto dialettico costruttivo con
l'opposizione. Analizziamo un attimo l'articolo aggiuntivo Pagliarini 6.02, relativo al
blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, che è stato presentato perché si parla di
spostamento dei pagamenti pubblici al 1997 e intanto però continuano ad essere effettuati
concorsi. Allora, dov'è l'esigenza di intervenire su una finanza pubblica assolutamente
disastrata?
Nella realtà, poi, la situazione è diversa: posso fare l'esempio del sindaco di un
piccolo comune della Toscana, Vergemoli, che si trova ad avere la necessità di un
segretario comunale. Tale richiesta è stata avanzata più volte ma non ha ottenuto
risposta: c'è ancora una sola speranza che svolga questa funzione, al cinquanta per cento
con il comune di Borgo a Mozzano. Nel momento in cui si prevede uno spostamento dei
pagamenti pubblici al 1997 e si afferma che occorre risanare la finanza pubblica, pur
continuando però ad
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espletare concorsi per l'assunzione di personale, ebbene, là dove serve urgentemente e
la lega nord non ha certo mai manifestato un atteggiamento estremamente positivo nei
confronti della funzione di segretario comunale un segretario comunale, non viene
assegnato, pur in presenza di una richiesta precisa del sindaco di Vergemoli.
Ho fatto tale esempio per dire quanto spesso siamo lontani dalle esigenze del territorio.
È inutile, quindi, continuare a definire il decreto-legge n.323 come provvedimento di
risanamento della finanza pubblica; eventualmente lo è solo di una piccolissima parte
della stessa. In ogni caso è vero che tale risanamento comporterà un distacco sempre
maggiore dall'Italia reale.
Il provvedimento in esame prevede il blocco quasi totale dei fondi per gli alluvionati di
Liguria e Piemonte fino al 1998. Eppure si dovrebbe anche in questo caso, intervenire
d'urgenza e dare un chiaro segnale che, nelle zone in cui si renda necessario, il Governo
è pronto ad interventi tempestivi; ma ciò non avviene.
Per quanto riguarda l'industria farmaceutica, il comma 4 dell'articolo 1 è stato oggetto
di un grande confronto dialettico in Commissione. In questo caso vediamo che il futuro
delle aziende farmaceutiche dipenderà quasi esclusivamente dal potere discrezionale della
commissione unica del farmaco, la quale memori non di decenni o di lustri addietro, ma
potremmo dire anche solo di mesi era composta da personaggi per lo meno dubbi e che certo
non hanno niente a che vedere con gli attuali commissari. Se non altro, l'esperienza ci
insegna a non attribuire tutte le competenze e le prerogative ad un unico ente di
gestione; si faccia dunque in modo che il Ministero della sanità eserciti un intervento
diretto. Ebbene, anche a tale proposito non è stato dato alcun tipo di segnale. Inoltre
si è fornita una indicazione, prevedendo il farmaco di riferimento, assolutamente
contraria a quei principi del libero mercato che dovrebbero invece essere garantiti in uno
Stato che viene definito non dico liberista, ma liberale. Vi saranno dunque alcune aziende
farmaceutiche che si troveranno ad affrontare problemi rispetto alla produzione futura ed
alla ricerca universitaria collegata alla produzione; conseguentemente si registrerà un
appiattimento nel settore ed anche una ancora più scarsa garanzia nei confronti del
cittadino, poiché non so quanto il prodotto offerto al pubblico sarà effettivamente
garantito dal punto di vista della qualità. Ma vi è stata una chiusura anche per quanto
riguarda tale settore. La riqualificazione, che verrà effettuata dalla CUF, è
assolutamente anomala, giacché come dicevo sarà un unico soggetto a decidere in merito.
Per quanto concerne la certificazione degli invalidi, siamo assolutamente d'accordo sul
rigore previsto nella normativa. Tuttavia siamo contrari all'autocertificazione; con tutto
il rispetto per la dignità del cittadino, dobbiamo però avere rispetto anche per la
dignità dell'operatore. Siamo convinti che il medico della USL abbia la competenza per
certificare l'invalidità di un paziente. D'altronde, sono di questi giorni i fatti di
Napoli, delle migliaia di invalidi scomparsi, sui quali un collega ha presentato
un'interrogazione: questo rigore il Governo potrà metterlo in pratica. Come? Poiché non
si parla di milioni, ma di migliaia di persone, si potrà fare un riscontro fra gli
invalidi che risultavano all'ufficio del lavoro negli ultimi mesi e quelli che risultano
attualmente. Facendo una banalissima operazione di sottrazione, si verificherà chi sia
realmente invalido tra quelli che sono assenti dalle liste attuali.
Non per fare un discorso "razzista", ma è un fatto che è accaduto a Napoli; poteva
succedere e probabilmente succede da qualsiasi parte. Merito del collega Pecoraro Scanio
che ha richiamato l'attenzione su questa vicenda in un'interrogazione e sarà merito del
Governo spetta però al Parlamento tenere sotto controllo l'esecutivo se riuscirà a dare
una risposta chiara su chi sono le decine di migliaia o le migliaia di invalidi scomparsi.
Ciò comporta maggiori controlli nelle zone dove sono chiaramente emersi questi illeciti
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riguardanti la riscossione della pensione di invalidità.
Un altro aspetto tecnico relativo al decreto-legge n.323 riguarda la minore
fiscalizzazione (si prevede lo 0,6 per cento in meno) degli oneri sociali per le piccole
imprese. Tra l'altro, oggi non si può parlare soltanto di piccole e medie imprese; la
stessa Confindustria per ammissione del presidente Fossa è composta in gran parte da
piccole imprese. Quando si continua a prevedere una sempre minore fiscalizzazione ed a
vedere le piccole e medie imprese come gli unici soggetti che offrono una certezza di
prelievo fiscale sapendo che in ogni caso, quei soggetti, che sono politicamente deboli,
sono più facili da colpire si continua ad attuare una politica discriminante nei
confronti di imprese che non soltanto sono il tessuto forte della produzione in tutta
Italia, ma che soprattutto guarda caso operano in Padania certo, non soltanto in Padania e
che sono l'anello forte di quell'alta produttività di una parte dell'Italia. È evidente
che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si deve muovere in modo
molto coerente per far sì che si ritorni ben sopra la soglia del 5 per cento affinché
questa fiscalizzazione non sia sempre a carico delle piccole e medie imprese.
Concludo esprimendo la speranza che questa che si chiama oggi manovra di risanamento della
finanza pubblica, questa "manovrina", sia in futuro abolita e che vi sia da parte del
Governo un'azione chiara e decisa di carattere fiscale che abbia il coraggio di attivarsi
in modo coerente con il programma presentato dal Governo alle ultime consultazioni
elettorali (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Cavaliere. Ne ha facoltà.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, spero non dispiaccia al ministro dell'interno se intervengo in aula indossando
un indumento del colore vietato da questo regime, il verde.
Siamo alle solite: ancora una volta un Governo di questo Stato "decotto" chiede ai
cittadini di fare sacrifici; ancora una volta il Governo, dimostrando l'incapacità di
incidere sulla spesa pubblica con dei tagli reali alla spesa, interviene piuttosto con
misure che causano un grave freno agli investimenti, mettendo le briglie all'economia
della Padania, l'unica ancora in grado di reggere (ormai non per molto) ad un
sistema-Stato che drena troppe energie, che sottrae troppa linfa vitale a quelle attività
che, per continuare ad essere competitive ed offrire quindi opportunità occupazionali,
devono essere messe nelle condizioni di fare investimenti. Ciò per evitare un handicap
tecnologico che metterebbe la Padania fuori dai mercati, compreso quello europeo.
La Padania, da est ad ovest, lamenta storiche carenze infrastrutturali e vani sembrano
essere i "lamenti" uso il termine tra virgolette che si levano da chi non vede più
corrisposto in termini di servizi il pedaggio che questo Stato padrone cattivo padrone!
gli chiede. Non vediamo, signor Presidente, la minima volontà di capire quanto poco
sentiti dai cittadini della Padania volendosi esprimere in maniera morbida siano tutti
quegli interventi che vanno dal salvataggio del Banco di Napoli al finanziamento delle
opere per il Giubileo di Roma; sì, di Roma e non di tutto il paese, come si vuole far
credere! Sono opere che solo i cittadini della capitale avranno il piacere di utilizzare
anche dopo l'evento economico, politico e religioso; sono interventi che normalmente e in
gran parte dovrebbero appartenere al bilancio dell'amministrazione comunale di Roma!
Il Banco di Napoli dovrebbe essere risanato per usare un eufemismo andando a coprire con
un intervento pubblico quell'incredibile mole di crediti inesigibili causati da una
gestione mafiosamente clientelare dei finanziamenti alle imprese; imprese che,
evidentemente, tali non erano se non possedevano nemmeno i requisiti minimi di garanzia
che qualsiasi
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istituto di credito chiede (e solitamente sono ben consistenti: ne sanno qualcosa gli
imprenditori, specie se piccoli o medi, della Padania!) a fronte del credito erogato.
Dicevamo che si vuol risanare la voragine del Banco di Napoli per poi privatizzarlo e
trasferire gli utili netti derivanti dalla privatizzazione nel fondo per le aree depresse
del Mezzogiorno. Ma allora, la lezione non è servita! Forse non avete capito che la
Padania non è più disposta ad accettare operazioni che puzzano di Cassa per il
Mezzogiorno!
Il Giubileo poi rappresenta un'occasione che è tale solo per la città di Roma e per il
territorio limitrofo. Non ci si venga a raccontare, signor Presidente, di ricadute sul
resto del territorio generate dall'afflusso dei visitatori! Lo si venga piuttosto a
spiegare, ad esempio, agli operatori turistici di Iesolo, città balneare del Veneto
seconda come afflusso turistico solo alla meglio nota riviera romagnola per raggiungere la
quale bisogna percorrere, standosene in coda, una trentina di chilometri di una strada
statale i cui parametri fanno invidia alle mulattiere del Nepal! Si faccia capire a questi
contribuenti l'utilità di partecipare a questi finanziamenti!
E contribuiscono, signor Presidente! Sapesse quanto contribuiscono alla realizzazione
della tramvia denominata "Togliatti", che avranno il piacere di utilizzare quando,
pellegrini del Giubileo e tali saranno tra qualche anno si vorranno recare da Cinecittà a
Ponte Mammolo!
La Padania, signor Presidente, non condivide assolutamente le priorità avanzate
dall'attuale Governo in materia di opere pubbliche. La Padania non ha nessuna intenzione
di finanziare attraverso l'aumento della pressione fiscale la variante di valico e ancor
meno la Salerno-Reggio Calabria, autostrada (lo ricordiamo) per la quale non si paga alcun
pedaggio, come, del resto, per la quasi totalità delle arterie autostradali del
Mezzogiorno.
I cittadini del Veneto, signor Presidente, pagano profumatamente la loro percorrenza
autostradale con importi che, nel caso della Venezia-Padova, rappresentano il record
nazionale del costo chilometrico e con una densità di traffico, per quanto riguarda la
tangenziale di Mestre, che non ha paragoni nemmeno con il volume di traffico che
attraversa il Golden Gate, il ponte di San Francisco!
I cittadini della Padania dovranno anche continuare a fare sacrifici per risanare i buchi
abissali provocati dalla gestione della compagnia di bandiera, gestione di cui il
Presidente del Consiglio deve rispondere e le cui conseguenze hanno portato, come in molti
altri casi, ad una consuetudine amministrativa di tipo clientelare, con il risultato di
trovarci ora nella necessità di far fronte all'eccedenza dei dipendenti utilizzando come
propone il Governo lo strumento del prepensionamento. Questo strumento grava ancor più
pesantemente sulle casse della previdenza pubblica, casse già troppo saccheggiate, per il
risanamento delle quali abbiamo ipotecato il futuro delle generazioni che verranno.
Il sistema pensionistico vede ora affiorare tutto quel magma denunciato da anni dalla lega
e vede nell'illecito della falsa invalidità illecito presente in misura eclatante nelle
aree del Mezzogiorno il suo culmine, il lato più nefasto e più irritante per il
cittadino della Padania.
Da numerosi articoli di giornale e da controlli effettuati risulta all'opinione pubblica
che il risparmio derivante dalla revoca dell'indennità non dovuta è superiore di gran
lunga alle previsioni di entrata contenute nella relazione tecnica del Governo.
La domanda a questo punto è: si ha intenzione di procedere seriamente con i controlli?
Dall'articolo 7 in poi non si può nascondere il ricorso ad una maggiore pressione
fiscale. Lo stesso Prodi nella campagna elettorale dell'Ulivo non ha mai promesso una
riduzione della pressione fiscale, ma si è comunque impegnato ad una redistribuzione più
equa delle imposte, che a lungo andare (circa tre anni) avrebbe avuto come effetto una
riduzione della pressione fiscale grazie all'allargamento della base imponibile.
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Quale equità, signor Presidente, è quella che impone ai cittadini della Padania il
pagamento di una aliquota IVA sul gas per il riscaldamento quasi doppia rispetto ai loro
concittadini del sud? Ancora una volta dobbiamo rilevare che per chi abita in regioni
sicuramente caratterizzate da condizioni climatiche più sfavorevoli riscaldare le
abitazioni costituisce un lusso rispetto a coloro che vivono nel paese du sole!
Grave è poi la soluzione dell'aumento al 27 per cento della ritenuta sui certificati di
deposito. In questo modo si costringono i cittadini ad una scelta obbligata, che è quella
della sottoscrizione del debito pubblico (la cui conseguenza è ormai superfluo esporre),
oppure li si costringe ad indirizzarsi verso altri investimenti che però non si adattano
alle esigenze soddisfatte dai certificati di deposito. Questa non è, signor Presidente,
una manovra coraggiosa e poco la potranno modificare, se approvati, emendamenti che, pur
andando a correggere o per lo meno a tamponare i danni provocati da questo provvedimento
alle imprese della Padania, non ci trovano assolutamente favorevoli. Troppo di questo
Stato, che non ci piace affatto, rimane inviolato dal punto di vista della sua
centralità, che qualcuno ritiene sacrale e che è anche centralità di spesa e di spreco
tale da consentirgli di sopravvivere affossando definitivamente le aspirazioni di libertà
e di autodeterminazione dei popoli della Padania, volte a porre fine ad una truffa che per
oltre un secolo, cancellando e falsando la storia e le tradizioni, ha costretto a dire che
"schiava di Roma, Iddio la creò".
Viva i liberi popoli della Padania e dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo
della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole
Rodeghiero, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.
PAOLO BAMPO. Signor Presidente, la notte di giovedì
scorso, se non ricordo male, ho avuto modo di ricordare ad un non folto uditorio che il
confronto che il corpo parlamentare sta conducendo in quest'aula risulta per i cittadini
sicuramente più sterile di quello che ci si aspetta, di quello che qualcuno vorrebbe vi
fosse sul provvedimento, anche nell'esame del complesso degli emendamenti presentati.
Intervenire su questi ultimi non può darci soddisfazione, né nel caso in cui vengano
approvati né nel caso in cui vengano respinti. Per il cittadino, infatti, la situazione
potrà cambiare ben poco, in quanto dovrà comunque pagare ancora una volta per tutti.
In un mio intervento precedente ho cercato di chiarire che la manovra, pur non comportando
un'influenza negativa diretta sull'economia delle famiglie, va comunque ad intaccare i
redditi fissi, cioè proprio quelli dei dipendenti di cui qualcuno qui dentro finge di
essere paladino. Inoltre, la "manovrina" colpisce in una degenerazione cannibalistica
(essa infatti rende il Governo metaforicamente cannibale, con rispetto per le nobili
popolazioni che esercitano l'usanza tradizionale dell'antropofagia), naturalmente e
nuovamente, i redditi derivanti da attività della microeconomia produttiva e del
terziario, che rappresenta la struttura portante, anzi l'unica vera struttura economica
non assistita di tutto il nostro sistema politico ed anche istituzionale.
Nella sua relazione di minoranza il presidente del consiglio del governo della Padania,
onorevole Pagliarini, scrive: "Ormai i nostri concittadini sono tutti delusi e seriamente
preoccupati per il futuro materiale di un paese che diventa ogni giorno più indebitato e
meno competitivo". Questa è una fotografia della realtà e, come fotografia, non è
modificabile, non è emendabile.
Noi non possiamo emendare la realtà. Correggerla significherebbe commettere un
penalizzante falso storico e con i falsi storici i cittadini, che oggi stanno cercando di
razionalizzare le proprie risorse per far sopravvivere la propria famiglia fino alla fine
del mese, non mangiano. Razionalizzazione è un termine brutto ed abusato,
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che tradotto dal politichese significa tirare la cinghia e questo sembra, purtroppo,
essere il futuro del cittadino contribuente e pensionato. Tale situazione sarà
consolidata dall'approvazione di questo provvedimento. Bisognerebbe poter emendare la
cultura clientelare ed assistenziale che pervade ancora questo Parlamento per poter
iniziare a sperare in qualcosa di nuovo e positivo. Un provvedimento impregnato da una
cultura inidonea, pur attraverso un processo emendativo, non potrà rappresentare
un'inversione di tendenza, né potrà portarci il nuovo che ci aspettiamo, allo stesso
modo in cui un manico di scopa non può generare frutti. È pur vero che non c'è rosa
senza spina, ma ciò che mi sembra di intravedere nella cosiddetta "manovrina" è solo
un incolto groviglio spinoso privo di qualsiasi rosa o bocciolo.
La lega nord per l'indipendenza della Padania ha presentato una serie di emendamenti per
tentare una correzione delle influenze negative del provvedimento. Tra le altre cose, i
nostri emendamenti tendono a riavvicinare l'organizzazione dello Stato ai cittadini
perché proprio dalla lontananza tra di essi trae origine la degenerazione che ha portato
i vari Governi a continui presunti risanamenti della finanza pubblica. Tali risanamenti
sono sempre più spesso necessari, perché a monte esiste una corruzione del meccanismo
che ancora non ci siamo preoccupati di estrapolare dalla macchina dello Stato. Volendo
essere pignoli si potrebbe anche eccepire che il termine risanamento è usato in maniera
impropria (per usare un eufemismo).
Riprendendo ancora una volta le parole dell'onorevole Pagliarini, mi preme sottolineare un
passaggio riferito agli emendamenti, che in questa situazione sono semplicemente inutili
giacché non fanno altro che prolungare l'agonia del paese. Che senso ha, in una
situazione come questa, aumentare i poteri della commissione unica per il farmaco,
assegnare qualche miliardo in più per gli interventi per Roma capitale e per il progetto
del Giubileo, rinviare gli aiuti agli alluvionati del Piemonte e togliere gli incentivi
agli artigiani? Perché continuare ad essere sordi, ciechi, muti e, soprattutto, perché
continuare a fare i furbi giocando con i numeri, con la cassa e la competenza, per
rinviare ancora una volta i problemi e per non dire la verità?
Ci rendiamo conto che la più grande singola cifra di risparmio contenuta nel decreto
riguarda i contributi previdenziali dei dipendenti delle Ferrovie dello Stato. Il
risparmio consiste nel fatto che prima le pensioni erano pagate direttamente dalla
Tesoreria dello Stato, che addebitava alle Ferrovie dello Stato gli oneri sostenuti (che
le ferrovie pagavano ricorrendo ai mutui il cui pagamento era a a totale carico dello
Stato), mentre questo decreto introduce la grande novità per cui le Ferrovie dello Stato
versano direttamente i contributi previdenziali in un conto corrente intestato a ferrovie
dello Stato-pagamento pensioni. Ma le Ferrovie dello Stato continueranno a prendere i
soldi da versare in questo conto da mutui il cui pagamento, ancora una volta, è a totale
carico dello Stato. Dunque, non cambia assolutamente niente. Altro sarebbe e forse
potrebbe esserlo ancora, se lo vogliamo e lo volete se l'Assemblea approvasse qualcuno
degli emendamenti presentati dalla lega nord per l'indipendenza della Padania, che vanno
in una direzione opposta. Migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini deve
essere un obiettivo prioritario per chi si prefigge la gestione di una fase di governo.
Porre più attenzione ai problemi ed evitare le contraddizioni rappresentate dalla
cosiddetta "manovrina", rispetto alle indicazioni sbandierate in campagna elettorale
proprio da quelle forze che stanno per approvare una serie di interventi che, pure
indirettamente, causeranno un ulteriore depauperamento delle risorse della famiglia, deve
essere il nostro impegno.
Dobbiamo abolire l'iniqua quanto delinquenziale intermediazione romana su ogni atto e su
ogni decisione. Dobbiamo aiutare a rafforzare il Mezzogiorno, dando a questo dignità e
considerazione; contemporaneamente, evitando il cannibalismo rappresentato dalle
vessazioni nei confronti
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di chi ha pagato, continua a pagare e sembra essere perennemente destinato a pagare
fino allo sfinimento e consunzione totale, per la mancanza di una politica di riforme
reali, tese a cambiare radicalmente l'assetto e l'attuale cultura dello Stato. Anche
questo deve essere un nostro obiettivo.
Certamente l'Italia ha bisogno di grandi cambiamenti, ma sarebbero utili anche iniziative
tese, come ha ricordato l'onorevole Pagliarini, a condurre una vera lotta contro
l'evasione fiscale tramite l'inversione dei flussi fiscali, l'identificazione dei
dipendenti statali in esubero da collocare in mobilità, l'introduzione della metodologia
dello "zero base budget" per il bilancio dello Stato. Le integrazioni del
decreto-legge, che sicuramente avrebbero un valore segnaletico per i mercati, sono, come
ha ricordato l'onorevole Pagliarini, la privatizzazione dei servizi statali (cominciamo
con gli ambasciatori) e la cultura della trasparenza per tutti (e qui ricordiamo i bilanci
dei sindacati). Dobbiamo vedere, approfondendo meglio questi concetti, cosa si intenda per
lotta all'evasione fiscale ed inversione dei flussi fiscali.
Credo che nessuno tra i colleghi voglia che ogni cittadino che percepisce un reddito non
paghi la propria quota fiscale, evitando così di contribuire ai vari flussi finanziari
dello Stato che derivano dal pagamento delle tasse da parte di ciascuno.
Al di là della facilmente individuabile evasione fiscale, che può essere sotto gli occhi
di tutti e che deve essere identificata nella classe produttiva, una volta che avremo
posto quest'ultima nelle condizioni di poter operare senza vedere lo Stato come
oppressore, anziché come esattore ordinario; al di là di questo controllo-verifica e
pagamento delle tasse da parte delle categorie imprenditoriali, dobbiamo verificare quali
siano i soggetti che maggiormente hanno contribuito a creare in Italia un regime di
evasione fiscale. Tra le tasse non pagate ricordiamoci che ve ne sono alcune, per così
dire, quotidiane, purtroppo inique, che sicuramente ricadono su alcune categorie di
cittadini e non su altre. Tra queste imposte vorrei ricordare, a titolo di esempio, l'ICI,
rispetto alla quale si parla di evasione.
Come forza politica avevamo anche invitato i cittadini ad opporre una certa resistenza
fiscale nei confronti dell'ICI, perché sapevamo che tale resistenza comunque esisteva, ed
esiste tuttora, in maniera particolarmente diffusa in certe aree d'Italia, dove
addirittura non esiste il catasto. Se non esiste il catasto, non esistono le case e quindi
è inutile pagare le tasse. Ma le case, signori, ci sono! Non possiamo dire, solamente
perché non sono registrate, che lì non c'è evasione. L'evasione c'è e quindi va
individuata, costi quel che costi. Abbiamo paesi interi che non sono accatastati e dove
nessuno paga le tasse.
Vi sono altre tasse che non vengono pagate: sono le tasse previdenziali, i contributi;
altri flussi finanziari che lo Stato comunque non riceve. E dove "risiedono"? Dove ci
sono aziende che non registrano la propria attività (e quindi abbiamo gli evasori fiscali
totali) ed aziende in cui non viene registrata l'assunzione dei dipendenti. Lì non esiste
evasione fiscale o previdenziale; se infatti non esistono i dipendenti è evidente che non
c'è evasione. Dove si vanno allora a cercare le evasioni sulle previdenze? Si vanno a
cercare dove i dipendenti sono registrati. Ma qui torniamo al discorso di prima, al
discorso dell'ICI: vi sono aree territoriali dello Stato italiano dove la pressione
fiscale non esiste perché non esiste la registrazione dell'ente, dell'attività del
soggetto preposto al pagamento delle tasse.
Dobbiamo smetterla con la presa in giro! Dobbiamo smetterla di nasconderci ...
PRESIDENTE. Onorevole Bampo, il tempo a sua
disposizione è esaurito.
PAOLO BAMPO. ... dietro un dito!
Se vogliamo fare le cose, dobbiamo farle dall'inizio alla fine, evitando che dall'esterno
il giudizio ...
PRESIDENTE. Onorevole Bampo!
PAOLO BAMPO. ... possa essere negativo per tutti (Applausi
dei deputati del
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gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
DOMENICO COMINO. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO COMINO. Lei, Presidente, prima
dell'intervento del collega Bampo, affidandosi ad un elenco nominativo che il gruppo della
lega nord per l'indipendenza della Padania si è preoccupato di farle pervenire, ha
"stralciato" l'intervento dell'onorevole Rodeghiero, il quale dovrebbe essere
giustamente reinserito in quell'elenco perché ci troviamo, signor Presidente, nella fase
dibattimentale, regolata dai commi 2 e 6 dell'articolo 85.
In sede di discussione sul complesso degli articoli e degli emendamenti, trattandosi di un
disegno di legge di conversione di un decreto, non è prevista l'iscrizione a parlare. Noi
ci siamo gentilmente preoccupati di stilare un elenco di deputati del gruppo che volevano
intervenire sul complesso degli emendamenti, al solo fine di consentire agli uffici una
razionalizzazione dei tempi, ma non per indicare un ordine tassativo degli interventi.
Le chiedo quindi, Presidente, di reinserire in quell'elenco, chiamiamolo provvisorio,
degli interventi nella fase della discussione sul complesso degli articoli e degli
emendamenti, il nome dell'onorevole Rodeghiero, che interverrà presumibilmente diciamo
"in appendice" rispetto a quell'elenco.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Comino. Debbo
dirle che la discussione è disciplinata dal comma 2 dell'articolo 36 del regolamento
secondo il quale: "È consentito lo scambio di turno tra i deputati. Se un deputato
chiamato dal Presidente non risulta presente, si intende che abbia rinunciato a parlare".
In tale articolo è inoltre previsto che: "I deputati che intendono parlare in una
discussione devono iscriversi entro il giorno ...", secondo un certo ordine.
È venuto un collega del suo gruppo che molto cortesemente mi ha informato di un
impedimento dell'onorevole Rodeghiero, chiedendo di poter parlare al suo posto. Gli ho
detto che ciò non era possibile, mentre lo era lo scambio nell'ordine degli interventi.
Era sufficiente che fosse stato proposto lo scambio con un altro deputato per rendere
possibile la cosa, in attesa dell'arrivo dell'onorevole Rodeghiero.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, signor
rappresentante del Governo, colleghi deputati, in primo luogo è doveroso stigmatizzare la
condotta della maggioranza, che è stata capace di bocciare 92 emendamenti in V
Commissione bilancio, dimostrando ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, la
precisa intenzione di non comunicare con le forze di opposizione.
La lega nord per l'indipendenza della Padania si è impegnata a presentare emendamenti a
favore delle categorie lavorative maggiormente oppresse dal sistema fiscale. Ricordo,
infatti, che il nostro gruppo ha presentato in V Commissione ben 47 emendamenti, di cui 24
ritenuti inammissibili dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole collega: vorrei
correggere solo un punto. Non è la maggioranza che ritiene inammissibili gli emendamenti,
ma la Presidenza.
DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente.
Comunque, non ci preoccupa l'atteggiamento della Presidenza, ma le gravi conseguenze che
il decreto-legge n.323 del 1996 avrà sul futuro della Padania. Infatti con questo
provvedimento vengono cancellati ben 1.500 miliardi destinati ad interventi in favore dei
settori produttivi. Segnatamente, vengono tolti 155 miliardi alla pesca, a fronte del 278
stanziati e dei 900 che la categoria ritiene indispensabili; e altri 150 miliardi ai fondi
per i prestiti agevolati dell'Artigiancassa. A Mediocredito centrale sono stati tolti 358
miliardi finalizzati al finanziamento dell'export (si veda la legge Ossola),
all'acquisto di macchine
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(legge Sabatini), all'innovazione e alla tutela dell'ambiente.
Totalmente cancellati risultano anche i fondi per il ripiano delle perdite dei "confidi"
industriali ed artigiani (100 miliardi), così come sono decurtati gli aiuti previsti per
le aree depresse della Padania e sono 100 i miliardi in meno per gli aiuti automatici per
la promozione industriale. Per non parlare, infine, dei 20 miliardi tolti alla legge n.210
del 1986 riguardante le imprese artigiane o dei 60 miliardi tolti alla legge n.321 del
1990 e alla legge n.644 del 1994 sull'artigianato.
Alla crisi dell'interventismo dello Stato nazionalista questa maggioranza risponde con un
più pesante interventismo. Viene privilegiata la redistribuzione del debito alla
realizzazione delle infrastrutture per incentivare la produzione. In questo senso trovo
criminale l'atteggiamento del Governo, che predilige l'investimento in opere come
l'autostrada Salerno-Reggio Calabria o in progetti di democristiana memoria quale il ponte
sullo stretto di Messina e non considera interventi a livello infrastrutturale nell'area
produttiva della Padania. Per esempio, in Valle Camonica-Sebino, che è la zona nella
quale sono stato eletto, dobbiamo affrontare disagi dal punto di vista della viabilità,
subiamo scelte economico-produttive di tipo colonialista ...
GIULIO CONTI. Burundi!
DAVIDE CAPARINI. ...e, ancora oggi, patiamo uno
Stato che predilige l'interventismo alla realizzazione di infrastrutture fondamentali per
un sistema produttivo capace di entrare con orgoglio in Europa.
Tale interventismo si è trasformato in un fiume di denaro dirottato sul Banco di Napoli,
sul Giubileo romano, sull'Alitalia e in altre direzioni.
In materia sanitaria, signor Presidente, non condividiamo le posizioni assunte in merito
alla riclassificazione dei farmaci, che appaiono in contrasto con i principi di
concorrenza o che si prestano ad interpretazioni distorte. Sempre parlando di sanità, non
si può tralasciare l'altra piaga di questo Stato centralista, quella dei falsi invalidi.
È una questione rispetto alla quale avevamo proposto uno specifico emendamento che
prevedeva che la certificazione avrebbe dovuto essere vistata dal medico dell'USL.
Per quanto attiene all'occupazione nel settore statale, avevamo presentato un emendamento
finalizzato al blocco delle assunzioni fino al termine del 1998, facendo in special modo
riferimento ai concorsi già banditi. Ovviamente avevamo ribadito la nostra posizione
nettamente a favore della mobilità del personale in esubero, al fine di destinarlo a
lavori socialmente utili.
Ciò che ha destato le maggiori perplessità ed ha suscitato soprattutto maggior rabbia è
l'aumento della pressione fiscale. Il secondo comma dell'articolo 10 prevede un gravoso
aumento della soprattassa da pagare in caso di mancato versamento dell'IVA, risultante sia
dalle dichiarazioni annuali sia da quelle periodiche. La soprattassa diventa quindi pari
all'imposta da versare. Si tratta di un'ulteriore grave penalizzazione per le piccole e
medie imprese padane che si trovano in condizioni di difficoltà che, a quanto sembra,
questo Governo non è in grado di affrontare.
Il sesto comma dell'articolo 10 prevede l'aumento dell'imposta fissa di registro
ipotecaria e catastale da 150 a 250 mila lire. L'incidenza di tale aumento va ben oltre
ogni tipo di decenza e penalizza le operazioni di compravendita di immobili e fabbricati.
Inaccettabile è anche l'aumento dei diritti ipotecari nonché catastali. Il governo della
Padania, è bene dirlo in quest'aula, ha espresso un parere negativo in merito al nuovo
prelievo fiscale del 20 per cento sui depositi di contanti e titoli di garanzia, oltre che
sull'aumento del 27 per cento della ritenuta fiscale sui certificati di deposito a lungo e
medio termine. Inoltre, le previsioni effettuate dal Governo per valutare le maggiori
entrate derivanti dalle norme sui certificati di deposito hanno suscitato non poche
perplessità a causa della loro virtualità.
Pag. 2367
Questo decreto, quindi, signor Presidente, crea un ulteriore solco tra due sistemi
produttivi profondamente differenti che necessitano di due sistemi istituzionali
diversificati e di due diverse monete.
Inoltre sarebbe stato opportuno rendere più convenienti gli insediamenti produttivi ed
abbattere il costo del lavoro.
Per queste ed altre considerazioni, non posso che affermare che il decreto-legge n.323 del
1996 è totalmente inadeguato alla situazione in cui versa il sistema Italia così come
concepito e, considerata l'inadeguatezza di tale sistema a risolvere i problemi che si
presentano, non posso che continuare a sperare, pensare e combattere per una Padania
libera e indipendente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Chincarini. Ne ha facoltà.
UMBERTO CHINCARINI. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, esprimo la mia cocente delusione per come la Camera giunge alla
conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 1996, n.323, recante disposizioni urgenti
per il risanamento della finanza pubblica.
"Roma-Ulivo" ha dimostrato, a mio avviso, una scarsa cultura governativa in questa
occasione, chiudendosi a riccio in Commissione e andando ad uno scontro muro contro muro
per accelerare l'iter legislativo del provvedimento. Ricordo che già a maggio, quando il
buon Prodi muoveva i primi passi a Palazzo Chigi, si iniziava a parlare della manovra
nascitura come di un intervento ora di 10 mila miliardi, ora di 20 mila miliardi ed infine
di 16 mila miliardi.
Presidente, dirò cose che non le interessano, ma lei pretende attenzione da parte nostra
... Grazie.
In questo tentennare tipico della cultura catto-comunista del tirare il sasso nascondendo
la mano per vederne poi gli effetti (vedi le sparate di alcuni ministri costretti poi a
fare retromarcia) da maggio si è arrivati a fine luglio. Eppure, i suoi compagni,
onorevole Prodi, quanto avevano atteso quei passi! Ora, per restituire parte della
credibilità che giorno dopo giorno si perde, occorre fare in fretta. Di qui la decisione
di cancellare con un sol colpo, ritenendoli inammissibili, molti degli emendamenti
presentati dall'unica forza politica che realmente ritiene, come ha sempre ritenuto, di
fare le cose giuste, non quelle popolari, anteponendo la pubblica utilità alle demagogie
clientelari che chiamano consenso. Questo è ciò che ci fa sentire fieri di appartenere a
questa forza politica, l'unica veramente vicina ai bisogni della gente.
Confermo che è scandaloso ritenere di affrontare le esigenze di rinnovamento che il nord
esige bocciando in sede di Commissione bilancio ben 24 emendamenti sui 47 proposti dalla
lega nord per l'indipendenza della Padania. Questa manovra fiscale cancella 1.500 miliardi
di aiuti che sarebbero andati a completo beneficio della produzione; al settore della
pesca sono stati tolti 155 miliardi, a fronte dei 278 stanziati e contro i 900 che la
categoria ritiene indispensabili. Ulteriori 150 miliardi sono stati sottratti ai fondi per
i prestiti agevolati all'Artigiancassa; 350 miliardi, finalizzati al finanziamento dell'export,
all'acquisto delle macchine, all'innovazione della tutela dell'ambiente, sono stati
sottratti al Mediocredito centrale, che li finanziava con le leggi Ossola e Sabbatini.
Sono stati totalmente cancellati i fondi, pari a cento miliardi, per il ripiano delle
perdite dei "confidi" industriali ed artigianali, ma ancor più grave è che sono stati
decurtati gli aiuti previsti per le aree depresse del nord, e si tratta di cento miliardi
in meno stanziati per gli aiuti automatici per la promozione industriale. Per non parlare,
infine, dei 20 miliardi defalcati da quelli previsti dalla legge n.910 del 1986 nella
parte riguardante le imprese artigiane e dei 60 miliardi sottratti, anch'essi, da quelli
previsti dalle leggi n.321 del 1990 e n.644 sempre in tema di artigianato.
Questo fiume di denaro confluirà, lo sappiamo bene tutti, nel buco senza fondo del
disastrato Banco di Napoli e sarà poi destinato al Giubileo, ma ciò che ha
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destato le maggiori perplessità è stato l'aumento della pressione fiscale. Nel
secondo comma dell'articolo 10 è previsto un aumento della soprattassa da pagare in caso
di mancato versamento dell'IVA, sia nelle dichiarazioni annuali che in quelle periodiche;
la soprattassa diventa così pari all'imposta da versare. Dunque, nel caso di un'azienda
che non effettua i versamenti e necessita eventualmente di rateizzazioni dei pagamenti, al
momento dell'accertamento essa pagherà il doppio. Non dimentichiamo però da dove
arrivano i due terzi del gettito IVA, quale parte d'Italia paga l'IVA e quale la elude!
Il comma sei dell'articolo 10 prevede inoltre l'aumento dell'imposta fissa di registro
ipotecario e catastale da 150 a 250 mila lire. L'incidenza di tale aumento diventerà
eccessiva per la compravendita di immobili e di fabbricati rendendo contemporaneamente
inaccettabile l'aumento dei diritti ipotecari e catastali.
Ho sentito parlare, ancora una volta, di problemi del Mezzogiorno. Sbigottito ho assistito
in quest'aula ai lamenti provenienti da "Roma-Polo" e "Roma-Ulivo" per reintrodurre,
come si legge nei resoconti, politiche tese al riequilibrio del territorio che abbiano
come obiettivo fondamentale quello di rendere uniforme il credito del commerciante di
Piazza Armerina o di Bari o di Potenza rispetto ad un soggetto che opera nello stesso
settore di attività gestendo un'azienda di medesime dimensioni in Lombardia, Veneto o
Piemonte. Si deve subire, ancora una volta, il "grido di dolore" che proviene dai
colleghi rappresentanti del Mezzogiorno quando chiedono investimenti. Ma dove trovano
ancora il coraggio di lanciare segnali al proprio elettorato nel chiedere quattrini
all'unica parte, credo, sana della nazione, cioè al nord?
Nel complesso le misure proposte trattano del Banco di Napoli, di interventi per Roma
capitale e di interventi straordinari per la Sicilia, tagliando a vanvera senza
intravedere un progetto serio di risanamento. Stiamo quindi assistendo a quello che
comunemente si definisce "raschiare il fondo del barile". Finché non si affronterà la
questione del sud non in termini di interventi a pioggia di tipo assistenziale, ma
unicamente in termini di interventi strutturali, non si evidenzierà una seria volontà di
risanamento.
Per concludere, nel complesso devo constatare ancora una volta come non si voglia
intervenire in termini concreti nella revisione dei trasferimenti e nella riorganizzazione
degli interventi degli enti locali e come si continui ad ignorare la riforma del 1993
introdotta con la legge n.81 con la quale si intendeva dare più poteri ai sindaci. Par di
capire che il Governo in carica voglia continuare a premiare chi fa il sindaco come lo si
fa sorridendo a Roma, Napoli o a Palermo, senza tener conto delle entrate, ma solo con
preoccupazioni clientelari di spesa; tanto poi da "Roma-Ulivo" verrà sicuramente un
contributo straordinario! In tal modo si castigheranno gli amministratori padani corretti,
che curano il bilancio con attenzione, chiedendo sacrifici a tutti.
Ho letto che in soccorso del buon onorevole Prodi è intervenuta la preghiera del Santo
Padre; non per aiutarlo mentre in bicicletta, senza allenamento, percorre 40 chilometri in
salita, ma perché gli italiani paghino le tasse!
Solo un miracolo potrà salvare questo Stato e, di fronte a questa manovrina, non credo vi
siano altre speranze.
La forza laica e pragmatica a cui appartengo con orgoglio, composta da gente che lavora e
ha sempre lavorato, invoca a gran voce l'indipendenza del nord e, preoccupata, giudica
negativamente questa "manovrina".
Grazie per l'attenzione, Presidente! (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord
per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio per il suo
intervento, onorevole Chincarini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Presidente, signori del Governo,
colleghi deputati, non capisco perché per definire il provvedimento
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al nostro esame si usi il diminutivo "manovrina".
PRESIDENTE. È un "comparativo"...!
GIANPAOLO DOZZO. È un "comparativo", ma si
tratta di una manovra vera e propria che colpisce pesantemente i cittadini. Se questa è
chiamata "manovrina", mi chiedo come verrà definita la futura manovra finanziaria.
Vorrei sottolineare il fatto che l'attuale maggioranza, pur avendo fatto la promessa
durante la campagna elettorale di non inasprire la fiscalità esistente, dopo appena 3
mesi l'ha già disattesa. Va bene che le promesse fatte in campagna elettorale in genere
non vengono mantenute, però è giunto a mio avviso il momento di cambiare!
Signor Presidente, l'aspetto più divertente che vorrei porre in evidenza è che il
Presidente del Consiglio da una parte chiede la collaborazione del Parlamento
(parafrasando, magari, il famoso detto dell'onorevole Berlusconi: "Lasciateci
lavorare!") e, dall'altra, sceglie la logica di blindare la manovra ("manovrina"), non
accettando alcun emendamento presentato dal nostro e dagli altri gruppi di minoranza. Se
il primo ministro chiede la collaborazione del Parlamento, credo che dovrebbe fare
altrettanto dando la sua disponibilità nei confronti del Parlamento stesso.
Viene, invece, presentata una manovra pesante fatta di aumenti che vanno da quelli
relativi ai diritti ipotecari catastali, a quello del prelievo sui depositi e certificati
di credito e della ritenuta fiscale. Non vi è dubbio che con tutti questi aumenti si
intende colpire la piccola e media impresa, in buona parte quella a conduzione familiare
che rappresenta l'asse portante della nostra economia. Ancora una volta, quindi, si vuole
scaricare su tale settore tutta una serie di provvedimenti negativi. Mi riferisco in
particolare a quelle imprese che, essendo fortemente sottocapitalizzate, corrono il
rischio ancora una volta di sparire, determinando quindi effetti pesantemente negativi per
quanto riguarda poi le ipotetiche entrate che la manovra in esame si prefigge di ottenere.
Naturalmente non si può non notare come tutta questa materia rientri nella competenza
dell'autorità anti-trust. È impensabile che chi deve tutelare la libera
concorrenza sui mercati non accerti se il Governo con il provvedimento emanato abbia
introdotto elementi di distorsione in ordine alla competitività, penalizzando gli
strumenti di raccolta bancaria.
Altro elemento indicativo della volontà del Governo di penalizzare le medie e piccole
aziende emerge dalla decisione di ridurre gli stanziamenti di cui alle leggi di sostegno
per l'Artigiancassa e il Mediocredito. Riducendo gli stanziamenti a favore di quelle
leggi, infatti, si eliminano tutte quelle piccole agevolazioni di cui il settore ha
bisogno e che richiede costantemente.
Per non parlare poi, signor Presidente, della diminuzione del capitolo di spesa relativo
ai consorzi di difesa, che svolgono una notevole azione sul settore agricolo. Considerata
l'attuale legislazione e la regolamentazione comunitaria, se non si pensa di reintegrare
questo capitolo di spesa relativo a tutte le attività che i consorzi svolgono in
relazione alle avversità atmosferiche e alle polizze assicurative, finirà che i nostri
agricoltori saranno penalizzati ancora una volta.
Mi permetto di ricordare, signor Presidente, che il Governo alcuni giorni fa in quest'aula
aveva assunto un impegno, a seguito di un documento presentato dal nostro gruppo, in
ordine al problema degli allevatori italiani. Il Governo, cioè, si era impegnato a
ridurre l'IVA zootecnica dal 16 al 10 per cento; sono passate tre settimane e vi sono
state tre riunioni del Consiglio dei ministri, ma nulla è stato fatto. Per la verità
qualcosa è stato fatto: è stata emanata una circolare AIMA che ha previsto l'erogazione,
anziché delle 350 mila lire che erano state stabilite, di contributi notevolmente
inferiori. Rivolgo quindi un invito al Governo ad ottemperare all'impegno assunto in
quest'aula.
In ordine al provvedimento in esame abbiamo presentato una serie di emendamenti volti a
dare maggiore chiarezza alla
Pag. 2370
normativa. Mi riferisco, in particolare, agli emendamenti sulla spesa farmaceutica,
rispetto alla quale il ministro Bindi ha attuato una manovra che ha avuto anche il forte
"plauso" del ministro Dini. I nostri emendamenti, ripeto, sono volti a fare ulteriore
chiarezza in relazione alla spesa farmaceutica.Peraltro, essi hanno lo scopo di
assicurare, non solo a parole ma nei fatti, ciò che costantemente si afferma, cioè che
tutti i cittadini hanno gli stessi diritti.
Naturalmente così non è per quanto riguarda l'IVA sull'uso domestico del gas metano,
visto che una volta di più sono penalizzati quei cittadini che abitano in zone le cui
condizioni climatiche sono notevolmente negative rispetto a cittadini che vivono in altre
zone. Al riguardo abbiamo presentato un emendamento volto ad equiparare l'IVA sul gas
metano per tutti i cittadini italiani, per far sì che la solidarietà, appunto, venga
attuata non solo a parole.
Vi è poi il problema della verifica delle false invalidità, tema su cui il nostro gruppo
si era fortemente impegnato anche in sede di esame della finanziaria per il 1994,
presentando emendamenti che furono respinti. Guarda caso il presidente della Commissione
agricoltura della quale faccio parte Pecoraro Scanio oggi si è accorto che presso
l'ufficio di collocamento del comune di Napoli nel giro di poche settimane sono sparite
migliaia di falsi invalidi. Sappiamo benissimo quale sia la situazione che tra l'altro va
a penalizzare fortemente i veri invalidi; sappiamo anche benissimo che tante volte una
falsa solidarietà ha portato ad elargire un contributo non dovuto a cittadini che poi
venivano trovati alla guida di automobili o di altri veicoli. Va quindi un plauso al
presidente Pecoraro Scanio per aver voluto, una volta di più, sostenere ciò che da anni
noi andiamo chiedendo, cioè una verifica ed una riforma complessiva in tema di
invalidità. Infatti, si tratta di un problema, di natura non solo etica e morale, che
dobbiamo affrontare in quanto parlamentari.
Abbiamo inoltre riproposto gli emendamenti, che la Commissione ha respinto, volti a
stanziare aiuti per i concittadini colpiti dalle avversità atmosferiche e dalle
alluvioni. Non comprendo il motivo per cui, anche da un punto di vista morale, si sia
preferito accantonare fondi per quanto riguarda opere come il Giubileo oppure il
salvataggio del Banco di Napoli invece di destinarli a quei cittadini che sono stati
colpiti duramente.
Mi avvio alla conclusione considerato che potremo tornare sulle singole questioni quando
voteremo gli emendamenti ribadendo che la manovra in esame ci sembra non solo
insufficiente ma anche inadeguata ed inaccettabile ai fini di un primo risanamento della
finanza pubblica.
Il nostro gruppo ha presentato una relazione di minoranza illustrata dall'onorevole
Pagliarini, il quale ha sintetizzato e puntualizzato i termini nei quali si dovrebbe
attuare una manovra finanziaria.
Preannuncio, pertanto, il mio voto contrario, ripromettendomi di intervenire su tutti gli
emendamenti in modo tale da poter operare una verifica attenta della situazione (Applausi
dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole
Martinelli, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
FLAVIO RODEGHIERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
FLAVIO RODEGHIERO. Ai sensi del comma 2
dell'articolo 36 del regolamento, vorrei sostituirmi al collega Martinelli.
PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, il comma 2
dell'articolo 36 del regolamento recita, tra l'altro: "Se un deputato chiamato dal
Presidente non risulta presente, si intende che abbia rinunciato a parlare". Questo è il
caso dell'onorevole Martinelli.
Pag. 2371
FLAVIO RODEGHIERO. Tuttavia, signor Presidente,
la prima parte del comma 2 citato, recita: "È consentito lo scambio di turno tra i
deputati".
PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, non si può
effettuare uno scambio di turno con un deputato il quale, non essendo presente, deve
ritenersi abbia rinunciato a parlare.
FLAVIO RODEGHIERO. La disposizione
regolamentare che le ho letto precede quella da lei richiamata.
PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, in ogni caso la
questione da lei posta è già stata discussa con il presidente del suo gruppo poco fa,
quando lei non era presente. Chiedo, comunque nuovamente se l'onorevole Martinelli sia
presente in aula.
Poiché è assente, come ho precedentemente già constatato, si intende che abbia
rinunciato a parlare.
FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, non sono
assolutamente d'accordo con lei!
PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, le ripeto che un
deputato che abbia rinunciato a parlare non può essere sostituito da un collega.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Signorini. Ne ha facoltà.
STEFANO SIGNORINI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, siamo oggi qui a discutere delle disposizioni urgenti per il "mancato"
risanamento della finanza pubblica. Ho aggiunto la parola "mancato" perché la manovra
economica in esame sicuramente non raggiungerà gli obiettivi prefissati.
È una manovra economica che non va nella direzione del risanamento, serve soltanto come
provvedimento di facciata per i mercati finanziari, che avevano bisogno sulla carta di una
manovra economica; tuttavia, come dicevo, gli obiettivi posti non verranno raggiunti. Non
ci sarà, quindi, un vantaggio reale per la finanza pubblica. La lega nord per
l'indipendenza della Padania ha presentato sia in Commissione sia in Assemblea numerosi
emendamenti che andrebbero veramente in direzione del risanamento della finanza pubblica,
quindi del raggiungimento di quegli obiettivi che da sempre noi proclamiamo, ma che
purtroppo in quest'aula nessuno vuole raggiungere. Gli emendamenti non vengono ammessi con
varie motivazioni e gli unici a votare a favore degli emendamenti ammessi saranno i membri
del gruppo che rappresento, mentre la destra e la sinistra sicuramente non ci daranno il
loro appoggio.
Vi sono alcuni settori nei quali gli emendamenti che abbiamo presentato, e che sono stati
bocciati, avrebbero veramente consentito di raggiungere il risultato sperato. All'articolo
4, concernente la verifica dell'invalidità civile, avevamo presentato emendamenti che
affidavano al medico della USL il compito di accertare se gli invalidi fossero veramente
tali, oppure se usufruissero di una pensione che non spetta loro. Si tratta quindi di
effettuare un controllo sugli invalidi assunti e di accertare se abbiano veramente il
diritto ad un posto di lavoro che, altrimenti, dovrebbe essere occupato da un vero
invalido.
A questo proposito, si potrebbe affrontare un altro argomento, che è quello della
solidarietà. Dare un posto di lavoro ad un falso invalido significa, infatti, sottrarlo
ad un vero invalido e la lega nord si batte perché la solidarietà sia veramente uno
strumento per inserire nella società persone che sono state già colpite duramente dalla
vita e che, purtroppo, questa classe politica non aiuta affatto ad inserirsi nel contesto
sociale. Dare la possibilità ad i veri invalidi di entrare a far parte di un contesto
economico, produttivo e di relazioni sociali sarebbe un'opera veramente meritoria, ma da
parte di questo Governo non vi è la volontà politica di andare in questa direzione.
Come hanno già ricordato parecchi colleghi che mi hanno preceduto, abbiamo visto cosa è
successo a Napoli nel momento in cui è stato controllato quali fossero veramente le
persone che richiedono posti di
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lavoro o pensioni. Direi allora di portare tutti i falsi invalidi o ritenuti tali a
Napoli e vedremo che tutti si alzano e camminano. Se questa è la soluzione, ben vengano!
L'articolo 11 del decreto-legge n.323 riguarda l'imposta sul gas metano. Noi veniamo
accusati di voler separare l'Italia per me è un auspicio ma, nel momento in cui ci sono
da pagare le tasse, ecco che allora l'Italia è divisa (Applausi dei deputati del
gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Al sud le tasse non vengono pagate. Un collega, prima, ricordava l'ICI; in certe zone del
sud d'Italia paga solo il 20 per cento rispetto, ad esempio, al Veneto, che paga nella
misura del 105 per cento; si paga quindi più del dovuto quanto poi lo Stato non
riconsegna in termini di trasferimenti. Ciò sicuramente non porta all'unità dello Stato
italiano e ormai i cittadini del nord sono pienamente coscienti di questo stato di cose,
di questa mancanza di volontà di unire l'Italia anche attraverso manovre fiscali che
vadano a colpire in modo veramente equo tutti i cittadini. Vedremo quindi cosa accadrà in
futuro.
GIULIO CONTI. Non minacciare!
STEFANO SIGNORINI. Abbiamo presentato un
emendamento l'articolo aggiuntivo Pagliarini 6.02 che prevede il blocco delle assunzioni
nel pubblico impiego, ricordando come in Italia vi siano milioni di dipendenti pubblici.
Alcune proposte di modifica, inoltre, destinano i dipendenti pubblici che sono in
sovrannumero allo svolgimento di lavori socialmente utili.
Io suggerisco ai dipendenti pubblici di essere più cortesi con i cittadini che richiedono
i servizi e di avere una produttività a livello del settore privato. Già questo
risultato sarebbe socialmente utile. Purtroppo, riscontriamo che in moltissimi ministeri
ed amministrazioni ciò non succede. È sufficiente telefonare ad un dicastero per restare
anche dieci minuti senza ottenere risposta. Sollecito quindi i dipendenti pubblici, che a
loro volta sollecitano sempre diritti, al dovere di rispondere anche alle esigenze dei
cittadini.
Sono emendamenti che vanno a togliere un po' di soldi al Banco di Napoli: sembra una forma
di demagogia, ma vorrei che in qualche modo fossero riconosciute le responsabilità di
tutti quei dirigenti che hanno portato il Banco di Napoli a questo stato di cose. Invece
di concedere prestiti a quelle aziende che non avevano i requisiti minimi di garanzia, il
Banco di Napoli li avrebbe dovuti concedere agli artigiani o ai commercianti, che davvero
rappresentano il tessuto economico e producono ricchezza e posti di lavoro, ma che non
sono mai riusciti ad ottenere neanche piccoli mutui. Ecco perché questi sono stati
costretti ad andare dai cosiddetti "cravattari", dagli usurai, strozzando l'economia
anche delle zone del sud.
Oggi ci si chiede di risanare questo istituto di credito che invece dovrebbe essere
chiuso, perché non è giusto fare ricadere su tutta la comunità nazionale e in questo
caso sui cittadini del nord una gestione fallimentare. Il Governo, purtroppo, la pensa
diversamente e intende risanare un istituto di credito che assolutamente non ha più alcun
motivo di esistere!
Vorrei leggere brevemente un passaggio della relazione dell'onorevole Pagliarini al
disegno di legge in discussione: "Nel 1989 per ogni 100 lire di tasse che aveva
incassato, lo Stato ne ha spese 45 per pagare debiti ereditati dal passato. A fronte di
queste 45 lire spese dallo Stato, i cittadini che avevano pagato le tasse nel 1989 non
hanno ricevuto alcun servizio, perché quei soldi erano stati spesi anni prima (...) per
pagare servizi che lo Stato aveva reso ad altri cittadini, ad un'altra collettività. Una
collettività cinica, che ha (...) pagato i dipendenti dei suoi ministeri, le sue brave
guardie forestali della Calabria, le perdite delle sue partecipazioni statali, i deficit
dei suoi comuni e le sue altre spese correnti usando fondi raccolti con il debito
pubblico, vale a dire con le tasse che sarebbero state pagate da generazioni future.
Cioè, cari colleghi, oggi da noi. Nel 1995 la percentuale del 45 per cento (...) è ormai
salita al 57 per cento e continuerà a crescere:
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fino al momento in cui dovremo decidere se pagare i debiti, vale a dire interessi
passivi e pensioni, oppure se pagare le spese correnti, come la sanità, l'istruzione e
l'esercito. Un Parlamento non può essere messo di fronte a questa scelta. Un Parlamento
ha il dovere di capire dove sta andando il paese ed intervenire finché è in tempo".
Credo che questo Parlamento non abbia ben chiaro quale sia la situazione economica del
paese! Si parlava prima della sovrattassa per quanto riguarda i versamenti IVA: ricordo
che nella sola zona di Verona vi sono aziende che aspettano di ricevere circa 350 miliardi
di rimborsi IVA che non vengono erogati. In proposito è stato presentato uno strumento di
sindacato ispettivo rivolto al ministro delle finanze per sollecitare tali rimborsi, di
cui le aziende necessitano per mantenere il proprio personale ed andare avanti. Senza quei
soldi alcune sono costrette a chiudere!
Signor Presidente, mi rivolgo anche alla sua sensibilità affinché si attivino gli uffici
competenti ad erogare i rimborsi dovuti alle aziende del veronese. Ecco perché diciamo
che lo Stato non ha alcuna volontà di risanare la finanza pubblica.
Credo che sia la sinistra sia la destra faranno passare questa manovra, la destra
cavalcando in maniera demagogica tante iniziative che appariranno anche sui giornali,
dando in realtà una mano a questo Governo. Noi siamo nettamente contrari. Viva la Padania
indipendente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frosio
Roncalli. Ne ha facoltà.
LUCIANA FROSIO RONCALLI. Signor
Presidente, onorevoli colleghi, durante i lavori in Commissione non ci siamo sottratti
all'impegno, che spetta ad ogni parlamentare, di concorrere con la propria iniziativa, con
emendamenti, con rilievi critici e con suggerimenti, nonché di perseguire le migliori
soluzioni possibili nell'interesse del paese.
Tuttavia, al termine di questo lavoro il nostro giudizio rimane negativo. Ciò non dipende
solo dal fatto che si è dimostrata la non volontà di accogliere le nostre osservazioni:
c'erano e ci sono obiezioni più radicali al provvedimento, obiezioni che non sono
rimediabili.
Una considerazione si pone immediatamente: questa "manovrina" non tiene conto di quanto
disposto dall'articolo 3 del provvedimento collegato alla legge finanziaria per l'anno
scorso, che prevede che nel caso si verifichi uno scostamento nel fabbisogno per l'anno in
corso si debba intervenire solo attraverso riduzioni di spesa. Questo non si verifica
nella "manovrina", perché si è fatto abbondantemente ricorso agli aumenti di entrata.
Ormai del resto siamo abituati alla mancata attuazione da parte del Governo delle deleghe
ricevute dal Parlamento. Il caso più lampante è sicuramente il modo in cui il Governo ha
attuato la delega in materia di bolle di accompagnamento. Sarebbe stato molto facile
attuare tale delega: bastava abrogare il decreto istitutivo della bolla di
accompagnamento. Invece il ministro ha ritenuto opportuno intervenire in modo molto strano
e contorto! Ormai, quindi, non ci stupisce più niente.
Tornando alla manovra in esame, si colpiscono ancora una volta i ceti produttivi, quindi
la piccola e media impresa, gli artigiani, i commercianti, cioè gli elementi dinamici sui
quali si regge la nostra economia. Di conseguenza, si colpisce ancora una volta il nord.
Ci aspettavamo tagli reali e non tagli fittizi, o addirittura rinvii di spesa o entrate
fittizie. Per quanto concerne i rinvii di spesa, l'esempio più lampante è lo spostamento
del prelievo INPS dalle casse dello Stato, che dalla fine del mese viene spostato al primo
giorno del mese successivo. In tal modo, a fine anno il prelievo INPS per pensioni e
tredicesime non verrà effettuato il 29 dicembre ma il 1^ gennaio: così il deficit
programmato sarà salvo! È questa, purtroppo, la nuova politica della sinistra.
La modifica alle ritenute sui redditi dei depositi bancari (che ha un triste precedente,
purtroppo, nel prelievo del 6 per
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mille operato dal Governo Amato) è un chiaro esempio di tale politica. Il gettito
sperato è del tutto teorico, in quanto si basa sul presupposto che i capitali attualmente
investiti in certificati di deposito a lungo termine rimangano nel circuito bancario. In
realtà non sarà sicuramente così.
Il Governo, come dicevo, ha pensato bene di tagliare ancora una volta gli aiuti alle
imprese e di aumentare la pressione fiscale. Ma cosa potevamo aspettarci da questa
compagine governativa, succube dei sindacati e decisamente orientata a penalizzare le
attività autonome, se non un ulteriore aggravio per la classe produttiva, di cui si
ritiene facciano parte persone che inseguono solo il loro profitto e che fanno
dell'evasione il loro sport preferito?
L'Italia è un paese che ha un numero incredibile di falsi invalidi e di enti inutili, che
paga la pensione a chi non versa i contributi ed ha un disavanzo previdenziale di 70 mila
miliardi; un paese che mantiene i sussidi di disoccupazione a chi non ha voglia di
lavorare. Quindi, non sarebbe stato difficile individuare i settori di spesa in cui
intervenire. Questo Governo, invece, dove cerca di tagliare le spese? Nei bilanci delle
ferrovie e all'ANAS, per una somma di 4.500 miliardi. Ancora una volta sarà il nord a
pagare in termini di fabbisogno di infrastrutture.
A questo punto vorrei rivolgere (mi dispiace che non sia presente) al ministro Di Pietro
una domanda. Vorrei chiedergli di non guardare tanto lontano o sempre in una direzione per
quanto riguarda gli interventi alle infrastrutture. Mi riferisco agli interventi per il
ponte sullo stretto di Messina e a quelli per l'autostrada Reggio Calabria-Salerno. Invito
il ministro a guardare fuori casa sua; provi ad uscire, una mattina, nell'orario in cui
tutti i bergamaschi che abitano nella sua zona vanno a lavorare e restano incolonnati
sulla strada per ore. Faccia anche lei, signor ministro, quello che fanno tutti i comuni
mortali, che ogni mattina ripetono questa esperienza solo perché hanno la brutta
abitudine di alzarsi tutti i giorni per andare a lavorare! Lo faccia, signor ministro, non
le costerà molta fatica perché lei abita proprio là!
La manovra, come dicevo, contiene tagli che incidono soprattutto sulla piccola e media
industria. Vengono infatti cancellati due terzi dei fondi destinati dalla finanziaria per
il 1996 ai trasferimenti alle aziende. Il taglio più evidente è quello al fondo del
Mediocredito centrale, ossia i contributi sugli interessi per la legge Ossola e la legge
Sabatini. Vengono inoltre cancellati i fondi sulla legge n.317, ossia gli interventi per
il ripiano delle perdite dei "confidi", i consorzi di garanzia che consentono alle
imprese di accedere al credito bancario a tassi più bassi. Poi però non gridiamo allo
scandalo quando leggiamo sui quotidiani di tante storie di usura! Sono purtroppo questi i
provvedimenti che accelerano il ricorso a quest'ultima.
Si pone dunque un freno alle imprese proprio nel momento in cui si sta avviando la fase
recessiva e la competitività delle aziende italiane sui mercati internazionali si va
riducendo. Da uno sguardo generale alla cosiddetta "manovrina", tra rincari della
benzina verde, tasse ipotecarie e catastali, gratta e vinci, l'orientamento che emerge è
quello di aumentare le tasse e le imposte "a pioggia". Nel corso della campagna
elettorale i rappresentati dell'Ulivo raccontavano che le imposte sarebbero aumentate, ma
in modo intelligente, che sarebbero state mirate a perequare il prelievo fiscale e che il
Governo avrebbe utilizzato tutti i metodi per far emergere l'evasione. Ma qualcuno mi deve
spiegare quale perequazione si attui con i "gratta e vinci" o quale evasione si colpisca
con il rincaro della benzina verde!
Il partito che ha atteso cinquant'anni per andare al Governo dimostra che ha paura di
affrontare i problemi in modo radicale e segue la strada ben tracciata nel corso della
prima Repubblica tasse, aumenti delle tariffe, gioco delle tre tavolette per dare al
bilancio un aspetto meno tragico. Ciò dimostra che l'attuale Governo non ha né la
possibilità né la capacità di condurre una politica di rilancio dell'economia in
accordo con le categorie imprenditoriali,
Pag. 2375
essendo troppo condizionato dai sindacati. Si percepisce inoltre in modo evidente la
fragilità di questo Governo. Tutto ciò dimostra anche come l'effetto Bertinotti sia
addirittura anticipato.
Questa manovra, in conclusione, nata per correggere gli squilibri provocati soprattutto da
provvedimenti adottati dal Governo Dini in campagna elettorale e per coprire alcuni
settori di mala gestione e di clientelismo democristiano (si veda, come prova lampante, la
vicenda del Banco di Napoli) è goffa e disastrosa. È goffa per la serie di finti tagli
che contiene e per la bellissima idea che, a furia di "gratta e vinci", si ripara il
carrozzone che ha proprio nel rincaro di questi ultimi una delle voci di entrata più
sostanziali; è disastrosa perché rappresenta una vera e propria mazzata sulle imprese,
facendo aumentare il costo del lavoro e del denaro.
Ancora una volta si chiedono dunque sacrifici agli italiani; ma se pagare si deve, ci
devono indicare con esattezza quanto, a vantaggio o a scapito di chi e per quale
obiettivo. Gli italiani hanno mostrato per decenni di essere dotati di tanta pazienza e di
ampia comprensione, ma se i conti pubblici, che solo tre mesi fa erano stupendamente in
regola, oggi non lo sono più, chi assicura che non tornino ad essere fuori quadro tre
mesi dopo l'approvazione di questa manovrina (Applausi dei deputati del gruppo della
lega nord per l'indipendenza della Padania)?
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 15,34).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Molgora
che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Chiedo di
parlare al suo posto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Applausi dei deputati
del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor
Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare
per esprimere un vibrato dissenso mio personale e del mio gruppo rispetto al contenuto del
comma 1 dell'articolo 5 del provvedimento in oggetto, nel testo modificato dal Senato. Il
testo governativo prevedeva infatti economie derivanti dal contenimento delle assunzioni
sui posti delle dotazioni organiche provinciali del personale docente della scuola per
l'anno scolastico 1996-1997, disponendo una riduzione di assunzione del personale a tempo
indeterminato dal 50 al 25 per cento del totale dei posti previsti.
La modifica del Senato, invece, ha portato tale percentuale al 35 per cento, compensando i
minori risparmi rispetto al testo iniziale, con una riduzione pari a 25 miliardi, per
ciascuno degli anni 1996, 1997 e 1998, dei trasferimenti a province e comuni, cioè con
una riduzione dei fondi di cui al decreto legislativo n.504 del 1992, ulteriore rispetto a
quella prevista dall'articolo 3, comma 9, del decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea.
Onorevoli colleghi, questi fatti ci dicono che, come sempre, si pensa di risolvere i
gravissimi problemi economici e finanziari del paese ricorrendo ai soliti tagli delle
risorse destinate alla scuola e, in mancanza di meglio, di quelle destinate agli enti
locali, che per legge svolgono compiti delicatissimi ed importanti in materia di
istruzione.
Come è, infatti, noto, comuni e province hanno, tra l'altro, il dovere di fornire gli
stabili ed il personale non docente per le scuole di ogni ordine e grado. Proprio
recentemente questo Parlamento ha approvato la legge n.23 del 1996 (cosiddetta legge
Masini, dal nome della proponente) che dovrebbe fare ordine in merito alle rispettive
competenze degli enti locali, in attuazione di quanto disposto dalla legge n.142 del 1990
sulle autonomie locali. Peccato che la legge n.23 disponga una dotazione ridicola di
finanziamenti (456 miliardi per il 1996) rispetto alla tragica situazione in cui versano
la maggior parte degli edifici scolastici di tutte le regioni del
Pag. 2376
paese. Da qualche anno, inoltre, la totalità dei comuni e delle province si trova
nella situazione di dover applicare le leggi sulla sicurezza e la messa a norma degli
stabili di proprietà. Ciò significa investire una quantità enorme di quattrini, che si
vanno ad aggiungere alle somme, altrettanto consistenti, destinate alla manutenzione
straordinaria ed ordinaria degli edifici stessi. Ciò accade perché per moltissimi anni
non si è provveduto con la necessaria solerzia alla manutenzione del patrimonio
immobiliare, vuoi per le distrazioni di una classe di amministratori in tutt'altre
faccende affaccendata, vuoi perché, nei casi migliori, gli enti erano impegnati a
costruire in tutta fretta nuovi edifici per far fronte alla crescita della popolazione
scolastica.
Questi stabili ora mostrano tutte le magagne di una edificazione frettolosa e non sempre
limpida nelle sue procedure. La nuova generazione di sindaci e presidenti di provincia se
coscienziosi si trova ora a dover fare i conti con edifici costruiti venti anni fa, che
necessitano del rifacimento dei tetti, della sostituzione dei pavimenti e dal ripristino
dei servizi igienici. Ciò comporta la necessità improrogabile di investire il più
possibile in questo settore.
Permettetemi di illustrare il caso di una realtà che conosco assai bene, quella della mia
provincia di Varese. A fronte di un bilancio di circa 130 miliardi di lire, l'ente
provincia di Varese destina il 36 per cento delle risorse per spese di gestione e per far
funzionare le scuole, investendo circa il 16 per cento delle sue disponibilità per la
costruzione di nuovi edifici ed interventi di messa a norma e manutenzione. In
particolare, negli ultimi tre anni, sono stati destinati ben 25 miliardi solo per
l'adeguamento alle norme di sicurezza ed agibilità, ma solo una piccola parte dei
trentuno stabili di proprietà ne ha potuto beneficiare, perché questi 25 miliardi sono
in realtà una goccia nel mare delle necessità.
Tutto ciò è doveroso riconoscerlo in presenza di un atteggiamento di sempre maggiore
attenzione da parte dell'ente, visto che dal 1981 ad oggi si è registrato un aumento
assai significativo delle risorse destinate alle scuole. Si è, infatti, passati dal 26,9
per cento del 1981 al 36 per cento odierno.
Ecco perché una manovra che intenda diminuire ulteriormente la quota di trasferimenti per
investimenti è ancora più gravemente penalizzante.
Se questa è la situazione a Varese, credo che tutti voi possiate immaginare cosa succeda
altrove. È anche per questo motivo che ritengo almeno discutibile l'atteggiamento di
questo Governo, che dichiara a gran voce di voler attuare una riforma in senso federale
dello Stato, applicando quindi il principio di sussidiarietà, e poi alla prova dei fatti
non trova di meglio che tagliare ancora una volta i trasferimenti a comuni e provincie.
Quegli stessi comuni e provincie che dovrebbero invece avere il diritto e la possibilità
di trattenere direttamente i proventi delle tasse ed imposte dei propri concittadini anche
per restaurare le scuole e "metterle a norma". Ma forse questo è un altro discorso. Non
scordatevi però, signori del Governo, che i nostri ragazzi negli edifici fatiscenti e
pericolosi ci trascorrono buona parte della loro giornata, con vergogna di tutti coloro
che, anche questa volta, consentiranno con il loro assenso di lasciare le cose come sono (Applausi
dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolone.
Ne ha facoltà.
BENITO PAOLONE. Signor Presidente, onorevoli
deputati, signori del Governo, ancora una volta ci troviamo a trattare una materia che per
certi aspetti può apparire arida e noiosa, ma in effetti non lo è. Si tratta infatti di
una materia fondamentale sulla quale si parametrano le scelte e le politiche dei gruppi
dirigenti, dei Governi, che rappresentano per ciò stesso lo Stato e danno alla nazione
l'immagine delle scelte e di ciò che si vuole rappresentare.
Pag. 2377
In effetti, da parte del Governo Prodi (che si muove con il sostegno pieno delle
sinistre) viene presentata una manovra che è assolutamente diversa da quella proposta dal
Polo per le libertà.
Il Polo per le libertà si è proposto una manovra per il reperimento di 20 mila 250
miliardi per il 1996 (e ciò è quanto era doveroso fare) a fronte dei 16 mila miliardi
previsti dal Governo in carica. Ma la manovra alternativa proposta dal Polo (parto da qui
per chiarire la posizione dinanzi ad un argomento che può apparire solamente fatto di
numeri e di termini) evita assolutamente di muoversi in direzione dell'inasprimento
fiscale ed agisce sulle spese con un'azione selettiva, volta a non danneggiare il sistema
produttivo. Tale manovra si muove attraverso una serie di interventi che investono la
riduzione dei fondi globali, l'abrogazione di una notevole parte dei decreti-legge varati
dal precedente Governo Dini, scorrettamente e strumentalmente, in una fase preelettorale,
nonché attraverso il taglio di residui di stanziamento per somme non impegnate nei
precedenti esercizi e con altre economie, minori ma che comunque non disattivino, non
disarticolino il sistema nel suo complesso. Questa è la manovra presentata dal Polo! L'ha
fatto per la prima volta in questo Parlamento, non andando ad emendare una serie di
aspetti, ma tracciando una linea.
Mi permetterò di riassumere alcuni aspetti che, molte volte, si sono ignorati e
dimenticati, forse per comodità. Noi, però, in questo Parlamento dobbiamo segnare le
differenze, dobbiamo consentire a ciascuno di capire dove è collocato, in cosa crede e
per cosa si batte.
Quando nella scorsa legislatura e io c'ero! si è proceduto all'approvazione della legge
finanziaria per il 1996 presentata dal Governo Dini che conteneva una manovra per 32 mila
500 miliardi e prevedeva nuove e maggiori entrate per 18 mila miliardi, dicemmo che quella
manovra non era convincente e che quelle entrate non vi sarebbero state. Così è
avvenuto! Ma io non posso dimenticare l'atteggiamento del Presidente del Consiglio che
irrideva a chi faceva queste analisi prevedendo sulla base dei dati la situazione nella
quale ci saremmo trovati! Cosa dovremmo dire a questo punto?
Non voglio ripetermi, ma desidero ribadire che in quella occasione avemmo modo di
criticare la condotta del Governo Dini e la sua finanziaria, mettendo quest'ultima a
confronto con quella presentata per il 1995 dal Governo del Polo presieduto dall'onorevole
Berlusconi.
Il Governo Berlusconi aveva operato una manovra economica per complessivi 48 mila
miliardi, di cui 21 mila di maggiori entrate reperite, per la prima volta, senza
minimamente aumentare la pressione fiscale e tributaria. Per la prima volta! Ma tutti lo
hanno dimenticato.
È il caso di ricordare che quel Governo si muoveva lungo direttrici precise: una
pressione fiscale e tributaria immutata rispetto agli anni precedenti; un ampliamento
della base imponibile attraverso l'incremento dello sviluppo economico e dell'occupazione;
le agevolazioni nel campo dell'imprenditoria giovanile e delle imprese che investissero i
loro utili per incrementare la produzione e l'occupazione.
Questo era l'indirizzo del Governo del Polo: la riqualificazione della spesa pubblica,
salvaguardando gli interventi nel campo sociale; la riforma e la ristrutturazione
dell'amministrazione pubblica; la riforma del sistema fiscale e degli uffici finanziari;
gli interventi per uno sviluppo reale delle aree depresse del paese e del Mezzogiorno. In
questo quadro debbono essere collocati come elementi qualificanti gli interventi
legislativi che avete dimenticato. È dunque bene ricordarveli: la legge Tremonti; gli
indirizzi dell'allora ministro Urbani per la pubblica amministrazione; la proposta di
legge-quadro per i lavori pubblici del ministro Radice, che doveva dare la stura ad un
riadeguamento della legge Merloni che aveva paralizzato tutto il settore dei lavori
pubblici in Italia e che ancora oggi sta devastando la situazione economica, specie nel
centro-sud. L'avete dimenticato, in questo Parlamento?
Sono intervenuto per ricordare fatti di cui non sento più parlare e non riesco a
Pag. 2378
capire il perché di tanti silenzi. Invece capisco bene perché sono seduto in questi
banchi e perché ho questa posizione politica rispetto a quella del Governo Prodi!
Alla linea del Governo Berlusconi, che intendeva perseguire il risanamento della finanza
pubblica senza gravare dal punto di vista fiscale sull'imprenditoria e tendeva ad ottenere
il massimo delle entrate non attraverso l'aumento delle imposte e delle tasse, che
richiedono sacrifici ormai insostenibili alla base produttiva, ma allargando la base
imponibile con lo sviluppo dell'economia, è seguita quella del Governo Dini.
Con tale Governo la linea programmatica è mutata completamente: si è tornati ad un
massiccio aumento delle entrate, con aggravi fiscali e tributari rilevanti, attraverso la
cosiddetta "manovrina" aggiuntiva la ricordate, colleghi del Parlamento? con il
decreto-legge n.41 del 23 febbraio 1995 per 24 mila miliardi, di cui 8 mila conseguiti con
riduzioni di spesa e 16 mila attraverso maggiori prelievi tributari e contributivi. Nella
cifra di 8 mila miliardi erano ricomprese riduzioni per oltre 2 mila miliardi alle
imprese; nella cifra di 16 mila miliardi derivanti da maggiori entrate rientravano 9 mila
miliardi di aumenti di imposte indirette e 7 mila miliardi di aumenti di imposte dirette
derivanti da contributi sanitari.
Per memoria di tutti voi che provate piacere, come la stampa, a dimenticare ed a non
reclamizzare nel paese fatti del genere, vorrei dire che le entrate, pari a 16 mila
miliardi, riguardavano le norme in materia di IVA, gli aumenti delle accise, le imposte
dirette e patrimoniali sulle imprese. Quella manovra vide il Polo all'opposizione perché
non poteva non rimarcare i gravi problemi che scaturiscono da un continuo, insopportabile
aumento dell'aggravio fiscale e indicare soluzioni alternative, anche allora come oggi. È
questo il confronto da fare in Parlamento!
A tale manovra seguì quella di 32 mila 500 miliardi per il triennio 1996-1998, con nuove
e maggiori entrate. Anche in tale occasione, in un primo momento si è sostenuto che la
manovra avrebbe dovuto essere divisa a metà tra maggiori entrate e minori esborsi, ma poi
si sono cercati di reperire 18 mila miliardi con maggiori entrate ed il resto riducendo le
tabelle di spesa. Anche in questo caso si è proceduto sopprimendo le agevolazioni per i
redditi da impresa, prorogando l'imposta sul patrimonio netto delle imprese, aumentando
l'IVA e le tasse sulle patenti e ricorrendo, anche allora, al lotto ed alle lotterie, e
chi più ne ha più ne metta! In quella legge finanziaria si prevedeva che il Governo
avrebbe adottato provvedimenti allo scopo di reperire lo ricordate, colleghi del
Parlamento? 5.285 miliardi con la famosa clausola di salvaguardia il Parlamento introdusse
questa norma con il comma 239 dell'articolo 3 della legge n.549 del 1995 e si rinviava ad
un intervento che non avrebbe più inciso con ulteriori entrate, ma sulle spese. Sta di
fatto che anche un intervento del genere è stato poi vanificato.
Al Senato venne approvato un improvvido ordine del giorno che invitava il Governo ad
adottare misure di completamento della manovra attraverso aumenti delle entrate per 3.800
miliardi e riduzioni di spese per mille 485 miliardi. Anche in questo caso si è abbattuta
la mannaia di ulteriori appesantimenti fiscali e tributari. La linea era sempre la stessa:
puntualmente in dispregio a quanto stabilito dal Parlamento, veniva presentato un
provvedimento che operava riduzioni di spesa, lo ripeto, per mille 485 miliardi ed un
aumento di entrate per 3.900 miliardi.
Come avevamo facilmente pronosticato, quella politica, quelle norme, quelle scelte hanno
determinato un'impennata dell'inflazione che ha raggiunto circa il 6 per cento e della
quale ancora oggi la nazione sconta le conseguenze, perché gli oneri di tali manovre sono
ricadute sulla gente, sul popolo italiano: tutte le sofferenze patite ed i sacrifici
sopportati in questi anni dagli italiani sono da imputarsi alle scelte che noi abbiamo
sempre tentato di contrastare, prospettando una linea alternativa a quella seguita,
soluzione che abbiamo
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ripresentato e che sosteniamo anche in questa fase. I nostri emendamenti tendono
proprio ad evitare che ciò che sta proponendo il Governo Prodi attraverso la manovra che
prevede la riduzione delle tabelle di spesa in maniera indiscriminata, determinando
situazioni devastanti (come nel settore della farmaceutica), nelle quali viene meno la
capacità competitiva e di mercato delle imprese, riduca contestualmente la produzione e
l'occupazione. Si tratta di situazioni sulle quali non si può scherzare, soprattutto
perché sottintendono una differenza sostanziale di posizione politica avendo ogni tipo di
scelta una propria valenza politica. E noi contestiamo tutto ciò, perché, per esempio,
quanto è stato fatto in materia di IVA ha prodotto questi effetti.
Oggi si evidenzia che per raggiungere gli obiettivi fissati per il 1996 è necessario un
ulteriore intervento correttivo, che all'epoca però venne contestato. A cosa è dovuto il
mancato raggiungimento degli obiettivi della legge finanziaria 1996, con uno scostamento
del fabbisogno del settore statale, rispetto alle previsioni di 9.600 miliardi, che
riferito all'intero anno 1996 viene stimato correttamente il 20 mila miliardi e più? È
dovuto a fattori che a suo tempo avevamo individuato ed evidenziato, ma si è rimasti
sordi a quelle analisi e a quelle denunzie con la conseguenza che oggi ci troviamo di
fronte ad una manovra correttiva pericolosa perché ulteriormente impostata su una linea
di appesantimento dei fattori fondamentali dello sviluppo e della produzione.
Già in passato avvertimmo che l'aumento dei tassi di interesse rispetto alle previsioni
non avrebbe avuto altro risultato che l'allontanamento da quelle previsioni; avvertimmo
che l'emersione di debiti pregressi mai conosciuti, quali quelli derivanti dalle sentenze
della Corte costituzionale in materia previdenziale, avrebbero creato uno scostamento;
avvertimmo che alla ripresa dei normali ritmi della spesa pubblica, per assenza di norme
che ne assicurassero il rigido controllo per il 1996, ci sarebbe stato un ulteriore
scostamento; denunziammo ed avvertimmo, basta prendere gli atti del Parlamento per capire
queste cose!
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, se ne prenderà atto
quando lei avrà concluso; l'avverto però che ha già esaurito il tempo a sua
disposizione.
BENITO PAOLONE. Ho venti minuti, Presidente, se
non sbaglio.
PRESIDENTE. Le dicevo, onorevole Paolone, che ha
esaurito il tempo di cui poteva disporre per il suo intervento.
BENITO PAOLONE. Non sono venti minuti?
PRESIDENTE. No, purtroppo ha un quarto d'ora.
BENITO PAOLONE. Ma non è contingentato il tempo?
Ho parlato più di un quarto d'ora?
PRESIDENTE. In sua compagnia il tempo vola!
BENITO PAOLONE. Mi spiace, Presidente. Cercherò
di concludere.
PRESIDENTE. Concluda, concluda pure.
BENITO PAOLONE. Cercherò di concludere "a
braccio" in pochi minuti e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione di
considerazioni integrative del mio intervento in calce al resoconto stenografico della
seduta odierna.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
BENITO PAOLONE. Un altro degli elementi che
denunziammo, colleghi della sinistra, dell'Ulivo, del progressismo, delle mistificazioni,
delle ideologie, dell'apriorismo culturale, delle affermazioni di tutte le verità
rivelate a fronte delle quali chiunque dica una cosa è comunque messo in discussione (Commenti),
riguardava la crescita per il 1996 del PIL, la cui
Pag. 2380
previsione nella misura del tre per cento era fasulla.
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, è necessario che lei
concluda. Ho già richiamato altri colleghi a rispettare i tempi previsti per gli
interventi e mi dispiacerebbe usare due pesi e due misure, anche se può succedere di
farlo involontariamente. La invito pertanto a concludere.
BENITO PAOLONE. Conseguentemente, esaminando tutto
il complesso degli emendamenti, ci siamo resi conto che si sono creati due schieramenti
opposti, per cui la ricerca della soluzione alternativa è nell'analisi degli emendamenti.
Poiché riscontriamo una continuità perversa nell'opera di appesantimento dell'economia e
della pressione fiscale sui cittadini, voteremo contro questa manovra e cercheremo con i
nostri emendamenti di ridurne gli effetti devastanti (Applausi dei deputati del gruppo
di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, lei ha superato di due
minuti il tempo a sua disposizione.
UMBERTO CHINCARINI. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO CHINCARINI. Chiedo come mai la
Presidenza qualche minuto fa abbia ritenuto di dare la parola all'onorevole Bianchi
Clerici, in sostituzione dell'onorevole Molgora, mentre in precedenza non aveva ritenuto
di consentire la stessa cosa quando l'onorevole Rodeghiero aveva chiesto di sostituire un
collega. Chiedo dunque se a questo punto possa essere data la parola all'onorevole
Rodeghiero.
PRESIDENTE. Onorevole collega, prima ho consentito che
l'onorevole Bianchi Clerici prendesse la parola al posto del collega Molgora e non ero al
corrente di decisioni assunte in precedenza. Per ciò che mi riguarda, ho utilizzato il
criterio secondo il quale si poteva consentire la sostituzione tra colleghi, come è
sempre avvenuto e come del resto si è testé verificato per il collega Paolone, e si
verificherà successivamente per i colleghi Marinacci e Volonté.
Se vi è stata una diversità di valutazione, il Presidente di turno dell'Assemblea si
assume le proprie responsabilità sulla base dei poteri ordinatori che allo stesso
spettano, in mancanza di una precedente valutazione che non sapevo essere di carattere
difforme dalla mia.
In ogni caso, questa è la decisione presa dal sottoscritto nel momento nel quale ha
assunto la propria responsabilità di Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di
forza Italia).
GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare per un richiamo al
regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, pur essendo
abbastanza "nuovo" in materia regolamentare, devo comunque farci l'abitudine.
Il comma 1 dell'articolo 85 del regolamento così recita: "Chiusa la discussione sulle
linee generali si passa alla discussione degli articoli. Questa consiste nell'esame di
ciascun articolo e del complesso degli emendamenti e articoli aggiuntivi ad esso
proposti".
Il comma 2 di tale articolo prosegue: "Ciascun deputato può intervenire nella
discussione una sola volta per non più di venti minuti, " per il dibattito in corso sono
stati peraltro ridotti a quindici -"anche se sia proponente di più emendamenti,
subemendamenti od articoli aggiuntivi (...)".
Mi domando dove stia scritto che un deputato debba iscriversi a parlare. Dalla lettura del
secondo comma dell'articolo 85 del regolamento, mi pare che ogni deputato possa alzare la
mano per chiedere di parlare per venti minuti.
Vorrei che su questo punto venisse fornita una spiegazione che risolvesse il mio dubbio,
che in questo momento appartiene anche al gruppo di alleanza nazionale.
La ringrazio, Presidente.
Pag. 2381
PRESIDENTE. La ringrazio per la sollecitazione,
onorevole Selva. Ricordo che stamane il Presidente Violante ha dato lettura dell'elenco
dei parlamentari che al momento avevano chiesto di parlare... (Commenti del deputato
Selva).
Le sto fornendo una spiegazione: lei non la gradirà, ma io, purtroppo, sono abituato a
dire le cose nel modo in cui le penso e sulla base dei fatti ai quali, anche nella mia
veste di deputato, ho assistito.
Questa mattina il Presidente Violante ha letto l'elenco dei deputati che avevano chiesto
di parlare e, dopo aver chiesto se vi fossero altri colleghi che volessero intervenire, ha
dichiarato che l'elenco doveva ritenersi chiuso. Credo che questo rientri nell'ambito di
un potere ordinatorio del quale, specie in una realtà come quella che si è sviluppata
nel dibattito in corso, non si può privare la Presidenza.
Prendo atto del fatto che l'articolo 85 del regolamento ha una "latitudine" più
"elevata", ma stamane si è verificato quanto ho detto senza che nessun collega di alcun
gruppo abbia sollevato obiezioni.
Credo, quindi, che la questione sia da questo punto di vista superata dalla decisione
assunta, nell'ambito della propria discrezionalità, dal Presidente Violante.
Rispondendo al collega precedentemente intervenuto, vorrei precisare che l'onorevole
Rodeghiero era stato dichiarato decaduto poiché era assente nel momento nel quale sarebbe
dovuto intervenire. Si è trattato, quindi, semplicemente dell'applicazione di una norma
consuetudinaria, comunque dovuta nel caso di assenza di un deputato iscritto a parlare.
GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare per un
chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, mi permetto di
insistere sulla questione, che credo debba essere posta all'attenzione della Giunta per il
regolamento perché, con tutto il rispetto che questa parte politica ha del Presidente e
del suo potere ordinatorio dei nostri lavori, riteniamo che nessun potere del Presidente,
fino a quando il regolamento non verrà modificato, possa andare al di là della lettera e
dello spirito del comma 2 dell'articolo 85. Se a questo punto, infatti, cominciassimo a
dare al Presidente che ne potrebbe fare un uso diverso da quello previsto dal comma 2
dell'articolo 85 determinate facoltà sarebbero allora inutili i regolamenti. Se il
Presidente è poi il FËhrer prinzip del regolamento, allora è chiaro che non è
neppure necessario che ci sia il regolamento (Applausi)! La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Selva, si terrà certamente
conto della sua osservazione, della quale sarà possibile investire anche la Giunta per il
regolamento. Le ho fornito una spiegazione di ordine, non dico storico, ma "cronistico"
relativamente al modo con il quale il Presidente ha assunto quella determinazione che non
sta certo a me considerare, per così dire, immodificabile. Si tratta di una valutazione
assunta dal Presidente. Potremo esprimere le nostre valutazioni nella sede opportuna e io
stesso mi farò carico, onorevole Selva, di riferire al Presidente della Camera le sue
osservazioni per quanto di sua ulteriore e successiva competenza.
MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per un richiamo
al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO TARADASH. Signor Presidente, concordo con
quanto ha testé affermato l'onorevole Selva e la ringrazio per la volontà che lei ha
appena espresso di investire della questione la Giunta per il regolamento. Non so,
infatti, se esistano precedenti in tal senso. Quanto è accaduto questa mattina ci ha
colto in effetti di sorpresa; nessuno di noi colpevolmente ha reagito, ma la questione
resta.
La pregherei anche, signor Presidente, di rispondere all'altra questione sollevata
dall'onorevole Selva rispetto alla durata degli interventi perché nei successivi commi
dell'articolo 85 del regolamento si fa riferimento anche alla possibilità di
Pag. 2382
raddoppiare il termine di venti minuti, mentre non si parla della possibilità di
ridurlo a quindici.
PRESIDENTE. Onorevole Taradash, il comma 6
dell'articolo 85 stabilisce, tra l'altro, che "i limiti di tempo previsti dai commi
precedenti sono fissati rispettivamente in quindici minuti per gli interventi di cui al
comma 2" e sono quelli relativi alla discussione dell'articolo del disegno di legge di
conversione di decreti-legge. È questa la ragione per la quale è stato fissato in tale
ambito il termine di quindici minuti che, del resto, è stato osservato durante l'intero
svolgimento della seduta odierna. È questa la risposta che posso fornirle.
ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare sull'ordine
dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, il problema
era stato sollevato in precedenza nell'intervento del nostro capogruppo, l'onorevole
Comino, quando appunto ha chiesto la sostituzione dell'onorevole Rodeghiero, in quel
momento assente dall'aula, e la possibilità che quest'ultimo potesse intervenire quando
fosse presente.
A questo punto riterrei opportuna una sospensione della seduta per investire della
questione la Giunta per il regolamento in ordine all'interpretazione della norma che a noi
appare chiara.
PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, la sua osservazione
si riferisce alla facoltà del Presidente di convocare la Giunta per il regolamento.
Tuttavia, se ogni volta che ne viene fatta richiesta quella facoltà dovesse determinare
anche la sospensione della seduta ciò rappresenterebbe un modo non regolamentare di
rapportarci nell'adempimento dei rispettivi doveri. Il dovere del presidente di turno è
quello di far presente al Presidente della Camera la necessità, o l'opportunità, di
convocare la Giunta, ma non certo di sospendere la seduta, che pertanto prosegue.
MAURO MICHIELON. Chiedo di parlare sull'ordine
dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO MICHIELON. Presidente, in ordine al
problema sollevato dal collega Cavaliere proporrei, se lei è d'accordo, un percorso più
semplice. Visto che lei ha dimostrato ampia disponibilità, le chiedo la cortesia di
consentire all'onorevole Rodeghiero di svolgere il proprio intervento. Poiché infatti vi
è stato il cambio di Presidenza e lei ha adottato un'interpretazione estensiva del
regolamento, che ci trova consenzienti in quanto questa è una palese democrazia, la
invito, in analogia a quanto ha già fatto con altri colleghi, a consentire all'onorevole
Rodeghiero, presente ora in aula, di intervenire.
PRESIDENTE. La ringrazio per l'apprezzamento in ordine
alla cortesia, ma questa, come dire, è un modo di fare ed anche di sentire.
Per quanto invece attiene all'applicazione regolamentare, mi sono fatto carico di
stabilire un principio per il quale nel momento in cui un collega sostituiva un altro,
tale avvicendamento fosse reso possibile, come del resto è accaduto sinora con grande
serenità. Stabilire invece un principio che modifichi quanto il Presidente ha deciso in
precedenza configurerebbe un atteggiamento scorretto nei confronti del Presidente medesimo
che non mi sentirei mai di assumere e che non appartiene al modo con il quale si
rappresenta il Presidente della Camera nella conduzione dei lavori; non sarebbe corretto e
forse nemmeno cortese. Mi spiace, dunque, di non essere cortese fino al punto in cui lei
ha ritenuto potessi essere.
FLAVIO RODEGHIERO. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, rinuncio
a parlare; tuttavia aggiungo che, secondo quanto sottolineato dagli onorevoli Selva,
Cavaliere, Michielon
Pag. 2383
e Taradash, si rende opportuna una riflessione sull'applicazione del comma 2
dell'articolo 36, in particolare in ordine alla successione dei due capoversi. Infatti,
come ho sottolineato in precedenza, il capoverso: "È consentito lo scambio di turno tra
i deputati" precede il capoverso: "Se un deputato chiamato dal Presidente non risulta
presente, si intende che abbia rinunciato a parlare". Pertanto, anche in ordine logico in
sede di applicazione dovrebbe essere seguito il medesimo criterio: prima dovrebbe essere
consentita la possibilità di scambio di turno e poi, nel caso ciò non si verifichi, si
intende che abbia rinunziato a parlare il deputato assente.
In ogni caso, come ho detto all'inizio, rinuncio a parlare.
PRESIDENTE. La ringrazio per le precisazioni che ha
voluto fare e prendo atto della sua decisione di rinunciare a parlare.
Ha chiesto di parlare, al posto del collega Di Rosa, che ha a ciò acconsentito,
l'onorevole Marinucci...mi scuso, Marinacci. Ne ha facoltà.
NICANDRO MARINACCI. Signor Presidente,
comprendo il momento concitato, ribadisco comunque che il mio cognome è Marinacci.
PRESIDENTE. Se avessi detto Dante Alighieri, non si
sarebbe offeso...
NICANDRO MARINACCI. La comprendo
perfettamente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo come se fosse adesso il bel discorso denso
di contenuti pronunciato in quest'aula dal ministro Ciampi. Egli nel suo discorso, saggio
ed avveduto per la verità, ricordava a tutti il momento attuale della vita politica, in
cui la globalizzazione ha fatto saltare regole tradizionali ed equazioni ormai sfruttate e
consolidate nel tessuto connettivo della nostra economia, invitando nel contempo sia il
Governo che il Parlamento ad affrontare subito con "inventiva" ed "estrosità" (sono
parole sue) problematiche economiche e sociali che sono poi i veri problemi della nostra
società.
A quel fondato e bel discorso il Governo, però, non ha dato seguito; da ciò le
difficoltà che il nostro sistema economico sconta rispetto ad altri paesi che sono già
seriamente impegnati nella competizione per il mercato globale.
Vi sono molti problemi da affrontare ed alcuni di essi avrebbero già dovuto esserlo; mi
riferisco per esempio, tra i più importanti, all'abbattimento del debito pubblico che
drena, senza riserve, risorse che andrebbero destinate allo sviluppo ed alla ricerca, che
rimane la vera arma per l'evoluzione di un popolo a democrazia e cultura medio-alte qual
è il popolo italiano.
Un altro punto importante è l'inefficienza di una pubblica amministrazione elefantiaca,
che non è al passo con i tempi e restia, in molti casi, all'uso della telematica.
Occorre poi rilevare la mancanza di solidarietà verso i ceti deboli, i disoccupati e
l'indifferenza nei confronti della famiglia. In proposito preme ricordare brevemente che,
se la famiglia è sana, lo Stato è sano; se la famiglia è forte, lo Stato è forte.
Verso questi ceti il Governo, almeno fino ad ora, non ha investito nulla rispetto a quanto
è avvenuto in altri paesi europei.
A fronte di tali elementi problematici presenti nel nostro sistema, il Governo non ha
fornito alcuna risposta e purtroppo almeno per ciò che ho potuto verificare la nuova
classe dirigente non intende invertire la rotta della gestione della finanza, che ha
caratterizzato, nel bene e nel male, la vita del paese degli ultimi venti anni.
Mi chiedo allora dove sia il nuovo corso governativo; quali siano gli uomini nuovi o
ancora la svolta governativa. Dove sono i programmi vantati e sventolati nelle piazze
nell'ultima tornata elettorale? Signori, tutto questo, purtroppo, è ancora di là da
venire. Si propongono solo aggiustamenti in termini ulteriormente restrittivi
dell'esistente, forse in attesa di tempi migliori,
Pag. 2384
come diceva qualche giorno fa il Presidente del Consiglio, onorevole Prodi.
Non si è voluto capire o non lo si vuole tuttora capire che la nostra economia già da
oltre sei mesi è praticamente ferma al palo. Infatti, dalla ventilata ed ottimistica
speranza di crescita del 3 per cento del prodotto interno lordo, si è passati alla
sommessa affermazione della crescita dell'1,2 per cento (sempre del prodotto interno
lordo) ed io affermo che siamo ancora nel campo delle idee di platoniana memoria,
sacrificate per l'occasione ed in questo caso sull'altare della fantaeconomia di
previsione che non si avvererà.
Siamo tutti coscienti di quanto sta succedendo. L'aumento del costo del lavoro, a causa
della riduzione della fiscalizzazione degli oneri sociali, ha influito negativamente sulla
competitività delle nostre imprese, specialmente nel settore delle esportazioni. Sono
stati operati tagli indiscriminati quindi non selettivi sui fondi globali e sui fondi di
spesa. Sono stati colpiti i settori più vitali e dinamici della nostra economia come
quelli orientati all'esportazione, nonché all'artigianato e, soprattutto, la piccola e
media impresa.
Questa manovra, cosiddetta correttiva, è stata implacabile ed insensibile anche nel
settore della sanità. Ma come può un Governo assumere decisioni sui farmaci e, quindi,
indirettamente sulla salvaguardia e sulla salute dei suoi cittadini, se all'atto pratico
non conosce affatto i dati reali delle regioni? Su che base inoltre investe sulla ricerca
e sull'occupazione, se poi prevede tagli al prodotto interno lordo farmaceutico, agli
investimenti? È un controsenso auspicare la ricerca e parlarne quando poi non solo non si
investe in questa direzione ma, quel che è più grave, non si lascia inalterata la somma
destinata agli investimenti, ma addirittura la si riduce.
Ella, onorevole ministro Bindi ho piacere di vederla in aula è stata smentita anche dai
fatti di questi giorni e noi del CCD-CDU glielo avevamo preavvertito, anche con alcune
interpellanze a firma non solo del sottoscritto, ma anche di altri colleghi, e la
dimostrazione non strumentale è che oggi il paese vive uno stato di agitazione nel
settore. Lo stesso onorevole Dini mi sembra non sia affatto d'accordo con le sue tesi.
È pur vero che in uno Stato democratico l'opposizione deve essere soprattutto dissenso ed
in alcuni casi anche sprono. Quando però i consigli sono di natura propositiva, non
possono né debbono cadere in un vuoto di dialogo che potrebbe diventare in modo
autoritario un monologo, spesso senza senso.
Abbiamo anche predisposto un ordine del giorno con il quale si chiede al Governo un
impegno perché siano fornite precise direttive alla CUF, in modo che le riclassificazioni
di cui al decreto-legge n.323 del 1996 al nostro esame (e successive) siano effettuate
applicando unicamente il criterio delle categorie di farmaci aventi le stesse principali
indicazioni terapeutiche. Chiediamo inoltre che si proceda rapidamente con decreto-legge
all'abbattimento a zero dell'IVA sui farmaci rimborsabili dal servizio sanitario
nazionale, compensando la riduzione di gettito fiscale con l'equivalente aumento delle
accise sui tabacchi e sui superalcolici o, in alternativa, con l'aumento di 100 lire per
colonna giocata al Totocalcio e al Totip. Un'ulteriore richiesta è che sia applicata
anche nei termini temporali previsti la seconda fase di riallineamento al prezzo medio
europeo, di cui alla legge n.537 del 1993, trovando tale fase già copertura nella legge
finanziaria per il 1996.
Come quarto punto chiediamo che sia modificata secondo le indicazioni della Commissione UE
la delibera CIPE del 25 febbraio 1994 e che sia definito, una volta completato il processo
di riallineamento al prezzo medio europeo, un nuovo metodo per la formazione dei prezzi
dei farmaci, tenendo conto delle opportune modificazioni intervenute nel mercato europeo,
nonché della diversificazione dei prodotti farmaceutici esistenti sul mercato nazionale.
Al quinto ed ultimo punto chiediamo che sia ripreso rapidamente il processo di
concertazione fra il Governo e le parti
Pag. 2385
sociali, per affrontare il problema di una razionalizzazione complessiva del settore
farmaceutico. Quindi, questi sono gli impegni che noi abbiamo suggerito e posto per
iscritto, affinché il Governo ci dia qualche lume su quanto ancora c'è da discutere. E
dirò di più: sulla pelle delle persone non vi può e non vi deve essere ideologia di
parte che tenga (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Volonté. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, in pochi giorni abbiamo avuto occasione di leggere e di ascoltare in quest'aula
gli intenti del Governo circa la politica economica, finanziaria ed industriale del nostro
paese. In Commissione attività produttive, qualche settimana fa, abbiamo avuto la
possibilità di audire sia il ministro dell'industria sia quello dell'università e della
ricerca scientifica e tecnologica, i quali ci hanno favorevolmente colpito per le
intenzioni benevole dimostrate nei confronti delle piccole e medie imprese, degli
artigiani e dei commercianti.
Purtroppo dobbiamo verificare anche in questa sede come dalle parole non si sia passati ai
fatti, nemmeno alla prima occasione che aveva il Governo, quella dell'emanazione del
decreto-legge n.323.
Abbiamo ascoltato in queste settimane grandi discorsi sulla globalizzazione dei mercati,
sull'innovazione tecnologica per le imprese, tutte azioni volte a migliorare e rendere
più efficaci gli accessi al credito per le piccole e medie imprese, e abbiamo sentito
ciò che il Governo ed i suoi ministri hanno propinato e promesso alle categorie su questi
argomenti.
Ma tali dichiarazioni oggi si dimostrano proposizioni tanto belle quanto prive di
fondamento. Purtroppo questi tagli indiscriminati e folli alle piccole e medie imprese,
questo schiaffo a chi produce non solo profitti colleghi di rifondazione comunista ma
profitti legittimi ed anche posti di lavoro, sono proposti da un Governo che critica quei
poteri forti per i quali non si prevedono sacrifici.
Alle difficoltà recessive della nostra economia, a quelle legate all'apprezzamento della
lira rispetto al marco e al dollaro si aggiungeranno tagli che, così come previsti,
aggraveranno le difficoltà dell'economia italiana, costituita al 99 per cento dalle
piccole e medie imprese penalizzate da questa manovra proprio nella competizione con gli
altri paesi europei.
Si sappia che noi prendiamo atto che la globalizzazione dei mercati e della concorrenza
frase più volte citata nel documento di programmazione economico-finanziaria per il
Governo ha il solo significato di penalizzare gravemente le piccole e medie imprese, pur
continuando a promettere di settimana in settimana una riforma, come per esempio, quella
dell'Istituto per il commercio con l'estero.
Altro bell'esempio di quanto questo Governo intenda per federalismo, per valorizzazione
delle autonomie locali, per una maggiore imputazione di responsabilità territoriali e di
decentramento è dato dal comma 9 dell'articolo 3 del decreto-legge, nel quale si tagliano
fondi ai comuni italiani. L'Ulivo al Governo anche in questo dimostra la coerenza con il
suo programma elettorale!
L'iniquità dell'impianto di questa manovra cadrà sulle spalle di tutti e tutti dovranno
sapere di chi è la colpa.
Pertanto, concordo con gli emendamenti presentati dalle forze dell'opposizione e, in
particolare, a partire dall'emendamento Cicu 3.110 (Tab. 2.12) in avanti (Applausi dei
deputati del gruppo del CCD-CDU).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, vi è un aspetto divertente della discussione sugli emendamenti, dal momento che
essa risulta monca in quanto alcuni degli emendamenti si sono purtroppo "impantanati"
lungo le secche dell'inammissibilità e ciò perché nella competente Commissione deputata
al vaglio gli stessi sono stati dichiarati appunto inammissibili per mancanza
Pag. 2386
in larga parte o in parte di copertura finanziaria.
Mi limito a rammentare a me stesso come lo studio edito dalla Camera dei deputati, ad uso
dei parlamentari, riferito agli andamenti di finanza pubblica, nel vagliare la manovra
all'esame oggi dell'Assemblea abbia letteralmente saccheggiato alcuni degli articoli della
manovra, dedicando ai medesimi larghe censure in tema di copertura. In altre parole, si è
sostenuto non solo che il gettito previsto per l'entrata fosse sottostimato in buona parte
degli articoli, ma addirittura che gli stessi conti relativi ad alcuni degli articoli in
questione contenessero ampi errori anche di calcolo. È quindi davvero divertente che gli
emendamenti siano inammissibili per mancanza di copertura e che l'articolato sia
discutibile nonostante le imponenti falle in esso presenti!
La manovra al nostro esame e gli emendamenti sui quali ci stiamo intrattenendo rendono
evidenti ulteriori violazioni di principi. Lo scopo dei nostri emendamenti è di
richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo sui principi che presiedono alla
legislazione, piuttosto che sull'antipatica ragion di cassa, nuova versione della
cosiddetta ragion di Stato. Sotto questo profilo, non possiamo non soffermarci
sull'emendamento in materia di farmaci, del quale si è già parlato diverse volte. La
ragion di cassa suggerisce una formulazione come quella all'esame dell'Assemblea, mentre
l'emendamento proposto dalle forze del Polo si muove in un'ottica di maggiore rispetto di
alcuni principi costituzionali.
Non credo di essere molto lontano dal vero se affermo che il testo dell'articolo 1, così
come formulato e sottoposto al nostro esame, potrebbe addirittura violare il principio
previsto dall'articolo 41 della Carta costituzionale che riguarda l'iniziativa economica
privata. Anche il meccanismo perverso che consente una classificazione dei farmaci in
un'altra fascia se il prezzo di vendita degli stessi non sia più ragguagliato al minimo
potrebbe incorrere in censure con riferimento al trattato dell'Unione europea e ai
principi del nostro ordinamento in tema di libera concorrenza all'interno del mercato. In
sostanza, lo Stato non solo interviene in una materia in cui bisognerebbe operare con i
piedi di piombo, ma addirittura, nel momento in cui introduce quel perverso meccanismo,
interviene in modo da falsare il mercato.
Nonostante tutto, quindi, è fuori di dubbio che l'emendamento del Polo di cui sto
parlando è rispettoso dei principi relativi all'iniziativa economica privata e alla
libertà di mercato sanciti dalla Carta costituzionale, che la maggioranza dovrebbe
difendere. Noi invece vorremmo rendere più chiari e meno suscettibili di equivoci alcune
norme costituzionali. La maggioranza, quindi, dovrebbe accettare i nostri rilievi e far
proprio l'emendamento in questione.
Vi sono altri articoli ed emendamenti che si riferiscono ai principi che noi vorremmo
difendere. Non a caso stamane il Presidente di turno ha richiamato per l'ennesima volta
l'Assemblea all'assoluta trasparenza della legislazione e alla qualità dell'opera del
legislatore. La manovra in esame contiene articoli che incidono sul rapporto tra Stato e
contribuenti. Uno di tali articoli (che a nostro avviso deve essere sottolineato) è
quello che introduce un nuovo meccanismo in tema di sanzioni riferite all'imposta sul
valore aggiunto. Mi riferisco all'articolo 10 del decreto-legge, che sopprime la pena
pecuniaria da due a quattro volte gli importi non versati ma riferiti alla dichiarazione
annuale dell'imposta sul valore aggiunto sostituendola, in buona sostanza, con una
soprattassa raddoppiata. In pratica lo Stato, la burocrazia, lo Stato-apparato, che non
restituisce ai cittadini i rimborsi di imposta che costituiscono un diritto (di tal che
potremmo anche richiamare un'ulteriore violazione dei principi costituzionali, con
riferimento all'articolo 28 della Carta, per il funzionario che adotti comportamenti che
violino i diritti soggettivi del cittadino, in questo caso del contribuente), se ne
infischia di questi ritardi ed è pronto a modificare il rapporto con il cittadino
contribuente non restituendo i rimborsi, non scontando alcuna pena o sovrattassa nei suoi
confronti
Pag. 2387
ma anzi, per necessità di gettito e di cassa, imponendo comunque il pagamento di una
sovrattassa del cento per cento sugli importi, modificando tra l'altro, tramite un
decreto-legge, anche il meccanismo per giungere alla liquidazione di imposta. In pratica
lo Stato abbandona la vecchia strada, obbligando se stesso ad intervenire tramite la
diretta iscrizione a ruolo nei confronti del contribuente che, pure, non è un evasore ma
ha soltanto ritardato od omesso il versamento correttamente corrisposto annualmente.
L'imposta è ovviamente iscritta a ruolo con la possibilità per il contribuente di
pagare, entro trenta giorni badate bene il 60 per cento della sovrattassa che scatta
automaticamente nei suoi confronti al verificarsi di questa situazione. Non credo sia
questo il sistema migliore per impostare il nuovo rapporto con il contribuente. Adempia
prima lo Stato ai propri obblighi! Soltanto successivamente potrà modificare le
disposizioni normative vigenti in materia di rapporto tra il cittadino e lo Stato. È
questo un ulteriore principio richiamato negli emendamenti che abbiamo presentato.
Se ciò non bastasse, il legislatore ha fatto anche di più. Sopravvive nel nostro
ordinamento, sulla scorta della legge del 1929 sui principi generali in tema di
disposizione finanziaria, il principio di ultrattività in forza del quale le disposizioni
in quella materia si applicano anche qualora siano intervenute modifiche ai fatti commessi
nel tempo in cui le stesse erano in vigore, indipendentemente da tali modifiche. Il
Senato, con il comma 2-ter dell'articolo 10 ha introdotto, in deroga a quel
principio, la possibilità che tale sovrattassa sia applicata anche con riferimento alle
questioni pendenti. Ci siamo permessi di sottoporre all'Assemblea, nel rispetto del
principio del rapporto tra Stato e contribuente, un emendamento che prevede che soltanto
le norme più favorevoli, non quelle che aumentano la sovrattassa in questione, possano
essere applicate ai rapporti pendenti.
Avviandomi alla conclusione, prendo atto di come la manovra tradisca alcuni principi
dell'ordinamento che a nostro avviso dovrebbero essere difesi dall'Assemblea. Intendiamo
rappresentare e difendere i principi sottolineati dagli emendamenti presentati dal Polo,
ed in parte non accettati dalla Commissione che li ha esaminati, perché attraverso di
essi, in particolare con quelli che ho richiamato riferiti all'articolo 1, vorremmo
lanciare una sfida sul piano del rispetto non solo delle teologie, che troppo spesso si
consumano in materia di libero mercato e di rispetto della concorrenza, ma soprattutto in
ordine ai comportamenti, ai fatti che indubbiamente misurano la capacità di adesione a
quei principi. O il legislatore rovescia quanto sta accadendo e fa sì che tali principi
presiedano alla formazione delle leggi oppure, se la ragion di cassa prevarrà, non vi
sarà più possibilità di difendere alcun principio perché sarà solo la fredda economia
dei ragionieri di Stato a determinare le scelte legislative.
Per quanto ci riguarda non siamo disponibili in tal senso e vogliamo mantenere fede ai
principi di uno Stato di diritto (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza
nazionale e di forza Italia).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul
complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi riferiti agli articoli del
decreto-legge.
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere della Commissione su tali emendamenti
ed articoli aggiuntivi.
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Credo che potremo esprimere un compiuto giudizio sui singoli emendamenti ed articoli
aggiuntivi nel corso della valutazione che faremo successivamente. In questa fase, anche
in base agli interventi finora svolti, non sono emersi elementi di giudizio sufficienti
per modificare l'orientamento espresso in Commissione e confermato nella mia relazione.
PRESIDENTE. Deve comunque esprimere il parere della
Commissione. Poi ascolteremo il parere del Governo.
Pag. 2388
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Esprimo parere contrario.
PRESIDENTE. Su tutti gli emendamenti ed articoli
aggiuntivi?
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Su tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi, con la premessa che ho testé fatto.
PRESIDENTE. L'essenziale è sapere che il suo parere
è contrario su ogni emendamento.
Qual è il parere del relatore di minoranza?
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Volendo, o non volendo, sono obbligato ad esprimere la mia opinione.
PRESIDENTE. Sono lieto di ascoltarla. Non volevo
privarla di questo diritto. Non è un obbligo, bensì una facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Certo. Anche l'onorevole Marzano, l'altro relatore di minoranza, deve
esprimere il suo parere.
Signor Presidente, ho preso diligentemente nota di tutti gli interventi e adesso
illustrerò il mio pensiero sulla base di quanto ho ascoltato finora. Quando poi i vari
emendamenti ed articoli aggiuntivi verranno esaminati uno per uno, può anche darsi che
cambi parere, anche se non lo credo.
Prego i colleghi che vogliono seguire la discussione di munirsi del fascicolo relativo
agli emendamenti per verificare in quali casi il relatore di minoranza è d'accordo con
quello per la maggioranza e dove invece è in disaccordo, perché in caso di accordo siamo
in due, mentre nel caso contrario siamo uno ad uno.
Sul primo emendamento, Danese 01.2, che, come risulta dal pregevole fascicolo, comprende
anche l'emendamento 1.30, il mio pensiero è significativamente positivo, perché esso se
ho compreso bene sottopone nuovamente alla nostra attenzione un tema che l'Assemblea aveva
già esaminato quando ha votato la legge finanziaria. Ricordo peraltro che la clausola di
salvaguardia prevedeva di tagliare le spese. In questo caso, invece, ci troviamo in
presenza di tagli alle spese per circa due terzi ed a un aumento di tassazione e di
fiscalità per un terzo.
Giustamente, come abbiamo sentito negli interventi precedenti, vi è qualcuno che si sta
rendendo conto che il paese è in una crisi economica terribile: i negozi abbassano le
saracinesche, calano le vendite e chiudono; gli ordini non arrivano alle fabbriche, che
non producono e quindi sono obbligate a licenziare dipendenti. Mi sembra evidente che in
questa situazione non si può aumentare la pressione fiscale sui cittadini italiani.
L'emendamento Danese 01.2 è, quindi, utilissimo, perché richiama alle nostre coscienze
la necessità di tagliare le spese e non di aumentare la fiscalità.
L'emendamento Cicu 01.5, riguardante i permessi sindacali, prevede che quelli retribuiti
possano essere concessi nei limiti medi di una unità ogni 5 mila dipendenti. Proprio
questa mattina ho presentato un ordine del giorno dal quale emerge che i sindacati, nel
corso del 1995, hanno incassato, esentasse, una cifra superiore al 60 per cento dell'utile
netto consolidato realizzato dal gruppo FIAT in tutto il mondo. Se a qualche collega è
sfuggita questa analogia, che è piuttosto importante, la ripeto: i sindacati in Italia,
nel corso del 1995, hanno incassato, esentasse, una cifra di poco inferiore a 1.500
miliardi, vale a dire una cifra che supera il 60 per cento dell'utile netto consolidato
realizzato dal gruppo FIAT in tutti i paesi del mondo e con tutte le diversificazioni
possibili.
In questa situazione, un qualcosa che modifichi questo potere dei sindacati mi sembra
anche corretto, almeno finché non potremo discutere con maggiore cognizione di causa,
sulla base dei bilanci dei sindacati. Ma qualcuno di voi ha visto i bilanci dei sindacati?
Io non l'ho mai visti. Casomai ci sono i bilanci della sede centrale ma non tutti i
bilanci. Esprimo dunque parere favorevole sull'emendamento Cicu 01.5.
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Identico parere esprimo sull'emendamento Cicu 01.4 perché con esso si richiama la
vecchia legge finanziaria.
A questo punto passiamo agli emendamenti modificativi dell'articolo 1. All'emendamento
Teresio Delfino 1.26 desidererei aggiungere la mia firma, avendo io proposto un
emendamento identico in Commissione, ma poi com'è e come non è! l'emendamento Teresio
Delfino 1.26 lo trovo stampato, mentre quello mio, identico, non c'è. Chiedo dunque lo
ripeto di poter aggiungere la mia firma. Naturalmente su di esso il parere è favorevole;
però, signor Presidente, se mi limitassi a dire questo mancherei del dovuto rispetto
all'Assemblea: è necessario motivare il proprio parere. Dicendo ciò non è che io voglia
tirare le orecchie al mio illustre collega relatore per la maggioranza, però quando egli
afferma che il suo parere è contrario, mi sembra dimostri un filo di mancanza di rispetto
verso l'Assemblea perché, lo ripeto, dovrebbe dire per quale motivo il suo parere è
contrario! Non può dire: è contrario e basta. Ciò non è a favore del dibattito, della
conoscenza e dell'approfondimento che dobbiamo prima di tutto a noi stessi e poi ai
cittadini italiani.
Tornando all'emendamento Teresio Delfino 1.26, il mio parere è fortemente positivo
perché con esso si dice che "sono rimborsate nei limiti di tale prezzo...". Cercherò
di spiegarmi. Noi tutti siamo contro i monopoli, non è vero? Ebbene, supponiamo che cento
colleghi presenti in aula producano prodotti farmaceutici, diciamo per curare il mal di
gola. Con il testo attuale la CUF (non so se ve lo ricordate, ma quando ho presentato la
relazione di minoranza ho detto che nemmeno il più bieco portaborse di Stalin avrebbe
scritto una cosa del genere) tra questi cento prodotti ne sceglie uno (perché è bello,
perché è bravo, perché è "partecipato" dello Stato, insomma per mille buoni motivi)
e questo resta in classe A, mentre gli altri novantanove vanno a finire in classe C. Ma
questo non ha senso! Ciò vuol dire infatti che tra pochi anni, in Italia, non avremo più
alcuna industria farmaceutica. È giusto invece dire: "Fisso il prezzo, se poi tu vendi
ad un prezzo superiore, io ti rimborserò solamente quel prezzo e non ti darò una lira di
più". Inserire invece il prodotto in classe C e dire: "non ti do una lira", significa
volere i monopoli.
Come voi sapete, il ministro Dini è intervenuto in questa polemica con la nostra
"ministra". Peccato che noi avevamo già affrontato in modo approfondito l'argomento in
quest'aula, ben prima di Dini. Ma naturalmente siccome l'aveva detto la lega nord per
l'indipendenza della Padania non se ne è nemmeno parlato, perché di noi o si parla male
o non se ne parla.
In ogni caso sono fortemente favorevole a questo emendamento a cui aggiungo la mia firma.
Sono contento che sia intervenuto anche il ministro della sanità , che poi magari
difenderà le sue opinioni. Mi auguro che l'emendamento Teresio Delfino 1.26 venga
approvato perché diversamente, tra un po', le aziende farmaceutiche in Italia saranno
tre, quattro o cinque: quelle che piacciono a qualcuno! Ma, se poi le altre chiudono,
amici della sinistra, abbiamo disoccupazione; se le aziende chiudono, aumenta la
disoccupazione e siamo tutti nel guano più nero. Lo capite!?
Credo quindi che si debba rimborsare il prezzo minimo e non una lira in più, però a
tutti e non solamente a quelli ... belli o simpatici o che fanno certi prezzi! Se una casa
farmaceutica applica un prezzo superiore, vorrà dire che alla stessa sarà rimborsato di
meno. Togliere però il prodotto farmaceutico e inserirlo in classe C, signor ministro,
vuol dire che le aziende chiudono! Se lo Stato rimborsa dieci lire per pillola, ciò non
vuol dire è che uno è obbligato a vendere a dieci lire, può farlo anche a quindici,
però lo Stato lo rimborserà per dieci; inserendo invece il prodotto in classe C, lo
Stato non dà nemmeno una lira. Il che, a mio avviso, non è logico.
Vedo che il signor ministro ridacchia, però la questione è importante; dopo sentiremo
anche lei!
Sono poi assolutamente a favore dell'emendamento Calderoli 1.25 perché con
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esso si vogliono sopprimere alcune precisazioni che mi sembrano un po' troppo pesanti.
Sono favorevole anche all'emendamento Calderoli 1.23, il quale stabilisce che quanto dice
il Governo va bene ma solo fino al 1^ dicembre 1997 e non per sempre. Questo per altro
credo sia in linea anche con le intenzioni del Governo, il quale ha rinviato la decisione
a settembre. Se verrà approvato l'emendamento Calderoli 1.23, si rafforzerà la posizione
del Governo perché risulterà chiaramente anche dal testo della legge che se ne
riparlerà a settembre.
Presidente, vorrei solo sapere se mi sto dilungando troppo.
PRESIDENTE. Lei ha quindici minuti a sua disposizione
per illustrare, come sta facendo, le motivazioni che sono alla base dei pareri espressi e
per esprimere il parere sugli emendamenti e sugli articoli aggiuntivi.
Pertanto, se lei motiva le sue decisioni, come sta facendo egregiamente, poi dovrà essere
più conciso per non oltrepassare i limiti di tempo previsti per il suo intervento. Si
regoli secondo la sua esperienza!
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. La ringrazio per la precisazione, Presidente, ma la domanda è questa: dopo
che i relatori hanno presentato i vari articoli, io ho l'obbligo di esprimere il mio
parere, ma sempre nel limite dei quindici minuti totali? Mi sembra di no.
PRESIDENTE. Il tempo è un tiranno terribile! Anche
l'altro relatore di minoranza dispone dello stesso tempo.
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Mi sembra che quel signore alla sua sinistra con i capelli nel senso che
non è calvo come me... le stia dicendo che non è mica così!
PRESIDENTE. Lei parli con me, perché il signore alla
mia sinistra è un mio collaboratore, non un suo collaboratore (Applausi)!
Comunque, io le ho indicato il tempo di cui dispone. Lo usi con la parsimonia che le è
propria.
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Se il Presidente dice che il relatore di minoranza dispone totalmente di
quindici minuti, io la smetto...
PRESIDENTE. Ora sono diventati quattro minuti e
ventiquattro secondi!
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Io smetto subito, allora, perché è più importante se intervengo dopo, ma
non mi risulta sia così.
PRESIDENTE. Lei si regoli come le dico io, così non
sbaglia. Se andrà oltre, le dirò che non può farlo.
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Blocchi l'orologio, Presidente, perché mi fermo qui e vado a controllare
sul regolamento. Però, se non è così, dovrò recuperare!
PRESIDENTE. Lei vada avanti e non si preoccupi. Per
ora dirigo ancora io i lavori; quando lo farà lei, si atterrà a criteri eventualmente
diversi dai miei. Io mi attengo al regolamento (Applausi dei deputati del gruppo della
sinistra democratica-l'Ulivo).
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Lei, signor Presidente, regoli qua i lavori, che io li regolerò nel
parlamento della Padania indipendente (Vivi applausi dei deputati del gruppo della lega
nord per l'indipendenza della Padania Commenti)!
PRESIDENTE. Questa è una battuta che poteva
risparmiarsi, se permette! Glielo dico io! Questo è il Parlamento della Repubblica
italiana, e basta (Vivi, generali applausi Applausi polemici dei deputati del gruppo
della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Prego l'onorevole Marzano, relatore di minoranza, di esprimere il parere sugli emendamenti
ed articoli aggiuntivi presentati, qualora lo desideri, come ha fatto il
Pag. 2391
collega Pagliarini. Decida però lei se riservarsi, eventualmente, di parlare in sede
di votazione degli emendamenti. Lo chiedo per cortesia: dal momento che prima non avevo
interpellato il collega Pagliarini, lo faccio per par condicio.
ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza.
Presidente, se intervengo adesso in generale sugli emendamenti, mi sarà poi impossibile
chiedere la parola sui singoli emendamenti?
PRESIDENTE. Lei potrà chiedere la parola per
dichiarazione di voto. Ora deve esprimere il parere sugli emendamenti ed articoli
aggiuntivi presentati, naturalmente se crede di farlo: è una sua facoltà!
ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza.
Grazie, signor Presidente.
Noi abbiamo presentato un certo numero di emendamenti ai quali annettiamo una
considerevole importanza. Con l'emendamento Danese 01.2 abbiamo suggerito una vera e
propria manovra alternativa a quella progettata dal Governo e proponiamo, sostanzialmente,
tagli di spesa, senza aumenti di imposte.
Vorrei segnalare alla Presidenza della Camera che in questo emendamento è stata inserita
erroneamente una clausola di salvaguardia. Infatti noi avevamo presentato un emendamento a
se stante su tale clausola alla quale teniamo molto, perché rappresenta per noi una
questione di principio. In pratica si prevede che, se non si realizzano le economie di
spesa progettate, bisognerà provvedere con altre economie selettive della spesa.
L'emendamento Cicu 01.5 riguarda i permessi sindacali, alla concessione dei quali
riteniamo che debba essere posto un limite.
L'emendamento Teresio Delfino 1.26 riguarda i prezzi dei farmaci. Noi riteniamo...
PRESIDENTE. Mi consenta, onorevole Marzano, di
rilevare che lei sta illustrando gli emendamenti, mentre le ricordo che deve esprimere su
di essi un parere. Sarebbe opportuno darne un'interpretazione conclusiva dal momento che a
lei spetta il compito di esprimere un parere sugli emendamenti.
ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza. Abbiamo
proposto una rettifica del provvedimento governativo sui prezzi dei farmaci, cui
attribuiamo molta importanza. Condividiamo alcuni emendamenti presentati dalla lega in
merito alla minore fiscalizzazione degli oneri sociali e riteniamo anche importante
intervenire in generale sulle proposte del Governo relative agli accresciuti oneri fiscali
sulle rendite finanziarie.
Questi emendamenti sono nel complesso di notevole importanza e noi riteniamo riflettano il
nostro indirizzo di politica economica che consiste nel risanare la finanza pubblica,
soprattutto effettuando economie dal lato della spesa e senza introdurre misure che vadano
a scapito delle attività produttive.
Concludendo, poiché il provvedimento del Governo è nel complesso orientato diversamente,
noi voteremo contro e via via che saranno discussi i singoli emendamenti dichiareremo il
nostro voto sugli stessi, motivandolo in modo più analitico (Applausi dei deputati del
gruppo di forza Italia).
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO CAVAZZUTI, Sottosegretario di Stato
per il tesoro. Il Governo concorda con l'opinione espressa dal relatore per la
maggioranza e quindi esprime parere contrario su tutti gli emendamenti ed articoli
aggiuntivi presentati (Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania).
ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, intendo
intervenire sulla questione che è stata lasciata in sospeso perché il relatore di
minoranza, onorevole Pagliarini, stava esprimendo il suo parere sugli emendamenti
Pag. 2392
presentati. L'articolo 86, comma 6, del regolamento dà pari opportunità ai relatori,
siano essi di maggioranza o di minoranza. Per l'esattezza esso recita: "I relatori e il
Governo esprimono il loro parere sugli emendamenti prima che siano posti in votazione".
Ebbene, mi pare che il relatore di minoranza, onorevole Pagliarini, non avesse terminato
di esprimere il proprio parere sugli emendamenti e mi sembra inoltre che non vi sia alcuna
restrizione di ordine temporale per l'espressione di tale parere.
PRESIDENTE. Per quanto attiene alla sua osservazione,
le faccio presente che, trattandosi di un disegno di legge di conversione di un
decreto-legge, che consta di un articolo unico, il parere si esprime sul complesso degli
emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge. Quindi la motivazione di tale parere
può essere espressa in modo articolato, ma avviene in un'unica soluzione.
VASSILI CAMPATELLI. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VASSILI CAMPATELLI. Signor Presidente, anch'io
desidero fare riferimento all'articolo 86, comma 6, del regolamento perché non vorrei che
questa sera iniziassimo a costituire un precedente. Tale comma prevede che i relatori e il
Governo esprimano il loro parere sugli emendamenti prima che siano posti in votazione.
A me risulta che i pareri siano sempre stati espressi nella forma sintetica di parere
favorevole, parere contrario o rimettendosi all'Assemblea, comunque attraverso espressioni
atte a chiarire il parere dei relatori e del Governo. Mi sembra invece improprio e tale da
costituire un precedente consentire che surrettiziamente, attraverso l'espressione del
parere, si riapra la discussione di carattere generale (Applausi dei deputati del
gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
PRESIDENTE. La sua preoccupazione mi pare fosse stata
anticipata da me quando, rivolgendomi ai relatori, li ho invitati ad attenersi alle forme
ed ai tempi nei quali deve aver luogo l'espressione del parere.
Si è chiusa pertanto, ai sensi del comma 6 dell'articolo 86 del regolamento, la fase di
enunciazione del parere dei relatori e del Governo ed ora passeremo ai voti. Mi sembra che
il regolamento sia stato rispettato, sia pure ognuno interpretando a modo suo la funzione
di relatore che stava svolgendo. Qui dentro, peraltro, non ho funzioni pedagogiche.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Danese 01.2.
MARCO TARADASH. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
MARCO TARADASH. Per chiedere la votazione per
parti separate di questo emendamento, nel senso di votare separatamente il comma 2.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Taradash.
PIETRO FONTANINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
PIETRO FONTANINI. A nome del gruppo della lega
nord per l'indipendenza della Padania, chiedo la votazione nominale mediante sistema
elettronico su tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Fontanini; le ricordo
però che analoga richiesta era stata avanzata anche dal collega Selva.
ROBERTO ALBONI. A Mantova votano diversamente!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARZANO. Signor Presidente, l'emendamento
Danese 01.2 ha per
Pag. 2393
noi grande importanza perché, come accennavo prima, imposta una manovra di tipo
alternativo rispetto a quella proposta dal Governo. Si caratterizza per il fatto che
contiene solo economie dal lato della spesa e quindi sostituisce integralmente la manovra
presentata dal Governo perché gli obiettivi quantificati nel primo comma sono realizzati
senza alcun aumento di natura fiscale.
L'emendamento in questione contiene anche, come ha osservato il collega Taradash, una
clausola di salvaguardia destinata ad assicurare, nel caso in cui i risultati prefissi non
fossero realizzati, che si provvederà con altre economie dal lato della spesa, quindi
ancora una volta non attraverso inasprimenti fiscali. Tale clausola assume molta
importanza perché è un segnale di rigore che si dà ai mercati i quali, nell'incertezza
relativa agli effettivi risultati delle varie manovre che si susseguono, gradiscono una
clausola che garantisce che comunque le economie di spesa, i risultati, gli obiettivi di
finanza pubblica vengano realizzati. La stessa clausola di salvaguardia, che qui è
presentata come un elemento dell'emendamento, vorremmo che fosse votata separatamente
perché, anche quando l'emendamento non venisse approvato, sarebbe importante, anche per
l'obiettivo formulato dal Governo, che ci fosse una blindatura in grado di assicurare che
i risultati saranno raggiunti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, annuncio il voto favorevole del gruppo del CCD-CDU all'emendamento Danese 01.2
nello spirito già illustrato dal collega Marzano.
Ci dispiace sottolineare il fatto che il sottosegretario Giarda assente in questo momento
dall'aula abbia evidenziato nella sua replica alla discussione generale come la norma di
salvaguardia prevista nella finanziaria del 1996 fosse soltanto una norma di carattere
virtuale. L'altro giorno infatti il sottosegretario Giarda ha inoltre sostenuto che il
Governo senza voler operare alcuna prevaricazione rispetto alla funzione di indirizzo che
noi avevamo voluto invece affidare a quella norma, un indirizzo di tipo impegnativo non
mancava di rispetto al Parlamento trattandosi, a suo dire, di una norma virtuale.
Nel ribadire anche sull'emendamento in esame il quale attribuisce piena coerenza e quindi
piena legittimità anche a ciò che il Parlamento soltanto sette mesi fa aveva sostenuto
le nostre posizioni, sottolineiamo nuovamente che una delle funzioni significative e
fondamentali del Parlamento è la facoltà di dare indirizzi al Governo che, a nostro
avviso, sono impegnativi e vincolanti, almeno sotto il profilo morale.
Per questa ragione, riteniamo di aver adempiuto a quella clausola e di aver dimostrato con
l'emendamento in esame che, se vi fosse stata la volontà da parte del Governo, c'era la
possibilità di far fronte al superamento del fabbisogno previsto con la finanziaria del
1996, operando soltanto nella direzione dei tagli.
L'emendamento Danese 01.2 ha la funzione soprattutto di sottolineare che noi non abbiamo
apprezzato e lo vogliamo ribadire in quest'aula con questa votazione l'allegro
atteggiamento assunto dal Governo Dini che, con una serie di decreti-legge, ha
ulteriormente ampliato lo sfondamento della spesa pubblica.
Con queste motivazioni, ribadiamo il nostro voto favorevole sull'emendamento Danese 01.2 e
l'opportunità che vi sia da parte del Governo maggiore rigore rispetto alla gestione
della spesa pubblica, perché tutte le risorse che riusciremo a risparmiare potrebbero
diventare il volano per il rilancio dell'economia italiana (Applausi dei deputati dei
gruppi del CCD-CDU e di forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, a nome del gruppo
di alleanza nazionale
Pag. 2394
dichiaro voto favorevole sull'emendamento Danese 01.2.
Non mi soffermerò sulle considerazioni svolte dai colleghi Marzano e Delfino per quanto
riguarda soprattutto la clausola di salvaguardia, ma vorrei illustrare l'importanza che
riveste l'emendamento in esame per i gruppi di opposizione. Esso rappresenta, infatti,
un'alternativa alla manovra del Governo ed ha, soprattutto, un'importanza particolare ai
fini dell'indicazione di quella che potrà essere la finanziaria di fine anno. Noi,
infatti, affronteremo l'esame della legge finanziaria in un contesto economico in forte
recessione e non dobbiamo mai dimenticarci ciò che poco meno di qualche giorno fa, due
settimane or sono, ci ha ricordato il governatore della Banca d'Italia, secondo il quale,
dovendosi affrontare il risanamento della finanza pubblica in un contesto recessivo, è
importante soprattutto il ridimensionamento della spesa piuttosto che l'aumento delle
entrate. Sottolineo, poi, che nel contesto della diminuzione della spesa hanno importanza
non solo il ridimensionamento degli effetti dei decreti-legge che in un clima
preelettorale il Governo precedente aveva presentato, aggravando ulteriormente la
situazione del bilancio dello Stato, ma anche una serie di interventi relativi agli
slittamenti degli impegni di spesa e la cancellazione dei residui di stanziamento, che
rappresentano una "pulizia" di bilancio che ha un'importanza determinante. Recentemente,
infatti, approvando in quest'aula il rendiconto sul bilancio del 1995 abbiamo rilevato, ma
lo hanno rilevato lo stesso relatore di maggioranza ed il Governo, la gravità della
crescita del volume dei residui passivi, in particolare dei residui di stanziamento.
Ricordo anche l'utilizzo dei fondi speciali in un contesto, come dicevo, di contenimento
di tutti i flussi di spesa, sia in sede di competenza che di cassa, che aggravano il
bilancio dello Stato, che si trascinano di anno in anno, di esercizio in esercizio, e che
vengono ripescati periodicamente.
In una situazione di recessione ripeto è importante intervenire sulla spesa piuttosto che
sulle entrate. Il gruppo di alleanza nazionale, pertanto, voterà a favore di questo
emendamento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SALVATORE CHERCHI. Signor Presidente, vorrei
motivare le ragioni per le quali i deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo
voteranno contro l'emendamento che l'opposizione ha presentato come configurante una
manovra alternativa a quella proposta dal Governo.
Siamo contrari innanzitutto perché riteniamo che sia maggiormente sostenibile una
ripartizione della manovra di aggiustamento tra tagli di spesa e aumenti di entrate.
Peraltro, gli aumenti di entrate sono realizzati con modalità socialmente sostenibili e
in termini tali da stabilizzare la pressione tributaria intorno al 26 per cento. Non c'è,
quindi, un aggravio della pressione tributaria ma, semplicemente, una stabilizzazione
della stessa mediante modalità che, ripeto, appaiono socialmente eque.
La nostra contrarietà è rafforzata dall'esame specifico delle proposte formulate.
Infatti, se venisse approvato l'emendamento Danese 01.2, proposto dall'opposizione, cosa
accadrebbe? Bisognerebbe, per esempio, chiudere l'Istituto nazionale di fisica nucleare;
il nostro paese, quindi, uscirebbe dalla ricerca nel campo delle particelle. Accadrebbe
che i fondi oggi destinati al risanamento e alla salvaguardia della laguna di Venezia
verrebbero totalmente cancellati; accadrebbe che misure assolutamente necessarie, come
quelle per il soccorso dei profughi slavi, verrebbero completamente a cadere.
Quindi gran parte della manovra cosiddetta alternativa proposta dall'opposizione è, nel
merito, riferita a misure che non condividiamo assolutamente, perché riteniamo che il
nostro paese debba avere un ruolo nel campo della ricerca delle particelle, che sia
necessario intervenire per la
Pag. 2395
salvaguardia di Venezia e che sia necessario finanziare i trasporti rapidi di massa
(invece, se venisse approvato l'emendamento dell'opposizione, verrebbero cancellati gli
investimenti nel comparto delle metropolitane leggere).
Questo emendamento contiene poi alcune "perle", che la dicono lunga sull'accuratezza con
la quale è stata configurata la manovra alternativa. Per esempio si propone la
cancellazione di norme già votate da questo ramo del Parlamento. Mi riferisco al
provvedimento sulle tossicodipendenze, che ha avuto il voto favorevole anche di forza
Italia. Con tale emendamento si ripropone ora la cancellazione di norme già votate anche
con il consenso, ripeto, dell'opposizione.
In conclusione, signor Presidente, le proposte formulate dall'opposizione non solo non
lasciano intravedere una reale manovra alternativa, ma, al di là della facciata
propagandistica, configurano misure per noi totalmente inaccettabili e che ci confortano
nella convinzione che sia più sostenibile una manovra ripartita, come ha fatto il
Governo, per due terzi su tagli di spese e per un terzo su aumenti di entrate. Questa è
la ragione per la quale i deputati del mio gruppo voteranno contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente e
colleghi, la posizione della lega nord per l'indipendenza della Padania sull'emendamento
Danese 01.2, presentato dai colleghi del Polo, è stata già anticipata dall'onorevole
Pagliarini.
Desidero solo sottolineare alcuni aspetti generali. Innanzitutto il Governo, durante il
dibattito sulla fiducia, aveva promesso di non aumentare la pressione tributaria. Invece,
già a partire dall'articolo 1 del testo in esame si prevedono incrementi di entrate pari
a 5.122 miliardi per il 1996, a 7.709 miliardi per il 1997 ed a 7.058 miliardi per il
1998. Tale incongruenza è stata ben individuata con l'emendamento Danese ed altri, che
condividiamo se non altro perché per la prima volta si propone in maniera organica e
complessiva una manovra alternativa che non prevede alcuna entrata e che si concentra
esclusivamente sul contenimento e la riduzione della spesa.
Non entriamo nel merito, anche se il collega Cherchi ha evidenziato alcuni aspetti che non
convincono. Ve ne sono anche altri, tra cui l'esigenza e ciò è stato anche oggetto del
dibattito in Commissione bilancio di trovare coperture finanziarie; mi riferisco inoltre
al taglio necessario dei fondi speciali di cui all'articolo 2, comma 2, della legge 28
dicembre 1995, n.550; il che significa che il Parlamento non avrà la possibilità di
reperire in modo semplice coperture finanziarie per future proposte di legge.
Condividiamo invece altri provvedimenti contenuti nell'emendamento Danese 01.2: per
esempio la disposizione di cui all'articolo 5, che prevede una ulteriore riduzione del
finanziamento al fondo patronati, ricondotto ad una misura non superiore allo 0,225 per
cento; oppure il contenuto dell'articolo 6 disposizione tra l'altro ripresa in un
successivo emendamento in cui viene sostanzialmente "plafonata" la possibilità di
ricorso alle aspettative per permessi sindacali retribuiti nei limiti medi di una unità
ogni 5 mila dipendenti a tempo indeterminato.
Per tutti questi motivi, in particolare per quanto riguarda le linee di principio, fatta
eccezione per gli aspetti che ho poc'anzi segnalato sui quali non concordiamo, i deputati
del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania voteranno a favore di tale
emendamento.
ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ENRICO CAVALIERE. Per chiedere che venga
aggiunta la mia firma in calce all'emendamento Danese 01.2.
Pag. 2396
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Parlo in dissenso rispetto alla
dichiarazione di voto del mio collega del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania, anche se condivido alcuni degli articoli proposti nell'emendamento Danese 01.2.
Tuttavia non posso concordare sul contenuto dell'articolo 5, compreso in tale emendamento,
volto a ridurre i fondi per i patronati. Infatti questi ultimi svolgono una funzione
meritoria offrendo risposte, che lo Stato non fornisce, ad una vasta categoria di persone.
Quindi, in dissenso dal mio gruppo, mi asterrò dalla votazione sull'emendamento Danese
01.2 per le motivazioni che ho appena espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà, onorevole
Rodeghiero, così dopo averle precedentemente impedito di prendere la parola, ora avremo
modo di ascoltarla.
FLAVIO RODEGHIERO. Mi associo alle
considerazioni del collega che mi ha preceduto per quanto riguarda i patronati. Pertanto,
anch'io mi asterrò sull'emendamento 01.2 con le stesse motivazioni addotte dal collega
Dozzo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.
UBER ANGHINONI. Signor Presidente, dissento dalla
dichiarazione di voto favorevole svolta a nome del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania, per la verità con un po' di imbarazzo; pur nella
consapevolezza che vi è, per così dire, un'anima comune, ritengo però che la posizione
assunta sia fin troppo morbida.
Stiamo parlando di aumentare la pressione fiscale da una parte e di attuare dei tagli da
altre. Mi sembra però che tutto questo meccanismo (l'emendamento Danese 01.2 è più
severo del testo del decreto, che comunque non può essere condiviso) vada a toccare punti
sui quali si può anche discutere ed eventualmente verificare soluzioni diverse.
Su altre questioni sarebbe opportuno dibattere: mi riferisco, per esempio, al
decreto-legge che prevede un contributo per ogni zingaro Rom di 35 mila lire al giorno,
che comporta un onere di un milione e 50 mila lire al mese.
Se vogliamo veramente ridurre il deficit dello Stato, prima di passare all'aumento della
pressione fiscale, andiamo a trovare quegli spazi in cui sono convinto che tutta
l'Assemblea può essere d'accordo nell'intervenire. Non per nulla, si tratta di un
decreto-legge.
Come si può essere d'accordo con un emendamento che...
PRESIDENTE. Onorevole Anghinoni, lei sa che ha a
disposizione solo un minuto e l'ha superato della metà. Se cortesemente volesse
concludere, mi eviterebbe di doverla richiamare.
UBER ANGHINONI. Due minuti!
PRESIDENTE. No, il Presidente ha accordato un minuto
di tempo. Sarà una valutazione un po' avara, ma si tratta di un minuto.
Quindi, se vuole concludere, altrimenti sono costretto a dirle...
UBER ANGHINONI. Se il regolamento prevede un
intervento di un solo minuto, diventa restrittivo...
PRESIDENTE. Il Presidente ha stabilito che gli
interventi in dissenso abbiamo la durata di un minuto ed io devo far rispettare la linea
di riferimento fissata dal Presidente.
La prego quindi di concludere.
UBER ANGHINONI. D'accordo. A questo punto, signor
Presidente, rimando il seguito alla seconda puntata (Applausi dei
Pag. 2397
deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Rimaniamo in trepida attesa!
SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Cicu, per il gruppo di forza
Italia è già intervenuto il collega Marzano. Quindi, se lei non intende intervenire in
dissenso, non posso darle la parola.
Passiamo ai voti.
Come è stato richiesto dal collega Taradash, la votazione dell'emendamento Danese 01.2
avrà luogo per parti separate, nel senso di votare prima il comma 1 e successivamente la
parte restante dell'emendamento. Avverto però che, qualora il comma 1 venisse respinto,
la parte restante dell'emendamento risulterebbe conseguentemente preclusa.
MARCO TARADASH. Chiedo di parlare sull'ordine del
lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO TARADASH. Signor Presidente, non condivido
la valutazione che ha esposto, perché credo che il comma 2 dell'emendamento Danese 01.2
abbia una vita autonoma rispetto a ciò che precede. Nel caso in cui quella indicata fosse
la valutazione ma pregherei il Presidente di verificarla...
PRESIDENTE. L'ho già fatto, comunque proceda.
MARCO TARADASH. In realtà, la clausola di
salvaguardia è una misura di garanzia, che vale indipendentemente da quanto è scritto
nel comma 1. A questo punto, però, chiedo di sospendere per un'ora la seduta, perché
abbiamo sentito il relatore per la maggioranza esprimere il parere contrario in modo
anomalo, dicendo: "Siamo contrari a tutti gli emendamenti, tranne gli emendamenti su cui
saremo favorevoli eventualmente".
Allora, poiché quello in esame è un emendamento che, almeno nella parte relativa alla
clausola di salvaguardia, il Polo ritiene essenziale, chiedo la sospensione di un'ora
della seduta affinché si possa valutare con il relatore Soro la possibilità di un
orientamento comune dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevole Taradash, ascolterò anche
l'orientamento del relatore per la maggioranza, ma desidero dirle preliminarmente che
l'osservazione che avevo fatto sulla possibilità che l'eventuale reiezione del comma 1
precludesse la votazione del successivo comma 2 deriva dalla lettura stessa di questo
comma 2, che tra l'altro recita: "(...) gli effetti del presente decreto risultino
inferiori a quelli indicati nel comma precedente". Pertanto, se vi è un "comma
precedente" che regge il comma successivo, mi pare che la conseguenzialità ablativa sia
chiara!
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Signor Presidente, vorrei specificare le mie dichiarazioni per quanti, come l'onorevole
Taradash, le avessero fraintese. Ho espresso un parere contrario su tutti gli emendamenti
presentati e mi sono riservato di motivare le ragioni della mia contrarietà intervenendo,
se del caso, sui singoli emendamenti. Ciò significa che considero anche la possibilità
che gli interventi dialettici da parte dei colleghi siano tali da convincere la
Commissione ad esprimersi diversamente, molto più di quanto non hanno potuto fare durante
la discussione sul complesso degli emendamenti.
Non vorrei che un simile atteggiamento apparisse come è apparso al collega Pagliarini una
rinuncia al dialogo!
PRESIDENTE. La ringrazio per questa sua precisazione,
onorevole Soro; del resto, ciò che lei aveva espresso con estrema sintesi in precedenza
era già chiaro.
Pag. 2398
MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per una
precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO TARADASH. Presidente, vorrei riformulare il
comma 2 di questo emendamento, facendo presente che esso era stato presentato
separatamente, ed è stato poi...
PRESIDENTE. Onorevole Taradash, la riformulazione è
possibile solo nel caso in cui essa venga accettata dall'intera Commissione.
MARCO TARADASH. Per questo motivo le chiedevo la
sospensione per un'ora della seduta!
Nel caso in cui la sospensione non fosse possibile, annuncio che i deputati del gruppo di
forza Italia non parteciperanno al voto in modo che la sospensione si crei nei fatti!
PRESIDENTE. Onorevole Taradash, ritengo che la seduta
debba proseguire perché le precisazioni fornite dal relatore per la maggioranza eliminano
quella parte di "variabile" diciamo così che lei aveva ritenuto di individuare.
Di conseguenza, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul comma 1
dell'emendamento Danese 01.2, non accettato dalla maggioranza della Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Risulta che l'onorevole Giordano Angelini utilizzi una tessera in modo improprio!
GIORDANO ANGELINI. Ma io sono qui al mio posto!
PRESIDENTE. La vedo e son contento di vederla al suo
posto! C'è però una tessera di troppo! Si può avere questa tessera oppure devo
procedere ad un'istruttoria formale?
DIEGO ALBORGHETTI. Chiudere!
ALBERTO LEMBO. Chiudere!
GIULIO CONTI. Controllare le schede quadruple!
SERGIO MATTARELLA. Presidente...
DANIELE ROSCIA. Chiudere!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
SERGIO MATTARELLA. Non glielo consento!
PRESIDENTE. Onorevole Mattarella, lasci che diriga io
la seduta! Siamo in votazione! È stata chiarita una posizione che doveva essere chiarita;
la tessera sta per essere portata al banco della Presidenza. Dichiaro chiusa la votazione!
ANTONIO SODA. Vota, Corleone!
GIORGIO LA MALFA. Presidente! Presidente!
DOMENICO GRAMAZIO. La Malfa hai una vita di
voto!
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la prego, siamo in
fase di vota... Se non le manca la scheda, la usi! Perché non ha votato? Se non ha
votato, non è colpa mia!
Dichiaro chiusa la votazione.
Al raggiungimento del numero legale mancano 23 deputati; alcuni deputati risultano in
missione e quindi possono essere aggiunti ai presenti, tuttavia la Camera non è
ugualmente in numero legale per deliberare.
A norma dell'articolo 47 del comma 2 del regolamento, rinvio la seduta di un'ora (Applausi
dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per
l'indipendenza della Padania e del CCD-CDU).
La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle
18,30.
Pag. 2399
PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere nuovamente alla
votazione del comma 1 dell'emendamento Danese 01.2, su cui in precedenza è mancato il
numero legale.
Onorevole La Malfa, le darò la parola in relazione alla questione cui prima accennava
subito dopo il voto. Onorevole Taradash, anche a lei darò la parola dopo la votazione.
Colleghi, prendete posto. Ricordo che da parte dei gruppi della lega nord per
l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale è stata richiesta
la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul comma 1
dell'emendamento Danese 01.2, non accettato dalla maggioranza della Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 281
(La Camera respinge).
Dichiaro così preclusa la restante parte dell'emendamento Danese 01.2.
Onorevole La Malfa, ha facoltà di parlare per una precisazione.
GIORGIO LA MALFA. Desidero solo far osservare
che nella precedente votazione il mio voto non è risultato, ma io avevo regolarmente
votato. Lei ha dichiarato chiusa la votazione ed io ho creduto alla sua parola. La
macchina indicava che occorreva mantenere il dito premuto sul pulsante, ma dopo che lei ha
dichiarato chiusa per tre volte la votazione come risulterà domani dal resoconto
stenografico della seduta non sono stato più in condizione di votare. Preferisco comunque
credere alla parola del Presidente che alla macchina!
PRESIDENTE. Naturalmente io la ricambio, credendo alla
sua! Durante la votazione in cui è mancato il numero legale, ho dovuto aspettare che
fosse restituita una scheda doppia; per evitare che il voto espresso non corrispondesse al
numero effettivo dei presenti ho, per così dire, riaperto la votazione. Mi rendo conto
che nel frattempo lei ha purtroppo perduto l'opportunità di votare. Mi dispiace, ma
eravamo sicuramente entrambi in buona fede.
MARCO TARADASH. Chiedo di parlare sull'ordine dei
lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO TARADASH. Signor Presidente, mi aspettavo
che lei comunicasse ora ma evidentemente si è riservato di farlo successivamente che nel
corso di quest'ora che ci siamo guadagnati, purtroppo attraverso la mancanza del numero
legale (io avevo chiesto alla maggioranza, a nome del Polo, un'ora di sospensione) si è
chiarito l'equivoco all'origine dell'incidente d'aula. È stato cioè reintrodotto nel
fascicolo l'emendamento Cicu 01.3, riguardante la cosiddetta clausola di salvaguardia.
Voglio sottolineare il fatto che, nonostante il comma 2 dell'emendamento testé votato sia
stato dichiarato precluso, successivamente si potrà ugualmente votare sulla clausola di
salvaguardia; l'emendamento in questione in un primo momento non era stato ricompreso nel
fascicolo degli emendamenti e di conseguenza non avrebbe potuto essere votato senza la
sospensione di un'ora della seduta.
PRESIDENTE. Onorevole Taradash, mi devo regolare sulla
base degli stampati disponibili. Dopo la sua sollecitazione, ho appurato quanto da lei
riferito all'Assemblea. Vi è stata qualche difficoltà a rendere, per così dire, palese
il testo effettivamente presentato, ma non inserito nel fascicolo; nulla dunque è
pregiudicato. Nella valutazione precedente mi sono regolato
Pag. 2400
ripeto sulla base del testo che avevo a disposizione. La ringrazio per aver richiamato
l'attenzione dell'Assemblea su questo punto, che rende meno inutile il rinvio ammesso che
possa considerarsi tale di un'ora della seduta.
BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei
lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEPPE PISANU. Prendiamo atto con soddisfazione del
chiarimento intervenuto. Abbiamo tuttavia perso un'ora di tempo e questo rischia di pesare
negativamente sull'ulteriore svolgimento dei nostri lavori, in una settimana già molto
densa di impegni. Proporrei perciò di recuperare immediatamente il tempo perso,
prolungando la durata della seduta di un'ora e sconvocando eventualmente le Commissioni (Applausi
dei deputati del gruppo di forza Italia e della sinistra democratica-l'Ulivo).
PRESIDENTE. È previsto che la seduta termini alle 21.
Con ciò mi pare quindi implicito l'accoglimento della sua richiesta ed in tal modo si
recupererà il tempo non utilizzato in precedenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu
01.5, non accettato dalla maggioranza della Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 292
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu
01.4, non accettato dalla maggioranza della Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Il segretario di Presidenza, onorevole Boato, mi fa presente che nel terzo settore in
alto a destra, il numero dei votanti è superiore ai deputati effettivamente presenti, che
sono due, mentre i voti espressi risultano essere tre.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 291
(La Camera respinge).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 01.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARZANO. Presidente, si tratta della
clausola di salvaguardia: una disposizione che prevede che se gli obiettivi di finanza
pubblica che si vogliono perseguire con la manovra proposta dal Governo non fossero
realizzati, secondo una verifica che verrà compiuta alla scadenza prevista da questo
emendamento, allora si procederà il Governo è impegnato in tal senso a tagli di spesa e
non ad aumenti di entrate fiscali per realizzare l'obiettivo mancato.
È una clausola importante, che va nel segno del rigore; costituisce una linea coerente
per il Polo, che ha proposto una analoga clausola sia per la riforma previdenziale sia per
il collegato alla precedente finanziaria.
Per noi si tratta dunque di un emendamento di fondamentale importanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA. Onorevole Presidente, penso che non
sfugga a nessuno dei colleghi il significato politico di questo emendamento. La
reintroduzione di questa clausola, noi l'avevamo già voluta dal
Pag. 2401
l'inizio, come ha spiegato l'onorevole Saragat ... l'onorevole Taradash ... (Si
ride).
MARCO TARADASH. Grande complimento!
GUSTAVO SELVA. Attraverso la reintroduzione di
questa clausola di salvaguardia si realizza il principio del rigore, il principio
dell'attenzione alle spese, soprattutto a quelle superflue. Quindi, penso che, al di là
degli schematismi rigidi di gruppo, qui ci sia veramente la dimostrazione di chi vuole la
"sanità" del nostro bilancio, la severità ed il rigore, soprattutto nel perseguire
coloro i quali evadono le tasse.
Si tratta dunque di un emendamento che ha un significato altamente politico e sul quale
davvero richiamo l'attenzione di tutti coloro i quali ritengono che oggi ci troviamo qui
per risanare il nostro bilancio e dare uno slancio alla nostra economia (Applausi dei
deputati del gruppo di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Esprimiamo il nostro
apprezzamento sull'emendamento, così come è stato posto, anche se debbo far rilevare che
al sottoscritto ma credo che ciò valga per la maggioranza dei colleghi il testo non è
stato disponibile fino a poco fa; esso è infatti comparso in quest'ora, miracolosamente.
Abbiamo pertanto colto il senso ed il significato dell'emendamento, su di esso siamo
favorevoli, debbo però rilevare che, per ogni deputato qui presente, manca l'elemento
indispensabile per poter esprimere una valutazione.
PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, è vero quello che
lei giustamente lamenta, ma l'emendamento è stato già presentato in Commissione e quindi
si presume che sia noto ... anche se poi è stato distribuito in ritardo, per le ragioni
ricordate prima dal collega Taradash. Ho prestato attenzione alla sua osservazione e ho
voluto risponderle, ma adesso non apriamo un dibattito su questo!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, è
stata posta molta enfasi sul significato di questo emendamento; mi limiterò a fare due
battute per motivare il nostro voto contrario. Questo è un emendamento destinato a non
avere effetto perché quando saranno note le rilevazioni del fabbisogno di cassa dello
Stato, non sarà più possibile operare in termini di impegno sul bilancio dell'esercizio
1996. Quindi è un emendamento che non ha effetto e che, come ricordava prima il collega
Cherchi, è significativo delle caratteristiche con cui è stata affrontata la
predisposizione degli emendamenti su questa parte.
RAFFAELE VALENSISE. Il bilancio e la
finanziaria si fanno ogni anno. Trova un altro argomento!
PRESIDENTE. Va bene, ma credo che le polemiche postume
...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha
facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, interveniamo
per ribadire la nostra posizione favorevole all'emendamento Cicu 01.3, che ha un grande
valore di indirizzo, soprattutto rispetto ad una finalità nella quale ci riconosciamo
pienamente. Mi riferisco all'obiettivo di evitare aumenti della pressione fiscale.
Stabilendo di intervenire con eventuali manovre correttive nel caso di un eventuale
sfondamento dei conti pubblici per il 1996, con questa norma di salvaguardia noi ribadiamo
un'esigenza fondamentale. Sottolineiamo, tra l'altro, che la norma di indirizzo non ha
alcun costo ma, proprio perché tende ad accogliere le indicazioni programmatiche non solo
del Polo delle libertà ma anche della coalizione dell'Ulivo, contavamo di riscontrare
sull'emendamento una maggiore disponibilità.
Pag. 2402
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.
PAOLO COLOMBO. Signor Presidente, signori
rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare per dichiarare che
esprimerò un voto in dissenso dal mio gruppo.
Non sono membro della Commissione bilancio e quindi non ho avuto modo di leggere il testo
dell'emendamento Cicu 01.3. Non posso dunque esprimere su di esso un voto favorevole,
perché non ne conosco il contenuto.
GIULIO CONTI. Ignorante!
PAOLO COLOMBO. Invito anche gli altri colleghi, che
come me non hanno avuto modo di leggere il testo dell'emendamento, ad assumere una
posizione diversa da quella indicata dal capogruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.
DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, signori rappresentanti del Governo, anch'io come il collega Paolo Colombo
esprimerò un voto in dissenso dal mio gruppo, perché, non avendo avuto modo di prendere
visione del testo dell'emendamento, non sono in grado di valutarlo.
Chiedo anche agli altri colleghi di intervenire in questo stesso senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.
UBER ANGHINONI. L'emendamento Cicu 01.3 si muove
nell'ottica della difesa degli interessi del cittadino, in quanto, se fosse approvato,
eviterebbe un'ulteriore pressione fiscale.
Rimane tuttavia un vizio di fondo. Siamo qui a scervellarci per rendere meno pesante la
pressione fiscale e poi continuiamo a farci passare sotto il naso decine di miliardi,
facendo tutti finta di niente.
Se vogliamo ridurre le spese in funzione dell'obiettivo di cui parlavo, anziché studiare
il sistema per suscitare minore antipatia nei confronti del cittadino, dobbiamo tagliare
solo là dove si può tagliare. È un'oscenità che vi siano ancora quattro milioni e
mezzo di pensioni di false invalidità! Purtroppo sono cose che tutti sanno, ma fanno
finta di niente! E le pensioni continuano a essere corrisposte.
Si è dato ordine ai prefetti di identificare i falsi invalidi: a Mantova ne sono stati
trovati ottantasei, ad Avellino dieci! Ad Avellino dieci!
Io credo sia una grande ipocrisia con questo concludo, signor Presidente far finta con
questi emendamenti di tutelare gli interessi del cittadino. Interveniamo dove c'è bisogno
di farlo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, colleghi,
mi associo a quanto detto dal collega Colombo. Non avendo preso visione dell'emendamento,
non potrò votare a favore dello stesso e quindi mi asterrò.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Barral. Ne ha facoltà.
MARIO LUCIO BARRAL. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, Governo, anch'io, in dissenso dal mio gruppo, mi asterrò
sull'emendamento in quanto non ho potuto leggere il testo dello stesso e "votare al
buio" non mi pare una cosa seria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, io sono un
po' più sportivo dei miei
Pag. 2403
colleghi e quindi ho fatto le scale e sono andato a prendere una copia dell'emendamento
(Applausi).
A prescindere da queste premesse, noi abbiamo già votato altre clausole di salvaguardia
in quest'aula non molto tempo fa mi riferisco alla scorsa legislatura però non mi pare
che il seguito dato dai Governi a tali clausole sia stato così entusiasmante. I territori
che noi chiamiamo Padania, anche se a qualcuno dà fastidio, non mi pare siano poi così
soddisfatti di quanto hanno fatto i Governi per contenere la spesa pubblica attraverso
interventi di maggiore rigore per quel che concerne l'assestamento dei conti dissestati
dello Stato.
Pertanto mi asterrò proprio perché le mie perplessità rimangono inalterate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Comino. Ne ha facoltà.
DOMENICO COMINO. Signor Presidente, ho testé
esaminato l'emendamento proposto, sul quale però mi sembra manchi sia il parere del
relatore per la maggioranza sia quello del Governo. Si tratta di un emendamento "fuori
sacco", che non è stato stampato nel fascicolo degli emendamenti e sul quale né il
relatore né il Governo si sono pronunciati.
Detto questo, voterò in dissenso dal mio gruppo su questo emendamento perché questa
clausola di salvaguardia è talmente labile da produrre effetti praticamente
inconsistenti. Infatti, che cosa significa dire che il Governo promuove provvedimenti
selettivi di riduzione della spesa volti, eccetera, eccetera? Abbiamo già visto che il
Governo si è dimostrato incapace nel promuovere quei provvedimenti selettivi di spesa,
tant'è che gli impegni di spesa sono stati dilazionati nel tempo e trasferiti agli
esercizi successivi. Cito per tutti il caso della viabilità ordinaria.
Per questo motivo voterò contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio
gruppo, l'onorevole Formenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORMENTI. Signor Presidente,
illustri colleghi, membri del Governo, anch'io voterò in dissenso dal nostro
rappresentante, che ha dichiarato il voto favorevole del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania sull'emendamento Cicu 01.3 (Commenti del deputato Vendola).
Non credo di dovere a mia volta votare a favore di un emendamento che non abbiamo
proposto. Anche se uno dei nostri colleghi di gruppo ha dichiarato di essere ad esso
favorevole, non tutti concordano con questa linea operativa. Pertanto voterò in modo
diverso dal mio gruppo.
GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei
lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, ci troviamo in
una situazione singolare: il presidente di un gruppo ha dichiarato di votare in dissenso,
ma vorremmo sapere rispetto a cosa voti in dissenso. Evidentemente in dissenso da se
stesso (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale), perché la
direttiva del gruppo dovrebbe essere decisa e determinata dal direttivo del gruppo e dal
suo portavoce che è appunto il capogruppo. Prendiamo atto del fatto che il gruppo della
lega nord per l'indipendenza della Padania ha già perduto una parte della sua
indipendenza, essendo ognuno diventato indipendente da se stesso, il che naturalmente
valorizza l'indipendenza personale, ma manda il gruppo in disfacimento come indirizzo
unitario.
Volevo far notare la singolarità di un evento, che registriamo per la storia, perché mi
sembra si verifichi la prima volta in quest'Assemblea (Applausi polemici dei deputati
del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Pag. 2404
DANIELE ROSCIA. Bravo Gustavo...!
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto di queste sue
osservazioni, onorevole Selva.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.
ORESTE ROSSI. Innanzitutto vorrei ricordare al
collega Selva che ogni deputato è sovrano di se stesso ed è quindi libero di esprimere
il proprio parere, specie sugli emendamenti (Commenti Applausi polemici dei deputati
del gruppo di alleanza nazionale). Desidero pertanto esprimere il mio dissenso e
quindi il mio voto contrario all'emendamento Cicu 01.3 perché, se gli effetti del
presente decreto risultassero inferiori a quelli indicati nel comma precedente ("Il
Governo promuove provvedimenti selettivi di riduzione della spesa volti a conseguire le
riduzioni di spesa, di cui al comma precedente"), non vorrei che il Governo, il quale si
è divertito a togliere con questo provvedimento cento miliardi alle popolazioni colpite
dall'alluvione nel 1994, li aggiungesse a quelli per gli zingari o li destinasse ai fondi
per l'associazione "ladri e derelitti" di qualche paese extracomunitario e, invece,
tagliasse i fondi destinati alla nostra gente colpita da un disastro, certo non voluto da
quella popolazione, ma da un Governo precedente (Applausi di deputati del gruppo della
lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor
Presidente, colleghi, signori del Governo, pur confermando, come è ovvio, la massima
fiducia nell'operato del collega Giorgetti e più in generale dei colleghi della
Commissione bilancio, ritengo doveroso astenermi su questo emendamento in quanto, non
essendo particolarmente sportiva, non ho fatto in tempo a procurarmene una copia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.
RINALDO BOSCO. Signor Presidente, pur con tutta la
stima per i colleghi, dichiaro che voterò in dissenso dal mio gruppo perché penso che
con questa manovrina non si affrontino i veri problemi della spesa pubblica del nostro
paese. Abbiamo uno Stato inefficiente, una burocrazia che costa e che andrebbe dimezzata,
quanto meno; anche quest'aula è troppo piena, c'è troppa gente, la metà di noi sarebbe
sufficiente per mandare avanti bene il nostro paese. Occorre dunque ridurre la spesa
pubblica, è inutile insistere con manovre che sono sempre più pesanti e che per le
nostre aziende comportano fardelli sempre più ingombranti che le rendono poco
competitive. Questa è la verità ed è per questo che dissento dal mio gruppo.
MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per un richiamo
al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO TARADASH. Faccio riferimento all'articolo
86, comma 6, in base al quale i relatori ed il Governo esprimono il loro parere sugli
emendamenti prima che siano posti in votazione. Mi aspetto che ciò venga fatto e non
credo che prima si debbano ascoltare tutti gli interventi e poi avere il parere.
PRESIDENTE. Questo è vero. Invito il relatore per la
maggioranza ad esprimere il parere sull'emendamento Cicu 01.3. Successivamente lo
esprimerà il rappresentante del Governo. Il suo richiamo è ineccepibile.
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Il parere della Commissione sull'emendamento in questione è contrario in quanto non
produce effetti sia perché lo scostamento riferito al 1996 è registrabile
Pag. 2405
solo in un tempo in cui una qualunque manovra correttiva sarebbe inefficace sia perché
fa riferimento ad un criterio rigido, schematico, secondo il quale solo attraverso il
ricorso alla manovra sulla spesa potrebbe essere corretto uno scostamento. È questo il
principio ispiratore dell'insieme degli emendamenti formulati dall'opposizione e che
tuttavia è contraddetto nell'attuazione che si intravede nell'insieme delle proposte.
L'emendamento Cicu 01.3 fa inoltre riferimento al taglio selettivo della spesa, ma il
contesto dal quale è espunto, cioè l'ex emendamento 01.2, prevedeva una serie di tagli
indiscriminati sulla spesa facenti riferimento a blocchi di spesa indistinti. Per questa
ragione ribadisco il parere contrario della Commissione.
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole
Pagliarini, ad esprimere il suo parere sull'emendamento Cicu 01.3.
GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di
minoranza. Signor Presidente, in realtà, avevo già espresso in precedenza il parere
sull'emendamento in esame.
Approfitto dell'occasione per ringraziare il collega Selva che ci ha regalato due minuti
preziosi. Egli, forse, non ha compreso ciò che sta succedendo (Applausi dei deputati
del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ribadisco, tuttavia, che
avevo già espresso il mio parere favorevole sul primo emendamento. Vista la piega che ha
preso la discussione e per essere tutti più chiari anche per il collega Selva,
giustamente ripeto che il relatore di minoranza esprime parere favorevole su tale
emendamento. Mi fa piacere che il collega che ha svolto la dichiarazione di voto ufficiale
a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si sia dichiarato a
favore dell'emendamento; mi fa piacere, però, anche che qualcuno si sia espresso contro
perché ciò dimostra che al nostro interno vi è dibattito (Applausi dei deputati del
gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), che il partito è vivo e che
vengono espressi tanti punti di vista diversi (Applausi dei deputati del gruppo della
lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole
Marzano, ad esprimere il suo parere sull'emendamento Cicu 01.3.
ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza.
Presidente, francamente non riesco a capire perché il Governo sia contrario
all'emendamento Cicu 01.3, perché delle due l'una: o il Governo è sicuro che gli
obiettivi che si prefigge di raggiungere con la manovra saranno realizzati, allora la
clausola di salvaguardia non verrà applicata, oppure, nel caso contrario, vuol dire che
non si sente sicuro che gli obiettivi di finanza pubblica saranno realizzati (Applausi
dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU). Bisogna
essere chiari su questo punto! Noi siamo ovviamente a favore della clausola di
salvaguardia.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO CAVAZZUTI, Sottosegretario di Stato
per il tesoro. Il Governo è contrario all'emendamento Cicu 01.3 per tre motivi. Il
primo perché non ha ragione di ritenere che si verificherà uno sfondamento e quindi
ritiene inutile la clausola di salvaguardia. Il secondo coincide con i motivi richiamati
dal relatore per la maggioranza per dimostrare la sua inutilità, dato il termine entro il
quale tale verifica dovrebbe essere effettuata.
Il terzo è un motivo di squisita politica economica: nell'ipotesi sventurata, che il
Governo nega, in cui dovesse avvenire quanto previsto nell'emendamento, voglio ricordare
che nel quarto trimestre di ogni anno i cittadini italiani contribuenti sono chiamati ad
onerosi adempimenti fiscali...
DANIELE ROSCIA. Lo sappiamo!
FILIPPO CAVAZZUTI, Sottosegretario di Stato
per il tesoro... perché dovranno versare tutti gli anticipi. Sarebbe allora
opportuno, qualora si verificasse quello sfondamento, non costringere i cittadini
Pag. 2406
italiani a subire, oltre che l'aggravio di imposta, anche la seconda manovrina
congiunturale (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
Per i tre motivi che ho testé indicato, il Governo esprime quindi un parere fortemente
contrario sull'emendamento Cicu 01.3 (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra
democratica-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Proseguiamo ora con le ulteriori
dichiarazioni di voto in dissenso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.
MARIO BORGHEZIO. Presidente, la ratio
dell'emendamento in esame è sicuramente condivisibile. Comprendo quindi i motivi per cui
il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania abbia espresso su di esso un
parere positivo. Ritengo, però, che se esaminiamo l'importanza dell'assunto di tale
emendamento secondo il quale, qualora gli effetti del contenimento della spesa dovessero
risultare inferiori a quelli indicati nei commi precedenti del provvedimento, si dovrà
dare al Governo la facoltà di promuovere iniziative atte a realizzare un'effettiva
riduzione della spesa ci rendiamo conto che si tratta di una formulazione un po' generica,
non incisiva, senza alcun riferimento alle linee specifiche di contenimento della spesa e
che la seconda parte dell'emendamento non è in grado di indicare in maniera chiara e
convincente le linee da seguire per il raggiungimento di quello che può essere
considerato un obiettivo strategico del gruppo al quale appartengo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.
ALBERTO LEMBO. Non pensavo di intervenire nel
dibattito in corso, ma sono rimasto profondamente toccato da quanto affermato dal collega
Selva. Le sue parole mi hanno veramente creato uno stato di agitazione interna (Commenti
dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
E, allora, tra il dovere di lealtà nei confronti del collega che ha preso la parola per
svolgere la dichiarazione di voto del mio gruppo e la fedeltà che nutro nei confronti del
presidente del mio gruppo, io scelgo quest'ultima strada. Nella sostanza, quindi, mi
dissocio da una parte e faccio un atto di adesione, dall'altra: aderendo al voto contrario
espresso dal presidente Comino, mi associo a quanto da lui affermato in precedenza. Mi
esprimerò in tal senso in modo che, se si dovesse trovare da solo o quasi nel sostenere
tale posizione, sappia che avrà il sottoscritto al suo fianco (Applausi dei deputati
del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan.Ne ha facoltà.
ROLANDO FONTAN. Vedo che la discussione comincia
ad essere approfondita, stante il fatto... (Applausi dei deputati del gruppo della lega
nord per l'indipendenza della Padania Si ride)... che i miei colleghi, man mano che
vengono a conoscenza dell'emendamento, approfondiscono l'argomento.
Ad ogni buon conto, voterò contro in quanto ritengo l'emendamento contraddittorio: da una
parte, infatti, si cerca di diminuire il prezzo dei medicinali, almeno di quelli a più
basso costo, dall'altra parte sappiamo benissimo che vi sono medicinali il cui prezzo è
stato aumentato.
MARCO TARADASH. Non è quello, è un altro
emendamento!
ROLANDO FONTAN. In questi giorni ho ascoltato più
di un pensionato lamentarsi al riguardo di questa manovra, proprio perché...
PRESIDENTE. Onorevole Fontan, ha esaurito il suo
tempo, magari poi chi la seguirà farà la "staffetta"!
Pag. 2407
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Grugnetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GRUGNETTI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, sinceramente ero convinto di votare a favore dell'emendamento, come suggeriva il
collega Giorgetti, e di essere contrario alla contrarietà dei miei colleghi; ma dopo aver
ascoltato le parole del Governo, il cui senso finale è il seguente: "Noi siamo in
maggioranza, facciamo quello che vogliamo, quindi voi fate tutto quello che volete",
voterò contro l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.
PAOLO BAMPO. Presidente, vorrei fare una
precisazione: il collega che ha svolto prima la dichiarazione di voto, intendo dire il
collega della lega nord per l'indipendenza della Padania, non ha confrontato la posizione
con il gruppo medesimo. È per questo motivo che stanno "sorgendo" tutte queste
dichiarazioni di voto in dissenso; non vorrei che i colleghi parlamentari pensassero che
la lega in questo momento stia facendo ostruzionismo (Si ride)! È per questo,
naturalmente, che anch'io, come i colleghi appena intervenuti, voterò conformemente a
quanto indicato dal presidente di gruppo, onorevole Comino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.
ETTORE PIROVANO. Signor Presidente,
rappresentanti del Governo e colleghi, emendare significa tentare di mitigare un errore;
ma in questo caso l'errore è di dimensioni tali che tentare di ridimensionarlo è puro
esercizio di alchimia, è utopia. La conversione in legge del decreto-legge del 20 giugno
1996, denominato quasi con soddisfazione "manovrina", è, speriamo, l'ultimo tentativo
di "rappezzare" la conduzione fallimentare della finanza centralista. Per questo motivo
dissento da quanto è stato affermato dai firmatari dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Copercini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI COPERCINI. Signor Presidente, lei
mi ha costretto ad esaminare questo emendamento che non avevo preso in considerazione. Mi
sembra...
(Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti):
Alzati in piedi!
PIERLUIGI COPERCINI. Sono già in piedi (Si ride).
Lei, Presidente, dicevo, mi ha costretto ad un lavoro supplementare e dopo le
argomentazioni del relatore e del Governo e di tutti i miei colleghi ritengo di dover
esprimere la mia posizione in ulteriore dissenso dal mio gruppo. Pertanto, per non
scontentare nessuno e per dare al collega Selva argomentazioni per i suoi forbiti
articoli, mi asterrò dalla votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intervengo in
dissenso rispetto al gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania.
Ho ascoltato l'intervento del rappresentante del Governo ed ho rilevato la
professionalità e l'arguzia con le quali ha sostenuto le tesi dell'esecutivo. Pertanto mi
sento in dovere quanto meno di astenermi, come dicevo, in dissenso dal mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.
CARLO FONGARO. Presidente, onorevoli colleghi,
trovo coerente l'azione posta
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in essere questo pomeriggio dai deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza
della Padania. Come si può infatti ritenere che qualche emendamento volto a modificare un
articolato, di per sé assolutamente insufficiente al fine di risolvere i gravi problemi
dell'economia italiana, possa farci uscire dalla situazione attuale?
A me dispiace per i deputati del mio gruppo che hanno lavorato alla predisposizione degli
emendamenti ed esprimo ammirazione e stima per la professionalità dimostrata
nell'elaborazione degli stessi. Purtroppo non posso condividere l'ottimismo secondo il
quale, apportando qualche modesta modifica ad un articolato insufficiente, si possa
migliorare la portata del provvedimento.
Il decreto-legge, infatti, appare insufficiente ed in qualche punto addirittura negativo o
incomprensibile. Mi sembra che persino all'interno del Governo si siano manifestati
dissensi notevoli (Si grida: "Tempo!"). Pertanto, come si può pensare che in un
gruppo così democratico come il nostro...
PRESIDENTE. Onorevole Fongaro, non ho una grande
vocazione come cronometrista, tuttavia mi sembra che abbia superato il tempo a sua
disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, rappresentanti del Governo, la mia è una dichiarazione di voto in dissenso dal
gruppo in quanto ritengo che il decreto-legge in esame non meriti di essere convertito in
legge. Dico questo perché, valutato nel suo complesso, il provvedimento va totalmente
bocciato.
Per quanto si propongano emendamenti, non si riuscirà a migliorare un testo partito con
il piede sbagliato fin dall'inizio, giacché si ignorano completamente gli indirizzi di
riordino e di contenimento necessari per frenare la spesa pubblica. Contemporaneamente il
provvedimento non fornisce gli strumenti idonei per un rilancio delle attività
produttive. Vale a dire che mancano previsione di intervento a sostegno degli
investimenti, di nuova occupazione e di stabilità della moneta; mancano soprattutto
indicazioni certe...
ANTONIO SODA. Tempo!
PRESIDENTE. Onorevole Luciano Dussin, ha esaurito il
suo tempo.
PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al
regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bampo, giacché siamo in fase di
dichiarazioni di voto, le darò la parola al termine della votazione, così ci atteniamo
tutti al regolamento, tanto chi ha il testo del regolamento a portata di mano quanto chi
non lo ha...come me.
Passiamo alla votazione...
UGO PAROLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di
voto.
PRESIDENTE. Immagino che voglia parlare in dissenso
dal suo gruppo. Prego tuttavia i colleghi di segnalare la richiesta per tempo.
Ha facoltà di parlare, onorevole Parolo.
UGO PAROLO. Signor Presidente, ho alzato la mano
quattro volte!
Signor Presidente, colleghi, signori rappresentanti del Governo, parlerò anch'io in
dissenso rispetto alla dichiarazione di voto resa a nome del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania. Non mi aspettavo di trovare tanta democrazia all'interno del
mio gruppo (Si ride). Invece sto apprezzando tale fatto e preannuncio che ne
approfitterò anche in occasione della votazione dei successivi emendamenti, perché gli
elettori hanno votato la mia persona e quindi ho libero mandato di esprimere il mio
pensiero su tutti gli emendamenti ed è ciò che farò. Ritengo infatti che il mandato
ricevuto dai deputati della lega nord non sia...
Pag. 2409
PRESIDENTE. Onorevole Parolo, ha esaurito il suo
tempo; purtroppo è l'avarizia dei 60 secondi!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Guido Dussin.Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, colleghi,
intervengo anch'io in dissenso dal mio gruppo perché, come ha già annunciato il collega
Colombo, non essendo a conoscenza dell'emendamento in esame, mi trovo nella condizione di
non poterlo valutare. Quindi, mi asterrò sull'emendamento Cicu 01.3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, rappresentanti del Governo, sono un nuovo frequentatore di quest'aula però, con
le conoscenze che ho avendo letto i giornali negli anni scorsi per essere un po'
aggiornato, mi sembra che nella prima Repubblica una Repubblica fa queste operazioni
venissero chiamate "stangate" o "stangatine". Il nuovo lessico sembra sia più dolce,
più aggiornato, forse maggiormente coerente con i tempi e mi suggerisce il collega
generoso che siede alla mia destra più "buonista". Adesso si parla quindi di
"manovrina". E poi c'è qualcuno che dice che non ci sono novità in vista! Questa per
me è una grande novità: l'aggiornamento del lessico politico della seconda Repubblica
(qualcuno almeno la chiama così).
Mi dispiace soprattutto fare il mio primo intervento in Assemblea dichiarando il mio
dissenso dai colleghi, che stimo ed apprezzo, Pagliarini e Giorgetti.
PRESIDENTE. Il suo tempo è esaurito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Vascon.Ne ha facoltà.
LUIGINO VASCON. Signor Presidente, anch'io sono
nuovo del Parlamento, l'ultimo arrivato. Pensavo di trovarmi di fronte a questioni molto
più importanti, ma come ha sottolineato poco fa il collega Covre, qui si tratta di
equilibrismo lessicale.
Dalle mie parti, in Padania, un simile trattamento si chiama "rimandare la cambiale"; la
state rimandando, ma arriverà ugualmente il conto. Quello proposto è un sistema iniquo
di amministrare. Altro che "stangatina"! La cambiale ritorna e ritornerà, ma con gli
interessi, ed a pagarli saranno sempre i soliti, ossia quelli che hanno sempre lavorato e
pagato (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Signorini. Ne ha facoltà.
STEFANO SIGNORINI. Voterò in dissenso dal
collega Giorgetti, che ormai è rimasto l'unico del nostro movimento ad esprimere una
certa posizione, adeguandomi al presidente Comino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ciapusci. Ne ha facoltà.
ELENA CIAPUSCI. Solo ora ho capito di che tipo di
emendamento si stia parlando, perché solo poc'anzi me ne è pervenuto il testo (Commenti).
Questa è la funzionalità della Camera!
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Ciapusci ha poco
tempo a disposizione!
Prego, onorevole Ciapusci.
ELENA CIAPUSCI. Voterò in dissenso dal mio gruppo
perché la seconda parte dell'emendamento Cicu 01.3 dà in pratica carta bianca al Governo
per effettuare o ridurre tutte le spese che vuole. Poiché credo che il Governo non abbia
il diritto di avere carta bianca, ma che questo sia un diritto esclusivo della Camera, mi
asterrò dal voto (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza
della Padania).
Pag. 2410
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon.Ne ha facoltà.
MAURO MICHIELON. Presidente, rappresentanti del
Governo, colleghi deputati, nel constatare che il gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania ha una posizione estremamente variegata in ordine
all'emendamento Cicu 01.3, credo opportuno votare in dissenso e pertanto preannuncio la
mia astensione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 19,15).
PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare per un richiamo
al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, vi è stato in
questo momento il cambio di Presidenza e quindi mi permetto di sottoporle una questione
regolamentare.
So che in questo momento può sembrare che io parli a svantaggio dell'opposizione, ma
ritengo che le regole del gioco siano talmente importanti da dover essere rispettate da
tutti, maggioranza ed opposizione!
E allora, le dichiarazioni di voto in dissenso hanno una loro dignità ed io non le
contesterò mai, ma evidentemente, poiché il gruppo della lega non può essere un pugno
di uomini indecisi a tutto, essi devono decidersi a decidersi, signor Presidente! Quindi,
la posizione espressa dalla maggioranza dovrà essere del 50 per cento più 1 rispetto
alla posizione dissenziente di minoranza! Quindi, le dichiarazioni di voto in dissenso
dovranno essere pari al 49 per cento del gruppo stesso; altrimenti, si tratterebbe non di
un gruppo parlamentare, ma di un manicomio, anche per le egregie motivazioni rese
dall'onorevole Selva, il quale ha rilevato il paradosso di un presidente di gruppo che
vota in dissenso dal proprio gruppo!
Vorremmo sapere se l'onorevole Comino è ancora presidente del gruppo o no!
SILVESTRO TERZI. Chiedo di parlare sull'ordine
dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRO TERZI. Signor Presidente, mi fa sempre
piacere dopo un paio di anni di assenza da queste poltrone vedere che la logica di
alleanza nazionale non è cambiata!
Abbiamo assistito prima ad un discorso molto bello, molto chiaro, molto intelligente;
addirittura, a livello strisciante, si è arrivati a voler negare al mio gruppo la
possibilità di esprimere un qualcosa, soprattutto la possibilità di essere in dissenso
rispetto al voto che qualcun altro dichiarava. Vedo che comunque le radici non si
smentiscono! Le radici sono le stesse (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord
per l'indipendenza della Padania)! La logica che segue questo movimento, al di là dei
bagni fatti a Fiuggi, rimane sempre la stessa: la democrazia va benissimo se viene
razionalizzata a livello di squadre e soprattutto se significa non dare la possibilità ad
altri di parlare!
Sono intervenuto perché mi sembrava giusto parlare in ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Terzi. Il tempo a
sua disposizione è terminato.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi pare
lo dico anche per onorare le mie radici, di cui vado orgoglioso che si stia creando un
clima di intolleranza nei confronti dei colleghi della lega, che legittimamente e nel
rispetto del regolamento stanno facendo il loro dovere (Applausi dei deputati del
gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)! Semmai è qualcun altro
dell'opposizione
Pag. 2411
che deve farsi l'esame di coscienza e chiedersi se stia compiendo o meno il proprio
dovere (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e
della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Concludo il mio richiamo al regolamento: poiché ciò è accaduto anche prima, io credo
che i regolamenti servano ...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buontempo, ma lei deve
indicare l'articolo del regolamento al quale si richiama.
TEODORO BUONTEMPO. Parlo sull'ordine dei
lavori, Presidente ...
PRESIDENTE. Allora il suo intervento lo farà
successivamente!
TEODORO BUONTEMPO. No, Presidente! Stavo
facendo un richiamo...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu
01.3, non accettato dalla maggioranza della Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, sull'ordine
dell'aula...!
PRESIDENTE. Voti, onorevole Buontempo!
TEODORO BUONTEMPO. Io sto facendo un richiamo
sulla penultima...
PRESIDENTE. La votazione è aperta, onorevole
Buontempo!
TEODORO BUONTEMPO. Mi dia la parola,
Presidente!
PRESIDENTE. Certo, ma dopo!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 495
Votanti 476
Astenuti 19
Maggioranza 239
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 299
(La Camera respinge).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Teresio Delfino 1.26.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo, adesso, onorevole Buontempo?
TEODORO BUONTEMPO. Per un richiamo al
regolamento!
PRESIDENTE. A quale articolo del regolamento...
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei di solito è
una persona tranquilla; cerchi di esserlo anche adesso! Se le chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento sulla tenuta dell'ordine in aula, posso non ricordare il numero
dell'articolo, però il riferimento esiste nel regolamento e lei lo sa. Mi dovrebbe anzi
aiutare a ricordare il numero dell'articolo del regolamento!
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Buontempo, adesso ascolti
me! Tenga presente che quando in aula si è in una fase di ostruzionismo, che, sia ben
chiaro, è un diritto dei deputati, chi ha l'onere di dirigere la seduta ha anche l'onere
di applicare rigorosamente il regolamento. Poiché l'ostruzionismo si basa su
un'applicazione rigorosa del regolamento da parte dei singoli deputati, vi deve essere
un'applicazione rigorosa del regolamento da parte di chi presiede (Applausi dei
deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo
e di rinnovamento italiano)!
TEODORO BUONTEMPO. Adesso ho chiesto...
PRESIDENTE. Mi consenta di parlare, onorevole
Buontempo. Il richiamo al regolamento comporta che il deputato che interviene indichi
l'articolo cui si richiama. Se lei invece vuole fare un richiamo
Pag. 2412
sull'ordine dei lavori, che è un'altra cosa, lo svolga rapidamente!
TEODORO BUONTEMPO. Non voglio fare perdere
tempo e interverrò successivamente sul modo in cui viene mantenuto l'ordine in aula!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendmaento
Teresio Delfino 1. 26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.
MARCO TARADASH. Colleghi, l'emendamento Delfino
1.26 fa riferimento ad una polemica che si è innervata in queste ore sui giornali e che
ha squassato al suo interno il Governo, quella relativa al sistema di modifica del prezzo
dei farmaci. La polemica è avvenuta sui giornali, ma l'emendamento del Polo è stato
presentato da diverso tempo.
Abbiamo sentito il Presidente del Consiglio (che fino a poco fa era in aula) dire che la
questione verrà risolta, ma a settembre. Noi crediamo che la promessa di una revisione
della materia a settembre (che dovrebbe essere concertata con le parti in causa) sia in
realtà una beffa intollerabile nei confronti di milioni di cittadini e di lavoratori del
settore farmaceutico e di centinaia di aziende che operano nel nostro paese. Se c'è una
cosa di cui il mercato ha bisogno, è la certezza delle regole, il sapere che può operare
secondo previsioni che non vengano modificate ogni settimana o a distanza di poche
settimane. Soprattutto in un settore come quello farmaceutico, dove gli investimenti sono
molto ingenti, è necessaria chiarezza.
Invitiamo quindi il Governo, se, come è stato prefigurato, intende procedere ad un
ripensamento, a non farlo a settembre ma immediatamente, accogliendo la modifica proposta
dall'opposizione. Il Governo dovrebbe ammettere che vi è stato eccesso di zelo dirigista
ed antimercato nella scelta operata e che essa rischia di mettere in ginocchio decine e
decine di aziende, soprattutto quelle a carattere più innovativo, imponendo prezzi
insopportabilmente inferiori ai prezzi medi europei. Con l'emendamento in esame proponiamo
di accogliere il principio del massimo rimborsabile per categorie omogenee di farmaci,
lasciando alla sovranità del paziente, del consumatore la scelta se pagare o meno un
sovrapprezzo rispetto al prodotto che ha il costo più basso. Per noi la tutela del
consumatore è la tutela della responsabilità e della sovranità del medesimo all'interno
di regole di mercato, e non la tutela della sua irresponsabilità, come invece si
vorrebbe.
Sappiamo che le aziende farmaceutiche non sono associazioni di beneficenza, ma non
possiamo utilizzare l'alibi degli scandali e della corruzione politico-affaristica degli
anni passati (e, si spera, solo di essi) per scaricare sulle aziende il costo del
contenimento della spesa pubblica sanitaria e delle sue inefficienze. Per questo invitiamo
l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26 (Applausi dei
deputati del gruppo di forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Carlo Pace. Ne ha facoltà.
CARLO PACE. Signor Presidente, avverto impellente
l'esigenza di aderire all'emendamento in esame e di motivare anche a nome dei deputati del
gruppo di allenza nazionale, la mia incondizionata adesione ad esso.
Dobbiamo decidere se andiamo verso il mercato oppure se ce ne allontaniamo. Se andiamo
verso il mercato, dovremmo avere una minima sensibilità per la circostanza che la
concorrenza non si opera soltanto sui prezzi ma anche sulla qualità dei prodotti, che
l'Italia rischia di essere sempre più emarginata sul mercato internazionale dei farmaci;
che un provvedimento di questo tipo, che non consente neanche il sostentamento, a carico
delle casse pubbliche, di un livello comune lasciando poi come giustamente ha affermato il
collega Taradash la scelta al consumatore per quanto riguarda il
Pag. 2413
prodotto è davvero qualcosa di inspiegabile, che grida vendetta alla luce dei principi
elementari dell'economia di mercato. Mi rendo conto che ancora molto terreno deve essere
percorso e che molta acqua deve scorrere sotto i ponti prima che la conversione ora
soltanto verbale all'economia di mercato diventi effettivamente tale; spero tuttavia che
qualche fulmine sulla via del mercato possa cadere per illuminare coloro che ancora non
sono illuminati (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza
Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, noi riteniamo la questione di una seria politica farmaceutica fondamentale per
il nostro paese. Riteniamo pertanto di doverci fare carico di alcune perplessità e
problemi che l'emendamento in questione evidenzia e che provengono da una parte rilevante
del settore farmaceutico. Non sono da sottovalutare le osservazioni secondo le quali le
aziende farmaceutiche hanno già subito tale è la realtà dei fatti numerosi tagli
rispetto alle risorse disponibili. Questa manovra avrà un impatto molto forte sul
comparto anche perché comporterà un taglio della crescita del PIL farmaceutico rispetto
a quello dell'intera economia con conseguenze sugli investimenti, specialmente in ricerca,
e quindi sull'occupazione.
Conveniamo poi con quanti osservano che questa manovra determinerà distorsioni
significative del mercato, favorendo di fatto alcune aziende a scapito di altre. Rileviamo
inoltre che le operazioni di riclassificazione ad opera della CUF disattendono un criterio
che già in passato come ricorderò in seguito a proposito di altri emendamenti era stato
tenuto in considerazione, vale a dire quello delle categorie di farmaci con le stesse
principali indicazioni terapeutiche.
Questa operazione è stata portata avanti con un decreto mentre avrebbe dovuto essere
affrontata come era stato assicurato con la precedente finanziaria sulla base della
cosiddetta concertazione con il settore interessato. Il tema della concertazione è molto
caro a questo Governo e consideriamo questo un elemento importante; non capiamo tuttavia
perché il Governo si ostini a mancare un confronto serio decisivo sulla politica
farmaceutica, che interessa un settore vitale per il nostro paese. Per tutti questi motivi
giudichiamo la manovra inadeguata sotto il profilo della politica farmaceutica. Nonostante
le affermazioni, sicuramente fatte con convinzione ed in buona fede dal ministro circa il
fatto che tale manovra non avrà ricadute sui cittadini, noi riteniamo che si verifichi
anche questo effetto. Le medicine, infatti, non sono mai totalmente uguali e comparabili.
Al di là dell'effetto placebo, che ci porta a preferire una medicina rispetto all'altra,
la valutazione discrezionale dei medici non può a mio avviso essere superata con
un'impostazione che tende ad imporre il farmaco di Stato, contenuto nella fascia A.
Sulla base di queste osservazioni giudichiamo che si debba evitare la penalizzazione di
questo settore, che può essere competitivo su base nazionale ed internazionale. Riteniamo
quindi che l'emendamento che il Polo ha presentato tenda almeno ad attutire e correggere
alcuni aspetti anche interpretativi dell'applicazione di una norma finanziaria del 1996,
che tra l'altro era già stata contestata all'unanimità da tutte le forze politiche del
Senato con un ordine del giorno del 22 dicembre 1995. Ricordo che questa norma era stata
esaminata dal Senato in seconda lettura, ma in particolare riteniamo che la manovra
relativa al decreto-legge oggi al nostro esame stravolga e contravvenga alle
interpretazioni che di essa aveva dato, attraverso il Ministero del bilancio, il CIPE ed
imponga una interpretazione di quella norma della legge finanziaria, in una visione per
così dire palesemente "antimercato", non favorevole ad affermare una piena
concorrenzialità in un settore così vitale per il nostro paese.
Per tutte queste ragioni raccomando
Pag. 2414
l'approvazione del mio emendamento 1. 26 (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.
ORESTE ROSSI. Signor Presidente, prima di
intervenire vorrei ascoltare la dichiarazione di voto del mio rappresentante di gruppo.
PRESIDENTE. L'onorevole Oreste Rossi rinunzia pertanto
ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.
ANTONIO SAIA. Signor Presidente, intervengo molto
brevemente, poiché di questo argomento si è parlato molto negli ultimi giorni. Riteniamo
pertanto necessario formulare sintetiche indicazioni per chiarire la nostra posizione.
Noi riteniamo che questo punto della manovra si caratterizzi per un forte segno di
moralizzazione rispetto al passato. Ricordo che nel prontuario farmaceutico italiano erano
presenti, ed erano a carico del servizio sanitario nazionale, farmaci uguali ed identici
con prezzi fortemente diversi per unità posologica: questo è ripeto immorale. Tra
l'altro una delle regole del mercato è che un soggetto acquista il prodotto più
conveniente. Quindi, se lo Stato è in difficoltà, è giusto che una persona acquisti, o
ritenga rimborsabile e posto a carico del servizio sanitario nazionale, il prodotto che ha
uguale composizione e minore prezzo. Questo non significa, come molto spesso viene detto
con frasi e toni minacciosi o terroristici, che tutti gli altri prodotti uguali siano
"tagliati" fuori dal mercato. Infatti, se le aziende farmaceutiche vogliono, possono far
rientrare determinati farmaci nel prontuario, purché riportino il prezzo, come prevede la
legge, al livello del prodotto identico che ha un costo più basso.
Vi è un'altra motivazione per la quale non riteniamo accoglibile l'emendamento in
questione, nel quale è contenuto anche un elemento di immoralità, dal momento che vuole
trasferire sulle spalle del malato ignaro l'eventuale costo aggiuntivo di alcuni farmaci.
Quando si afferma che il servizio sanitario nazionale rimborsa la quota del farmaco che ha
il minor prezzo e pone a carico dell'assistito l'altra parte, non ci si rende conto che
egli è indifeso. L'assistito, infatti, spedisce le ricette prescritte dal proprio medico,
ma rispetto a questa situazione egli è indifeso, perché molto spesso non è in grado di
controllarla.
Per tale ragione i deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti ritengono
che la manovra contenga un elemento di forte moralizzazione e quindi esprimeranno voto
contrario sull'emendamento in questione (Applausi dei deputati del gruppo di
rifondazione comunista-progressisti, della sinistra democratica-l'Ulivo e di rinnovamento
italiano).
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un
richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Intervengo ai sensi degli
articoli 36, comma 3, 59 e 62. Mi dispiace peraltro intervenire, perché quando le
questioni si ripetono si rischia di dire cose fuori luogo. Tuttavia, signor Presidente, da
qualche ora ho assistito al crearsi di un clima di intolleranza nei confronti dei colleghi
della lega (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania). Si può condividere o meno ciò che un singolo deputato o un gruppo fa, ma
occorre il rispetto profondo della funzione politica del singolo deputato e dei gruppi
parlamentari.
Quando si fa opposizione nel rispetto del regolamento, e senza "uscire" dal medesimo,
questo deve essere non solo rispettato ma tutelato, onorevole Presidente! Non si può
consentire a nessuno di interferire sul metodo e sul motivo per cui un gruppo politico fa
opposizione.
Mi dispiace che questo clima di intolleranza sia stato tollerato dai Presidenti di turno;
sono indignato per il fatto che qualcuno ritenga che l'opposizione debba essere quella di
sua maestà! L'opposizione
Pag. 2415
al Governo, a questo Governo, specialmente su questo tipo di provvedimento può essere
fatta anche con l'ostruzionismo a tutela dei diritti dei cittadini (Applausi dei
deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, debbo dirle che ho
seguito l'andamento del dibattito attraverso il circuito televisivo interno e condivido
totalmente l'operato del Presidente Biondi nella direzione della seduta (Applausi dei
deputati del gruppo del CCD-CDU e del deputato Garra).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Presidente, colleghi, Governo (Commenti),
parlo a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania e farò una
dichiarazione di voto.
In questo emendamento, il cui primo firmatario è l'onorevole Teresio Delfino, ci sono
alcuni aspetti estremamente positivi. Mi riferisco, per esempio, al fatto che si sia
introdotto il concetto in base al quale i farmaci possono avere un prezzo libero anche se
il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale avverrà con riferimento a quel
farmaco del gruppo che ha il prezzo minore. Il che è estremamente importante perché
restituisce libertà di scelta al medico e al paziente, non escludendo dal mercato quelle
aziende che oggi si trovano in difficoltà ed hanno bisogno di un processo di
ristrutturazione per andare sul mercato con prezzi competitivi.
Uno dei pregi di questo emendamento, che è quello di aver eliminato il concetto di
farmaco di riferimento e di essersi basato soltanto sul raffronto tra farmaci uguali, è,
nello stesso tempo, il limite dell'emendamento. È chiaro infatti che oggi in Italia
abbiamo bisogno di affrontare con serietà il problema del risparmio nella spesa
farmaceutica. Mi sarei aspettato che fossero perlomeno indicati i tempi, i modi e i
criteri necessari per l'inserimento e la definizione del farmaco di riferimento. Mancando
una simile precisazione, quello in esame diventa un emendamento incompleto, per cui, a
nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, dichiaro su di esso il
voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà. Onorevole
Cavaliere, le ricordo che ha un minuto di tempo.
ENRICO CAVALIERE. Parlo in dissenso rispetto al
collega che mi ha preceduto e che, intervenendo a nome del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania, ha preannunciato un voto di astensione.
In questo caso il mio voto sarà favorevole in quanto, pur ritenendo questo provvedimento
effettivamente carente in alcuni punti (specialmente per quanto riguarda i tempi e i modi
per la determinazione del farmaco di riferimento) si può dire in compenso, come suole
dirsi dalle mie parti, che piuttosto che niente è meglio ... piuttosto!
Per tale motivo, tenendo presente quella che è stata in passato la spesa dissennata, in
particolare per i farmaci, preannuncio il mio voto favorevole all'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.
DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, rappresentanti del Governo, anch'io intervengo in dissenso dal mio gruppo
perché a mio giudizio questo emendamento, nonostante abbia dei limiti, può essere
accolto.
Esso, infatti, va contro i monopoli: probabilmente la sinistra è, invece, ad essi
favorevole e quindi esprime sull'emendamento un voto contrario.
In un passato che purtroppo è abbastanza recente abbiamo assistito a vicende incresciose
in riferimento alla salute degli italiani. Recandomi in farmacia, vedevo che ogni quindici
giorni i prezzi dei medicinali
Pag. 2416
aumentavano: alla fine dell'anno vi erano dieci etichette sovrapposte! E mi chiedevo
chi autorizzasse tale aumento.
Penso sia giunta l'ora di dare un taglio a questa situazione e di sistemare certe
posizioni anomale. Per far ciò però non bisogna mettere in crisi la ricerca farmaceutica
che da parte dello Stato non è mai stata...
PRESIDENTE. Onorevole Alborghetti, lei ha esaurito il
tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso al proprio gruppo,
l'onorevole Frosio Roncalli. Ne ha facoltà.
LUCIANA FROSIO RONCALLI. Vorrei
aggiungere la mia firma all'emendamento Teresio Delfino 1.26, nella speranza di non fare
nulla di immorale, come ritiene il collega di rifondazione comunista.
Sono favorevole a questo emendamento che è stato bene illustrato dall'onorevole Delfino e
condivido le dichiarazioni dell'onorevole Pagliarini che ha ben delineato lo scenario che
verrebbe a crearsi se l'emendamento non venisse approvato: molte aziende farmaceutiche
verrebbero messe in ginocchio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso al proprio gruppo, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, intervengo in dissenso dal mio gruppo per dichiarare che voterò a favore di
questo emendamento perché, per la logica espressa dall'onorevole Taradash, credo non si
debbano far pagare all'industria farmaceutica la disonestà e gli errori di alcuni
funzionari o, peggio, di ministri del passato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.
UBER ANGHINONI. Signor Presidente, questo
emendamento non risolve tutti i problemi, ma rappresenta un inizio per il chiarimento
delle situazioni. Si tratta della chiarezza che deriva da una libera concorrenza.
Il testo della legge, nella formulazione attuale, tende a difendere i monopoli e noi
sappiamo che chi soffre della situazione di monopolio è proprio il consumatore. Se il
prezzo può diventare uno strumento atto a creare una concorrenza per offrire il miglior
prodotto al costo più basso, ben venga, anche se avrei preferito azioni molto più decise
nel senso di una maggiore liberalizzazione del mercato...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato,
onorevole Anghinoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Presidente,
anch'io desidero annunziare un voto in dissenso dal gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania. Ritengo che il testo attuale di questo decreto favorisca
alcune aziende a discapito di altre. Ciò è ancora più grave in un settore delicato come
quello farmaceutico che per lungo tempo è stato al centro dell'attenzione della
magistratura per le note vicende di tangenti.
Di conseguenza, proprio per i sospetti che spesso si addensano come nubi su questo settore
da parte della pubblica opinione, ritengo necessario fare chiarezza e non consentire che
vi possa essere un dubbio di qualsiasi genere sulle vicende che riguardano la sanità,
alle quali la gente fuori di questo palazzo è sempre assolutamente e consapevolmente
attenta.
Di conseguenza, ribadisco che esprimerò un voto favorevole sull'emendamento Teresio
Delfino 1.26, in dissenso dal mio gruppo (Applausi del deputato Alborghetti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.
Pag. 2417
RINALDO BOSCO. Presidente, ho chiesto la parola non
solo per parlare in dissenso dal mio gruppo, ma per chiedere addirittura il silenzio per
onorare la morte della sanità nel nostro paese. Chiedo quindi un minuto di silenzio, come
si usa, per questo motivo e voglio usufruire a tal fine di tutto il tempo a mia
disposizione (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.
CARLO FONGARO. Presidente, mi ero ripromesso di
astenermi su qualunque emendamento perché trovo inutile emendare una cosa inutile, però,
visto l'oggetto di cui si parla, dichiaro la mia contrarietà perché questo emendamento
è dannoso e rappresenta la negazione della libera imprenditorialità. È solo il mercato,
è solo la libera concorrenza che possono e devono determinare il prezzo di un prodotto.
Qualunque tentativo di comprimere la libera concorrenza è destinato a far scadere la
qualità del prodotto e a scoraggiare la ricerca e Dio solo sa quanto bisogno ci sia di
ricerca in questo settore. Il volere ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fongaro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Gnaga. Ne ha facoltà.
SIMONE GNAGA. Signor Presidente, signori
rappresentanti del Governo, colleghi deputati, io rimango un po' sorpreso dalla
dichiarazione del voto di astensione del presidente del gruppo, anche dopo aver sentito di
conseguenza l'onorevole Saia dichiarare il proprio voto contrario, perché le aziende
farmaceutiche e per fortuna in Italia non viviamo in un vero e proprio regime comunista
non si devono adeguare al prezzo più basso e quindi non si devono adeguare al mercato
abbassando il prezzo; una possibilità del genere non sussiste. La questione è che le
aziende dovranno o cambiare completamente la loro produzione specializzandosi in un unico
settore, e quindi in tal caso praticheranno davvero il prezzo più basso, oppure
incontreranno grossi problemi perché aziende che operano in più settori del mondo
farmaceutico dovranno per forza diversificare la produzione, e il fatto di diversificare
comporta necessariamente costi più elevati.
Quindi non mi asterrò ma voterò a favore dell'emendamento (Applausi di deputati del
gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.
ORESTE ROSSI. Signor Presidente, questo Governo ha
regalato per decreto agli extracomunitari illegali l'assistenza sanitaria gratuita. Con
l'emendamento al nostro esame si propone per i nostri malati, che per anni hanno pagato
per avere un servizio sanitario, di poter usufruire gratuitamente solo dei farmaci...
RAMON MANTOVANI. È un diritto previsto dalla
Costituzione, non è un regalo. Fascista! (Proteste dei deputati del gruppo della lega
nord per l'indipendenza della Padania).
DANIELE ROSCIA. Compagno! Fai silenzio! Stai buono
lì!
PRESIDENTE: Onorevole Mantovani, la prego...
Prosegua, onorevole Rossi.
ORESTE ROSSI. I nostri cittadini hanno pagato per
avere un servizio sanitario e per poterne usufruire; invece con questo emendamento
potranno usufruire gratuitamente solo dei farmaci più economici in commercio.
In assenza di precise norme preventive e con l'espandersi di gravi malattie infettive,
virali, come ad esempio l'AIDS, non si può giocare al ribasso dei prezzi rischiando di
compromettere la qualità dei medicinali a discapito della salute. Pertanto
Pag. 2418
il mio voto sarà contrario a questo emendamento.
MAURA COSSUTTA. Ignorante! Vai a scuola!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Signorini. Ne ha facoltà.
STEFANO SIGNORINI. Signor Presidente, voterò
senza seguire le indicazioni del mio gruppo perché si tratta di un emendamento che
contiene elementi positivi e innovativi: meno monopolio, più concorrenza e quindi alla
fine più tutela del cittadino. Per questo motivo voterò a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.
PAOLO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei avanzare
una richiesta per sapere anzitutto se posso disporre di due minuti di tempo per il mio
intervento.
PRESIDENTE. No.
PAOLO COLOMBO. Grazie lo stesso. Desidero anzitutto
esprimere le mie perplessità sulle dichiarazioni dell'onorevole Cè che mi sembra in
questo caso siano carenti quanto alle argomentazioni.
Penso che un gruppo su questa materia non possa e non debba esprimere una posizione di
astensione perché in casi del genere o si è favorevoli o si è contrari. Rispetto la
posizione dei colleghi che sono intervenuti in precedenza e hanno dichiarato il loro voto
favorevole o contrario, ma non capisco perché il rappresentante del gruppo dichiari un
voto di astensione.
Vorrei richiamare l'attenzione del ministro della sanità prima di entrare nel merito
dell'emendamento, alla cui approvazione sono contrario perché le aziende farmaceutiche,
senza con questo voler difendere la posizione lobbistica di alcuna di queste, stanno
subendo gravissime conseguenze dal continuo aggravamento ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole collega.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.
PAOLO BAMPO. Signor Presidente, colleghi deputati,
signor Presidente del Consiglio, annuncio che voterò in dissenso dal mio gruppo. Ho
ascoltato con molta attenzione il collega Cè che ha rappresentato la posizione del gruppo
della lega nord per l'indipendenza della Padania; egli è sicuramente giovane e ha
dimostrato una certa inesperienza rispetto alle pratiche parlamentari sbagliando la
dichiarazione di voto. Il collega ha espresso motivazioni profonde, competenti,
soprattutto giuste e non si riesce a comprendere ...
PRESIDENTE. Grazie onorevole Bampo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, nell'esprimere il voto contrario del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo
all'emendamento Teresio Delfino 1.26, vorrei sottolineare come il principio che a farmaci
uguali corrisponda uguale costo sia un principio da ribadire e sottolineare. Il paziente,
che più volte è stato citato come oggetto di questi nostri interventi, non solo va
difeso e tutelato, ma ciò va fatto nella necessità di recuperare un bene prezioso come
quello della salute. Insieme al recupero della salute non credo che ci sia anche la
necessità di consentire una serie di recuperi di valori aggiunti per interessi terzi che
di certo non riguardano la sua condizione precaria. Sottolineare tale principio consente
di invitare ad un maggior senso di responsabilità tutti coloro che sono interessati alla
somministrazione e alla produzione di farmaci, sempre al fine del raggiungimento reale di
un bene comune.
Contestualmente all'approvazione della manovra finanziaria occorre avviare una
Pag. 2419
seria politica per il farmaco, una politica di prospettiva e di sviluppo che sia
trasparente e chiara. È su questo campo che si giocherà la capacità dell'industria
nazionale, che pure ha una grande tradizione, di essere al passo con i tempi e con il
libero mercato. Non dimentichiamo che proprio oggi è stato approvato dalla federazione
che associa insieme i direttori generali delle aziende sanitarie e di quelle ospedaliere
un richiamo forte al Governo perché mantenga la propria politica di rigore in tema di
spesa farmaceutica, sottolineando come già a giugno di quest'anno la quasi totalità
delle aziende sanitarie del nostro paese abbia superato la spesa prevista per i farmaci
nelle singole aziende. Ciò non vuol dire attribuire le colpe ai medici che operano sul
territorio, ma è solo un richiamo al senso di responsabilità affinché il Governo
mantenga le scelte che ha fatto e affinché tutti noi ci adoperiamo per dar vita a una
nuova epoca non solo nelle parole ma anche nei fatti (Applausi dei deputati dei gruppi
dei popolari e democratici-l'Ulivo e della sinistra democratica-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan.Ne ha facoltà.
ROLANDO FONTAN. A me pare, signor Presidente,
onorevoli colleghi che questo emendamento abbia contenuti positivi ed è per questo che
sono intenzionato a votare in senso favorevole, dissentendo così dalle indicazioni del
mio gruppo.
Non c'è dubbio che l'emendamento in questione tenda ad eliminare quel regime di monopolio
che altrimenti si verrebbe ad instaurare. Invece, l'attuale regime di concorrenza va in
ogni modo mantenuto.
Ho apprezzato molto l'intervento del collega Rossi, che, in sostanza, ha svolto il
seguente ragionamento: perché dobbiamo garantire l'assistenza sanitaria magari ad
extracomunitari residenti sul nostro territorio in maniera illegale e, poi, cercare di
garantire un minimo di assistenza ai nostri malati...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Formenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORMENTI. Voterò in dissenso sia
rispetto alla dichiarazione dell'onorevole Cè sia alle dichiarazioni dei miei colleghi.
Voterò contro l'emendamento Teresio Delfino 1.26 anche perché ritengo che l'onorevole
Cè sia un autolesionista poiché l'approvazione dell'emendamento in esame precluderebbe
tutti gli emendamenti successivi che recano, tra le altre, anche la firma del suddetto
collega.
Pertanto, voterò contro l'emendamento in esame per dar modo poi all'onorevole Cè di
portare avanti gli emendamenti che ha sottoscritto. In tal modo, mi esprimerò contro sia
alla decisione presa dall'onorevole Cè sia alla posizione assunta dal resto del gruppo,
che si è dichiarato favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.
MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, vorrei
aggiungere la mia voce a quella dei numerosi colleghi intervenuti in dissenso dalla
dichiarazione di voto dell'onorevole Cè, espressa a nome del gruppo della lega nord per
l'indipendenza della Padania. Mi esprimerò in tal senso in quanto ravviso
nell'emendamento Teresio Delfino 1.26, e nella ratio che lo esprime, una posizione
nettamente e felicemente correttiva di quel principio statalista e dirigista che informa
il provvedimento del Governo, il quale sembra voler stabilire un parallelo tra la
discriminazione oggi oggettivamente esistente fra i malati del nostro sistema sanitario e
quella fra prodotti medicinali: quelli ammessi nella classificazione prevista dal
provvedimento del Governo e quelli, invece, che non sono ammessi; non si capisce,
peraltro, sulla base di quali parametri...
Pag. 2420
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Grugnetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GRUGNETTI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, alla luce della ristrettezza del tempo a mia disposizione e volendo evitare che
mi sia tolta la parola, cercherò di essere il più sintetico possibile.
Devo rilevare che l'emendamento Teresio Delfino 1.26, essendo caratterizzato da contenuti
complessivamente abbastanza positivi, mi trova disposto ad esprimere un voto favorevole.
Pertanto, in dissenso con quanto dichiarato dal mio capogruppo, ribadisco che voterò a
favore di esso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin.Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Presidente, onorevoli colleghi,
rappresentante del Governo, intervengo in dissenso dal mio gruppo perché ritengo che
l'emendamento Teresio Delfino 1.26 non serva ad agevolare il settore della sanità.
I problemi sono altri. Si pensi, ad esempio, che per l'edilizia sanitaria nel 1988 vennero
stanziati 30 mila miliardi e che nel primo quinquennio se ne sarebbero dovuti spendere
almeno 10 mila. A tutt'oggi, vale a dire otto anni dopo, ne sono stati spesi soltanto
3.500!
È quindi evidente che, se il sistema sanitario è inceppato e non riesce neppure a
spendere le risorse a disposizione, questi interventi e i relativi emendamenti non servono
a niente, spostano un problema da una parte all'altra e alla fine, il sistema resta
comunque bloccato!
Alla luce di tali considerazioni, ribadisco il mio voto contrario sull'emendamento Teresio
Delfino 1.26.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon.Ne ha facoltà.
MAURO MICHIELON. Presidente, rappresentante del
Governo, colleghi deputati, esprimo il mio voto in dissenso rispetto alla dichiarazione di
voto del collega Cè e dichiaro il mio voto favorevole sull'emendamento Teresio Delfino
1.26, per delle motivazioni diametralmente opposte da quelle indicate dall'onorevole
Formenti.
Ritengo che l'obiettivo di qualsiasi deputato debba essere quello di riuscire ad imporre,
attraverso la presentazione di taluni emendamenti, la propria filosofia ed il proprio
ragionamento. Tutto ciò al di là del fatto che la propria filosofia ed il proprio
ragionamento siano portati avanti attraverso il sostegno ad emendamenti presentati da
altri colleghi. Sottolineo, infatti, che l'emendamento Teresio Delfino 1.26 reca, tra le
altre, anche la firma del collega Pagliarini.
Nel prendere atto del fatto che tale emendamento è molto simile all'emendamento Calderoli
1.22, presentato da alcuni deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della
Padania, esprimo su di esso un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, secondo il mio
punto di vista questo provvedimento rappresenta un pericolo ed un rischio perché tra
qualche anno potremmo assistere all'applicazione di prezzi da hard discount anche
per i medicinali, con vendite promozionali e sconti di fine stagione, il che sarebbe
ripeto molto rischioso per la salute dei cittadini.
Pertanto, sono favorevole all'emendamento Teresio Delfino 1.26, che a mio avviso migliora
se non altro lo spirito del provvedimento rendendolo quanto meno più consono alle regole
del libero mercato. Il mio voto, ripeto, sarà pertanto a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal
Pag. 2421
proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.
ETTORE PIROVANO. Presidente, onorevoli colleghi,
esprimo anch'io dissenso a quanto dichiarato dall'onorevole Cè, perché chi, come me, sta
operando affinché un Governo, un qualsiasi Governo, mai più possa arroccarsi con
arroganza, discriminando chi lavora e produce a favore di chi per definizione aspetta la
sovvenzione, non può che essere in evidente dissenso con la perenne politica
meridionalista, ma in sintonia con il tentativo dei firmatari dell'emendamento di renderne
meno dannosi singoli e specifici punti, anche se non servirà a nulla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Barral. Ne ha facoltà.
MARIO LUCIO BARRAL. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, signori del Governo "distratto", anch'io, in dissenso dal mio
gruppo, voterò a favore dell'emendamento in quanto...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Barral.
Colleghi, per cortesia, capisco le caratteristiche della seduta, ma vi prego di lasciar
parlare...
MARIO LUCIO BARRAL. La ringrazio, signor
Presidente, del resto hanno probabilmente cose più importanti da fare che ascoltare me (Commenti)!
Voterò a favore, dicevo, in quanto ritengo che non debba essere sicuramente il Governo a
regolamentare il libero mercato farmaceutico in quanto sono convinto che in un libero
mercato i prezzi si autoregolamentano da soli.
Inoltre, suppongo che, considerata l'opera del Governo sul capitolo 1297, dove sono stati
tolti i 30 miliardi per il fondo per le attività di ricerca, le aziende farmaceutiche ne
abbiano abbastanza di questo impegno a favore delle aziende farmaceutiche stesse...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Signor Presidente, colleghi,
rappresentanti del Governo, mi trovo costretto a sottolineare che la corretta pronuncia
del mio nome è Paròlo; mi spiace che in Padania l'accento cada sulla seconda vocale,
mentre a Roma...
PRESIDENTE. No, è il contrario: in Padania cade sulla
prima (Applausi)!
UGO PAROLO. Esatto. In ogni caso dissento anch'io dal
gruppo e voterò a favore dell'emendamento in questione, anche se sono convinto che il mio
mandato non è quello di venire in quest'aula ad emendare norme che non incideranno
assolutamente sul buon andamento della finanza di questo paese.
Vorrei approfittare anche della presenza in aula del ministro della sanità per fargli
presente che questa mattina un ministro, che è solito frequentare aule più ristrette di
questa, si è assunto meriti, su un giornale a tiratura nazionale, che probabilmente non
gli competono e credo che...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole collega.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo,
l'onorevole Copercini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI COPERCINI. Signor Presidente,
signori rappresentanti del Governo, colleghi, anch'io sono costretto a votare in dissenso
dal capogruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania per una serie di ragioni
che cercherò di esprimervi. In primo luogo, non sono competente professionalmente in
materia di medicinali; senz'altro, quindi, ciò mi differenzia dai ministri Bindi e Dini
che invece in questi giorni hanno utilizzato ampiamente questa loro competenza.
In secondo luogo, voterò a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26 non perché esso
sia completo, anzi, per certi aspetti, mi lascia perplesso l'indeterminatezza
Pag. 2422
che lo caratterizza; tuttavia mi spaventa il testo licenziato dal Senato, in base al
quale una specie di soviet, cioè la commissione unica del farmaco...
PRESIDENTE. Onorevole Copercini, ha terminato il suo
tempo.
PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al
regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO BAMPO. Signor Presidente, l'articolo 85 del
regolamento prevede la possibilità di esprimere una dichiarazione di voto in dissenso dal
proprio gruppo.
Ebbene, ha appena parlato il collega Copercini ed io non sono riuscito ad ascoltarlo,
così come probabilmente non lo avranno ascoltato i deputati intenti in altre discussioni.
Se il regolamento prevede che si possa motivare il voto in dissenso, occorre che siano
garantite le condizioni per ascoltare tali dichiarazioni.
La invito pertanto, signor Presidente, a permettere ai colleghi interessati di ascoltare
anche chi si esprime in dissenso dal proprio gruppo, trattandosi comunque di colleghi
parlamentari che hanno la nostra stessa dignità e quindi necessitano della nostra
attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Santandrea. Ne ha facoltà.
DANIELA SANTANDREA. Signor Presidente,
colleghi, signori rappresentanti del Governo, intervengo per dichiarazione di voto, in
dissenso dal gruppo, della lega nord per l'indipendenza della Padania, giacché mi
preoccupa il fatto che oggi sulla stampa sia apparso un articolo in cui l'ex ministro
De Lorenzo appoggia la politica che l'attuale ministro Bindi sta perseguendo in merito
alle aziende farmaceutiche ed al prezzo dei farmaci.
Pertanto annuncio il mio voto favorevole sull'emendamento Teresio Delfino 1.26 (Applausi
dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto in dissenso, dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon.Ne ha facoltà.
LUIGINO VASCON. Signor Presidente, anch'io voterò
in dissenso rispetto alle indicazioni del mio gruppo, quindi a favore dell'emendamento
Teresio Delfino 1.26, proprio in riferimento a quanto dichiarato dall'onorevole
Pagliarini. Infatti bisogna evitare di creare un monopolio, favorendo invece un ampio
bacino di ricerca, in modo che la medicina possa essere a disposizione di tutte le fasce
sociali e non in mano ad una sola lobby che ne trarrebbe sicuri, ingiusti e facili
profitti, proprio per non arrivare ai discount delle medicine, proprio per non
trovarle in svendita a fine mese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Guido Dussin.Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Presidente, colleghi, in dissenso dal
mio gruppo voterò a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26, perché ritengo
corretto modificare in tal modo l'articolo 1, comma 2, del decreto-legge. Tuttavia il mio
auspicio è che a breve si possano modificare le attribuzioni di questo e di altri
ministeri, trasferendo le loro competenze alle regioni, decentrando e quindi migliorando
le condizioni di assistenza e di vita in genere delle persone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.
GIULIO CONTI. Vorrei fare una precisazione, in
dissenso dal mio gruppo, per motivi di principio e non di ostruzionismo, signor
Presidente.
Non credo che la battaglia dell'onorevole Bindi sia degna di tutto quello che sta
Pag. 2423
accadendo perché, anche se passasse l'articolo relativo al suo dicastero, il Governo e
quindi lo Stato risparmierebbero non più di 10 o 20 miliardi l'anno. Creare un mostro e
nello stesso tempo un eroe nella persona del ministro mi sembra sia troppo.
Ritengo che il discorso del "farmaco identico stesso prezzo" sia possibile, tuttavia il
risparmio sarà minimo anche perché la parte finale del comma 2 dell'articolo 1 prevede
l'eccezione per la CUF, la quale può stabilire di lasciare nella stessa classe i farmaci
che ritiene. Questo quando è la stessa CUF che ha creato disparità di prezzi fra farmaco
e farmaco. Ritengo quindi vi sia una profonda contraddizione; questo principio e questo
concetto sono da rivedere e se i farmaci sono uguali...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Conti.
GIANCARLO PAGLIARINI. Chiedo di parlare per
un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI. In precedenza,
intervenendo come relatore di minoranza, avevo espresso il mio parere favorevole
sull'emendamento Teresio Delfino 1.26, chiedendo di aggiungere la mia firma a quella dei
proponenti. Volevo quindi essere certo che la mia firma fosse stata effettivamente
aggiunta, anche perché in Commissione era stato presentato il mio emendamento 1.32
identico all'emendamento Teresio Delfino 1.26 -, che non ho ritrovato nello stampato. Non
fa niente: l'importante è però che la mia firma venga aggiunta all'emendamento 1.26.
Qui, infatti, ci dividiamo tra coloro che vogliono i monopoli degli "amici degli amici",
e quanti vogliono il libero mercato e ci tengo moltissimo ad essere nell'elenco di coloro
che vogliono il libero mercato in questo paese, perché altrimenti in Europa non ci
andremo mai.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Intervengo in dissenso dal mio
gruppo e mi dispiace che l'onorevole Cè abbia dichiarato l'astensione sull'emendamento
Teresio Delfino 1.26, che io giudico comunque un passo avanti rispetto al criterio di
libertà di scelta, a quel punto di arrivo che dovrebbe essere il farmaco di riferimento.
In quest'ottica, ritengo che l'emendamento in questione possa in un certo senso rompere la
tendenza della maggioranza a creare una serie di monopoli, ad operare con una logica
dirigista e centralista, comunque a sfruttare tutti gli elementi in suo possesso per
accentrare il controllo anche nel campo sanitario. Ciò continuando a perpetrare continui
danni...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è esaurito.
DIEGO ALBORGHETTI. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DIEGO ALBORGHETTI. L'onorevole Bampo ha già
richiamato l'attenzione sul disordine dell'Assemblea. Mi rivolgo a lei, signor Presidente,
perché in altre occasioni è stato sempre molto puntuale nello sciogliere i capannelli,
mentre stasera, non so come mai, si continua a parlare in aula, al tavolo del Governo si
telefona, nessuno sta attento e si voltano le spalle a chi parla, a chi sta facendo il
proprio dovere di minoranza.
PRESIDENTE. Onorevole Alborghetti, c'è il principio
di resistenza umana!
Colleghi, vi invito a prendere posto.
Prego, onorevole Alborghetti.
DIEGO ALBORGHETTI. La ringrazio, anche perché
vedo che l'hanno ascoltata molto volentieri e sono rimasti al loro posto (Applausi dei
deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Pag. 2424
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di
voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Desidero innanzi tutto farle
osservare, Presidente, che questa sera non sta rispettando il suo sempre apprezzato
intervento decisionista per mantenere l'ordine in aula. Basta che lei si guardi intorno
per constatare che questa sera è un po' disattento e me ne dispiace.
Sono d'accordo con il collega Conti e pertanto mi asterrò. Alle considerazioni del
collega aggiungo che non vi sarà un risparmio, perché le regioni faranno la ripartizione
nell'ambito della spesa sanitaria. Non vi sarà, come dicevo, un effettivo risparmio, ma
una eccessiva burocratizzazione nella restituzione, che creerà non pochi disagi.
La mia astensione è dovuta in particolare al fatto che non ritengo che sulle medicine,
sulla spesa farmaceutica si possa discutere...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Lei poteva usare il
campanello!
PRESIDENTE. Colleghi, durante le fasi di ostruzionismo
(Proteste del deputato Buontempo) non sempre è semplice, per ovvi motivi,
mantenere l'ordine in aula.
Prego comunque i colleghi di prendere posto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giannotti. Ne ha facoltà.
VASCO GIANNOTTI. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, ho cercato di ascoltare con molta attenzione le motivazioni che hanno portato
tutti i colleghi che mi hanno preceduto a chiedere ad eccezione degli onorevoli Saia e
Fioroni un voto favorevole su questo emendamento.
Alla base di una simile decisione vi è la discussione che si è svolta in Commissione
affari sociali (e i colleghi che ne fanno parte lo sanno molto bene) sul merito della
manovra, per cercare di comprendere le ragioni a mio avviso giuste del Governo ed anche
per cercare di capire in quale modo intervenire, per cercare di buttarsi dietro le spalle
un metodo di lavoro a cui vari Governi sono stati costretti. Sulla questione del farmaco
sono state avviate manovre a volte improvvisate, a volte non coordinate, rispondenti
sempre, solo ed esclusivamente all'esigenza di risparmio della spesa sanitaria.
Devo dire, tuttavia, che non mi convincono...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Marini,
le dispiace tornare al suo posto? Onorevole Cerulli Irelli! Onorevole Biricotti!
Prosegua pure, onorevole Giannotti.
VASCO GIANNOTTI. Dicevo che le motivazioni
addotte non mi convincono per un motivo molto semplice: se c'è una questione di fronte
alla quale richiamare la responsabilità del Governo e soprattutto del Parlamento, essa
riguarda la necessità di intervenire tempestivamente per dare regole certe all'intero
settore.
Allora, mi sembra che la linea più giusta sia quella di approvare rapidamente la manovra
proposta dal Governo, senza modifiche, e quindi di impegnarci, con il contributo di tutti
i gruppi, a presentare proposte per regolare l'insieme della materia.
Per queste motivazioni, il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo voterà contro
l'emendamento Teresio Delfino 1.26 (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra
democratica-l'Ulivo).
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
Signor Presidente, negli interventi dei colleghi ho colto alcuni aspetti di non compiuta
informazione rispetto al contenuto dell'articolato al quale è stato presentato
l'emendamento in discussione.
Pag. 2425
L'onorevole Pace ha fatto riferimento al problema della concorrenza, che non sarebbe
legata solo ai prezzi ma giustamente anche alla qualità del prodotto; tuttavia,
trattandosi della stessa sostanza, la qualità del prodotto è identica. Pertanto, mi
sembra che questo rilievo venga meno.
L'altro aspetto sollevato riguarda la questione della tenuta dell'industria farmaceutica
in Italia...
PRESIDENTE. Onorevole Treu, la prego!
ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza.
La differenza tra l'emendamento Teresio Delfino 1.26 e il testo dell'articolo 1
sostanzialmente non mette in discussione il principio secondo il quale il farmaco che ha
il prezzo minore debba essere quello al quale si fa riferimento per il rimborso da parte
dello Stato. Si mette semmai in discussione il principio che possa essere affidata al
consumatore così si dice; noi diciamo al malato la possibilità di scegliere tra due
farmaci con confezioni differenti ma con principi attivi uguali, uno dei quali costa di
più e l'altro costa di meno. Si ritiene, in proposito, che un paziente, conoscendo questa
distinzione, possa liberamente scegliere.
Con riferimento alla tenuta dell'industria farmaceutica, se i malati sono informati che la
differenza consiste solo nel prezzo, difficilmente sceglieranno il farmaco che costa di
più. Quindi, dal punto di vista della tenuta dell'industria farmaceutica italiana, non
credo che la situazione cambi molto. Se invece il paziente non è informato (mi sembra
l'ipotesi implicita nel contenuto dell'emendamento in esame), è di tutta evidenza che il
rilancio dell'industria farmaceutica italiana verrebbe affidato all'ignoranza dei
pazienti. Mi pare che questo sia un presupposto non condivisibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente del
Consiglio dei ministri. Ne ha facoltà.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei
ministri. Onorevoli colleghi, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza
emendamenti e articoli aggiuntivi... (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia,
di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e del CCD-CDU
Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e
democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano)
TEODORO BUONTEMPO. Vergogna!
DANIELE ROSCIA. Vergogna!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei
ministri. ...dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n.1857, nel testo
della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Vivissimi applausi dei
deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo
e di rinnovamento italiano Vivi commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e
della lega nord per l'indipendenza della Padania).
DANIELE ROSCIA. Vergogna!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco
immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 20,25, è ripresa alle
20,55.
PRESIDENTE. Avverto che, sulla base delle
determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Camera è convocata domani
alle ore 18 per le dichiarazioni di voto e che la votazione sulla questione di fiducia,
per appello nominale, avverrà alle 20,30. Successivamente si passerà all'esame degli
ordini del giorno, mentre la votazione finale del disegno di legge di conversione ai sensi
dell'articolo 116 del regolamento, avrà luogo giovedì mattina alle ore 9.
Informo altresì i colleghi della possibilità che i lavori proseguano anche nella
giornata di venerdì 2 agosto, poiché il Senato ha approvato il progetto di legge
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costituzionale per l'istituzione della Commissione bicamerale per le riforme
istituzionali, che, una volta trasmesso alla Camera, sarà assegnato alla competente
Commissione.
Comunico infine che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è espressa all'unanimità
in merito ai lavori delle Commissioni, che potranno pertanto svolgersi nella giornata di
domani.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non so se
nel lasso di tempo tra il momento in cui il Governo ha posto la questione di fiducia ed il
momento in cui avrà luogo la discussione, le Commissioni potranno riunirsi, perché in
questi casi si pone un problema politico molto forte: le Commissioni per prassi in simili
evenienze non vengono convocate.
In secondo luogo, vorrei che lei informasse l'Assemblea del termine entro il quale possono
essere presentati gli emendamenti al progetto di legge testé approvato dal Senato.
Poiché i tempi mi sembrano molto ristretti per l'imminente sospensione estiva dei lavori
della Camera, il provvedimento trasmesso a questo ramo del Parlamento dal Senato, secondo
la sua tesi, dovrebbe essere esaminato dalla Commissione, mentre, a mio parere, non
dovrebbe essere così.
Comunque sia, anche rispetto al percorso che lei sta scegliendo, ci deve comunicare il
termine entro il quale possono essere presentati gli emendamenti, ovviamente soltanto dopo
che la Commissione avrà concluso l'esame, in modo da decidere se presentare o meno
proposte emendative.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo. Sulla
prima questione, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso all'unanimità di
consentire la convocazione delle riunioni delle Commissioni, naturalmente non in sede
legislativa (recependo, diciamo, il suo suggerimento).
Poiché la sede legislativa sostituisce l'esame dell'Assemblea (la quale non è
convocata), evidentemente le Commissioni non possono lavorare in sede legislativa anche
perché, come lei sa, in quella sede è richiesta la presenza del Governo, il quale, in
questo momento, ha posto la questione di fiducia. Possono invece riunirsi le Commissioni
in sede referente, come ha peraltro deciso all'unanimità la Conferenza dei presidenti di
gruppo.
FRANCESCO STORACE. Per tutte?
PRESIDENTE. Per tutte. Per quanto riguarda la seconda
questione, relativa ai termini per la presentazione di emendamenti al progetto di legge
costituzionale, naturalmente non posso stabilirlo adesso. Saranno fissati quando il
provvedimento sarà stato licenziato dalla Commissione. Dipenderanno anche dalla durata
della discussione sulle linee generale sul provvedimento e via dicendo. Adesso non sono in
grado di farlo ...
TEODORO BUONTEMPO. Dopo la decisione della
Commissione, quanto tempo dà lei?
PRESIDENTE. Senta, io non ho ancora il testo; quando
lo avrò sarà assegnato, dopo di che si farà una Conferenza dei capigruppo per stabilire
quando iniziare la discussione su questa materia.
BENITO PAOLONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei
lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENITO PAOLONE. Non so quale sarà il
"riferimento" che riceveremo dai rappresentanti dei nostri gruppi, so però qual è la
condizione di un parlamentare di fronte a problemi di questa entità.
Il parlamentare per poter esaminare un provvedimento di cui non conosce il testo, nel
momento in cui tale provvedimento è assegnato alla Commissione competente, per poterlo
approfondire ed emendare ha evidentemente bisogno di tempo. Quanto ai tempi noi ci
troviamo in
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una situazione estremamente ristretta; nel momento in cui si arriva a determinare un
calendario "stretto", tutto ciò non può che andare a detrimento dell'attività del
parlamentare il quale, poiché vi sono delle ragioni superiori, viene preso "alla gola",
deve decidere e deve intervenire su delle materie senza avere nemmeno i tempi minimi per
riflettere.
Siamo a martedì e ci troviamo in una situazione veramente molto delicata. Noi abbiamo
l'esigenza che le ha posto il collega Buontempo! Già in altre circostanze ci siamo
trovati di fronte a tempi assolutamente strozzati, con provvedimenti che sono arrivati in
aula senza che noi fossimo nelle condizioni nemmeno di poter leggere il complesso degli
emendamenti. Questo cosa significa? Che sono le oligarchie a decidere in questo
Parlamento? Si sta forse decidendo che la centralità di questo Parlamento debba essere
consegnata nelle mani di coloro i quali rappresentano i vertici istituzionali oppure hanno
le rappresentanze istituzionali all'interno degli stessi gruppi? Si pone dunque
un'esigenza di tutela del parlamentare, che va al di là di tutte queste alchimie.
La domanda fatta da Buontempo la rivolgo con maggiore veemenza perché avverto
profondamente questa necessità. Stasera avrei voluto prendere parte al dibattito su una
serie di problemi che il tempo non mi ha consentito di sviluppare. Non si sa più come
fare con questa accelerazione dei tempi! Faccio parte della Commissione bilancio dove la
situazione è incredibile: arrivano decine di disegni di legge e non si è nelle
condizioni di poterli leggere e tuttavia bisogna pronunziarsi!
Presidente, con tutto il rispetto che si deve alle istituzioni, e tenendo conto delle
difficoltà che ci sono in questo momento, credo di poter rivendicare il diritto di
appellarmi alla mia coscienza e di avere il dovere di denunziare la difficile situazione
in cui si trova un deputato che voglia fare il suo dovere, certamente nell'interesse della
vita di questa nazione.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole collega. Guardi,
io non ho detto quando si voterà. Il tempo utilizzato sarà tutto quello che risulterà
utile occupare per la discussione e l'esame degli emendamenti. Ho detto soltanto che
probabilmente ci sarà da lavorare anche nella giornata di venerdì, forse anche in quelle
di sabato, domenica, lunedì, martedì ... il tempo che sarà necessario per andare
avanti.
Teniamo presente che noi abbiamo un unico vincolo, quello che la Camera ha fissato a se
stessa: di approvare definitivamente in seconda lettura, entro il mese di novembre, il
progetto di legge costituzionale.
Come lei sa, la doppia lettura deve avvenire con un intervallo non minore di tre mesi.
Quindi la Camera deve necessariamente votare entro agosto questo provvedimento. Lo può
votare anche più avanti, il 7, l'8, il 9, il 10, l'11 agosto, quando vogliamo, prendendo
tutto il tempo a tal fine necessario. Ma l'unico vincolo che abbiamo è quello appena
ricordato.
Quando il provvedimento arriverà formalmente e verrà assegnato in Commissione, vi sarà
una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che stabilirà, come in genere
avviene in questi casi, i tempi della discussione. Le riunioni dei gruppi servono proprio
a fare in modo che ciascun parlamentare possa indicare al rispettivo presidente le proprie
esigenze, al fine di determinare i tempi di discussione in aula.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato alla seduta di domani.