Seduta n. 43 del 30/7/1996

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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n.1857 (ore 14,08).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnaga. Ne ha facoltà.

SIMONE GNAGA. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, ci troviamo a discutere sulle disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica. Per l'ennesima volta, quindi, ci ritroviamo a compiere un'azione caratterizzata dall'immediatezza; tuttavia, lo facciamo con una terminologia non adeguata. Discutiamo, appunto, di risanamento della finanza pubblica, ma si tratta sempre di piccoli interventi che a nulla serviranno per realizzare veramente il risanamento. Faccio alcuni esempi.
Certo nessuno si illude che nell'immediatezza, con tutti i problemi procedurali e di tempo, il Governo sia in grado di poter sopperire allo stato assolutamente disastrato della finanza pubblica; tuttavia, se non altro, c'era la speranza di vedere un'azione chiara, soprattutto in alcuni settori (mi riferisco, soprattutto, a quello della sanità e all'intervento nei confronti degli enti pubblici).
Ad ogni modo, alle decine di emendamenti presentati dal gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania non è stato dato alcun tipo di riscontro effettivo: non si ritiene che vi sia alcuna necessità di svolgere un rapporto dialettico costruttivo con l'opposizione. Analizziamo un attimo l'articolo aggiuntivo Pagliarini 6.02, relativo al blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, che è stato presentato perché si parla di spostamento dei pagamenti pubblici al 1997 e intanto però continuano ad essere effettuati concorsi. Allora, dov'è l'esigenza di intervenire su una finanza pubblica assolutamente disastrata?
Nella realtà, poi, la situazione è diversa: posso fare l'esempio del sindaco di un piccolo comune della Toscana, Vergemoli, che si trova ad avere la necessità di un segretario comunale. Tale richiesta è stata avanzata più volte ma non ha ottenuto risposta: c'è ancora una sola speranza che svolga questa funzione, al cinquanta per cento con il comune di Borgo a Mozzano. Nel momento in cui si prevede uno spostamento dei pagamenti pubblici al 1997 e si afferma che occorre risanare la finanza pubblica, pur continuando però ad


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espletare concorsi per l'assunzione di personale, ebbene, là dove serve urgentemente e la lega nord non ha certo mai manifestato un atteggiamento estremamente positivo nei confronti della funzione di segretario comunale un segretario comunale, non viene assegnato, pur in presenza di una richiesta precisa del sindaco di Vergemoli.
Ho fatto tale esempio per dire quanto spesso siamo lontani dalle esigenze del territorio. È inutile, quindi, continuare a definire il decreto-legge n.323 come provvedimento di risanamento della finanza pubblica; eventualmente lo è solo di una piccolissima parte della stessa. In ogni caso è vero che tale risanamento comporterà un distacco sempre maggiore dall'Italia reale.
Il provvedimento in esame prevede il blocco quasi totale dei fondi per gli alluvionati di Liguria e Piemonte fino al 1998. Eppure si dovrebbe anche in questo caso, intervenire d'urgenza e dare un chiaro segnale che, nelle zone in cui si renda necessario, il Governo è pronto ad interventi tempestivi; ma ciò non avviene.
Per quanto riguarda l'industria farmaceutica, il comma 4 dell'articolo 1 è stato oggetto di un grande confronto dialettico in Commissione. In questo caso vediamo che il futuro delle aziende farmaceutiche dipenderà quasi esclusivamente dal potere discrezionale della commissione unica del farmaco, la quale memori non di decenni o di lustri addietro, ma potremmo dire anche solo di mesi era composta da personaggi per lo meno dubbi e che certo non hanno niente a che vedere con gli attuali commissari. Se non altro, l'esperienza ci insegna a non attribuire tutte le competenze e le prerogative ad un unico ente di gestione; si faccia dunque in modo che il Ministero della sanità eserciti un intervento diretto. Ebbene, anche a tale proposito non è stato dato alcun tipo di segnale. Inoltre si è fornita una indicazione, prevedendo il farmaco di riferimento, assolutamente contraria a quei principi del libero mercato che dovrebbero invece essere garantiti in uno Stato che viene definito non dico liberista, ma liberale. Vi saranno dunque alcune aziende farmaceutiche che si troveranno ad affrontare problemi rispetto alla produzione futura ed alla ricerca universitaria collegata alla produzione; conseguentemente si registrerà un appiattimento nel settore ed anche una ancora più scarsa garanzia nei confronti del cittadino, poiché non so quanto il prodotto offerto al pubblico sarà effettivamente garantito dal punto di vista della qualità. Ma vi è stata una chiusura anche per quanto riguarda tale settore. La riqualificazione, che verrà effettuata dalla CUF, è assolutamente anomala, giacché come dicevo sarà un unico soggetto a decidere in merito.
Per quanto concerne la certificazione degli invalidi, siamo assolutamente d'accordo sul rigore previsto nella normativa. Tuttavia siamo contrari all'autocertificazione; con tutto il rispetto per la dignità del cittadino, dobbiamo però avere rispetto anche per la dignità dell'operatore. Siamo convinti che il medico della USL abbia la competenza per certificare l'invalidità di un paziente. D'altronde, sono di questi giorni i fatti di Napoli, delle migliaia di invalidi scomparsi, sui quali un collega ha presentato un'interrogazione: questo rigore il Governo potrà metterlo in pratica. Come? Poiché non si parla di milioni, ma di migliaia di persone, si potrà fare un riscontro fra gli invalidi che risultavano all'ufficio del lavoro negli ultimi mesi e quelli che risultano attualmente. Facendo una banalissima operazione di sottrazione, si verificherà chi sia realmente invalido tra quelli che sono assenti dalle liste attuali.
Non per fare un discorso "razzista", ma è un fatto che è accaduto a Napoli; poteva succedere e probabilmente succede da qualsiasi parte. Merito del collega Pecoraro Scanio che ha richiamato l'attenzione su questa vicenda in un'interrogazione e sarà merito del Governo spetta però al Parlamento tenere sotto controllo l'esecutivo se riuscirà a dare una risposta chiara su chi sono le decine di migliaia o le migliaia di invalidi scomparsi. Ciò comporta maggiori controlli nelle zone dove sono chiaramente emersi questi illeciti


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riguardanti la riscossione della pensione di invalidità.
Un altro aspetto tecnico relativo al decreto-legge n.323 riguarda la minore fiscalizzazione (si prevede lo 0,6 per cento in meno) degli oneri sociali per le piccole imprese. Tra l'altro, oggi non si può parlare soltanto di piccole e medie imprese; la stessa Confindustria per ammissione del presidente Fossa è composta in gran parte da piccole imprese. Quando si continua a prevedere una sempre minore fiscalizzazione ed a vedere le piccole e medie imprese come gli unici soggetti che offrono una certezza di prelievo fiscale sapendo che in ogni caso, quei soggetti, che sono politicamente deboli, sono più facili da colpire si continua ad attuare una politica discriminante nei confronti di imprese che non soltanto sono il tessuto forte della produzione in tutta Italia, ma che soprattutto guarda caso operano in Padania certo, non soltanto in Padania e che sono l'anello forte di quell'alta produttività di una parte dell'Italia. È evidente che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si deve muovere in modo molto coerente per far sì che si ritorni ben sopra la soglia del 5 per cento affinché questa fiscalizzazione non sia sempre a carico delle piccole e medie imprese.
Concludo esprimendo la speranza che questa che si chiama oggi manovra di risanamento della finanza pubblica, questa "manovrina", sia in futuro abolita e che vi sia da parte del Governo un'azione chiara e decisa di carattere fiscale che abbia il coraggio di attivarsi in modo coerente con il programma presentato dal Governo alle ultime consultazioni elettorali (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, spero non dispiaccia al ministro dell'interno se intervengo in aula indossando un indumento del colore vietato da questo regime, il verde.
Siamo alle solite: ancora una volta un Governo di questo Stato "decotto" chiede ai cittadini di fare sacrifici; ancora una volta il Governo, dimostrando l'incapacità di incidere sulla spesa pubblica con dei tagli reali alla spesa, interviene piuttosto con misure che causano un grave freno agli investimenti, mettendo le briglie all'economia della Padania, l'unica ancora in grado di reggere (ormai non per molto) ad un sistema-Stato che drena troppe energie, che sottrae troppa linfa vitale a quelle attività che, per continuare ad essere competitive ed offrire quindi opportunità occupazionali, devono essere messe nelle condizioni di fare investimenti. Ciò per evitare un handicap tecnologico che metterebbe la Padania fuori dai mercati, compreso quello europeo.
La Padania, da est ad ovest, lamenta storiche carenze infrastrutturali e vani sembrano essere i "lamenti" uso il termine tra virgolette che si levano da chi non vede più corrisposto in termini di servizi il pedaggio che questo Stato padrone cattivo padrone! gli chiede. Non vediamo, signor Presidente, la minima volontà di capire quanto poco sentiti dai cittadini della Padania volendosi esprimere in maniera morbida siano tutti quegli interventi che vanno dal salvataggio del Banco di Napoli al finanziamento delle opere per il Giubileo di Roma; sì, di Roma e non di tutto il paese, come si vuole far credere! Sono opere che solo i cittadini della capitale avranno il piacere di utilizzare anche dopo l'evento economico, politico e religioso; sono interventi che normalmente e in gran parte dovrebbero appartenere al bilancio dell'amministrazione comunale di Roma!
Il Banco di Napoli dovrebbe essere risanato per usare un eufemismo andando a coprire con un intervento pubblico quell'incredibile mole di crediti inesigibili causati da una gestione mafiosamente clientelare dei finanziamenti alle imprese; imprese che, evidentemente, tali non erano se non possedevano nemmeno i requisiti minimi di garanzia che qualsiasi


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istituto di credito chiede (e solitamente sono ben consistenti: ne sanno qualcosa gli imprenditori, specie se piccoli o medi, della Padania!) a fronte del credito erogato.
Dicevamo che si vuol risanare la voragine del Banco di Napoli per poi privatizzarlo e trasferire gli utili netti derivanti dalla privatizzazione nel fondo per le aree depresse del Mezzogiorno. Ma allora, la lezione non è servita! Forse non avete capito che la Padania non è più disposta ad accettare operazioni che puzzano di Cassa per il Mezzogiorno!
Il Giubileo poi rappresenta un'occasione che è tale solo per la città di Roma e per il territorio limitrofo. Non ci si venga a raccontare, signor Presidente, di ricadute sul resto del territorio generate dall'afflusso dei visitatori! Lo si venga piuttosto a spiegare, ad esempio, agli operatori turistici di Iesolo, città balneare del Veneto seconda come afflusso turistico solo alla meglio nota riviera romagnola per raggiungere la quale bisogna percorrere, standosene in coda, una trentina di chilometri di una strada statale i cui parametri fanno invidia alle mulattiere del Nepal! Si faccia capire a questi contribuenti l'utilità di partecipare a questi finanziamenti!
E contribuiscono, signor Presidente! Sapesse quanto contribuiscono alla realizzazione della tramvia denominata "Togliatti", che avranno il piacere di utilizzare quando, pellegrini del Giubileo e tali saranno tra qualche anno si vorranno recare da Cinecittà a Ponte Mammolo!
La Padania, signor Presidente, non condivide assolutamente le priorità avanzate dall'attuale Governo in materia di opere pubbliche. La Padania non ha nessuna intenzione di finanziare attraverso l'aumento della pressione fiscale la variante di valico e ancor meno la Salerno-Reggio Calabria, autostrada (lo ricordiamo) per la quale non si paga alcun pedaggio, come, del resto, per la quasi totalità delle arterie autostradali del Mezzogiorno.
I cittadini del Veneto, signor Presidente, pagano profumatamente la loro percorrenza autostradale con importi che, nel caso della Venezia-Padova, rappresentano il record nazionale del costo chilometrico e con una densità di traffico, per quanto riguarda la tangenziale di Mestre, che non ha paragoni nemmeno con il volume di traffico che attraversa il Golden Gate, il ponte di San Francisco!
I cittadini della Padania dovranno anche continuare a fare sacrifici per risanare i buchi abissali provocati dalla gestione della compagnia di bandiera, gestione di cui il Presidente del Consiglio deve rispondere e le cui conseguenze hanno portato, come in molti altri casi, ad una consuetudine amministrativa di tipo clientelare, con il risultato di trovarci ora nella necessità di far fronte all'eccedenza dei dipendenti utilizzando come propone il Governo lo strumento del prepensionamento. Questo strumento grava ancor più pesantemente sulle casse della previdenza pubblica, casse già troppo saccheggiate, per il risanamento delle quali abbiamo ipotecato il futuro delle generazioni che verranno.
Il sistema pensionistico vede ora affiorare tutto quel magma denunciato da anni dalla lega e vede nell'illecito della falsa invalidità illecito presente in misura eclatante nelle aree del Mezzogiorno il suo culmine, il lato più nefasto e più irritante per il cittadino della Padania.
Da numerosi articoli di giornale e da controlli effettuati risulta all'opinione pubblica che il risparmio derivante dalla revoca dell'indennità non dovuta è superiore di gran lunga alle previsioni di entrata contenute nella relazione tecnica del Governo.
La domanda a questo punto è: si ha intenzione di procedere seriamente con i controlli? Dall'articolo 7 in poi non si può nascondere il ricorso ad una maggiore pressione fiscale. Lo stesso Prodi nella campagna elettorale dell'Ulivo non ha mai promesso una riduzione della pressione fiscale, ma si è comunque impegnato ad una redistribuzione più equa delle imposte, che a lungo andare (circa tre anni) avrebbe avuto come effetto una riduzione della pressione fiscale grazie all'allargamento della base imponibile.


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Quale equità, signor Presidente, è quella che impone ai cittadini della Padania il pagamento di una aliquota IVA sul gas per il riscaldamento quasi doppia rispetto ai loro concittadini del sud? Ancora una volta dobbiamo rilevare che per chi abita in regioni sicuramente caratterizzate da condizioni climatiche più sfavorevoli riscaldare le abitazioni costituisce un lusso rispetto a coloro che vivono nel paese du sole!
Grave è poi la soluzione dell'aumento al 27 per cento della ritenuta sui certificati di deposito. In questo modo si costringono i cittadini ad una scelta obbligata, che è quella della sottoscrizione del debito pubblico (la cui conseguenza è ormai superfluo esporre), oppure li si costringe ad indirizzarsi verso altri investimenti che però non si adattano alle esigenze soddisfatte dai certificati di deposito. Questa non è, signor Presidente, una manovra coraggiosa e poco la potranno modificare, se approvati, emendamenti che, pur andando a correggere o per lo meno a tamponare i danni provocati da questo provvedimento alle imprese della Padania, non ci trovano assolutamente favorevoli. Troppo di questo Stato, che non ci piace affatto, rimane inviolato dal punto di vista della sua centralità, che qualcuno ritiene sacrale e che è anche centralità di spesa e di spreco tale da consentirgli di sopravvivere affossando definitivamente le aspirazioni di libertà e di autodeterminazione dei popoli della Padania, volte a porre fine ad una truffa che per oltre un secolo, cancellando e falsando la storia e le tradizioni, ha costretto a dire che "schiava di Roma, Iddio la creò".
Viva i liberi popoli della Padania e dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Rodeghiero, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Signor Presidente, la notte di giovedì scorso, se non ricordo male, ho avuto modo di ricordare ad un non folto uditorio che il confronto che il corpo parlamentare sta conducendo in quest'aula risulta per i cittadini sicuramente più sterile di quello che ci si aspetta, di quello che qualcuno vorrebbe vi fosse sul provvedimento, anche nell'esame del complesso degli emendamenti presentati. Intervenire su questi ultimi non può darci soddisfazione, né nel caso in cui vengano approvati né nel caso in cui vengano respinti. Per il cittadino, infatti, la situazione potrà cambiare ben poco, in quanto dovrà comunque pagare ancora una volta per tutti.
In un mio intervento precedente ho cercato di chiarire che la manovra, pur non comportando un'influenza negativa diretta sull'economia delle famiglie, va comunque ad intaccare i redditi fissi, cioè proprio quelli dei dipendenti di cui qualcuno qui dentro finge di essere paladino. Inoltre, la "manovrina" colpisce in una degenerazione cannibalistica (essa infatti rende il Governo metaforicamente cannibale, con rispetto per le nobili popolazioni che esercitano l'usanza tradizionale dell'antropofagia), naturalmente e nuovamente, i redditi derivanti da attività della microeconomia produttiva e del terziario, che rappresenta la struttura portante, anzi l'unica vera struttura economica non assistita di tutto il nostro sistema politico ed anche istituzionale.
Nella sua relazione di minoranza il presidente del consiglio del governo della Padania, onorevole Pagliarini, scrive: "Ormai i nostri concittadini sono tutti delusi e seriamente preoccupati per il futuro materiale di un paese che diventa ogni giorno più indebitato e meno competitivo". Questa è una fotografia della realtà e, come fotografia, non è modificabile, non è emendabile.
Noi non possiamo emendare la realtà. Correggerla significherebbe commettere un penalizzante falso storico e con i falsi storici i cittadini, che oggi stanno cercando di razionalizzare le proprie risorse per far sopravvivere la propria famiglia fino alla fine del mese, non mangiano. Razionalizzazione è un termine brutto ed abusato,


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che tradotto dal politichese significa tirare la cinghia e questo sembra, purtroppo, essere il futuro del cittadino contribuente e pensionato. Tale situazione sarà consolidata dall'approvazione di questo provvedimento. Bisognerebbe poter emendare la cultura clientelare ed assistenziale che pervade ancora questo Parlamento per poter iniziare a sperare in qualcosa di nuovo e positivo. Un provvedimento impregnato da una cultura inidonea, pur attraverso un processo emendativo, non potrà rappresentare un'inversione di tendenza, né potrà portarci il nuovo che ci aspettiamo, allo stesso modo in cui un manico di scopa non può generare frutti. È pur vero che non c'è rosa senza spina, ma ciò che mi sembra di intravedere nella cosiddetta "manovrina" è solo un incolto groviglio spinoso privo di qualsiasi rosa o bocciolo.
La lega nord per l'indipendenza della Padania ha presentato una serie di emendamenti per tentare una correzione delle influenze negative del provvedimento. Tra le altre cose, i nostri emendamenti tendono a riavvicinare l'organizzazione dello Stato ai cittadini perché proprio dalla lontananza tra di essi trae origine la degenerazione che ha portato i vari Governi a continui presunti risanamenti della finanza pubblica. Tali risanamenti sono sempre più spesso necessari, perché a monte esiste una corruzione del meccanismo che ancora non ci siamo preoccupati di estrapolare dalla macchina dello Stato. Volendo essere pignoli si potrebbe anche eccepire che il termine risanamento è usato in maniera impropria (per usare un eufemismo).
Riprendendo ancora una volta le parole dell'onorevole Pagliarini, mi preme sottolineare un passaggio riferito agli emendamenti, che in questa situazione sono semplicemente inutili giacché non fanno altro che prolungare l'agonia del paese. Che senso ha, in una situazione come questa, aumentare i poteri della commissione unica per il farmaco, assegnare qualche miliardo in più per gli interventi per Roma capitale e per il progetto del Giubileo, rinviare gli aiuti agli alluvionati del Piemonte e togliere gli incentivi agli artigiani? Perché continuare ad essere sordi, ciechi, muti e, soprattutto, perché continuare a fare i furbi giocando con i numeri, con la cassa e la competenza, per rinviare ancora una volta i problemi e per non dire la verità?
Ci rendiamo conto che la più grande singola cifra di risparmio contenuta nel decreto riguarda i contributi previdenziali dei dipendenti delle Ferrovie dello Stato. Il risparmio consiste nel fatto che prima le pensioni erano pagate direttamente dalla Tesoreria dello Stato, che addebitava alle Ferrovie dello Stato gli oneri sostenuti (che le ferrovie pagavano ricorrendo ai mutui il cui pagamento era a a totale carico dello Stato), mentre questo decreto introduce la grande novità per cui le Ferrovie dello Stato versano direttamente i contributi previdenziali in un conto corrente intestato a ferrovie dello Stato-pagamento pensioni. Ma le Ferrovie dello Stato continueranno a prendere i soldi da versare in questo conto da mutui il cui pagamento, ancora una volta, è a totale carico dello Stato. Dunque, non cambia assolutamente niente. Altro sarebbe e forse potrebbe esserlo ancora, se lo vogliamo e lo volete se l'Assemblea approvasse qualcuno degli emendamenti presentati dalla lega nord per l'indipendenza della Padania, che vanno in una direzione opposta. Migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini deve essere un obiettivo prioritario per chi si prefigge la gestione di una fase di governo. Porre più attenzione ai problemi ed evitare le contraddizioni rappresentate dalla cosiddetta "manovrina", rispetto alle indicazioni sbandierate in campagna elettorale proprio da quelle forze che stanno per approvare una serie di interventi che, pure indirettamente, causeranno un ulteriore depauperamento delle risorse della famiglia, deve essere il nostro impegno.
Dobbiamo abolire l'iniqua quanto delinquenziale intermediazione romana su ogni atto e su ogni decisione. Dobbiamo aiutare a rafforzare il Mezzogiorno, dando a questo dignità e considerazione; contemporaneamente, evitando il cannibalismo rappresentato dalle vessazioni nei confronti


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di chi ha pagato, continua a pagare e sembra essere perennemente destinato a pagare fino allo sfinimento e consunzione totale, per la mancanza di una politica di riforme reali, tese a cambiare radicalmente l'assetto e l'attuale cultura dello Stato. Anche questo deve essere un nostro obiettivo.
Certamente l'Italia ha bisogno di grandi cambiamenti, ma sarebbero utili anche iniziative tese, come ha ricordato l'onorevole Pagliarini, a condurre una vera lotta contro l'evasione fiscale tramite l'inversione dei flussi fiscali, l'identificazione dei dipendenti statali in esubero da collocare in mobilità, l'introduzione della metodologia dello "zero base budget" per il bilancio dello Stato. Le integrazioni del decreto-legge, che sicuramente avrebbero un valore segnaletico per i mercati, sono, come ha ricordato l'onorevole Pagliarini, la privatizzazione dei servizi statali (cominciamo con gli ambasciatori) e la cultura della trasparenza per tutti (e qui ricordiamo i bilanci dei sindacati). Dobbiamo vedere, approfondendo meglio questi concetti, cosa si intenda per lotta all'evasione fiscale ed inversione dei flussi fiscali.
Credo che nessuno tra i colleghi voglia che ogni cittadino che percepisce un reddito non paghi la propria quota fiscale, evitando così di contribuire ai vari flussi finanziari dello Stato che derivano dal pagamento delle tasse da parte di ciascuno.
Al di là della facilmente individuabile evasione fiscale, che può essere sotto gli occhi di tutti e che deve essere identificata nella classe produttiva, una volta che avremo posto quest'ultima nelle condizioni di poter operare senza vedere lo Stato come oppressore, anziché come esattore ordinario; al di là di questo controllo-verifica e pagamento delle tasse da parte delle categorie imprenditoriali, dobbiamo verificare quali siano i soggetti che maggiormente hanno contribuito a creare in Italia un regime di evasione fiscale. Tra le tasse non pagate ricordiamoci che ve ne sono alcune, per così dire, quotidiane, purtroppo inique, che sicuramente ricadono su alcune categorie di cittadini e non su altre. Tra queste imposte vorrei ricordare, a titolo di esempio, l'ICI, rispetto alla quale si parla di evasione.
Come forza politica avevamo anche invitato i cittadini ad opporre una certa resistenza fiscale nei confronti dell'ICI, perché sapevamo che tale resistenza comunque esisteva, ed esiste tuttora, in maniera particolarmente diffusa in certe aree d'Italia, dove addirittura non esiste il catasto. Se non esiste il catasto, non esistono le case e quindi è inutile pagare le tasse. Ma le case, signori, ci sono! Non possiamo dire, solamente perché non sono registrate, che lì non c'è evasione. L'evasione c'è e quindi va individuata, costi quel che costi. Abbiamo paesi interi che non sono accatastati e dove nessuno paga le tasse.
Vi sono altre tasse che non vengono pagate: sono le tasse previdenziali, i contributi; altri flussi finanziari che lo Stato comunque non riceve. E dove "risiedono"? Dove ci sono aziende che non registrano la propria attività (e quindi abbiamo gli evasori fiscali totali) ed aziende in cui non viene registrata l'assunzione dei dipendenti. Lì non esiste evasione fiscale o previdenziale; se infatti non esistono i dipendenti è evidente che non c'è evasione. Dove si vanno allora a cercare le evasioni sulle previdenze? Si vanno a cercare dove i dipendenti sono registrati. Ma qui torniamo al discorso di prima, al discorso dell'ICI: vi sono aree territoriali dello Stato italiano dove la pressione fiscale non esiste perché non esiste la registrazione dell'ente, dell'attività del soggetto preposto al pagamento delle tasse.
Dobbiamo smetterla con la presa in giro! Dobbiamo smetterla di nasconderci ...

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, il tempo a sua disposizione è esaurito.

PAOLO BAMPO. ... dietro un dito!
Se vogliamo fare le cose, dobbiamo farle dall'inizio alla fine, evitando che dall'esterno il giudizio ...

PRESIDENTE. Onorevole Bampo!

PAOLO BAMPO. ... possa essere negativo per tutti (Applausi dei deputati del


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gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

DOMENICO COMINO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO COMINO. Lei, Presidente, prima dell'intervento del collega Bampo, affidandosi ad un elenco nominativo che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si è preoccupato di farle pervenire, ha "stralciato" l'intervento dell'onorevole Rodeghiero, il quale dovrebbe essere giustamente reinserito in quell'elenco perché ci troviamo, signor Presidente, nella fase dibattimentale, regolata dai commi 2 e 6 dell'articolo 85.
In sede di discussione sul complesso degli articoli e degli emendamenti, trattandosi di un disegno di legge di conversione di un decreto, non è prevista l'iscrizione a parlare. Noi ci siamo gentilmente preoccupati di stilare un elenco di deputati del gruppo che volevano intervenire sul complesso degli emendamenti, al solo fine di consentire agli uffici una razionalizzazione dei tempi, ma non per indicare un ordine tassativo degli interventi.
Le chiedo quindi, Presidente, di reinserire in quell'elenco, chiamiamolo provvisorio, degli interventi nella fase della discussione sul complesso degli articoli e degli emendamenti, il nome dell'onorevole Rodeghiero, che interverrà presumibilmente diciamo "in appendice" rispetto a quell'elenco.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Comino. Debbo dirle che la discussione è disciplinata dal comma 2 dell'articolo 36 del regolamento secondo il quale: "È consentito lo scambio di turno tra i deputati. Se un deputato chiamato dal Presidente non risulta presente, si intende che abbia rinunciato a parlare". In tale articolo è inoltre previsto che: "I deputati che intendono parlare in una discussione devono iscriversi entro il giorno ...", secondo un certo ordine.
È venuto un collega del suo gruppo che molto cortesemente mi ha informato di un impedimento dell'onorevole Rodeghiero, chiedendo di poter parlare al suo posto. Gli ho detto che ciò non era possibile, mentre lo era lo scambio nell'ordine degli interventi. Era sufficiente che fosse stato proposto lo scambio con un altro deputato per rendere possibile la cosa, in attesa dell'arrivo dell'onorevole Rodeghiero.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi deputati, in primo luogo è doveroso stigmatizzare la condotta della maggioranza, che è stata capace di bocciare 92 emendamenti in V Commissione bilancio, dimostrando ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, la precisa intenzione di non comunicare con le forze di opposizione.
La lega nord per l'indipendenza della Padania si è impegnata a presentare emendamenti a favore delle categorie lavorative maggiormente oppresse dal sistema fiscale. Ricordo, infatti, che il nostro gruppo ha presentato in V Commissione ben 47 emendamenti, di cui 24 ritenuti inammissibili dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole collega: vorrei correggere solo un punto. Non è la maggioranza che ritiene inammissibili gli emendamenti, ma la Presidenza.

DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente.
Comunque, non ci preoccupa l'atteggiamento della Presidenza, ma le gravi conseguenze che il decreto-legge n.323 del 1996 avrà sul futuro della Padania. Infatti con questo provvedimento vengono cancellati ben 1.500 miliardi destinati ad interventi in favore dei settori produttivi. Segnatamente, vengono tolti 155 miliardi alla pesca, a fronte del 278 stanziati e dei 900 che la categoria ritiene indispensabili; e altri 150 miliardi ai fondi per i prestiti agevolati dell'Artigiancassa. A Mediocredito centrale sono stati tolti 358 miliardi finalizzati al finanziamento dell'export (si veda la legge Ossola), all'acquisto di macchine


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(legge Sabatini), all'innovazione e alla tutela dell'ambiente.
Totalmente cancellati risultano anche i fondi per il ripiano delle perdite dei "confidi" industriali ed artigiani (100 miliardi), così come sono decurtati gli aiuti previsti per le aree depresse della Padania e sono 100 i miliardi in meno per gli aiuti automatici per la promozione industriale. Per non parlare, infine, dei 20 miliardi tolti alla legge n.210 del 1986 riguardante le imprese artigiane o dei 60 miliardi tolti alla legge n.321 del 1990 e alla legge n.644 del 1994 sull'artigianato.
Alla crisi dell'interventismo dello Stato nazionalista questa maggioranza risponde con un più pesante interventismo. Viene privilegiata la redistribuzione del debito alla realizzazione delle infrastrutture per incentivare la produzione. In questo senso trovo criminale l'atteggiamento del Governo, che predilige l'investimento in opere come l'autostrada Salerno-Reggio Calabria o in progetti di democristiana memoria quale il ponte sullo stretto di Messina e non considera interventi a livello infrastrutturale nell'area produttiva della Padania. Per esempio, in Valle Camonica-Sebino, che è la zona nella quale sono stato eletto, dobbiamo affrontare disagi dal punto di vista della viabilità, subiamo scelte economico-produttive di tipo colonialista ...

GIULIO CONTI. Burundi!

DAVIDE CAPARINI. ...e, ancora oggi, patiamo uno Stato che predilige l'interventismo alla realizzazione di infrastrutture fondamentali per un sistema produttivo capace di entrare con orgoglio in Europa.
Tale interventismo si è trasformato in un fiume di denaro dirottato sul Banco di Napoli, sul Giubileo romano, sull'Alitalia e in altre direzioni.
In materia sanitaria, signor Presidente, non condividiamo le posizioni assunte in merito alla riclassificazione dei farmaci, che appaiono in contrasto con i principi di concorrenza o che si prestano ad interpretazioni distorte. Sempre parlando di sanità, non si può tralasciare l'altra piaga di questo Stato centralista, quella dei falsi invalidi. È una questione rispetto alla quale avevamo proposto uno specifico emendamento che prevedeva che la certificazione avrebbe dovuto essere vistata dal medico dell'USL.
Per quanto attiene all'occupazione nel settore statale, avevamo presentato un emendamento finalizzato al blocco delle assunzioni fino al termine del 1998, facendo in special modo riferimento ai concorsi già banditi. Ovviamente avevamo ribadito la nostra posizione nettamente a favore della mobilità del personale in esubero, al fine di destinarlo a lavori socialmente utili.
Ciò che ha destato le maggiori perplessità ed ha suscitato soprattutto maggior rabbia è l'aumento della pressione fiscale. Il secondo comma dell'articolo 10 prevede un gravoso aumento della soprattassa da pagare in caso di mancato versamento dell'IVA, risultante sia dalle dichiarazioni annuali sia da quelle periodiche. La soprattassa diventa quindi pari all'imposta da versare. Si tratta di un'ulteriore grave penalizzazione per le piccole e medie imprese padane che si trovano in condizioni di difficoltà che, a quanto sembra, questo Governo non è in grado di affrontare.
Il sesto comma dell'articolo 10 prevede l'aumento dell'imposta fissa di registro ipotecaria e catastale da 150 a 250 mila lire. L'incidenza di tale aumento va ben oltre ogni tipo di decenza e penalizza le operazioni di compravendita di immobili e fabbricati.
Inaccettabile è anche l'aumento dei diritti ipotecari nonché catastali. Il governo della Padania, è bene dirlo in quest'aula, ha espresso un parere negativo in merito al nuovo prelievo fiscale del 20 per cento sui depositi di contanti e titoli di garanzia, oltre che sull'aumento del 27 per cento della ritenuta fiscale sui certificati di deposito a lungo e medio termine. Inoltre, le previsioni effettuate dal Governo per valutare le maggiori entrate derivanti dalle norme sui certificati di deposito hanno suscitato non poche perplessità a causa della loro virtualità.


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Questo decreto, quindi, signor Presidente, crea un ulteriore solco tra due sistemi produttivi profondamente differenti che necessitano di due sistemi istituzionali diversificati e di due diverse monete.
Inoltre sarebbe stato opportuno rendere più convenienti gli insediamenti produttivi ed abbattere il costo del lavoro.
Per queste ed altre considerazioni, non posso che affermare che il decreto-legge n.323 del 1996 è totalmente inadeguato alla situazione in cui versa il sistema Italia così come concepito e, considerata l'inadeguatezza di tale sistema a risolvere i problemi che si presentano, non posso che continuare a sperare, pensare e combattere per una Padania libera e indipendente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chincarini. Ne ha facoltà.

UMBERTO CHINCARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo la mia cocente delusione per come la Camera giunge alla conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 1996, n.323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica.
"Roma-Ulivo" ha dimostrato, a mio avviso, una scarsa cultura governativa in questa occasione, chiudendosi a riccio in Commissione e andando ad uno scontro muro contro muro per accelerare l'iter legislativo del provvedimento. Ricordo che già a maggio, quando il buon Prodi muoveva i primi passi a Palazzo Chigi, si iniziava a parlare della manovra nascitura come di un intervento ora di 10 mila miliardi, ora di 20 mila miliardi ed infine di 16 mila miliardi.
Presidente, dirò cose che non le interessano, ma lei pretende attenzione da parte nostra ... Grazie.
In questo tentennare tipico della cultura catto-comunista del tirare il sasso nascondendo la mano per vederne poi gli effetti (vedi le sparate di alcuni ministri costretti poi a fare retromarcia) da maggio si è arrivati a fine luglio. Eppure, i suoi compagni, onorevole Prodi, quanto avevano atteso quei passi! Ora, per restituire parte della credibilità che giorno dopo giorno si perde, occorre fare in fretta. Di qui la decisione di cancellare con un sol colpo, ritenendoli inammissibili, molti degli emendamenti presentati dall'unica forza politica che realmente ritiene, come ha sempre ritenuto, di fare le cose giuste, non quelle popolari, anteponendo la pubblica utilità alle demagogie clientelari che chiamano consenso. Questo è ciò che ci fa sentire fieri di appartenere a questa forza politica, l'unica veramente vicina ai bisogni della gente.
Confermo che è scandaloso ritenere di affrontare le esigenze di rinnovamento che il nord esige bocciando in sede di Commissione bilancio ben 24 emendamenti sui 47 proposti dalla lega nord per l'indipendenza della Padania. Questa manovra fiscale cancella 1.500 miliardi di aiuti che sarebbero andati a completo beneficio della produzione; al settore della pesca sono stati tolti 155 miliardi, a fronte dei 278 stanziati e contro i 900 che la categoria ritiene indispensabili. Ulteriori 150 miliardi sono stati sottratti ai fondi per i prestiti agevolati all'Artigiancassa; 350 miliardi, finalizzati al finanziamento dell'export, all'acquisto delle macchine, all'innovazione della tutela dell'ambiente, sono stati sottratti al Mediocredito centrale, che li finanziava con le leggi Ossola e Sabbatini. Sono stati totalmente cancellati i fondi, pari a cento miliardi, per il ripiano delle perdite dei "confidi" industriali ed artigianali, ma ancor più grave è che sono stati decurtati gli aiuti previsti per le aree depresse del nord, e si tratta di cento miliardi in meno stanziati per gli aiuti automatici per la promozione industriale. Per non parlare, infine, dei 20 miliardi defalcati da quelli previsti dalla legge n.910 del 1986 nella parte riguardante le imprese artigiane e dei 60 miliardi sottratti, anch'essi, da quelli previsti dalle leggi n.321 del 1990 e n.644 sempre in tema di artigianato.
Questo fiume di denaro confluirà, lo sappiamo bene tutti, nel buco senza fondo del disastrato Banco di Napoli e sarà poi destinato al Giubileo, ma ciò che ha


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destato le maggiori perplessità è stato l'aumento della pressione fiscale. Nel secondo comma dell'articolo 10 è previsto un aumento della soprattassa da pagare in caso di mancato versamento dell'IVA, sia nelle dichiarazioni annuali che in quelle periodiche; la soprattassa diventa così pari all'imposta da versare. Dunque, nel caso di un'azienda che non effettua i versamenti e necessita eventualmente di rateizzazioni dei pagamenti, al momento dell'accertamento essa pagherà il doppio. Non dimentichiamo però da dove arrivano i due terzi del gettito IVA, quale parte d'Italia paga l'IVA e quale la elude!
Il comma sei dell'articolo 10 prevede inoltre l'aumento dell'imposta fissa di registro ipotecario e catastale da 150 a 250 mila lire. L'incidenza di tale aumento diventerà eccessiva per la compravendita di immobili e di fabbricati rendendo contemporaneamente inaccettabile l'aumento dei diritti ipotecari e catastali.
Ho sentito parlare, ancora una volta, di problemi del Mezzogiorno. Sbigottito ho assistito in quest'aula ai lamenti provenienti da "Roma-Polo" e "Roma-Ulivo" per reintrodurre, come si legge nei resoconti, politiche tese al riequilibrio del territorio che abbiano come obiettivo fondamentale quello di rendere uniforme il credito del commerciante di Piazza Armerina o di Bari o di Potenza rispetto ad un soggetto che opera nello stesso settore di attività gestendo un'azienda di medesime dimensioni in Lombardia, Veneto o Piemonte. Si deve subire, ancora una volta, il "grido di dolore" che proviene dai colleghi rappresentanti del Mezzogiorno quando chiedono investimenti. Ma dove trovano ancora il coraggio di lanciare segnali al proprio elettorato nel chiedere quattrini all'unica parte, credo, sana della nazione, cioè al nord?
Nel complesso le misure proposte trattano del Banco di Napoli, di interventi per Roma capitale e di interventi straordinari per la Sicilia, tagliando a vanvera senza intravedere un progetto serio di risanamento. Stiamo quindi assistendo a quello che comunemente si definisce "raschiare il fondo del barile". Finché non si affronterà la questione del sud non in termini di interventi a pioggia di tipo assistenziale, ma unicamente in termini di interventi strutturali, non si evidenzierà una seria volontà di risanamento.
Per concludere, nel complesso devo constatare ancora una volta come non si voglia intervenire in termini concreti nella revisione dei trasferimenti e nella riorganizzazione degli interventi degli enti locali e come si continui ad ignorare la riforma del 1993 introdotta con la legge n.81 con la quale si intendeva dare più poteri ai sindaci. Par di capire che il Governo in carica voglia continuare a premiare chi fa il sindaco come lo si fa sorridendo a Roma, Napoli o a Palermo, senza tener conto delle entrate, ma solo con preoccupazioni clientelari di spesa; tanto poi da "Roma-Ulivo" verrà sicuramente un contributo straordinario! In tal modo si castigheranno gli amministratori padani corretti, che curano il bilancio con attenzione, chiedendo sacrifici a tutti.
Ho letto che in soccorso del buon onorevole Prodi è intervenuta la preghiera del Santo Padre; non per aiutarlo mentre in bicicletta, senza allenamento, percorre 40 chilometri in salita, ma perché gli italiani paghino le tasse!
Solo un miracolo potrà salvare questo Stato e, di fronte a questa manovrina, non credo vi siano altre speranze.
La forza laica e pragmatica a cui appartengo con orgoglio, composta da gente che lavora e ha sempre lavorato, invoca a gran voce l'indipendenza del nord e, preoccupata, giudica negativamente questa "manovrina".
Grazie per l'attenzione, Presidente! (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio per il suo intervento, onorevole Chincarini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, signori del Governo, colleghi deputati, non capisco perché per definire il provvedimento


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al nostro esame si usi il diminutivo "manovrina".

PRESIDENTE. È un "comparativo"...!

GIANPAOLO DOZZO. È un "comparativo", ma si tratta di una manovra vera e propria che colpisce pesantemente i cittadini. Se questa è chiamata "manovrina", mi chiedo come verrà definita la futura manovra finanziaria.
Vorrei sottolineare il fatto che l'attuale maggioranza, pur avendo fatto la promessa durante la campagna elettorale di non inasprire la fiscalità esistente, dopo appena 3 mesi l'ha già disattesa. Va bene che le promesse fatte in campagna elettorale in genere non vengono mantenute, però è giunto a mio avviso il momento di cambiare!
Signor Presidente, l'aspetto più divertente che vorrei porre in evidenza è che il Presidente del Consiglio da una parte chiede la collaborazione del Parlamento (parafrasando, magari, il famoso detto dell'onorevole Berlusconi: "Lasciateci lavorare!") e, dall'altra, sceglie la logica di blindare la manovra ("manovrina"), non accettando alcun emendamento presentato dal nostro e dagli altri gruppi di minoranza. Se il primo ministro chiede la collaborazione del Parlamento, credo che dovrebbe fare altrettanto dando la sua disponibilità nei confronti del Parlamento stesso.
Viene, invece, presentata una manovra pesante fatta di aumenti che vanno da quelli relativi ai diritti ipotecari catastali, a quello del prelievo sui depositi e certificati di credito e della ritenuta fiscale. Non vi è dubbio che con tutti questi aumenti si intende colpire la piccola e media impresa, in buona parte quella a conduzione familiare che rappresenta l'asse portante della nostra economia. Ancora una volta, quindi, si vuole scaricare su tale settore tutta una serie di provvedimenti negativi. Mi riferisco in particolare a quelle imprese che, essendo fortemente sottocapitalizzate, corrono il rischio ancora una volta di sparire, determinando quindi effetti pesantemente negativi per quanto riguarda poi le ipotetiche entrate che la manovra in esame si prefigge di ottenere. Naturalmente non si può non notare come tutta questa materia rientri nella competenza dell'autorità anti-trust. È impensabile che chi deve tutelare la libera concorrenza sui mercati non accerti se il Governo con il provvedimento emanato abbia introdotto elementi di distorsione in ordine alla competitività, penalizzando gli strumenti di raccolta bancaria.
Altro elemento indicativo della volontà del Governo di penalizzare le medie e piccole aziende emerge dalla decisione di ridurre gli stanziamenti di cui alle leggi di sostegno per l'Artigiancassa e il Mediocredito. Riducendo gli stanziamenti a favore di quelle leggi, infatti, si eliminano tutte quelle piccole agevolazioni di cui il settore ha bisogno e che richiede costantemente.
Per non parlare poi, signor Presidente, della diminuzione del capitolo di spesa relativo ai consorzi di difesa, che svolgono una notevole azione sul settore agricolo. Considerata l'attuale legislazione e la regolamentazione comunitaria, se non si pensa di reintegrare questo capitolo di spesa relativo a tutte le attività che i consorzi svolgono in relazione alle avversità atmosferiche e alle polizze assicurative, finirà che i nostri agricoltori saranno penalizzati ancora una volta.
Mi permetto di ricordare, signor Presidente, che il Governo alcuni giorni fa in quest'aula aveva assunto un impegno, a seguito di un documento presentato dal nostro gruppo, in ordine al problema degli allevatori italiani. Il Governo, cioè, si era impegnato a ridurre l'IVA zootecnica dal 16 al 10 per cento; sono passate tre settimane e vi sono state tre riunioni del Consiglio dei ministri, ma nulla è stato fatto. Per la verità qualcosa è stato fatto: è stata emanata una circolare AIMA che ha previsto l'erogazione, anziché delle 350 mila lire che erano state stabilite, di contributi notevolmente inferiori. Rivolgo quindi un invito al Governo ad ottemperare all'impegno assunto in quest'aula.
In ordine al provvedimento in esame abbiamo presentato una serie di emendamenti volti a dare maggiore chiarezza alla


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normativa. Mi riferisco, in particolare, agli emendamenti sulla spesa farmaceutica, rispetto alla quale il ministro Bindi ha attuato una manovra che ha avuto anche il forte "plauso" del ministro Dini. I nostri emendamenti, ripeto, sono volti a fare ulteriore chiarezza in relazione alla spesa farmaceutica.Peraltro, essi hanno lo scopo di assicurare, non solo a parole ma nei fatti, ciò che costantemente si afferma, cioè che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti.
Naturalmente così non è per quanto riguarda l'IVA sull'uso domestico del gas metano, visto che una volta di più sono penalizzati quei cittadini che abitano in zone le cui condizioni climatiche sono notevolmente negative rispetto a cittadini che vivono in altre zone. Al riguardo abbiamo presentato un emendamento volto ad equiparare l'IVA sul gas metano per tutti i cittadini italiani, per far sì che la solidarietà, appunto, venga attuata non solo a parole.
Vi è poi il problema della verifica delle false invalidità, tema su cui il nostro gruppo si era fortemente impegnato anche in sede di esame della finanziaria per il 1994, presentando emendamenti che furono respinti. Guarda caso il presidente della Commissione agricoltura della quale faccio parte Pecoraro Scanio oggi si è accorto che presso l'ufficio di collocamento del comune di Napoli nel giro di poche settimane sono sparite migliaia di falsi invalidi. Sappiamo benissimo quale sia la situazione che tra l'altro va a penalizzare fortemente i veri invalidi; sappiamo anche benissimo che tante volte una falsa solidarietà ha portato ad elargire un contributo non dovuto a cittadini che poi venivano trovati alla guida di automobili o di altri veicoli. Va quindi un plauso al presidente Pecoraro Scanio per aver voluto, una volta di più, sostenere ciò che da anni noi andiamo chiedendo, cioè una verifica ed una riforma complessiva in tema di invalidità. Infatti, si tratta di un problema, di natura non solo etica e morale, che dobbiamo affrontare in quanto parlamentari.
Abbiamo inoltre riproposto gli emendamenti, che la Commissione ha respinto, volti a stanziare aiuti per i concittadini colpiti dalle avversità atmosferiche e dalle alluvioni. Non comprendo il motivo per cui, anche da un punto di vista morale, si sia preferito accantonare fondi per quanto riguarda opere come il Giubileo oppure il salvataggio del Banco di Napoli invece di destinarli a quei cittadini che sono stati colpiti duramente.
Mi avvio alla conclusione considerato che potremo tornare sulle singole questioni quando voteremo gli emendamenti ribadendo che la manovra in esame ci sembra non solo insufficiente ma anche inadeguata ed inaccettabile ai fini di un primo risanamento della finanza pubblica.
Il nostro gruppo ha presentato una relazione di minoranza illustrata dall'onorevole Pagliarini, il quale ha sintetizzato e puntualizzato i termini nei quali si dovrebbe attuare una manovra finanziaria.
Preannuncio, pertanto, il mio voto contrario, ripromettendomi di intervenire su tutti gli emendamenti in modo tale da poter operare una verifica attenta della situazione (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Martinelli, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.

FLAVIO RODEGHIERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FLAVIO RODEGHIERO. Ai sensi del comma 2 dell'articolo 36 del regolamento, vorrei sostituirmi al collega Martinelli.

PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, il comma 2 dell'articolo 36 del regolamento recita, tra l'altro: "Se un deputato chiamato dal Presidente non risulta presente, si intende che abbia rinunciato a parlare". Questo è il caso dell'onorevole Martinelli.


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FLAVIO RODEGHIERO. Tuttavia, signor Presidente, la prima parte del comma 2 citato, recita: "È consentito lo scambio di turno tra i deputati".

PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, non si può effettuare uno scambio di turno con un deputato il quale, non essendo presente, deve ritenersi abbia rinunciato a parlare.

FLAVIO RODEGHIERO. La disposizione regolamentare che le ho letto precede quella da lei richiamata.

PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, in ogni caso la questione da lei posta è già stata discussa con il presidente del suo gruppo poco fa, quando lei non era presente. Chiedo, comunque nuovamente se l'onorevole Martinelli sia presente in aula.
Poiché è assente, come ho precedentemente già constatato, si intende che abbia rinunciato a parlare.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, non sono assolutamente d'accordo con lei!

PRESIDENTE. Onorevole Rodeghiero, le ripeto che un deputato che abbia rinunciato a parlare non può essere sostituito da un collega.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Signorini. Ne ha facoltà.

STEFANO SIGNORINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo oggi qui a discutere delle disposizioni urgenti per il "mancato" risanamento della finanza pubblica. Ho aggiunto la parola "mancato" perché la manovra economica in esame sicuramente non raggiungerà gli obiettivi prefissati.
È una manovra economica che non va nella direzione del risanamento, serve soltanto come provvedimento di facciata per i mercati finanziari, che avevano bisogno sulla carta di una manovra economica; tuttavia, come dicevo, gli obiettivi posti non verranno raggiunti. Non ci sarà, quindi, un vantaggio reale per la finanza pubblica. La lega nord per l'indipendenza della Padania ha presentato sia in Commissione sia in Assemblea numerosi emendamenti che andrebbero veramente in direzione del risanamento della finanza pubblica, quindi del raggiungimento di quegli obiettivi che da sempre noi proclamiamo, ma che purtroppo in quest'aula nessuno vuole raggiungere. Gli emendamenti non vengono ammessi con varie motivazioni e gli unici a votare a favore degli emendamenti ammessi saranno i membri del gruppo che rappresento, mentre la destra e la sinistra sicuramente non ci daranno il loro appoggio.
Vi sono alcuni settori nei quali gli emendamenti che abbiamo presentato, e che sono stati bocciati, avrebbero veramente consentito di raggiungere il risultato sperato. All'articolo 4, concernente la verifica dell'invalidità civile, avevamo presentato emendamenti che affidavano al medico della USL il compito di accertare se gli invalidi fossero veramente tali, oppure se usufruissero di una pensione che non spetta loro. Si tratta quindi di effettuare un controllo sugli invalidi assunti e di accertare se abbiano veramente il diritto ad un posto di lavoro che, altrimenti, dovrebbe essere occupato da un vero invalido.
A questo proposito, si potrebbe affrontare un altro argomento, che è quello della solidarietà. Dare un posto di lavoro ad un falso invalido significa, infatti, sottrarlo ad un vero invalido e la lega nord si batte perché la solidarietà sia veramente uno strumento per inserire nella società persone che sono state già colpite duramente dalla vita e che, purtroppo, questa classe politica non aiuta affatto ad inserirsi nel contesto sociale. Dare la possibilità ad i veri invalidi di entrare a far parte di un contesto economico, produttivo e di relazioni sociali sarebbe un'opera veramente meritoria, ma da parte di questo Governo non vi è la volontà politica di andare in questa direzione.
Come hanno già ricordato parecchi colleghi che mi hanno preceduto, abbiamo visto cosa è successo a Napoli nel momento in cui è stato controllato quali fossero veramente le persone che richiedono posti di


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lavoro o pensioni. Direi allora di portare tutti i falsi invalidi o ritenuti tali a Napoli e vedremo che tutti si alzano e camminano. Se questa è la soluzione, ben vengano!
L'articolo 11 del decreto-legge n.323 riguarda l'imposta sul gas metano. Noi veniamo accusati di voler separare l'Italia per me è un auspicio ma, nel momento in cui ci sono da pagare le tasse, ecco che allora l'Italia è divisa (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Al sud le tasse non vengono pagate. Un collega, prima, ricordava l'ICI; in certe zone del sud d'Italia paga solo il 20 per cento rispetto, ad esempio, al Veneto, che paga nella misura del 105 per cento; si paga quindi più del dovuto quanto poi lo Stato non riconsegna in termini di trasferimenti. Ciò sicuramente non porta all'unità dello Stato italiano e ormai i cittadini del nord sono pienamente coscienti di questo stato di cose, di questa mancanza di volontà di unire l'Italia anche attraverso manovre fiscali che vadano a colpire in modo veramente equo tutti i cittadini. Vedremo quindi cosa accadrà in futuro.

GIULIO CONTI. Non minacciare!

STEFANO SIGNORINI. Abbiamo presentato un emendamento l'articolo aggiuntivo Pagliarini 6.02 che prevede il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, ricordando come in Italia vi siano milioni di dipendenti pubblici. Alcune proposte di modifica, inoltre, destinano i dipendenti pubblici che sono in sovrannumero allo svolgimento di lavori socialmente utili.
Io suggerisco ai dipendenti pubblici di essere più cortesi con i cittadini che richiedono i servizi e di avere una produttività a livello del settore privato. Già questo risultato sarebbe socialmente utile. Purtroppo, riscontriamo che in moltissimi ministeri ed amministrazioni ciò non succede. È sufficiente telefonare ad un dicastero per restare anche dieci minuti senza ottenere risposta. Sollecito quindi i dipendenti pubblici, che a loro volta sollecitano sempre diritti, al dovere di rispondere anche alle esigenze dei cittadini.
Sono emendamenti che vanno a togliere un po' di soldi al Banco di Napoli: sembra una forma di demagogia, ma vorrei che in qualche modo fossero riconosciute le responsabilità di tutti quei dirigenti che hanno portato il Banco di Napoli a questo stato di cose. Invece di concedere prestiti a quelle aziende che non avevano i requisiti minimi di garanzia, il Banco di Napoli li avrebbe dovuti concedere agli artigiani o ai commercianti, che davvero rappresentano il tessuto economico e producono ricchezza e posti di lavoro, ma che non sono mai riusciti ad ottenere neanche piccoli mutui. Ecco perché questi sono stati costretti ad andare dai cosiddetti "cravattari", dagli usurai, strozzando l'economia anche delle zone del sud.
Oggi ci si chiede di risanare questo istituto di credito che invece dovrebbe essere chiuso, perché non è giusto fare ricadere su tutta la comunità nazionale e in questo caso sui cittadini del nord una gestione fallimentare. Il Governo, purtroppo, la pensa diversamente e intende risanare un istituto di credito che assolutamente non ha più alcun motivo di esistere!
Vorrei leggere brevemente un passaggio della relazione dell'onorevole Pagliarini al disegno di legge in discussione: "Nel 1989 per ogni 100 lire di tasse che aveva incassato, lo Stato ne ha spese 45 per pagare debiti ereditati dal passato. A fronte di queste 45 lire spese dallo Stato, i cittadini che avevano pagato le tasse nel 1989 non hanno ricevuto alcun servizio, perché quei soldi erano stati spesi anni prima (...) per pagare servizi che lo Stato aveva reso ad altri cittadini, ad un'altra collettività. Una collettività cinica, che ha (...) pagato i dipendenti dei suoi ministeri, le sue brave guardie forestali della Calabria, le perdite delle sue partecipazioni statali, i deficit dei suoi comuni e le sue altre spese correnti usando fondi raccolti con il debito pubblico, vale a dire con le tasse che sarebbero state pagate da generazioni future. Cioè, cari colleghi, oggi da noi. Nel 1995 la percentuale del 45 per cento (...) è ormai salita al 57 per cento e continuerà a crescere:


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fino al momento in cui dovremo decidere se pagare i debiti, vale a dire interessi passivi e pensioni, oppure se pagare le spese correnti, come la sanità, l'istruzione e l'esercito. Un Parlamento non può essere messo di fronte a questa scelta. Un Parlamento ha il dovere di capire dove sta andando il paese ed intervenire finché è in tempo".
Credo che questo Parlamento non abbia ben chiaro quale sia la situazione economica del paese! Si parlava prima della sovrattassa per quanto riguarda i versamenti IVA: ricordo che nella sola zona di Verona vi sono aziende che aspettano di ricevere circa 350 miliardi di rimborsi IVA che non vengono erogati. In proposito è stato presentato uno strumento di sindacato ispettivo rivolto al ministro delle finanze per sollecitare tali rimborsi, di cui le aziende necessitano per mantenere il proprio personale ed andare avanti. Senza quei soldi alcune sono costrette a chiudere!
Signor Presidente, mi rivolgo anche alla sua sensibilità affinché si attivino gli uffici competenti ad erogare i rimborsi dovuti alle aziende del veronese. Ecco perché diciamo che lo Stato non ha alcuna volontà di risanare la finanza pubblica.
Credo che sia la sinistra sia la destra faranno passare questa manovra, la destra cavalcando in maniera demagogica tante iniziative che appariranno anche sui giornali, dando in realtà una mano a questo Governo. Noi siamo nettamente contrari. Viva la Padania indipendente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frosio Roncalli. Ne ha facoltà.

LUCIANA FROSIO RONCALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, durante i lavori in Commissione non ci siamo sottratti all'impegno, che spetta ad ogni parlamentare, di concorrere con la propria iniziativa, con emendamenti, con rilievi critici e con suggerimenti, nonché di perseguire le migliori soluzioni possibili nell'interesse del paese.
Tuttavia, al termine di questo lavoro il nostro giudizio rimane negativo. Ciò non dipende solo dal fatto che si è dimostrata la non volontà di accogliere le nostre osservazioni: c'erano e ci sono obiezioni più radicali al provvedimento, obiezioni che non sono rimediabili.
Una considerazione si pone immediatamente: questa "manovrina" non tiene conto di quanto disposto dall'articolo 3 del provvedimento collegato alla legge finanziaria per l'anno scorso, che prevede che nel caso si verifichi uno scostamento nel fabbisogno per l'anno in corso si debba intervenire solo attraverso riduzioni di spesa. Questo non si verifica nella "manovrina", perché si è fatto abbondantemente ricorso agli aumenti di entrata.
Ormai del resto siamo abituati alla mancata attuazione da parte del Governo delle deleghe ricevute dal Parlamento. Il caso più lampante è sicuramente il modo in cui il Governo ha attuato la delega in materia di bolle di accompagnamento. Sarebbe stato molto facile attuare tale delega: bastava abrogare il decreto istitutivo della bolla di accompagnamento. Invece il ministro ha ritenuto opportuno intervenire in modo molto strano e contorto! Ormai, quindi, non ci stupisce più niente.
Tornando alla manovra in esame, si colpiscono ancora una volta i ceti produttivi, quindi la piccola e media impresa, gli artigiani, i commercianti, cioè gli elementi dinamici sui quali si regge la nostra economia. Di conseguenza, si colpisce ancora una volta il nord. Ci aspettavamo tagli reali e non tagli fittizi, o addirittura rinvii di spesa o entrate fittizie. Per quanto concerne i rinvii di spesa, l'esempio più lampante è lo spostamento del prelievo INPS dalle casse dello Stato, che dalla fine del mese viene spostato al primo giorno del mese successivo. In tal modo, a fine anno il prelievo INPS per pensioni e tredicesime non verrà effettuato il 29 dicembre ma il 1^ gennaio: così il deficit programmato sarà salvo! È questa, purtroppo, la nuova politica della sinistra.
La modifica alle ritenute sui redditi dei depositi bancari (che ha un triste precedente, purtroppo, nel prelievo del 6 per


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mille operato dal Governo Amato) è un chiaro esempio di tale politica. Il gettito sperato è del tutto teorico, in quanto si basa sul presupposto che i capitali attualmente investiti in certificati di deposito a lungo termine rimangano nel circuito bancario. In realtà non sarà sicuramente così.
Il Governo, come dicevo, ha pensato bene di tagliare ancora una volta gli aiuti alle imprese e di aumentare la pressione fiscale. Ma cosa potevamo aspettarci da questa compagine governativa, succube dei sindacati e decisamente orientata a penalizzare le attività autonome, se non un ulteriore aggravio per la classe produttiva, di cui si ritiene facciano parte persone che inseguono solo il loro profitto e che fanno dell'evasione il loro sport preferito?
L'Italia è un paese che ha un numero incredibile di falsi invalidi e di enti inutili, che paga la pensione a chi non versa i contributi ed ha un disavanzo previdenziale di 70 mila miliardi; un paese che mantiene i sussidi di disoccupazione a chi non ha voglia di lavorare. Quindi, non sarebbe stato difficile individuare i settori di spesa in cui intervenire. Questo Governo, invece, dove cerca di tagliare le spese? Nei bilanci delle ferrovie e all'ANAS, per una somma di 4.500 miliardi. Ancora una volta sarà il nord a pagare in termini di fabbisogno di infrastrutture.
A questo punto vorrei rivolgere (mi dispiace che non sia presente) al ministro Di Pietro una domanda. Vorrei chiedergli di non guardare tanto lontano o sempre in una direzione per quanto riguarda gli interventi alle infrastrutture. Mi riferisco agli interventi per il ponte sullo stretto di Messina e a quelli per l'autostrada Reggio Calabria-Salerno. Invito il ministro a guardare fuori casa sua; provi ad uscire, una mattina, nell'orario in cui tutti i bergamaschi che abitano nella sua zona vanno a lavorare e restano incolonnati sulla strada per ore. Faccia anche lei, signor ministro, quello che fanno tutti i comuni mortali, che ogni mattina ripetono questa esperienza solo perché hanno la brutta abitudine di alzarsi tutti i giorni per andare a lavorare! Lo faccia, signor ministro, non le costerà molta fatica perché lei abita proprio là!
La manovra, come dicevo, contiene tagli che incidono soprattutto sulla piccola e media industria. Vengono infatti cancellati due terzi dei fondi destinati dalla finanziaria per il 1996 ai trasferimenti alle aziende. Il taglio più evidente è quello al fondo del Mediocredito centrale, ossia i contributi sugli interessi per la legge Ossola e la legge Sabatini. Vengono inoltre cancellati i fondi sulla legge n.317, ossia gli interventi per il ripiano delle perdite dei "confidi", i consorzi di garanzia che consentono alle imprese di accedere al credito bancario a tassi più bassi. Poi però non gridiamo allo scandalo quando leggiamo sui quotidiani di tante storie di usura! Sono purtroppo questi i provvedimenti che accelerano il ricorso a quest'ultima.
Si pone dunque un freno alle imprese proprio nel momento in cui si sta avviando la fase recessiva e la competitività delle aziende italiane sui mercati internazionali si va riducendo. Da uno sguardo generale alla cosiddetta "manovrina", tra rincari della benzina verde, tasse ipotecarie e catastali, gratta e vinci, l'orientamento che emerge è quello di aumentare le tasse e le imposte "a pioggia". Nel corso della campagna elettorale i rappresentati dell'Ulivo raccontavano che le imposte sarebbero aumentate, ma in modo intelligente, che sarebbero state mirate a perequare il prelievo fiscale e che il Governo avrebbe utilizzato tutti i metodi per far emergere l'evasione. Ma qualcuno mi deve spiegare quale perequazione si attui con i "gratta e vinci" o quale evasione si colpisca con il rincaro della benzina verde!
Il partito che ha atteso cinquant'anni per andare al Governo dimostra che ha paura di affrontare i problemi in modo radicale e segue la strada ben tracciata nel corso della prima Repubblica tasse, aumenti delle tariffe, gioco delle tre tavolette per dare al bilancio un aspetto meno tragico. Ciò dimostra che l'attuale Governo non ha né la possibilità né la capacità di condurre una politica di rilancio dell'economia in accordo con le categorie imprenditoriali,


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essendo troppo condizionato dai sindacati. Si percepisce inoltre in modo evidente la fragilità di questo Governo. Tutto ciò dimostra anche come l'effetto Bertinotti sia addirittura anticipato.
Questa manovra, in conclusione, nata per correggere gli squilibri provocati soprattutto da provvedimenti adottati dal Governo Dini in campagna elettorale e per coprire alcuni settori di mala gestione e di clientelismo democristiano (si veda, come prova lampante, la vicenda del Banco di Napoli) è goffa e disastrosa. È goffa per la serie di finti tagli che contiene e per la bellissima idea che, a furia di "gratta e vinci", si ripara il carrozzone che ha proprio nel rincaro di questi ultimi una delle voci di entrata più sostanziali; è disastrosa perché rappresenta una vera e propria mazzata sulle imprese, facendo aumentare il costo del lavoro e del denaro.
Ancora una volta si chiedono dunque sacrifici agli italiani; ma se pagare si deve, ci devono indicare con esattezza quanto, a vantaggio o a scapito di chi e per quale obiettivo. Gli italiani hanno mostrato per decenni di essere dotati di tanta pazienza e di ampia comprensione, ma se i conti pubblici, che solo tre mesi fa erano stupendamente in regola, oggi non lo sono più, chi assicura che non tornino ad essere fuori quadro tre mesi dopo l'approvazione di questa manovrina (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 15,34).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Molgora che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Chiedo di parlare al suo posto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare per esprimere un vibrato dissenso mio personale e del mio gruppo rispetto al contenuto del comma 1 dell'articolo 5 del provvedimento in oggetto, nel testo modificato dal Senato. Il testo governativo prevedeva infatti economie derivanti dal contenimento delle assunzioni sui posti delle dotazioni organiche provinciali del personale docente della scuola per l'anno scolastico 1996-1997, disponendo una riduzione di assunzione del personale a tempo indeterminato dal 50 al 25 per cento del totale dei posti previsti.
La modifica del Senato, invece, ha portato tale percentuale al 35 per cento, compensando i minori risparmi rispetto al testo iniziale, con una riduzione pari a 25 miliardi, per ciascuno degli anni 1996, 1997 e 1998, dei trasferimenti a province e comuni, cioè con una riduzione dei fondi di cui al decreto legislativo n.504 del 1992, ulteriore rispetto a quella prevista dall'articolo 3, comma 9, del decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea.
Onorevoli colleghi, questi fatti ci dicono che, come sempre, si pensa di risolvere i gravissimi problemi economici e finanziari del paese ricorrendo ai soliti tagli delle risorse destinate alla scuola e, in mancanza di meglio, di quelle destinate agli enti locali, che per legge svolgono compiti delicatissimi ed importanti in materia di istruzione.
Come è, infatti, noto, comuni e province hanno, tra l'altro, il dovere di fornire gli stabili ed il personale non docente per le scuole di ogni ordine e grado. Proprio recentemente questo Parlamento ha approvato la legge n.23 del 1996 (cosiddetta legge Masini, dal nome della proponente) che dovrebbe fare ordine in merito alle rispettive competenze degli enti locali, in attuazione di quanto disposto dalla legge n.142 del 1990 sulle autonomie locali. Peccato che la legge n.23 disponga una dotazione ridicola di finanziamenti (456 miliardi per il 1996) rispetto alla tragica situazione in cui versano la maggior parte degli edifici scolastici di tutte le regioni del


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paese. Da qualche anno, inoltre, la totalità dei comuni e delle province si trova nella situazione di dover applicare le leggi sulla sicurezza e la messa a norma degli stabili di proprietà. Ciò significa investire una quantità enorme di quattrini, che si vanno ad aggiungere alle somme, altrettanto consistenti, destinate alla manutenzione straordinaria ed ordinaria degli edifici stessi. Ciò accade perché per moltissimi anni non si è provveduto con la necessaria solerzia alla manutenzione del patrimonio immobiliare, vuoi per le distrazioni di una classe di amministratori in tutt'altre faccende affaccendata, vuoi perché, nei casi migliori, gli enti erano impegnati a costruire in tutta fretta nuovi edifici per far fronte alla crescita della popolazione scolastica.
Questi stabili ora mostrano tutte le magagne di una edificazione frettolosa e non sempre limpida nelle sue procedure. La nuova generazione di sindaci e presidenti di provincia se coscienziosi si trova ora a dover fare i conti con edifici costruiti venti anni fa, che necessitano del rifacimento dei tetti, della sostituzione dei pavimenti e dal ripristino dei servizi igienici. Ciò comporta la necessità improrogabile di investire il più possibile in questo settore.
Permettetemi di illustrare il caso di una realtà che conosco assai bene, quella della mia provincia di Varese. A fronte di un bilancio di circa 130 miliardi di lire, l'ente provincia di Varese destina il 36 per cento delle risorse per spese di gestione e per far funzionare le scuole, investendo circa il 16 per cento delle sue disponibilità per la costruzione di nuovi edifici ed interventi di messa a norma e manutenzione. In particolare, negli ultimi tre anni, sono stati destinati ben 25 miliardi solo per l'adeguamento alle norme di sicurezza ed agibilità, ma solo una piccola parte dei trentuno stabili di proprietà ne ha potuto beneficiare, perché questi 25 miliardi sono in realtà una goccia nel mare delle necessità.
Tutto ciò è doveroso riconoscerlo in presenza di un atteggiamento di sempre maggiore attenzione da parte dell'ente, visto che dal 1981 ad oggi si è registrato un aumento assai significativo delle risorse destinate alle scuole. Si è, infatti, passati dal 26,9 per cento del 1981 al 36 per cento odierno.
Ecco perché una manovra che intenda diminuire ulteriormente la quota di trasferimenti per investimenti è ancora più gravemente penalizzante.
Se questa è la situazione a Varese, credo che tutti voi possiate immaginare cosa succeda altrove. È anche per questo motivo che ritengo almeno discutibile l'atteggiamento di questo Governo, che dichiara a gran voce di voler attuare una riforma in senso federale dello Stato, applicando quindi il principio di sussidiarietà, e poi alla prova dei fatti non trova di meglio che tagliare ancora una volta i trasferimenti a comuni e provincie. Quegli stessi comuni e provincie che dovrebbero invece avere il diritto e la possibilità di trattenere direttamente i proventi delle tasse ed imposte dei propri concittadini anche per restaurare le scuole e "metterle a norma". Ma forse questo è un altro discorso. Non scordatevi però, signori del Governo, che i nostri ragazzi negli edifici fatiscenti e pericolosi ci trascorrono buona parte della loro giornata, con vergogna di tutti coloro che, anche questa volta, consentiranno con il loro assenso di lasciare le cose come sono (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolone. Ne ha facoltà.

BENITO PAOLONE. Signor Presidente, onorevoli deputati, signori del Governo, ancora una volta ci troviamo a trattare una materia che per certi aspetti può apparire arida e noiosa, ma in effetti non lo è. Si tratta infatti di una materia fondamentale sulla quale si parametrano le scelte e le politiche dei gruppi dirigenti, dei Governi, che rappresentano per ciò stesso lo Stato e danno alla nazione l'immagine delle scelte e di ciò che si vuole rappresentare.


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In effetti, da parte del Governo Prodi (che si muove con il sostegno pieno delle sinistre) viene presentata una manovra che è assolutamente diversa da quella proposta dal Polo per le libertà.
Il Polo per le libertà si è proposto una manovra per il reperimento di 20 mila 250 miliardi per il 1996 (e ciò è quanto era doveroso fare) a fronte dei 16 mila miliardi previsti dal Governo in carica. Ma la manovra alternativa proposta dal Polo (parto da qui per chiarire la posizione dinanzi ad un argomento che può apparire solamente fatto di numeri e di termini) evita assolutamente di muoversi in direzione dell'inasprimento fiscale ed agisce sulle spese con un'azione selettiva, volta a non danneggiare il sistema produttivo. Tale manovra si muove attraverso una serie di interventi che investono la riduzione dei fondi globali, l'abrogazione di una notevole parte dei decreti-legge varati dal precedente Governo Dini, scorrettamente e strumentalmente, in una fase preelettorale, nonché attraverso il taglio di residui di stanziamento per somme non impegnate nei precedenti esercizi e con altre economie, minori ma che comunque non disattivino, non disarticolino il sistema nel suo complesso. Questa è la manovra presentata dal Polo! L'ha fatto per la prima volta in questo Parlamento, non andando ad emendare una serie di aspetti, ma tracciando una linea.
Mi permetterò di riassumere alcuni aspetti che, molte volte, si sono ignorati e dimenticati, forse per comodità. Noi, però, in questo Parlamento dobbiamo segnare le differenze, dobbiamo consentire a ciascuno di capire dove è collocato, in cosa crede e per cosa si batte.
Quando nella scorsa legislatura e io c'ero! si è proceduto all'approvazione della legge finanziaria per il 1996 presentata dal Governo Dini che conteneva una manovra per 32 mila 500 miliardi e prevedeva nuove e maggiori entrate per 18 mila miliardi, dicemmo che quella manovra non era convincente e che quelle entrate non vi sarebbero state. Così è avvenuto! Ma io non posso dimenticare l'atteggiamento del Presidente del Consiglio che irrideva a chi faceva queste analisi prevedendo sulla base dei dati la situazione nella quale ci saremmo trovati! Cosa dovremmo dire a questo punto?
Non voglio ripetermi, ma desidero ribadire che in quella occasione avemmo modo di criticare la condotta del Governo Dini e la sua finanziaria, mettendo quest'ultima a confronto con quella presentata per il 1995 dal Governo del Polo presieduto dall'onorevole Berlusconi.
Il Governo Berlusconi aveva operato una manovra economica per complessivi 48 mila miliardi, di cui 21 mila di maggiori entrate reperite, per la prima volta, senza minimamente aumentare la pressione fiscale e tributaria. Per la prima volta! Ma tutti lo hanno dimenticato.
È il caso di ricordare che quel Governo si muoveva lungo direttrici precise: una pressione fiscale e tributaria immutata rispetto agli anni precedenti; un ampliamento della base imponibile attraverso l'incremento dello sviluppo economico e dell'occupazione; le agevolazioni nel campo dell'imprenditoria giovanile e delle imprese che investissero i loro utili per incrementare la produzione e l'occupazione.
Questo era l'indirizzo del Governo del Polo: la riqualificazione della spesa pubblica, salvaguardando gli interventi nel campo sociale; la riforma e la ristrutturazione dell'amministrazione pubblica; la riforma del sistema fiscale e degli uffici finanziari; gli interventi per uno sviluppo reale delle aree depresse del paese e del Mezzogiorno. In questo quadro debbono essere collocati come elementi qualificanti gli interventi legislativi che avete dimenticato. È dunque bene ricordarveli: la legge Tremonti; gli indirizzi dell'allora ministro Urbani per la pubblica amministrazione; la proposta di legge-quadro per i lavori pubblici del ministro Radice, che doveva dare la stura ad un riadeguamento della legge Merloni che aveva paralizzato tutto il settore dei lavori pubblici in Italia e che ancora oggi sta devastando la situazione economica, specie nel centro-sud. L'avete dimenticato, in questo Parlamento?
Sono intervenuto per ricordare fatti di cui non sento più parlare e non riesco a


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capire il perché di tanti silenzi. Invece capisco bene perché sono seduto in questi banchi e perché ho questa posizione politica rispetto a quella del Governo Prodi!
Alla linea del Governo Berlusconi, che intendeva perseguire il risanamento della finanza pubblica senza gravare dal punto di vista fiscale sull'imprenditoria e tendeva ad ottenere il massimo delle entrate non attraverso l'aumento delle imposte e delle tasse, che richiedono sacrifici ormai insostenibili alla base produttiva, ma allargando la base imponibile con lo sviluppo dell'economia, è seguita quella del Governo Dini.
Con tale Governo la linea programmatica è mutata completamente: si è tornati ad un massiccio aumento delle entrate, con aggravi fiscali e tributari rilevanti, attraverso la cosiddetta "manovrina" aggiuntiva la ricordate, colleghi del Parlamento? con il decreto-legge n.41 del 23 febbraio 1995 per 24 mila miliardi, di cui 8 mila conseguiti con riduzioni di spesa e 16 mila attraverso maggiori prelievi tributari e contributivi. Nella cifra di 8 mila miliardi erano ricomprese riduzioni per oltre 2 mila miliardi alle imprese; nella cifra di 16 mila miliardi derivanti da maggiori entrate rientravano 9 mila miliardi di aumenti di imposte indirette e 7 mila miliardi di aumenti di imposte dirette derivanti da contributi sanitari.
Per memoria di tutti voi che provate piacere, come la stampa, a dimenticare ed a non reclamizzare nel paese fatti del genere, vorrei dire che le entrate, pari a 16 mila miliardi, riguardavano le norme in materia di IVA, gli aumenti delle accise, le imposte dirette e patrimoniali sulle imprese. Quella manovra vide il Polo all'opposizione perché non poteva non rimarcare i gravi problemi che scaturiscono da un continuo, insopportabile aumento dell'aggravio fiscale e indicare soluzioni alternative, anche allora come oggi. È questo il confronto da fare in Parlamento!
A tale manovra seguì quella di 32 mila 500 miliardi per il triennio 1996-1998, con nuove e maggiori entrate. Anche in tale occasione, in un primo momento si è sostenuto che la manovra avrebbe dovuto essere divisa a metà tra maggiori entrate e minori esborsi, ma poi si sono cercati di reperire 18 mila miliardi con maggiori entrate ed il resto riducendo le tabelle di spesa. Anche in questo caso si è proceduto sopprimendo le agevolazioni per i redditi da impresa, prorogando l'imposta sul patrimonio netto delle imprese, aumentando l'IVA e le tasse sulle patenti e ricorrendo, anche allora, al lotto ed alle lotterie, e chi più ne ha più ne metta! In quella legge finanziaria si prevedeva che il Governo avrebbe adottato provvedimenti allo scopo di reperire lo ricordate, colleghi del Parlamento? 5.285 miliardi con la famosa clausola di salvaguardia il Parlamento introdusse questa norma con il comma 239 dell'articolo 3 della legge n.549 del 1995 e si rinviava ad un intervento che non avrebbe più inciso con ulteriori entrate, ma sulle spese. Sta di fatto che anche un intervento del genere è stato poi vanificato.
Al Senato venne approvato un improvvido ordine del giorno che invitava il Governo ad adottare misure di completamento della manovra attraverso aumenti delle entrate per 3.800 miliardi e riduzioni di spese per mille 485 miliardi. Anche in questo caso si è abbattuta la mannaia di ulteriori appesantimenti fiscali e tributari. La linea era sempre la stessa: puntualmente in dispregio a quanto stabilito dal Parlamento, veniva presentato un provvedimento che operava riduzioni di spesa, lo ripeto, per mille 485 miliardi ed un aumento di entrate per 3.900 miliardi.
Come avevamo facilmente pronosticato, quella politica, quelle norme, quelle scelte hanno determinato un'impennata dell'inflazione che ha raggiunto circa il 6 per cento e della quale ancora oggi la nazione sconta le conseguenze, perché gli oneri di tali manovre sono ricadute sulla gente, sul popolo italiano: tutte le sofferenze patite ed i sacrifici sopportati in questi anni dagli italiani sono da imputarsi alle scelte che noi abbiamo sempre tentato di contrastare, prospettando una linea alternativa a quella seguita, soluzione che abbiamo


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ripresentato e che sosteniamo anche in questa fase. I nostri emendamenti tendono proprio ad evitare che ciò che sta proponendo il Governo Prodi attraverso la manovra che prevede la riduzione delle tabelle di spesa in maniera indiscriminata, determinando situazioni devastanti (come nel settore della farmaceutica), nelle quali viene meno la capacità competitiva e di mercato delle imprese, riduca contestualmente la produzione e l'occupazione. Si tratta di situazioni sulle quali non si può scherzare, soprattutto perché sottintendono una differenza sostanziale di posizione politica avendo ogni tipo di scelta una propria valenza politica. E noi contestiamo tutto ciò, perché, per esempio, quanto è stato fatto in materia di IVA ha prodotto questi effetti.
Oggi si evidenzia che per raggiungere gli obiettivi fissati per il 1996 è necessario un ulteriore intervento correttivo, che all'epoca però venne contestato. A cosa è dovuto il mancato raggiungimento degli obiettivi della legge finanziaria 1996, con uno scostamento del fabbisogno del settore statale, rispetto alle previsioni di 9.600 miliardi, che riferito all'intero anno 1996 viene stimato correttamente il 20 mila miliardi e più? È dovuto a fattori che a suo tempo avevamo individuato ed evidenziato, ma si è rimasti sordi a quelle analisi e a quelle denunzie con la conseguenza che oggi ci troviamo di fronte ad una manovra correttiva pericolosa perché ulteriormente impostata su una linea di appesantimento dei fattori fondamentali dello sviluppo e della produzione.
Già in passato avvertimmo che l'aumento dei tassi di interesse rispetto alle previsioni non avrebbe avuto altro risultato che l'allontanamento da quelle previsioni; avvertimmo che l'emersione di debiti pregressi mai conosciuti, quali quelli derivanti dalle sentenze della Corte costituzionale in materia previdenziale, avrebbero creato uno scostamento; avvertimmo che alla ripresa dei normali ritmi della spesa pubblica, per assenza di norme che ne assicurassero il rigido controllo per il 1996, ci sarebbe stato un ulteriore scostamento; denunziammo ed avvertimmo, basta prendere gli atti del Parlamento per capire queste cose!

PRESIDENTE. Onorevole Paolone, se ne prenderà atto quando lei avrà concluso; l'avverto però che ha già esaurito il tempo a sua disposizione.

BENITO PAOLONE. Ho venti minuti, Presidente, se non sbaglio.

PRESIDENTE. Le dicevo, onorevole Paolone, che ha esaurito il tempo di cui poteva disporre per il suo intervento.

BENITO PAOLONE. Non sono venti minuti?

PRESIDENTE. No, purtroppo ha un quarto d'ora.

BENITO PAOLONE. Ma non è contingentato il tempo? Ho parlato più di un quarto d'ora?

PRESIDENTE. In sua compagnia il tempo vola!

BENITO PAOLONE. Mi spiace, Presidente. Cercherò di concludere.

PRESIDENTE. Concluda, concluda pure.

BENITO PAOLONE. Cercherò di concludere "a braccio" in pochi minuti e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione di considerazioni integrative del mio intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.

BENITO PAOLONE. Un altro degli elementi che denunziammo, colleghi della sinistra, dell'Ulivo, del progressismo, delle mistificazioni, delle ideologie, dell'apriorismo culturale, delle affermazioni di tutte le verità rivelate a fronte delle quali chiunque dica una cosa è comunque messo in discussione (Commenti), riguardava la crescita per il 1996 del PIL, la cui


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previsione nella misura del tre per cento era fasulla.

PRESIDENTE. Onorevole Paolone, è necessario che lei concluda. Ho già richiamato altri colleghi a rispettare i tempi previsti per gli interventi e mi dispiacerebbe usare due pesi e due misure, anche se può succedere di farlo involontariamente. La invito pertanto a concludere.

BENITO PAOLONE. Conseguentemente, esaminando tutto il complesso degli emendamenti, ci siamo resi conto che si sono creati due schieramenti opposti, per cui la ricerca della soluzione alternativa è nell'analisi degli emendamenti. Poiché riscontriamo una continuità perversa nell'opera di appesantimento dell'economia e della pressione fiscale sui cittadini, voteremo contro questa manovra e cercheremo con i nostri emendamenti di ridurne gli effetti devastanti (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Paolone, lei ha superato di due minuti il tempo a sua disposizione.

UMBERTO CHINCARINI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UMBERTO CHINCARINI. Chiedo come mai la Presidenza qualche minuto fa abbia ritenuto di dare la parola all'onorevole Bianchi Clerici, in sostituzione dell'onorevole Molgora, mentre in precedenza non aveva ritenuto di consentire la stessa cosa quando l'onorevole Rodeghiero aveva chiesto di sostituire un collega. Chiedo dunque se a questo punto possa essere data la parola all'onorevole Rodeghiero.

PRESIDENTE. Onorevole collega, prima ho consentito che l'onorevole Bianchi Clerici prendesse la parola al posto del collega Molgora e non ero al corrente di decisioni assunte in precedenza. Per ciò che mi riguarda, ho utilizzato il criterio secondo il quale si poteva consentire la sostituzione tra colleghi, come è sempre avvenuto e come del resto si è testé verificato per il collega Paolone, e si verificherà successivamente per i colleghi Marinacci e Volonté.
Se vi è stata una diversità di valutazione, il Presidente di turno dell'Assemblea si assume le proprie responsabilità sulla base dei poteri ordinatori che allo stesso spettano, in mancanza di una precedente valutazione che non sapevo essere di carattere difforme dalla mia.
In ogni caso, questa è la decisione presa dal sottoscritto nel momento nel quale ha assunto la propria responsabilità di Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, pur essendo abbastanza "nuovo" in materia regolamentare, devo comunque farci l'abitudine.
Il comma 1 dell'articolo 85 del regolamento così recita: "Chiusa la discussione sulle linee generali si passa alla discussione degli articoli. Questa consiste nell'esame di ciascun articolo e del complesso degli emendamenti e articoli aggiuntivi ad esso proposti".
Il comma 2 di tale articolo prosegue: "Ciascun deputato può intervenire nella discussione una sola volta per non più di venti minuti, " per il dibattito in corso sono stati peraltro ridotti a quindici -"anche se sia proponente di più emendamenti, subemendamenti od articoli aggiuntivi (...)".
Mi domando dove stia scritto che un deputato debba iscriversi a parlare. Dalla lettura del secondo comma dell'articolo 85 del regolamento, mi pare che ogni deputato possa alzare la mano per chiedere di parlare per venti minuti.
Vorrei che su questo punto venisse fornita una spiegazione che risolvesse il mio dubbio, che in questo momento appartiene anche al gruppo di alleanza nazionale.
La ringrazio, Presidente.


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PRESIDENTE. La ringrazio per la sollecitazione, onorevole Selva. Ricordo che stamane il Presidente Violante ha dato lettura dell'elenco dei parlamentari che al momento avevano chiesto di parlare... (Commenti del deputato Selva).
Le sto fornendo una spiegazione: lei non la gradirà, ma io, purtroppo, sono abituato a dire le cose nel modo in cui le penso e sulla base dei fatti ai quali, anche nella mia veste di deputato, ho assistito.
Questa mattina il Presidente Violante ha letto l'elenco dei deputati che avevano chiesto di parlare e, dopo aver chiesto se vi fossero altri colleghi che volessero intervenire, ha dichiarato che l'elenco doveva ritenersi chiuso. Credo che questo rientri nell'ambito di un potere ordinatorio del quale, specie in una realtà come quella che si è sviluppata nel dibattito in corso, non si può privare la Presidenza.
Prendo atto del fatto che l'articolo 85 del regolamento ha una "latitudine" più "elevata", ma stamane si è verificato quanto ho detto senza che nessun collega di alcun gruppo abbia sollevato obiezioni.
Credo, quindi, che la questione sia da questo punto di vista superata dalla decisione assunta, nell'ambito della propria discrezionalità, dal Presidente Violante.
Rispondendo al collega precedentemente intervenuto, vorrei precisare che l'onorevole Rodeghiero era stato dichiarato decaduto poiché era assente nel momento nel quale sarebbe dovuto intervenire. Si è trattato, quindi, semplicemente dell'applicazione di una norma consuetudinaria, comunque dovuta nel caso di assenza di un deputato iscritto a parlare.

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, mi permetto di insistere sulla questione, che credo debba essere posta all'attenzione della Giunta per il regolamento perché, con tutto il rispetto che questa parte politica ha del Presidente e del suo potere ordinatorio dei nostri lavori, riteniamo che nessun potere del Presidente, fino a quando il regolamento non verrà modificato, possa andare al di là della lettera e dello spirito del comma 2 dell'articolo 85. Se a questo punto, infatti, cominciassimo a dare al Presidente che ne potrebbe fare un uso diverso da quello previsto dal comma 2 dell'articolo 85 determinate facoltà sarebbero allora inutili i regolamenti. Se il Presidente è poi il FËhrer prinzip del regolamento, allora è chiaro che non è neppure necessario che ci sia il regolamento (Applausi)! La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Selva, si terrà certamente conto della sua osservazione, della quale sarà possibile investire anche la Giunta per il regolamento. Le ho fornito una spiegazione di ordine, non dico storico, ma "cronistico" relativamente al modo con il quale il Presidente ha assunto quella determinazione che non sta certo a me considerare, per così dire, immodificabile. Si tratta di una valutazione assunta dal Presidente. Potremo esprimere le nostre valutazioni nella sede opportuna e io stesso mi farò carico, onorevole Selva, di riferire al Presidente della Camera le sue osservazioni per quanto di sua ulteriore e successiva competenza.

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, concordo con quanto ha testé affermato l'onorevole Selva e la ringrazio per la volontà che lei ha appena espresso di investire della questione la Giunta per il regolamento. Non so, infatti, se esistano precedenti in tal senso. Quanto è accaduto questa mattina ci ha colto in effetti di sorpresa; nessuno di noi colpevolmente ha reagito, ma la questione resta.
La pregherei anche, signor Presidente, di rispondere all'altra questione sollevata dall'onorevole Selva rispetto alla durata degli interventi perché nei successivi commi dell'articolo 85 del regolamento si fa riferimento anche alla possibilità di


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raddoppiare il termine di venti minuti, mentre non si parla della possibilità di ridurlo a quindici.

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, il comma 6 dell'articolo 85 stabilisce, tra l'altro, che "i limiti di tempo previsti dai commi precedenti sono fissati rispettivamente in quindici minuti per gli interventi di cui al comma 2" e sono quelli relativi alla discussione dell'articolo del disegno di legge di conversione di decreti-legge. È questa la ragione per la quale è stato fissato in tale ambito il termine di quindici minuti che, del resto, è stato osservato durante l'intero svolgimento della seduta odierna. È questa la risposta che posso fornirle.

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, il problema era stato sollevato in precedenza nell'intervento del nostro capogruppo, l'onorevole Comino, quando appunto ha chiesto la sostituzione dell'onorevole Rodeghiero, in quel momento assente dall'aula, e la possibilità che quest'ultimo potesse intervenire quando fosse presente.
A questo punto riterrei opportuna una sospensione della seduta per investire della questione la Giunta per il regolamento in ordine all'interpretazione della norma che a noi appare chiara.

PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, la sua osservazione si riferisce alla facoltà del Presidente di convocare la Giunta per il regolamento. Tuttavia, se ogni volta che ne viene fatta richiesta quella facoltà dovesse determinare anche la sospensione della seduta ciò rappresenterebbe un modo non regolamentare di rapportarci nell'adempimento dei rispettivi doveri. Il dovere del presidente di turno è quello di far presente al Presidente della Camera la necessità, o l'opportunità, di convocare la Giunta, ma non certo di sospendere la seduta, che pertanto prosegue.

MAURO MICHIELON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Presidente, in ordine al problema sollevato dal collega Cavaliere proporrei, se lei è d'accordo, un percorso più semplice. Visto che lei ha dimostrato ampia disponibilità, le chiedo la cortesia di consentire all'onorevole Rodeghiero di svolgere il proprio intervento. Poiché infatti vi è stato il cambio di Presidenza e lei ha adottato un'interpretazione estensiva del regolamento, che ci trova consenzienti in quanto questa è una palese democrazia, la invito, in analogia a quanto ha già fatto con altri colleghi, a consentire all'onorevole Rodeghiero, presente ora in aula, di intervenire.

PRESIDENTE. La ringrazio per l'apprezzamento in ordine alla cortesia, ma questa, come dire, è un modo di fare ed anche di sentire.
Per quanto invece attiene all'applicazione regolamentare, mi sono fatto carico di stabilire un principio per il quale nel momento in cui un collega sostituiva un altro, tale avvicendamento fosse reso possibile, come del resto è accaduto sinora con grande serenità. Stabilire invece un principio che modifichi quanto il Presidente ha deciso in precedenza configurerebbe un atteggiamento scorretto nei confronti del Presidente medesimo che non mi sentirei mai di assumere e che non appartiene al modo con il quale si rappresenta il Presidente della Camera nella conduzione dei lavori; non sarebbe corretto e forse nemmeno cortese. Mi spiace, dunque, di non essere cortese fino al punto in cui lei ha ritenuto potessi essere.

FLAVIO RODEGHIERO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, rinuncio a parlare; tuttavia aggiungo che, secondo quanto sottolineato dagli onorevoli Selva, Cavaliere, Michielon


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e Taradash, si rende opportuna una riflessione sull'applicazione del comma 2 dell'articolo 36, in particolare in ordine alla successione dei due capoversi. Infatti, come ho sottolineato in precedenza, il capoverso: "È consentito lo scambio di turno tra i deputati" precede il capoverso: "Se un deputato chiamato dal Presidente non risulta presente, si intende che abbia rinunciato a parlare". Pertanto, anche in ordine logico in sede di applicazione dovrebbe essere seguito il medesimo criterio: prima dovrebbe essere consentita la possibilità di scambio di turno e poi, nel caso ciò non si verifichi, si intende che abbia rinunziato a parlare il deputato assente.
In ogni caso, come ho detto all'inizio, rinuncio a parlare.

PRESIDENTE. La ringrazio per le precisazioni che ha voluto fare e prendo atto della sua decisione di rinunciare a parlare.
Ha chiesto di parlare, al posto del collega Di Rosa, che ha a ciò acconsentito, l'onorevole Marinucci...mi scuso, Marinacci. Ne ha facoltà.

NICANDRO MARINACCI. Signor Presidente, comprendo il momento concitato, ribadisco comunque che il mio cognome è Marinacci.

PRESIDENTE. Se avessi detto Dante Alighieri, non si sarebbe offeso...

NICANDRO MARINACCI. La comprendo perfettamente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo come se fosse adesso il bel discorso denso di contenuti pronunciato in quest'aula dal ministro Ciampi. Egli nel suo discorso, saggio ed avveduto per la verità, ricordava a tutti il momento attuale della vita politica, in cui la globalizzazione ha fatto saltare regole tradizionali ed equazioni ormai sfruttate e consolidate nel tessuto connettivo della nostra economia, invitando nel contempo sia il Governo che il Parlamento ad affrontare subito con "inventiva" ed "estrosità" (sono parole sue) problematiche economiche e sociali che sono poi i veri problemi della nostra società.
A quel fondato e bel discorso il Governo, però, non ha dato seguito; da ciò le difficoltà che il nostro sistema economico sconta rispetto ad altri paesi che sono già seriamente impegnati nella competizione per il mercato globale.
Vi sono molti problemi da affrontare ed alcuni di essi avrebbero già dovuto esserlo; mi riferisco per esempio, tra i più importanti, all'abbattimento del debito pubblico che drena, senza riserve, risorse che andrebbero destinate allo sviluppo ed alla ricerca, che rimane la vera arma per l'evoluzione di un popolo a democrazia e cultura medio-alte qual è il popolo italiano.
Un altro punto importante è l'inefficienza di una pubblica amministrazione elefantiaca, che non è al passo con i tempi e restia, in molti casi, all'uso della telematica.
Occorre poi rilevare la mancanza di solidarietà verso i ceti deboli, i disoccupati e l'indifferenza nei confronti della famiglia. In proposito preme ricordare brevemente che, se la famiglia è sana, lo Stato è sano; se la famiglia è forte, lo Stato è forte.
Verso questi ceti il Governo, almeno fino ad ora, non ha investito nulla rispetto a quanto è avvenuto in altri paesi europei.
A fronte di tali elementi problematici presenti nel nostro sistema, il Governo non ha fornito alcuna risposta e purtroppo almeno per ciò che ho potuto verificare la nuova classe dirigente non intende invertire la rotta della gestione della finanza, che ha caratterizzato, nel bene e nel male, la vita del paese degli ultimi venti anni.
Mi chiedo allora dove sia il nuovo corso governativo; quali siano gli uomini nuovi o ancora la svolta governativa. Dove sono i programmi vantati e sventolati nelle piazze nell'ultima tornata elettorale? Signori, tutto questo, purtroppo, è ancora di là da venire. Si propongono solo aggiustamenti in termini ulteriormente restrittivi dell'esistente, forse in attesa di tempi migliori,


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come diceva qualche giorno fa il Presidente del Consiglio, onorevole Prodi.
Non si è voluto capire o non lo si vuole tuttora capire che la nostra economia già da oltre sei mesi è praticamente ferma al palo. Infatti, dalla ventilata ed ottimistica speranza di crescita del 3 per cento del prodotto interno lordo, si è passati alla sommessa affermazione della crescita dell'1,2 per cento (sempre del prodotto interno lordo) ed io affermo che siamo ancora nel campo delle idee di platoniana memoria, sacrificate per l'occasione ed in questo caso sull'altare della fantaeconomia di previsione che non si avvererà.
Siamo tutti coscienti di quanto sta succedendo. L'aumento del costo del lavoro, a causa della riduzione della fiscalizzazione degli oneri sociali, ha influito negativamente sulla competitività delle nostre imprese, specialmente nel settore delle esportazioni. Sono stati operati tagli indiscriminati quindi non selettivi sui fondi globali e sui fondi di spesa. Sono stati colpiti i settori più vitali e dinamici della nostra economia come quelli orientati all'esportazione, nonché all'artigianato e, soprattutto, la piccola e media impresa.
Questa manovra, cosiddetta correttiva, è stata implacabile ed insensibile anche nel settore della sanità. Ma come può un Governo assumere decisioni sui farmaci e, quindi, indirettamente sulla salvaguardia e sulla salute dei suoi cittadini, se all'atto pratico non conosce affatto i dati reali delle regioni? Su che base inoltre investe sulla ricerca e sull'occupazione, se poi prevede tagli al prodotto interno lordo farmaceutico, agli investimenti? È un controsenso auspicare la ricerca e parlarne quando poi non solo non si investe in questa direzione ma, quel che è più grave, non si lascia inalterata la somma destinata agli investimenti, ma addirittura la si riduce.
Ella, onorevole ministro Bindi ho piacere di vederla in aula è stata smentita anche dai fatti di questi giorni e noi del CCD-CDU glielo avevamo preavvertito, anche con alcune interpellanze a firma non solo del sottoscritto, ma anche di altri colleghi, e la dimostrazione non strumentale è che oggi il paese vive uno stato di agitazione nel settore. Lo stesso onorevole Dini mi sembra non sia affatto d'accordo con le sue tesi.
È pur vero che in uno Stato democratico l'opposizione deve essere soprattutto dissenso ed in alcuni casi anche sprono. Quando però i consigli sono di natura propositiva, non possono né debbono cadere in un vuoto di dialogo che potrebbe diventare in modo autoritario un monologo, spesso senza senso.
Abbiamo anche predisposto un ordine del giorno con il quale si chiede al Governo un impegno perché siano fornite precise direttive alla CUF, in modo che le riclassificazioni di cui al decreto-legge n.323 del 1996 al nostro esame (e successive) siano effettuate applicando unicamente il criterio delle categorie di farmaci aventi le stesse principali indicazioni terapeutiche. Chiediamo inoltre che si proceda rapidamente con decreto-legge all'abbattimento a zero dell'IVA sui farmaci rimborsabili dal servizio sanitario nazionale, compensando la riduzione di gettito fiscale con l'equivalente aumento delle accise sui tabacchi e sui superalcolici o, in alternativa, con l'aumento di 100 lire per colonna giocata al Totocalcio e al Totip. Un'ulteriore richiesta è che sia applicata anche nei termini temporali previsti la seconda fase di riallineamento al prezzo medio europeo, di cui alla legge n.537 del 1993, trovando tale fase già copertura nella legge finanziaria per il 1996.
Come quarto punto chiediamo che sia modificata secondo le indicazioni della Commissione UE la delibera CIPE del 25 febbraio 1994 e che sia definito, una volta completato il processo di riallineamento al prezzo medio europeo, un nuovo metodo per la formazione dei prezzi dei farmaci, tenendo conto delle opportune modificazioni intervenute nel mercato europeo, nonché della diversificazione dei prodotti farmaceutici esistenti sul mercato nazionale.
Al quinto ed ultimo punto chiediamo che sia ripreso rapidamente il processo di concertazione fra il Governo e le parti


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sociali, per affrontare il problema di una razionalizzazione complessiva del settore farmaceutico. Quindi, questi sono gli impegni che noi abbiamo suggerito e posto per iscritto, affinché il Governo ci dia qualche lume su quanto ancora c'è da discutere. E dirò di più: sulla pelle delle persone non vi può e non vi deve essere ideologia di parte che tenga (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volonté. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in pochi giorni abbiamo avuto occasione di leggere e di ascoltare in quest'aula gli intenti del Governo circa la politica economica, finanziaria ed industriale del nostro paese. In Commissione attività produttive, qualche settimana fa, abbiamo avuto la possibilità di audire sia il ministro dell'industria sia quello dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, i quali ci hanno favorevolmente colpito per le intenzioni benevole dimostrate nei confronti delle piccole e medie imprese, degli artigiani e dei commercianti.
Purtroppo dobbiamo verificare anche in questa sede come dalle parole non si sia passati ai fatti, nemmeno alla prima occasione che aveva il Governo, quella dell'emanazione del decreto-legge n.323.
Abbiamo ascoltato in queste settimane grandi discorsi sulla globalizzazione dei mercati, sull'innovazione tecnologica per le imprese, tutte azioni volte a migliorare e rendere più efficaci gli accessi al credito per le piccole e medie imprese, e abbiamo sentito ciò che il Governo ed i suoi ministri hanno propinato e promesso alle categorie su questi argomenti.
Ma tali dichiarazioni oggi si dimostrano proposizioni tanto belle quanto prive di fondamento. Purtroppo questi tagli indiscriminati e folli alle piccole e medie imprese, questo schiaffo a chi produce non solo profitti colleghi di rifondazione comunista ma profitti legittimi ed anche posti di lavoro, sono proposti da un Governo che critica quei poteri forti per i quali non si prevedono sacrifici.
Alle difficoltà recessive della nostra economia, a quelle legate all'apprezzamento della lira rispetto al marco e al dollaro si aggiungeranno tagli che, così come previsti, aggraveranno le difficoltà dell'economia italiana, costituita al 99 per cento dalle piccole e medie imprese penalizzate da questa manovra proprio nella competizione con gli altri paesi europei.
Si sappia che noi prendiamo atto che la globalizzazione dei mercati e della concorrenza frase più volte citata nel documento di programmazione economico-finanziaria per il Governo ha il solo significato di penalizzare gravemente le piccole e medie imprese, pur continuando a promettere di settimana in settimana una riforma, come per esempio, quella dell'Istituto per il commercio con l'estero.
Altro bell'esempio di quanto questo Governo intenda per federalismo, per valorizzazione delle autonomie locali, per una maggiore imputazione di responsabilità territoriali e di decentramento è dato dal comma 9 dell'articolo 3 del decreto-legge, nel quale si tagliano fondi ai comuni italiani. L'Ulivo al Governo anche in questo dimostra la coerenza con il suo programma elettorale!
L'iniquità dell'impianto di questa manovra cadrà sulle spalle di tutti e tutti dovranno sapere di chi è la colpa.
Pertanto, concordo con gli emendamenti presentati dalle forze dell'opposizione e, in particolare, a partire dall'emendamento Cicu 3.110 (Tab. 2.12) in avanti (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi è un aspetto divertente della discussione sugli emendamenti, dal momento che essa risulta monca in quanto alcuni degli emendamenti si sono purtroppo "impantanati" lungo le secche dell'inammissibilità e ciò perché nella competente Commissione deputata al vaglio gli stessi sono stati dichiarati appunto inammissibili per mancanza


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in larga parte o in parte di copertura finanziaria.
Mi limito a rammentare a me stesso come lo studio edito dalla Camera dei deputati, ad uso dei parlamentari, riferito agli andamenti di finanza pubblica, nel vagliare la manovra all'esame oggi dell'Assemblea abbia letteralmente saccheggiato alcuni degli articoli della manovra, dedicando ai medesimi larghe censure in tema di copertura. In altre parole, si è sostenuto non solo che il gettito previsto per l'entrata fosse sottostimato in buona parte degli articoli, ma addirittura che gli stessi conti relativi ad alcuni degli articoli in questione contenessero ampi errori anche di calcolo. È quindi davvero divertente che gli emendamenti siano inammissibili per mancanza di copertura e che l'articolato sia discutibile nonostante le imponenti falle in esso presenti!
La manovra al nostro esame e gli emendamenti sui quali ci stiamo intrattenendo rendono evidenti ulteriori violazioni di principi. Lo scopo dei nostri emendamenti è di richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo sui principi che presiedono alla legislazione, piuttosto che sull'antipatica ragion di cassa, nuova versione della cosiddetta ragion di Stato. Sotto questo profilo, non possiamo non soffermarci sull'emendamento in materia di farmaci, del quale si è già parlato diverse volte. La ragion di cassa suggerisce una formulazione come quella all'esame dell'Assemblea, mentre l'emendamento proposto dalle forze del Polo si muove in un'ottica di maggiore rispetto di alcuni principi costituzionali.
Non credo di essere molto lontano dal vero se affermo che il testo dell'articolo 1, così come formulato e sottoposto al nostro esame, potrebbe addirittura violare il principio previsto dall'articolo 41 della Carta costituzionale che riguarda l'iniziativa economica privata. Anche il meccanismo perverso che consente una classificazione dei farmaci in un'altra fascia se il prezzo di vendita degli stessi non sia più ragguagliato al minimo potrebbe incorrere in censure con riferimento al trattato dell'Unione europea e ai principi del nostro ordinamento in tema di libera concorrenza all'interno del mercato. In sostanza, lo Stato non solo interviene in una materia in cui bisognerebbe operare con i piedi di piombo, ma addirittura, nel momento in cui introduce quel perverso meccanismo, interviene in modo da falsare il mercato.
Nonostante tutto, quindi, è fuori di dubbio che l'emendamento del Polo di cui sto parlando è rispettoso dei principi relativi all'iniziativa economica privata e alla libertà di mercato sanciti dalla Carta costituzionale, che la maggioranza dovrebbe difendere. Noi invece vorremmo rendere più chiari e meno suscettibili di equivoci alcune norme costituzionali. La maggioranza, quindi, dovrebbe accettare i nostri rilievi e far proprio l'emendamento in questione.
Vi sono altri articoli ed emendamenti che si riferiscono ai principi che noi vorremmo difendere. Non a caso stamane il Presidente di turno ha richiamato per l'ennesima volta l'Assemblea all'assoluta trasparenza della legislazione e alla qualità dell'opera del legislatore. La manovra in esame contiene articoli che incidono sul rapporto tra Stato e contribuenti. Uno di tali articoli (che a nostro avviso deve essere sottolineato) è quello che introduce un nuovo meccanismo in tema di sanzioni riferite all'imposta sul valore aggiunto. Mi riferisco all'articolo 10 del decreto-legge, che sopprime la pena pecuniaria da due a quattro volte gli importi non versati ma riferiti alla dichiarazione annuale dell'imposta sul valore aggiunto sostituendola, in buona sostanza, con una soprattassa raddoppiata. In pratica lo Stato, la burocrazia, lo Stato-apparato, che non restituisce ai cittadini i rimborsi di imposta che costituiscono un diritto (di tal che potremmo anche richiamare un'ulteriore violazione dei principi costituzionali, con riferimento all'articolo 28 della Carta, per il funzionario che adotti comportamenti che violino i diritti soggettivi del cittadino, in questo caso del contribuente), se ne infischia di questi ritardi ed è pronto a modificare il rapporto con il cittadino contribuente non restituendo i rimborsi, non scontando alcuna pena o sovrattassa nei suoi confronti


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ma anzi, per necessità di gettito e di cassa, imponendo comunque il pagamento di una sovrattassa del cento per cento sugli importi, modificando tra l'altro, tramite un decreto-legge, anche il meccanismo per giungere alla liquidazione di imposta. In pratica lo Stato abbandona la vecchia strada, obbligando se stesso ad intervenire tramite la diretta iscrizione a ruolo nei confronti del contribuente che, pure, non è un evasore ma ha soltanto ritardato od omesso il versamento correttamente corrisposto annualmente. L'imposta è ovviamente iscritta a ruolo con la possibilità per il contribuente di pagare, entro trenta giorni badate bene il 60 per cento della sovrattassa che scatta automaticamente nei suoi confronti al verificarsi di questa situazione. Non credo sia questo il sistema migliore per impostare il nuovo rapporto con il contribuente. Adempia prima lo Stato ai propri obblighi! Soltanto successivamente potrà modificare le disposizioni normative vigenti in materia di rapporto tra il cittadino e lo Stato. È questo un ulteriore principio richiamato negli emendamenti che abbiamo presentato.
Se ciò non bastasse, il legislatore ha fatto anche di più. Sopravvive nel nostro ordinamento, sulla scorta della legge del 1929 sui principi generali in tema di disposizione finanziaria, il principio di ultrattività in forza del quale le disposizioni in quella materia si applicano anche qualora siano intervenute modifiche ai fatti commessi nel tempo in cui le stesse erano in vigore, indipendentemente da tali modifiche. Il Senato, con il comma 2-ter dell'articolo 10 ha introdotto, in deroga a quel principio, la possibilità che tale sovrattassa sia applicata anche con riferimento alle questioni pendenti. Ci siamo permessi di sottoporre all'Assemblea, nel rispetto del principio del rapporto tra Stato e contribuente, un emendamento che prevede che soltanto le norme più favorevoli, non quelle che aumentano la sovrattassa in questione, possano essere applicate ai rapporti pendenti.
Avviandomi alla conclusione, prendo atto di come la manovra tradisca alcuni principi dell'ordinamento che a nostro avviso dovrebbero essere difesi dall'Assemblea. Intendiamo rappresentare e difendere i principi sottolineati dagli emendamenti presentati dal Polo, ed in parte non accettati dalla Commissione che li ha esaminati, perché attraverso di essi, in particolare con quelli che ho richiamato riferiti all'articolo 1, vorremmo lanciare una sfida sul piano del rispetto non solo delle teologie, che troppo spesso si consumano in materia di libero mercato e di rispetto della concorrenza, ma soprattutto in ordine ai comportamenti, ai fatti che indubbiamente misurano la capacità di adesione a quei principi. O il legislatore rovescia quanto sta accadendo e fa sì che tali principi presiedano alla formazione delle leggi oppure, se la ragion di cassa prevarrà, non vi sarà più possibilità di difendere alcun principio perché sarà solo la fredda economia dei ragionieri di Stato a determinare le scelte legislative.
Per quanto ci riguarda non siamo disponibili in tal senso e vogliamo mantenere fede ai principi di uno Stato di diritto (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi riferiti agli articoli del decreto-legge.
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere della Commissione su tali emendamenti ed articoli aggiuntivi.

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Credo che potremo esprimere un compiuto giudizio sui singoli emendamenti ed articoli aggiuntivi nel corso della valutazione che faremo successivamente. In questa fase, anche in base agli interventi finora svolti, non sono emersi elementi di giudizio sufficienti per modificare l'orientamento espresso in Commissione e confermato nella mia relazione.

PRESIDENTE. Deve comunque esprimere il parere della Commissione. Poi ascolteremo il parere del Governo.


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ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Esprimo parere contrario.

PRESIDENTE. Su tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi?

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Su tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi, con la premessa che ho testé fatto.

PRESIDENTE. L'essenziale è sapere che il suo parere è contrario su ogni emendamento.
Qual è il parere del relatore di minoranza?

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Volendo, o non volendo, sono obbligato ad esprimere la mia opinione.

PRESIDENTE. Sono lieto di ascoltarla. Non volevo privarla di questo diritto. Non è un obbligo, bensì una facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Certo. Anche l'onorevole Marzano, l'altro relatore di minoranza, deve esprimere il suo parere.
Signor Presidente, ho preso diligentemente nota di tutti gli interventi e adesso illustrerò il mio pensiero sulla base di quanto ho ascoltato finora. Quando poi i vari emendamenti ed articoli aggiuntivi verranno esaminati uno per uno, può anche darsi che cambi parere, anche se non lo credo.
Prego i colleghi che vogliono seguire la discussione di munirsi del fascicolo relativo agli emendamenti per verificare in quali casi il relatore di minoranza è d'accordo con quello per la maggioranza e dove invece è in disaccordo, perché in caso di accordo siamo in due, mentre nel caso contrario siamo uno ad uno.
Sul primo emendamento, Danese 01.2, che, come risulta dal pregevole fascicolo, comprende anche l'emendamento 1.30, il mio pensiero è significativamente positivo, perché esso se ho compreso bene sottopone nuovamente alla nostra attenzione un tema che l'Assemblea aveva già esaminato quando ha votato la legge finanziaria. Ricordo peraltro che la clausola di salvaguardia prevedeva di tagliare le spese. In questo caso, invece, ci troviamo in presenza di tagli alle spese per circa due terzi ed a un aumento di tassazione e di fiscalità per un terzo.
Giustamente, come abbiamo sentito negli interventi precedenti, vi è qualcuno che si sta rendendo conto che il paese è in una crisi economica terribile: i negozi abbassano le saracinesche, calano le vendite e chiudono; gli ordini non arrivano alle fabbriche, che non producono e quindi sono obbligate a licenziare dipendenti. Mi sembra evidente che in questa situazione non si può aumentare la pressione fiscale sui cittadini italiani. L'emendamento Danese 01.2 è, quindi, utilissimo, perché richiama alle nostre coscienze la necessità di tagliare le spese e non di aumentare la fiscalità.
L'emendamento Cicu 01.5, riguardante i permessi sindacali, prevede che quelli retribuiti possano essere concessi nei limiti medi di una unità ogni 5 mila dipendenti. Proprio questa mattina ho presentato un ordine del giorno dal quale emerge che i sindacati, nel corso del 1995, hanno incassato, esentasse, una cifra superiore al 60 per cento dell'utile netto consolidato realizzato dal gruppo FIAT in tutto il mondo. Se a qualche collega è sfuggita questa analogia, che è piuttosto importante, la ripeto: i sindacati in Italia, nel corso del 1995, hanno incassato, esentasse, una cifra di poco inferiore a 1.500 miliardi, vale a dire una cifra che supera il 60 per cento dell'utile netto consolidato realizzato dal gruppo FIAT in tutti i paesi del mondo e con tutte le diversificazioni possibili.
In questa situazione, un qualcosa che modifichi questo potere dei sindacati mi sembra anche corretto, almeno finché non potremo discutere con maggiore cognizione di causa, sulla base dei bilanci dei sindacati. Ma qualcuno di voi ha visto i bilanci dei sindacati? Io non l'ho mai visti. Casomai ci sono i bilanci della sede centrale ma non tutti i bilanci. Esprimo dunque parere favorevole sull'emendamento Cicu 01.5.


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Identico parere esprimo sull'emendamento Cicu 01.4 perché con esso si richiama la vecchia legge finanziaria.
A questo punto passiamo agli emendamenti modificativi dell'articolo 1. All'emendamento Teresio Delfino 1.26 desidererei aggiungere la mia firma, avendo io proposto un emendamento identico in Commissione, ma poi com'è e come non è! l'emendamento Teresio Delfino 1.26 lo trovo stampato, mentre quello mio, identico, non c'è. Chiedo dunque lo ripeto di poter aggiungere la mia firma. Naturalmente su di esso il parere è favorevole; però, signor Presidente, se mi limitassi a dire questo mancherei del dovuto rispetto all'Assemblea: è necessario motivare il proprio parere. Dicendo ciò non è che io voglia tirare le orecchie al mio illustre collega relatore per la maggioranza, però quando egli afferma che il suo parere è contrario, mi sembra dimostri un filo di mancanza di rispetto verso l'Assemblea perché, lo ripeto, dovrebbe dire per quale motivo il suo parere è contrario! Non può dire: è contrario e basta. Ciò non è a favore del dibattito, della conoscenza e dell'approfondimento che dobbiamo prima di tutto a noi stessi e poi ai cittadini italiani.
Tornando all'emendamento Teresio Delfino 1.26, il mio parere è fortemente positivo perché con esso si dice che "sono rimborsate nei limiti di tale prezzo...". Cercherò di spiegarmi. Noi tutti siamo contro i monopoli, non è vero? Ebbene, supponiamo che cento colleghi presenti in aula producano prodotti farmaceutici, diciamo per curare il mal di gola. Con il testo attuale la CUF (non so se ve lo ricordate, ma quando ho presentato la relazione di minoranza ho detto che nemmeno il più bieco portaborse di Stalin avrebbe scritto una cosa del genere) tra questi cento prodotti ne sceglie uno (perché è bello, perché è bravo, perché è "partecipato" dello Stato, insomma per mille buoni motivi) e questo resta in classe A, mentre gli altri novantanove vanno a finire in classe C. Ma questo non ha senso! Ciò vuol dire infatti che tra pochi anni, in Italia, non avremo più alcuna industria farmaceutica. È giusto invece dire: "Fisso il prezzo, se poi tu vendi ad un prezzo superiore, io ti rimborserò solamente quel prezzo e non ti darò una lira di più". Inserire invece il prodotto in classe C e dire: "non ti do una lira", significa volere i monopoli.
Come voi sapete, il ministro Dini è intervenuto in questa polemica con la nostra "ministra". Peccato che noi avevamo già affrontato in modo approfondito l'argomento in quest'aula, ben prima di Dini. Ma naturalmente siccome l'aveva detto la lega nord per l'indipendenza della Padania non se ne è nemmeno parlato, perché di noi o si parla male o non se ne parla.
In ogni caso sono fortemente favorevole a questo emendamento a cui aggiungo la mia firma. Sono contento che sia intervenuto anche il ministro della sanità , che poi magari difenderà le sue opinioni. Mi auguro che l'emendamento Teresio Delfino 1.26 venga approvato perché diversamente, tra un po', le aziende farmaceutiche in Italia saranno tre, quattro o cinque: quelle che piacciono a qualcuno! Ma, se poi le altre chiudono, amici della sinistra, abbiamo disoccupazione; se le aziende chiudono, aumenta la disoccupazione e siamo tutti nel guano più nero. Lo capite!?
Credo quindi che si debba rimborsare il prezzo minimo e non una lira in più, però a tutti e non solamente a quelli ... belli o simpatici o che fanno certi prezzi! Se una casa farmaceutica applica un prezzo superiore, vorrà dire che alla stessa sarà rimborsato di meno. Togliere però il prodotto farmaceutico e inserirlo in classe C, signor ministro, vuol dire che le aziende chiudono! Se lo Stato rimborsa dieci lire per pillola, ciò non vuol dire è che uno è obbligato a vendere a dieci lire, può farlo anche a quindici, però lo Stato lo rimborserà per dieci; inserendo invece il prodotto in classe C, lo Stato non dà nemmeno una lira. Il che, a mio avviso, non è logico.
Vedo che il signor ministro ridacchia, però la questione è importante; dopo sentiremo anche lei!
Sono poi assolutamente a favore dell'emendamento Calderoli 1.25 perché con


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esso si vogliono sopprimere alcune precisazioni che mi sembrano un po' troppo pesanti. Sono favorevole anche all'emendamento Calderoli 1.23, il quale stabilisce che quanto dice il Governo va bene ma solo fino al 1^ dicembre 1997 e non per sempre. Questo per altro credo sia in linea anche con le intenzioni del Governo, il quale ha rinviato la decisione a settembre. Se verrà approvato l'emendamento Calderoli 1.23, si rafforzerà la posizione del Governo perché risulterà chiaramente anche dal testo della legge che se ne riparlerà a settembre.
Presidente, vorrei solo sapere se mi sto dilungando troppo.

PRESIDENTE. Lei ha quindici minuti a sua disposizione per illustrare, come sta facendo, le motivazioni che sono alla base dei pareri espressi e per esprimere il parere sugli emendamenti e sugli articoli aggiuntivi.
Pertanto, se lei motiva le sue decisioni, come sta facendo egregiamente, poi dovrà essere più conciso per non oltrepassare i limiti di tempo previsti per il suo intervento. Si regoli secondo la sua esperienza!

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. La ringrazio per la precisazione, Presidente, ma la domanda è questa: dopo che i relatori hanno presentato i vari articoli, io ho l'obbligo di esprimere il mio parere, ma sempre nel limite dei quindici minuti totali? Mi sembra di no.

PRESIDENTE. Il tempo è un tiranno terribile! Anche l'altro relatore di minoranza dispone dello stesso tempo.

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Mi sembra che quel signore alla sua sinistra con i capelli nel senso che non è calvo come me... le stia dicendo che non è mica così!

PRESIDENTE. Lei parli con me, perché il signore alla mia sinistra è un mio collaboratore, non un suo collaboratore (Applausi)!
Comunque, io le ho indicato il tempo di cui dispone. Lo usi con la parsimonia che le è propria.

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Se il Presidente dice che il relatore di minoranza dispone totalmente di quindici minuti, io la smetto...

PRESIDENTE. Ora sono diventati quattro minuti e ventiquattro secondi!

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Io smetto subito, allora, perché è più importante se intervengo dopo, ma non mi risulta sia così.

PRESIDENTE. Lei si regoli come le dico io, così non sbaglia. Se andrà oltre, le dirò che non può farlo.

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Blocchi l'orologio, Presidente, perché mi fermo qui e vado a controllare sul regolamento. Però, se non è così, dovrò recuperare!

PRESIDENTE. Lei vada avanti e non si preoccupi. Per ora dirigo ancora io i lavori; quando lo farà lei, si atterrà a criteri eventualmente diversi dai miei. Io mi attengo al regolamento (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Lei, signor Presidente, regoli qua i lavori, che io li regolerò nel parlamento della Padania indipendente (Vivi applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania Commenti)!

PRESIDENTE. Questa è una battuta che poteva risparmiarsi, se permette! Glielo dico io! Questo è il Parlamento della Repubblica italiana, e basta (Vivi, generali applausi Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Prego l'onorevole Marzano, relatore di minoranza, di esprimere il parere sugli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati, qualora lo desideri, come ha fatto il


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collega Pagliarini. Decida però lei se riservarsi, eventualmente, di parlare in sede di votazione degli emendamenti. Lo chiedo per cortesia: dal momento che prima non avevo interpellato il collega Pagliarini, lo faccio per par condicio.

ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza. Presidente, se intervengo adesso in generale sugli emendamenti, mi sarà poi impossibile chiedere la parola sui singoli emendamenti?

PRESIDENTE. Lei potrà chiedere la parola per dichiarazione di voto. Ora deve esprimere il parere sugli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati, naturalmente se crede di farlo: è una sua facoltà!

ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza. Grazie, signor Presidente.
Noi abbiamo presentato un certo numero di emendamenti ai quali annettiamo una considerevole importanza. Con l'emendamento Danese 01.2 abbiamo suggerito una vera e propria manovra alternativa a quella progettata dal Governo e proponiamo, sostanzialmente, tagli di spesa, senza aumenti di imposte.
Vorrei segnalare alla Presidenza della Camera che in questo emendamento è stata inserita erroneamente una clausola di salvaguardia. Infatti noi avevamo presentato un emendamento a se stante su tale clausola alla quale teniamo molto, perché rappresenta per noi una questione di principio. In pratica si prevede che, se non si realizzano le economie di spesa progettate, bisognerà provvedere con altre economie selettive della spesa.
L'emendamento Cicu 01.5 riguarda i permessi sindacali, alla concessione dei quali riteniamo che debba essere posto un limite.
L'emendamento Teresio Delfino 1.26 riguarda i prezzi dei farmaci. Noi riteniamo...

PRESIDENTE. Mi consenta, onorevole Marzano, di rilevare che lei sta illustrando gli emendamenti, mentre le ricordo che deve esprimere su di essi un parere. Sarebbe opportuno darne un'interpretazione conclusiva dal momento che a lei spetta il compito di esprimere un parere sugli emendamenti.

ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza. Abbiamo proposto una rettifica del provvedimento governativo sui prezzi dei farmaci, cui attribuiamo molta importanza. Condividiamo alcuni emendamenti presentati dalla lega in merito alla minore fiscalizzazione degli oneri sociali e riteniamo anche importante intervenire in generale sulle proposte del Governo relative agli accresciuti oneri fiscali sulle rendite finanziarie.
Questi emendamenti sono nel complesso di notevole importanza e noi riteniamo riflettano il nostro indirizzo di politica economica che consiste nel risanare la finanza pubblica, soprattutto effettuando economie dal lato della spesa e senza introdurre misure che vadano a scapito delle attività produttive.
Concludendo, poiché il provvedimento del Governo è nel complesso orientato diversamente, noi voteremo contro e via via che saranno discussi i singoli emendamenti dichiareremo il nostro voto sugli stessi, motivandolo in modo più analitico (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO CAVAZZUTI, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Il Governo concorda con l'opinione espressa dal relatore per la maggioranza e quindi esprime parere contrario su tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati (Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, intendo intervenire sulla questione che è stata lasciata in sospeso perché il relatore di minoranza, onorevole Pagliarini, stava esprimendo il suo parere sugli emendamenti


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presentati. L'articolo 86, comma 6, del regolamento dà pari opportunità ai relatori, siano essi di maggioranza o di minoranza. Per l'esattezza esso recita: "I relatori e il Governo esprimono il loro parere sugli emendamenti prima che siano posti in votazione". Ebbene, mi pare che il relatore di minoranza, onorevole Pagliarini, non avesse terminato di esprimere il proprio parere sugli emendamenti e mi sembra inoltre che non vi sia alcuna restrizione di ordine temporale per l'espressione di tale parere.

PRESIDENTE. Per quanto attiene alla sua osservazione, le faccio presente che, trattandosi di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge, che consta di un articolo unico, il parere si esprime sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge. Quindi la motivazione di tale parere può essere espressa in modo articolato, ma avviene in un'unica soluzione.

VASSILI CAMPATELLI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VASSILI CAMPATELLI. Signor Presidente, anch'io desidero fare riferimento all'articolo 86, comma 6, del regolamento perché non vorrei che questa sera iniziassimo a costituire un precedente. Tale comma prevede che i relatori e il Governo esprimano il loro parere sugli emendamenti prima che siano posti in votazione.
A me risulta che i pareri siano sempre stati espressi nella forma sintetica di parere favorevole, parere contrario o rimettendosi all'Assemblea, comunque attraverso espressioni atte a chiarire il parere dei relatori e del Governo. Mi sembra invece improprio e tale da costituire un precedente consentire che surrettiziamente, attraverso l'espressione del parere, si riapra la discussione di carattere generale (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La sua preoccupazione mi pare fosse stata anticipata da me quando, rivolgendomi ai relatori, li ho invitati ad attenersi alle forme ed ai tempi nei quali deve aver luogo l'espressione del parere.
Si è chiusa pertanto, ai sensi del comma 6 dell'articolo 86 del regolamento, la fase di enunciazione del parere dei relatori e del Governo ed ora passeremo ai voti. Mi sembra che il regolamento sia stato rispettato, sia pure ognuno interpretando a modo suo la funzione di relatore che stava svolgendo. Qui dentro, peraltro, non ho funzioni pedagogiche.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Danese 01.2.

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MARCO TARADASH. Per chiedere la votazione per parti separate di questo emendamento, nel senso di votare separatamente il comma 2.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Taradash.

PIETRO FONTANINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

PIETRO FONTANINI. A nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, chiedo la votazione nominale mediante sistema elettronico su tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Fontanini; le ricordo però che analoga richiesta era stata avanzata anche dal collega Selva.

ROBERTO ALBONI. A Mantova votano diversamente!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARZANO. Signor Presidente, l'emendamento Danese 01.2 ha per


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noi grande importanza perché, come accennavo prima, imposta una manovra di tipo alternativo rispetto a quella proposta dal Governo. Si caratterizza per il fatto che contiene solo economie dal lato della spesa e quindi sostituisce integralmente la manovra presentata dal Governo perché gli obiettivi quantificati nel primo comma sono realizzati senza alcun aumento di natura fiscale.
L'emendamento in questione contiene anche, come ha osservato il collega Taradash, una clausola di salvaguardia destinata ad assicurare, nel caso in cui i risultati prefissi non fossero realizzati, che si provvederà con altre economie dal lato della spesa, quindi ancora una volta non attraverso inasprimenti fiscali. Tale clausola assume molta importanza perché è un segnale di rigore che si dà ai mercati i quali, nell'incertezza relativa agli effettivi risultati delle varie manovre che si susseguono, gradiscono una clausola che garantisce che comunque le economie di spesa, i risultati, gli obiettivi di finanza pubblica vengano realizzati. La stessa clausola di salvaguardia, che qui è presentata come un elemento dell'emendamento, vorremmo che fosse votata separatamente perché, anche quando l'emendamento non venisse approvato, sarebbe importante, anche per l'obiettivo formulato dal Governo, che ci fosse una blindatura in grado di assicurare che i risultati saranno raggiunti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole del gruppo del CCD-CDU all'emendamento Danese 01.2 nello spirito già illustrato dal collega Marzano.
Ci dispiace sottolineare il fatto che il sottosegretario Giarda assente in questo momento dall'aula abbia evidenziato nella sua replica alla discussione generale come la norma di salvaguardia prevista nella finanziaria del 1996 fosse soltanto una norma di carattere virtuale. L'altro giorno infatti il sottosegretario Giarda ha inoltre sostenuto che il Governo senza voler operare alcuna prevaricazione rispetto alla funzione di indirizzo che noi avevamo voluto invece affidare a quella norma, un indirizzo di tipo impegnativo non mancava di rispetto al Parlamento trattandosi, a suo dire, di una norma virtuale.
Nel ribadire anche sull'emendamento in esame il quale attribuisce piena coerenza e quindi piena legittimità anche a ciò che il Parlamento soltanto sette mesi fa aveva sostenuto le nostre posizioni, sottolineiamo nuovamente che una delle funzioni significative e fondamentali del Parlamento è la facoltà di dare indirizzi al Governo che, a nostro avviso, sono impegnativi e vincolanti, almeno sotto il profilo morale.
Per questa ragione, riteniamo di aver adempiuto a quella clausola e di aver dimostrato con l'emendamento in esame che, se vi fosse stata la volontà da parte del Governo, c'era la possibilità di far fronte al superamento del fabbisogno previsto con la finanziaria del 1996, operando soltanto nella direzione dei tagli.
L'emendamento Danese 01.2 ha la funzione soprattutto di sottolineare che noi non abbiamo apprezzato e lo vogliamo ribadire in quest'aula con questa votazione l'allegro atteggiamento assunto dal Governo Dini che, con una serie di decreti-legge, ha ulteriormente ampliato lo sfondamento della spesa pubblica.
Con queste motivazioni, ribadiamo il nostro voto favorevole sull'emendamento Danese 01.2 e l'opportunità che vi sia da parte del Governo maggiore rigore rispetto alla gestione della spesa pubblica, perché tutte le risorse che riusciremo a risparmiare potrebbero diventare il volano per il rilancio dell'economia italiana (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, a nome del gruppo di alleanza nazionale


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dichiaro voto favorevole sull'emendamento Danese 01.2.
Non mi soffermerò sulle considerazioni svolte dai colleghi Marzano e Delfino per quanto riguarda soprattutto la clausola di salvaguardia, ma vorrei illustrare l'importanza che riveste l'emendamento in esame per i gruppi di opposizione. Esso rappresenta, infatti, un'alternativa alla manovra del Governo ed ha, soprattutto, un'importanza particolare ai fini dell'indicazione di quella che potrà essere la finanziaria di fine anno. Noi, infatti, affronteremo l'esame della legge finanziaria in un contesto economico in forte recessione e non dobbiamo mai dimenticarci ciò che poco meno di qualche giorno fa, due settimane or sono, ci ha ricordato il governatore della Banca d'Italia, secondo il quale, dovendosi affrontare il risanamento della finanza pubblica in un contesto recessivo, è importante soprattutto il ridimensionamento della spesa piuttosto che l'aumento delle entrate. Sottolineo, poi, che nel contesto della diminuzione della spesa hanno importanza non solo il ridimensionamento degli effetti dei decreti-legge che in un clima preelettorale il Governo precedente aveva presentato, aggravando ulteriormente la situazione del bilancio dello Stato, ma anche una serie di interventi relativi agli slittamenti degli impegni di spesa e la cancellazione dei residui di stanziamento, che rappresentano una "pulizia" di bilancio che ha un'importanza determinante. Recentemente, infatti, approvando in quest'aula il rendiconto sul bilancio del 1995 abbiamo rilevato, ma lo hanno rilevato lo stesso relatore di maggioranza ed il Governo, la gravità della crescita del volume dei residui passivi, in particolare dei residui di stanziamento.
Ricordo anche l'utilizzo dei fondi speciali in un contesto, come dicevo, di contenimento di tutti i flussi di spesa, sia in sede di competenza che di cassa, che aggravano il bilancio dello Stato, che si trascinano di anno in anno, di esercizio in esercizio, e che vengono ripescati periodicamente.
In una situazione di recessione ripeto è importante intervenire sulla spesa piuttosto che sulle entrate. Il gruppo di alleanza nazionale, pertanto, voterà a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI. Signor Presidente, vorrei motivare le ragioni per le quali i deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo voteranno contro l'emendamento che l'opposizione ha presentato come configurante una manovra alternativa a quella proposta dal Governo.
Siamo contrari innanzitutto perché riteniamo che sia maggiormente sostenibile una ripartizione della manovra di aggiustamento tra tagli di spesa e aumenti di entrate. Peraltro, gli aumenti di entrate sono realizzati con modalità socialmente sostenibili e in termini tali da stabilizzare la pressione tributaria intorno al 26 per cento. Non c'è, quindi, un aggravio della pressione tributaria ma, semplicemente, una stabilizzazione della stessa mediante modalità che, ripeto, appaiono socialmente eque.
La nostra contrarietà è rafforzata dall'esame specifico delle proposte formulate. Infatti, se venisse approvato l'emendamento Danese 01.2, proposto dall'opposizione, cosa accadrebbe? Bisognerebbe, per esempio, chiudere l'Istituto nazionale di fisica nucleare; il nostro paese, quindi, uscirebbe dalla ricerca nel campo delle particelle. Accadrebbe che i fondi oggi destinati al risanamento e alla salvaguardia della laguna di Venezia verrebbero totalmente cancellati; accadrebbe che misure assolutamente necessarie, come quelle per il soccorso dei profughi slavi, verrebbero completamente a cadere.
Quindi gran parte della manovra cosiddetta alternativa proposta dall'opposizione è, nel merito, riferita a misure che non condividiamo assolutamente, perché riteniamo che il nostro paese debba avere un ruolo nel campo della ricerca delle particelle, che sia necessario intervenire per la


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salvaguardia di Venezia e che sia necessario finanziare i trasporti rapidi di massa (invece, se venisse approvato l'emendamento dell'opposizione, verrebbero cancellati gli investimenti nel comparto delle metropolitane leggere).
Questo emendamento contiene poi alcune "perle", che la dicono lunga sull'accuratezza con la quale è stata configurata la manovra alternativa. Per esempio si propone la cancellazione di norme già votate da questo ramo del Parlamento. Mi riferisco al provvedimento sulle tossicodipendenze, che ha avuto il voto favorevole anche di forza Italia. Con tale emendamento si ripropone ora la cancellazione di norme già votate anche con il consenso, ripeto, dell'opposizione.
In conclusione, signor Presidente, le proposte formulate dall'opposizione non solo non lasciano intravedere una reale manovra alternativa, ma, al di là della facciata propagandistica, configurano misure per noi totalmente inaccettabili e che ci confortano nella convinzione che sia più sostenibile una manovra ripartita, come ha fatto il Governo, per due terzi su tagli di spese e per un terzo su aumenti di entrate. Questa è la ragione per la quale i deputati del mio gruppo voteranno contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente e colleghi, la posizione della lega nord per l'indipendenza della Padania sull'emendamento Danese 01.2, presentato dai colleghi del Polo, è stata già anticipata dall'onorevole Pagliarini.
Desidero solo sottolineare alcuni aspetti generali. Innanzitutto il Governo, durante il dibattito sulla fiducia, aveva promesso di non aumentare la pressione tributaria. Invece, già a partire dall'articolo 1 del testo in esame si prevedono incrementi di entrate pari a 5.122 miliardi per il 1996, a 7.709 miliardi per il 1997 ed a 7.058 miliardi per il 1998. Tale incongruenza è stata ben individuata con l'emendamento Danese ed altri, che condividiamo se non altro perché per la prima volta si propone in maniera organica e complessiva una manovra alternativa che non prevede alcuna entrata e che si concentra esclusivamente sul contenimento e la riduzione della spesa.
Non entriamo nel merito, anche se il collega Cherchi ha evidenziato alcuni aspetti che non convincono. Ve ne sono anche altri, tra cui l'esigenza e ciò è stato anche oggetto del dibattito in Commissione bilancio di trovare coperture finanziarie; mi riferisco inoltre al taglio necessario dei fondi speciali di cui all'articolo 2, comma 2, della legge 28 dicembre 1995, n.550; il che significa che il Parlamento non avrà la possibilità di reperire in modo semplice coperture finanziarie per future proposte di legge.
Condividiamo invece altri provvedimenti contenuti nell'emendamento Danese 01.2: per esempio la disposizione di cui all'articolo 5, che prevede una ulteriore riduzione del finanziamento al fondo patronati, ricondotto ad una misura non superiore allo 0,225 per cento; oppure il contenuto dell'articolo 6 disposizione tra l'altro ripresa in un successivo emendamento in cui viene sostanzialmente "plafonata" la possibilità di ricorso alle aspettative per permessi sindacali retribuiti nei limiti medi di una unità ogni 5 mila dipendenti a tempo indeterminato.
Per tutti questi motivi, in particolare per quanto riguarda le linee di principio, fatta eccezione per gli aspetti che ho poc'anzi segnalato sui quali non concordiamo, i deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania voteranno a favore di tale emendamento.

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ENRICO CAVALIERE. Per chiedere che venga aggiunta la mia firma in calce all'emendamento Danese 01.2.


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PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Parlo in dissenso rispetto alla dichiarazione di voto del mio collega del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, anche se condivido alcuni degli articoli proposti nell'emendamento Danese 01.2. Tuttavia non posso concordare sul contenuto dell'articolo 5, compreso in tale emendamento, volto a ridurre i fondi per i patronati. Infatti questi ultimi svolgono una funzione meritoria offrendo risposte, che lo Stato non fornisce, ad una vasta categoria di persone. Quindi, in dissenso dal mio gruppo, mi asterrò dalla votazione sull'emendamento Danese 01.2 per le motivazioni che ho appena espresso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà, onorevole Rodeghiero, così dopo averle precedentemente impedito di prendere la parola, ora avremo modo di ascoltarla.

FLAVIO RODEGHIERO. Mi associo alle considerazioni del collega che mi ha preceduto per quanto riguarda i patronati. Pertanto, anch'io mi asterrò sull'emendamento 01.2 con le stesse motivazioni addotte dal collega Dozzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. Signor Presidente, dissento dalla dichiarazione di voto favorevole svolta a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, per la verità con un po' di imbarazzo; pur nella consapevolezza che vi è, per così dire, un'anima comune, ritengo però che la posizione assunta sia fin troppo morbida.
Stiamo parlando di aumentare la pressione fiscale da una parte e di attuare dei tagli da altre. Mi sembra però che tutto questo meccanismo (l'emendamento Danese 01.2 è più severo del testo del decreto, che comunque non può essere condiviso) vada a toccare punti sui quali si può anche discutere ed eventualmente verificare soluzioni diverse.
Su altre questioni sarebbe opportuno dibattere: mi riferisco, per esempio, al decreto-legge che prevede un contributo per ogni zingaro Rom di 35 mila lire al giorno, che comporta un onere di un milione e 50 mila lire al mese.
Se vogliamo veramente ridurre il deficit dello Stato, prima di passare all'aumento della pressione fiscale, andiamo a trovare quegli spazi in cui sono convinto che tutta l'Assemblea può essere d'accordo nell'intervenire. Non per nulla, si tratta di un decreto-legge.
Come si può essere d'accordo con un emendamento che...

PRESIDENTE. Onorevole Anghinoni, lei sa che ha a disposizione solo un minuto e l'ha superato della metà. Se cortesemente volesse concludere, mi eviterebbe di doverla richiamare.

UBER ANGHINONI. Due minuti!

PRESIDENTE. No, il Presidente ha accordato un minuto di tempo. Sarà una valutazione un po' avara, ma si tratta di un minuto.
Quindi, se vuole concludere, altrimenti sono costretto a dirle...

UBER ANGHINONI. Se il regolamento prevede un intervento di un solo minuto, diventa restrittivo...

PRESIDENTE. Il Presidente ha stabilito che gli interventi in dissenso abbiamo la durata di un minuto ed io devo far rispettare la linea di riferimento fissata dal Presidente.
La prego quindi di concludere.

UBER ANGHINONI. D'accordo. A questo punto, signor Presidente, rimando il seguito alla seconda puntata (Applausi dei


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deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Rimaniamo in trepida attesa!

SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cicu, per il gruppo di forza Italia è già intervenuto il collega Marzano. Quindi, se lei non intende intervenire in dissenso, non posso darle la parola.
Passiamo ai voti.
Come è stato richiesto dal collega Taradash, la votazione dell'emendamento Danese 01.2 avrà luogo per parti separate, nel senso di votare prima il comma 1 e successivamente la parte restante dell'emendamento. Avverto però che, qualora il comma 1 venisse respinto, la parte restante dell'emendamento risulterebbe conseguentemente preclusa.

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare sull'ordine del lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, non condivido la valutazione che ha esposto, perché credo che il comma 2 dell'emendamento Danese 01.2 abbia una vita autonoma rispetto a ciò che precede. Nel caso in cui quella indicata fosse la valutazione ma pregherei il Presidente di verificarla...

PRESIDENTE. L'ho già fatto, comunque proceda.

MARCO TARADASH. In realtà, la clausola di salvaguardia è una misura di garanzia, che vale indipendentemente da quanto è scritto nel comma 1. A questo punto, però, chiedo di sospendere per un'ora la seduta, perché abbiamo sentito il relatore per la maggioranza esprimere il parere contrario in modo anomalo, dicendo: "Siamo contrari a tutti gli emendamenti, tranne gli emendamenti su cui saremo favorevoli eventualmente".
Allora, poiché quello in esame è un emendamento che, almeno nella parte relativa alla clausola di salvaguardia, il Polo ritiene essenziale, chiedo la sospensione di un'ora della seduta affinché si possa valutare con il relatore Soro la possibilità di un orientamento comune dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, ascolterò anche l'orientamento del relatore per la maggioranza, ma desidero dirle preliminarmente che l'osservazione che avevo fatto sulla possibilità che l'eventuale reiezione del comma 1 precludesse la votazione del successivo comma 2 deriva dalla lettura stessa di questo comma 2, che tra l'altro recita: "(...) gli effetti del presente decreto risultino inferiori a quelli indicati nel comma precedente". Pertanto, se vi è un "comma precedente" che regge il comma successivo, mi pare che la conseguenzialità ablativa sia chiara!

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vorrei specificare le mie dichiarazioni per quanti, come l'onorevole Taradash, le avessero fraintese. Ho espresso un parere contrario su tutti gli emendamenti presentati e mi sono riservato di motivare le ragioni della mia contrarietà intervenendo, se del caso, sui singoli emendamenti. Ciò significa che considero anche la possibilità che gli interventi dialettici da parte dei colleghi siano tali da convincere la Commissione ad esprimersi diversamente, molto più di quanto non hanno potuto fare durante la discussione sul complesso degli emendamenti.
Non vorrei che un simile atteggiamento apparisse come è apparso al collega Pagliarini una rinuncia al dialogo!

PRESIDENTE. La ringrazio per questa sua precisazione, onorevole Soro; del resto, ciò che lei aveva espresso con estrema sintesi in precedenza era già chiaro.


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MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Presidente, vorrei riformulare il comma 2 di questo emendamento, facendo presente che esso era stato presentato separatamente, ed è stato poi...

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, la riformulazione è possibile solo nel caso in cui essa venga accettata dall'intera Commissione.

MARCO TARADASH. Per questo motivo le chiedevo la sospensione per un'ora della seduta!
Nel caso in cui la sospensione non fosse possibile, annuncio che i deputati del gruppo di forza Italia non parteciperanno al voto in modo che la sospensione si crei nei fatti!

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, ritengo che la seduta debba proseguire perché le precisazioni fornite dal relatore per la maggioranza eliminano quella parte di "variabile" diciamo così che lei aveva ritenuto di individuare.
Di conseguenza, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul comma 1 dell'emendamento Danese 01.2, non accettato dalla maggioranza della Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Risulta che l'onorevole Giordano Angelini utilizzi una tessera in modo improprio!

GIORDANO ANGELINI. Ma io sono qui al mio posto!

PRESIDENTE. La vedo e son contento di vederla al suo posto! C'è però una tessera di troppo! Si può avere questa tessera oppure devo procedere ad un'istruttoria formale?

DIEGO ALBORGHETTI. Chiudere!

ALBERTO LEMBO. Chiudere!

GIULIO CONTI. Controllare le schede quadruple!

SERGIO MATTARELLA. Presidente...

DANIELE ROSCIA. Chiudere!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

SERGIO MATTARELLA. Non glielo consento!

PRESIDENTE. Onorevole Mattarella, lasci che diriga io la seduta! Siamo in votazione! È stata chiarita una posizione che doveva essere chiarita; la tessera sta per essere portata al banco della Presidenza. Dichiaro chiusa la votazione!

ANTONIO SODA. Vota, Corleone!

GIORGIO LA MALFA. Presidente! Presidente!

DOMENICO GRAMAZIO. La Malfa hai una vita di voto!

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la prego, siamo in fase di vota... Se non le manca la scheda, la usi! Perché non ha votato? Se non ha votato, non è colpa mia!
Dichiaro chiusa la votazione.
Al raggiungimento del numero legale mancano 23 deputati; alcuni deputati risultano in missione e quindi possono essere aggiunti ai presenti, tuttavia la Camera non è ugualmente in numero legale per deliberare.
A norma dell'articolo 47 del comma 2 del regolamento, rinvio la seduta di un'ora (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e del CCD-CDU).

La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 18,30.


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PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere nuovamente alla votazione del comma 1 dell'emendamento Danese 01.2, su cui in precedenza è mancato il numero legale.
Onorevole La Malfa, le darò la parola in relazione alla questione cui prima accennava subito dopo il voto. Onorevole Taradash, anche a lei darò la parola dopo la votazione.
Colleghi, prendete posto. Ricordo che da parte dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale è stata richiesta la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul comma 1 dell'emendamento Danese 01.2, non accettato dalla maggioranza della Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato 184
Hanno votato no 281
(La Camera respinge).

Dichiaro così preclusa la restante parte dell'emendamento Danese 01.2.
Onorevole La Malfa, ha facoltà di parlare per una precisazione.

GIORGIO LA MALFA. Desidero solo far osservare che nella precedente votazione il mio voto non è risultato, ma io avevo regolarmente votato. Lei ha dichiarato chiusa la votazione ed io ho creduto alla sua parola. La macchina indicava che occorreva mantenere il dito premuto sul pulsante, ma dopo che lei ha dichiarato chiusa per tre volte la votazione come risulterà domani dal resoconto stenografico della seduta non sono stato più in condizione di votare. Preferisco comunque credere alla parola del Presidente che alla macchina!

PRESIDENTE. Naturalmente io la ricambio, credendo alla sua! Durante la votazione in cui è mancato il numero legale, ho dovuto aspettare che fosse restituita una scheda doppia; per evitare che il voto espresso non corrispondesse al numero effettivo dei presenti ho, per così dire, riaperto la votazione. Mi rendo conto che nel frattempo lei ha purtroppo perduto l'opportunità di votare. Mi dispiace, ma eravamo sicuramente entrambi in buona fede.

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, mi aspettavo che lei comunicasse ora ma evidentemente si è riservato di farlo successivamente che nel corso di quest'ora che ci siamo guadagnati, purtroppo attraverso la mancanza del numero legale (io avevo chiesto alla maggioranza, a nome del Polo, un'ora di sospensione) si è chiarito l'equivoco all'origine dell'incidente d'aula. È stato cioè reintrodotto nel fascicolo l'emendamento Cicu 01.3, riguardante la cosiddetta clausola di salvaguardia.
Voglio sottolineare il fatto che, nonostante il comma 2 dell'emendamento testé votato sia stato dichiarato precluso, successivamente si potrà ugualmente votare sulla clausola di salvaguardia; l'emendamento in questione in un primo momento non era stato ricompreso nel fascicolo degli emendamenti e di conseguenza non avrebbe potuto essere votato senza la sospensione di un'ora della seduta.

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, mi devo regolare sulla base degli stampati disponibili. Dopo la sua sollecitazione, ho appurato quanto da lei riferito all'Assemblea. Vi è stata qualche difficoltà a rendere, per così dire, palese il testo effettivamente presentato, ma non inserito nel fascicolo; nulla dunque è pregiudicato. Nella valutazione precedente mi sono regolato


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ripeto sulla base del testo che avevo a disposizione. La ringrazio per aver richiamato l'attenzione dell'Assemblea su questo punto, che rende meno inutile il rinvio ammesso che possa considerarsi tale di un'ora della seduta.

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Prendiamo atto con soddisfazione del chiarimento intervenuto. Abbiamo tuttavia perso un'ora di tempo e questo rischia di pesare negativamente sull'ulteriore svolgimento dei nostri lavori, in una settimana già molto densa di impegni. Proporrei perciò di recuperare immediatamente il tempo perso, prolungando la durata della seduta di un'ora e sconvocando eventualmente le Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia e della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. È previsto che la seduta termini alle 21. Con ciò mi pare quindi implicito l'accoglimento della sua richiesta ed in tal modo si recupererà il tempo non utilizzato in precedenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 01.5, non accettato dalla maggioranza della Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato 213
Hanno votato no 292
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 01.4, non accettato dalla maggioranza della Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).

Il segretario di Presidenza, onorevole Boato, mi fa presente che nel terzo settore in alto a destra, il numero dei votanti è superiore ai deputati effettivamente presenti, che sono due, mentre i voti espressi risultano essere tre.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato 219
Hanno votato no 291
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 01.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARZANO. Presidente, si tratta della clausola di salvaguardia: una disposizione che prevede che se gli obiettivi di finanza pubblica che si vogliono perseguire con la manovra proposta dal Governo non fossero realizzati, secondo una verifica che verrà compiuta alla scadenza prevista da questo emendamento, allora si procederà il Governo è impegnato in tal senso a tagli di spesa e non ad aumenti di entrate fiscali per realizzare l'obiettivo mancato.
È una clausola importante, che va nel segno del rigore; costituisce una linea coerente per il Polo, che ha proposto una analoga clausola sia per la riforma previdenziale sia per il collegato alla precedente finanziaria.
Per noi si tratta dunque di un emendamento di fondamentale importanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Onorevole Presidente, penso che non sfugga a nessuno dei colleghi il significato politico di questo emendamento. La reintroduzione di questa clausola, noi l'avevamo già voluta dal


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l'inizio, come ha spiegato l'onorevole Saragat ... l'onorevole Taradash ... (Si ride).

MARCO TARADASH. Grande complimento!

GUSTAVO SELVA. Attraverso la reintroduzione di questa clausola di salvaguardia si realizza il principio del rigore, il principio dell'attenzione alle spese, soprattutto a quelle superflue. Quindi, penso che, al di là degli schematismi rigidi di gruppo, qui ci sia veramente la dimostrazione di chi vuole la "sanità" del nostro bilancio, la severità ed il rigore, soprattutto nel perseguire coloro i quali evadono le tasse.
Si tratta dunque di un emendamento che ha un significato altamente politico e sul quale davvero richiamo l'attenzione di tutti coloro i quali ritengono che oggi ci troviamo qui per risanare il nostro bilancio e dare uno slancio alla nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Esprimiamo il nostro apprezzamento sull'emendamento, così come è stato posto, anche se debbo far rilevare che al sottoscritto ma credo che ciò valga per la maggioranza dei colleghi il testo non è stato disponibile fino a poco fa; esso è infatti comparso in quest'ora, miracolosamente. Abbiamo pertanto colto il senso ed il significato dell'emendamento, su di esso siamo favorevoli, debbo però rilevare che, per ogni deputato qui presente, manca l'elemento indispensabile per poter esprimere una valutazione.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, è vero quello che lei giustamente lamenta, ma l'emendamento è stato già presentato in Commissione e quindi si presume che sia noto ... anche se poi è stato distribuito in ritardo, per le ragioni ricordate prima dal collega Taradash. Ho prestato attenzione alla sua osservazione e ho voluto risponderle, ma adesso non apriamo un dibattito su questo!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, è stata posta molta enfasi sul significato di questo emendamento; mi limiterò a fare due battute per motivare il nostro voto contrario. Questo è un emendamento destinato a non avere effetto perché quando saranno note le rilevazioni del fabbisogno di cassa dello Stato, non sarà più possibile operare in termini di impegno sul bilancio dell'esercizio 1996. Quindi è un emendamento che non ha effetto e che, come ricordava prima il collega Cherchi, è significativo delle caratteristiche con cui è stata affrontata la predisposizione degli emendamenti su questa parte.

RAFFAELE VALENSISE. Il bilancio e la finanziaria si fanno ogni anno. Trova un altro argomento!

PRESIDENTE. Va bene, ma credo che le polemiche postume ...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, interveniamo per ribadire la nostra posizione favorevole all'emendamento Cicu 01.3, che ha un grande valore di indirizzo, soprattutto rispetto ad una finalità nella quale ci riconosciamo pienamente. Mi riferisco all'obiettivo di evitare aumenti della pressione fiscale. Stabilendo di intervenire con eventuali manovre correttive nel caso di un eventuale sfondamento dei conti pubblici per il 1996, con questa norma di salvaguardia noi ribadiamo un'esigenza fondamentale. Sottolineiamo, tra l'altro, che la norma di indirizzo non ha alcun costo ma, proprio perché tende ad accogliere le indicazioni programmatiche non solo del Polo delle libertà ma anche della coalizione dell'Ulivo, contavamo di riscontrare sull'emendamento una maggiore disponibilità.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.

PAOLO COLOMBO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare per dichiarare che esprimerò un voto in dissenso dal mio gruppo.
Non sono membro della Commissione bilancio e quindi non ho avuto modo di leggere il testo dell'emendamento Cicu 01.3. Non posso dunque esprimere su di esso un voto favorevole, perché non ne conosco il contenuto.

GIULIO CONTI. Ignorante!

PAOLO COLOMBO. Invito anche gli altri colleghi, che come me non hanno avuto modo di leggere il testo dell'emendamento, ad assumere una posizione diversa da quella indicata dal capogruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, anch'io come il collega Paolo Colombo esprimerò un voto in dissenso dal mio gruppo, perché, non avendo avuto modo di prendere visione del testo dell'emendamento, non sono in grado di valutarlo.
Chiedo anche agli altri colleghi di intervenire in questo stesso senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. L'emendamento Cicu 01.3 si muove nell'ottica della difesa degli interessi del cittadino, in quanto, se fosse approvato, eviterebbe un'ulteriore pressione fiscale.
Rimane tuttavia un vizio di fondo. Siamo qui a scervellarci per rendere meno pesante la pressione fiscale e poi continuiamo a farci passare sotto il naso decine di miliardi, facendo tutti finta di niente.
Se vogliamo ridurre le spese in funzione dell'obiettivo di cui parlavo, anziché studiare il sistema per suscitare minore antipatia nei confronti del cittadino, dobbiamo tagliare solo là dove si può tagliare. È un'oscenità che vi siano ancora quattro milioni e mezzo di pensioni di false invalidità! Purtroppo sono cose che tutti sanno, ma fanno finta di niente! E le pensioni continuano a essere corrisposte.
Si è dato ordine ai prefetti di identificare i falsi invalidi: a Mantova ne sono stati trovati ottantasei, ad Avellino dieci! Ad Avellino dieci!
Io credo sia una grande ipocrisia con questo concludo, signor Presidente far finta con questi emendamenti di tutelare gli interessi del cittadino. Interveniamo dove c'è bisogno di farlo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, colleghi, mi associo a quanto detto dal collega Colombo. Non avendo preso visione dell'emendamento, non potrò votare a favore dello stesso e quindi mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Barral. Ne ha facoltà.

MARIO LUCIO BARRAL. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, anch'io, in dissenso dal mio gruppo, mi asterrò sull'emendamento in quanto non ho potuto leggere il testo dello stesso e "votare al buio" non mi pare una cosa seria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, io sono un po' più sportivo dei miei


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colleghi e quindi ho fatto le scale e sono andato a prendere una copia dell'emendamento (Applausi).
A prescindere da queste premesse, noi abbiamo già votato altre clausole di salvaguardia in quest'aula non molto tempo fa mi riferisco alla scorsa legislatura però non mi pare che il seguito dato dai Governi a tali clausole sia stato così entusiasmante. I territori che noi chiamiamo Padania, anche se a qualcuno dà fastidio, non mi pare siano poi così soddisfatti di quanto hanno fatto i Governi per contenere la spesa pubblica attraverso interventi di maggiore rigore per quel che concerne l'assestamento dei conti dissestati dello Stato.
Pertanto mi asterrò proprio perché le mie perplessità rimangono inalterate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Comino. Ne ha facoltà.

DOMENICO COMINO. Signor Presidente, ho testé esaminato l'emendamento proposto, sul quale però mi sembra manchi sia il parere del relatore per la maggioranza sia quello del Governo. Si tratta di un emendamento "fuori sacco", che non è stato stampato nel fascicolo degli emendamenti e sul quale né il relatore né il Governo si sono pronunciati.
Detto questo, voterò in dissenso dal mio gruppo su questo emendamento perché questa clausola di salvaguardia è talmente labile da produrre effetti praticamente inconsistenti. Infatti, che cosa significa dire che il Governo promuove provvedimenti selettivi di riduzione della spesa volti, eccetera, eccetera? Abbiamo già visto che il Governo si è dimostrato incapace nel promuovere quei provvedimenti selettivi di spesa, tant'è che gli impegni di spesa sono stati dilazionati nel tempo e trasferiti agli esercizi successivi. Cito per tutti il caso della viabilità ordinaria.
Per questo motivo voterò contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Formenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORMENTI. Signor Presidente, illustri colleghi, membri del Governo, anch'io voterò in dissenso dal nostro rappresentante, che ha dichiarato il voto favorevole del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania sull'emendamento Cicu 01.3 (Commenti del deputato Vendola). Non credo di dovere a mia volta votare a favore di un emendamento che non abbiamo proposto. Anche se uno dei nostri colleghi di gruppo ha dichiarato di essere ad esso favorevole, non tutti concordano con questa linea operativa. Pertanto voterò in modo diverso dal mio gruppo.

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, ci troviamo in una situazione singolare: il presidente di un gruppo ha dichiarato di votare in dissenso, ma vorremmo sapere rispetto a cosa voti in dissenso. Evidentemente in dissenso da se stesso (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale), perché la direttiva del gruppo dovrebbe essere decisa e determinata dal direttivo del gruppo e dal suo portavoce che è appunto il capogruppo. Prendiamo atto del fatto che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania ha già perduto una parte della sua indipendenza, essendo ognuno diventato indipendente da se stesso, il che naturalmente valorizza l'indipendenza personale, ma manda il gruppo in disfacimento come indirizzo unitario.
Volevo far notare la singolarità di un evento, che registriamo per la storia, perché mi sembra si verifichi la prima volta in quest'Assemblea (Applausi polemici dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).


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DANIELE ROSCIA. Bravo Gustavo...!

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto di queste sue osservazioni, onorevole Selva.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Innanzitutto vorrei ricordare al collega Selva che ogni deputato è sovrano di se stesso ed è quindi libero di esprimere il proprio parere, specie sugli emendamenti (Commenti Applausi polemici dei deputati del gruppo di alleanza nazionale). Desidero pertanto esprimere il mio dissenso e quindi il mio voto contrario all'emendamento Cicu 01.3 perché, se gli effetti del presente decreto risultassero inferiori a quelli indicati nel comma precedente ("Il Governo promuove provvedimenti selettivi di riduzione della spesa volti a conseguire le riduzioni di spesa, di cui al comma precedente"), non vorrei che il Governo, il quale si è divertito a togliere con questo provvedimento cento miliardi alle popolazioni colpite dall'alluvione nel 1994, li aggiungesse a quelli per gli zingari o li destinasse ai fondi per l'associazione "ladri e derelitti" di qualche paese extracomunitario e, invece, tagliasse i fondi destinati alla nostra gente colpita da un disastro, certo non voluto da quella popolazione, ma da un Governo precedente (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, colleghi, signori del Governo, pur confermando, come è ovvio, la massima fiducia nell'operato del collega Giorgetti e più in generale dei colleghi della Commissione bilancio, ritengo doveroso astenermi su questo emendamento in quanto, non essendo particolarmente sportiva, non ho fatto in tempo a procurarmene una copia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.

RINALDO BOSCO. Signor Presidente, pur con tutta la stima per i colleghi, dichiaro che voterò in dissenso dal mio gruppo perché penso che con questa manovrina non si affrontino i veri problemi della spesa pubblica del nostro paese. Abbiamo uno Stato inefficiente, una burocrazia che costa e che andrebbe dimezzata, quanto meno; anche quest'aula è troppo piena, c'è troppa gente, la metà di noi sarebbe sufficiente per mandare avanti bene il nostro paese. Occorre dunque ridurre la spesa pubblica, è inutile insistere con manovre che sono sempre più pesanti e che per le nostre aziende comportano fardelli sempre più ingombranti che le rendono poco competitive. Questa è la verità ed è per questo che dissento dal mio gruppo.

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Faccio riferimento all'articolo 86, comma 6, in base al quale i relatori ed il Governo esprimono il loro parere sugli emendamenti prima che siano posti in votazione. Mi aspetto che ciò venga fatto e non credo che prima si debbano ascoltare tutti gli interventi e poi avere il parere.

PRESIDENTE. Questo è vero. Invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere sull'emendamento Cicu 01.3. Successivamente lo esprimerà il rappresentante del Governo. Il suo richiamo è ineccepibile.

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Il parere della Commissione sull'emendamento in questione è contrario in quanto non produce effetti sia perché lo scostamento riferito al 1996 è registrabile


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solo in un tempo in cui una qualunque manovra correttiva sarebbe inefficace sia perché fa riferimento ad un criterio rigido, schematico, secondo il quale solo attraverso il ricorso alla manovra sulla spesa potrebbe essere corretto uno scostamento. È questo il principio ispiratore dell'insieme degli emendamenti formulati dall'opposizione e che tuttavia è contraddetto nell'attuazione che si intravede nell'insieme delle proposte. L'emendamento Cicu 01.3 fa inoltre riferimento al taglio selettivo della spesa, ma il contesto dal quale è espunto, cioè l'ex emendamento 01.2, prevedeva una serie di tagli indiscriminati sulla spesa facenti riferimento a blocchi di spesa indistinti. Per questa ragione ribadisco il parere contrario della Commissione.

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Pagliarini, ad esprimere il suo parere sull'emendamento Cicu 01.3.

GIANCARLO PAGLIARINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, in realtà, avevo già espresso in precedenza il parere sull'emendamento in esame.
Approfitto dell'occasione per ringraziare il collega Selva che ci ha regalato due minuti preziosi. Egli, forse, non ha compreso ciò che sta succedendo (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ribadisco, tuttavia, che avevo già espresso il mio parere favorevole sul primo emendamento. Vista la piega che ha preso la discussione e per essere tutti più chiari anche per il collega Selva, giustamente ripeto che il relatore di minoranza esprime parere favorevole su tale emendamento. Mi fa piacere che il collega che ha svolto la dichiarazione di voto ufficiale a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania si sia dichiarato a favore dell'emendamento; mi fa piacere, però, anche che qualcuno si sia espresso contro perché ciò dimostra che al nostro interno vi è dibattito (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), che il partito è vivo e che vengono espressi tanti punti di vista diversi (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Marzano, ad esprimere il suo parere sull'emendamento Cicu 01.3.

ANTONIO MARZANO, Relatore di minoranza. Presidente, francamente non riesco a capire perché il Governo sia contrario all'emendamento Cicu 01.3, perché delle due l'una: o il Governo è sicuro che gli obiettivi che si prefigge di raggiungere con la manovra saranno realizzati, allora la clausola di salvaguardia non verrà applicata, oppure, nel caso contrario, vuol dire che non si sente sicuro che gli obiettivi di finanza pubblica saranno realizzati (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU). Bisogna essere chiari su questo punto! Noi siamo ovviamente a favore della clausola di salvaguardia.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO CAVAZZUTI, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Il Governo è contrario all'emendamento Cicu 01.3 per tre motivi. Il primo perché non ha ragione di ritenere che si verificherà uno sfondamento e quindi ritiene inutile la clausola di salvaguardia. Il secondo coincide con i motivi richiamati dal relatore per la maggioranza per dimostrare la sua inutilità, dato il termine entro il quale tale verifica dovrebbe essere effettuata.
Il terzo è un motivo di squisita politica economica: nell'ipotesi sventurata, che il Governo nega, in cui dovesse avvenire quanto previsto nell'emendamento, voglio ricordare che nel quarto trimestre di ogni anno i cittadini italiani contribuenti sono chiamati ad onerosi adempimenti fiscali...

DANIELE ROSCIA. Lo sappiamo!

FILIPPO CAVAZZUTI, Sottosegretario di Stato per il tesoro... perché dovranno versare tutti gli anticipi. Sarebbe allora opportuno, qualora si verificasse quello sfondamento, non costringere i cittadini


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italiani a subire, oltre che l'aggravio di imposta, anche la seconda manovrina congiunturale (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
Per i tre motivi che ho testé indicato, il Governo esprime quindi un parere fortemente contrario sull'emendamento Cicu 01.3 (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Proseguiamo ora con le ulteriori dichiarazioni di voto in dissenso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Presidente, la ratio dell'emendamento in esame è sicuramente condivisibile. Comprendo quindi i motivi per cui il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania abbia espresso su di esso un parere positivo. Ritengo, però, che se esaminiamo l'importanza dell'assunto di tale emendamento secondo il quale, qualora gli effetti del contenimento della spesa dovessero risultare inferiori a quelli indicati nei commi precedenti del provvedimento, si dovrà dare al Governo la facoltà di promuovere iniziative atte a realizzare un'effettiva riduzione della spesa ci rendiamo conto che si tratta di una formulazione un po' generica, non incisiva, senza alcun riferimento alle linee specifiche di contenimento della spesa e che la seconda parte dell'emendamento non è in grado di indicare in maniera chiara e convincente le linee da seguire per il raggiungimento di quello che può essere considerato un obiettivo strategico del gruppo al quale appartengo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.

ALBERTO LEMBO. Non pensavo di intervenire nel dibattito in corso, ma sono rimasto profondamente toccato da quanto affermato dal collega Selva. Le sue parole mi hanno veramente creato uno stato di agitazione interna (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
E, allora, tra il dovere di lealtà nei confronti del collega che ha preso la parola per svolgere la dichiarazione di voto del mio gruppo e la fedeltà che nutro nei confronti del presidente del mio gruppo, io scelgo quest'ultima strada. Nella sostanza, quindi, mi dissocio da una parte e faccio un atto di adesione, dall'altra: aderendo al voto contrario espresso dal presidente Comino, mi associo a quanto da lui affermato in precedenza. Mi esprimerò in tal senso in modo che, se si dovesse trovare da solo o quasi nel sostenere tale posizione, sappia che avrà il sottoscritto al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan.Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Vedo che la discussione comincia ad essere approfondita, stante il fatto... (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania Si ride)... che i miei colleghi, man mano che vengono a conoscenza dell'emendamento, approfondiscono l'argomento.
Ad ogni buon conto, voterò contro in quanto ritengo l'emendamento contraddittorio: da una parte, infatti, si cerca di diminuire il prezzo dei medicinali, almeno di quelli a più basso costo, dall'altra parte sappiamo benissimo che vi sono medicinali il cui prezzo è stato aumentato.

MARCO TARADASH. Non è quello, è un altro emendamento!

ROLANDO FONTAN. In questi giorni ho ascoltato più di un pensionato lamentarsi al riguardo di questa manovra, proprio perché...

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, ha esaurito il suo tempo, magari poi chi la seguirà farà la "staffetta"!


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Grugnetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GRUGNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sinceramente ero convinto di votare a favore dell'emendamento, come suggeriva il collega Giorgetti, e di essere contrario alla contrarietà dei miei colleghi; ma dopo aver ascoltato le parole del Governo, il cui senso finale è il seguente: "Noi siamo in maggioranza, facciamo quello che vogliamo, quindi voi fate tutto quello che volete", voterò contro l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Presidente, vorrei fare una precisazione: il collega che ha svolto prima la dichiarazione di voto, intendo dire il collega della lega nord per l'indipendenza della Padania, non ha confrontato la posizione con il gruppo medesimo. È per questo motivo che stanno "sorgendo" tutte queste dichiarazioni di voto in dissenso; non vorrei che i colleghi parlamentari pensassero che la lega in questo momento stia facendo ostruzionismo (Si ride)! È per questo, naturalmente, che anch'io, come i colleghi appena intervenuti, voterò conformemente a quanto indicato dal presidente di gruppo, onorevole Comino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo e colleghi, emendare significa tentare di mitigare un errore; ma in questo caso l'errore è di dimensioni tali che tentare di ridimensionarlo è puro esercizio di alchimia, è utopia. La conversione in legge del decreto-legge del 20 giugno 1996, denominato quasi con soddisfazione "manovrina", è, speriamo, l'ultimo tentativo di "rappezzare" la conduzione fallimentare della finanza centralista. Per questo motivo dissento da quanto è stato affermato dai firmatari dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Copercini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI COPERCINI. Signor Presidente, lei mi ha costretto ad esaminare questo emendamento che non avevo preso in considerazione. Mi sembra...

(Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti): Alzati in piedi!

PIERLUIGI COPERCINI. Sono già in piedi (Si ride).
Lei, Presidente, dicevo, mi ha costretto ad un lavoro supplementare e dopo le argomentazioni del relatore e del Governo e di tutti i miei colleghi ritengo di dover esprimere la mia posizione in ulteriore dissenso dal mio gruppo. Pertanto, per non scontentare nessuno e per dare al collega Selva argomentazioni per i suoi forbiti articoli, mi asterrò dalla votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intervengo in dissenso rispetto al gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania.
Ho ascoltato l'intervento del rappresentante del Governo ed ho rilevato la professionalità e l'arguzia con le quali ha sostenuto le tesi dell'esecutivo. Pertanto mi sento in dovere quanto meno di astenermi, come dicevo, in dissenso dal mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Presidente, onorevoli colleghi, trovo coerente l'azione posta


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in essere questo pomeriggio dai deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania. Come si può infatti ritenere che qualche emendamento volto a modificare un articolato, di per sé assolutamente insufficiente al fine di risolvere i gravi problemi dell'economia italiana, possa farci uscire dalla situazione attuale?
A me dispiace per i deputati del mio gruppo che hanno lavorato alla predisposizione degli emendamenti ed esprimo ammirazione e stima per la professionalità dimostrata nell'elaborazione degli stessi. Purtroppo non posso condividere l'ottimismo secondo il quale, apportando qualche modesta modifica ad un articolato insufficiente, si possa migliorare la portata del provvedimento.
Il decreto-legge, infatti, appare insufficiente ed in qualche punto addirittura negativo o incomprensibile. Mi sembra che persino all'interno del Governo si siano manifestati dissensi notevoli (Si grida: "Tempo!"). Pertanto, come si può pensare che in un gruppo così democratico come il nostro...

PRESIDENTE. Onorevole Fongaro, non ho una grande vocazione come cronometrista, tuttavia mi sembra che abbia superato il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la mia è una dichiarazione di voto in dissenso dal gruppo in quanto ritengo che il decreto-legge in esame non meriti di essere convertito in legge. Dico questo perché, valutato nel suo complesso, il provvedimento va totalmente bocciato.
Per quanto si propongano emendamenti, non si riuscirà a migliorare un testo partito con il piede sbagliato fin dall'inizio, giacché si ignorano completamente gli indirizzi di riordino e di contenimento necessari per frenare la spesa pubblica. Contemporaneamente il provvedimento non fornisce gli strumenti idonei per un rilancio delle attività produttive. Vale a dire che mancano previsione di intervento a sostegno degli investimenti, di nuova occupazione e di stabilità della moneta; mancano soprattutto indicazioni certe...

ANTONIO SODA. Tempo!

PRESIDENTE. Onorevole Luciano Dussin, ha esaurito il suo tempo.

PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, giacché siamo in fase di dichiarazioni di voto, le darò la parola al termine della votazione, così ci atteniamo tutti al regolamento, tanto chi ha il testo del regolamento a portata di mano quanto chi non lo ha...come me.
Passiamo alla votazione...

UGO PAROLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Immagino che voglia parlare in dissenso dal suo gruppo. Prego tuttavia i colleghi di segnalare la richiesta per tempo.
Ha facoltà di parlare, onorevole Parolo.

UGO PAROLO. Signor Presidente, ho alzato la mano quattro volte!
Signor Presidente, colleghi, signori rappresentanti del Governo, parlerò anch'io in dissenso rispetto alla dichiarazione di voto resa a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania. Non mi aspettavo di trovare tanta democrazia all'interno del mio gruppo (Si ride). Invece sto apprezzando tale fatto e preannuncio che ne approfitterò anche in occasione della votazione dei successivi emendamenti, perché gli elettori hanno votato la mia persona e quindi ho libero mandato di esprimere il mio pensiero su tutti gli emendamenti ed è ciò che farò. Ritengo infatti che il mandato ricevuto dai deputati della lega nord non sia...


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PRESIDENTE. Onorevole Parolo, ha esaurito il suo tempo; purtroppo è l'avarizia dei 60 secondi!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Guido Dussin.Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, colleghi, intervengo anch'io in dissenso dal mio gruppo perché, come ha già annunciato il collega Colombo, non essendo a conoscenza dell'emendamento in esame, mi trovo nella condizione di non poterlo valutare. Quindi, mi asterrò sull'emendamento Cicu 01.3.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, sono un nuovo frequentatore di quest'aula però, con le conoscenze che ho avendo letto i giornali negli anni scorsi per essere un po' aggiornato, mi sembra che nella prima Repubblica una Repubblica fa queste operazioni venissero chiamate "stangate" o "stangatine". Il nuovo lessico sembra sia più dolce, più aggiornato, forse maggiormente coerente con i tempi e mi suggerisce il collega generoso che siede alla mia destra più "buonista". Adesso si parla quindi di "manovrina". E poi c'è qualcuno che dice che non ci sono novità in vista! Questa per me è una grande novità: l'aggiornamento del lessico politico della seconda Repubblica (qualcuno almeno la chiama così).
Mi dispiace soprattutto fare il mio primo intervento in Assemblea dichiarando il mio dissenso dai colleghi, che stimo ed apprezzo, Pagliarini e Giorgetti.

PRESIDENTE. Il suo tempo è esaurito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon.Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, anch'io sono nuovo del Parlamento, l'ultimo arrivato. Pensavo di trovarmi di fronte a questioni molto più importanti, ma come ha sottolineato poco fa il collega Covre, qui si tratta di equilibrismo lessicale.
Dalle mie parti, in Padania, un simile trattamento si chiama "rimandare la cambiale"; la state rimandando, ma arriverà ugualmente il conto. Quello proposto è un sistema iniquo di amministrare. Altro che "stangatina"! La cambiale ritorna e ritornerà, ma con gli interessi, ed a pagarli saranno sempre i soliti, ossia quelli che hanno sempre lavorato e pagato (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Signorini. Ne ha facoltà.

STEFANO SIGNORINI. Voterò in dissenso dal collega Giorgetti, che ormai è rimasto l'unico del nostro movimento ad esprimere una certa posizione, adeguandomi al presidente Comino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ciapusci. Ne ha facoltà.

ELENA CIAPUSCI. Solo ora ho capito di che tipo di emendamento si stia parlando, perché solo poc'anzi me ne è pervenuto il testo (Commenti). Questa è la funzionalità della Camera!

PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Ciapusci ha poco tempo a disposizione!
Prego, onorevole Ciapusci.

ELENA CIAPUSCI. Voterò in dissenso dal mio gruppo perché la seconda parte dell'emendamento Cicu 01.3 dà in pratica carta bianca al Governo per effettuare o ridurre tutte le spese che vuole. Poiché credo che il Governo non abbia il diritto di avere carta bianca, ma che questo sia un diritto esclusivo della Camera, mi asterrò dal voto (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon.Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi deputati, nel constatare che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania ha una posizione estremamente variegata in ordine all'emendamento Cicu 01.3, credo opportuno votare in dissenso e pertanto preannuncio la mia astensione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 19,15).

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, vi è stato in questo momento il cambio di Presidenza e quindi mi permetto di sottoporle una questione regolamentare.
So che in questo momento può sembrare che io parli a svantaggio dell'opposizione, ma ritengo che le regole del gioco siano talmente importanti da dover essere rispettate da tutti, maggioranza ed opposizione!
E allora, le dichiarazioni di voto in dissenso hanno una loro dignità ed io non le contesterò mai, ma evidentemente, poiché il gruppo della lega non può essere un pugno di uomini indecisi a tutto, essi devono decidersi a decidersi, signor Presidente! Quindi, la posizione espressa dalla maggioranza dovrà essere del 50 per cento più 1 rispetto alla posizione dissenziente di minoranza! Quindi, le dichiarazioni di voto in dissenso dovranno essere pari al 49 per cento del gruppo stesso; altrimenti, si tratterebbe non di un gruppo parlamentare, ma di un manicomio, anche per le egregie motivazioni rese dall'onorevole Selva, il quale ha rilevato il paradosso di un presidente di gruppo che vota in dissenso dal proprio gruppo!
Vorremmo sapere se l'onorevole Comino è ancora presidente del gruppo o no!

SILVESTRO TERZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVESTRO TERZI. Signor Presidente, mi fa sempre piacere dopo un paio di anni di assenza da queste poltrone vedere che la logica di alleanza nazionale non è cambiata!
Abbiamo assistito prima ad un discorso molto bello, molto chiaro, molto intelligente; addirittura, a livello strisciante, si è arrivati a voler negare al mio gruppo la possibilità di esprimere un qualcosa, soprattutto la possibilità di essere in dissenso rispetto al voto che qualcun altro dichiarava. Vedo che comunque le radici non si smentiscono! Le radici sono le stesse (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)! La logica che segue questo movimento, al di là dei bagni fatti a Fiuggi, rimane sempre la stessa: la democrazia va benissimo se viene razionalizzata a livello di squadre e soprattutto se significa non dare la possibilità ad altri di parlare!
Sono intervenuto perché mi sembrava giusto parlare in ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Terzi. Il tempo a sua disposizione è terminato.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi pare lo dico anche per onorare le mie radici, di cui vado orgoglioso che si stia creando un clima di intolleranza nei confronti dei colleghi della lega, che legittimamente e nel rispetto del regolamento stanno facendo il loro dovere (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)! Semmai è qualcun altro dell'opposizione


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che deve farsi l'esame di coscienza e chiedersi se stia compiendo o meno il proprio dovere (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Concludo il mio richiamo al regolamento: poiché ciò è accaduto anche prima, io credo che i regolamenti servano ...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buontempo, ma lei deve indicare l'articolo del regolamento al quale si richiama.

TEODORO BUONTEMPO. Parlo sull'ordine dei lavori, Presidente ...

PRESIDENTE. Allora il suo intervento lo farà successivamente!

TEODORO BUONTEMPO. No, Presidente! Stavo facendo un richiamo...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 01.3, non accettato dalla maggioranza della Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, sull'ordine dell'aula...!

PRESIDENTE. Voti, onorevole Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Io sto facendo un richiamo sulla penultima...

PRESIDENTE. La votazione è aperta, onorevole Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Mi dia la parola, Presidente!

PRESIDENTE. Certo, ma dopo!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 495
Votanti 476
Astenuti 19
Maggioranza 239
Hanno votato 177
Hanno votato no 299
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Teresio Delfino 1.26.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, adesso, onorevole Buontempo?

TEODORO BUONTEMPO. Per un richiamo al regolamento!

PRESIDENTE. A quale articolo del regolamento...

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei di solito è una persona tranquilla; cerchi di esserlo anche adesso! Se le chiedo di parlare per un richiamo al regolamento sulla tenuta dell'ordine in aula, posso non ricordare il numero dell'articolo, però il riferimento esiste nel regolamento e lei lo sa. Mi dovrebbe anzi aiutare a ricordare il numero dell'articolo del regolamento!

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Buontempo, adesso ascolti me! Tenga presente che quando in aula si è in una fase di ostruzionismo, che, sia ben chiaro, è un diritto dei deputati, chi ha l'onere di dirigere la seduta ha anche l'onere di applicare rigorosamente il regolamento. Poiché l'ostruzionismo si basa su un'applicazione rigorosa del regolamento da parte dei singoli deputati, vi deve essere un'applicazione rigorosa del regolamento da parte di chi presiede (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano)!

TEODORO BUONTEMPO. Adesso ho chiesto...

PRESIDENTE. Mi consenta di parlare, onorevole Buontempo. Il richiamo al regolamento comporta che il deputato che interviene indichi l'articolo cui si richiama. Se lei invece vuole fare un richiamo


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sull'ordine dei lavori, che è un'altra cosa, lo svolga rapidamente!

TEODORO BUONTEMPO. Non voglio fare perdere tempo e interverrò successivamente sul modo in cui viene mantenuto l'ordine in aula!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendmaento Teresio Delfino 1. 26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Colleghi, l'emendamento Delfino 1.26 fa riferimento ad una polemica che si è innervata in queste ore sui giornali e che ha squassato al suo interno il Governo, quella relativa al sistema di modifica del prezzo dei farmaci. La polemica è avvenuta sui giornali, ma l'emendamento del Polo è stato presentato da diverso tempo.
Abbiamo sentito il Presidente del Consiglio (che fino a poco fa era in aula) dire che la questione verrà risolta, ma a settembre. Noi crediamo che la promessa di una revisione della materia a settembre (che dovrebbe essere concertata con le parti in causa) sia in realtà una beffa intollerabile nei confronti di milioni di cittadini e di lavoratori del settore farmaceutico e di centinaia di aziende che operano nel nostro paese. Se c'è una cosa di cui il mercato ha bisogno, è la certezza delle regole, il sapere che può operare secondo previsioni che non vengano modificate ogni settimana o a distanza di poche settimane. Soprattutto in un settore come quello farmaceutico, dove gli investimenti sono molto ingenti, è necessaria chiarezza.
Invitiamo quindi il Governo, se, come è stato prefigurato, intende procedere ad un ripensamento, a non farlo a settembre ma immediatamente, accogliendo la modifica proposta dall'opposizione. Il Governo dovrebbe ammettere che vi è stato eccesso di zelo dirigista ed antimercato nella scelta operata e che essa rischia di mettere in ginocchio decine e decine di aziende, soprattutto quelle a carattere più innovativo, imponendo prezzi insopportabilmente inferiori ai prezzi medi europei. Con l'emendamento in esame proponiamo di accogliere il principio del massimo rimborsabile per categorie omogenee di farmaci, lasciando alla sovranità del paziente, del consumatore la scelta se pagare o meno un sovrapprezzo rispetto al prodotto che ha il costo più basso. Per noi la tutela del consumatore è la tutela della responsabilità e della sovranità del medesimo all'interno di regole di mercato, e non la tutela della sua irresponsabilità, come invece si vorrebbe.
Sappiamo che le aziende farmaceutiche non sono associazioni di beneficenza, ma non possiamo utilizzare l'alibi degli scandali e della corruzione politico-affaristica degli anni passati (e, si spera, solo di essi) per scaricare sulle aziende il costo del contenimento della spesa pubblica sanitaria e delle sue inefficienze. Per questo invitiamo l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26 (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlo Pace. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, avverto impellente l'esigenza di aderire all'emendamento in esame e di motivare anche a nome dei deputati del gruppo di allenza nazionale, la mia incondizionata adesione ad esso.
Dobbiamo decidere se andiamo verso il mercato oppure se ce ne allontaniamo. Se andiamo verso il mercato, dovremmo avere una minima sensibilità per la circostanza che la concorrenza non si opera soltanto sui prezzi ma anche sulla qualità dei prodotti, che l'Italia rischia di essere sempre più emarginata sul mercato internazionale dei farmaci; che un provvedimento di questo tipo, che non consente neanche il sostentamento, a carico delle casse pubbliche, di un livello comune lasciando poi come giustamente ha affermato il collega Taradash la scelta al consumatore per quanto riguarda il


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prodotto è davvero qualcosa di inspiegabile, che grida vendetta alla luce dei principi elementari dell'economia di mercato. Mi rendo conto che ancora molto terreno deve essere percorso e che molta acqua deve scorrere sotto i ponti prima che la conversione ora soltanto verbale all'economia di mercato diventi effettivamente tale; spero tuttavia che qualche fulmine sulla via del mercato possa cadere per illuminare coloro che ancora non sono illuminati (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi riteniamo la questione di una seria politica farmaceutica fondamentale per il nostro paese. Riteniamo pertanto di doverci fare carico di alcune perplessità e problemi che l'emendamento in questione evidenzia e che provengono da una parte rilevante del settore farmaceutico. Non sono da sottovalutare le osservazioni secondo le quali le aziende farmaceutiche hanno già subito tale è la realtà dei fatti numerosi tagli rispetto alle risorse disponibili. Questa manovra avrà un impatto molto forte sul comparto anche perché comporterà un taglio della crescita del PIL farmaceutico rispetto a quello dell'intera economia con conseguenze sugli investimenti, specialmente in ricerca, e quindi sull'occupazione.
Conveniamo poi con quanti osservano che questa manovra determinerà distorsioni significative del mercato, favorendo di fatto alcune aziende a scapito di altre. Rileviamo inoltre che le operazioni di riclassificazione ad opera della CUF disattendono un criterio che già in passato come ricorderò in seguito a proposito di altri emendamenti era stato tenuto in considerazione, vale a dire quello delle categorie di farmaci con le stesse principali indicazioni terapeutiche.
Questa operazione è stata portata avanti con un decreto mentre avrebbe dovuto essere affrontata come era stato assicurato con la precedente finanziaria sulla base della cosiddetta concertazione con il settore interessato. Il tema della concertazione è molto caro a questo Governo e consideriamo questo un elemento importante; non capiamo tuttavia perché il Governo si ostini a mancare un confronto serio decisivo sulla politica farmaceutica, che interessa un settore vitale per il nostro paese. Per tutti questi motivi giudichiamo la manovra inadeguata sotto il profilo della politica farmaceutica. Nonostante le affermazioni, sicuramente fatte con convinzione ed in buona fede dal ministro circa il fatto che tale manovra non avrà ricadute sui cittadini, noi riteniamo che si verifichi anche questo effetto. Le medicine, infatti, non sono mai totalmente uguali e comparabili. Al di là dell'effetto placebo, che ci porta a preferire una medicina rispetto all'altra, la valutazione discrezionale dei medici non può a mio avviso essere superata con un'impostazione che tende ad imporre il farmaco di Stato, contenuto nella fascia A.
Sulla base di queste osservazioni giudichiamo che si debba evitare la penalizzazione di questo settore, che può essere competitivo su base nazionale ed internazionale. Riteniamo quindi che l'emendamento che il Polo ha presentato tenda almeno ad attutire e correggere alcuni aspetti anche interpretativi dell'applicazione di una norma finanziaria del 1996, che tra l'altro era già stata contestata all'unanimità da tutte le forze politiche del Senato con un ordine del giorno del 22 dicembre 1995. Ricordo che questa norma era stata esaminata dal Senato in seconda lettura, ma in particolare riteniamo che la manovra relativa al decreto-legge oggi al nostro esame stravolga e contravvenga alle interpretazioni che di essa aveva dato, attraverso il Ministero del bilancio, il CIPE ed imponga una interpretazione di quella norma della legge finanziaria, in una visione per così dire palesemente "antimercato", non favorevole ad affermare una piena concorrenzialità in un settore così vitale per il nostro paese.
Per tutte queste ragioni raccomando


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l'approvazione del mio emendamento 1. 26 (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, prima di intervenire vorrei ascoltare la dichiarazione di voto del mio rappresentante di gruppo.

PRESIDENTE. L'onorevole Oreste Rossi rinunzia pertanto ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.

ANTONIO SAIA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, poiché di questo argomento si è parlato molto negli ultimi giorni. Riteniamo pertanto necessario formulare sintetiche indicazioni per chiarire la nostra posizione.
Noi riteniamo che questo punto della manovra si caratterizzi per un forte segno di moralizzazione rispetto al passato. Ricordo che nel prontuario farmaceutico italiano erano presenti, ed erano a carico del servizio sanitario nazionale, farmaci uguali ed identici con prezzi fortemente diversi per unità posologica: questo è ripeto immorale. Tra l'altro una delle regole del mercato è che un soggetto acquista il prodotto più conveniente. Quindi, se lo Stato è in difficoltà, è giusto che una persona acquisti, o ritenga rimborsabile e posto a carico del servizio sanitario nazionale, il prodotto che ha uguale composizione e minore prezzo. Questo non significa, come molto spesso viene detto con frasi e toni minacciosi o terroristici, che tutti gli altri prodotti uguali siano "tagliati" fuori dal mercato. Infatti, se le aziende farmaceutiche vogliono, possono far rientrare determinati farmaci nel prontuario, purché riportino il prezzo, come prevede la legge, al livello del prodotto identico che ha un costo più basso.
Vi è un'altra motivazione per la quale non riteniamo accoglibile l'emendamento in questione, nel quale è contenuto anche un elemento di immoralità, dal momento che vuole trasferire sulle spalle del malato ignaro l'eventuale costo aggiuntivo di alcuni farmaci. Quando si afferma che il servizio sanitario nazionale rimborsa la quota del farmaco che ha il minor prezzo e pone a carico dell'assistito l'altra parte, non ci si rende conto che egli è indifeso. L'assistito, infatti, spedisce le ricette prescritte dal proprio medico, ma rispetto a questa situazione egli è indifeso, perché molto spesso non è in grado di controllarla.
Per tale ragione i deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti ritengono che la manovra contenga un elemento di forte moralizzazione e quindi esprimeranno voto contrario sull'emendamento in questione (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti, della sinistra democratica-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Intervengo ai sensi degli articoli 36, comma 3, 59 e 62. Mi dispiace peraltro intervenire, perché quando le questioni si ripetono si rischia di dire cose fuori luogo. Tuttavia, signor Presidente, da qualche ora ho assistito al crearsi di un clima di intolleranza nei confronti dei colleghi della lega (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Si può condividere o meno ciò che un singolo deputato o un gruppo fa, ma occorre il rispetto profondo della funzione politica del singolo deputato e dei gruppi parlamentari.
Quando si fa opposizione nel rispetto del regolamento, e senza "uscire" dal medesimo, questo deve essere non solo rispettato ma tutelato, onorevole Presidente! Non si può consentire a nessuno di interferire sul metodo e sul motivo per cui un gruppo politico fa opposizione.
Mi dispiace che questo clima di intolleranza sia stato tollerato dai Presidenti di turno; sono indignato per il fatto che qualcuno ritenga che l'opposizione debba essere quella di sua maestà! L'opposizione


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al Governo, a questo Governo, specialmente su questo tipo di provvedimento può essere fatta anche con l'ostruzionismo a tutela dei diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, debbo dirle che ho seguito l'andamento del dibattito attraverso il circuito televisivo interno e condivido totalmente l'operato del Presidente Biondi nella direzione della seduta (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU e del deputato Garra).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, colleghi, Governo (Commenti), parlo a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania e farò una dichiarazione di voto.
In questo emendamento, il cui primo firmatario è l'onorevole Teresio Delfino, ci sono alcuni aspetti estremamente positivi. Mi riferisco, per esempio, al fatto che si sia introdotto il concetto in base al quale i farmaci possono avere un prezzo libero anche se il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale avverrà con riferimento a quel farmaco del gruppo che ha il prezzo minore. Il che è estremamente importante perché restituisce libertà di scelta al medico e al paziente, non escludendo dal mercato quelle aziende che oggi si trovano in difficoltà ed hanno bisogno di un processo di ristrutturazione per andare sul mercato con prezzi competitivi.
Uno dei pregi di questo emendamento, che è quello di aver eliminato il concetto di farmaco di riferimento e di essersi basato soltanto sul raffronto tra farmaci uguali, è, nello stesso tempo, il limite dell'emendamento. È chiaro infatti che oggi in Italia abbiamo bisogno di affrontare con serietà il problema del risparmio nella spesa farmaceutica. Mi sarei aspettato che fossero perlomeno indicati i tempi, i modi e i criteri necessari per l'inserimento e la definizione del farmaco di riferimento. Mancando una simile precisazione, quello in esame diventa un emendamento incompleto, per cui, a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, dichiaro su di esso il voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà. Onorevole Cavaliere, le ricordo che ha un minuto di tempo.

ENRICO CAVALIERE. Parlo in dissenso rispetto al collega che mi ha preceduto e che, intervenendo a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, ha preannunciato un voto di astensione.
In questo caso il mio voto sarà favorevole in quanto, pur ritenendo questo provvedimento effettivamente carente in alcuni punti (specialmente per quanto riguarda i tempi e i modi per la determinazione del farmaco di riferimento) si può dire in compenso, come suole dirsi dalle mie parti, che piuttosto che niente è meglio ... piuttosto!
Per tale motivo, tenendo presente quella che è stata in passato la spesa dissennata, in particolare per i farmaci, preannuncio il mio voto favorevole all'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, anch'io intervengo in dissenso dal mio gruppo perché a mio giudizio questo emendamento, nonostante abbia dei limiti, può essere accolto.
Esso, infatti, va contro i monopoli: probabilmente la sinistra è, invece, ad essi favorevole e quindi esprime sull'emendamento un voto contrario.
In un passato che purtroppo è abbastanza recente abbiamo assistito a vicende incresciose in riferimento alla salute degli italiani. Recandomi in farmacia, vedevo che ogni quindici giorni i prezzi dei medicinali


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aumentavano: alla fine dell'anno vi erano dieci etichette sovrapposte! E mi chiedevo chi autorizzasse tale aumento.
Penso sia giunta l'ora di dare un taglio a questa situazione e di sistemare certe posizioni anomale. Per far ciò però non bisogna mettere in crisi la ricerca farmaceutica che da parte dello Stato non è mai stata...

PRESIDENTE. Onorevole Alborghetti, lei ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso al proprio gruppo, l'onorevole Frosio Roncalli. Ne ha facoltà.

LUCIANA FROSIO RONCALLI. Vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Teresio Delfino 1.26, nella speranza di non fare nulla di immorale, come ritiene il collega di rifondazione comunista.
Sono favorevole a questo emendamento che è stato bene illustrato dall'onorevole Delfino e condivido le dichiarazioni dell'onorevole Pagliarini che ha ben delineato lo scenario che verrebbe a crearsi se l'emendamento non venisse approvato: molte aziende farmaceutiche verrebbero messe in ginocchio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso al proprio gruppo, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in dissenso dal mio gruppo per dichiarare che voterò a favore di questo emendamento perché, per la logica espressa dall'onorevole Taradash, credo non si debbano far pagare all'industria farmaceutica la disonestà e gli errori di alcuni funzionari o, peggio, di ministri del passato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. Signor Presidente, questo emendamento non risolve tutti i problemi, ma rappresenta un inizio per il chiarimento delle situazioni. Si tratta della chiarezza che deriva da una libera concorrenza.
Il testo della legge, nella formulazione attuale, tende a difendere i monopoli e noi sappiamo che chi soffre della situazione di monopolio è proprio il consumatore. Se il prezzo può diventare uno strumento atto a creare una concorrenza per offrire il miglior prodotto al costo più basso, ben venga, anche se avrei preferito azioni molto più decise nel senso di una maggiore liberalizzazione del mercato...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, onorevole Anghinoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Presidente, anch'io desidero annunziare un voto in dissenso dal gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania. Ritengo che il testo attuale di questo decreto favorisca alcune aziende a discapito di altre. Ciò è ancora più grave in un settore delicato come quello farmaceutico che per lungo tempo è stato al centro dell'attenzione della magistratura per le note vicende di tangenti.
Di conseguenza, proprio per i sospetti che spesso si addensano come nubi su questo settore da parte della pubblica opinione, ritengo necessario fare chiarezza e non consentire che vi possa essere un dubbio di qualsiasi genere sulle vicende che riguardano la sanità, alle quali la gente fuori di questo palazzo è sempre assolutamente e consapevolmente attenta.
Di conseguenza, ribadisco che esprimerò un voto favorevole sull'emendamento Teresio Delfino 1.26, in dissenso dal mio gruppo (Applausi del deputato Alborghetti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.


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RINALDO BOSCO. Presidente, ho chiesto la parola non solo per parlare in dissenso dal mio gruppo, ma per chiedere addirittura il silenzio per onorare la morte della sanità nel nostro paese. Chiedo quindi un minuto di silenzio, come si usa, per questo motivo e voglio usufruire a tal fine di tutto il tempo a mia disposizione (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Presidente, mi ero ripromesso di astenermi su qualunque emendamento perché trovo inutile emendare una cosa inutile, però, visto l'oggetto di cui si parla, dichiaro la mia contrarietà perché questo emendamento è dannoso e rappresenta la negazione della libera imprenditorialità. È solo il mercato, è solo la libera concorrenza che possono e devono determinare il prezzo di un prodotto. Qualunque tentativo di comprimere la libera concorrenza è destinato a far scadere la qualità del prodotto e a scoraggiare la ricerca e Dio solo sa quanto bisogno ci sia di ricerca in questo settore. Il volere ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fongaro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Gnaga. Ne ha facoltà.

SIMONE GNAGA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi deputati, io rimango un po' sorpreso dalla dichiarazione del voto di astensione del presidente del gruppo, anche dopo aver sentito di conseguenza l'onorevole Saia dichiarare il proprio voto contrario, perché le aziende farmaceutiche e per fortuna in Italia non viviamo in un vero e proprio regime comunista non si devono adeguare al prezzo più basso e quindi non si devono adeguare al mercato abbassando il prezzo; una possibilità del genere non sussiste. La questione è che le aziende dovranno o cambiare completamente la loro produzione specializzandosi in un unico settore, e quindi in tal caso praticheranno davvero il prezzo più basso, oppure incontreranno grossi problemi perché aziende che operano in più settori del mondo farmaceutico dovranno per forza diversificare la produzione, e il fatto di diversificare comporta necessariamente costi più elevati.
Quindi non mi asterrò ma voterò a favore dell'emendamento (Applausi di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, questo Governo ha regalato per decreto agli extracomunitari illegali l'assistenza sanitaria gratuita. Con l'emendamento al nostro esame si propone per i nostri malati, che per anni hanno pagato per avere un servizio sanitario, di poter usufruire gratuitamente solo dei farmaci...

RAMON MANTOVANI. È un diritto previsto dalla Costituzione, non è un regalo. Fascista! (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

DANIELE ROSCIA. Compagno! Fai silenzio! Stai buono lì!

PRESIDENTE: Onorevole Mantovani, la prego...
Prosegua, onorevole Rossi.

ORESTE ROSSI. I nostri cittadini hanno pagato per avere un servizio sanitario e per poterne usufruire; invece con questo emendamento potranno usufruire gratuitamente solo dei farmaci più economici in commercio.
In assenza di precise norme preventive e con l'espandersi di gravi malattie infettive, virali, come ad esempio l'AIDS, non si può giocare al ribasso dei prezzi rischiando di compromettere la qualità dei medicinali a discapito della salute. Pertanto


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il mio voto sarà contrario a questo emendamento.

MAURA COSSUTTA. Ignorante! Vai a scuola!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Signorini. Ne ha facoltà.

STEFANO SIGNORINI. Signor Presidente, voterò senza seguire le indicazioni del mio gruppo perché si tratta di un emendamento che contiene elementi positivi e innovativi: meno monopolio, più concorrenza e quindi alla fine più tutela del cittadino. Per questo motivo voterò a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.

PAOLO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei avanzare una richiesta per sapere anzitutto se posso disporre di due minuti di tempo per il mio intervento.

PRESIDENTE. No.

PAOLO COLOMBO. Grazie lo stesso. Desidero anzitutto esprimere le mie perplessità sulle dichiarazioni dell'onorevole Cè che mi sembra in questo caso siano carenti quanto alle argomentazioni.
Penso che un gruppo su questa materia non possa e non debba esprimere una posizione di astensione perché in casi del genere o si è favorevoli o si è contrari. Rispetto la posizione dei colleghi che sono intervenuti in precedenza e hanno dichiarato il loro voto favorevole o contrario, ma non capisco perché il rappresentante del gruppo dichiari un voto di astensione.
Vorrei richiamare l'attenzione del ministro della sanità prima di entrare nel merito dell'emendamento, alla cui approvazione sono contrario perché le aziende farmaceutiche, senza con questo voler difendere la posizione lobbistica di alcuna di queste, stanno subendo gravissime conseguenze dal continuo aggravamento ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole collega.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Signor Presidente, colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio, annuncio che voterò in dissenso dal mio gruppo. Ho ascoltato con molta attenzione il collega Cè che ha rappresentato la posizione del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania; egli è sicuramente giovane e ha dimostrato una certa inesperienza rispetto alle pratiche parlamentari sbagliando la dichiarazione di voto. Il collega ha espresso motivazioni profonde, competenti, soprattutto giuste e non si riesce a comprendere ...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bampo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere il voto contrario del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo all'emendamento Teresio Delfino 1.26, vorrei sottolineare come il principio che a farmaci uguali corrisponda uguale costo sia un principio da ribadire e sottolineare. Il paziente, che più volte è stato citato come oggetto di questi nostri interventi, non solo va difeso e tutelato, ma ciò va fatto nella necessità di recuperare un bene prezioso come quello della salute. Insieme al recupero della salute non credo che ci sia anche la necessità di consentire una serie di recuperi di valori aggiunti per interessi terzi che di certo non riguardano la sua condizione precaria. Sottolineare tale principio consente di invitare ad un maggior senso di responsabilità tutti coloro che sono interessati alla somministrazione e alla produzione di farmaci, sempre al fine del raggiungimento reale di un bene comune.
Contestualmente all'approvazione della manovra finanziaria occorre avviare una


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seria politica per il farmaco, una politica di prospettiva e di sviluppo che sia trasparente e chiara. È su questo campo che si giocherà la capacità dell'industria nazionale, che pure ha una grande tradizione, di essere al passo con i tempi e con il libero mercato. Non dimentichiamo che proprio oggi è stato approvato dalla federazione che associa insieme i direttori generali delle aziende sanitarie e di quelle ospedaliere un richiamo forte al Governo perché mantenga la propria politica di rigore in tema di spesa farmaceutica, sottolineando come già a giugno di quest'anno la quasi totalità delle aziende sanitarie del nostro paese abbia superato la spesa prevista per i farmaci nelle singole aziende. Ciò non vuol dire attribuire le colpe ai medici che operano sul territorio, ma è solo un richiamo al senso di responsabilità affinché il Governo mantenga le scelte che ha fatto e affinché tutti noi ci adoperiamo per dar vita a una nuova epoca non solo nelle parole ma anche nei fatti (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo e della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan.Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. A me pare, signor Presidente, onorevoli colleghi che questo emendamento abbia contenuti positivi ed è per questo che sono intenzionato a votare in senso favorevole, dissentendo così dalle indicazioni del mio gruppo.
Non c'è dubbio che l'emendamento in questione tenda ad eliminare quel regime di monopolio che altrimenti si verrebbe ad instaurare. Invece, l'attuale regime di concorrenza va in ogni modo mantenuto.
Ho apprezzato molto l'intervento del collega Rossi, che, in sostanza, ha svolto il seguente ragionamento: perché dobbiamo garantire l'assistenza sanitaria magari ad extracomunitari residenti sul nostro territorio in maniera illegale e, poi, cercare di garantire un minimo di assistenza ai nostri malati...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Formenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORMENTI. Voterò in dissenso sia rispetto alla dichiarazione dell'onorevole Cè sia alle dichiarazioni dei miei colleghi. Voterò contro l'emendamento Teresio Delfino 1.26 anche perché ritengo che l'onorevole Cè sia un autolesionista poiché l'approvazione dell'emendamento in esame precluderebbe tutti gli emendamenti successivi che recano, tra le altre, anche la firma del suddetto collega.
Pertanto, voterò contro l'emendamento in esame per dar modo poi all'onorevole Cè di portare avanti gli emendamenti che ha sottoscritto. In tal modo, mi esprimerò contro sia alla decisione presa dall'onorevole Cè sia alla posizione assunta dal resto del gruppo, che si è dichiarato favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia voce a quella dei numerosi colleghi intervenuti in dissenso dalla dichiarazione di voto dell'onorevole Cè, espressa a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania. Mi esprimerò in tal senso in quanto ravviso nell'emendamento Teresio Delfino 1.26, e nella ratio che lo esprime, una posizione nettamente e felicemente correttiva di quel principio statalista e dirigista che informa il provvedimento del Governo, il quale sembra voler stabilire un parallelo tra la discriminazione oggi oggettivamente esistente fra i malati del nostro sistema sanitario e quella fra prodotti medicinali: quelli ammessi nella classificazione prevista dal provvedimento del Governo e quelli, invece, che non sono ammessi; non si capisce, peraltro, sulla base di quali parametri...


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Grugnetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GRUGNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla luce della ristrettezza del tempo a mia disposizione e volendo evitare che mi sia tolta la parola, cercherò di essere il più sintetico possibile.
Devo rilevare che l'emendamento Teresio Delfino 1.26, essendo caratterizzato da contenuti complessivamente abbastanza positivi, mi trova disposto ad esprimere un voto favorevole. Pertanto, in dissenso con quanto dichiarato dal mio capogruppo, ribadisco che voterò a favore di esso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin.Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, intervengo in dissenso dal mio gruppo perché ritengo che l'emendamento Teresio Delfino 1.26 non serva ad agevolare il settore della sanità.
I problemi sono altri. Si pensi, ad esempio, che per l'edilizia sanitaria nel 1988 vennero stanziati 30 mila miliardi e che nel primo quinquennio se ne sarebbero dovuti spendere almeno 10 mila. A tutt'oggi, vale a dire otto anni dopo, ne sono stati spesi soltanto 3.500!
È quindi evidente che, se il sistema sanitario è inceppato e non riesce neppure a spendere le risorse a disposizione, questi interventi e i relativi emendamenti non servono a niente, spostano un problema da una parte all'altra e alla fine, il sistema resta comunque bloccato!
Alla luce di tali considerazioni, ribadisco il mio voto contrario sull'emendamento Teresio Delfino 1.26.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon.Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati, esprimo il mio voto in dissenso rispetto alla dichiarazione di voto del collega Cè e dichiaro il mio voto favorevole sull'emendamento Teresio Delfino 1.26, per delle motivazioni diametralmente opposte da quelle indicate dall'onorevole Formenti.
Ritengo che l'obiettivo di qualsiasi deputato debba essere quello di riuscire ad imporre, attraverso la presentazione di taluni emendamenti, la propria filosofia ed il proprio ragionamento. Tutto ciò al di là del fatto che la propria filosofia ed il proprio ragionamento siano portati avanti attraverso il sostegno ad emendamenti presentati da altri colleghi. Sottolineo, infatti, che l'emendamento Teresio Delfino 1.26 reca, tra le altre, anche la firma del collega Pagliarini.
Nel prendere atto del fatto che tale emendamento è molto simile all'emendamento Calderoli 1.22, presentato da alcuni deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, esprimo su di esso un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, secondo il mio punto di vista questo provvedimento rappresenta un pericolo ed un rischio perché tra qualche anno potremmo assistere all'applicazione di prezzi da hard discount anche per i medicinali, con vendite promozionali e sconti di fine stagione, il che sarebbe ripeto molto rischioso per la salute dei cittadini.
Pertanto, sono favorevole all'emendamento Teresio Delfino 1.26, che a mio avviso migliora se non altro lo spirito del provvedimento rendendolo quanto meno più consono alle regole del libero mercato. Il mio voto, ripeto, sarà pertanto a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal


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proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Presidente, onorevoli colleghi, esprimo anch'io dissenso a quanto dichiarato dall'onorevole Cè, perché chi, come me, sta operando affinché un Governo, un qualsiasi Governo, mai più possa arroccarsi con arroganza, discriminando chi lavora e produce a favore di chi per definizione aspetta la sovvenzione, non può che essere in evidente dissenso con la perenne politica meridionalista, ma in sintonia con il tentativo dei firmatari dell'emendamento di renderne meno dannosi singoli e specifici punti, anche se non servirà a nulla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Barral. Ne ha facoltà.

MARIO LUCIO BARRAL. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo "distratto", anch'io, in dissenso dal mio gruppo, voterò a favore dell'emendamento in quanto...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Barral.
Colleghi, per cortesia, capisco le caratteristiche della seduta, ma vi prego di lasciar parlare...

MARIO LUCIO BARRAL. La ringrazio, signor Presidente, del resto hanno probabilmente cose più importanti da fare che ascoltare me (Commenti)!
Voterò a favore, dicevo, in quanto ritengo che non debba essere sicuramente il Governo a regolamentare il libero mercato farmaceutico in quanto sono convinto che in un libero mercato i prezzi si autoregolamentano da soli.
Inoltre, suppongo che, considerata l'opera del Governo sul capitolo 1297, dove sono stati tolti i 30 miliardi per il fondo per le attività di ricerca, le aziende farmaceutiche ne abbiano abbastanza di questo impegno a favore delle aziende farmaceutiche stesse...!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, mi trovo costretto a sottolineare che la corretta pronuncia del mio nome è Paròlo; mi spiace che in Padania l'accento cada sulla seconda vocale, mentre a Roma...

PRESIDENTE. No, è il contrario: in Padania cade sulla prima (Applausi)!

UGO PAROLO. Esatto. In ogni caso dissento anch'io dal gruppo e voterò a favore dell'emendamento in questione, anche se sono convinto che il mio mandato non è quello di venire in quest'aula ad emendare norme che non incideranno assolutamente sul buon andamento della finanza di questo paese.
Vorrei approfittare anche della presenza in aula del ministro della sanità per fargli presente che questa mattina un ministro, che è solito frequentare aule più ristrette di questa, si è assunto meriti, su un giornale a tiratura nazionale, che probabilmente non gli competono e credo che...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole collega.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Copercini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI COPERCINI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, anch'io sono costretto a votare in dissenso dal capogruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania per una serie di ragioni che cercherò di esprimervi. In primo luogo, non sono competente professionalmente in materia di medicinali; senz'altro, quindi, ciò mi differenzia dai ministri Bindi e Dini che invece in questi giorni hanno utilizzato ampiamente questa loro competenza.
In secondo luogo, voterò a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26 non perché esso sia completo, anzi, per certi aspetti, mi lascia perplesso l'indeterminatezza


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che lo caratterizza; tuttavia mi spaventa il testo licenziato dal Senato, in base al quale una specie di soviet, cioè la commissione unica del farmaco...

PRESIDENTE. Onorevole Copercini, ha terminato il suo tempo.

PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Signor Presidente, l'articolo 85 del regolamento prevede la possibilità di esprimere una dichiarazione di voto in dissenso dal proprio gruppo.
Ebbene, ha appena parlato il collega Copercini ed io non sono riuscito ad ascoltarlo, così come probabilmente non lo avranno ascoltato i deputati intenti in altre discussioni.
Se il regolamento prevede che si possa motivare il voto in dissenso, occorre che siano garantite le condizioni per ascoltare tali dichiarazioni.
La invito pertanto, signor Presidente, a permettere ai colleghi interessati di ascoltare anche chi si esprime in dissenso dal proprio gruppo, trattandosi comunque di colleghi parlamentari che hanno la nostra stessa dignità e quindi necessitano della nostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Santandrea. Ne ha facoltà.

DANIELA SANTANDREA. Signor Presidente, colleghi, signori rappresentanti del Governo, intervengo per dichiarazione di voto, in dissenso dal gruppo, della lega nord per l'indipendenza della Padania, giacché mi preoccupa il fatto che oggi sulla stampa sia apparso un articolo in cui l'ex ministro De Lorenzo appoggia la politica che l'attuale ministro Bindi sta perseguendo in merito alle aziende farmaceutiche ed al prezzo dei farmaci.
Pertanto annuncio il mio voto favorevole sull'emendamento Teresio Delfino 1.26 (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto in dissenso, dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon.Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, anch'io voterò in dissenso rispetto alle indicazioni del mio gruppo, quindi a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26, proprio in riferimento a quanto dichiarato dall'onorevole Pagliarini. Infatti bisogna evitare di creare un monopolio, favorendo invece un ampio bacino di ricerca, in modo che la medicina possa essere a disposizione di tutte le fasce sociali e non in mano ad una sola lobby che ne trarrebbe sicuri, ingiusti e facili profitti, proprio per non arrivare ai discount delle medicine, proprio per non trovarle in svendita a fine mese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Guido Dussin.Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Presidente, colleghi, in dissenso dal mio gruppo voterò a favore dell'emendamento Teresio Delfino 1.26, perché ritengo corretto modificare in tal modo l'articolo 1, comma 2, del decreto-legge. Tuttavia il mio auspicio è che a breve si possano modificare le attribuzioni di questo e di altri ministeri, trasferendo le loro competenze alle regioni, decentrando e quindi migliorando le condizioni di assistenza e di vita in genere delle persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Vorrei fare una precisazione, in dissenso dal mio gruppo, per motivi di principio e non di ostruzionismo, signor Presidente.
Non credo che la battaglia dell'onorevole Bindi sia degna di tutto quello che sta


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accadendo perché, anche se passasse l'articolo relativo al suo dicastero, il Governo e quindi lo Stato risparmierebbero non più di 10 o 20 miliardi l'anno. Creare un mostro e nello stesso tempo un eroe nella persona del ministro mi sembra sia troppo.
Ritengo che il discorso del "farmaco identico stesso prezzo" sia possibile, tuttavia il risparmio sarà minimo anche perché la parte finale del comma 2 dell'articolo 1 prevede l'eccezione per la CUF, la quale può stabilire di lasciare nella stessa classe i farmaci che ritiene. Questo quando è la stessa CUF che ha creato disparità di prezzi fra farmaco e farmaco. Ritengo quindi vi sia una profonda contraddizione; questo principio e questo concetto sono da rivedere e se i farmaci sono uguali...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Conti.

GIANCARLO PAGLIARINI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. In precedenza, intervenendo come relatore di minoranza, avevo espresso il mio parere favorevole sull'emendamento Teresio Delfino 1.26, chiedendo di aggiungere la mia firma a quella dei proponenti. Volevo quindi essere certo che la mia firma fosse stata effettivamente aggiunta, anche perché in Commissione era stato presentato il mio emendamento 1.32 identico all'emendamento Teresio Delfino 1.26 -, che non ho ritrovato nello stampato. Non fa niente: l'importante è però che la mia firma venga aggiunta all'emendamento 1.26. Qui, infatti, ci dividiamo tra coloro che vogliono i monopoli degli "amici degli amici", e quanti vogliono il libero mercato e ci tengo moltissimo ad essere nell'elenco di coloro che vogliono il libero mercato in questo paese, perché altrimenti in Europa non ci andremo mai.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Intervengo in dissenso dal mio gruppo e mi dispiace che l'onorevole Cè abbia dichiarato l'astensione sull'emendamento Teresio Delfino 1.26, che io giudico comunque un passo avanti rispetto al criterio di libertà di scelta, a quel punto di arrivo che dovrebbe essere il farmaco di riferimento. In quest'ottica, ritengo che l'emendamento in questione possa in un certo senso rompere la tendenza della maggioranza a creare una serie di monopoli, ad operare con una logica dirigista e centralista, comunque a sfruttare tutti gli elementi in suo possesso per accentrare il controllo anche nel campo sanitario. Ciò continuando a perpetrare continui danni...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è esaurito.

DIEGO ALBORGHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. L'onorevole Bampo ha già richiamato l'attenzione sul disordine dell'Assemblea. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché in altre occasioni è stato sempre molto puntuale nello sciogliere i capannelli, mentre stasera, non so come mai, si continua a parlare in aula, al tavolo del Governo si telefona, nessuno sta attento e si voltano le spalle a chi parla, a chi sta facendo il proprio dovere di minoranza.

PRESIDENTE. Onorevole Alborghetti, c'è il principio di resistenza umana!
Colleghi, vi invito a prendere posto.
Prego, onorevole Alborghetti.

DIEGO ALBORGHETTI. La ringrazio, anche perché vedo che l'hanno ascoltata molto volentieri e sono rimasti al loro posto (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Desidero innanzi tutto farle osservare, Presidente, che questa sera non sta rispettando il suo sempre apprezzato intervento decisionista per mantenere l'ordine in aula. Basta che lei si guardi intorno per constatare che questa sera è un po' disattento e me ne dispiace.
Sono d'accordo con il collega Conti e pertanto mi asterrò. Alle considerazioni del collega aggiungo che non vi sarà un risparmio, perché le regioni faranno la ripartizione nell'ambito della spesa sanitaria. Non vi sarà, come dicevo, un effettivo risparmio, ma una eccessiva burocratizzazione nella restituzione, che creerà non pochi disagi.
La mia astensione è dovuta in particolare al fatto che non ritengo che sulle medicine, sulla spesa farmaceutica si possa discutere...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Lei poteva usare il campanello!

PRESIDENTE. Colleghi, durante le fasi di ostruzionismo (Proteste del deputato Buontempo) non sempre è semplice, per ovvi motivi, mantenere l'ordine in aula.
Prego comunque i colleghi di prendere posto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giannotti. Ne ha facoltà.

VASCO GIANNOTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho cercato di ascoltare con molta attenzione le motivazioni che hanno portato tutti i colleghi che mi hanno preceduto a chiedere ad eccezione degli onorevoli Saia e Fioroni un voto favorevole su questo emendamento.
Alla base di una simile decisione vi è la discussione che si è svolta in Commissione affari sociali (e i colleghi che ne fanno parte lo sanno molto bene) sul merito della manovra, per cercare di comprendere le ragioni a mio avviso giuste del Governo ed anche per cercare di capire in quale modo intervenire, per cercare di buttarsi dietro le spalle un metodo di lavoro a cui vari Governi sono stati costretti. Sulla questione del farmaco sono state avviate manovre a volte improvvisate, a volte non coordinate, rispondenti sempre, solo ed esclusivamente all'esigenza di risparmio della spesa sanitaria.
Devo dire, tuttavia, che non mi convincono...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Marini, le dispiace tornare al suo posto? Onorevole Cerulli Irelli! Onorevole Biricotti!
Prosegua pure, onorevole Giannotti.

VASCO GIANNOTTI. Dicevo che le motivazioni addotte non mi convincono per un motivo molto semplice: se c'è una questione di fronte alla quale richiamare la responsabilità del Governo e soprattutto del Parlamento, essa riguarda la necessità di intervenire tempestivamente per dare regole certe all'intero settore.
Allora, mi sembra che la linea più giusta sia quella di approvare rapidamente la manovra proposta dal Governo, senza modifiche, e quindi di impegnarci, con il contributo di tutti i gruppi, a presentare proposte per regolare l'insieme della materia.
Per queste motivazioni, il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo voterà contro l'emendamento Teresio Delfino 1.26 (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, negli interventi dei colleghi ho colto alcuni aspetti di non compiuta informazione rispetto al contenuto dell'articolato al quale è stato presentato l'emendamento in discussione.


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L'onorevole Pace ha fatto riferimento al problema della concorrenza, che non sarebbe legata solo ai prezzi ma giustamente anche alla qualità del prodotto; tuttavia, trattandosi della stessa sostanza, la qualità del prodotto è identica. Pertanto, mi sembra che questo rilievo venga meno.
L'altro aspetto sollevato riguarda la questione della tenuta dell'industria farmaceutica in Italia...

PRESIDENTE. Onorevole Treu, la prego!

ANTONELLO SORO, Relatore per la maggioranza. La differenza tra l'emendamento Teresio Delfino 1.26 e il testo dell'articolo 1 sostanzialmente non mette in discussione il principio secondo il quale il farmaco che ha il prezzo minore debba essere quello al quale si fa riferimento per il rimborso da parte dello Stato. Si mette semmai in discussione il principio che possa essere affidata al consumatore così si dice; noi diciamo al malato la possibilità di scegliere tra due farmaci con confezioni differenti ma con principi attivi uguali, uno dei quali costa di più e l'altro costa di meno. Si ritiene, in proposito, che un paziente, conoscendo questa distinzione, possa liberamente scegliere.
Con riferimento alla tenuta dell'industria farmaceutica, se i malati sono informati che la differenza consiste solo nel prezzo, difficilmente sceglieranno il farmaco che costa di più. Quindi, dal punto di vista della tenuta dell'industria farmaceutica italiana, non credo che la situazione cambi molto. Se invece il paziente non è informato (mi sembra l'ipotesi implicita nel contenuto dell'emendamento in esame), è di tutta evidenza che il rilancio dell'industria farmaceutica italiana verrebbe affidato all'ignoranza dei pazienti. Mi pare che questo sia un presupposto non condivisibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri. Ne ha facoltà.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Onorevoli colleghi, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi... (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania e del CCD-CDU Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano)

TEODORO BUONTEMPO. Vergogna!

DANIELE ROSCIA. Vergogna!

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. ...dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n.1857, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Vivissimi applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano Vivi commenti dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania).

DANIELE ROSCIA. Vergogna!

PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 20,25, è ripresa alle 20,55.

PRESIDENTE. Avverto che, sulla base delle determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Camera è convocata domani alle ore 18 per le dichiarazioni di voto e che la votazione sulla questione di fiducia, per appello nominale, avverrà alle 20,30. Successivamente si passerà all'esame degli ordini del giorno, mentre la votazione finale del disegno di legge di conversione ai sensi dell'articolo 116 del regolamento, avrà luogo giovedì mattina alle ore 9.
Informo altresì i colleghi della possibilità che i lavori proseguano anche nella giornata di venerdì 2 agosto, poiché il Senato ha approvato il progetto di legge


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costituzionale per l'istituzione della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, che, una volta trasmesso alla Camera, sarà assegnato alla competente Commissione.
Comunico infine che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è espressa all'unanimità in merito ai lavori delle Commissioni, che potranno pertanto svolgersi nella giornata di domani.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non so se nel lasso di tempo tra il momento in cui il Governo ha posto la questione di fiducia ed il momento in cui avrà luogo la discussione, le Commissioni potranno riunirsi, perché in questi casi si pone un problema politico molto forte: le Commissioni per prassi in simili evenienze non vengono convocate.
In secondo luogo, vorrei che lei informasse l'Assemblea del termine entro il quale possono essere presentati gli emendamenti al progetto di legge testé approvato dal Senato. Poiché i tempi mi sembrano molto ristretti per l'imminente sospensione estiva dei lavori della Camera, il provvedimento trasmesso a questo ramo del Parlamento dal Senato, secondo la sua tesi, dovrebbe essere esaminato dalla Commissione, mentre, a mio parere, non dovrebbe essere così.
Comunque sia, anche rispetto al percorso che lei sta scegliendo, ci deve comunicare il termine entro il quale possono essere presentati gli emendamenti, ovviamente soltanto dopo che la Commissione avrà concluso l'esame, in modo da decidere se presentare o meno proposte emendative.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo. Sulla prima questione, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso all'unanimità di consentire la convocazione delle riunioni delle Commissioni, naturalmente non in sede legislativa (recependo, diciamo, il suo suggerimento).
Poiché la sede legislativa sostituisce l'esame dell'Assemblea (la quale non è convocata), evidentemente le Commissioni non possono lavorare in sede legislativa anche perché, come lei sa, in quella sede è richiesta la presenza del Governo, il quale, in questo momento, ha posto la questione di fiducia. Possono invece riunirsi le Commissioni in sede referente, come ha peraltro deciso all'unanimità la Conferenza dei presidenti di gruppo.

FRANCESCO STORACE. Per tutte?

PRESIDENTE. Per tutte. Per quanto riguarda la seconda questione, relativa ai termini per la presentazione di emendamenti al progetto di legge costituzionale, naturalmente non posso stabilirlo adesso. Saranno fissati quando il provvedimento sarà stato licenziato dalla Commissione. Dipenderanno anche dalla durata della discussione sulle linee generale sul provvedimento e via dicendo. Adesso non sono in grado di farlo ...

TEODORO BUONTEMPO. Dopo la decisione della Commissione, quanto tempo dà lei?

PRESIDENTE. Senta, io non ho ancora il testo; quando lo avrò sarà assegnato, dopo di che si farà una Conferenza dei capigruppo per stabilire quando iniziare la discussione su questa materia.

BENITO PAOLONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENITO PAOLONE. Non so quale sarà il "riferimento" che riceveremo dai rappresentanti dei nostri gruppi, so però qual è la condizione di un parlamentare di fronte a problemi di questa entità.
Il parlamentare per poter esaminare un provvedimento di cui non conosce il testo, nel momento in cui tale provvedimento è assegnato alla Commissione competente, per poterlo approfondire ed emendare ha evidentemente bisogno di tempo. Quanto ai tempi noi ci troviamo in


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una situazione estremamente ristretta; nel momento in cui si arriva a determinare un calendario "stretto", tutto ciò non può che andare a detrimento dell'attività del parlamentare il quale, poiché vi sono delle ragioni superiori, viene preso "alla gola", deve decidere e deve intervenire su delle materie senza avere nemmeno i tempi minimi per riflettere.
Siamo a martedì e ci troviamo in una situazione veramente molto delicata. Noi abbiamo l'esigenza che le ha posto il collega Buontempo! Già in altre circostanze ci siamo trovati di fronte a tempi assolutamente strozzati, con provvedimenti che sono arrivati in aula senza che noi fossimo nelle condizioni nemmeno di poter leggere il complesso degli emendamenti. Questo cosa significa? Che sono le oligarchie a decidere in questo Parlamento? Si sta forse decidendo che la centralità di questo Parlamento debba essere consegnata nelle mani di coloro i quali rappresentano i vertici istituzionali oppure hanno le rappresentanze istituzionali all'interno degli stessi gruppi? Si pone dunque un'esigenza di tutela del parlamentare, che va al di là di tutte queste alchimie.
La domanda fatta da Buontempo la rivolgo con maggiore veemenza perché avverto profondamente questa necessità. Stasera avrei voluto prendere parte al dibattito su una serie di problemi che il tempo non mi ha consentito di sviluppare. Non si sa più come fare con questa accelerazione dei tempi! Faccio parte della Commissione bilancio dove la situazione è incredibile: arrivano decine di disegni di legge e non si è nelle condizioni di poterli leggere e tuttavia bisogna pronunziarsi!
Presidente, con tutto il rispetto che si deve alle istituzioni, e tenendo conto delle difficoltà che ci sono in questo momento, credo di poter rivendicare il diritto di appellarmi alla mia coscienza e di avere il dovere di denunziare la difficile situazione in cui si trova un deputato che voglia fare il suo dovere, certamente nell'interesse della vita di questa nazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole collega. Guardi, io non ho detto quando si voterà. Il tempo utilizzato sarà tutto quello che risulterà utile occupare per la discussione e l'esame degli emendamenti. Ho detto soltanto che probabilmente ci sarà da lavorare anche nella giornata di venerdì, forse anche in quelle di sabato, domenica, lunedì, martedì ... il tempo che sarà necessario per andare avanti.
Teniamo presente che noi abbiamo un unico vincolo, quello che la Camera ha fissato a se stessa: di approvare definitivamente in seconda lettura, entro il mese di novembre, il progetto di legge costituzionale.
Come lei sa, la doppia lettura deve avvenire con un intervallo non minore di tre mesi. Quindi la Camera deve necessariamente votare entro agosto questo provvedimento. Lo può votare anche più avanti, il 7, l'8, il 9, il 10, l'11 agosto, quando vogliamo, prendendo tutto il tempo a tal fine necessario. Ma l'unico vincolo che abbiamo è quello appena ricordato.
Quando il provvedimento arriverà formalmente e verrà assegnato in Commissione, vi sarà una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che stabilirà, come in genere avviene in questi casi, i tempi della discussione. Le riunioni dei gruppi servono proprio a fare in modo che ciascun parlamentare possa indicare al rispettivo presidente le proprie esigenze, al fine di determinare i tempi di discussione in aula.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato alla seduta di domani.

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