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Seduta del 17/9/1997


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... Audizione del presidente della RAI, professor Enzo Siciliano, e del direttore generale, dottor Franco Iseppi, sull'attuazione dell'atto di indirizzo in materia di pluralismo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della RAI, professor Enzo Siciliano, e del direttore generale, dottor Franco Iseppi, sull'attuazione dell'atto di indirizzo in materia di pluralismo.
Ringrazio il professor Siciliano, il dottor Iseppi ed i dirigenti della RAI pre-senti: Vecchione, Leone, Di Russo, Spada, Barendson, Esposito, Genisio, Sagna e Basili.
Do la parola al presidente della RAI.

ENZO SICILIANO, Presidente della RAI. Onorevole presidente, onorevoli componenti della Commissione, nel porgere a voi tutti il saluto dell'intero consiglio di amministrazione e prima di affrontare il tema specifico per il quale siamo stati convocati qui oggi, mi sento in dovere di precisare


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alcune questioni apparse ingigantite sui giornali o quanto meno distorte, che hanno evidentemente a che fare con il rapporto tra il vertice RAI e questa Commissione. Si tratta di distorsioni della realtà capaci di turbare un lavoro che dovrebbe essere comunque costruttivo: mi riferisco alla lettera da me scritta nel gennaio di quest'anno ai Presidenti di Camera e Senato, di cui il consiglio di amministrazione era a conoscenza. Per evitare ulteriori equivoci circa il suo contenuto e per il rispetto che ho di questa Commissione e delle istituzioni, ritengo opportuno leggerla qui integralmente con l'assenso dei due destinatari originari, i Presidenti di Camera e Senato.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, presidente Siciliano, se la interrompo, ma devo sospendere brevemente la seduta per convocare immediatamente l'ufficio di presidenza della Commissione. Sospendo pertanto l'audizione e prego il presidente e il direttore generale della RAI di accomodarsi fuori perché devo dare una comunicazione alla Commissione.

(Il presidente ed il direttore generale della RAI lasciano l'aula).


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...

Si riprende l'audizione del presidente e del direttore generale della RAI.

PRESIDENTE. Mi scuso con i nostri ospiti per l'inconveniente verificatosi, ma era necessario procedere in questo modo, come è stato riconosciuto nel corso della breve discussione svoltasi in Commissione.
La lettera potrà essere letta e acquisita, ma ricordo di aver sollevato la questione che l'oggetto dell'ordine del giorno della seduta odierna è la vigilanza rispetto agli indirizzi, mentre avremmo rischiato di spostare la discussione sulla famosa lettera e sul rapporto tra la Commissione e la RAI piuttosto che, appunto, sulla vigilanza in ordine agli indirizzi.
Si è concordato unanimemente che la lettera sarà acquisita ed il presidente Siciliano potrà darne lettura, ma eventuali domande vertenti su tale questione saranno giudicate inammissibili dal presidente, perché deferite ad altra sede.
Invito ora il presidente Siciliano a proseguire nel suo intervento; egli comprenderà i motivi per cui la Commissione doveva assumere una decisione su qualcosa che lo riguardava.

ENZO SICILIANO, Presidente della RAI. Onorevoli componenti della Commissione, onorevole presidente, come vi ho anticipato, ritenevo e ritengo opportuno leggere integralmente questa lettera, avendo ottenuto l'assenso dei Presidenti delle Camere. Analogamente, mi sembra giusto mettere a disposizione della Commissione anche tutte le lettere pervenute al mio ufficio da parte del presidente Storace, per fornire ulteriori elementi di trasparenza e di valutazione.
Do ora lettura della lettera che scrissi nove mesi fa: «Onorevoli Presidenti, come è a loro ben noto, la recente legge

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di mantenere un atteggiamento serio, perché non c'è nulla da ridere! Vi chiedo un po' di rispetto per i nostri ospiti.

ENZO SICILIANO, Presidente della RAI. Come dicevo, il testo della mia lettera è il seguente: «Onorevoli Presidenti, come è a loro ben noto, la recente legge 23 dicembre 1996, n. 650, è intervenuta tra l'altro a ridisegnare il ruolo della Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nei confronti della società concessionaria del servizio pubblico.
«In particolare, la legge ha intestato alla Commissione, per disposizione diretta


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o per recepimento di talune norme portate dai precedenti decreti di urgenza non convertiti, alcuni specifici poteri di acquisizione conoscitiva prima affidati alla generale previsione dell'articolo 4 della legge n. 130 del 1975 e al regolamento interno dell'organo bicamerale, soggetto, per questo aspetto, ai regolamenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati.
«Questa materia in particolare meritava di essere legislativamente rivisitata per assicurare coerenza e proporzione tra i poteri strumentali di informazione e quelli sostanziali di indirizzo e vigilanza.
«D'altro canto, anche sugli stessi poteri sostanziali di indirizzo generale e di vigilanza, certamente spettanti alla Commissione, erano sopravvenuti dubbi e perplessità con specifico riferimento al loro ambito e alle modalità di esercizio, in considerazione del fatto che nell'avvicendarsi delle leggi (della n. 103 del 1975, attraverso la n. 10 del 1985 fino alla n. 206 del 1993 e, da ultimo, alla n. 650 del 1996), è parso che la Commissione parlamentare, in relazione agli assetti organizzativi della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, via via modificati dai citati interventi legislativi, non trovi spazio per l'esplicazione di quei poteri di ingerenza gestionale, pur finalizzati ai compiti di indirizzo generale e di vigilanza inizialmente giustificati sul piano sistematico dall'attribuzione alla Commissione stessa del potere di nomina, prima parziale e poi totale, del consiglio di amministrazione della società.
«In proposito, è significativo osservare che, mentre nella legge del 1975 - articolo 8 - il consiglio di amministrazione si vedeva attribuiti compiti di secondo grado rispetto agli indirizzi della Commissione parlamentare, nella legge del 1985 - articolo 6 - il consiglio medesimo è costituito titolare del potere di direttiva, ad esso riconoscendosi competenza primaria non solo nell'amministrazione della società, ma anche sull'indicazione di criteri generali per la formazione dei documenti di piano dell'attività della concessionaria. Infine, la legge n. 206 del 1993 espressamente assegna al consiglio di amministrazione della RAI, in aggiunta al compito di gestire la società, quello di controllare e garantire il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo.
«In presenza di queste cospicue innovazioni legislative, la stessa Commissione parlamentare ha avvertito la necessità di interrogarsi in ordine ai poteri dei quali fosse ancora dotata e di investire della questione i Presidenti dei due rami del Parlamento. Non di meno, il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza ha ritenuto di potere nel frattempo formulare alla RAI un gran numero di richieste di dati, documenti e informazioni aventi ad oggetto per la maggior parte aspetti gestionali della società, e non correlati ai poteri di indirizzo generale e di vigilanza spettanti alla Commissione.
«Sotto la stessa data del 9 gennaio 1997, il presidente della Commissione parlamentare ha inoltrato ben sette richieste di questa natura ed in pari data, in singolare coincidenza, ha rilasciato a Il Giornale un'intervista oggettivamente denigratoria.
«Non si può poi passare sotto silenzio che la quantità, la cadenza e la frammentarietà contenutistica delle richieste rischiano di manifestare un'intenzione vessatoria che inficerebbe, sotto il profilo dell'eccesso, il potere che in mera ipotesi le sosterrebbe.
«A prescindere dall'irriferibilità di tali disposizioni ai poteri sostanziali della Commissione come risultanti dal sistema legislativo in vigore, è da considerare che esse sono dettate dal presidente di Commissione e non dalla Commissione quale organo collegiale, cui invece tanto i poteri sostanziali quanto quelli strumentali di ispezione e di cognizione sono certamente ed esclusivamente attribuiti per legge e per regolamento interno.
«Non sembra peraltro che il reiterato richiamo del presidente della Commissione all'articolo 4 della legge n. 103 del 1975 abbia carattere risolutivo poiché, come risulta dai quesiti loro prospettati dalla stessa Commissione, il problema sta proprio nell'accertare quanta parte della


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norma sia ancora vigente e come le disposizioni residue debbano combinarsi con le leggi successive.
«I termini della questione, poi, non pare possano subire spostamenti per effetto delle dichiarazioni rese dal ministro Maccanico in sede parlamentare durante il procedimento di formazione della legge n. 650 del 1996 ed alle quali il presidente della Commissione verosimilmente allude. Tali dichiarazioni, la cui autorevolezza non le rende tuttavia fonte di interpretazione autentica, si riferiscono bensì all'articolo 4, ma solo all'ultimo comma, della legge del 1975, identificandolo come fondamento primo del potere conoscitivo della Commissione, senza però pregiudicare o avviare a soluzione il problema circa l'individuazione degli oggetti sui quali esso può attualmente esercitarsi in base al criterio di strumentalità diretta e necessaria e in rapporto alla tipizzazione operata dalla legge n. 650 del 1996.
«Quest'ultima legge, del resto, a conclusione del dibattito nel quale le menzionate dichiarazioni del ministro si inserivano, vertente sui dati, sui documenti e sulle informazioni acquisibili dalla Commissione parlamentare attraverso il Ministero delle poste e delle telecomunicazioni o per richiesta diretta alla concessionaria, li ha espressamente enumerati nei commi 4, 6 e 7 dell'articolo 1 dell'allegato.
«In questa situazione, la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che non vuole in alcun modo sottrarsi ai suoi doveri nei confronti del Parlamento attraverso la Commissione bicamerale di indirizzo generale e di vigilanza, non intende del pari accedere a richieste che non trovino titolo preciso in norme legislative di sicura vigenza.
«Confido pertanto che gli onorevoli Presidenti vorranno esprimere il loro autorevole avviso, che valga come orientamento per il contegno che la concessionaria del pubblico servizio radiotelevisivo dovrà tenere a fronte di richieste quali quelle cui si è riferito.
«Grato per l'attenzione e restando a disposizione per ogni chiarimento ed integrazione, porgo i migliori saluti.
Roma, 15 gennaio 1997».

PRESIDENTE. Può specificare ai commissari da chi è firmata la lettera?

ENZO SICILIANO, Presidente della RAI. Da Enzo Siciliano.

PAOLO RAFFAELLI. Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sta parlando il presidente della RAI.

PAOLO RAFFAELLI. C'è un elemento di novità che intendo sottolineare.

PRESIDENTE. Quando il presidente della RAI avrà concluso il suo intervento, le darò la parola.

ENZO SICILIANO, Presidente della RAI. Non ho mai pensato, neanche per un attimo, che dovessi - come è stato detto - tappare la bocca a chicchessia, negare documentazione, mostrarmi intollerante o insultante verso chi siede o presiede questa Commissione. Non ho anzi il minimo interesse a fare questo: sono perché si lavori insieme, nel rispetto delle competenze di ciascuno, per fornire ai cittadini un servizio migliore. Questo è quanto dissi già la prima volta in cui ho avuto l'onore di incontrarvi.
Devo riconoscere, del resto, all'attività del presidente della Commissione parlamentare di vigilanza una sicura funzione di stimolo su temi importanti come, ad esempio, il pluralismo. Quasi un anno fa, quando mi presentai qui per la prima volta, dissi che credevo nei valori morali delle persone come prima garanzia di imparzialità, di autonomia e di correttezza; lo ribadisco e ritengo che il lavoro complessivo dell'azienda, su questo punto, sia stato positivo.
Il direttore generale - se vorrete - potrà fornirvi tutti i dati e le tabelle. Per me resta più importante, anche a seguito dell'approvazione da parte di questa Commissione, lo scorso 13 febbraio, del documento sul pluralismo, verificare positivamente che alla RAI sia realmente iniziato un lavoro interno, che si sia aperta una riflessione seria sull'argomento.


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Quando, con il direttore generale, abbiamo trasmesso a tutte le strutture aziendali il vostro documento, si è voluta ricordare la fiducia con la quale l'onorevole Mauro Paissan, che ne era relatore, ce l'aveva consegnato. La ricerca di un'attenzione costante, piena e fattiva, di tutti gli operatori del servizio pubblico affinché esso si qualifichi per come è, un servizio dalla parte dei cittadini che rappresenti in modo sempre più compiuto la società democratica, pluralista e partecipativa alla quale si rivolge, promuovendo la produzione nazionale ed europea, trasmettendo spot sociali, dedicando molti progetti, di fiction e non, alle problematiche femminili, ai problemi dell'ambiente e dell'immigrazione, a quelli dell'handicap, alle tematiche religiose e dell'infanzia: facendo tutto questo la RAI ha risposto alle legittime esigenze di pluralismo richieste soprattutto dal paese.
Anche di questo, con un'analisi dettagliata sui programmi, saprà darvi conto il direttore generale. Da parte mia, non posso non segnalare alla vostra attenzione quanto la RAI sta facendo nel campo del pluralismo culturale rafforzando la sua offerta: solo ieri una giornata intera dedicata alla figura di Maria Callas, vista da milioni di telespettatori, ha rappresentato un esperimento di grande qualità televisiva.
Nel corso dell'intera stagione, opere liriche, concerti, spettacoli teatrali, film italiani destinati sempre ai margini della programmazione hanno trovato successi di pubblico in prima serata.
Nell'intero arco della giornata stiamo consolidando la nostra missione di servizio pubblico, con una crescita della programmazione dei generi telegiornali, programmi di approfondimento, programmi di servizio, programmi culturali e scientifici, programmi per bambini e sport. Si stima che nel 1997 questi generi, che dovrebbero coprire il 65 per cento delle 25 mila ore di programmazione televisiva nazionale, riusciranno realmente a raggiungere questo risultato. Ci si avvicina così al 67 per cento della britannica BBC e si superano di molto le emittenti pubbliche francesi e tedesche, che si attestano abbondantemente sotto il 60 per cento.
Questo risultato - ci tengo a dirlo - non verrà raggiunto trasmettendo soltanto in orari notturni e mattinieri. Nel primo semestre di quest'anno, per esempio, se si prende in esame la fascia 18,30-22,30, si può constatare che i generi considerati sono stati pari al 57 per cento del trasmesso, quota leggermente superiore all'ultimo dato noto della BBC, che era pari al 55 per cento. Credo che queste siano operazioni importanti, unite a quelle di carattere strategico che il consiglio di amministrazione ha avviato nel corso degli ultimi mesi.
Permettetemi ora di esaminare altre due questioni: la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti della RAI e le polemiche che ne sono seguite, nonché la difficile situazione dei precari.
È arrivato ieri, presso il mio ufficio, il parere del Garante per la protezione dei dati personali, volto a chiarire se e in quale misura debbano essere rese conoscibili le informazioni riguardanti le retribuzioni corrisposte dai concessionari dei pubblici servizi.
Ho detto più volte - lo ripeto qui, semmai ve ne fosse bisogno - che la RAI si atterrà ovviamente alla legge, trasmettendo alla Commissione - qualora ne facesse richiesta formale - tutta la documentazione lecita. È questo - credo - il modo corretto per tutelare da una parte la giusta esigenza di trasparenza delle concessionarie pubbliche e dall'altra il diritto alla privacy dei dipendenti e del lavoro di una azienda che agisce anche sul mercato. Con campagne demagogiche di stampa, pubblicando dati inesatti ed in maniera informale, si rischia soltanto di delegittimare la RAI e di favorire la concorrenza.
Altra questione molto diversa è quella relativa all'esosità di alcuni compensi interni, resi noti dalla stampa. Ho espresso già pubblicamente quello che penso: nella mia vita non sono stato un gran frequentatore di aziende, ma appare strano che il direttore generale, il quale ricopre la più alta responsabilità gestionale, possa guadagnare meno di altri. Questo è un problema


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che riguarda però la storia della RAI, il suo passato, fatto di amministrazioni che si sono succedute rapidamente, di diritti maturati nel corso negli anni, di gestioni che hanno adottato criteri di ottimizzazione diversi, che hanno dato risultati diversi.
Per quel che riguarda la gestione attuale, abbiamo cercato di stipulare, ove possibile, contratti a termine e così è per tutti i miei collaboratori e per altri. Si è anche attuata una politica, che definirei ottimale, per evitare la disoccupazione di dirigenti, impiegando quanti erano rimasti senza incarico: ve ne erano decine, oggi ne sono rimasti solo tre, anch'essi in fase di collocazione.
È allo studio un sistema contrattuale - lo ritengo indispensabile - che leghi la retribuzione alle mansioni svolte. Gli incarichi di direzione possono avere una durata determinata nel tempo e per gli stipendi dovrebbe essere altrettanto, sempre nell'ovvio rispetto del diritto del lavoro. Intanto, è stato raggiunto un importante accordo con i giornalisti: ritengo di poter affermare con sicurezza (il direttore generale, che è stato incaricato di effettuare uno screening sulle retribuzioni, potrà rendervene maggiormente conto), che l'amministrazione in corso si sta distinguendo per produttività, serietà, ottimizzazione delle risorse e risultati economici, anche sulla questione dei precari. Dopo aver proceduto nei tre mesi passati ad una classificazione per competenze - un dato che mancava - ritengo che si potranno dare risposte a questi lavoratori entro la fine del mese di settembre.
Sono consapevole che la ricchezza della RAI, il suo pluralismo culturale ed ideativo, deriva anche da un processo di scambio e di arricchimento con le professionalità esterne, le quali da anni portano il loro contributo all'interno dell'azienda. La RAI fa parte della nostra società e la nostra società è il nutrimento della RAI, ma su questa considerazione probabilmente il direttore del personale, dottor Roberto Di Russo, potrà fornirvi ulteriori chiarimenti.
Nel concludere, vi prego di scusarmi per la lunghezza del mio intervento. Ancora un'ultima considerazione: ritengo che in questa fase di importante lavoro legislativo sulla RAI, l'azienda dovrà pensare al suo futuro, evitando scelte radicali che possano essere propedeutiche a modelli di riorganizzazione esclusivi e già definiti. Vi ringrazio molto per l'ascolto.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al direttore generale, dottor Iseppi, vorrei sapere se l'onorevole Raffaelli intenda intervenire ancora.

PAOLO RAFFAELLI. Vorrei intervenire brevemente sull'ordine dei lavori. Premetto che è opportuna la decisione che abbiamo assunto di separare i due piani del dibattito. L'elemento che mi induce a questo mio breve intervento è il seguente: poiché il presidente Siciliano ha sottoposto alla nostra attenzione un faldone di grandi dimensioni, ponendo il problema di ingerenze nella gestione dell'azienda, vorrei sapere se ciò sia materia di riflessione o meno. Sarebbe opportuno inoltre che copia del suddetto faldone venga messa a disposizione dei membri della Commissione: questa mi sembra una condizione indispensabile per potersi formare un'idea più chiara, anche ai fini della prossima riunione.

PRESIDENTE. Collega Raffaelli - mi rivolgo anche agli altri commissari interessati -, devo innanzitutto capire di cosa si tratti, qual è il contenuto della corrispondenza che ho inviato al presidente della RAI (escludo, per esempio, che vi possano essere lettere di raccomandazione o richieste di altro tipo). Se dicessi una parola di più, commenterei quanto ha detto il presidente Siciliano, mentre, al contrario di quanto è avvenuto fino adesso, non voglio dare interpretazioni personali. È chiaro che, trattandosi di corrispondenza, vi è il diritto a diffonderla e se non vi saranno ostacoli, la renderò nota. Questa questione è analoga a quella sulla famosa lettera ai Presidenti delle due Camere, che non hanno ritenuto di trasmetterla direttamente alla Commissione, mio tramite, dando soltanto l'assenso al suo presidente


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a leggerla. Il collega Raffaelli capirà certamente che la questione è imbarazzante, sulla quale poi ognuno esprimerà le proprie valutazioni.
Rifletterò comunque sulla questione e l'occasione per un dibattito potrebbe essere l'esame del problema sollevato dall'onorevole Falomi, relativamente ai poteri della Commissione. Tra l'altro, la corrispondenza è frutto di una interpretazione e la Commissione quindi ha pieno diritto ad intervenire (ci mancherebbe altro!). Chiedo soltanto di verificare se si tratti di lettere di auguri o di altro.

GIANCARLO LOMBARDI. Vorrei sapere se alla lettera ai Presidenti delle due Camere, scritta nel mese di gennaio, è stata data risposta.

PRESIDENTE. Non posso ritenere ammissibile la sua domanda: su questo punto abbiamo deliberato prima. La discussione in corso riguarda altro ed io ho la sua stessa curiosità, ma francamente rischiamo di esulare dal tema oggetto della riunione odierna.
Do ora la parola al direttore generale, dottor Franco Iseppi, al quale chiedo se intenda integrare la relazione del presidente, oppure rispondere alle domande che gli verranno rivolte.

FRANCO ISEPPI, Direttore generale della RAI. Personalmente non scelgo tra il latte e le uova: posso svolgere sia una relazione, sia rispondere alle domande dei commissari.
Ho esaminato il documento di indirizzo presentato dalla Commissione voce per voce ed ho constatato che esso è articolato in pluralismo politico, sociale, culturale, etico-religioso, delle realtà locali, di generi di età, associativo e produttivo. Su queste voci ho elencato il tipo di offerta televisiva o le iniziative che l'azienda ha adottato in rapporto a tale documento di indirizzo. Il dibattito si può svolgere - ripeto - sia con una illustrazione su come è stato redatto il documento, sia rispondendo a domande specifiche sullo stesso.

ALDO MASULLO. Vorrei fare un'osservazione, che a me sembra necessaria, perché investe una lunga polemica sotterranea di questa Commissione sulle considerazioni del presidente, che ha detto di voler preliminarmente esaminare il contenuto del faldone.
Il problema si pone in questi termini: se lei ha scritto al presidente della RAI, presumo l'abbia fatto nella sua qualità ufficiale.

PRESIDENTE. È ovvio.

ALDO MASULLO. Non si può immaginare che vi siano lettere di carattere privato rispetto alle quali, ovviamente, abbiamo tutti pieno rispetto circa il loro diritto alla riservatezza. Mi pare però che proprio questa sua osservazione faccia rinascere quella preoccupazione che ha sempre accompagnato tutti: la indistinguibilità dell'azione del presidente da quella della Commissione, per cui tutto quello che fa il presidente è ben fatto, ma sempre in nome e per conto della Commissione. Se è così, non dovrebbero esservi riserve di carattere personale: questo è quanto mi permetto di osservare.

PRESIDENTE. Mi scuso, professor Masullo, se non ho detto le stesse cose che ha detto lei (anzi, le ha dette anche meglio di come avrei potuto dirle io).
Non ho nessuna difficoltà: il problema è la prassi da seguire. Se la prassi è che il destinatario diffonda la corrispondenza altrui, che gli è stata inviata a qualunque titolo, mi chiedo se la stessa prassi si segua anche per il Presidente della Repubblica, della Camera e così via. Permettetemi di consultarmi, anche perché mi chiedo se qualunque deputato potrebbe chiedere conto delle lettere del Presidente della Camera.
Ovviamente a voi non interessano questioni private. Posso dire che ogni atto è motivato da qualcosa e vorrei potervi dare copia di tale corrispondenza per dimostrare il motivo per cui ho inoltrato una lettera, altrimenti potreste chiedermi a che titolo l'ho fatto. Su ogni richiesta vi è


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sempre un titolo in base alla quale essa viene evasa ed è questo il motivo per il quale mi permetto una breve riflessione, oltre che per evitare di discutere oggi interessanti problemi segnalati dai cittadini, e da me sollecitati al presidente della RAI, anziché dell'attuazione dell'atto di indirizzo in materia di pluralismo, che - secondo me - è molto più importante.
Diamo inizio al dibattito e spazio alle eventuali domande dei commissari.

STEFANO SEMENZATO. Chiedo che il direttore generale fornisca i dati cui si è accennato.

FRANCO ISEPPI, Direttore generale della RAI. Il documento di indirizzo della Commissione reca la data del 13 febbraio e presenta il principio del pluralismo come elemento qualificante del servizio pubblico radiotelevisivo, indicando gli ambiti in cui tale principio deve trovare attuazione. Non si tratta peraltro di una dichiarazione di principio, ma di una serie di indicazioni molto precise e progettuali, non solo generali.
Il documento in questione è stato portato a conoscenza di tutti i responsabili di struttura direttamente dipendenti dal direttore generale e segnatamente di tutti i responsabili dell'area editoriale, che è la più interessata al documento sul pluralismo. Nel corso di tali incontri, in particolare in quello del comitato gestionale, che riunisce tutti i dirigenti delle massime strutture aziendali, il contenuto dell'atto di indirizzo è stato illustrato ed approfondito nei suoi vari aspetti, anche operativi. È stato unanime l'apprezzamento per il richiamo ai valori che costituiscono la ragione d'essere del servizio pubblico.
Con lettera del 17 febbraio 1997 ho portato il suddetto documento all'attenzione costante, piena e fattiva di tutti gli operatori dell'azienda, sollecitando una responsabile e convinta adesione all'appello rivolto dalla Commissione. In tale lettera è stato ribadito l'invito ed il correlativo impegno del servizio pubblico a rappresentare in modo sempre più compiuto la società democratica, pluralistica e partecipativa alla quale si rivolge.
Il consiglio di amministrazione, poi, in una seduta successiva ha deliberato di recepire l'atto di indirizzo sul pluralismo approvato dalla Commissione il 13 febbraio e di considerarlo annesso al piano editoriale. Quindi, esso è parte integrante del piano editoriale dell'azienda.
Rispetto alle singole voci in cui si articola il principio del pluralismo, vorrei cominciare da quello politico. Ho predisposto alcune tabelle contenenti dati, che possono essere distribuite ai commissari, di cui illustrerò le indicazioni più interessanti.
Come sapete, in tema di pluralismo politico le nostre fonti sono sostanzialmente due: l'osservatorio di Pavia ed il centro di ascolto dell'informazione radiotelevisiva di Roma. La RAI riceve in esclusiva i dati dell'osservatorio di Pavia e li invia settimanalmente alla Commissione, mentre quelli del centro di ascolto sono elaborati da una società di servizi che li offre sul mercato. Si tratta, quindi, di due fonti che forniscono dati, seguendo modalità diverse. Vi sono ovviamente differenze nella metodologia e nei criteri di rilevazione dei dati da parte dei due istituti, ma la RAI ritiene utile disporre di due diverse fonti per verificare i dati stessi ed effettuare i necessari ed opportuni controlli, resi possibili dal loro confronto.
In linea di massima, i dati del centro di ascolto, che si riferiscono alle presenze degli esponenti politici, sono confrontabili con quelli del tempo gestito direttamente dall'osservatorio di Pavia, il che significa che è possibile anche un confronto reale.
I dati più interessanti degli ultimi sei mesi sono sostanzialmente questi. Il primo dato che emerge nei primi sei mesi di quest'anno è che nei programmi di approfondimento giornalistico, cioè in generale nell'informazione, si registra una maggior presenza diretta di esponenti politici che nei notiziari. Quindi, vi è una maggiore esposizione in tutti gli appuntamenti di approfondimento rispetto ai notiziari. Ciò significa che, con i suoi diversi programmi, il servizio pubblico ha dato maggiori


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opportunità al pubblico di ascoltare ed agli esponenti politici dei vari partiti ed al personale di Governo di esporre gli argomenti, le motivazioni, le ragioni, gli obiettivi della politica, e ciò con incontri singoli ed in contraddittorio. Questo tipo di offerta ha quindi una rilevanza qualitativa per quanto riguarda la comunicazione televisiva e sostanzialmente ci fa in qualche modo riflettere sull'immagine dei politici e della politica. L'offerta nei diversi generi di programmi, oltre che rispondere ad una logica informativa, coglie l'opportunità offerta dalla televisione di proporre i protagonisti e gli argomenti della vita politica e sociale in programmi meno formalizzati, in contesti comunicativi più familiari e più vicini all'esperienza quotidiana del grande pubblico, come sono i programmi d'intrattenimento ed i talk show.
Venendo ora ai dati, quelli relativi alla comunicazione politica aggregati per area nei notiziari e nei programmi di approfondimento giornalistico sulle reti RAI sono i seguenti (poi fornirò anche i dati relativi a Mediaset e Telemontecarlo): nei programmi d'informazione, all'atto della scelta degli argomenti e della diramazione degli inviti agli esponenti politici, ci si è attenuti a criteri di interesse non legati alle occorrenze ed alle esigenze della cronaca. Nei programmi d'informazione rispetto ai dati relativi ai notiziari si possono constatare: la ridotta attenzione e presenza del Governo e dei soggetti istituzionali (tra il 29 ed il 26 per cento), una maggior presenza diretta di esponenti delle opposizioni (Polo delle libertà 30 per cento, lega nord 6,4 per cento) sia in rapporto ai dati rilevati nei notiziari (rispettivamente 22,9 e 4,6 per cento) sia rispetto a quelli relativi agli esponenti della maggioranza (25,2 per cento). Vi è poi una tabella che specifica i dati relativi alle singole forze politiche.
Per quanto riguarda i notiziari, i dati trasmessi settimanalmente hanno fornito informazioni sulla comunicazione politica nei notiziari in connessione con gli eventi della cronaca. Certamente i dati relativi ad un periodo di sei mesi esprimono meglio, e comunque in modo non legato strettamente alla congiuntura, le caratteristiche editoriali dei notiziari RAI.
La tabella 4 espone i dati aggregati per area politica (Polo delle libertà, lista Pannella-Sgarbi, lega nord, l'Ulivo, rifondazione comunista, altri) e per soggetti istituzionali e di Governo nei notiziari dei tre principali gruppi televisivi, cioè RAI, Mediaset e TMC.
Per quel che riguarda l'attenzione e la presenza diretta degli esponenti del Governo, l'offerta di comunicazione politica dei notiziari RAI si colloca in una posizione intermedia tra quella delle reti Mediaset e quella di TMC. Si tratta di valori medi (33,4 per cento l'attenzione, 32,7 per cento la presenza diretta) adeguati all'esigenza di offrire al pubblico un'informazione per quanto possibile tempestiva e completa sull'attività di Governo. I dati relativi ai partiti della maggioranza parlamentare ed alle opposizioni evidenziano un grado di equilibrio soddisfacente: a quelli è andato il 27,7 per cento dell'attenzione complessiva ed il 27,5 della presenza diretta, a queste il 26,7 per cento dell'attenzione ed il 29,5 della presenza diretta. Vi è poi un'altra tabella che espone, per ciascuna area politica, i dati relativi alle forze politiche che ne fanno parte. Un'ulteriore tabella contiene inoltre il confronto tra i dati provenienti dal centro d'ascolto di Roma e dall'osservatorio di Pavia. Dal confronto tra tali dati si evince un certo equilibrio tra maggioranza e minoranza, escludendo, come correttamente si deve fare, il Governo; in tale ambito, la RAI si colloca in posizione intermedia tra i tre maggiori soggetti televisivi.
Venendo ora al pluralismo sociale, etnico-religioso e culturale, nei primi otto mesi del 1997 la RAI ha trasmesso 1.155 spot relativi a campagne sociali prevalentemente forniti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - in base all'articolo 9 della legge Mammì - e da Pubblicità Progresso: si tratta complessivamente di 44 mila secondi di trasmissione.
I temi della scienza, della conoscenza, della cultura, dell'ambiente e della società sono trattati su tutte le reti ed in tutte le fasce orarie. Alcuni titoli: Super Quark,


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Viaggio nel Cosmo, Passaggio a nord-ovest (archeologia, storia), Leonardo, Effetto cinema, Milleunteatro, Art'è, RAI educational, gli Speciali di Zavoli, Geo & Geo, Il regno degli animali, Linea blu, Ambiente Italia, TGR agricoltura, Verdemattina.
Molto spazio viene dedicato alla programmazione di eventi speciali a sfondo sociale e culturale, che attraversano anche orizzontalmente i nostri palinsesti: ad esempio, Telefood della FAO, Telethon, la settimana dedicata all'AIRC, la Festa del libro, il Salone del libro, la Settimana dei beni culturali, la campagna «Puliamo il mondo» di Legambiente, la Festa della musica, eccetera. Ai temi del volontariato e dell'associazionismo è quotidianamente dedicato uno spazio nel programma di RAIDUE Perché - Ho bisogno di te.
Per quanto riguarda il pluralismo religioso, la RAI dedica alla religione cattolica Settimo giorno, Prossimo tuo, la Santa Messa e l'Angelus; ai protestanti Protestantesimo, alla religione ebraica Sorgente di vita. È anche presente, per la cultura islamica, il programma Islam.
Ai portatori di handicap sensoriali, ed in particolare ai sordi, il TG1 dedica quotidianamente l'edizione delle 8,30 (esclusi il sabato e la domenica); il TG2 l'edizione delle 18,15 ed il sabato e la domenica quella del mattino, che va in onda tra le 9 e le 10. I temi della salute sono inoltre al centro dei quotidiani TG2 salute e Medicina 33. È in fase di studio con RAITRE un programma settimanale dedicato ai sordi.
Sempre restando al tema del sociale, 77 ore sono dedicate al problema dell'occupazione, 36 ore al problema dei pensionati, 11 speciali al disagio fisico e psichico, 12 appuntamenti alle problematiche del lavoro sia civili sia penali e 100 appuntamenti di Rassegna stampa sociale, cioè risposte a tutte le problematiche civili sulle questioni aperte della sanità, della cassa integrazione e dell'assistenza agli anziani. Il complesso della programmazione dedicata ai problemi sociali è quantificabile in circa mille ore. Per l'anno in corso, la produzione sarà ampliata, tant'è vero che la Rassegna stampa sociale prevede 300 appuntamenti, sul problema dell'occupazione vi saranno cento ore di produzione, 50 appuntamenti saranno dedicati al tema dei pensionati e 50 numeri alle questioni giuridiche del lavoro.
Sempre in tema di pluralismo socio-culturale, può essere interessante introdurre il tema dei soggetti politici, dei soggetti istituzionali e dei generi delle notizie nelle principali edizioni dei telegiornali. La comunicazione politica relativa ai soggetti politici, le cui posizioni sono riferite o che sono intervistati, costituisce in media nei telegiornali della RAI il 10 per cento circa di tutta l'offerta di notizie ed il 12 per cento circa del tempo loro dedicato. Considerando anche le informazioni relative alle istituzioni dello Stato (Presidenza della Repubblica, Governo, Parlamento, magistratura, eccetera), per tutti e tre i telegiornali esse assommano mediamente al 33 per cento del tempo delle notizie e si può affermare che oltre la metà - il 55 per cento - del prodotto informativo RAI riguarda argomenti e soggetti non politici e non istituzionali.
Ho con me una tabella che espone i generi delle notizie trasmesse nelle edizioni principali dei telegiornali delle sette reti televisive nazionali. Oltre alle istituzioni ed ai partiti politici, le notizie riguardano: la politica, i paesi esteri ed il Vaticano tra il 17,9 ed il 20,1 per cento; l'economia, i sindacati ed i soggetti sociali tra il 6,8 ed il 9,6 per cento; la cronaca tra il 2,6 ed il 4,3 per cento; gli spettacoli e la cultura tra il 3,2 ed il 7,9 per cento; lo sport tra l'1,8 ed il 3,3 per cento; la religione, la scienza, l'ambiente e la medicina tra il 2,9 ed il 4,7 per cento. L'offerta dei telegiornali RAI è maggioritaria in tutti i generi delle notizie tranne che nella cronaca, nello sport e nelle varie. È comunque molto interessante il fatto che il 55 per cento del prodotto informativo riguardi argomenti e soggetti non politici e non istituzionali.
In merito al pluralismo culturale, il presidente Siciliano ha già anticipato molte cose, in particolare per ciò che concerne i dati relativi al contratto di servizio, dati che quindi è inutile ripetere, ma che ci portano ad una percentuale


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paragonabile a quella della BBC, che è il servizio pubblico per eccellenza, e che ci situano molto lontani - in senso positivo - dagli altri servizi pubblici. Sostanzialmente ci attestiamo su una percentuale molto superiore a quella del 60 per cento prevista dal contratto di servizio: siamo infatti al 65 per cento e non escludiamo di porci come obiettivo quello di arrivare anche al 70 per cento in tempi relativamente brevi.
In ordine al pluralismo culturale ed al pluralismo produttivo, può risultare interessante soffermarsi sulla trasmissione di film, un tema sempre al centro di dibattiti per quanto riguarda sia la nostra dipendenza culturale sia la valorizzazione del film italiano sia l'uso degli archivi sia la questione delle quote di programmazione per i prodotti nazionali e per quelli europei.
L'aumento delle ore di trasmissione delle produzioni proprie rispetto ai prodotti di acquisto ha consentito di ridurre il totale di ore di film trasmesse nel periodo agosto 1996-agosto 1997 (considerato ai fini dell'applicazione della legge Mammì): dalle 3.726 ore dell'anno precedente alle 3.329 attuali. Allo stesso tempo, è cresciuta considerevolmente la quota di trasmissione di film italiani ed europei in seguito ad un'accorta e mirata politica di palinsesto. I film italiani prodotti negli ultimi cinque anni e trasmessi dalla RAI nel periodo agosto 1996-agosto 1997 sono stati 135 rispetto ai 124 del periodo precedente, passando dal 5,24 per cento dell'anno precedente al 6,38 attuale (la quota minima prevista dalla legge è del 5,1 per cento). Il totale dei film italiani trasmessi è passato da 860 a 846, con una quota del 39,96 per cento rispetto al 36,36 dell'anno precedente (la quota minima prevista dalla legge è del 25,5 per cento). Il totale dei film CEE trasmessi è stato di 1.232 rispetto ai 1.332 del periodo precedente, con una quota del 58,2 rispetto al 56,32 dell'anno precedente (la quota minima prevista dalla legge è del 51 per cento ). Infine, i film degli altri paesi sono scesi da 1.033 dell'anno precedente a 885 del periodo appena concluso.
Nel primo semestre del 1997 la RAI ha incrementato notevolmente la trasmissione di fiction di produzione italiana rispetto all'anno precedente: il 26,5 per cento della fiction trasmessa dalle reti RAI è stata, infatti, di produzione italiana rispetto al 15,15 per cento dell'anno precedente ed all'11,42 del 1995.
Nell'ambito della programmazione culturale, istituzionale, sociale e religiosa, un particolare tipo di attenzione va riservato a RAI International, nel cui palinsesto ampio spazio viene dedicato ai programmi volti alla promozione della conoscenza della lingua e della cultura italiane, nonché della vita istituzionale, sociale e religiosa del paese. Sette edizioni quotidiane dei telegiornali RAI vengono trasmesse sul canale di 24 ore di RAI International e l'edizione del TG1 delle 8 viene diffusa nelle due ore quotidiane di RAI USA sia negli Stai Uniti sia in America latina (sottotitolato in spagnolo), dove sono stati stipulati accordi con le TV pubbliche via etere dei principali paesi, quali Argentina, Brasile, Venezuela, eccetera.
Ai telegiornali si aggiungono programmi RAI, quali Telecamere, e campagne di promozione istituzionale realizzate ad hoc, quali quelle per le elezioni dei Comites del giugno ultimo scorso.
Appuntamenti fissi sono poi quelli con la musica classica (un concerto settimanale), con il teatro (uno settimanale di repertorio e uno quindicinale di produzione recente) e con l'opera (una rappresentanza quindicinale). In occasione del Festival del Teatro di New York, svoltosi tra novembre e dicembre dello scorso anno, sono state trasmesse circa venti opere teatrali precedute da speciali di introduzione con interviste a interpreti e registi. Il ciclo, con le nuove rappresentazioni, verrà riproposto anche quest'anno.
Alla storia nazionale vengono dedicate trasmissioni di qualità quali La straordinaria Storia d'Italia (trenta puntate) e L'alba della Repubblica.
Grande attenzione viene dedicata anche alla promozione della lingua e della letteratura italiana, sia attraverso la programmazione dei corsi di lingua realizzati


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ad hoc, tra cui Italica che si avvale del contributo di oltre cento università italiane e straniere, sia attraverso trasmissioni più impegnative, quali Gassman legge Dante o la cronaca dei grandi premi letterari italiani.
Il palinsesto di RAI International si caratterizza anche per la programmazione religiosa, con la messa in onda delle messe e delle udienze papali, dell'Angelus domenicale, dei grandi viaggi di Giovanni Paolo II e di tutti i grandi eventi liturgici cattolici.
Va infine segnalato il Progetto cinema, volto a promuovere e far conoscere la produzione cinematografica italiana nel mondo, attraverso una programmazione dedicata e la copertura dei grandi festival internazionali dove valorizzare la presenza italiana. In tal senso sono già stati presi accordi con l'Anica, per programmi di informazione cinematografica, e con Variety (il famoso giornale dello spettacolo americano), per la realizzazione congiunta di quotidiani d'informazione in occasione dei grandi Festival internazionali (il primo dei quali è stato Venezia '97).
Passando al pluralismo delle realtà locali, ogni giorno vengono trasmesse dalle redazioni regionali della TGR 60 edizioni di TG regionali e 98 edizioni di giornali radio.
L'attenzione nei confronti delle minoranze linguistiche è invece testimoniata dalla trasmissione di telegiornali, giornali radio e rubriche di approfondimento in lingua tedesca e ladina (Trentino Alto Adige), in lingua slovena (Friuli Venezia Giulia) e in lingua francese (Val d'Aosta). In totale ogni anno la TGR produce a livello regionale circa 5.700 ore di trasmissioni televisive e circa 6.800 ore di trasmissioni radiofoniche.
Il decentramento è l'elemento caratterizzante del modello produttivo della TGR anche per la realizzazione delle rubriche diffuse a livello nazionale.
Vengono infatti realizzati: a Milano il quotidiano economico TGR Economia e il settimanale TGR Europa; a Milano e Napoli il settimanale TGR Metropoli; a Palermo il settimanale TGR Mediterraneo; a Venezia e Napoli il settimanale TGR Fratelli d'Italia; a Roma il settimanale TGR Bellitalia e il settimanale TGR Agricoltura; a Torino il TG quotidiano scientifico TGR Leonardo e il settimanale TGR Ambiente Italia; a Trento il quindicinale radiofonico Est-Ovest; a Roma il quotidiano radiofonico L'Italia in diretta.
Vi è poi una grande attenzione a rapporti sistematici con i centri di conoscenza che operano nel territorio; non è un caso che la RAI abbia rapporti con molte università (Pavia, Bologna, Roma, la Bocconi di Milano); inoltre, una serie di sedi formative sono collocate sul territorio e si stanno instaurando una serie di contratti convenzione per la formazione, uno dei quali con l'UNCLA di Los Angeles verrà realizzato in Umbria. La RAI ha pensato anche di finanziare una cattedra di fiction e di cinema a New York. Sostanzialmente c'è un rapporto con il territorio che va al di là di tutti gli impegni istituzionali ed è più legato a recuperare specificità e conoscenze diffuse a livello territoriale.
La RAI, infine, è protagonista del progetto che prevede la realizzazione, entro i prossimi anni, di un «canale televisivo satellitare mediterraneo», destinato ad influire sui cambiamenti profondi di una società che si trasforma in senso sempre più multirazziale e multiculturale e a favorire quindi la conoscenza e la convivenza, mettendo eventualmente a disposizione importanti risorse culturali, ideative e produttive come le strutture del centro di produzione di Napoli (che potrebbe essere la «capitale» della televisione mediterranea) e delle sedi di Genova e Palermo.
L'idea di un canale mediterraneo, multietnico, multilinguistico, multiculturale, multireligioso, aperto alla collaborazione degli organismi radiotelevisivi delle due rive del Bacino si è concretizzata nella istituzione della Conferenza Permanente delle Radiotelevisioni e dell'Audiovisivo Mediterraneo (CoPeAM), presieduta, fino al 2000, dal presidente della televisione egiziana Abdel Rahman Ibrahim Hafez, e di cui il nostro Vittorio Panchetti è segretario generale.


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Il canale televisivo mediterraneo dovrebbe essere un unico canale televisivo satellitare con possibilità di sfruttamento delle sottoportanti audio per garantire la ricezione del commento in varie lingue; dovrebbe essere destinato all'intero bacino (Europa del sud, Africa settentrionale, Medio Oriente) e alimentato sia da programmi già realizzati per le proprie reti terrestri dai diversi enti televisivi aderenti, sia ideati e prodotti ad hoc.
A questo proposito, vi devo informare che il 26 settembre, a Napoli, si terrà questa conferenza per arrivare ad una fase preprogettuale quasi definitiva di questa rete; poi a Salonicco ci sarà un incontro dei governi dell'Unione europea che deciderà il finanziamento di questa operazione, in analogia a quanto è stato fatto con Euronews.
Per quanto riguarda il pluralismo di genere e di età, il documento stabilisce che «la programmazione RAI dovrà tenere presente il numero percentualmente sempre maggiore di persone anziane tra gli utenti».
A differenza di quanto avviene giustamente per l'emittenza commerciale - che ha al centro del proprio obiettivo il consumatore sulla base di una accorta politica di marketing - il servizio pubblico pone al centro della propria offerta il telespettatore. La differenza tra consumatore e telespettatore non è marginale. Il primo corrisponde a precisi parametri di età, di sesso, di scolarità, di posizione geografica. Il secondo, anziché essere scelto dagli analisti del mercato, sceglie, si tratti di un bambino di 4 anni o di un adulto oltre i 65 anni, senza per questo corrispondere necessariamente ai parametri richiesti per i consumatori/acquirenti.
Non a caso gli ascolti del servizio pubblico sono più alti, rispetto al principale concorrente privato, proprio in quelle fasce di età non considerate primarie dal mercato pubblicitario (dai 45 anni in su) - con quote oscillanti tra il 50 per cento ed il 55 per cento di share - senza per questo essere deboli tra i 15 ed i 44 anni, con quote di share tra il 43 ed il 49 per cento.
In generale, è bene ricordare che gli ascolti della RAI si attestano intorno al 49 per cento, nel prime time, ed al 48 per cento nell'intera giornata; il nostro principale concorrente ottiene mediamente tra il 42 ed il 43 per cento; le altre televisioni poco più del 10 per cento.
Un'altra indicazione del documento sul pluralismo riguarda i progetti dedicati alle problematiche femminili. Nell'anno 1997 è stata destinata la collocazione del prime time del mercoledì di RAIUNO ad una serie di TV-movie d'acquisto che riguardano le problematiche femminili. Per questa serie, che si raccoglie sotto il nome di Donne al bivio, sono state previste 35 serate. Nell'ambito di Donne al bivio è andato in onda anche un TV-movie di produzione RAI (Teo di Cinzia Torrini), mentre sono al vaglio una serie di proposte di TV-movie da coprodurre con la Germania.
Sono anche in fase di lavorazione alcune miniserie che trattano della condizione femminile in tono drammatico o di commedia: In fondo al cuore con Barbara De Rossi; Costanza con Monica Guerritore; Una donna per amico con Elisabetta Gardini; Torniamo a casa con Isabella Ferrari; Commesse con Sabrina Ferrari; Una sola debole voce; L'Esclusa, dall'omonimo romanzo di Luigi Pirandello.
A proposito della presenza delle donne in programmi RAI, fornisco una curiosità. La maggior parte dei programmi televisivi della RAI di impegno sono condotti da donne. Alcuni esempi: Unomattina (Clerici), Italia sera (Barbara Modesti), Solletico (Ferracini), Donne al bivio (prima Bonito e poi Sampò), Cronaca in diretta (Bonito), Geo & Geo (Colò), Dalle 20 alle 20 (Latella), Filmvero (Sagramola/Scalfati), Misteri (Foschini), Chi l'ha visto (Milella e poi De Palma), eccetera.
Anche le conduzioni dei telegiornali sono prevalentemente affidate a donne: Busi, Gruber, Ferrario, Lucchini, De Luca, Grimaldi, Guerra, Ghinassi per il TG1; Capulli, Mattei, Vergara, Ammendola, Albi Marini per il TG2; Sciarelli, Berlinguer, Cancellieri per il TG3; solo per citare alcuni dei nomi.


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In sostanza la gran parte dei programmi televisivi sono condotti da donne.
Nel 1997 sono stati dedicati a tematiche religiose numerosi progetti: Fratello del nostro Dio, di Zanussi, da un testo di Karol Woytila, presentato alla mostra del cinema di Venezia; Il priore di Barbiana con Sergio Castellitto; La casa bruciata con Giulio Scarpati, ispirato al martirio di un missionario comboniano in Brasile; Un prete tra noi con Massimo Dapporto; due miniserie della Bibbia coprodotta con Germania e Stati Uniti; Davide, trasmesso da RAIUNO a Pasqua 1997; Salomone, che verrà mandato in onda, sempre su RAIUNO, a Natale.
È, invece, in preparazione il capitolo conclusivo dedicato al Vecchio Testamento: I profeti, in due puntate dedicate una a Ester e una a Geremia.
Per quanto riguarda i ragazzi, nel 1997 è in preparazione un TV-movie tratto dal famoso racconto di De Amicis Dagli Appennini alle Ande e poi vi è questo grande investimento sui cartoni animati di cui probabilmente vi ha parlato ieri il dottor Silva.
Nel 1996 la RAI ha collaborato alla produzione del fortunato film animato La freccia azzurra di Enzo D'Alò, che è stato presentato alla mostra del cinema di Venezia ed è regolarmente uscito nelle sale ed è stato acquistato dalla Miramax per gli USA. Il film verrà programmato da RAIUNO a Natale 1998.
Un grande impegno è stato dedicato alla produzione, praticamente inesistente fino ad oggi in Italia, di grandi serie di cartoni animati di numerosissime puntate, tutti coprodotti dalla RAI con la Francia e la Germania o la Spagna: Sandokan di Pagot; Lupo Alberto di Silver; Sissi; La Pimpa di Altan per i bambini in età prescolare.
I più importanti progetti in preparazione nel piano di produzione 1998 sono: Corto Maltese di Pratt e Sopra i tetti di Venezia di Romano Scarpa.
Il documento di indirizzo sul pluralismo al punto g), relativo al «pluralismo associativo», invita la RAI a formulare delle regole precise per quanto riguarda le trasmissioni nelle quali vengono organizzate pubbliche raccolte di fondi, al fine di assicurare che a beneficiarne siano le associazioni più rappresentative e che offrano adeguate garanzie.
Allo stato, è all'esame del consiglio di amministrazione una proposta di regolamento, che quanto prima sarà trasmessa alla Commissione. Posso però anticiparvi i contenuti.
Il testo del regolamento è stato steso da un comitato di valutazione - composto dai direttori interessati - che è stato appositamente costituito allo scopo di pervenire ad una compiuta definizione dei criteri di ammissione per le varie associazioni che chiedono spazio nei programmi per la raccolta di fondi, nell'ottica di una attenta programmazione e distribuzione degli eventi all'interno del palinsensto.
Le norme di autodisciplina si riferiscono alle trasmissioni nelle quali vengono organizzate pubbliche raccolte di fondi e trovano fondamento nei seguenti criteri: compatibilità della varie iniziative con la linea editoriale della RAI; valutazione della affidabilità e serietà dell'associazione proponente, attraverso la consulenza di noti esperti del settore ed anche il pronunciamento di organizzazioni rappresentative (Forum del Terzo settore, Summit della solidarietà, eccetera); rispetto del principio della rotazione, privilegiando i progetti che vedano il concorso di più associazioni e, in caso di iniziative omogenee per natura e finalità, le associazioni di secondo grado che abbiano rilevanza nazionale; pubblicazione del bilancio relativo almeno all'esercizio sociale dell'anno precedente da parte dell'associazione richiedente; responsabilità esclusiva dell'associazione in relazione alla raccolta e alla gestione dei fondi. Sempre a questo proposito, vi segnalo che nel contratto di servizio, su indicazione della Commissione, vi è stata una modifica per cui Televideo dovrà dedicare una particolare attenzione all'associazionismo ed al volontariato, sulla base di uno specifico regolamento da redigersi entro sei mesi. Questa è stata un'indicazione recepita nelle modifiche proposte dal contratto di servizio.


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Non aggiungo altro sul pluralismo produttivo, visto che ieri avete svolto l'audizione del dottor Silva, a meno che desideriate particolari approfondimenti. Sempre con riferimento al pluralismo, dimentichiamo spesso la radio, mentre in realtà questo tipo di indicazione è stata data anche per questo settore. Per quanto riguarda il pluralismo politico, il Giornale radio RAI, in tutte le sue edizioni, ha informato gli ascoltatori sulle diverse posizioni; teniamo conto che il ragionamento sulla verifica, per quanto riguarda la radio, non è fattibile nei termini con cui si fa per le testate del telegiornale, non essendovi un osservatorio come quello di Pavia, per cui la radio viene tenuta sotto osservazione solo durante il periodo elettorale. Vi sono state poi alla radio iniziative di fili diretti sull'emergenza Napoli, le interviste di leader di partito.
Per il pluralismo sociale, sembra più facile fare un ragionamento, nel senso che vi sono rubriche molto specifiche: è tradizione del GR1 aprire all'interno della programmazione fili diretti con i cittadini, affinché «chi non ha voce» possa essere messo direttamente in contatto con le istituzioni. A temi del cittadino consumatore è dedicato il quotidiano Italia: istruzioni per l'uso. Il GR è inoltre l'unica testata RAI a dedicare una rubrica di colloquio diretto, a tema libero, con gli ascoltatori: Spazio aperto, che nella prossima stagione sarà prolungato e si intitolerà Mille voci e verrà trasmessa su RADIOUNO dalle 12,10 alle 12,28. In questa trasmissione trovano spazio temi relativi ai diritti civili e del consumatore.
Il settimanale Inviato speciale non ha interrotto la programmazione durante l'estate e ha prodotto 198 minuti di informazione articolata in otto puntate e sedici reportage; tra i temi trattati: criminalità organizzata, tossicodipendenza, immigrazione, prostituzione, disabili, trapianti, degrado ambientale. Infine, è stata prolungata al mese di luglio la rubrica RX radiografia di un popolo, dedicata alla questione albanese, con particolare attenzione all'impegno del volontariato.
Per il pluralismo culturale, nella scorsa primavera è stato varato il GR1-cultura alle 9, sospeso nel periodo estivo e di imminente ripresa, che a partire dal prossimo novembre diventerà un magazine quotidiano in onda alle 11,32. Quanto al pluralismo etnico e religioso, oltre a Mondo cattolico, in onda la domenica mattina e a Ascolta, si fa sera, il GR dedica una rubrica settimanale alla religione ebraica (Ascolta, si fa sera del sabato) e due rubriche alle chiese evangeliche (Culto evangelico la domenica mattina e Ascolta, si fa sera del martedì); un rotocalco speciale va in onda in occasione delle principali feste ebraiche.
Quanto al pluralismo produttivo, il GR segue il settore dell'innovazione tecnologica, dell'ambiente e della scienza con una redazione specifica, con servizi nelle edizioni principali dei notiziari, con due rubriche settimanali (La pagina scientifica, Medicina e società) ed una quotidiana, dopo il GR1 delle 14.
Per i programmi, quanto al pluralismo politico, la direzione programmi della radio ha sempre perseguito l'obiettivo di un pluralismo a tutto campo. Particolare cura viene prestata a trasmissioni come Prima pagina su RAITRE, dove si alternano al microfono giornalisti e studiosi di diveso orientamento (nell'ultimo bimestre si è cercato di rappresentare non solo le testate nazionali ma anche i quotidiani di ambito provinciale e locale). Nel Radioforum di luglio, il tema «miserie e virtù della stampa italiana» è stato trattato da decine di ospiti, tra i quali Montanelli, Rossella, Mauro, De Bortoli, Colletti, Bocca.
Per il pluralismo sociale, anche in periodo estivo sono proseguite le trasmissioni di servizio dedicate alle realtà sociali. Da segnalare in particolare Italia no Italia sì, in collaborazione con il GR, che racconta l'Italia degli sprechi e dell'inefficienza ma anche l'Italia positiva degli «eroi sconosciuti»; Il club delle ragazze, un settimanale sulle realtà e i problemi femminili; Diversi da chi, che affronta temi e problemi dedicati all'handicap. Inoltre RADIOUNO trasmette, in coincidenza con


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la serie televisiva in onda su RAIDUE, Cinema alla radio, sonoro e parlato per non vedenti, arricchito dalla descrizione di personaggi, scene e situazioni dei telefilm più popolari (per esempio, L'ispettore Derrik).
Nel pomeriggio di RADIOTRE, Lampi è il contenitore quotidiano che assolve i doveri basilari del pluralismo culturale, proponendo tutte le «questioni innovative e di interesse rispetto alle mode correnti». Per quanto riguarda la scienza, l'innovazione tecnologica, i diritti, le istituzioni, RADIORAI offre trasmissioni pomeridiane specifiche come Ombudsman, Learning, Non solo verde, Consigli per gli acquisti, Atheneum.
Quanto al pluralismo etnico e religioso, la rubrica settimanale di RADIOUNO Permesso di soggiorno è imperniata sulle tematiche del multiculturalismo e dell'immigrazione, mentre Uomini e profeti (RADIOTRE) mette a confronto cristiani di diverse confessioni ma anche appartenenti ad altre tradizioni religiose. Vivere la fede (RADIODUE) descrive in che modo la gente comune testimonia e pratica la propria fede religiosa.
Per il pluralismo delle realtà locali, in programmi di vario genere ed argomento RADIORAI si sforza di evidenziare personaggi e situazioni che rappresentino l'estrema varietà culturale, sociale, economica e ambientale delle mille città d'Italia. Quanto al decentramento produttivo, si fa presente che oltre ai centri di produzione di Milano e Torino sono state coinvolte nel periodo estivo le sedi di Bologna (per il programma quotidiano Maccaroni radio container), di Napoli e Cagliari (per la produzione dei programmi della filodiffusione). Per il «progetto Ronconi», infine, oltre alle sedi di Milano, Roma e Torino, collabora nella fase produttiva anche la sede di Firenze.
Quanto al pluralismo di genere e di età, sono presenti nel palinsesto di RADIORAI trasmissioni dedicate agli anziani, come Anta che si passa (RADIOUNO), realizzato in collaborazione con le università della terza età, con i club Cinquanta e più e con i centri anziani di tutta Italia. Le tematiche relative ai giovani e alle pari opportunità sono spesso trattate con l'aiuto di studiosi, esperti ed operatori culturali nei contenitori 3131 e Lampi. Infine, la programmazione notturna (specie La notte dei misteri, prodotto in collaborazione con il GR) è indirizzata ad un pubblico variegato composto da anziani o categorie disagiate e marginali.
Per il pluralismo associativo, anche questa estate Radio help (RADIOUNO) non ha sospeso le trasmissioni ed ha offerto il suo quotidiano contributo di informazione sociale e di servizio realizzato in stretta connessione con le associazioni e le campagne di sensibilizzazione sociale sostenute da tutti quelli che lavorano a costruire una società più a misura d'uomo.
Queste sono le informazioni rispetto all'applicazione del pluralismo: mi scuso per la monotonia e per una qualche lunghezza, non voluta.

PRESIDENTE. Se vogliamo, anche questo è un segnale di novità.
Ringrazio il dottor Iseppi per la sua relazione. Devo ora porre ai colleghi una questione relativa all'andamento dei lavori, perché sono imminenti votazioni qualificate nelle Assemblee; visto che diversi colleghi hanno chiesto di intervenire, dobbiamo decidere quando proseguire l'audizione. Potremmo decidere, come è avvenuto in passato, di rivolgere ora le domande e di attendere una risposta per iscritto, oppure potremmo proseguire l'audizione questa sera alle 20.

ANTONIO FALOMI. Presidente, il tempo rimasto a nostra disposizione non consente neanche l'intervento di un rappresentante per gruppo; propongo quindi che l'audizione prosegua martedì prossimo, perché questa sera diversi membri della Commissione hanno già assunto degli impegni.

MARCO FOLLINI. Concordo con la proposta del senatore Falomi.

STEFANO SEMENZATO. Mi associo a tale proposta.


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ENRICO JACCHIA. Anch'io sono d'accordo.

MARIO LANDOLFI. Concordo con i colleghi.

PRESIDENTE. Colleghi, il problema è che, rinviando questa audizione, rimangono in sospeso le altre riunioni della Commissione programmate dall'ufficio di presidenza, nelle quali ci dovremmo occupare dei problemi dei precari e della relazione annuale al Parlamento. Calcoleremo comunque ragionevolmente quanto potrà durare il seguito dell'audizione, che potremmo fissare martedì alle 11, per avere a disposizione quattro ore piene di lavoro.

FRANCO ISEPPI, Direttore generale della RAI. Presidente, martedì alle 11 dovremo presentare, alla presenza del ministro Maccanico, le reti tematiche free.

PRESIDENTE. Potremmo fissare alle 13, ma in quel caso vi sarebbe il rischio di dover ulteriormente rinviare l'audizione per mancanza del tempo necessario; cercheremo di trovare una soluzione.
Il seguito dell'audizione è rinviato a martedì prossimo.

La seduta termina alle 14,40.

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