PROGETTO DI LEGGE - N. 2906




        Onorevoli Colleghi! - La conclusione dell'inchiesta della procura di Venezia sulle morti e sulle malattie causate da esposizioni al clorulo di vinile monomero al petrolchimico di Porto Marghera (Venezia) con la richiesta di incriminazione per strage e disastro colposo contro dirigenti e presidenti della Montedison evidenziano in modo inequivocabile un ennesimo nonché gravissimo disastro industriale. Disastro che non è circoscrivibile, ovviamente, alla sola realtà veneziana ma che coinvolge inevitabilmente ed ovviamente tutti i luoghi, e non sono pochi, interessati da questo tipo di processo produttivo.
        Disastro che è stato possibile nascondere sinora, perché non immediatamente riconducibile ad un evento clamoroso, spettacolare. La causa di una simile sciagura non è da ricercare infatti in un'anomalia tecnica, in una rottura imprevedibile, in una manovra umana errata. Qui la questione è più complessa. Le morti sono dovute ad una violenza strutturale insita nella particolare tecnologia produttiva che uccide lentamente, e addirittura nella pericolosità stessa della merce prodotta.
        Si è verificato, infatti, che oltre 500 lavoratori del petrolchimico di Marghera e delle imprese di appalto collegate, stando ai dati della procura della Repubblica di Venezia, siano stati colpiti da malattie gravissime e oltre un centinaio di essi siano deceduti a causa dei danni subiti dall'esposizione all'esalazione del clorulo monomero di vinile (CVM), il prodotto base per tutte le plastiche in polivinilcloruro (PVC). Ciò è avvenuto in vari reparti dello stabilimento in questione senza che l'azienda avesse predisposto le necessarie precauzioni dall'inizio dell'attività (1952-1953) per un periodo molto lungo tanto da far presumere che le condizioni di insalubrità siano rimaste anche dopo la chiusura degli impianti più vecchi avvenuta nel 1991.
        Una questione, per la verità, nota a chi ha seguito le vicende di questo tipo di produzione con occhi attenti ma che ora emerge con forza nelle sue gigantesche ed agghiaccianti proporzioni.
        Il clorulo di vinile monomero è un idrocarburo cloridrato insaturo ed è usato per la produzione del polivinilclorulo (PVC), una materia plastica largamente utilizzata da aziende industriali, piccole e grandi, nella fabbricazione di una vasta gamma di oggetti quali bottiglie, serramenti, tubazioni, imballaggi, eccetera.
        Le esalazioni di clorulo di vinile oltre ad essere insapori e difficili da avvertire sono inodori fino alla soglia di 3000 parti per milione in volume d'aria.
        Non essendo irritante né fastidioso non è stato immediatamente percepito come nocivo. Anche se evidenti, invece, sono state le malformazioni che con il tempo sono comparse all'estremità delle dita dei lavoratori: ingrossamenti, difficoltà di circolazione e colorazione biancastra della pelle.
        Ed è sicuramente questa caratteristica specifica del CVM, questa lentezza nel provocare sintomi manifesti, questa sua "innocuità" dei prodotti finiti, tanto da venire utilizzata per confezionare prodotti elementari, che hanno offuscato la percezione del rischio nelle migliaia di lavoratori che hanno lavorato a contatto con il CVM e con il PVC.
        Ciò che però non è stato possibile oscurare sono le proprietà tossiche e cancerogene del CVM come le numerose ricerche scientifiche hanno purtroppo dimostrato e che costringono migliaia di lavoratori (erano circa 6 mila nel 1976 impegnati nei nove siti produttivi di tale sostanza nel nostro Paese) con una prospettiva terribile: sperare di essere stati graziati dalla terribile condanna che l'esposizione al CVM ha loro sanzionato. I medici dell'università di Padova così si sono espressi: "L'azione tossica del CVM sull'uomo si manifesta nei seguenti quadri morbosi: 1) acroosteolisi: rarefazione del tessuto osseo in corrispondenza delle falangi distali delle dita; 2) piastrinopenia: diminuzione nel sangue del numero delle piastrine; 3) alterazione epatiche: fibrosi, ipertensione portale, alterazione degli identici di funzionalità epatica; 4) microbiologia periferica con sintomi del tipo malattia di Raynaud (cosiddetta "mano fredda"). Così come da più parti è stata evidenziata l'azione oncogena del clorulo di vinile (angiosarcoma al fegato, tumori ai polmoni, reni, milza e cervello).
        In questo senso la proposta di legge che sottoponiamo all'attenzione del Parlamento vuole intervenire per impedire il ripetersi di tali sciagure in primo luogo e, contemporaneamente, vuole concretizzare misure assistenziali e previdenziali nei confronti dei lavoratori in qualche modo coinvolti nel processo produttivo, e non solo del CVM.
        Con l'articolo 1 si propone, infatti, il divieto di esporre i lavoratori a qualsiasi contatto con il CVM e si prevede l'obbligo del ciclo chiuso in tale lavorazione e l'intenzione di non assumere alcun valore limite di nocività tollerabile. Viene previsto, altresì, l'obbligo di monitoraggio permanente dell'ambiente di lavoro a cui deve essere sottoposto l'imprenditore.
        Con l'articolo 2 si propone l'effettuazione da parte delle regioni di un apposito censimento dei siti in cui si riscontra la sentenza del CVM per quanto riguarda la produzione, lo stoccaggio ed il deposito di residui.
        Con l'articolo 3 si propone le predisposizione di un'indagine epidemiologica retrospettiva in grado di rappresentare nelle sue reali dimensioni il numero di lavoratori coinvolti in questo grave disastro industriale e le conseguenze nefaste che gli stessi hanno dovuto, loro malgrado, sopportare.
        Analogamente a quanto legiferato per i lavoratori esposti all'amianto, con l'articolo 4 si propone di istituire per i lavoratori esposti al CVM gli stessi benefìci previdenziali.
        Con l'articolo 5, infine, si propone un'attenta e particolare forma di assistenza sanitaria nei territori, con una particolare concentrazione di persone colpite da tumori maligni, prevedendo il servizio di ospedalizzazione a domicilio.




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