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Doc. XXXIII n. 2


Parte Prima
LA SICUREZZA INTERNA


1. Profili generali della minaccia

L'attività di tutela della sicurezza interna, in una moderna concezione dell'«intelligence», deve tener conto, al tempo d'oggi, non solo dei fattori endogeni di minaccia, ma anche di quelli legati allo scenario internazionale.
La politica della sicurezza, infatti, è spesso significativamente influenzata da un complesso variegato di variabili ove ogni fenomeno, di carattere politico, sociale, economico, religioso va, sia su scala nazionale che mondiale, attentamente seguito nella sua continua evoluzione.
Tutto ciò comporta un costante sforzo di rinnovamento e di adeguamento, da parte dei Servizi, che per ben operare devono essere in grado di comprendere rapidamente la realtà presente e saperne prevedere tempestivamente gli sviluppi.
La specificità dell'attività «intelligence» e la sua peculiare caratteristica di riservatezza non consentono sempre che i risultati conseguiti siano percepiti dalla pubblica opinione, ed è per questo che i Servizi, e non solo in Italia, soffrono talvolta di problemi d'immagine. Si tratta di strutture specializzate che procedono quotidianamente ad un accurato lavoro di raccolta di dati, di analisi, di raffronti, di composizione di elementi tra loro eterogenei che possono ricondurre a situazioni di potenziale pericolo.
L'azione informativa, infatti, riguarda sovente fenomeni che, senza dar luogo a manifestazioni eclatanti, si sviluppano in clandestinità attraverso una serie di attività funzionali ad una vera e propria fase destabilizzante.
In questo senso, tra gli obiettivi prioritari di attenzione, si conferma, nel semestre in esame, il settore dell'eversione ideologica che, se non ha compiuto azioni di rilievo, ha tuttavia promosso una serie di iniziative finalizzate alla contrapposizione alle Istituzioni.
Mentre la sinistra extraparlamentare è apparsa tesa a sfruttare le tematiche economiche in funzione antieuropea e quelle antimilitariste in senso avverso alla NATO, il movimento anarco-insurrezionalista ha mostrato determinazione a dare contenuti violenti alla protesta antistituzionale. La destra antagonista si è riconfermata alla ricerca di interlocutori stranieri, assertori di teorie ultranazionaliste o fondamentaliste.
Nella lotta al crimine organizzato, articolato e diffuso è stato il supporto tecnico ed informativo fornito dai Servizi alle Forze di polizia. Tale collaborazione è stata finalizzata segnatamente all'individuazione di progettualità destabilizzanti e dei principali collettori di traffici, anche internazionali, di armi, droga e valuta.
A fronte, poi, di talune situazioni di minaccia che si sono particolarmente evidenziate, l'attività di «intelligence» si è dispiegata in direzione di quegli ambienti dell'integralismo islamico e dell'estremismo mediorientale che propugnano l'opzione terroristica.
Quanto all'immigrazione clandestina, i Servizi si sono impegnati soprattutto a contrastare i circuiti illegali attraverso i quali si sviluppa il fenomeno.
A conferma delle dinamiche evolutive dell'«intelligence», proiettate anche a tutela degli interessi economici nazionali, si sono andati definendo i campi di specifico intervento e, nel contempo, è proseguito il processo di specializzazione in tale comparto.
Ulteriore espressione di adeguamento alle nuove istanze di sicurezza è stata la ricerca in direzione di quei fattori di rischio per l'ambiente e l'incolumità pubblica rappresentati dalle attività illegali relative allo smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi.

2. Eversione

a. attività della sinistra extraparlamentare
Il settore è alla ricerca di nuovi spunti di aggregazione, sfruttando tematiche ritenute in grado di alimentare focolai di conflittualità sociale e di rilanciare istanze rivoluzionarie. La sua potenziale insidiosità ha imposto, pertanto, un'attenta vigilanza informativa nei confronti delle articolazioni più pericolose, allo scopo di acquisire indicazioni su progettualità, consistenza numerica e collegamenti a livello internazionale.
La componente più aggressiva risulta quella anarco-insurrezionalista, come già da tempo rilevato in sede di analisi congiunta da parte degli Organismi informativi e delle Forze di polizia e confermato dagli sviluppi investigativi che, in settembre, hanno portato all'arresto di numerosi militanti.
A seguito delle inchieste che hanno interessato quegli ambienti, si è sviluppata una campagna intimidatoria nei confronti degli Organi giudiziari, investigativi e del sistema carcerario, finalizzata anche a dimostrare la perdurante vitalità del settore. La circolazione di documenti contenenti istruzioni per la fabbricazione di ordigni rudimentali potrebbe preludere ad una fase di più accentuata operatività, soprattutto in concomitanza con significative scadenze processuali.
Pur in assenza di precisi riscontri, potrebbero inserirsi, in tale ambito, l'attentato dinamitardo compiuto il 5 novembre a un traliccio dell'ENEL nei pressi di Viareggio e l'azione incendiaria del 27 successivo, in Val di Susa, contro la linea ferroviaria «Alta Velocità».
Le residue frange di matrice brigatista, attraverso la diffusione di materiale propagandistico, manifestano l'intento di assumere un ruolo di indirizzo strategico, continuando a riproporre la necessità del confronto violento con le Istituzioni e a ricercare, nel contempo, legami con omologhe formazioni straniere, all'interno del cd. «Fronte Combattente Antimperialista».
Nel medesimo contesto si colloca la ripresa del flusso di documenti del carcerario, anche nei circuiti internazionali.
È seguita e valutata con estrema attenzione, attesi i reiterati riferimenti alla strategia brigatista, l'evoluzione di talune formazioni che, nel tentativo di diffondere una «cultura eversiva» in termini più pragmatici, mostrano di privilegiare il contatto diretto con le fasce sociali più deboli - specie nelle aree industriali maggiormente interessate dalla crisi occupazionale - allo scopo di porsi quale referente per gli elementi disponibili a metodi di lotta illegali.
I restanti settori dell'extraparlamentarismo continuano ad evidenziare una sostanziale disomogeneità di programmi che ha impedito l'avvio di iniziative comuni di qualche rilievo. Nella prospettiva di innalzare il livello di scontro, permane, tuttavia, la tendenza a strumentalizzare ogni situazione di conflittualità sociale ed a ricercare spunti aggregativi, pure in ambito transnazionale, nella contestazione al progetto di unificazione europea ed alla politica di risanamento economico ad essa collegata.
Le varie componenti dell'antagonismo, specie quella anarchica, palesano crescente interesse per le tecnologie telematiche - utilizzate anche a livello internazionale - non solo per una più rapida e diffusa circolazione di notizie, ma anche per l'individuazione di strumenti di accesso fraudolento a banche dati protette.

b. attività della destra extraparlamentare
L'azione informativa ha interessato non solo l'attività di taluni gruppi sul territorio, ma anche i loro contatti con omologhe formazioni europee e con settori del radicalismo islamico.
Accanto alle frange «spontaneiste», caratterizzate da atteggiamenti di gratuita violenza ed a quegli elementi prevalentemente inseriti nella malavita comune, si muovono gruppi che verosimilmente celano, dietro attività pseudoculturali, iniziative strumentali a progetti potenzialmente destabilizzanti.
Continuano a rivestire un ruolo propulsivo taluni circoli oltranzisti, i quali, allo scopo di ampliare l'area di consenso, fanno leva su una propaganda fortemente antioccidentale che mostra sempre maggior propensione per la causa islamica e che non ha mancato di esprimere aperta solidarietà al terrorismo mediorientale. La pubblicistica va accentuando i toni antisemiti ed antistatunitensi, nonché il tentativo di coniugare l'indirizzo filoislamico con l'ideologia nazifascista.
In tale quadro, fermo restando l'interesse per i raggruppamenti ultranazionalisti dell'Europa orientale, si vanno sempre più articolando i rapporti degli estremisti di destra più rappresentativi con ambienti dei regimi musulmani fondamentalisti, finalizzati all'acquisizione di finanziamenti ed al coordinamento di iniziative propagandistiche in Italia ed in Europa. Su questo fenomeno - suscettibile di dar luogo a forme di integrazione operativa - si è concentrata l'attenzione dell'«intelligence», nell'eventualità che esso si traduca in una minaccia più concreta alle Istituzioni.
Va evidenziato, da ultimo, il contributo informativo e tecnico fornito dal SISDE agli Organi di polizia giudiziaria, che ha portato all'arresto, in luglio, di alcuni estremisti di destra inquisiti nell'ambito dell'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana, agli sviluppi della quale anche il SISMI ha già dato concreto e significativo apporto.

3. Criminalità organizzata

a. linee di tendenza
I Servizi occupano da tempo un ruolo basilare nell'ambito della lotta alla criminalità organizzata, segnatamente in direzione di quegli ambienti che, per le loro connotazioni, assumono specifica valenza eversiva.
L'apporto dell'«intelligence» si è concretizzato in acquisizioni informative e nel supporto tecnico alle Forze di polizia, specie per quanto riguarda i profili delle organizzazioni di spicco italiane e straniere, la prevenzione di azioni di carattere destabilizzante, la ricerca dei latitanti più pericolosi ed il contrasto, a livelli elevati, ai traffici di armi e stupefacenti, al riciclaggio di capitali illegali, allo smaltimento illecito di rifiuti tossici e radioattivi, nonché all'immigrazione clandestina.
Il contesto criminale è sempre interessato da situazioni in evoluzione, concernenti il riassetto degli equilibri interni, la ricerca di nuove sfere di influenza e di alleanze, anche oltre confine.
Il crimine organizzato - impegnato a rendere più impenetrabili le articolazioni di comando ed a rinsaldare i vincoli di omertà - accanto all'opzione dello scontro aperto con lo Stato appare orientato verso una strategia caratterizzata, prevalentemente, dal diffuso ricorso all'intimidazione.
La tattica della delegittimazione della collaborazione giudiziale e la campagna minatoria nei confronti di rappresentanti dell'Ordine forense costituiscono, poi, insidiose forme di pressione nella fase processuale in corso.
Le diverse consorterie mafiose, pur a fronte di un sostanziale ridimensionamento, esprimono tuttora una forte carica eversiva, in considerazione della capacità di incidere sul tessuto sociale ed economico di alcune aree del Paese.
La scoperta di ingenti arsenali ed il disvelamento di progetti terroristici in danno di magistrati e di collaboratori di giustizia hanno costituito indiretto riscontro del livello della minaccia, che non sembra destinato ad attenuarsi finché resteranno nella latitanza elementi assai pericolosi.
L'ambiente criminale siciliano evidenzia dinamiche differenziate di sviluppo nei versanti occidentale ed orientale dell'Isola.
Nel capoluogo, a seguito della fase di indebolimento del predominio corleonese, prevale una strategia diretta a non innalzare il livello di scontro con lo Stato, per far fronte all'esigenza di rinnovamento dei quadri di vertice.
Trova credito l'ipotesi che un possibile esautoramento possa avvenire senza il ricorso ad azioni cruente, nella prospettiva di non disgregare l'organizzazione, anche se non si può escludere del tutto l'eventualità opposta.
Nella Sicilia orientale, con particolare riguardo all'area etnea, la situazione rimane caratterizzata da un'elevata conflittualità tra gruppi dotati di forte capacità offensiva.
In Calabria si sono verificate ripetute intimidazioni nei confronti delle Amministrazioni locali. I connotati di violenza e di pericolosità della 'ndrangheta, che mostra una pronunciata tendenza espansiva nelle Regioni del nord, sono confermati da indicazioni informative circa la progettazione di attentati in danno di collaboratori di giustizia e di magistrati.
In Campania, a fronte della disarticolazione dei principali clan, si assiste da un lato alla diffusione della microcriminalità e, dall'altro, alla proliferazione di gruppi in conflitto per il controllo del territorio.
In Puglia, il persistere della situazione di crisi nella vicina area balcanica ha agevolato la crescita della delinquenza locale che, in collegamento con altre organizzazioni criminali, italiane e straniere, gestisce commerci illegali di stupefacenti, armi, tabacchi nonché l'immigrazione clandestina.
Per quanto riguarda la criminalità internazionale, si va consolidando, nell'Est europeo, un forte polo di attrazione verso una vasta rete di traffici illeciti che vede interagire organizzazioni locali ed italiane, in un contesto caratterizzato dal ruolo predominante della mafia russa.
Quanto alle fonti di arricchimento illecito, si registra una significativa espansione del narcotraffico, che potrebbe fornire alla criminalità ulteriori ambiti di inserimento soprattutto con il commercio delle droghe «sintetiche», il cui aumentato consumo appare favorito dai costi contenuti e dalla relativa facilità di preparazione.
Permane all'attenzione lo smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi, in relazione alle ingerenze della criminalità organizzata, interessata ad un mercato in forte crescita.
Resta di rilievo la presenza delinquenziale nella captazione indebita di provvidenze pubbliche, né si colgono indicazioni di regresso nell'esercizio delle pratiche usurarie ed estorsive.
Riveste costante interesse, per 1'«intelligence», il fenomeno del riciclaggio dei proventi illeciti, che manifesta elevate potenzialità di moltiplicazione del patrimonio mafioso e di alterazione delle dinamiche dell'economia legale, soprattutto nelle Regioni gravate da più accentuato recesso occupazionale.
È stata, pertanto, particolarmente intensificata la ricerca informativa verso quei settori economici che, più degli altri, si prestano ad infiltrazioni criminali. Tra questi, emergono l'intermediazione finanziaria e l'usura, quest'ultima praticata, sovente, con l'apertura di credito a tassi insostenibili al fine di rilevare, poi, le imprese e riciclare, in tal modo, anche il denaro di provenienza illecita. L'attenzione informativa è stata rivolta, altresì, alle aziende interessate a gare di subappalto in grandi opere pubbliche, allo scopo di individuare eventuali infiltrazioni mafiose. Segnatamente il progetto «Treno Alta Velocità», per l'imponente impegno finanziario collegato, costituisce un obiettivo ambìto per le organizzazioni criminali, come dimostrano gli attentati ai danni di varie strutture cantieristiche.

b. strategia di contrasto - azione dei Servizi
L'attività del SISDE si è indirizzata prioritariamente all'analisi delle dinamiche interne ai maggiori sodalizi criminali, per delinearne strategie attuali e future. Rilevante è stato il supporto tecnico-informativo fornito alle Forze di polizia, che si è concretizzato nell'invio di 184 segnalazioni, che hanno consentito l'arresto di 206 persone, di cui 78 per associazione mafiosa, 48 per delitti in materia di stupefacenti, 8 per detenzione illegale di armi e 72 per altri reati. Sono stati sequestrati anche notevoli quantitativi di droga, armi ed esplosivi.
Il contributo del Servizio ha consentito, inoltre, la cattura di 9 latitanti, l'esecuzione di 14 provvedimenti restrittivi nei confronti di persone già detenute e la denuncia di altre 77 per reati vari.
L'attività del SISMI - volta a contrastare il crimine organizzato nelle sue proiezioni internazionali - ha riguardato prevalentemente l'acquisizione di dati informativi concernenti la criminalità economico-finanziaria e le attività illecite gestite da sodalizi italiani in concorso con settori della malavita organizzata transnazionale.
Per quanto attiene al versante economico-finanziario, sono stati oggetto di attenzione i canali del riciclaggio - orientati verso i Paesi europei, in particolare dell'Est - e operazioni bancarie sospette, alcune delle quali presumibilmente riferibili a gruppi criminali di Paesi post sovietici, nordafricani e mediorientali, collegati con organizzazioni delinquenziali italiane.
Il contributo tecnico ed informativo ha consentito l'arresto di alcuni latitanti di spicco, coinvolti nel riciclaggio e nel traffico illegale di stupefacenti.
Nel complesso, il SISMI ha inoltrato ai Ministeri interessati ed agli Organi di polizia 339 segnalazioni.

4. Profili di minaccia collegati allo scenario internazionale

a. immigrazione clandestina
Attesa la valenza di minaccia alla sicurezza nazionale assunta dal fenomeno, sia per la sua consistenza che per le realtà criminali ad esso connesse, verso tale settore si è dispiegata, ampia ed articolata, l'attività dei Servizi, nei rispettivi ambiti di interesse istituzionale.


Particolare impegno è stato profuso per individuare le località di partenza dei clandestini, le rotte seguite, le zone di arrivo e di smistamento sul nostro territorio.
Nel semestre, la spinta migratoria dal Maghreb verso la Sicilia si è manifestata con più evidenza raggiungendo livelli di allarme sull'isola di Lampedusa.
Il flusso più consistente, tuttavia, continua ad essere quello proveniente dall'area balcanica, specie dall'Albania, sulle cui coste convergono, per raggiungere il litorale salentino, anche gruppi di mediorientali ed asiatici.
Sul piano del contrasto, l'azione svolta dal SISMI ha consentito agli Organi competenti di respingere 4799 irregolari, di cui 4209 albanesi, di arrestare 90 soggetti e sequestrare numerosi natanti ed automezzi.


Obiettivi prioritari della ricerca informativa sono stati, inoltre, soggetti ed organizzazioni a vario titolo implicati nella gestione del traffico e nelle attività collegate; l'approfondimento ha riguardato tanto cittadini italiani che stranieri e, tra questi ultimi, segnatamente nordafricani, esteuropei e cinesi.
In direzione di questo contesto si è particolarmente sviluppata l'attività del SISDE. In novembre, a Udine, una vasta operazione di polizia condotta su segnalazione del Servizio ha portato al fermo di 105 stranieri, dei quali 25 sono stati tratti in arresto.
Specifico approfondimento ha richiesto, poi, il problema dell'impatto sociale della presenza degli extracomunitari che, quando versano in condizione di clandestinità, appaiono destinati prevalentemente al lavoro «nero» e ad attività delinquenziali.
La componente albanese risulta maggiormente coinvolta, sovente in collegamento con organizzazioni criminali della madrepatria. Quella malavita, grazie soprattutto al narcotraffico, si è dotata di una solida struttura attraverso cui opera autonomamente non solo nei Balcani, ma anche nell'Europa occidentale e negli USA.
Nel nostro Paese, sono oramai accertate forme di collaborazione con la «sacra corona unita»; sussiste il rischio, inoltre, che i gruppi criminali albanesi - potenziati dal flusso di connazionali e da un più radicato insediamento sul territorio - possano gradualmente assumere un ruolo concorrenziale, determinando così i presupposti per una possibile guerra di clan.
Il Governo è, intenzionato a favorire in ogni modo l'integrazione degli immigrati legali, ma, nello stesso tempo, a potenziare l'azione di contrasto nei confronti di quelli clandestini, peraltro consapevole che un'adeguata politica dell'immigrazione vada affiancata da iniziative a sostegno dello sviluppo dei Paesi di origine degli emigranti, interessati da un trend demografico in forte crescita e da condizioni di depressione economica.
Il costante aumento delle comunità di clandestini ai margini della società è, infatti, suscettibile di aggravare le condizioni di disagio e di alimentare malessere e risentimento, che potrebbero dar luogo a manifestazioni di intolleranza.

b. presenza in Italia di gruppi oltranzisti stranieri
In uno scenario che vede l'integralismo islamico accentuare il proprio attivismo nei Paesi di origine e radicarsi in seno alle sempre più consistenti comunità musulmane all'estero, è stata intensificata l'azione informativa, anche sotto il profilo della collaborazione internazionale, al fine di acquisire utili elementi su strategie, modalità operative e collegamenti fra i militanti residenti nei vari Paesi. In direzione di quegli ambienti islamici in Italia più sensibili al richiamo di ideologie oltranziste, particolarmente intenso è stato l'impegno volto all'individuazione di elementi sospetti provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente.
Ha formato oggetto di prioritaria attenzione la componente algerina, in relazione al livello di aggressività raggiunto nella madrepatria ed alla solidarietà ricevuta da estremisti islamici di diverse nazionalità. Tale componente si è evidenziata per l'opera di propaganda e di proselitismo e per un sempre maggior coinvolgimento in attività illecite, talora in connessione con la criminalità. È emersa un'articolata rete di collegamenti tra integralisti presenti in Italia e connazionali all'estero, funzionale a finalità logistiche.
Il quadro così delineato ha trovato significativo riscontro sul piano investigativo e giudiziario: ultima, in ordine di tempo, a novembre, l'operazione di polizia denominata «Shabka», coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, nei confronti di presunti appartenenti al «Gruppo Islamico Armato» (GIA), indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di armi e di documenti falsi.


Il complesso di tali acquisizioni, relative a sospette attività di supporto ai gruppi armati operanti nella madrepatria, ha indotto a considerare prevalente la scelta strategica di attribuire all'Italia e ad altri Paesi europei, la funzione di retrovia logistica per il Nord Africa, circoscrivendo eventuali azioni di ritorsione ad obiettivi occidentali presenti sul territorio algerino.
Per quanto riguarda, in particolare, l'attentato alla metropolitana di Parigi del 3 dicembre, le ipotesi di un coinvolgimento diretto del nostro territorio quale «base operativa» per le attività armate in Francia - peraltro già formulate da taluni organi di stampa d'oltralpe e nazionali a seguito della campagna terroristica del '95 - non hanno, sinora, trovato concreti elementi di riscontro.
L'episodio, che ha sollecitato ogni approfondimento informativo, si è verificato nel momento in cui nel nostro Paese si registra un clima di tensione a seguito degli arresti di novembre, degli sviluppi processuali di precedenti operazioni e della detenzione in Italia di un elemento di spicco dell'integralismo algerino, di cui è stata concessa l'estradizione in Francia.
È in atto, pertanto, la massima vigilanza affinché la situazione, già di per sé delicata, non si evolva in un contesto di più concreta minaccia, sempre possibile in presenza di elementi fanatici, portati a tradurre in azione i messaggi della propaganda oltranzista, ovvero di gruppi che vedono nel ricorso alla violenza la più efficace strategia di affermazione.
Profili di interesse mostrano anche le componenti estremiste egiziana - che, tradizionalmente attiva in Lombardia, ha significative presenze nel Centro Sud - e tunisina, nella quale convivono posizioni moderate ed intransigenti.
In relazione alle alterne vicende del processo di pace arabo-israeliano, viene attentamente seguito il rischio proveniente dalle formazioni terroristiche mediorientali, che dispongono di una struttura ramificata a livello internazionale. Del pari legata agli sviluppi di situazione delle rispettive aree di provenienza risulta la potenziale pericolosità di frange del separatismo curdo e cingalese di etnia tamil.
Mentre per le prime sussiste il rischio che elementi oltranzisti compiano azioni dimostrative contro obiettivi turchi, i tamil sembrano limitarsi ad esercitare, con metodi ai limiti della legalità, pressioni sulla propria comunità per il reperimento di fondi da destinare ai gruppi armati attivi nello Sri Lanka.
Quanto sopra evidenzia il coesistere, in varie aree geografiche, di istanze radicali che, spinte da motivazioni ora fanatico religiose ora etnico separatiste, vanno determinando un alveo comune in cui si intrecciano esigenze logistiche e ricerca di armi, documenti ed appoggi finanziari, con la disponibilità di Paesi interessati alla destabilizzazione internazionale.
In tale composita realtà, ulteriore pericolo è rappresentato dalla possibilità che si costituiscano nuclei operativi formati da elementi di diversa provenienza o che vengano effettuate azioni rispondenti a logiche costituenti il frutto di molteplici interessi e, pertanto, di difficile decifrazione.

5. Settori emergenti

a. minacce alla sicurezza economica nazionale
Sono stati acquisiti elementi conoscitivi concernenti le dinamiche dei flussi di approvvigionamento dei prodotti energetici e delle materie prime di interesse strategico, la loro provenienza, il livello della diversificazione, le prospettive legate a nuove rotte di importazione. Ciò, allo scopo di individuare eventuali profili di minaccia alla sicurezza, indotti dalla condizione di dipendenza dall'estero e dal rischio di interruzioni nelle forniture in grado di incidere sul sistema produttivo.
È proseguito il monitoraggio degli insediamenti imprenditoriali costituiti in Italia da cittadini di Paesi controindicati, per lo più soggetti ad embargo.
Continua a rivestire interesse la situazione dei mercati valutari e finanziari per l'eventualità di turbative, già in passato attuate attraverso la manipolazione delle informazioni e suscettibili di innescare iniziative dannose per la nostra economia.
Per quanto attiene alle infiltrazioni nel sistema economico-finanziario, è stata rilevata la presenza di esponenti di organizzazioni criminali straniere che hanno movimentato ingenti disponibilità da e verso il nostro Paese, attraverso il circuito bancario ovvero ricorrendo alla moneta contante. Sono state, inoltre, segnalate alcune società sospettate di compiere operazioni illecite utilizzando modalità non convenzionali per effettuare trasferimenti in denaro e finanziamenti.
In vista della liberalizzazione del mercato mobiliare interno e della conseguente apertura dell'interscambio con l'estero, si registreranno nuove potenzialità di sviluppo delle contrattazioni, nelle quali potrebbero verificarsi tentativi di inserimento di capitali illeciti. In tale ambito, l'attività «intelligence» potrà trovare ulteriori margini d'impiego, opportunamente coordinata con gli interventi degli Organismi di vigilanza.
Atteso il ruolo che i Servizi vanno assumendo a tutela degli interessi economici nazionali, sono state impartite direttive per orientare la ricerca informativa verso situazioni di concreta minaccia, sempre in stretta cooperazione con gli Organismi di vigilanza economico-finanziaria, da sviluppare attraverso protocolli per l'interscambio di dati e notizie.
Ciò, in funzione di una strategia complessiva nella quale il profilo della sicurezza concorre e si integra con gli altri versanti della politica governativa.
Nella consapevolezza che un'efficace attività informativa nel settore richiede profili di elevata specializzazione, particolare cura viene dedicata alla formazione professionale, che presuppone tempi non brevi, nonché alla ricerca di fonti d'ambiente ed al potenziamento delle strutture: aspetti, questi, che sollecitano specifica destinazione di risorse.

b. minacce all'ecosistema
L'esigenza di adeguare l'attività informativa a nuovi fattori di minaccia sollecita ulteriore impegno, anche in direzione della questione dello smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi, ove il mancato rispetto della normativa e la presenza di interessi speculativi, specie da parte della criminalità organizzata, si traducono in pericoli per l'ambiente, la salute e l'incolumità pubblica.
L'intervento dell'«intelligence» è rivolto da un lato a cogliere le linee di tendenza del fenomeno e, dall'altro, ad acquisire notizie di interesse sui siti di stoccaggio e di smaltimento, nonché sulle modalità di trasporto, allo scopo di individuare ogni possibile segnale di rischio.
Permane all'attenzione l'eventualità che il nostro Paese possa essere interessato da traffici di materiale radioattivo di provenienza estera, che si presta ad essere facilmente occultato su convogli ferroviari o su navi porta containers.


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